Sei sulla pagina 1di 4

Questo volume è dedicato al primo libro dell'Iliade,

e riu isce i sie e tre ele e ti: il testo dell’Iliade,


una traduzione interlineare rigorosamente letterale
ed un commentario. Non sono a conoscenza di un
altro testo in cui tutti questi tre elementi siano
riuniti insieme, e siano presentati in lingua italiana.
No i te do rive dicare l’aver col ato alcu a
lacuna: ho semplicemente voluto realizzare lo
strumento a mio parere più pratico, per un lettore
appassionato di Omero, al fine di consentirgli allo
stesso tempo e con un unico volume tra le mani di
leggere il testo greco del poema, confrontare una
proposta di traduzione ed approfondire vari aspetti
del testo con un esteso commentario a piè di
pagina. La traduzione ed il commento sono
preceduti da un'introduzione al libro, e seguite da
alcune schede lessicali e di approfondimento. La
traduzio e, le schede lessicali e l’i postazio e
complessiva del presente lavoro sono originali,
mentre per il commento e le note mi sono mi sono
appoggiato in larga misura ai due fondamentali
commentari di W. Leaf e G. S. Kirk, che ho
parzialmente tradotto e variamente integrato tra di

ILIADE – LIBRO I
loro e con altre fonti. Le note sono principalmente
focalizzate sul lessico e sulla grammatica. Per
un'analisi grammaticale dettagliata che si integra al
testo greco e ad una traduzione letterale
interlineare, si veda il lavoro di J. J. Jackson.

Riccardo Guiffrey
NOTE ALLA TRADUZIONE E AI COMMENTI

Questo piccolo volume – il primo di una serie di ventiquattro volumi dedicati ai ventiquattro libri
dell’Iliade – riunisce insieme tre elementi: il testo dell’Iliade, una traduzione interlineare rigorosamente
letterale ed un commento. Non sono a conoscenza di un altro testo in cui questi tre elementi siano riuniti
insieme, e siano tra l’altro presentati in lingua italiana. Non intendo rivendicare l’aver colmato alcuna
lacuna: ho semplicemente voluto realizzare lo strumento a mio parere più utile, per un lettore
appassionato di Omero, al fine di consentirgli allo stesso tempo, e con un unico volume tra le mani, di
leggere il testo greco del poema, confrontare una mia proposta di traduzione ed approfondire vari aspetti
del testo con un esteso commento a piè di pagina.
La traduzione ed il commento sono preceduti da una introduzione generale al libro, e seguite da alcune
schede lessicali e da una scheda dedicata ai dialoghi presenti nel libro. Dal quarto libro in poi sarà presenta
anche una scheda relativa alle vittime dei combattimenti.
La traduzione, le schede lessicali e l’impostazione complessiva del presente lavoro sono originali, mentre
per il commento e le note mi sono mi sono appoggiato in larga misura ai due fondamentali commentari
di W. Leaf e G. S. Kirk, che ho parzialmente tradotto e variamente integrato tra di loro e con altre fonti.
Ho selezionato quei commenti che ho ritenuto assolutamente necessari al fine di una comprensione di
base del testo omerico, focalizzandomi principalmente sul lessico e sulla grammatica, e sulla struttura
dell’opera: molti di meno sono i commenti relativi al mito, alla storia e alla geografia, all’archeologia
omerica e ad altri elementi, pur interessanti e fondamentali per una comprensione più approfondita del
testo.
Segnalo, incidentalmente, che i due commentari citati sono entrambe disponibili sul web, liberamente: il
commentario all’Iliade di Leaf, risalente ai primi del Novecento, è in due volumi ed include il testo del
poema, ma non la sua traduzione; il commentario curato da Kirk è in sei volumi, pubblicati a partire dal
1985, e non include il testo del poema, per consentire maggior spazio ai commenti.
La traduzione
Innanzitutto si tratta una traduzione interlineare, nella quale ciascun verso è, di regola, immediatamente
seguito dalla sua traduzione in lingua italiana. Esistono altre edizioni di questo tipo: personalmente ho
utilizzato spesso la versione di John James Jackson1, disponibile anche il formato elettronico su CD-
ROM. Ho fatto ogni sforzo per rispettare questa regola dell’alternanza minima, cercando di far seguire al
singolo verso la sua traduzione, anche a costo di perdere qualcosa in termini di leggibilità e godibilità della
traduzione stessa: nei rari casi in cui questa regola non poteva essere seguita se non mettendo a rischio la
stessa comprensibilità, ho scelto di raggruppare insieme due o più versi, e di far seguire la traduzione
all’intero blocco. Questo si è verificato per esempio laddove due o più versi consecutivi presentavano un
enjambement in cui il termine trasferito all’inizio del verso successivo era essenziale al perfezionamento
logico del verso precedente. Ma si tratta di eccezioni.
Si tratta poi di una traduzione letterale. Non ho voluto realizzare un testo di piacevole lettura, piegando
la traduzione ad esigenze di fruibilità immediata del testo: esistono molte splendide traduzioni in lingua
italiana che permettono di godere pienamente del racconto epico, e che a volte sono realizzate con tale
maestria da permettere persino si apprezzare il ritmo e le sfumature del verso omerico. Nei riferimenti
bibliografici che seguono cito alcune delle versioni che ho letto e consultato. Ho voluto invece realizzare
una traduzione che rimanesse quanto più possibile fedele al testo greco, aderente ad esso, in modo da

1 The Iliad of Homer. A Parsed Interlinear Text, compiled and parsed by John James Jackson. Il lavoro si basa sul testo greco di D. B. Monro e

T. W. Allen (Oxford, 1920) e sulla traduzione inglese di A. T. Murray (London, 1924).


obbligare il lettore ad avvicinarsi il più possibile al testo omerico, alla lingua e allo stile del suo autore. Il
solo modo per apprezzare veramente l’Iliade è leggendola nella lingua originale, e questa traduzione più
aiutare il lettore ad acquisire una tale familiarità con la lingua di Omero da poter leggere la sua opera nella
forma originale. La presente traduzione deve essere letta insieme al testo greco, passo passo con esso: ed
è proprio per questa ragione ho anche optato per una rigorosa interlinearità.
Scegliere una traduzione letterale ha significato in primo luogo cercare di seguire il testo greco anche
nell’ordine delle parole, adattando il testo italiano alle scelte del poeta ogni volta che questi ha deciso di
alterare il naturale ordine delle parole per esempio per ragioni metriche, oppure per dare enfasi ad un
particolare termine o ad una particolare formula. O di ricorrere, appunto, all’enjambement per creare pathos
e dare ritmo al racconto poetico. Ma oltre al problema dell’ordine delle parole c’è anche il problema delle
moltissime particelle che arricchiscono il verso greco, e che sono così tipiche dello stile omerico: queste
possono avere un significato specifico in un particolare verso, ma in un altro possono avere una semplice
funzione espletiva, e risultare di difficile traduzione. Ogni volta che è stato possibile ho cercaro di dare
voce anche a queste ultime, rinunciandovi solo quando questo sarebbe stato inutilmente pesante, o
persino errato.
Questa traduzione potrebbe poi anche definirsi una traduzione aperta. Tradurre un testo – dal greco,
dal latino o da qualsiasi altra lingua - un processo complesso2 che si articola da un punto di vista logico e
cronologico in due fasi distinte, l’una presupposto irrinunciabile dell’altra.

• Al principio vi è una fase di interpretazione e comprensione del testo originale, fase nella quale si
compie una prima operazione di tipo induttivo-deduttivo: si osservano i fenomeni linguistici -
lessicali, morfologici, sintattici e stilistici – che impregnano il testo originale, si formulano ipotesi
d’interpretazione e si verificano le conseguenze di tali ipotesi sulla base dell’economia semantica
complessiva; il risultato di questa verifica qualifica la validità dell’ipotesi interpretativa
complessiva. Questa prima operazione procede in modo ciclico fino a quando l’intero testo, non


ancora tradotto, non è stato completamente interpretato e compreso.
A questa prima fase segue la fase di traduzione vera e propria nella quale il testo originale – ormai
interpretato ed adeguatamente compreso - viene riformulato nella lingua di arrivo. Utilizzando le
parole di Umberto Eco3, potremmo affermare che si tratta di dire in italiano (quasi) la stessa cosa
che dice il testo greco.
Purtroppo nel momento stesso in cui si inizia questa seconda fase ci si trova a fare i conti col problema
che il lessico del traduttore non corrisponde ‘esattamente’ al lessico dell’autore: per usare ancora una volta
le parole di Umberto Eco, “la sinonimia secca non esiste”4. Questo è un fatto generale, ma è vero a fortiori
per il lessico dei poemi omerici, un lessico composito e il cui processo di formazione ha richiesto vari
secoli. Numerosi sono nella lingua omerica gli hapax legomena, termini che compaiono una sola volta in
Omero o persino nell’intero corpus della letteratura greca antica. Molti sono ugualmente i termini che
possedevano nella lingua omerica un proprio significato, non più rispecchiato successivamente nel greco
classico. Come possiamo conoscere con esattezza il significato che un termine possedeva per Omero o
per gli aedi che l’hanno utilizzato? La traduzione deve dunque essere un processo di negoziazione
continua tra la lingua d’origine e quella di destinazione, tra la lingua dell’autore e la lingua del traduttore:
una vera e propria mediazione culturale che ha lo scopo ultimo di attuare una efficace “ospitalità
linguistica” (nel senso di P. Ricoeur) del testo d’origine nella lingua di arrivo5. Data la difficoltà di scegliere,
volta per volta, un singolo termine per riflettere e compendiare la ricchezza e la complessità del termine

2 Si veda Angelo Meriani, Pratica didattica della traduzione dal greco antico: osservazioni, riflessioni, proposte. Progetto THEUT, Atti a cura di C.G.

La Mura e V. Pepe, il Torcoliere, Università degli Studi di Napoli, "L'Orientale", 2005, pp. 89-147.
3 U. Eco, Dire quasi la stessa cosa. Esperienze di traduzione, Milano 2003.
4 U. Eco, Op. cit., pag. 35.
5 A. Meriani, Op. cit.
greco - del quale si intuisce spesso il senso senza riuscire ad esprimerlo in modo conveniente e
convincente - ho rinunciato sin dall’inizio a ricercare la soluzione perfetta scegliendo invece di proporre,
dove questo mi sembrasse necessario, una pluralità di termini e circonlocuzioni che nel loro insieme siano
di aiuto al lettore a ‘ricostruire’ il senso del termine omerico in quello specifico contesto. Il termine greco
viene così trattato come una glossa: del resto è noto che spesso alcuni termini del testo omerico non
erano nemmeno più compresi dagli stessi aedi, ma lasciati sopravvivere perché fossilizzati nelle formule
nelle quali comparivano. Si pensi per esempio al fenomeno dell’esegesi aedica: confrontati con espressioni
o formule della tradizione che, con il passare del tempo, erano divenute oscure o ambigue nel loro
significato, gli stessi aedi sentirono talvolta l’esigenza di darne una spiegazione inserendo porzioni
aggiuntive di testo in funzione epesegetica. O si pensi al lavoro sistematico di raccolta e studio delle glosse
omeriche che appare già usuale nella seconda metà del V secolo a.C.
Infine, la traduzione in lingua italiana è intercalata da un lessico essenziale in linea: si tratta di un
sintetico rimando alla voce di dizionario corrispondente, solo per alcuni dei termini più significativi,
inserita in modo da agevolare il lettore. Le informazioni inserite sono il presente indicativo dei verbi, il
nominativo e talvolta il genitivo e altri casi – se irregolari e rilevanti per la lingua omerica - dei sostantivi
e degli aggettivi, taluni avverbi e particelle. Questi riferimenti lessicali vengono talvolta accompagnati da
ulteriori informazioni relative all’uso omerico o epico del termine. Quanto può essere espresso in modo
sintetico viene proposto direttamente nel corpo della traduzione: se sono necessarie spiegazioni più
articolate, il lettore viene rinviato alle note a pie’ di pagina. Questi rimandi lessicali sono stati inseriti
essenzialmente allo scopo di aiutare il lettore a ‘seguire’ la traduzione senza necessità di ricorrere
immediatamente al dizionario.
Il commento
Infine, il testo è accompagnato da un corpo di note e commenti che chiariscono vari aspetti del testo.
Ho scelto di riportare le note nel corpo stesso della pagina, e non separatamente dal testo tradotto: ho
immaginato che questa impostazione potesse risultare più utile al lettore. I commenti provengono per la
maggior parte dal commentario di Leaf e dall’esteso commentario edito da Kirk (vedi bibliografia per
entrambe). La fonte viene chiaramente indicata, in modo tale da poter essere facilmente reperita (ad loc.)
nei due testi ed approfondita. Altre fonti vengono chiaramente indicate laddove utilizzate: alcuni
commenti sono per esempio tratti dalle traduzioni di G. Paduano e di G. Cerri, o dagli stessi dizionari
(LSJ, G. Autenrieth, L. Rocci) o dai vari testi di grammatica omerica che ho consultato. Il testo omerico
è di tale complessità e ricchezza che ogni cosa può essere oggetto di commento: il contesto storico e
culturale, i riferimenti archeologici, artistici o relativi all’armamento, i riferimenti mitologici, la lingua e lo
stile etc. Ho scelto di focalizzare il commento e le annotazioni sugli aspetti lessicali, linguistici e stilistici,
raramente inserendo commenti di carattere mitologico, tecnico, culturale etc. quando questi fossero
indispensabili, o anche solo molto utili, alla comprensione del testo. Ogni libro è accompagnato da una
sintetica introduzione, e nel corpo della traduzione vi sono brevi sezioni di sommento relative alla
struttura o ad altri aspetti rilevanti. Al termine di ciascun libro compaiono inoltre tabelle sinottiche di
vario genere: nomenclatura e lessico omerico, tabelle di confronto tra scene simili, tabelle di sintesi
relative alle vittime degli scontri, ai discorsi diretti etc.

Potrebbero piacerti anche