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1
Per le brevi osservazioni introduttive che seguiranno riassumo un mio
precedente saggio, (Santoro 1994).
4
2
Naumann 1913, 61.
3
Questa fase dell’approccio notkeriano al testo latino fu interpretata da Helmut
de Boor come «Vereinfachung des rhetorisch-kunstvollen spätantiken Latein etwa des
Boethius oder Marcianus» (de Boor 1949, 108). L’autorevole opinione di de Boor è
stata per lungo tempo generalmente accettata dalla critica notkeriana, senza che,
tuttavia, di questa “semplificazione” se ne comprendesse la ratio. Soltanto negli ultimi
decenni si è prestata maggiore attenzione ad un trattato anonimo in quattro parti sulla
grammatica e sulla sintassi latine Quomodo VII circumstantie rerum in legendo
ordinande sint trasmesso nel codice composito 10615-10729 della Biblioteca Reale di
Bruxelles, nello stesso quaternione che tramanda altri scritti di Notker, tra cui la nota
epistola al vescovo Hugo di Sitten. Questo trattato è stato dapprima sfiorato da Näf
(1979, 78-84) e poi più diffusamente studiato da Backes (1982, 27-64), il quale ha
verificato il procedimento di ricostruzione del testo latino da parte di Notker sulla scorta
delle regole sintattiche enunciate nel trattato. Dopo la dettagliata analisi condotta da
Backes è assai probabile che il trattato debba essere attribuito allo stesso Notker.
4
Cfr. Näf 1979, 87-90.
5
Sonderegger 1980, 79.
5
6
Hellgardt 1979, 173.
7
«Notkers soziale Komponente» cit. in Sonderegger 1980, 75
8
Egli 1909, 230.
6
9
Cfr. Sonderegger 1971 e 1980.
10
Hellgardt 1979, 173.
7
11
Hellgardt 1986 e Scherabon Firchow 1993, 1994 e 2003.
12
Psalmi Dauidis a NOTKERO Labeone. Abbate S. Galli ante septingentos
annos Translatione et Paraphrasi Teutonica expositi, nunc primum ex Museo generosi
Dom. de la Loubere in publicum editi. Latina Interpretatione, Notisque illustrauit Io.
Schilteri. Straßburg 1698
13
Kössinger 2009, 165.
14
Joannis Schilteri […] Thesaurus antiquitatum teutonicarum,
ecclesiasticarum, civilium, litterariarum. / Opus diu desideratum, nunc ex autographis
b. autoris datum e museo Joannis Christiani Simonis […] Accedunt passim alemannica
8
monumenta insignia vetustissima; noviter post Schilterum eruta, & suis quæque locis
inserta: tum virorum doctorum emendationes, versiones, notæ & curæ exquisitæ. Ulmæ
Sumptibus Danielis Bartholomæi, & Filii. 1726-1728. Sulla genesi del Thesaurus di
Schilter cfr. Kössinger 2009, 184-188.
15
Cfr. Kössinger 2009, 176.
16
Cfr. Saller 2003, 34.
9
17
Il manoscritto R contiene ulteriori e più raffinati livelli di distinzione
gerarchica del testo, cfr. il paragrafo “Hierarchie der Schriften”, in Tax (Hrsg.) IV 1979,
XXI-XXII.
18
Sonderegger 1982, 33.
19
Scherabon Firchow 1993, 111 e 1994, 217.
20
Eberhard Gottlieb Graff, Althochdeutsche, dem Anfange des 11ten
Jahrhunderts angehörige, I-III, Berlin 1837.
10
21
Graff (Hrsg.) 1837 (Categoriae / De interpretatione), IV.
11
22
«Die Bemerkungen für den Vortrag, wie: “hic suspende vocem” “hic
depone” “hic suspende vocem, quia pendet sensus”, “hic remissior vox, quia interposita
ratio est”, so wie einzelne eingeschobene Glossen, habe ich durch kleinere Schrift
bezeichnet» Graff (Hrsg.) 1837 (Categoriae / De interpretatione), V.
23
Tra gli studi più recenti sui modi e le condizioni di lettura nel Medioevo cfr.
Busch 2002 e Petrucci 2005.
24
Cfr. Tax (Hrsg) VII 1986, XLVIII-LI.
25
Cfr. Backes 1982, 56-64.
12
26
«Und wahrscheinlich […] ein Werk des zu St. Gallen 1022 […] verstorbenen
gelehrten Benediktiners Notker Labeo» Graff (Hrsg.) 1837 (Consolatio), V-VI.
27
«Die verschiedenen Ausdrücke und Formen, in denen die genannten Werke
von einander abweichen, können zum Theil von Mitarbeitern, oder auch von den
Abschreibern herrühren» Graff (Hrsg.) 1837 (Categoriae / De interpretatione), IV.
13
28
Cfr. Lachmann (Hrsg) 1825, IV.
29
Cfr. Hellgardt 1986, 194-197.
30
Goldast 1606, 88.
14
31
Denkmahle des Mittelalters. St. Gallen’s Altteutsche Sprachschätze, II-III
Notkers des Teutschen Werke, St. Gallen 1844-1847.
32
Luiselli 1994, 243. Scherabon Firchow considera l’edizione di Hattemer
«die erste moderne diplomatische Ausgabe» (1993, 112), «the first genuine diplomatic
edition» (1994, 220), più correttamente Hellgardt la ritiene «die erste eigentlich
wissenschaftliche Ausgabe» (1986, 197).
15
33
Hattemer (Hrsg.) 1844-1847, III, 10.
34
Hattemer (Hrsg.) 1844-1847, I, II-III.
35
Cfr. Lutz-Hensel 1980.
16
36
Von Steinmeyer 1874, Piper 1882.
37
Von Steinmeyer 1874, 449-450.
38
Die Schriften Notkers und seiner Schule, hrsg. von Paul Piper, I-III, Freiburg
i. B.-Tübingen 1882-1883 (Neue billige Ausgabe, Freiburg i. B.-Leipzig 1895).
39
Baechtold 1887. Cfr. Hellgardt 1986, 196.
17
40
Kögel 1884, 422.
41
Cfr. Scherabon Firchow-Grotans 1994.
42
Kelle 1883, 319.
43
Hellgardt 1979, 173.
44
Sehrt 1962, Sehrt-Legner 1955, Götz 1997.
18
45
Cfr. Hellgardt 1986, 198.
46
Notkers des Deutschen Werke, nach den Handschriften neu herausgegeben
von E. H. Sehrt und Taylor Starck, I-III, Halle/Saale 1933-1955.
47
Sehrt-Starck (Hrsg.) I, 1933, [I].
19
antichi; tuttavia anche i primi due libri della Consolatio, che sono quelli
che meglio ne seguono l’usus, disattendono frequentemente il sistema di
Notker. L’eterogeneità della tradizione, un tempo attribuita
esclusivamente all’azione dei copisti, viene oggi anche spiegata
supponendo un’evoluzione nel tempo del sistema ideato da Notker48.
Anche per queste ragioni non mancarono voci contrarie alle scelte
dell’edizione di Sehrt-Starck: se Otto Behaghel parlerà di “Leidenschaft
der Gleichmachung”49, sarà soprattutto Frederik P. Pickering a
domandarsi se non fosse il caso di preferire un’edizione diplomatica.
Del resto bisogna ricordare che gli stessi Sehrt e Starck modificheranno
in corso d’opera il loro punto di vista, in particolare nel volume dei
Salmi, curato dal solo Sehrt e pubblicato a distanza di quasi due decenni
dai precedenti volumi (1952-1955).
Il compito di realizzare finalmente un’edizione davvero
diplomatica sarà portato avanti proprio da due allievi di Sehrt e Starck,
James C. King e Petrus W. Tax. L’edizione, pubblicata sempre per i tipi
di Niemeyer, che dagli anni ‘60 si era trasferito a Tübingen, sarà accolta
nella stessa collana “Altdeutsche Textbibliothek” fondata da Hermann
Paul e diretta a quel tempo da Hugo Kuhn50. L’edizione di King e Tax
si presenta come “completamento” di quella di Sehrt-Starck, ma, mentre
si paga un tributo di riconoscenza ai predecessori e maestri, in realtà i
criteri ecdotici seguiti sono affatto diversi. Gli autori dichiarano sì di
voler completare l’impresa dei loro maestri, ma di volerla adeguare «auf
den neuesten Forschungsstand»51.
Allo scopo di approntare una nuova edizione delle opere di
Notker, era stato costituito già nel 1968 da Hugo Kuhn un “Notker-
Kuratorium”, di cui facevano parte, oltre a King e Tax, Stephan
Sonderegger, Bernhard Bischoff e Ingeborg Schröbler. Le scelte critico-
48
Cfr. Saller 2003, 45.
49
Behaghel 1934, 89.
50
James C. King-Petrus W. Tax, Die Werke Notkers des Deutschen, I-X,
Tübingen: Max Niemeyer, 1972-1996.
51
King (Hrsg.) I, 1972, [III].
20
52
Moser-Tervooren 1977.
53
Schweikle 1986.
21
54
King (Hrsg.) I, 1972, XIII.
55
Hellgardt-Saller 2003, 317.
56
Scherabon-Firchow 1993, 116.
22
Lesart oder eine korrigierte bzw. normalisierte Form dieser Lesart ist»57.
Si continuerebbe ad affacciare secondo Scherabon Firchow nelle scelte
degli editori la vecchia convinzione di una “ideale lingua” di Notker:
«Störend ist vor allem, dass die heute längst überholte Vorstellung einer
“idealen Notkersprache” noch sehr deutlich im Hintergrund seiner
Ausgabe herumspuckt und dass sich der Herausgeber in seinem
“modifiziert-diplomatischen” Text offensichtlich nicht von der idée fixe
einer perfekten Notkersprache hat trennen können»58.
Com’è noto, nonostante i criteri generali fissati dal “Notker-
Kuratorium”, si rese necessario, nel corso del lavoro, modificare i metodi
di lavoro a seconda anche della tradizione manoscritta dei singoli testi,
cosicché anche in questo caso ogni volume deve di necessità essere
valutato singolarmente. Ciò che rende, tuttavia, preziosa nel suo insieme
l’edizione di King e Tax, e ne costituisce ancora oggi la principale
ragione di successo, è l’aver accompagnato ogni singola opera con una
raccolta puntuale delle sue possibili fonti latine: il cosiddetto “Notker
latinus”. Il problema delle fonti di Notker era stato ovviamente già
oggetto di approfonditi studi parziali, si veda per esempio lo studio di
Hans Naumann sulle fonti della traduzione della Consolatio boeziana59,
utilizzato poi da Sehrt e Starck nel relativo apparato critico in calce al
testo della loro edizione60. Ma il vaglio finalmente sistematico delle fonti
a cura di King e Tax, sulla base principalmente dei manoscritti presenti
a San Gallo al tempo di Notker, contribuiva a spostare il baricentro degli
studi su Notker, da un ambito di ricerca fino ad allora marcatamente
linguistico (dal “Anlautgesetz” alle strategie di traduzione, dal contributo
alla formazione del lessico altotedesco alla sintassi) a uno, sino ad allora
poco frequentato, di tipo più letterario e filosofico, interessato a mettere
57
Scherabon Firchow (Hrsg.) 2003, V, XXV.
58
Scherabon Firchow (Hrsg.) 2003, V, XXV.
59
Naumann 1913.
60
«Wir haben Naumanns Ergebnisse ohne weiters angenommen und die von
ihm gegebenen Quellen an den entsprechenden Stellen unter den Text gesetzt» Sehrt-
Starck (Hrsg.) I, 1933, XX.
23
61
Evelyn Scherabon Firchow, Notker der Deutsche von St. Gallen, I-VI,
Berlin: de Gruyter/ Hildesheim: Olms 1995-2003.
62
Cfr. Scherabon Firchow-Hotchkiss 2004.
63
Scherabon Firchow-Hotchkiss 2004, 107.
24
habe ich deshalb die überlieferten Texte so genau als technisch möglich
wiedergegeben»64; scopo dell’edizione è la riproduzione del testo «so
genau als es zu diesem Zeitpunkt technisch möglich ist»65, mentre
inevitabili, minimi allontanamenti sono dovuti, si rammarica la curatrice,
soltanto a limiti tecnici: «Der Wortlaut, die Orthographie und
Interpunktion meiner diplomatischen Texte folgen streng dem Gebrauch
der handschriften. Wo aus drucktechnischen Gründen kleinere
Abweichungen nötig waren, habe ich diese in den Fußnoten
verzeichnet»66. Fine ultimo dell’edizione diplomatica sembra essere per
Scherabon Firchow di potersi sostituire all’edizione in facsimile:
soltanto perché non ho potuto pubblicare il facsimile, dichiara la
studiosa, «bin ich meinem Textabdruck grundsätzlich um die genaue
Entsprechung zur Handschrift bestrebt gewesen»67. Gli stessi criteri
ecdotici segneranno l’edizione del “Wiener Notker”, pubblicata nel
2009: l’ultima fatica nel campo delle edizioni notkeriane della studiosa
americana68.
In passato anche le migliori edizioni diplomatiche (si pensi ad
esempio all’edizione del Beowulf di Zupitza e Davis69) si erano dovute
scontrare con insormontabili limitazioni di tipo tecnico. Adesso le
potenzialità offerte dai nuovi mezzi a disposizione erano (quasi)
illimitate; la studiosa ne fornisce un accurato elenco in ogni volume, ad
esempio: ampia possibilità di resa del modulo delle lettere, di particolari
varianti grafiche, delle legature, dell’altezza dei punti, del
posizionamento degli accenti, delle emendazioni, dei segni di rimando
o di espunzione. La ratio che ispira il lavoro di Scherabon Firchow è
64
Scherabon Firchow (Hrsg.) 2003, V, XXVII.
65
Scherabon-Firchow (Hrsg.) 1996, II, XIII.
66
Scherabon Firchow (Hrsg.) 2003, V, XVI.
67
Scherabon Firchow (Hrsg.) 1995, I, XI.
68
Scherabon Firchow (Hrsg.) 2009. L’edizione di questa rielaborazione
bavarese del Salterio di Notker (Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, ms. 2681)
segue a distanza di quasi un secolo e mezzo le edizioni di Heinzel-Scherer (1876) e di
Piper (III, 1883).
69
Zupitza-Davis 1959.
25
70
Scherabon Firchow (Hrsg.) 2003, V, XXIX-XXX.
71
Hellgardt 1997, 340.
72
Masser 1994 e 1997.
26
73
Cfr. Meineke 1997.
74
Cfr. Scherabon Firchow 1994, 226-228; cfr. il giudizio più pacato di Saller
2003, 41.
27
75
Scherabon Firchow 2003, 170.
76
Becker 1999, 119.
28
77
Hellgardt-Saller 2003, 316.
78
Saller 2003.
79
Saller 2004, 71.
80
Sui problemi anche teorici dell’edizione elettronica in particolare in ambito
germanico cfr. i saggi di Maria Grazia Saibene, Marina Buzzoni e Maria Grazia
Cammarota raccolti in Ferrari-Bampi 2009. Informazioni sui progetti in Italia in
Saibene-Buzzoni 2009.
29
Edizioni
Notkers des Deutschen Werke, nach den Handschriften neu herausgegeben von
E. H. Sehrt und Taylor Starck, I-III, Halle (Saale): Max Niemeyer,
1933-1955.
James C. King-Petrus W. Tax, Die Werke Notkers des Deutschen, I-X,
Tübingen: Max Niemeyer, 1972-1996.
Evelyn Scherabon Firchow, Notker der Deutsche von St. Gallen, I-VI, Berlin:
de Gruyter/ Hildesheim: Olms 1995-2003.
Saller, H., Ein neues Editionskonzept für die Schriften Notkers des Deutschen
anhand von De Interpretatione, Frankfurt am Main: Lang, 2003.
Der Codex Vindobonensis 2681 aus dem bayerischen Kloster Wessobrunn um
1100. Diplomatische Textausgabe der Wiener Notker Psalmen,
Cantica, Wessobrunner Predigten und katechetischen Denkmäler, hrsg.
von Evelyn Scherabon Firchow unter Mitarbeit von Richard Hotchkiss,
mit Konkordanzen und Wortlisten auf einer CD, Hildesheim-Zürich-
New York 2009.
Bibliografia citata
de Boor, H. (1949), Die deutsche Literatur. Von Karl dem Großen bis zum Begin
der höfischen Dichtung, 770-1170), München: Beck.
Egli, J. (Hrsg.) (1909), Der Liber Benedictionum Ekkeharts IV. nebst den
kleineren Dichtungen aus dem Codex Sangallensis 393, St. Gallen
(Mitteilungen zur Vaterländischen Geschichte 31).
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Trento.
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Editionsprinzipien, Melodien, Handschriften, Erläuterungen, Stuttgart.
Götz, H. (1997), Deutsch und Latein bei Notker. Ergänzungen zum Notker-
Glossar von E.H. Sehrt, Tübingen: Max Niemeyer.
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Hellgardt, E. (1979), “Notkers des Deutschen Brief an Bischof Hugo von
Sitten”, in Befund und Deutung. Zum Verhältnis von Empirie und
Interpretation in Sprach- und Literaturwissenschaft, hrsg. von Klaus
Grubmüller et al., Tübingen.
Hellgardt, H. (1986), “Notker Teutonicus. Überlegungen zum Stand der
Forschung”, Beiträge zur Geschichte der deutschen Sprache und
Literatur (T) 108, 190-205.
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Hellgardt, H.-Saller, H. (2003), “Notker digitalis, Kommentierung eines
Kommentars im Medium Hypertext”, in Schrift – Text – Edition, Hans
Walter Gabler zum 65. Geburtstag, hrsg. von Henkes, Ch. et al.,
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mittelhochdeutscher Dichtung. Brüder Grimm, Benecke, Lachmann.
32