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Facoltà di Lettere

La paleografia
La parola PALEOGRAFIA deriva dal greco e significa “scrittura antica”.
Il termine indica la disciplina che studia le scritture vergate a mano, prima
dell’introduzione della stampa. Un ambito assai vasto dunque!
In realtà l’oggetto del nostro corso è la Paleografia latina, perché prenderemo in
considerazioni le scritture vergate in alfabeto latino: esistono infatti una paleografia
greca, una paleografia ebraica, araba ecc. L’aggettivo ‘latino’ non si riferisce
pertanto alla lingua, bensì all’alfabeto utilizzato.
Inoltre prenderemo in esame le scritture in alfabeto latino vergate su supporto
morbido: tralasceremo in questo modo le scritture incise o scalfite su pietra, marmo,
roccia, legno o metallo, oggetto di studio dell’EPIGRAFIA. E ugualmente non
prenderemo in considerazione le scritture latine su papiro, proprie della tarda
antichità, con alcune sopravvivenze nell’alto Medioevo: esse sono oggetto di studio
della PAPIROLOGIA.

© 2007 Università degli studi e-Campus - Via Isimbardi 10 - 22060 Novedrate (CO) - C.F. 08549051004
Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
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Limiti cronologici di interesse
I limiti cronologici entro cui ci muoveremo vanno dal V secolo d. C., cioè grossomodo
dalla caduta dell’Impero Romano e dalla nascita di una nuova epoca, denominata
Medioevo, alla fine di questa stessa epoca, ossia al sec. XV. Spieghiamo il perché di
queste pur convenzionali cesure.
La fine dell’età antica segna un momento importante nella storia della scrittura perché
rappresenta il dissolversi di un intero mondo, di rapporti commerciali, economici, artistici,
di comunanza linguistica e culturale. Il tasso di alfabetizzazione, molto alto negli ultimi
anni dell’Impero subisce un crollo; le istituzioni scolastiche decadono. Con l’alto Medioevo
si può realmente dire che inizia un’altra storia.
Comprenderemo poi, nelle nostre lezioni, tutto il XV secolo, fino all’anno 1500, perché
se è vero che la stampa a caratteri mobili si afferma ben prima di questa data (la ‘Bibbia
delle 42 linee’ viene stampata a Magonza da Gutenberg tra il 1450 e il 1456), nei primi
decenni della storia del libro a stampa esso non è che un rivale, inizialmente neppur
troppo fortunato, del libro scritto a mano, sul quale naturalmente si modella il più
possibile. Il rapporto si inverte con il procedere degli anni e, con il sec. XVI, potremmo
dire tranquillamente che la parola ‘libro’ designa comunemente un volume a stampa e
non manoscritto, com’era stato per tutti i secoli precedenti.

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Storia della disciplina


La paleografia, intesa come disciplina autonoma rivolta allo studio dei
documenti scritti a mano, in forma di libro (codice o manoscritto) e in forma di
documento (e pertanto strettamente connessa alla Diplomatica) nasce piuttosto
tardi.
Il termine si afferma nel 1708, con una pubblicazione rivolta ai manoscritti
greci, dal titolo Palaeographia Graeca, opera del monaco benedettino
maurino Bernard de Montfaucon. L’interesse verso uno studio sistematico di
documenti e codici antichi in realtà risale a qualche decennio prima, quando un
confratello del Montfaucon, cioè dom Jean Mabillon, aveva dedicato un intero
volume della sua opera, De re diplomatica, all’esame delle scritture prodotte
dal IV al XV secolo. Così nasceva la paleografia, come disciplina ausiliaria della
storia, nello studio dei documenti.
Nell’Ottocento, con la nascita della filologia, l’interesse degli studiosi rivolto ai
manoscritti rendeva la paleografia disciplina ausiliaria al servizio della filologia.

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Solo con il Novecento possiamo dire che si afferma il riconoscimento della paleografia
come disciplina autonoma, cioè non in funzione di altri studi o interessi, a servizio di altre
discipline. Bensì come disciplina pienamente giustificata, che considera la scrittura
oggetto e strumento di conoscenza storica.
Oltre alla prospettiva storica, per cui vengono studiati i tipi di scrittura in successione
storica, individuandone le caratteristiche, l’arco cronologico e gli ambiti di diffusione, si
afferma anche un approccio diverso, di natura formale: la scrittura viene considerata essa
stessa, e non in funzione del testo che trasmette, fonte di storia. Si tratta di uno studio
formale, in cui vengono considerate le forme e le strutture grafiche, indagando i modi, i
tempi, le circostanze della scrittura. Si affermano i concetti di scriptorium e di scuola
grafica. Si considera la pagina scritta osservando anche gli elementi perigrafici (=
tutto ciò che sta attorno alla scrittura), per interpretarne il significato.
La fotografia, l’analisi al microscopio e le moderne tecnologie permettono progressi
significativi.
Anche la psicologia e lo studio dei meccanismi intellettivi che determinano il processo
grafico e la lettura offrono il loro contributo.

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Scopi e obiettivi
Il fine della Paleografia è lo studio della scrittura come oggetto e strumento di
conoscenza storica. In questa prospettiva, il nostro interesse si concentra non
tanto sul testo tràdito, quanto sui modi e le forme con cui è trasmesso.
Va da sé che il testo scritto è sempre e comunque il punto di partenza, perché
senza di esso non esisterebbe il documento: è il testo la ragione prima che ha
determinato la realizzazione della testimonianza scritta.
Davanti ad una testimonianza scritta vanno poste le seguenti domande e
bisogna almeno tentare di trovare le risposte.
• Cosa è stato scritto: il testo (testo sacro, documento privato, memoria)
condiziona gli aspetti del documento.
• Come è stato scritto: si tratta del prodotto di una determinata società
(monastero, università, scuola di mercanti), che utilizza alcuni elementi concreti:
supporto, inchiostro, penna…

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• Quando è stato scritto (datazione): vedremo che ci sono diversi elementi che
concorrono a fornire una risposta.
• Dove è stato scritto (localizzazione): a questa domanda spesso possiamo rispondere
solo con ipotesi.
• Chi l’ha scritto: nel senso del soggetto produttore (non del nome proprio del copista),
cioè un monaco, un laico, una donna, uno studente …
• Perché è stato scritto: con quali fini, nell’interesse di chi. Spesso conosciamo il
committente, cioè chi ha fatto scrivere un testo, talvolta invece il destinatario. Qualche
volta un testo viene scritto non necessariamente per essere letto: esistono anche delle
valenze simboliche, religiose.
Riuscendo ad arrivare a rispondere a queste domande (e per farlo ci vuole studio,
competenza e dedizione) ci rendiamo conto che abbiamo utilizzato la testimonianza
scritta per fare ricerca storica, perché avremo inquadrato un contesto di produzione della
scrittura, in un tempo determinato e in un luogo, in cui agiscono determinati soggetti che
realizzano o fanno realizzare il documento scritto secondo precisi fini, necessità ed
obiettivi culturali.

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0223: Tavola 2

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Primi esempi di scrittura.

Dopo aver introdotto l’argomento con


tanta dovizia di particolari, è ora il
momento di osservare concretamente
due esempi di scrittura, per avere una
prima idea dell’oggetto delle nostre
lezioni.
La tav. 1 è un esempio di scrittura
Capitale rustica o libraria della metà del
sec. VI
http://www.icar.beniculturali.it/biblio/pdf/
Steffens/019_tav_010b.pdf )
Trascrizione righe 1-3:
Ac veluti lenti Cyclopes fulmina massis
Cum properant alii taurinis follibus auras
Accipiunt redduntque alii stridentia tingunt

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Tav. 2: scrittura minuscola carolina del sec. XII

Trascrizione righe 3-6:


In illis diebus
Adveniensens Aurelianus im-
perator de partibus Orientis,
cum paganus esset et hydola
coleret, ingressus est civitatem

Le tavole sono scaricabili nei


supporti didattici, cartella Tavole

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