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Il seguente brano in prosa, estratto dall’opera di Cesare Pavese “La luna e i falò” si può proporre a un livello B2, ma volendo anche
ad un livello B1 solido. Il tema grammaticale da riprendere è, in questo caso, i diversi usi del “si” nella lingua italiana, in riferimento
al “si” passivante, riflessivo e pronominale. Nonostante siano argomenti già affrontati nei livelli precedenti, qui vengono utilizzati
per arricchire non solo il lessico (attraverso la presentazione di alcuni verbi pronominali e riflessivi utilizzati in modo colloquiale),
ma soprattutto per il consolidamento della competenza metalinguistica, la capacità, cioè, di riflettere sulla lingua stessa, cogliendo
le diverse funzioni morfo-sintattiche del “si” nella lingua italiana.
Un’altra ragione per cui propongo questo testo è rilegata ad uno dei temi che viene affrontato nel brano, il rapporto, cioè, con il
proprio Paese, con la propria terra d’origine e del perché “un paese ci vuole”. Il tema, infatti, si sposa molto bene con il background
dei discenti, trattandosi di una classe prettamente di studenti che hanno l’italiano come L2 e in cui, tutti, dunque, hanno in qualche
modo vissuto un’esperienza di mobilità e di lontananza dal proprio Paese.
CONTESTO L2
D’APPRENDIMENTO
Laboratorio di italiano L2 in un’università italiana dedicato al potenziamento dell’italiano come L2,
diretto a studenti internazionali che partecipano a progetti di mobilità studentesca (Erasmus+,
progetto Marco Polo, anno all’estero ecc.…) e studenti che, pur frequentando un’università italiana,
non hanno l’italiano come L1.
Classe plurilingue.
LIVELLO LINGUISTICO B2
- coniugazione della forma attiva e riflessiva dei verbi regolari e irregolari (modo indicativo,
condizionale presente e passato, congiuntivo presente e imperfetto);
- verbi impersonali;
- Conoscenza del genere della prosa narrativa e delle sue principali caratteristiche.
OBIETTIVI LINGUISTICO- Abilità orale: saper esporre in modo chiaro le proprie idee con elementi supplementari ed esempi
COMUNICATIVI pertinenti. Saper descrivere oralmente esperienze ed eventi, speranze e ambizioni, così come
opinioni o piani a breve termine.
Abilità scritta: saper scrivere testi chiari valutando le informazioni pertinenti ed utili al proprio
compito. Riuscire ad esprimere i propri punti di vista per iscritto in modo efficace. Saper descrivere
per iscritto esperienze ed eventi, speranze e ambizioni, così come opinioni o piani a breve termine.
Abilità di lettura: essere in grado di leggere in modo autonomo il testo in prosa adattando lo stile di
lettura ai differenti scopi. (lettura globale, lettura analitica …)
Interazione orale: riuscire ad interagire con un certo grado di spontaneità e fluidità esponendo con
chiarezza i propri punti di vista sostenendoli con opportune spiegazioni e argomentazioni. Essere in
grado di rispettare i punti di vista altrui.
OBIETTIVI LESSICALI È importante che gli studenti riescano ad utilizzare un lessico utile a descrivere “i luoghi
dell’infanzia”, le loro emozioni e riflessioni riguardo il loro rapporto con il Paese d’origine.
OBIETTIVI RELAZIONALI - Saper lavorare in gruppo, rispettando il proprio compito e interagendo con gli altri in
modo efficace per raggiungere un obiettivo comune;
- L.I.M.
- Casse.
- Fotocopia.
- Penna/matita/colori/evidenziatori.
- Connessione ad Internet.
PROCEDURA
FASI
1. PRE-LETTURA Visto il testo selezionato che a breve sarà presentato, l’insegnante cerca di porre
l’attenzione su quello che sarà uno dei temi principali del testo in prosa in analisi: il
(FASE rapporto con la propria terra nativa e l’importanza di sentirsi appartenenti ad una
MOTIVAZIONALE) comunità linguistica, culturale e politica.
1) È cambiato il rapporto con il vostro Paese nativo a seguito del vostro arrivo in
Italia o in altri Paesi? Avete dei “luoghi dell’infanzia” che vi sono cari? Che
effetto vi ha fatto vederli dopo molto tempo?
2) Ora scrivi su un foglio di carta tre parole che descrivono il tuo rapporto con il tuo
Paese d’origine:
______________________________________________________________
3) L’insegnante ritira i fogli e sfrutta le parole scritte dagli studenti per creare un
diagramma a ragno alla L.I.M. Questo esercizio viene sfruttato non solo per un
momento di discussione riguardo al tema (che dato il contesto di L2 può
suscitare un ottimo coinvolgimento dei discenti e stimolare la loro motivazione)
ma anche per arricchire il lessico riguardo il tema in analisi.
4) Viene proiettata sulla L.I.M l’immagine dell’autore e anche una sua breve
biografia. In particolare, l’insegnante sottolinea gli aspetti che più possono
essere utili per una migliore comprensione dell’opera che in seguito verrà
proposta, come il suo trasferimento e l’allontanamento coatto dalla sua terra
nativa:
BIOGRAFIA
Cesare Pavese nasce il 9 settembre 1908 a Santo Stefano Belbo, paesino delle
Langhe in provincia di Cuneo. Ben presto la famiglia si trasferisce a Torino, anche se il
giovane scrittore rimpiangerà sempre con malinconia i luoghi e i paesaggi del suo
paese, visti come simbolo di serenità e spensieratezza e come luoghi dove
trascorrere sempre le vacanze.
Una volta nella città piemontese di lì a poco il padre muore; questo episodio inciderà
molto sull’indole del ragazzo, già di per sé scontroso e introverso, che vide nella
natura e nella letteratura un rifugio sicuro.
Compie gli studi a Torino dove ha come professore al liceo Augusto Monti, figura
prestigiosa della Torino antifascista. Successivamente si iscrive all’Università nella
Facoltà di Lettere. Mettendo a frutto i suoi studi di letteratura inglese, dopo la laurea
si dedica a un’intensa attività di traduzioni di scrittori americani. Nel 1931 Pavese
perde la madre, in un periodo già molto difficile. Lo scrittore non è iscritto al partito
fascista e la sua condizione lavorativa è molto precaria, riuscendo solo
occasionalmente a insegnare in scuole pubbliche e private. Dopo l’arresto di Leone
Ginzburg, un celebre intellettuale antifascista, anche Pavese viene condannato al
confino per aver tentato di proteggere una donna iscritta al partito comunista; passa
un anno a Brancaleone Calabro, dove inizia a scrivere il diario Il mestiere di
vivere (pubblicato dopo la sua morte, nel 1952). Intanto diventa, nel 1934, direttore
della rivista Cultura.
Tornato a Torino pubblica la sua prima raccolta di poesia, Lavorare stanca (1936),
nello stesso tempo continua a tradurre scrittori inglesi e americani e collabora
attivamente con la casa editrice Einaudi.
Il periodo compreso tra il 1936 e il 1949 la sua produzione letteraria è
ricchissima. Durante la guerra si nasconde a casa della sorella Maria, che ricorda nel
romanzo La casa in collina. Il primo tentativo di suicidio avviene al suo ritorno in
Piemonte, quando scopre che la donna di cui era innamorato nel frattempo si era
sposata.
Alla fine della guerra si iscrive al Partito Comunista e pubblica sull’Unità I dialoghi col
compagno (1945); nel 1950 pubblica il suo romanzo più famoso La luna e i falò, e
nello stesso anno vince il Premio Strega con La bella estate.
Il 27 agosto 1950, in una camera d’albergo a Torino, Cesare Pavese, a soli 42 anni, si
toglie la vita. Le sue ultime parole sono scritte sulla pagina di una copia dei Dialoghi
con Leucò: “Perdono a tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi
pettegolezzi“.
D. Gli anni dal 1936 al 1949 sono gli anni di massima produzione letteraria per
l’autore.
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E. Nell’opera “La luna e i falò” racconta del periodo in cui si nascose a casa della
sorella Maria durante la guerra.
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La classe viene divisa in tre gruppi (questa divisione sarà utile per alcune delle
attività successive che saranno svolte in cooperative working) i quali individuano tra
loro un “portavoce”, che dovrà esporre al resto della classe i pareri e le riflessioni del
gruppo.
C’è una ragione perché sono tornato in questo paese, qui e non invece a Canelli, a
Barbaresco o in Alba. Qui non ci sono nato, è quasi certo; dove son nato non lo so;
non c’è da queste parti una casa né un pezzo di terra né delle ossa ch’io possa dire
«Ecco cos’ero prima di nascere». Non so se vengo dalla collina o dalla valle, dai
boschi o da una casa di balconi. La ragazza che mi ha lasciato sugli scalini del duomo
di Alba, magari non veniva neanche dalla campagna, magari era la figlia dei padroni
di un palazzo, oppure mi ci hanno portato in un cavagno [1] da vendemmia due
povere donne da Monticello, da Neive o perché no da Cravanzana. Chi può dire di
che carne sono fatto? Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni
sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere
radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più che un
comune giro di stagione. […] Così questo paese, dove non sono nato, ho creduto per
molto tempo che fosse tutto il mondo. Adesso che il mondo l’ho visto davvero e so
che è fatto di tanti piccoli paesi, non so se da ragazzo mi sbagliavo poi di molto. Uno
gira per mare e per terra, come i giovanotti dei miei tempi andavano sulle feste dei
paesi intorno, e ballavano, bevevano, si picchiavano, portavano a casa la bandiera e i
pugni rotti. Si fa l’uva e la si vende a Canelli; si raccolgono i tartufi e si portano in
Alba. C’è Nuto, il mio amico del Salto, che provvede di bigonce [2] e di torchi [3] tutta
la valle fino a Camo. Che cosa vuol dire? Un paese ci vuole, non fosse che per il
gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente,
nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad
aspettarti. Ma non è facile starci tranquillo. Da un anno che lo tengo d’occhio e
quando posso ci scappo da Genova, mi sfugge di mano. Queste cose si capiscono col
tempo e l’esperienza. Possibile che a quarant’anni, e con tutto il mondo che ho visto,
non sappia ancora che cos’è il mio paese? C’è qualcosa che non mi capacita. Qui tutti
hanno in mente che sono tornato per comprarmi una casa, e mi chiamano
l’Americano, mi fanno vedere le figlie. Per uno che è partito senza nemmeno averci
un nome, dovrebbe piacermi, e infatti mi piace. Ma non basta. Mi piace anche
Genova, mi piace sapere che il mondo è rotondo e avere un piede sulle passerelle. Da
quando, ragazzo, al cancello della Mora mi appoggiavo al badile e ascoltavo le
chiacchiere dei perdigiorno [4] di passaggio sullo stradone, per me le collinette di
Canelli sono la porta del mondo. Nuto che, in confronto con me, non si è mai
allontanato dal Salto, dice che per farcela a vivere in questa valle non bisogna mai
uscirne. Proprio lui che da giovanotto è arrivato a suonare il clarino [5] in banda oltre
Canelli, fino a Spigno, fino a Ovada, dalla parte dove si leva il sole. Ne parliamo ogni
tanto, e lui ride.
8) Costruiamo ora insieme il nostro glossario. Come vedi, ho già selezionato delle
parole che potrebbero essere più difficili da comprendere, se ce ne sono altre,
sottolineale nel testo. Riflettiamoci ora insieme e troviamo dei sinonimi,
aiutandoci anche con le immagini che trovate nella fotocopia.
[1] Cavagno: ________
[2] Bigonce:
_____________
[3] Torchi:
_______________
[5] Clarino:
___________________
9) “Nel testo ci sono alcuni modi di dire della lingua italiana. Aiutandoti con il testo,
scegli tra le seguenti opzioni qual è il significato più corretto delle seguenti
espressioni:”
10) “Conosci altri modi di dire della lingua italiana? Nella tua lingua madre ci sono
delle espressioni che hanno un significato simile a questi?” (da rispondere
oralmente)
11) Nella prima parte della lezione abbiamo visto alcune espressioni colloquiali della
lingua italiana. Vediamo ora altri verbi ed altre espressioni che possono
assumere sfumature di significato diverse rispetto al loro significato letterale.
Abbinate ogni verbo al significato corrispondente:
1. Farcela
2. Non poterne più
3. Spassarsela
4. Mettercela tutta
5. Aspettarsela
6. Non entrarci
7. Avercela
8. Rimanerci male
9. Cavarsela
10. Prendersela
A. divertirsi moltissimo;
B. essere stanco/stufo di qualcosa o qualcuno;
C. arrabbiarsi, offendersi;
D. essere arrabbiato;
E. non avere niente a che fare, non essere responsabile per qualcosa;
F. essere deluso e amareggiato;
G. riuscire, avere successo;
H. riuscire in qualche modo, bene o male;
I. impegnarsi al massimo;
J. credere che qualcosa stia per succedere oppure che è successo qualcosa che
sorprende;
12) Prima insieme abbiamo costruito un diagramma con il lessico che a voi ha
ricordato il rapporto con il vostro paese. Proviamo ora a costruire quello del
protagonista indagando sia il suo rapporto con il suo Paese e alcuni luoghi della
sua infanzia\adolescenza a lui cari.
Risultato:
3. POST-LETTURA Per le attività di comprensione estensiva ed intensiva, di skimming e scanning la
E classe ritorna a lavorare in singolo (o in coppia).
COMPRENSIONE
13) Per l’attività di lettura globale (skimming) si chiede agli alunni:
(ANALISI)
- Rileggi il testo seguente e prova a dare un titolo al racconto:
______________________________________________
- Rileggi il testo, dividilo in paragrafi, sottolinea in verde le parti che, secondo te,
sono più importanti per ogni paragrafo e assegna un titolo a ciascuno di essi.
Il protagonista….
a. Ha fatto molti viaggi per il mondo;
b. Ha sempre viaggiato, ma ritornando spesso a casa;
c. Non ha mai abbandonato il luogo in cui è nato.
Cosa vuole dire l’autore con la frase “Così questo paese, dove non sono nato, ho
creduto per molto tempo che fosse tutto il mondo”:
a. Che non sapeva ci fossero altri paesi al di fuori del suo;
b. Che l’esperienza dei viaggi lo hanno arricchito nella conoscenza del mondo;
c. Che il suo paese fosse più importante degli altri.
- Trova nel testo e sottolinea con la matita tutti i “si” del testo;
- Che differenza c’è tra queste tre frasi? La funzione del “si” è sempre la stessa?
A. FORMA RIFLESSIVA
I verbi riflessivi sono verbi che per diversi motivi sono accompagnati da un pronome
rilessivo (mi, ti, si, ci, vi, si) che concorda con il soggetto, vengono generalmente
usati per indicare che l’azione espressa dal verbo riguarda direttamente il soggetto
che la esegue. Tuttavia, esistono tipi diversi di verbi riflessivi che si differenziano a
seconda della funzione del pronome. I verbi riflessivi possono essere verbi
transitivi (ovvero che hanno un complemento oggetto), come per esempio lavare o
vestire. Questi verbi possono essere usati sia in maniera transitiva: io lavo una mela;
io vesto un bambino; sia in maniera riflessiva: io mi lavo, io mi vesto. In questo caso
l’azione espressa dal verbo si riflette direttamente sul soggetto.
B. RIFLESSIVO RECIPROCO
Alcuni verbi riflessivi possono avere un valore reciproco, cioè una stessa azione o
idea è condivisa e ricambiata tra due o più persone.
C. FORMA PRONOMINALE
Ci sono poi i verbi pronominali: dal punto di vista formale questa coniugazione è
identica a quella riflessiva poiché questi verbi sono costantemente accompagnati
dalle particelle pronominali (mi, ti, si, ci, vi), ma, a differenza di quanto accade nei
verbi riflessivi, in questo caso il pronome non è né complemento oggetto né
complemento di termine.
Fanno parte dei verbi di forma pronominale:
– un gruppo di verbi intransitivi che vengono usati prevalentemente in questa forma:
accorgersi, arrabbiarsi, pentirsi, ribellarsi, vergognarsi;
– un gruppo di verbi transitivi (abbandonare, alzare, commuovere, decidere) che,
accompagnati dalla particella pronominale, cambiano significato e assumono valore
intransitivo (abbandonarsi, commuoversi, decidersi, alzarsi);
– un gruppo di verbi intransitivi (affacciare, approfittare, sedere) che esistono solo
nella forma pronominale senza differenze di significato (approfittare di qualcuno o
approfittarsi di qualcuno) o con una leggera differenza di significato (sedere=stare
seduti; sedersi= mettersi a sedere).
D. SI PASSIVANTE:
Il “si” passivante è così definito perché la frase assume valore passivo, cioè non
c’è chi compie l'azione (agente) ma c'è un soggetto passivo che la subisce e
quindi la frase può essere trasformata in altre forme passive.
17) Ora che hai individuato i vari “si” nel testo, inseriscili nella casella giusta:
tu ti chiami
lui –
si chiama
lei
ci
noi
chiamiamo
voi vi chiamate
si
loro
chiamano
19) Divisi nei gruppi di lavoro precedenti, vediamo chi per primo (entro 10 minuti)
riesce a scrivere tutto il modo indicativo di un verbo riflessivo.
POST-LETTURA E 20) Per la fase di post lettura si decide di continuare a lavora in cooperative working;
COMPRENSIONE pertanto, si continua a lavorare con i gruppi individuati ad inizio lezione. Questa
fase è dedicata a stimolare la pratica ermeneutica legata all’interpretazione dei
“mondi possibili”, abituando così gli studenti a confrontarsi con idee diverse.
Pertanto, si chiede ad ogni gruppo di dare una loro interpretazione sul significato
generale del brano, in particolare riflettendo sulle frasi successive:
2. Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese
vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra
c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Ma
non è facile starci tranquillo.
4. Nuto che, in confronto con me, non si è mai allontanato dal Salto, dice che
per farcela a vivere in questa valle non bisogna mai uscirne.
RIUTILIZZO E 22) Per lo sviluppo dell’abilità di PRODUZIONE SCRITTA (attività da fare in autonomia
CORREZIONE a casa):
(Sintesi) Il racconto affronta un tema molto importante: il ritorno a casa dopo anni passati in
terra straniera. Ogni spostamento ha le sue ragioni: famiglia, lavoro, divertimento,
ricerca di una vita migliore. Il protagonista crede che “un paese ci vuole”, a
differenza invece di Nuto che crede che per sopravvivere sia meglio non uscire mai
dal proprio luogo del cuore e dell’infanzia. Tu con chi ti trovi più d’accordo? Riscrivi il
testo secondo il tuo punto di vista, cercando di inserire:
- Almeno 3 “si” con valore passivante e 3 con valore riflessivo;
- Usa almeno 3 verbi (al tempo che ritieni più corretto nella tua produzione
scritta) pronominali.
- Trova un’immagine che possa rappresentare il tuo punto di vista.
CORREZIONE
24) La correzione degli elaborati sarà il punto di partenza della lezione successiva. Si
inizierà proprio dall’esercizio precedente, che avendo una certa matrice “ludica”
può aiutare nella fase di sollecitazione della motivazione e dell’interesse da
parte degli studenti.
Si seguirà poi con la restituzione dell’esercizio 22. Ogni studente leggerà il
proprio lavoro e verrà chiesto loro di dare un parere sui lavori dei propri
compagni, lasciando spazio a riflessioni, commenti e domande (qualora ci
fossero), utili non solo a una nuova fase di riflessione e discussione collettiva
orale, dunque, proficua per lo sviluppo della competenza comunicativa, ma
anche al ripasso degli argomenti visti nelle lezioni precedenti.