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Università degli Studi di Cagliari

Scuola di Specializzazione per la Formazione degli Insegnanti della scuola


secondaria

Corso Integrato di Didattica delle Lingue Classiche

UNITA’ DIDATTICA DI LINGUA E LETTERATURA LATINA

L’epistolario di Cicerone: l’uomo pubblico e privato nella Roma del I secolo a.C.

Francesca e Nicoletta Didu


Anno Accademico 2000 - 2001

Finalità e quadro di riferimento

La presente unità didattica comprende tre fasi o percorsi: il primo è un


percorso linguistico che prevede una esercitazione scritta in classe su una
lettera (in latino) di Cicerone al fratello Quinto: gli studenti dovranno svolgere su
un testo in fotocopie distribuito dall’insegnante, seguendo uno schema-guida
prestabilito, una serie di esercizi su elementi della sintassi che si presuppone
abbiano già acquisito nel biennio. Non si tratterà, tuttavia, solo di un semplice
ripasso, in quanto la prova consisterà in una serie di esercizi che fungano da
stimoli continui all’approfondimento, alla rievocazione di particolari della sintassi
latina, alla memorizzazione di elementi fondamentali. Essa sarà un esempio delle
tante forme di esercitazione che, nel corso dell’anno, possono essere svolte in
classe sotto la guida dell’insegnante.
Con essa si vuole proporre un particolare metodo di comprensione della lingua
latina consistente nel promuovere le capacità di analisi e sintesi, di
autovalutazione delle proprie conoscenze della struttura della lingua latina, di
riepilogo innovativo rispetto alle solite traduzioni prese dai libri di testo, di
stimolo che incentiva ad affrontare l’esercizio strutturato come altre tipologie di
esercizi che vengono proposti in altre discipline e raramente applicati alla lingua
latina. Soprattutto si vuole stimolare e riattivare di continuo quella memoria
linguistica che non si basa sulla ripetizione mnemonica di nomi e verbi in
astratto, ma è piuttosto capacità di riconoscere, ricordare, reimpiegare lessico,
forme, strutture incontrate di volta in volta “in situazione”.
Pertanto il discorso grammaticale non sarà mai astratto, ma legato alle altre
unità da svolgersi nel corso dell’anno scolastico, in ognuna delle quali i vocaboli
già memorizzati nei contesti concreti permettono che la maggior parte del testo
oggetto di questa unità possa essere compreso nell’insieme già al momento della
lettura.
Successivamente alla correzione del testo latino, dopo aver approfondito due
tematiche fondamentali alla comprensione del testo in oggetto, cioè il processo
comiziale e il senatus consultum, si passerà alla fase letteraria che consisterà
nella lettura di alcune lettere dell’epistolario di Cicerone in traduzione italiana,
precedute da una piccola premessa elaborata dall’insegnante: i ragazzi avranno
così preso visione dello stile e dei temi ciceroniani sia dal testo latino che da una
serie di traduzioni scelte appositamente perché significative circa l’uomo e il
periodo in cui visse. Si ritiene infatti più stimolante e motivante per gli allievi
arrivare alla conoscenza di un qualunque argomento di tipo storico-letterario con
un lavoro di deduzione operato con la diretta lettura di “documenti”
sull’argomento.
L’esperienza di tanti insegnanti ci dice infatti quanto sia anti-didattico e poco
proficuo lo studio di un argomento presentato alla classe con la solita lezione
teorica che esponga il tema proposto senza il supporto di testi da cui trarre delle
riflessioni. Il manuale dell’insegnante è senza dubbio un valido supporto, ma
rimane astratto se non convalidato da ciò che gli scrittori ci hanno lasciato.
Riteniamo pertanto utile affrontare la letteratura latina secondo percorsi del
genere, sia per avere dei riferimenti “documentari”, sia perché è molto più facile
che determinati contenuti letterari rimangano più impressi nella mente dei
ragazzi se è stato da loro stessi visualizzato un testo dell’autore trattato prima di
aver letto il capitolo del manuale di letteratura relativo.
Tale metodo è importante anche per creare una sorta di contatto con il passato
e rendere pertanto meno ostico l’approccio al latino, disciplina ormai sempre più
trascurata nelle scuole. I documenti possono essere un tramite per creare questo
“filo diretto” con la letteratura latina.
Il terzo percorso nasce dalla consapevolezza che un interesse maggiore per la
storia e letteratura antiche può venire dallo studiare quel mondo non in astratto,
ma ricostruendo dai documenti rimastici il modo in cui allora si scriveva e si
comunicava, aspetto ancor più suggestivo dato che oggi la comunicazione tende
ad essere sempre più telematica.
L’obiettivo primario di quest’ultimo percorso è di cercare di instaurare una
sorta di contatto con la materia trattata. È sicuramente fonte di interesse, da
parte dello studente, venire a sapere come e su che supporto il nostro Cicerone
scriveva le sue lettere, come e dove conservava la corrispondenza e, soprattutto,
se abbiamo immagini che ci permettano di visualizzare ciò di cui stiamo
parlando.
Senza dubbio ricerche del genere sono proprie di approfondimenti paleografici
di tipo universitario; ma niente ci impedisce di inserire un siffatto
approfondimento nel nostro percorso.

La classe di riferimento è una III liceo scientifico e il periodo in cui si intende


svolgere l’unità didattica è quello del primo quadrimestre.

Struttura dell’unità didattica:

PREREQUISITI
∙ Conoscenza della morfologia di base e delle strutture fondamentali della
lingua latina
∙ Capacità di comprensione e rielaborazione in italiano di un testo latino
∙ Capacità di sistemazione e trasformazione delle strutture fondamentali della
lingua latina
∙ Conoscenza a grandi linee del periodo storico del I secolo a.C.

OBIETTIVI GENERALI

La classe dovrà essere capace di approfondire e rielaborare la tematica in


oggetto, problematizzarne i contenuti, affinare le tecniche specifiche per le diverse
fasi dello studio individuale, valorizzare gli interessi extra-scolastici attinenti.

OBIETTIVI SPECIFICI
Gli alunni devono dimostrare di :
∙ Riconoscere, ricordare, saper reimpiegare nel testo proposto(Cicerone Ad

Quimtum fratrem II,3, paragrafi 2 e 3), lessico, forme, strutture incontrate via
via in situazione ( riferimento alle ipotetiche unità didattiche di tipo linguistico
precedenti a questa)
∙ Essere in grado di comprendere già alla lettura la maggior parte del testo o

almeno il senso generale.


∙ Saper tradurre il testo in una forma sciolta e soprattutto espressiva con l’uso

del vocabolario ridotto al minimo grazie alla spiegazione dei termini fornita
dall’insegnante nelle fotocopie e grazie ai vocaboli già memorizzati nei contesti
concreti delle altre ipotetiche traduzioni in percorsi linguistici precedenti a
questo.
∙ Essere in grado di capire la situazione descritta nel testo stimolati alla

riflessione dalle specifiche domande a riguardo poste nelle fotocopie prima


della traduzione del testo.
∙ Saper svolgere gli esercizi sulle forme, funzioni, strutture sintattiche sempre

facendo riferimento al testo tradotto per, eventualmente, rivederlo e


correggerlo.
∙ Essere in grado di cogliere le caratteristiche dello stile delle lettere di cui il

testo fornisce qualche esempio stimolati dalle domande a riguardo presenti


nelle fotocopie e metterle a confronto con lo stile di altri testi del medesimo
autore che eventualmente fossero stati già letti e tradotti.
∙ Conoscere le forme giuridiche e istituzionali ( processo e senatus consultum )

desunte dal testo e dalle note di approfondimento.


∙ Saper dare dei giudizi critici sulla lotta politica a Roma facendo, anche,

riferimento al mondo moderno.


∙ Conoscere l’epistolario di Cicerone come opera letteraria e documento di vita

familiare e politica attraverso il testo di letteratura latina in uso nella classe e


la lettura in traduzione italiana delle lettere più significative.
∙ Avere acquisito alcuni aspetti significativi della vita quotidiana nel periodo in

questione e le tecniche e i metodi di comunicazione.


CONTENUTI
∙ Cicerone Ad Quintum fratrem II, 3 paragrafi 2 e 3.
∙ In traduzione dall’epistolario ciceroniano :
⮚ Ad familiares V,7

⮚ Ad Atticum I, 13

⮚ Ad Atticum I, 18

⮚ Ad familiares XIV, 4

⮚ Ad Atticum IV, 3

⮚ Ad familiares XVI, 14

⮚ Ad familiares XIV, 5

⮚ Ad familiares XIV, 18

⮚ Ad familiares IV, 6

⮚ Ad familiares XI, 5

⮚ Ad familiares XII, 10

MODALITA’ DI LEZIONE

Percorso I

∙ Lezione frontale : spiegazione degli elementi storici extratestuali necessari alla


comprensione del testo e che ne costituiscano l’antefatto riassunto in fotocopie
da distribuire in classe.
∙ Lettura del testo in fotocopia e spiegazione dei termini particolari.
∙ Questionario sul contenuto in generale.
∙ Lezione frontale: spiegazione dei termini per la comprensione analitica del
brano.
∙ Traduzione scritta del testo.
∙ Esercitazione sulle forme del testo.
∙ Correzione del testo e degli esercizi abbinati.
∙ Lavoro di gruppo : schedatura di tutti gli aspetti ideologici e stilistici che
emergono dal testo.
Percorso II

∙ Lezione frontale : presentazione di un lucido che schematizzi le caratteristiche


dell’epistolario.
∙ Lettura in classe di una serie di lettere in traduzione italiana.
∙ Discussione interattiva per riepilogare il quadro complessivo desunto dalle
lettere.
∙ Lavori di gruppo su un percorso tematico circa quanto di storico e di
autobiografico le letture fatte ci forniscono.
∙ Confronto fra le lettere in trad. ital. e quella Ad Quintum esaminata dal latino.

Percorso III

∙ Lezione frontale e conseguente discussione in merito all’approfondimento sulle


modalità di scrittura e sulla corrispondenza nella Roma antica.

Si inizia la fase linguistica con la distribuzione in fotocopia del materiale


relativo all’esercitazione :

Antefatto
Publio Clodio, appartenente alla gens patrizia dei Claudii, è dal 61 a. C. in poi
uno degli elementi più accesi nella lotta fra opposte fazioni che porterà alla guerra
civile fra Cesare e Pompeo e alla fine della repubblica.
Passato alla plebe aveva così potuto ottenere il tribunato della plebe nel 58 e
aveva subito presentato una proposta di legge che comminava l’esilio e la confisca
dei beni a chiunque mandasse o avesse mandato a morte ( dunque con valore
retroattivo ) un cittadino romano senza regolare processo.
Era una legge ad personam che mirava cioè a eliminare un avversario politico
di Clodio, Cicerone, dalla vita politica, in quanto responsabile, come console nel
63, dell’esecuzione mediante giudizio sommario dei complici di Catilina.
Cicerone, sentendosi in quel momento isolato e senza protezione politica lasciò
Roma nella notte del 19 Marzo 58, qualche ora prima che la legge venisse
approvata dai comizi tributi.
Ma nel 57, l’anno dopo, i rapporti di forza mutarono a danno di Clodio e così
l’oligarchia e Pompeo poterono far approvare una legge nei comizi centuriati che
consentiva a Cicerone il rientro a Roma.
In questa nuova fase della lotta incontriamo un altro singolare personaggio,
anche lui una specie di avventuriero spericolato e violento, Tito Annio Milone,
plebeo che, divenuto tribuno della plebe proprio nel 57, era stato tra i più tenaci
sostenitori del rimpatrio di Cicerone.
Milone, per contrastare le bande organizzate da Clodio che spesso
intervenivano per aggredire e disperdere gli oppositori ( e spesso ci scappava il
morto ), organizzò a sua volta bande armate di gladiatori per affrontare Clodio sul
suo stesso terreno.
Così la lotta politica si trasferiva nelle piazze e nel foro paralizzando spesso
l’attività del senato, dei tribunali, dei comizi.
Questa sorta di guerriglia urbana rendeva incandescente il clima politico della
città di Roma intessuto di motivi personali e complicato da contrasti di interesse.
Del clima è testimone questa lettera di Cicerone al fratello Quinto.
In essa Cicerone fa un resoconto di quanto è successo a Roma dal 1° al 12
Febbraio del 56 a. C. fermandosi specialmente a commentare i tumulti avvenuti il
7 nel foro e le discussioni che essi provocarono in Senato.
Al disegno di Cicerone di vedere realizzato in Pompeo il suo ideale politico di
concordia ordinum (concordia tra l’ordo dei senatori e quello equestre) si
opponevano sia Clodio che Licinio Crasso (nominato nella lettera) uomo
ricchissimo, legato agli ambienti finanziari del ceto dei cavalieri e politicamente
ambizioso, sia altri oligarchici (anch’essi nominati nella lettera) come Bibulo,
Curione, Favonio, Servilio.
I fatti specifici che danno origine ai disordini e alle discussioni del senato sono
i seguenti :
Clodio aveva intentato a Milone, difeso da Pompeo, un processo con l’accusa di
violenza (de vi), processo che si svolgeva secondo la procedura detta iudicium
populi. In base ad esso l’accusato (Milone) doveva comparire tre volte davanti
all’assemblea del popolo radunato nel foro (contio), in tre giorni distinti per
l’interrogatorio suo e dei testimoni; in una quarta adunanza si pronunciava la
sentenza.
Nel caso specifico di questo processo contro Milone la prima di queste udienze
pubbliche era avvenuta il 2 Febbraio e si era svolta senza incidenti.
Per la seconda, quella narrata e descritta nel testo, il 7 Febbraio, Clodio ha
fatto meglio i suoi preparativi…………

Dopo la lettura ripetuta più volte del testo si presentano agli alunni i seguenti
supporti per la comprensione globale del brano in fotocopia :

1. Spiegazione dei vocaboli particolari in questo contesto :


Par. 2 riga 2 operae = bande
riga 7 perorare = concludere il discorso
riga 8 gratia = contraccambio
riga 9 consistere = riuscire a dominare
riga 23 carpere = biasimare
riga 26 prodicere = fissare
Par.3 riga 1 ad (templum) Apollinis
riga 8 increpare = rinfacciare
riga 8 perfidia = tradimento
riga 10 describere = alludere
riga 12 interimere = uccidere
2. Osservazioni sul contenuto in generale ( da svolgere per iscritto )
∙ Qual è il clima generale dell’assemblea?

∙ Quale vocabolo lo può rappresentare?

∙ E il sentimento generale?

∙ Quali aggettivi evidenziano lo stato d’animo di Clodio?

∙ Come riesce Clodio, arringando la folla, a gettare discredito sul difensore di

Milone, cioè Pompeo?


∙ Individua la frase centrale che segna il culmine della tensione e dà origine a

una zuffa in piena regola.

3. Per la comprensione analitica del brano :


Par. 2 riga 1 A.d. VII Id. Febr. = Ante diem septimum Idus Februarias. Le Idi di
febbraio cadono il 13, dunque è il 7 febbraio.
riga 3 contingere = capitare
riga 4 convicium = insulto
riga 7 pervincere = prevalere
riga 10 hora sexta = verso mezzogiorno
riga 12 Clodia = sorella di Clodio ( probabilmente la Lesbia di Catullo )
riga 13 fame necaret = Pompeo aveva ridotto le distribuzioni di grano
riga 14 Alexandrea = Alessandria d’Egitto. Si discuteva in quei giorni a
Roma della restituzione del trono d’Egitto a
Tolomeo Aulete cacciato da una rivoluzione
popolare. Poiché l’impresa si presentava
vantaggiosa aspiravano ad andare ad Alessandria
sia Pompeo che Crasso
riga 16 adsum = col dativo : assistere
riga 17 hora nona = verso le 14
riga 21 domum = sott. ivit; perché essendo Pompeo investito di un
potere militare ( imperium proconsulare ) non
poteva intervenire ad una seduta che si teneva
entro la città di Roma
riga 22 in senatum = sott. veni
riga 23-24 Bibulus, Curio, Favonius, Servilius = oligarchici ostili a
Pompeo
riga 25 Quirinalia = festa in onore di Romolo Quirino che si celebrava il
17 Febbraio
Par. 3 riga 1 A. d. VI Febr. : ante diem sextum Idus Februarias = è l’8
Febbraio
riga 1 ad (templum) Apollinis = nel Campo Marzio e dunque fuori della
cinta della città
riga 3 A. d. V = è il 9 di Febbraio
riga 3 senatus consultum = decreto del senato
riga 5 Cato = è il tribuno Caio Catone
riga 7 invitus = contrario
riga 9 malevoli = quelli che vedevano di malocchio l’amicizia di Cicerone
e Pompeo
riga 10 munitus = attento
riga 11 Africanus = è l’Emiliano sulla cui morte avvenuta
improvvisamente nel 129 a. C. erano corse varie
versioni; Pompeo allude qui a quella che diceva
fosse stato ucciso dal genero Papirio Carbone

4. Traduzione scritta del testo ( si raccomanda una forma non paludata, ma


agile e brillante )

5. Tipologia del contenuto


Il contenuto delle lettere private era, ovviamente, molto vario; se vogliamo fare
una classificazione si potevano avere lettere scherzose, di congratulazioni, di
informazione (tipologia più frequente), di auguri, di consolazione, di
raccomandazione, di argomento letterario.
- A che tipologia appartiene questa lettera?

1. Analisi sulla struttura linguistica


Esaminiamo tre periodi della lettera :
∙ I periodo : par. 2 dalla riga 1 alla riga 7

Milo adfuit R
Dixit Pompeius R
Sive voluit R
Ut surrexit D
Operae Clodianae clamorem sustulerunt R
Ei perpetua oratione contigit R
Ut acclamatione impediretur D
Qui ut peroravit D
(in eo sane fortis fuit R
non est deterritus R
dixit omnia R
atque interdum cum auctoritate peregerat) R
sed ut peroravit D
surrexit Clodius R

Troviamo dieci reggenti ( R ) e quattro dipendenti ( D )


Abbiamo dunque la prevalenza della paratassi.

∙ II periodo : par. 2 dalla riga 12 alla riga 15

Ille furens et exsanguis interrogabat suos R


quis esset D
qui plebem fame necaret D
respondebant operae “Pompeius” R
quis Alexandream ire cuperet D
respondebant “Pompeius” R
quem ire vellent D
respondebant “Crassum” R

Troviamo quattro reggenti e quattro dipendenti.


Abbiamo dunque una equivalenza tra paratassi e ipotassi.

∙ III periodo : par. 2 dalla riga 17 alla riga 21

Hora fere nona quasi signo dato D


Clodiani nostros consputare coeperunt R
Exarsit dolor R
Urgere illi R
Ut loco nos moverent D
Factus est impetus R
( facta est ) fuga operarum R
eiectus ( est ) de rostris Clodius R
ac nos quoque tum fugimus R
ne quid in turba ( accideret ) D
senatus vocatus ( est ) in curiam R

Troviamo la prevalenza della paratassi.


Si può quindi dedurre e concludere che la struttura del periodo della lettera
risponde all’esigenza dell’informazione e non ha gli artifici stilistici e retorici
del periodare di Cicerone in altre opere.

- Qual’ è dunque la caratteristica dello stile delle lettere private?


Cicerone dice che epistulas cotidianis verbis texere solemus cioè che nelle
lettere si usa uno stile colloquiale, il cosiddetto sermo cotidianus, linguaggio
vicino al sermo parlato di tutti i giorni, come comportava la somiglianza tra
epistola e colloquio (le lettere, dice Cicerone, sono colloquia absentium
amicorum ).
Ma, pur con queste caratteristiche generali, lo stile può variare a seconda del
destinatario, persona più o meno intima, più o meno colta.
Pertanto in questa lettera, che pure ha un periodare caratterizzato dalla
linearità e semplicità, si possono osservare alcune caratteristiche.
Se infatti riesaminiamo il II periodo preso in considerazione possiamo notare :

Ille furens et exanguis interrogabat suos


quis esset qui plebem fame necaret
respondebant operae “Pompeius”
quis Alexandream ire cuperet
respondebant “Pompeius”
quem ire vellent
respondebant “Crassum”

- Trovi che il periodare abbia un suo ritmo? Da che cosa è dato?


Riesaminiamo il terzo periodo:
Quasi signo dato Clodiani nostros consputare coeperunt. Exarsit dolor. Urgere illi ut
loco nos moverent. Factus est a nostris impetus. Fuga operarum. Eiectus de rostris
Clodius. Ac nos quoque fugimus, ne quid in turba. Senatus vocatus in curiam.

Anche qui il periodo ha un suo ritmo? Da che cosa è dato?


Ci sono frasi prive di verbo finito; si possono lasciare così anche in italiano?
Segna quale di questi aggettivi ti sembra più adatto a definire lo stile di questo
periodo:
□ Veloce Colorito Ampolloso
□ Brillante Elegante Incalzante
□ Vivace Retorico
Aggiungi qualche aggettivo………

2. Esercitazione sulla morfologia e sintassi del testo.

​ Forme dei casi

Ablativo
1) Raccogli tutti gli ablativi del brano distinguendoli per parti del discorso e per
declinazione.
Es. perpetua : agg. I classe
oratione : nome III declinazione
Dallo studio storico-comparativo del latino e delle altre lingue della famiglia
indoeuropea si sa che l’ablativo latino ha tanti valori semantici perché esso
risulta dalla fusione di tre casi più antichi:
a) il caso del “con chi”, “con che cosa” (caso strumentale)

b) il caso dell’ “allontanamento da” (caso separativo)

c) il caso del “dove”, “in che punto” (caso locativo)

L’attuale ablativo abbraccia i tre precedenti valori semantici i quali poi si


suddividono ulteriormente. Per esempio:
a) strumentale : mezzo, compagnia, causa, modo

b) separativo : origine, separazione, allontanamento, agente

c) locativo : stato in luogo, tempo puntuale

1) Di tutti gli ablativi del brano determina se appartengono all’insieme a, b, o c e


il valore semantico particolare; quindi controlla se nella tua traduzione li hai
resi scegliendo le preposizioni adatte.

Genitivo

2) Confronta :
operae fugiunt fuga operarum ( par. 2 r. 19 )
malevoli silent silentium malevolorum ( par. 3 r. 8-9 )

- Che forma e funzione hanno assunto i soggetti della colonna a sinistra


passando in quella di destra?
Ricorda che il genitivo che esprime il soggetto logico dell’azione espressa dal
sostantivo specificato si chiama genitivo soggettivo.

​ Genere dei nomi


1) Determina il genere dei seguenti sostantivi, danne la dimostrazione e indica
il nominativo plurale :

Par. 2 riga 2 operae


riga 3 oratione
riga 8 clamor
riga 10 hora
riga 11 maledicta
riga 11 versus

​ Pronomi

1) Esercitazione sui pronomi :

a) Elenca e distingui i vari tipi di pronomi che sono nel testo;


b) di ciascuno indica il caso, il numero, il genere, il nome a cui si riferisce;
c) risolvi in base alla legge dell’analogia :
te : tu = me : x x=
istum : istam = x : hanc x=
ei : eius = cui : x x=
illi : illis = qui : x x=
haec (n.) : his = x : quibus x=
quem : quod = illum : x x=
quem : quis = quam : x x=
eam : eandem = eius : x x=

2) Pronome relativo e interrogativo :

a) Fai l’analisi dei pronomi in neretto :


par. 2 r. 13-14 quis esset qui plebem fame necaret
r. 15 quem ire vellent
par. 3 r. 4 quae facta essent
r. 11-12 quem C. Carbo interemisset

b) Che differenza c’è tra il quem della r. 12 del par. 2 e il quem della r. 11 del
par. 3?
c) Scrivi tutte le forme del nom. sing.
- del pronome relativo

- del pronome interrogativo

- dell’aggettivo interrogativo

Osserva :

Par. 2 r. 4 qui ut………


- Che differenza c’è qui rispetto all’uso solito del pronome relativo?

La traduzione letterale in italiano suonerebbe antiquata e pedante.


- Come conviene tradurre in italiano questo pronome relativo che inizia la

frase?
- Ricordi come lo si può chiamare?

​ Aggettivi

Osserva : par. 2 r. 12 : ille furens


Confronta questo aggettivo con i seguenti esempi :
- mendacium ingens

- rex potens

- mulier sapiens

- Che caratteristiche ricordi degli aggettivi in –ns? allo stesso gruppo


appartengono gli aggettivi in –x : felix.
​ Formazione delle parole

Osserva le seguenti parole : orare – orator – oratio


- Che cosa significano? In che rapporto stanno fra loro?
- Che cosa esprimono in generale i sostantivi latini in – tor derivati dai verbi?
- Trova alcuni sostantivi italiani in –tore indicando il verbo ( latino e/o italiano )
da cui derivano.
- Che cosa esprimono in generale i sostantivi latini in –tio?

​ Esercitazione sul lessico : res

Considera par. 2 r. 9 : ea res acta est


par. 3 r. 2 : acta est res graviter a Pompeio
Molte volte si può tradurre res con cosa.
Spesso, però, bisogna rendere il significato che res assume nel contesto con
un termine meno generico; es.: avvenimento, faccenda, situazione, realtà,
potenza, politica, impresa, ricchezza, interesse, vantaggio etc.
- Come rendi la parola res nelle due frasi del testo?

​ Frasi dipendenti

1. Della ut che trovi nel par. 2 r. 2, 4, 7, indica :


- il significato

- il valore semantico

- il modo del verbo che segue

2. ut la trovi in altre frasi dipendenti al congiuntivo :


- par. 2 r. 4 : che funzione ha ut impediretur?

- Da che tipo di espressione è rappresentato questo soggetto?

- A che cosa serve qui ut?


Non è facile trovare il perché del modo congiuntivo di questa frase secondaria;
il significato originario del congiuntivo si è affievolito. Potremmo dire
semplicemente che, dopo le espressioni fit ut, accidit ut, contigit ut, capita che si
usi il modo congiuntivo per abitudine grammaticale e dunque è un congiuntivo
- Determina la funzione delle altre frasi al congiuntivo :
▪ par. 2 r. 9 tantus clamor……ut consisteret

Rispetto alla reggente il congiuntivo che valore semantico ha?


a) Causa

b) Conseguenza

c) Scopo

- Giustifica la tua risposta.


- Trovi nella reggente una parola segnale che preannuncia il rapporto con la

dipendente?
- Indica il valore semantico dei seguenti congiuntivi :

▪ Par. 2 r. 14 necaret

▪ Par. 3 r. 4 facta essent

▪ Par. 3 r. 12 interemisset

Il congiuntivo esprime uno stretto rapporto tra la relativa e la frase precedente,


stretto rapporto che consiste nel fatto che il congiuntivo esprime il punto di vista
di persone diverse dall’autore del brano; per esempio il cong. necaret esprime il
punto di vista di Clodio.
Si tratta di congiuntivo obliquo o del pensiero indiretto.
È interessante notare che questo uso del congiuntivo del pensiero indiretto
risponde a una forma che si potrebbe chiamare di deontologia professionale,
caratteristica generale degli scrittori latini che usano il congiuntivo quando
riportano il pensiero di altri; sia quando tale pensiero o giudizio non è condiviso,
sia anche quando è condiviso.

3. Tre congiuntivi sono introdotti dalla congiunzione cum : par. 2 r. 10 cum


perorasset, r. 11-12 cum dicerentur; par. 3 r. 7-8 cum increparet…
- che cosa esprime di diverso il cum col congiuntivo rispetto al cum con
l’indicativo?

4.Funzione dei congiuntivi :

Par. 2 r. 13 esset
r. 15 cuperet
r. 15 vellent
- Si tratta di interrogative totali o parziali?

- In che rapporto di tempo stanno con la reggente?

Il congiuntivo delle interrogative indirette non rivela un valore semantico proprio;


esso sembra derivare semplicemente dall’abitudine grammaticale.

4. Valore semantico dei congiuntivi :

Par. 2 r. 19 moverent
r. 22-25 tacerem…aut offenderem
par. 3 r. 2 adesset
- Le frasi esprimono :
□ condizione

□ causa

□ scopo

□ conseguenza

- segna nella casella che ritieni quella giusta e controlla come hai tradotto.
- prova a rendere ut moverent in altri modi in latino mantenendo il suo valore
semantico.

5. Dipendenti all’infinito.

- In che rapporto sta esse facta ( par. 3 r. 5 ) rispetto alla reggente?


- e fore ( par. 3 r. 11 ) ?
- che infiniti sono rispettivamente?

6. Osservazioni
Par.2 riga 23 defendendo; par.3 riga 10 custodiendam
Si tratta di :
a) gerundivo come attributo dominante che va tradotto invertendo il rapporto
nucleo-espansione?
b) gerundivo come nome del predicato (perifrastica passiva)?
c) gerundivo come semplice attributo?
- Controlla la tua traduzione e segna con la lettera a, b, o c :

Par. 2 r. 17 osserva signo dato


- traduci in più maniere questo ablativo assoluto:

a) invertendo il rapporto nucleo-espansione

b) con un gerundio + sostantivo

c) con una frase secondaria esplicita

d) eliminando ciò che accompagna il sostantivo

e) con un participio + sostantivo

- Questo ablativo assoluto ha un valore semantico particolare. Qual è? Qual è la

parola segnale?

Par. 3 r. 7 osserva me invito


- Che particolarità ha questa forma di ablativo?

- Qual è il suo valore semantico?

Questo tipo di ablativo, come del resto anche gli altri col participio, deriva dalle
varie funzioni dell’ablativo normale (causa, tempo, etc.); perciò in espressioni
come questa non è sottinteso il participio del verbo sum (che del resto in latino
non è mai usato), anche se talvolta esso si può aggiungere nella traduzione
italiana.
Anche questo è un ablativo assoluto. Tale forma di ablativo assoluto indica
sempre contemporaneità.

Par. 2 r. 26 : osserva prodixit diem


- Pro come preposizione che significato dà al verbo?

Par. 2 r. 18 : osserva consputare


- Da quale preposizione è composto il verbo?

- Che cosa aggiunge all’azione?

Par. 2 r. 18 osserva urgere


- Come hai reso questo infinito indipendente della proposizione reggente?

- Ricordi come si chiama questo infinito che serve a dare forma più vivace e

drammatica all’espressione?

​ Informazioni sul processo comiziale a Roma ( approfondimento ).

Al centro della giurisdizione criminale troviamo il processo comiziale nel quale


il magistrato svolge una funzione preparatoria del giudizio popolare, paragonabile
più a quella del nostro pubblico ministero che a quella dei magistrati giudicanti.
Il magistrato è qualunque magistrato in carica ( nel nostro caso il tribuno della
plebe Clodio ) che rappresenta la città di fronte a un delitto pubblico (crimen) che
offende non l’individuo, ma la società intera.
Il magistrato inizia il processo ingiungendo all’accusato di comparire davanti al
popolo riunito in assemblea, in un giorno fissato, per tre adunanze consecutive
cui presenzia il popolo.
Il magistrato denuncia l’accusa, adduce le prove; l’accusato presenta le difese e
le arringhe di difesa.
Con la quarta riunione si ha il vero e proprio giudizio popolare : l’assemblea o
comizio (da cui il nome processo comiziale) condanna alla pena proposta dal
magistrato o assolve.
Prima che venga pronunciato l’ultimo voto decisivo per la condanna l’accusato,
secondo la pratica invalsa, può sfuggire alla pena con l’esilio volontario.
Constatato il suo esilio viene pronunciata l’interdictio aqua et igni per cui l’esule
è escluso da ogni comunanza con la vita cittadina, con la conseguenza di poter
essere messo a morte da chiunque se rientri dentro i confini.

​ Il senatus consultum (approfondimento).

Il senatus consultum è una deliberazione del senato.


In un primo tempo ( già dal IV secolo a. C. ) consistette nella formalità di un
parere del senato circa le proposte di legge da presentarsi ai comizi, per cui si
affermò la prassi costituzionale di un senatoconsulto preventivo sulle proposte
legislative e non vincolante.
In seguito, e in particolare nell’ultimo secolo della repubblica, il senato usurpò
la potestà di decidere circa la costituzionalità delle leggi e persino di dichiarare
nulla una legge non ancora votata.
Già dal III secolo a. C., comunque, il senato esercitò una funzione di stimolo, di
direzione nei confronti dei magistrati quando intervenivano ragioni impellenti di
ordine pubblico o di salvezza dello Stato.
Famoso è il senatus consultum de Baccanalibus del 186 a. C. in cui si
emanavano disposizioni per reprimere il culto di Bacco; si fissavano norme
precise per il culto e si comminava la pena di morte per chi non osservasse
l’editto.
Potevano anche intervenire provvedimenti straordinari come il senatus
consultum ultimum con cui si affidava ai consoli la potestà di provvedere alla
salvezza dello Stato e la formula era la seguente : provideant consules ne quid
detrimenti res publica capiat.
Ai consoli è dunque affidata l’esecuzione della deliberazione.
Col senatus consultum ultimum erano soppresse le garanzie costituzionali e i
magistrati ordinari, i consoli, venivano investiti di poteri dittatoriali per cui
potevano mandare a morte un cittadino romano senza regolare processo e appello
al popolo ( provocatio ad populum ).

Si pensa di iniziare il percorso letterario sfruttando le capacità di memorizzazione


visiva dei ragazzi e soprattutto il loro modo di riassumere e schematizzare i
contenuti presentando loro un lucido (si dà per scontato che la scuola sia dotata
di lavagne luminose) sull’argomento in questione:

SHEMA SULL’INQUADRAMENTO DELL’EPISTOLARIO

930 lettere a) Epistulae ad Atticum (anni 68-44 a.C)


giunte a noi
in 4 raccolte
b) Epistulae ad Familiares (anni 62-43 a.C)
c) Epistulae ad Quintum fratrem (anni 60-54 a.C)
d) Epistulae ad Marcum Brutum (anno 43 a.C)

Chi sono i destinatari?


a) Tito Pomponio Attico, amico fidato, uomo colto,
soprannominato così per il lungo soggiorno ad Atene( dove
si recò disgustato dalle vicende politiche della Roma del
tempo) e per la sua profonda cultura greca. E’ il principale
corrispondente di Cicerone.
b) Destinatari vari:da personaggi di un certo calibro, come
Pompeo, Varrone, Dolabella, Decimo Bruto, Cassio…allo
schiavo e poi liberto Tirone, alla moglie Terenzia.
c) Il fratello Quinto, che fu proconsole in Asia e poi legato
di Pompeo in Sardegna e di Cesare in Gallia.
d) Lettere di Cicerone a Bruto e di Bruto a Cicerone,
legati dagli ideali politici. Si è messa in dubbio l’autenticità
di alcune.

L’epistolario è documento

Storico Autobiografico
In esso troviamo le vicende di Roma Sono lettere scritte senza
nel periodo tra il 68 e il 43 a.C., con preoccupazione letteraria. Riflesso
in luce gli avvenimenti che ruotano dell’animo di Cicerone, delle sue
attorno alle figure di Pompeo e ansie, paure, gioie, sofferenze, idee
Cesare politiche

A questo punto si propone ai ragazzi la lettura in classe di una serie di lettere in


traduzione italiana tratte dall’epistolario e distribuite in fotocopie nelle quali ogni
lettera sarà preceduta da una premessa scritta dall’insegnante per venire
incontro agli allievi.

ANTOLOGIA DI LETTERE (delle quali sono stati presi i passi più significativi)
(Le premesse sono state elaborate personalmente cercando di contestualizzare le lettere)

Ad Familiares V,7 Roma, aprile 62


(Pompeo ha terminato vittoriosamente la guerra contro Mitridate. L’esito felice dell’impresa
conferma le speranza che Cicerone aveva concepito quando nel 66 aveva sostenuto
nell’orazione”Pro lege Manilia” che solo Pompeo era in grado di sconfiggere Mitridate e di
riportare la pace nello stato romano)
A Gn. Pompeo Magno
Sono lieto se tu e l’esercito state bene. La copia della tua lettera ufficiale che mi hai mandato, come
agli altri, ha fatto incredibile piacere anche a me, perché vi dimostri tutte quelle speranze di pace
che io, fidandomi di te, prometto sempre a tutti… Nei riguardi della tua lettera privata, quantunque
assai tiepide siano le espressioni della tua amicizia, tuttavia sappi che essa mi ha fatto piacere. Mai
di tanto mi rallegro quanto della coscienza dei miei meriti; e se di questi talvolta non si tiene conto,
mi rassegno facilmente, pensando che la partita dell’avere supera quella del dare.
Ma se la vivissima devozione che ho per te non ti ha ancora avvicinato abbastanza a me, non dubito
che l’interesse dello stato ci accosterà, unendoci strettamente. E perché tu non possa ignorare che
cosa cercavo nella tua lettera, te lo dirò schiettamente, come vogliono la mia natura e la nostra
amicizia. Ho fatto cose per le quali aspettavo nel tuo scritto un qualche ringraziamento e dell’amico
e dello stato. Ma io penso che tu abbia taciuto temendo forse di suscitare l’invidia di qualcuno.
Sappi dunque che quello che feci per la salvezza della patria1 ha il giudizio e la testimonianza del
mondo intero. E quando sarai tornato, capirai quanta prudenza, quanta grandezza d’animo c’è
voluta nel fare quelle cose. Così tu, che sei molto maggiore dell’Africano permetterai che a te sia
unito nell’amicizia e nella politica colui che ti scrive, il quale non è molto al di sotto di Lelio.

1.La repressione della congiura di Catilina

Ad Atticum I, 13 Roma, febbraio 61


(Dopo alcune notizie circa le difficoltà della corrispondenza, ritroviamo il discusso personaggio
politico protagonista dei fatti nella lettera (vista in latino) al fratello Quinto: Publio Clodio, che,
non ancora tribuno della plebe alla data di questa lettera, era però già noto a Roma. Il fatto
narrato in questa lettera suscitò a Roma grande scandalo. Siamo alla fine del 62 a.C., quando
erano ancora vivi gli strascichi della congiura di Catilina e la situazione politica romana, nella
preoccupata attesa del rientro dall’Oriente di Pompeo vittorioso, era confusa e incerta.
In una notte di Dicembre del 62 a.C. nella casa di Cesare, pretore in quell’anno, si svolgevano i
riti religiosi in onore della dea Bona ( divinità protettrice della famiglia). La celebrazione avveniva
nella casa di uno dei magistrati più alti di Roma, consoli o pretori, e, per antica tradizione, non vi
potevano partecipare gli uomini.
Clodio, innamorato di Pompea, moglie di Cesare, entrò, travestito da suonatrice, nella casa, ma fu
sorpreso e smascherato. Il fatto divenne di dominio pubblico e Cesare ripudiò Pompea, mentre
Clodio fu denunciato per sacrilegio. L’episodio divenne il pretesto, per le fazioni in lotta, di
manovra politica e assunse le proporzioni di un vero e proprio affare di Stato. Il clima si arroventò:
Clodio cominciò ad adunare bande armate (operae) e Cicerone, che ancora non aveva motivi
personali di ostilità contro Clodio, come poi avverrà in seguito, per ora sembra incline
all’indulgenza e al raffreddamento della situazione.)

Ad Attico 1
Ho già ricevuto da te tre lettere: una portatami da Mario Cornelio a cui devi averla consegnata alle
Tre Taverne2 , l’altra l’ebbi dal tuo ospite di Canusio, la terza, che, come scrivi, hai data al corriere
dalla navicella, levata l’ancora. Tutte e tre sparse dell’arguzia propria di uno spirito colto e bello per
i segni del tuo affetto.
Sono così obbligato a risponderti, ma forse non mi potrai leggere subito perché non trovo un
corriere fidato. Quanti corrieri infatti ci sono che sappiano portare una lettera di qualche peso senza
alleggerirla rubandone con gli occhi il contenuto? A ciò si aggiunga che non so mai dove tu sia
quando ne parte uno per l’Epiro. Così non oso affidare lettere un po’ più ampie ad uomini
dell’Epiro. Dunque, dopo che mi hai lasciato, sono accadute cose che meriterebbero sì una lettera,
ma non poi da esporsi al pericolo di andare perdute o di essere fiutate o intercettate…
Credo che tu abbia saputo che un uomo travestito da donna (Clodio) si è introdotto in casa di Cesare
mentre si faceva un sacrificio…Ed ecco un senato consulto con cui si deferisce la faccenda ai
pontefici che la dichiarano sacrilegio… Ma Pisone3 spinto dalla sua amicizia per Clodio cerca in
tutti i modi che la mozione che egli stesso ha presentato per il senato consulto e in materia di
religione sia respinta. Messalla4 sostiene che si debba agire con energia. Ma le preghiere di Clodio
allontanano tutti i buoni. Si raccolgono già bande armate ed io stesso mi vado intiepidendo ogni
giorno di più…

1. Che stava andando in Grecia


2. Luogo sulla via Appia
3. Console di quell’anno
4. L’altro console dell’anno
Ad Atticum I, 18 Roma, gennaio 60
(Pompeo, tornato dall’Oriente, vede rifiutarsi dal Senato i mezzi per compensare i veterani e la
conferma delle disposizioni prese in Asia. Allora, deludendo Cicerone, si accosta a Cesare e
Crasso; di lì a poco nascerà il primo triumvirato. Cicerone si sente isolato politicamente.)

Ad Attico
Sappi che nulla oggi tanto mi manca quanto un amico a cui poter confidare tutto quello che mi
tormenta, un amico che mi ami, che mi sappia ascoltare, col quale io possa parlare senza alcuna
finzione, senza dissimulazioni, senza nulla nascondere…
Tu che molto spesso con le tue parole, col tuo consiglio, mi confortavi quand’ero preoccupato e
addolorato, tu, mio alleato nelle cose pubbliche, conoscitore delle lotte del mio spirito, dove sei?
Sono stato messo così in disparte da tutti che trovo solo un po’ di pace nei momenti che passo a
fianco di mia moglie, della mia figlioletta e del mio dolce e piccolo Cicerone…
Ti aspetto, ti desidero, ti invoco anche; ci sono molte cose che mi affannano e mi angosciano, e mi
sembra che una volta che ti avessi qui ad ascoltarmi potrei buttarle tutte fuori nelle chiacchiere di
una sola passeggiata. Ma non ti dirò nulla di tutte le spine, di tutti gli scrupoli che mi danno le
preoccupazioni della famiglia e non le voglio affidare a questa lettera e a un corriere ignoto…

Ad Familiares XIV, 4 Brindisi, 29 aprile 58


(Cicerone, partito per l’esilio, è a Brindisi; il giorno dopo si imbarcherà per l'Asia Minore. Prima
della partenza per mare scrive ai familiari.)

A Terenzia
Vi scrivo il meno che posso perché se tutte le ore della mia vita sono piene di miseria, specialmente
poi quando vi scrivo o leggo le vostre lettere, gli occhi mi si riempiono di lacrime e non mi è più
possibile andare avanti…
Ma se questi mali sono irrimediabili, io vorrei al più presto, vita mia, rivederti e morire tra le tue
braccia quando gli dei che tu pregavi così piamente, né gli uomini ai quali mi sono dedicato, non ci
sono stati per nulla grati.
A Brindisi mi sono fermato tredici giorni in casa di Marco Lenio Flacco, ottimo uomo, che per
salvarmi non ha temuto di arrischiare le sue sostanze e la sua testa né fu distolto dai suoi doveri di
ospite e di amico dalle pene di una legge odiosissima1 . Lasciata Brindisi il 29 aprile mi dirigo ora a
Cizico attraverso la Macedonia. Ma quanto sono infelice! E dovrei io pregarti che tu mi raggiunga,
o moglie mia, tu malata, tu sfinita nel corpo e nell’anima? E allora dovrò stare senza di te? Penso
che farò così; se c’è qualche speranza di tornare, fammela più salda e aiutami, ma, come temo, se
non c’è più rimedio, fai tutto il possibile per raggiungermi. Sappi soltanto questo: se ti avrò con me,
non mi sembrerà di essere l’uomo finito che sono.
Ma che sarà della mia Tulliola? Pensa tu a lei! Io non so più dar consigli. E il mio piccolo che fa?
Ma lui voglio averlo al mio fianco, fra le mie braccia! Non posso più scrivere, le lacrime me lo
impediscono. E di te? Non so che cosa possa esserti accaduto: hai ancora qualcosa, o, come temo, ti
hanno preso tutto?…Tu mi esorti che mi faccia coraggio e non disperi di tornare in patria, ed io
vorrei poter sperare. Ed ora, me disgraziato, quando potrò ricevere una lettera? Chi me la
porterà?…Ti rimando il fedele Clodio Filetero 2 perché si è ammalato d’occhi. Sallustio vince tutti
in zelo. Pescennio ci vuol molto bene e spero che ci sarà devoto. Sicca3 diceva di voler venire con
me, ma poi restò a Brindisi. Quanto più puoi cerca di star bene e pensa che io mi affliggo più per le
tue che per le mie miserie.
Addio mia Terenzia fedelissima e ottima moglie, e tu carissima figlia, e tu, unica speranza nostra,
Cicerone.

1.Quella di Clodio che comminava la pena di morte a chi avesse aiutato uno colpito dalla pena dell’esilio
2.Un liberto, come gli altri nominati dopo
3.L’amico che l’aveva ospitato a Brindisi

Ad Atticum IV, 3 Roma, novembre 57


( Dopo la partenza di Cicerone per l’esilio, Clodio si era accanito contro i suoi beni. Furono
distrutte la villa di Tusculo, quella di Formia e la bella casa sul Palatino della cui area Clodio
mirava ad appropriarsi. Tornato dall’esilio Cicerone iniziò l’azione di recupero dei suoi beni,
recupero sancito dalla legge grazie alla quale era potuto rientrare, ma fortemente ostacolato da
Clodio che pose mano a una serie di violenze tra cui anche l’attentato alla vita di Cicerone. Di tutto
ciò questa lettera è drammatico documento.
Il clima sociale e politico è simile a quello di cui è testimonianza la lettera al fratello Quinto,
posteriore a questa di circa tre mesi.)
Ad Attico
So già che tu desideri sapere che si faccia qui e saperlo da me, non perché siano più sicure le cose
che avvengono sotto gli occhi di tutti se te le scrivo io piuttosto che se te le scrivessero gli altri ma
perché tu veda dalle mie lettere con quale animo io le sopporti e quale sia in questo momento il mio
modo di pensare.
Il giorno 2 di novembre sono stati cacciati da gente armata i muratori che lavoravano sulla mia area
ed è stato buttato all’aria il portico di Catulo1 che ricostruivano in forza del senato consulto ed
erano già arrivati fino al tetto. Poi a colpi di pietra dalla nostra area hanno fracassato la casa di mio
fratello Quinto e poi incendiata: tutto ciò per ordine di Clodio, con grandi proteste e lamenti, non
dirò dei buoni, chè non so se ce ne siano ancora, ma certo di tutti. Ed eccolo infuriare più violento
dopo questa prima vampata; non altro ha in capo che stragi di nemici, che andar sobillando da una
casa all’altra, che far sperare senza reticenze la libertà degli schiavi. Infatti, quando cercava di
evitare il processo2 , la sua causa era evidentemente cattiva, ma era sempre una causa: poteva negare
i fatti, poteva attribuirli ad altri, poteva anche difendere qualche parte della sua causa anche
giuridicamente. Oggi dopo aver diroccato, abbattuto, rapinato, tutti lo abbandonano: a stento riesce
a trattenere Decimo, un ordinatore di pompe funebri, a stento Gellio3. Ricorre ai consigli degli
schiavi, e se anche ammazzasse alla luce del giorno quelli che volesse, non per questo vede la sua
causa diventare peggiore di quello che è attualmente.
Dunque l’11 di Novembre, mentre passeggiando passavo per la Via Sacra, mi ha inseguito coi suoi.
Grida, sassate, bastonate, luccicare di spade, e tutto ciò senza che me lo aspettassi. Riparammo nel
vestibolo di Tettio Damione…
Io, di spirito almeno, sto bene, anche più di quando ero felice, ma il patrimonio è a pezzi. Però con
aiuti di amici, poiché lui non voleva, ho rimborsato mio fratello Quinto, ma secondo le mie forze,
per non restare del tutto all’asciutto. Che cosa debba decidere in questo stato di cose, non saprei
decidere senza di te. Dunque affrettati.

1.Presso la casa di Cicerone. Nella sua furia Clodio l’aveva fatta abbattere e tentava ora di impedirne la ricostruzione
decretata dal Senato
2.Intentatogli da Milone con un’accusa de vi
3.Uno dei tanti violenti delle fazioni dell’ultima Roma repubblicana
Ad Familiares XVI,14 dal Cumano,11 Aprile 53
( Nella primavera del 53 Cicerone, accompagnato dal fedele schiavo-segretario Tirone, è in viaggio
per la Campania, dove intende incontrare Pompeo. Attraversando le paludi Pontine Tirone si
ammala ( forse di malaria) ed è costretto a fermarsi in una villa. Cicerone, che ha urgenza di
proseguire il viaggio, lo lascia a malincuore e, preoccupato, scrive, riceve, risponde, tramite servi
fedeli: Andrico e Acasto.)

A Tirone 1
Andrico2 è arrivato il giorno dopo quello in cui l’aspettavo e così passai una notte piena di spavento
e di angoscia. Io manco dei piaceri dello studio e non ne potrò più trovare prima che tu torni. Si
prometta al medico tutto l’onorario che chiede: l’ho già scritto ad Unnio.3
Sento che ti lasci abbattere e che il medico dice che in questo sta il tuo male. Se mi ami, sveglia in
te la passione per gli studi e quella tua cultura che mi ti fa carissimo. Ora bisogna che tu stia bene di
spirito, se vuoi star meglio fisicamente. E ti chiedo che questo tu faccia per te e per me. Trattieni
Acasto per esser servito meglio, conservati al mio affetto: s’avvicina il giorno della promessa della
libertà, che io anticiperò se arriverai. E ancora una volta stammi bene. Il giorno 11 ora sesta.

1. Schiavo di Cicerone che diverrà poi liberto (schiavo reso libero)


2. Un servo di Cicerone come più sotto Acasto
3. Maestro di casa di Cicerone

Ad Familiares XIV, 5 Atene, 16 ottobre 50


( Cicerone, di rientro dalla Cilicia, dove è stato proconsole per un anno, si fermò ad Atene. Lì gli
giunsero notizie inquietanti e ne informò la famiglia: stava per scoppiare la guerra civile tra
Cesare e Pompeo.)

A Terenzia
Se tu e Tullia, la nostra luce, state bene, io e il mio dilettissimo figliolo stiamo bene. Il giorno 14 di
ottobre siamo arrivati ad Atene1 , dopo aver avuto venti contrari e perciò una navigazione lenta e
penosa. Al nostro sbarco troviamo Acasto con la tua lettera dopo venti e un giorno di viaggio:
davvero ha fatto in fretta…E non mi son stupito della brevità di questa che mi ha portato Acasto,
poichè tu aspetti, meglio ci aspetti. Anche noi desideriamo impazientemente di rivedervi,
quantunque io capisca in quale repubblica torniamo. Infatti dalla lettera di molti amici e persino da
quel che mi dice Acasto, intendo che andiamo verso la guerra 2. Quando sarò tornato non potrò più
nascondere i miei sentimenti; ma poiché bisogna pur correr dei rischi, così cerchiamo di venire più
in fretta che si può, per poter decidere più facilmente di tutti gli ostacoli. E purchè tu lo possa fare
senza stancarti troppo, vorrei che tu mi venissi incontro più avanti che puoi…
Noi, se gli Dei ci aiuteranno, contiamo di essere in Italia circa alle Idi di novembre. E così, o mia
carissima e desideratissima Terenzia, e voi se ci amate, abbiate cura della vostra salute. Addio.

Ad Familiares XIV 18 Formia, 24 gennaio 49


( La guerra civile è scoppiata. Da Formia Cicerone scrive alla famiglia che è rimasta a Roma.)

A Terenzia e a Tullia
Anime mie, credo che tocchi a voi riflettere molto attentamente che cosa dobbiate fare: se vi
convenga restare a Roma o venire con me in luogo sicuro.1 Tutto ciò non solo riguarda me, ma
anche voi. Io ragiono così: in Roma voi potreste essere sicure per mezzo di Dolabella2 e questi
potrebbe esserci d’aiuto se cominciassero violenze e rapine. D’altra parte m’impensierisce il fatto
che tutti i galantuomini lasciano Roma portando con sé le loro donne. Ora in questo posto dove mi
trovo3 ci sono non solo città nostre, ma abbiamo anche le nostre terre, di modo che voi potreste
essermi vicinissime, e allontanandovi, star sempre bene e in casa nostra. Ma francamente non so
quale delle due cose sia la migliore: vedete voi quello che fanno le donne della vostra condizione e,
se credete opportuno uscire, badate di non indugiar troppo. Io vorrei che su ciò si riflettesse
seriamente tra voi e gli amici. Dite a Filotimo4 di fortificare la casa e di radunar gente. E vorrei che
cercaste corrieri sicuri, in modo da ricevere ogni giorno vostre lettere. Ma cercate soprattutto di star
bene se volete che noi stiamo bene.

1.Cesare, passato il Rubicone il 10 gennaio, sta per giungere a Roma


2.Terzo marito di Tullia, luogotenente di Cesare
3.Cicerone era stato nominato da Pompeo ispettore della Campania con l’autorità di far leve, col comando di tutte le
milizie, per organizzare la resistenza contro Cesare. Egli vi possedeva anche ville e terreni, come a Formia, Pozzuoli e
presso Pompei
4.Un liberto di Terenzia
Ad Familiares IV, 6 Ficulea,1 metà di aprile 45
( Lettera indirizzata a Servio Sulpicio Rufo, famoso giureconsulto che era stato console nel 51 a.C.
ed era allora (nel 45) proconsole d’Acaia. Stando ad Atene Sulpicio Rufo viene a sapere del
gravissimo lutto che ha colpito Cicerone: è morta di parto l’amatissima figlia Tullia ( in un’altra
lettera-Ad Familiares IX, 11- Cicerone dice “ mi è stata strappata tutta la mia gioia e la mia
dolcezza”). Allora gli scrive una lettera consolatoria ( Ad Fam. IV, 5) con le solite considerazioni
che si fanno in simili casi; ineluttabilità della morte, buona la sorte di Tullia che almeno è morta
mentre c’è ancora la repubblica, necessità di mostrarsi forte davanti al dolore.
Cicerone risponde con questa lettera ).

A Servio Sulpicio
Io, sì, avrei voluto, Servio, che tu, come mi scrivi, mi fossi stato vicino nel mio grandissimo lutto; e
quanto con la tua presenza mi avresti potuto giovare e consolandomi e unendoti a me nel mio
dolore, facilmente comprendo dal fatto che la lettera del tuo scritto mi ha dato un po’ di
sollievo…Ma non soltanto mi consolano le tue parole e l’essermi, per così dire, compagno nel
dolore, ma anche la tua autorità: poiché giudico vergognoso saper così poco sopportare il mio caso,
come tu, provvisto di tanta saggezza, vorresti. Ma talvolta devo dichiararmi vinto, male resistendo
al dolore, perché mi mancano quei diversivi che a tutti gli altri in simili circostanze non sono
mancati…Lucio Paolo2 che due ne perdette in sette giorni… e Marco Catone3 a cui morì un figlio di
grande ingegno e di grande virtù: ebbene costoro vissero in tempi in cui il loro pianto poteva essere
consolato dalla stessa dignità che loro veniva dagli uffici occupati nella Repubblica. A me, invece
perduti tutti quegli onori, a cui tu anche accenni nella lettera e che coi più grandi sforzi mi ero
guadagnato, a me restava questo solo conforto…Una volta quando tornavo a casa esacerbato per la
contrarietà del governo, qui tutto mi sollevava; ora che la mia casa è la casa del pianto, non posso
più rifugiarmi nelle cure del governo, per aver pace nelle sue fortune. Pertanto non ho più casa, non
ho più Foro, perché la casa più non mi può consolare del dolore che mi viene dalla repubblica né
questa del dolore che mi nasce in casa…

1. Nella villa di Attico


2. Il vincitore di Perseo a Pidna
3. Il Censore

Ad Familiares XI, 5 Roma, metà dicembre 44


( Dopo la morte di Cesare Antonio aveva fatto togliere il governo della Gallia Cisalpina a Decimo
Bruto, uno dei cesaricidi ( da non confondersi con l’altro famoso cesaricida, M. Giunio Bruto) , che
però si ribella, combatte contro Antonio e lo sconfigge a Modena. Cicerone ripone in lui delle
speranze).

A Decimo Bruto
… Questo in breve mi sembra di doverti dire: farti cioè sapere che il popolo romano tutto aspetta da
te, pone in te ogni speranza di recuperare una buona volta la libertà… Questo è il tuo dovere…
questo da te i Romani , o meglio, tutti non soltanto aspettano, ma anche chiedono…Farò soltanto
ciò che è mio dovere, promettendoti ogni mio appoggio, il mio zelo, le mie cure, i miei pensieri…
Perciò vorrei che tu fossi così persuaso di questo, che per la causa della repubblica, che mi è più
cara della vita e anche perché voglio proprio te favorire e accrescere la tua dignità, io non verrò mai
meno ai tuoi bellissimi disegni…

Ad Familiares XII, 10 Roma, luglio 43


( In questa lettera, che è una delle ultime a noi pervenute, Cicerone si rivolge a Cassio ( uno dei
cesaricidi ) per esortarlo a venire in Italia assieme a Bruto ( il più famoso dei cesaricidi ) perché su
loro poggiano le speranze di Cicerone e della repubblica. Lepido invece, contro le speranze di
Cicerone, ha accolto benevolmente Antonio, col quale, assieme ad Ottaviano, si accorderà nel
novembre del 43 a.C., dunque di lì a pochi mesi, per formare il II triumvirato).

A Cassio
… Mentre ti scrivo la guerra è certo grande per la criminale leggerezza di Lepido… Questo tuo
esercito con tutti i mezzi che gli saranno possibili, io te lo farò onorare, e il momento opportuno
sarà quando si potrà ben comprendere quale aiuto questi soldati saranno per dare alla repubblica o
avranno già dato… Già avevamo splendidamente vinto, se Lepido non avesse accolto Antonio,
spogliato, inerme, in fuga. Ma non mai l’odio dei cittadini arse tanto contro Antonio come ora
contro Lepido. L’uno suscitò la guerra dallo sconvolgimento della repubblica, l’altro dalla pace e
dalla vittoria… Persuaditi, dunque, che tutto è riposto in te e nel tuo Bruto, che vi aspettiamo, te e
Bruto quanto prima. Che se come spero verrete vincendo i nostri nemici, risorgerà la repubblica con
la vostra autorità e si fonderà su basi tollerabili, poiché vi sono molte cose che bisogna curare,
anche se la repubblica sembrerà abbastanza liberata dalle scelleratezze dei nemici.

Dopo la lettura e discussione in classe, l’insegnante cerca di fornire un quadro


globale dell’epistolario con una breve lezione frontale i cui contenuti siano
all’incirca i seguenti:

L’epistolario ciceroniano è un documento eccezionale sia per conoscere in tutte le


sue pieghe la personalità dell’uomo, sia per entrare in quelle vicende quotidiane
che la storia ufficiale non tramanda: i pettegolezzi, gli scandali, le invidie, gli odi
di tanti personaggi con cui egli venne a contatto.
Straordinaria è la ricchezza delle lettere, non solamente per la quantità di notizie,
ma anche per la molteplicità degli atteggiamenti intellettuali e sentimentali.
Troviamo infatti lettere che trattano solo di temi politici, altre solo di affari privati,
ma per lo più sono lettere in cui la vita privata e quella pubblica si intrecciano e
si mescolano inscindibilmente.
La lettera per Cicerone è un colloquio con amici assenti (“colloquia amicorum
absentium”) e il suo carattere deve essere l’istantaneità (“ scrivimi tutto ciò che ti
viene in mente”) così come la spontaneità, in quanto non si ha l’imbarazzo
psicologico che può dare la presenza fisica, perché “epistula non erubescit”, ossia
“la lettera non arrossisce”.
Ci pare significativo citare un’affermazione di Cornelio Nepote: “ Chi legga i sedici
libri delle lettere che Cicerone spedì ad Attico dall’anno del suo consolato agli
ultimi giorni della sua vita, non avvertirà molto il bisogno di una storia compiuta
di quei tempi, perché tutto ciò che riguarda le ambizioni dei potenti , i vizi dei
capi partito e le vicende dello Stato è così fedelmente narrato che non vi è cosa
che in quelle lettere non compaia…” (Attico,XVI,3-4)
E ci sembra doveroso sottolineare quanto oltre a tutto ciò, che da un punto di
vista storico ha un enorme valore, le lettere siano la fonte più ricca e adeguata
cui attingere per ricostruire la biografia di un uomo che veramente “si confessa”.
Del resto lo stesso fratello Quinto gli scrisse: “te totum in litteris vidi”(Ad
Fam.XVI,16,3)

Siamo arrivati al momento dei lavori di gruppo, nei quali i ragazzi


riesamineranno le lettere evidenziandone “frasi-chiave” che permettano di creare
un quadro globale della tematica affrontata. Essi dovrebbero riuscire a tracciare
un vero e proprio “percorso per temi” che metta in luce gli aspetti privati e
pubblici emergenti dalle lettere. Alla fine si tenterà un piccolo raffronto anche
con la lettera a Quinto esaminata dal testo in latino.
Anche l’insegnante preparerà un percorso per temi da confrontare poi con quelli
dei ragazzi:

INTIMI AFFETTI

Per
a) Attico: affetto, fiducia, stima
∙ Ad Att. I, 13 riga 4 “i segni del tuo affetto”
∙ Ad Att. I, 18 righe 1-3 “nulla oggi tanto mi manca quanto un amico a cui poter
confidare tutto quello che mi tormenta, un amico che mi ami,
che mi sappia ascoltare, col quale io possa parlare senza
alcuna finzione…senza nulla nascondere…”
∙ Ad Att. I, 18 riga 8 “ti aspetto, ti desidero, ti invoco”
∙ Ad Att. IV,3 righe 23-24 “che cosa debba decidere in questo stato di cose non saprei
decidere senza di te”
b) La famiglia:
-La moglie Terenzia: affetto
∙ Ad Fam. XIV,4 riga 4 “vorrei morire tra le tue braccia”
∙ Ad Fam. XIV,4 righe 13-14 “se ti avrò con me non mi sembrerà di essere l’uomo finito
che sono”
-La figlia Tullia: affetto e tenerezza
∙ Ad Att. I,18 riga 7 “della mia figlioletta”
∙ Ad Fam. XIV,4 riga 15 “ma che sarà della mia Tulliola?”
∙ Ad Fam. IV,6 riga 1 “nel mio grandissimo lutto”
∙ Ad Fam. IV,6 riga 12 “a me restava questo solo conforto”
∙ Ad Fam. IV,6 riga 13 “la mia casa è la casa del pianto”
-Il figlio Cicerone: affetto e
tenerezza
∙ Ad Att.I,18 riga 7 “mio dolce e piccolo Cicerone”
∙ Ad Fam. XIV,4 righe 15-16 il mio piccolo che fa? Lui voglio averlo fra le mie braccia”
- Tirone, lo schiavo: affetto,
fiducia, stima
∙ Ad Fam.XVI,14 riga 1 “passai una notte piena di spavento e di angoscia”
∙ Ad Fam.XVI,14 riga 5 “quella tua cultura che mi ti fa carissimo”
∙ Ad Fam.XVI,14 riga 6 “chiedo che questo tu faccia per te e per me”

LA VITA PRIVATA: ANSIE,


INCERTEZZE, SCONFORTO

Per
-La famiglia
∙ Ad Att.I,18 riga 10 “tutte le spine, tutti gli scrupoli che mi danno le
preoccupazioni della famiglia”
∙ Ad Fam.XIV,4 righe 10-11 “dovrei pregarti che tu mi raggiunga sfinita nel corpo e
nell’anima? E allora dovrò stare senza di te?”
∙ Ad Fam.XIV,18 righe 1-2 “anime mie, credo che tocchi a voi riflettere se vi convenga
stare a Roma o venire con me in un luogo sicuro”
∙ Ad Fam.XIV,18 righe 10-11 “dite a Filotimo di fortificare la casa… vorrei che cercaste
corrieri sicuri in modo da ricevere ogni giorno vostre lettere”
-Se stesso
∙ Ad Fam.XIV,4 riga 1 “tutte le ore della mia vita sono piene di miseria”
∙ Ad Fam.XIV,4 riga 10 “quanto sono infelice!”
∙ Ad Fam.XIV,4 riga 15 “non so più dar consigli”
∙ Ad Fam.XIV,4 riga 18 “mi esorti che mi faccia coraggio”
-Il patrimonio
∙ Ad Att.IV,3 riga 21 “ma il patrimonio è a pezzi”
∙ Ad Att.IV,3 riga22 “ho rimborsato mio fratello Quinto ma secondo le mie forze,
per non restare del tutto all’asciutto”

LA VITA PUBBLICA

-Clodio, il nemico di sempre: odio


e disprezzo
∙ Ad Fam.XIV,4 riga 9 “legge odiosissima”
∙ Ad Att.IV,3 riga 8 “tutto ciò per ordine di Clodio”
∙ Ad Att.IV,3 riga 9 “eccolo infuriare più violento”
∙ Ad Att.IV,3 righe 18-19 “mi ha inseguito coi suoi. Grida, sassate, bastonate, luccicare
di spade…”
-L’isolamento: amarezza
∙ Ad Att.I, 18 riga 6 “sono stato messo in disparte da tutti”
∙ Ad Fam.IV,6 righe 13-14 “non posso più rifugiarmi nelle cure del governo”
-La Repubblica: amore e
preoccupazione
∙ Ad Fam.XIV,5 riga 6 “quantunque io capisca in quale Repubblica torniamo”
∙ Ad Fam.XIV,5 riga 7 “andiamo verso la guerra”
∙ Ad Fam.XIV,18 riga 4-5 “m’impensierisce il fatto che tutti i galantuomini lasciano
Roma portando con sé le loro donne”
∙ Ad Fam.IV,6 righe15-16 “la casa più non mi può consolare del dolore che mi viene
dalla Repubblica né questa del dolore che mi nasce in casa”
∙ Ad Fam.XI,5 righe 1-2 “il popolo romano tutto pone in te ogni speranza di recuperare
una buona volta la libertà”
∙ Ad Fam.XI,5 righe 5-6 “la Repubblica che mi è più cara della vita”
∙ Ad Fam.XII,10 riga 8 “risorgerà la Repubblica”

-Pompeo: il politico ideale


∙ Ad Fam.V,7 riga 7 “vivissima devozione che ho per te”
∙ Ad Fam.V,7 riga 8 “l’interesse dello stato ci accosterà unendoci strettamente”
∙ Ad Fam.V,7 riga 14 “ tu che sei molto maggiore dell’Africano permetterai che a te
sia unito e nell’amicizia e nella politica colui che ti scrive”

Il percorso per temi che ha visto l’analisi di alcune parti dell’epistolario può ora
arrivare a fare un raffronto tra le lettere antologizzate e quella al fratello Quinto,
anche perché è utile vedere frasi direttamente in latino per “entrare meglio in
contatto” con quella Roma del I secolo che Cicerone ci dipinge così bene.

La lettera a Quinto presenta analogie con le altre soprattutto perché vi troviamo i


due personaggi intorno a cui ruota la vita politica di Cicerone, cioè Clodio e
Pompeo, e anche per l’efficace rappresentazione del clima politico di quegli anni.
Sulla figura di Clodio possiamo mettere a confronto la lettera a Quinto con quella
ad Attico IV,3: la prima è del 56 e si parla di disordini legati alla lotta politica nel
foro; la lettera ad Attico è anteriore di un anno e mette in luce le violenze
personali di Clodio ai danni di Cicerone: sono due situazioni differenti ma il
quadro che ne ricaviamo è analogo…
Ad Quintum II,3
∙ “Operae Clodianae clamorem sustulerunt”
∙ “Clodiani nostros consputare coeperunt”
∙ “Ac nos quoque fugimus ne quid in turba”(
sott.”accideret”)
Simile la situazione che troviamo in Ad Att. IV,3:
∙ “Sono stati cacciati da gente armata i muratori che lavoravano sulla mia area… tutto ciò per
ordine di Clodio”
∙ “Non ha altro in capo che stragi di nemici, che andar sobillando…”
∙ “Mi ha inseguito coi suoi. Grida, sassate, bastonate…e tutto ciò senza che me lo aspettassi”
In Ad Quintum troviamo poi l’efficace espressione “exarsit dolor”, a sottolineare
che in quel momento stava “bruciando” per il dolore e il dispetto che gli causava
quell’uomo che molti disprezzano (“Ad Att.IV, 3: “Oggi, dopo aver diroccato, abbattuto,
rapinato, tutti lo abbandonano”).

Un altro aspetto politico da rilevare è l’atteggiamento filo-pompeiano di Cicerone,


che è efficace vedere nelle espressioni latine della lettera a Quinto :
“Dixit Pompeius…in eo sane fortis fuit: non est deterritus, dixit omnia atque interdum etiam
silentio cum auctoritate peregerat”,frasi di stima che ci riportano alla lettera
indirizzata a Pompeo stesso nel 62, dove la fiducia e il rispetto emergono da
tutta la lettera; basta pertanto un solo esempio: “la vivissima devozione che ho per te”.

Siamo arrivati al III percorso che intendiamo iniziare sempre partendo dalle
lettere. Ci sono delle frasi di Cicerone sui problemi della corrispondenza che ci
offrono lo spunto per un approfondimento relativo al modo di scrivere e
comunicare a Roma.

Ad Att.I,13 riga 5 “non trovo un corriere fidato”


Ad Att.I,18 riga 11 “non le voglio affidare a un corriere
ignoto”
Ad Fam.XIV,4 riga 19 “quando potrò ricevere una lettera?”
Ad Fam.XIV,5 riga 4 “Acasto con la tua lettera…davvero ha
fatto in fretta”
Ad Fam.XIV,18 riga 10 “vorrei che cercaste corrieri sicuri”
Prepariamo uno schema sintetico da offrire su lucido e poi in fotocopie agli allievi
con un excursus che vada dai materiali scrittorii alle caratteristiche della
corrispondenza nel periodo in questione.

I supporti su cui i Romani scrivevano:


∙ Tavolette cerate: Tavolette di legno unite da un cordoncino e ricoperte di cera

nella parte centrale

∙ Rotoli: Per lo più di papiro (pianta egizia). Si incollavano tra loro più fogli di
papiro fino a formare un volumen. La scrittura era disposta in colonne così
che a ognuna di esse corrispondeva un foglio di papiro. Venivano conservati in
capsae (cofanetti) o si poggiavano in uno scaffale.
.

∙ Codice: soppiantò il volumen. Fatto per lo più di pergamena (pelle animale). Si


affermò l’uso nel I secolo d.C. Il passaggio dal rotolo al codice giunge a
definitivo compimento nel IV secolo. Venivano uniti e piegati più fogli per
formare un fascicolo: più fascicoli cuciti insieme creano il codice.
Gli strumenti scrittorii:
∙ Stilo: Strumento appuntito per le scritture a incisione. Fatto di legno, ferro o

avorio, era da una parte a punta e dall’altra a paletta ( per cancellare ).


∙ Calamo: Canna tagliata e appuntita. Per le scritture a inchiostro. Al calamo
subentrerà la penna di volatile.

La corrispondenza:
Si corrispose a lungo su tavolette cerate. Poi si utilizzò il papiro soprattutto per le
lettere più lunghe e per la corrispondenza verso luoghi lontani.
Il viaggio della lettera:
Il mittente la consegna ai Tabellarii o per il destinatario
(che scriveva la lettera Cursores (muniti di
personalmente o la grandi cappelli d’estate
dettava o la faceva e pesanti cappotti
d’inverno)
trascrivere a schiavi o
liberti)
(N.B.: In questo periodo della storia romana le notizie principali venivano scritte
sugli “acta diurna” e corrieri pubblici ne portavano comunicazione ai magistrati
delle varie province; per questi corrieri il trasporto era gratuito e le spese di
viaggio rimborsate. Ma era un servizio molto lento al quale suppliva la
corrispondenza epistolare privata. I corrieri dei privati, a differenza di quelli
pubblici, erano pagati dai corrispondenti stessi.
Solo Augusto ordinò il “cursus publicus” o “fiscalis”, istituendo sulle vie principali
dell’impero stazioni per il cambio dei cavalli ( mutationes ) e alberghi ( mansiones).

Le lettere in arrivo:
Generalmente lette al destinatario da schiavi detti lectores e poi ben conservate:
se scritte su papiro venivano incollate progressivamente fino a formare dei
volumina conservati nelle apposite capsae ( vedi figura) o negli scaffali.
Questa cura nella conservazione ha permesso che le lettere di Cicerone
giungessero fino a noi.
La pubblicazione avvenne ad opera di Attico, editore-libraio, e Tirone.

Tradizione manoscritta dell’epistolario


Nell’antichità fu assai letto e utilizzato. Nel Medio Evo rimase nell’ombra. Fu il
Petrarca a scoprirne gran parte nel 1345, ma il manoscritto da lui scoperto è
andato perso. La copia fatta fare da Coluccio Salutati nel 1375 costituisce oggi il
codice Mediceo della Laurenziana di Firenze. Bisogna dire che la tradizione non è
chiara e i codici umanistici sono numerosi: su di essi si basano le molteplici
edizioni dell’epistolario che abbiamo.
Struttura della lettera:

Formula d’inizio Nome mittente in nominativo


Nome destinatario in dativo
Saluto
Testo
Formula di chiusura Saluto
Data

Esempio di inizio Marcus


Quinto fratri
salutem( sott.”dicit”)

Esempio di chiusura Vale


oppure
Cura ut valeas

STRUMENTI DIDATTICI

∙ Fotocopia della lettera di Cicerone a Quinto II, 3 par. 2-3


∙ Fotocopia degli esercizi strutturati elaborati dall’insegnante
∙ Dizionario latino-italiano / italiano-latino
∙ Fotocopia di lettere di Cicerone scelte dall’insegnante in traduzione italiana
∙ Lucidi ( relativi ai percorsi II e III ) elaborati dall’insegnante
∙ Manuale di letteratura in adozione nella classe

VERIFICHE
La tipologia delle verifiche è stata illustrata in precedenza con la descrizione delle
fotocopie da distribuire agli alunni.
Esse consistono dunque in :
∙ Questionario a risposta aperta sul contenuto della lettera a Quinto per la

comprensione globale del testo


∙ Prove strutturate per la comprensione morfo-sintattica del medesimo testo ( di

queste si è dato l’esempio )


∙ Interrogazione breve

∙ Lavori di gruppo

CRITERI DI VALUTAZIONE

Prelirminarmente si rende necessario stabilire con gli alunni il criterio con cui
saranno valutati nel corso dello svolgimento dell’unità didattica. La valutazione
sarà chiara e trasparente e si terrà conto di elementi non appartenenti alla sfera
cognitiva come :
∙ Impegno

∙ Fattori di disagio di tipo emotivo

∙ Frequenza
∙ Metodo di studio e di lavoro

∙ Partecipazione

∙ Comportamento sociale

E di elementi appartenenti alla sfera cognitiva come :


∙ Punto di partenza dell’alunno
∙ Livello massimo perseguibile da ognuno
∙ Conoscenze : l’alunno dovrà dimostrare di conoscere le strutture fondamentali
della lingua latina e gli aspetti salienti dell’opera epistolare di Cicerone per ciò
che concerne la letteratura
Competenze : l’alunno dovrà essere in grado di cogliere gli aspetti essenziali
del testo latino, del senso globale della lettera, dello stile ciceroniano e di
esprimere in un linguaggio appropriato quanto appreso
Capacità : l’alunno dovrà dimostrare di possedere :
⮚ capacità critica consapevole

⮚ capacità di analisi e di sintesi

⮚ capacità di risolvere problemi nuovi sulla base delle

metodologie apprese

TEMPORIZZAZIONE TOTALE

Percorso I (fase linguistica ) : 8 ore


Percorso II ( fase letteraria ) : 8 ore
Percorso III ( fase storico-documentaria ) : 2 ore

STRUMENTI BIBLIOGRAFICI

Il supporto bibliografico del quale l’insegnante si è servito, ma che ha anche


indicato agli studenti è costituito essenzialmente da:
∙ Una o più storie della Letteratura latina, con particolare riguardo
all’epistolario ciceroniano, quali:
- E. Paratore, Storia della Letteratura latina, Firenze 1953.
- A. Rostagni, Storia della Letteratura latina, vol.I, Torino 19642
- M.von Albrecht, Storia della Letteratura latina, vol.I, Torino 1996.
(trad.ital.dell’ed. Bern-Munchen 19942.

∙ Un trattato sull’epistolografia latina, quale:


- P. Cugusi, Evoluzione e forma dell’epistolografia latina nella tarda repubblica e
nei primi due secoli dell’impero, Roma 1983.

∙ Una raccolta delle lettere ciceroniane con testo latino e traduzione a fronte.

∙ Una buona antologia commentata, quale:


- Uomini ed eventi, antologia delle lettere, commento a cura di C. Vielmetti,
Roma s.d.

∙ Una storia del diritto romano, quale:


-V. Arangio Ruiz, Storia del diritto romano, Napoli19607.

∙ Un trattato sulla storia del libro, della scrittura e degli strumenti scrittorii,
quali:
- G. Battelli, Lezioni di paleografia, Città del Vaticano 1949.
- A. Petrucci, Breve storia della scrittura latina, Roma 1997.

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