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PATOLOGIA GENERALE

PATOLOGIA GENERALE = studia le deviazioni biologiche, ovvero tutte le alterazioni dello stato fisiologico,
che possono portare ad uno stato di malessere fino a causare un danno. Essa studia:

- I fattori/cause che concorrono alla comparsa di una malattia;


- I meccanismi molecolari e biochimici che vengono innescati, che son alla base della comparsa di
eventi patologici e dell’alterazione dello stato di salute;
- L’inter-relazioni tra le cause e i vari costituenti dell’organismo;
- Meccanismi di reazione dell’organismo per conservare e ristabilire la propria integrità.

STATO DI SALUTE = E’ una condizione fisiologica, è uno stato di completo benessere fisico, mentale e
sociale e non rappresenta solo l’assenza di malattie.

OMEOSTASI = Caratteristica importante per la sopravvivenza, il mantenimento costante dell’ambiente


interno, l’organismo umano risponde con modificazioni rapide ed appropriate ai cambiamenti fisiologici a
cui è costantemente sottoposto (equilibrio acido-base, idroelettrico, mantenimento della temperatura).

ADATTAMENTO = Capacità cellulare e tissutale di modulare funzioni in occasione di eventi per raggiungere
una nuova situazione di equilibrio che consenta di mantenere lo stato di salute.

CONDIZIONI MORBOSE = Le condizioni che ci fanno stare male.

Il FENOMENO morboso è un carattere biologico che possiedono tutti gli individui con determinati valori che
possono mutare tra un individuo e un altro;

Lo STATO morboso è una condizione patologica stazionaria che può essere anche asintomatica;

Il PROCESSO morboso è l’insieme di più fenomeni morbosi tra essi correlati, che può protrarsi verso uno
stato di malattia.

MALATTIA = Situazione in cui si può alterare temporaneamente o definitivamente l’omeostasi


dell’organismo. Le cause della malattia sono fattori capaci di indurre un effetto patologico quantificabile e
rapportabile ad un danno morfo-funzionale di cellule, tessuti e organi.

EZIOLOGIA = Studio delle cause e fattori delle malattie, come cause singole (TRAUMA) o cause multiple.

PATOGENESI = E’ l’insieme dei meccanismi che permettono lo sviluppo della malattia, che si manifesta con
anomalie come sintomi e segni.
STORIA NATURALE = Decorso della malattia, origini, effetti iniziali, progressione, effetti tardivi, esito o
prognosi. Una malattia si dice focale, diffusa, disseminata, sistemica o generalizzata.

La malattia può essere: acuta, cronica, subacuta, subcronica.

Le cause della malattia possono essere: determinanti, coadiuvanti, endogene ed esogene. Quest’ultime
sono presenti nell’ambiente (chimiche, fisiche, biologiche).

I fattori che sono in grado di determinare una malattia sono: fattori ambientali, ubiquitari, fattori propri o
prevalenti dell’ambiente di lavoro, comportamenti o abitudini di vita.

PATOLOGIA AMBIENTALE = Studia le condizioni morbose, causate da agenti patogeni che provengono
dall’esterno dell’organismo ovvero cause esogene.

FATTORI FISICI = Temperatura alta o bassa, elettricità, radiazioni;

FATTORI CHIMICI = Sostanze tossiche o veleni;

FATTORI BIOLOGICI = Virus, batteri e funghi.

L’uomo essendo un organismo omeotermo possiede dei meccanismi che gli permettono di mantenere la
temperatura costane. Essi sono:

TERMOGENESI = Producono calore (quando l’ambiente esterno ha una temperatura troppo bassa);

TERMODISPERSIONE = Dispersione del calore; ci sono anche esseri viventi che variano la propria
temperatura corporea adattandola all’ambiente chiamati pecilotermi ovvero i pesci.

Il nostro corpo riesce a caprie quando la temperatura ambientale sta cambiando tramite i termocettori,
cioè terminazioni nervose che rilevano la temperatura; si trovano a livello cutaneo, sulle superfici sia
interne che esterne e trasmettono il segnale da un’urea del SNC, situata nell’ipotalamo anteriore, detta
area preottica dell’ipotalamo dove sono presenti dei neuroni: W, C ed I.

La termodispersione del calore avviene tramite conduzione (corpo con temperatura più alta a quella più
bassa), convenzione (movimento di particelle aventi temperatura diversa), irraggiamento (trasferimento di
energia tramite onde elettromagnetiche), evaporazione.

TERMOREGOLAZIONE = Insieme dei meccanismi che permettono all’organismo di mantenere costante la


temperatura corporea.

Per aumentare la temperatura corporea il nostro organismo di avvale della termogenesi, innescando dei
meccanismi di conservazione del calore, quindi la vasocostrizione, cioè un riflesso che va a diminuire il
volume dei capillari e anche la piloerezióne. Quando però la temperatura del corpo sale troppo, si
innescano i meccanismi di termodispersione, quindi il metabolismo si riduce, si ha la vasodilatazione e la
sudorazione.

L’equilibrio termico deve essere di 37 +/- 0,5 C.

IPERTERMIE = Il corpo raggiunge temperature superiori ai 40 gradi. Un esempio sono:

COLPO DI CALORE = E’ un aumento della temperatura corporea, può avvenire stando fermi e in un luogo
chiuso, poco ventilato, con forte grado di umidità, soprattutto a soggetti malati come i diabetici; Se la
temperatura corporea supera i 40°, causa un danno sia a livello nervoso che respiratorio, che causeranno
diminuzione della sudorazione determinando ulteriore aumento della temperatura corporea.
I sintomi del colpo di calore sono: sete, temperatura elevata, arresto della sudorazione, respiro affannoso,
mal di testa, vertigini, crampi muscolari, volto arrossato, pelle umida e secca.

COLPO DI SOLE o INSOLAZIONE = E’ dovuto ad un’eccessiva esposizione del cranio ai raggi solari che
determina aumento della temperatura a livello del cranio. Causa flogosi meningea ovvero danno alle
meningi, che determina edema celebrale, in quanto ci sarà l’aumento di liquidi nella porzione
extravascolare, in quanto il cranio essendo una struttura rigida non è in grado di espandersi ed andrà a
comprimere il cervello e porterà al coma.

Sintomi del colpo di sole: pallore, mal di testa, allucinazioni, debolezza, nausea, crampi allo stomaco e
sudorazione.

COLPO DI CALORE TROPICALE = Si verifica quando i soggetti migrano in zone tropicali, dove la temperatura
ambientale in alcune ore del giorno supera i 45 gradi, porta ad avere convulsioni, perdita di conoscenza e
anche al coma. I soggetti in questione per prevenire il colpo di calore tropicale, dovrebbero svolgere
acclimatamento, ovvero stazionare in queste zone senza svolgere attività fisica e sforzo; mentre per i
soggetti già colpiti dal colpo di calore tropicale, è consigliato immergerli in acqua molto fredda.

USTIONI = Lesioni provocate dal trasferimento di energia termica alla superficie corporea. Si verificano
quando la temperatura dell’area colpita supera i 40-45 gradi; la loro gravità dipende dall’estensione dalla
profondità della lesione, ma anche da altri fattori come la durata del contatto con la sorgente di calore o la
sua intensità, il tipo di calore, se è umido o secco oppure la regione cutanea coinvolta. Le ustioni hanno
delle complicanze, come le infezioni, che con la distruzione delle superfici cutanee, creano degli squilibri
organici che portano ad uno shock o alla morte.

Possiamo avere diversi tipi di ustione:

USTIONE DI I GRADO = E’ caratterizzata da una vasodilatazione con la formazione dell’eritema;

USTIONE II GRADO = Più intensa, in quanto colpisce i capillari, infatti ci sarà la fuoriuscita del plasma con la
formazione di bolle, del flittene. Con la fuoriuscita dai capillari di acqua e Sali minerali, che si vanno a
posizionare nei tessuti e formano l’ edema.

USTIONE III GRADO = Una delle più intense, in quanto ci sarà il danneggiamento dei tessuti con la
formazione della necrosi, con la formazione inoltre di macchie scure e fumanti dette escare. Ci sarà il
processo di cicatrizzazione, ma la cicatrice appare discromica, dovuta alla mancanza di melanoblasti.

USTIONE IV GRADO = Carbonizzazione dei tessuti.

In caso di ustioni superiori al 30%, si va incontro a shock ipovolemico, in quanto il nostro organismo va a
produrre antigeni, che il nostro sistema immunitario reputa dannose ed esse causano rottura dei globuli
rossi ed ipoproteinemia, cioè una riduzione delle proteine del sangue.

CONGELAMENTO: è una lesione locale dovuta al freddo che determina la vasocostrizione; le aree più
colpite sono dita, orecchie, naso e labbra; ci sarà una riduzione del flusso sanguigno che determina la morte
dei tessuti, in quanto non vengono apportati nutrienti per la sopravvivenza di essi.

Il congelamento può avvenire sia in modo lento, con la cristallizzazione dell’acqua e l’aumento di volume
della cellula che porta alla sua rottura, oppure in modo rapido, dove si formano dei cristalli e la struttura
tipo gel all’interno della cellula.

Il congelamento si classifica in 4 gradi:


I GRADO = Caratterizzato dall’arrossamento della cute e successivamente diventa bluastro cianotica;

II GRADO = Dove ci sarà la perdita della sensibilità e la formazione di bolle e flittene;

III GRADO = La più intensa, perché colpisce sia ossa che muscoli;

IV GRADO = La formazione di cancrena umida, dove si vanno ad intaccare agenti infettivi.

ASSIDERAMENTO = raffreddamento generale di tutto il corpo in un ambiente molto freddo; avviene quando
la temperatura scende sotto la soglia della giusta funzionalità, quindi un'esposizione prolungata a ipotermia
ambientale, ovvero quando la temperatura scende al di sotto dei 32°; si arriva la perdita di coscienza,
rallentamento del ritmo cardiaco, fibrillazione atriale e a 27° sì all'arresto cardiaco.

PATOLOGIE DA CORRENTE ELETTRICA: corrente elettrica: flusso ordinato di cariche elettriche attraverso il
vuoto o attraverso la materia; Il nostro corpo è un buon conduttore di corrente elettrica, proprio perché è
costituito da acqua (che è un conduttore di corrente); quelli che invece impediscono il passaggio di essa
sono detti coibenti o isolanti.

Per verso della corrente elettrica si intende la direzione del movimento delle cariche elettriche; esso può
essere: UNIDIREZIONALE (elettroni) e NON UNIDIREZIONALE (ioni).

Si distinguono varie forme di corrente elettrica, di cui le più importanti sono:

- CONTINUA = Corrente unidirezionale con intensità costante e con minime oscillazioni (pila). Oltre
alle lesioni prodotte per effetto elettrochimico (siti di applicazione degli elettrodi), a livello cellulare
si modificano il flusso ionico e la polarizzazione delle membrane. Applicazioni terapeutiche sono:
l’elettrobisturi e l’elettrocoagulazione oppure la defibrillazione;
- ALTERNATA = Corrente non unidirezionale, la cui intensità varia per far assumere valori positivi e
negativi (centrali elettriche). La pericolosità dipende da intensità e frequenza; ad alta frequenza
scarsi effetti, mentre a bassa frequenza si verificano alternandosi a livello cellulare, fenomeni di
polarizzazione e di depolarizzazione delle membrane, evidenti nella muscolatura striata nel
miocardio. Questa provoca l'impossibilità di retrarre la mano quando viene a contatto con un
conduttore, provocando danni sempre maggiori;
- FARADICA o INDOTTA = Alternarsi di una fase di bassa intensità per lunga durata con alta intensità
con breve durata (fulmine, quindi folgorazione).

Per CIRCUITO ELETTRICO si intende il percorso chiuso in cui fluisce la corrente elettrica; viene definito
APERTO quando il percorso della corrente elettrica è interrotto; CHIUSO quando la corrente elettrica può
circolare in esso; l’apparecchio in grado di aprire o chiudere il circuito è l’interruttore.

La corrente elettrica è causa di danno quando attraversa il corpo o una parte di esso e ciò si verifica quando
il corpo si trova:

- Tra due conduttori, cioè quando chiude il circuito;


- Interposto tra un conduttore e la terra;
- Vicino ad un conduttore sotto tensione, facendo scoccare una scintilla.

Si definisce INTENSITA’ la quantità di corrente elettrica che nell’unità di tempo attraversa un qualunque
conduttore. Essa ha come unità di misura l’ampere.

Si definisce TENSIONE o VOLTAGGIO il prodotto dell’intensità per la resistenza; quest’ultima indica il grado
di conduttività del mezzo attraversato. L’unità di misura è il volt.
L’indice di pericolosità di una corrente elettrica è dato dal voltaggio e dall’intensità.

Gli effetti della corrente elettrica sono di tre tipi:

- EFFETTO TERMICO = Detto anche effetto joule, nel quale La resistenza del conduttore è una forma di
attrito, quindi, al passaggio della corrente, il conduttore si riscalda. Secondo la legge di Joule, il calore (P)
prodotto a seguito di tale riscaldamento è direttamente proporzionale alla resistenza e al quadrato
dell'intensità della corrente.

- EFFETTO ELETTROCHIMICO = Quando la corrente elettrica attraversa un fluido, legandosi all’acqua; quindi
al polo negativo, troviamo gli ioni positivi che si legano all’acqua, andando a formare le cosiddette basi,
quindi provocando una necrosi colliquativa, umida; mentre al polo positivo troviamo ioni negativi, che si
vanno sempre a legare all’acqua, formando gli acidi, provocando una necrosi coagulativa, secca. Tale
effetto è sfruttato dal fenomeno dell'elettrolisi.

- EFFETTO BIOLOGICO – FISIOLOGICO = Dove la corrente elettrica provoca danni seri, come ad esempio la
tetanizzazione del muscolo, la fibrillazione ventricolare-atriale, ad esempio la folgorazione, comunemente
detta scossa, è il passaggio di una forte corrente elettrica attraverso il corpo umano.

PATOLOGIA DA ALTERAZIONE DELLA PRESSIONE ATMOSFERICA (IPERBAROPATIE ED IPOBAROPATIE) =

E’ causata da un’alterazione della pressione atmosferica, in quanto se ci sarà un aumento si parlerà di


iperbaropatie, mentre una diminuzione ipobaropatie.

Le IPOBAROPATIE si manifestano quando l’uomo raggiunge rapidamente elevate altitudini, superiori ai


3000-3500m sul livello del mare (alpinismo), si viene a trovare in un’ambiente a ridotta pressione
atmosferica che comporta, a livello degli alveoli polmonari, una riduzione delle pressioni dei gas situati
nell’aria inspirata; mentre la pressione dell’ossigeno fa sì che si riducano la percentuale di saturazione
dell’emoglobina e la tensione dell’ossigeno nei tessuti, i quali vanno incontro ad una condizione di grave
sofferenza, nota come IPOSSIA IPOSSICA, caratterizzata da stanchezza, sonnolenza, cefalea e nausea. Il
perdurare dell’ipossia culmina nella comparsa di coma e poi nella morte. Questi sintomi costituiscono
anche il mal di montagna acuto. Per evitare tutto ciò è necessario raggiungere altitudini molto alte a tappe,
senza compiere sforzi fisici oppure respirando ossigeno puro, oppure con fenomeni di adattamento
(acclimatazione). Ma le persone acclimatate possono correre il rischio di sviluppare il mal di montagna
cronico nel quale il cuore svolge un maggiore lavoro, facilitando l’insorgenza di insufficienza cardiaca. I
sintomi di ipobaropatie sono: stanchezza, sonnolenza, cefalea, nausea, coma, morte.

Le IPERBAROPATIE si verificano con l’immersione in profondità nelle acque del mare o dei laghi. In queste
condizioni l’uomo è sottoposto ad una elevata pressione ambientale rispetto a quella atmosferica, che al
livello del mare è di 760mmHg. Se si svolge un’apnea, si deve svolgere una iperventilazione volontaria, per
portare più ossigeno ai tessuti ed eliminare più anidride carbonica. Secondo la legge di Boyle, all’aumentare
della pressione, deve diminuire il volume dei polmoni altrimenti andremo in contro al collasso. . Per i
soggetti che compiono immersioni con bombole, le miscele gassose contenute all’interno delle bombole,
devono essere a una pressione maggiore rispetto alla pressione atmosferica. Quando si ritorna troppo
velocemente in superficie, in quanto i gas durante l’immersione si erano disciolti, ma con il ritorno in
superficie, tornano allo stato gassoso e formano delle bollicine, che vanno a formare embolia gassosa, sia a
livello celebrale che cardiaco. Se queste bollicine si vanno a posizionare nelle vene che irrorano il cervello,
causano embolia celebrale, mentre se queste bollicine si vanno a posizionare a livello del cuore destro,
bloccano il passaggio del sangue dal cuore ai polmoni, scaturendo il cuore schiumoso bloccato a diastole. I
sintomi di iperbaropatie sono: dolori auricolari, bradicardia, ipotensione ed embolia.

RADIAZIONI = Sono dovute ad un fenomeno fisico relativo alla propagazione dell’energia nello spazio.
Possono provenire da sorgenti naturali oppure prodotte tecnologicamente dall’uomo, ovvero radiazioni
artificiali. Sulla base di alcune loro caratteristiche possono essere definite:

- RADIAZIONI ELETTROMAGNETICHE (ONDE) = che si propagano sotto forma di fotoni, cioè in base
all’energia, lunghezza d’onda e frequenza. Esse sono:
-onde radio, microonde, infrarosse (effetto termico);
-luminose, ultraviolette (eccitazione);
-raggi x, raggi gamma e raggi cosmici (ionizzazione);

- RADIAZIONI CORPUSCOLATE = dotate di massa, si propagano sottoforma di particelle atomiche e


subatomiche. Esse sono: raggi beta (elettroni), protoni, deuteroni, particelle alfa (atomi di elio),
neutroni e mesoni.

L’energia delle radiazioni elettromagnetiche e corpuscolate si misura in elettronvolt.

Per quanto riguarda gli effetti prodotti dalla loro collisione con la materia possono essere divise in:

- NON IONIZZANTI = energia inferiore a 10 eV (r. termiche ed eccitanti) nelle termiche troviamo:

-onde radio con alterazioni a carico del sistema visivo (effetti patologici acuti), neuromuscolare cardiaco e
probabile predisposizione al leucemie (effetti cronici);

-microonde e radiazioni infrarosse, provocano surriscaldamento dei tessuti, come le ustioni;

-radiazioni visibili o luminose ed ultraviolette, se sovraesposte ripetutamente provocano lesioni irreversibili


ai tessuti oculari. Le radiazioni ultraviolette provocano lesioni ai tessuti superficiali reazioni infiammatorie
con comparsa di eritemi e flittene; una sua esposizione persistente favorisce l'abbronzatura, stimolando i
melanociti che producono melanina, che però può provocare anche melanomi con mutazioni nel DNA.

- IONIZZANTI = energia superiore a 10eV (raggi x, gamma, corpuscolate) provocano danni maggiori agli
esseri viventi. L’interazione tra le radiazioni ionizzanti con le cellule determina:

-un'azione diretta con immediato trasferimento di energia;

-un’azione indiretta quando interessa l’acqua, andando a produrre la comparsa di un danno cellulare
indiretto ai radicali liberi che si sono formati nel corso della radiolisi dell’acqua cioè atomi privati di un
elettrone nell’orbitale più esterno;

La IONIZZAZIONE consiste nella produzione di ioni durante l’attraversamento della materia da parte delle
radiazioni

RADIOATTIVITA’ DI FONDO = comprende le emissioni radioattive che raggiungono la terra dallo spazio,
emesse dagli elementi radioattivi. Ci sono tre tipi di radiazione:

-COSMICHE = ricche di energia, che originano nello spazio e sono rappresentate da neuroni, protoni, ioni ed
elettroni. Queste interagiscono con atomi causando l'emissione di radiazioni secondarie;
-TERRESTRI = presenti nel momento di formazione della terra (uranio ed altri metalli), responsabili di
manifestazioni patologiche quando l'esposizione prolungata nel tempo per motivi professionali;

-RADIAZIONI EMESSE DAI VIVENTI = emesse da isotopi radioattivi (emesse sia a scopo terapeutico che
diagnostico), presenti in tracce nell'organismo, poiché introdotti attraverso la respirazione
all'alimentazione.

MALATTIE INFETTIVE = sono causate da microrganismi patogeni, sono capaci di trasmettersi con modalità
diverse da un individuo all'altro. I microrganismi vengono classificati in EUCARIOTI, con nucleo definito,
PROTOZOI, (batteri) con nucleo non definito, ACELLULATI, (virus) acido nucleico con involucro esterno. Il
nostro organismo quando viene a contatto con i microbi (contagio), segue l'infezione (moltiplicazione). I
microrganismi vivono in diversi habitat: AMBIENTALE, dove il loro habitat naturale è l'ambiente;
COMMENSALI, microrganismi che possono vivere sulla pelle, ma non provocano danno all'ospite;
MUTUALISTI, non causano danno ma possono dare dei vantaggi; PARASSITI, ricavano un vantaggio per se
stessi, però durante la crescita e la riproduzione aggrediscono le cellule dell'ospite causando un danno ad
esse, facendole morire così parassiti riescono a nutrirsi meglio. Il MICROBIOTA è l'insieme di tutti i microbi
che abitano dentro e sulla superficie del nostro corpo. Esistono diversi tipi di microbiota ad esempio quello
intestinale raggruppa in batteri che vivono nell’apparato digerente e che servono per la sintesi del potassio
e per il mantenimento dell’omeostasi del sangue, altri prevengono la colonizzazione dell’ambiente in cui si
trovano da parte di altri patogeni; il normale microbiota (quello buono) può produrre delle sostanze che
hanno la capacità di antibiotico naturale e produzione di anticorpi contro microrganismi patogeni che
troviamo su tutte le superfici a contatto con l'ambiente ovvero le vie di contagio.

Le fasi delle malattie infettive sono:

-CONTAMINAZIONE, ovvero il contatto con agenti che stimolano la risposta patologica;

-PENETRAZIONE, ovvero il patogeno penetra all'interno dei nostri tessuti;

-LOCALIZZAZIONE, il patogeno deve localizzarsi nel tessuto specifico per cui si sono evoluti;

-INFEZIONE, è la lotta tra il patogeno e il nostro organismo per chi deve avere il sopravvento.

L’infezione non è una malattia infettiva perché il patogeno supera le difese dell’organismo e quando si
manifestano i sintomi della malattia con la penetrazione dell’agente patogeno c’è un periodo detto di
incubazione.

Il patogeno per causare un danno è una malattia deve presentare diverse caratteristiche:

-CONTAGIOSITA’, se è propenso a propagarsi da un individuo all'altro;

-CARICA MICROBICA, la quantità di microbi capaci di causare l'infezione;

-INFETTIVITA’, la capacità di penetrare, atticchirsi e moltiplicarsi;

-PATOGENICITA’, la capacità di provocare un danno all'ospite;

-VIRULENZA, la gravità della patogenicità;

-INVASIVITA’, la capacità di diffondersi nell'organismo.

La trasmissione della malattia può avvenire in tre modi:

-TRASMISSIONE DIRETTA, cioè il patogeno si trasferisce dal soggetto malato al soggetto sano senza passare
per l'ambiente esterno (ad esempio malattie sessuali);
-TRASMISSIONE INDIRETTA, dal soggetto malato all’ambiente e poi al soggetto sano, cioè tramite veicoli
come oggetti contaminati o vettori come gli insetti;

-TRASMISSIONE VERTICALE, cioè infezioni contratte durante la gravidanza che possono passare per via
placentare dalla madre al feto, provocando aborti o malformazioni;

Per la trasmissione delle malattie infettive si deve tener conto sia dei serbatoi di infezione che possono
essere animali, persone o substrati non animati in cui il patogeno ha il suo habitat naturale; per molte
malattie infettive l’uomo può costituire sia il serbatoio che la fonte (AIDS); sia per veicolo di infezione ciò
che è in grado di trasportare agenti infettivi, mantenendone la vitalità; si possono distinguere veicoli
INANIMATI (aria, acqua, alimenti, superfici) o veicoli ANIMATI o VETTORI, che possono essere attivi o
passivi; i primi, come le mosche, possono trasportare il microrganismo prelevato da una superficie sporca;
quelli attivi sono i microrganismi che si sviluppano all’interno di un animale.

Le principali vie di ingresso del patogeno sono la cute lesa e le mucose, mentre le vie di fuoriuscita del
patogeno sono la via cutanea, ematica, rettale, orale, genito-urinario; una volta che il patogeno fuoriesce
dal nostro organismo, deve sopravvivere nell'ambiente esterno per causare un danno, però la sua
sopravvivenza è compromessa dall'ambiente esterno, la mancanza di umidità, la luce solare, la
temperatura.

La malattia infettiva ha diversi andamenti nella collettività:

-ANDAMENTO SPORADICO, la malattia si manifesta raramente;

-ANDAMENTO ENDEMICO, la malattia è sempre presente in un dato territorio, con casi costanti;

-ANDAMENTO EPIDEMICO, la malattia si manifesta in un breve periodo di tempo con un numero enorme di
casi;

-ANDAMENTO PANDEMICO, l'epidemia si estende a più nazioni come il covid.

La malattia infettiva si può prevenire attraverso la profilassi diretta, cioè scoprire ed inattivare la sorgente
dei microrganismi patogeni; attraverso la profilassi indiretta abbiamo l’interruzione della catena di
trasmissione; la profilassi immunitaria cioè andando ad somministrare i vaccini.

Possiamo difenderci dai microrganismi attraverso le barriere naturali (cute, mucosa), reazioni aspecifiche
(fagocitosi, ovvero la capacità di inglobare e distruggere il patogeno) e reazioni specifiche (anticorpi).

L'immunità è uno stato di resistenza che l'organismo presenta alla fonte dell'infezione, può essere:

-NATURALE ATTIVA, quando incontriamo il patogeno e il sistema immunitario produce anticorpi per
eliminarlo;

-NATURALE PASSIVA, quando il bambino riceve gli anticorpi materni;

-ARTIFICIALE ATTIVA, le vaccinazioni;

-ARTIFICIALE PASSIVA, quando si prendono gli anticorpi da un soggetto malato si iniettano nell'individuo
sano (immunoblobina profilassi).

I BATTERI, sono microrganismi capaci di moltiplicazione autonoma e di attività metaboliche; i batteri


possono causare una malattia infettiva attraverso le endotossine e le esotossine, i batteri si classificano in
gram positivi e gram negativi.

Le ENDOTOSSINE derivano da strutture della membrana dei batteri gram negativi, sono l'ipo polisaccaridi di
membrana dei gram negativi. Sono termostabili cioè resistenti alle alte temperature, non stimolano la
produzione di anticorpi e non sono tossificabili, sono pessimi antigeni. Stimolano una lieve risposta
anticorpale perché vengono riconosciuti dai linfociti B e non dai linfociti T; stimolano l’immunità innata e il
danno viene riconosciuto dai macrofagi che innescano delle risposte tipiche di quella infiammatoria
(provocando la febbre). Vengono chiamate pirogeni esogeni (attività indiretta).

Le ESOTOSSINE sono tipiche di ogni batterio, possono essere prodotti sia dai gram positivi e gram negativi;
sono di natura proteica e sono termolabili cioè si distruggono con il calore, ma sono ottimi antigeni in
quanto producono anticorpi. Le esotossine danneggiano le cellule e tessuti di un determinato organo
(attività diretta). L’esotossina, la tossina difterica, è in grado di produrre con una subunità A e una subunità
B una tossina che non permette alla cellula di sintetizzare le proteine portandola alla morte e così da
costituire nutrimento per i batteri.

I VIRUS, sono entità biologiche di piccole dimensioni che possono replicarsi grazie alla presenza delle cellule
ospiti (eucariote e procariote) penetrate; senza le cellule ospiti, che provvedono alla loro replicazione, i
virus cesserebbero di esistere; per questo sono chiamati parassiti endocellulari obbligati. La struttura dei
virus contiene un genoma costituito da DNA o RNA, contenuto nel nucleoide che è rivestito da un involucro
proteico detto capside, con il quale forma il nucleocapside, che può essere avvolto in un involucro definito
pericapside; possono avere un mantello oppure non averlo.

L’acido nucleico virale (DNA o RNA) è il portatore sia dell’informazione genetica che dell’infettività virale.

I virus causano una malattia attraverso il ciclo vitale:

-ADESIONE, il virus aderisce alla cellula ospite:

-PENETRAZIONE, il virus penetra attraverso la membrana cellulare;

-RILASCIO dell'acido nucleico virale nel capside;

-REPLICAZIONE, il virus usa la cellula ospite per riprodurre l'acido nucleico e le proteine virali;

-ASSEMBLAGGIO, le proteine e gli acidi nucleici virali vengono assemblati per formare nuove particelle
virali;

-DIFFUSIONE, la cellula ospite, una volta distrutta o danneggiata, permette il rilascio di queste particelle
virali che provocano malattie infettive ad diversi organismi.

Le infezioni virali si possono dividere in:

-INFEZIONI ACUTE, quando il virus rimane localizzato e viene eliminato dopo pochi giorni;

-INFEZIONI PERSISTENTI, il virus rimane nell’ospite in uno stato latente e asintomatico fino al manifestarsi
della malattia;

LE LINEE DI DIFESA = I vertebrati, uomo compreso, dispongono di numerosi sistemi di difesa antimicrobica,
grazie ai quali possono contrastare l’aggressione dei microrganismi patogeni. Una volta che entra nel nostro
organismo un patogeno si va ad attivare la risposta immunitaria che va riconoscere il SELF dal NON SELF.
Il SELF è rappresentato da cellule integre e un tessuto funzionale. Il NON SELF è rappresentato da cellule
anomale; quindi il sistema immunitario assicura la sorveglianza del nostro organismo in relazione
all’ambiente esterno e anche alla funzione del tessuto e della cellula. Il sistema immunitario, già dalla
nascita, stabilisce meccanismi di tolleranza verso il microbiota; questo viene mantenuto tramite l’omeostasi
immunitaria. Essa stabilisce una resistenza (abilità nel difenderci dall’agente patogeno) che può essere
aspecifica (contrasta tutti gli agenti patogeni) oppure specifica (protegge contro verso un singolo
patogeno). Nella risposta immunitaria parliamo di cellule dell’immunità che derivano dal midollo osseo
ematopoietico, dove è presente la cellula staminale pluripotente da cui derivano 2 ramificazioni. Da una a
sua volta deriva la cellula staminale mieloide da cui derivano i polimorfonucleati (ovvero neutrofili, basofili,
eosinofili, i globuli rossi, monociti, piastrine).

Mentre dall’altra ramificazione derivano le cellule staminali linfoidi da cui derivano i linfociti B e linfociti T.

La protezione contro gli agenti patogeni invasivi è data da TRE LINEE DI DIFESA:

- La PRIMA LINEA DI DIFESA è costituita da un sistema di barriere meccaniche e chimiche di cui fanno
parte i seguenti costituenti attivi: cute integra, sudore e altri prodotti di secrezione, lacrime, saliva,
muco, ciglia vibratili degli epiteli delle vie respiratorie e linfociti T.
Le cellule del sistema immunitario circolano nel sangue e nei vasi linfatici che finiscono nei tessuti;
all’interno della rete dei vasi linfatici ci sono gli agglomerati anatomici ovvero organi linfoidi (timo,
milza). Gli organi linfoidi si classificano in primari cioè da dove nascono (midollo osseo) e dove si
differenziano (linfociti T nel timo); gli organi secondari sono i linfonodi distribuiti in punti essenziali
per la salute e difese dell’organismo (linfonodi ascellari) nell’apparato digerente gli agglomerati
linfatici sono detti placche del Peyer.

- Nella SECONDA LINEA DI DIFESA i microrganismi che superano la prima linea di difesa ne
incontrano una seconda rappresentata dai fattori dell’immunità naturale, innata o aspecifica.
Della seconda linea di difesa fa parte la FAGOCITOSI , dove intervengono tutte le cellule capaci di
fagocitare inizialmente i neutrofili, successivamente i monociti non fissi, ovvero cellule che
circolano nel nostro sangue e una volta che trovano un tessuto dove riescono a sopravvivere,
vanno a maturarsi in macrofagi fissi.
I macrofagi fissi e i monociti non fissi comunicano attraverso dei recettori che si trovano sulle loro
superfici. Una volta danneggiata la prima linea di difesa penetrerà il patogeno che si andrà a
rilasciare delle molecole chimiche che arriveranno fino ai capillari, dove sono presenti le cellule
endoteliali e le cellule circostanti che arriveranno a loro volta dove è presente il patogeno, quindi si
andranno ad attivare e andranno a fagocitare. Tutto ciò è permesso grazie alla CHEMIOTASSI,
ovvero la capacità di locomozione, di riconoscere e attecchirsi al patogeno e permettere la
distruzione di esso.
La FAGOCITOSI è un processo dove i fagociti vanno ad interagire con il patogeno e andranno
produrre delle estroflessioni dette appunto pseudopodi, che andranno ad avvolgere il patogeno
andando a formare una vescicola detta fagosoma, che viaggerà attraverso il citoplasma e arriverà ai
lisosomi dove si legherà ad esso, andando a formare il fagolisosoma dove sono presenti gli enzimi
lisosomiali che permetteranno la distruzione del patogeno fagocitato. Però rimarrà sempre una
parte non completamente distrutta che verrà rilasciata nell'ambiente circostante, il quale viene
detto appunto rigurgito dopo il pasto.
Dell'IMMUNITA’ INNATA fanno parte delle sostanze dette sostanze antimicrobiche che sono il
SISTEMA DEL COMPLETAMENTO e gli INTERFERONI.
Il sistema del complemento è un insieme di proteine solubili che può essere attivate sia per via
classica che per via alternativa, nella via classica le proteine si vanno legare con le porzioni costanti
degli anticorpi, mentre nella via alternative le proteine si vanno a legare con i polisaccaridi dei
microbi. In entrambe le vie si vanno ad innescare una serie di reazioni enzimatiche a cascata a
partire dal C3 che andrà a lavorare durante la risposta infiammatoria e dal C3 si va a produrre il C5
che permetterà il MAC, ovvero il fattore di attacco alle membrane che andrà a formare dei pori litici
sulle membrane.
Mentre gli INTERFERONI sono piccole proteine che hanno attività antivirale perché interferiscono
con la moltiplicazione virale. Esistono diversi tipi abbiamo gli INTERFERONI ALFA e INTERFERONI
BETA che vengono rilasciati dalle cellule infette per evitare che le cellule sane si vadano ad
infettare, mentre gli INTERFERONI GAMMA prodotti dai linfociti T favoriscono l'azione dei
neutrofili.

- La TERZA LINEA DI DIFESA , detta anche IMMUNITA’ SPECIFICA O ACQUISITA, specifica perché ad
uno stimolo si va ad innescare una singola risposta immunitaria, che ha una memoria
immunologica, cioè al secondo contatto va a riconoscere l’antigene.
Si divide in due tipi: UMORALE, mediata da anticorpi (immunoglobuline) e linfociti B, o CELLULO-
MEDIATA, mediata da linfociti T. I LINFOCITI B si formano e completano la loro maturazione nel
midollo osseo. Essi presentano sulla loro superficie dei recettori detti BCR che riconoscono acidi
nucleici, proteine e polisaccaridi. Una volta che il patogeno è penetrato nel nostro organismo e va a
finire nei linfonodi, viene riconosciuto dai linfociti vergini ed essi andranno a produrre le
plasmacellule ovvero cellule addette alla produzione di anticorpi o immunoglobuline.
I LINFOCITI T derivano dal midollo osseo e maturano nel timo. Essi presentano un recettore detto
TCR che va riconoscere antigeni di origine proteica derivati da peptidi. I linfociti T mediano la
risposta immunitaria una volta che vanno a riconoscere l’epitopo del patogeno. I linfociti T si
dividono in due tipi: quelli che durante la loro maturazione hanno acquisito il CD4 vengono detti
CD4 POSITIVI o HELPER, mentre quelli che hanno acquisito il CD8 vengono detti CD8 POSITIVI o T
CITOTOSSICI. I linfociti CD4 comunicano con la risposta immunitaria attraverso la via TH1 che è
mediata da interluchine e interferoni che andranno a produrre i macrofagi e PMN, mentre la via
TH2 è mediata da citochine e chemochine che andranno a rilasciare gli anticorpi. I linfociti CD8 o t
citotossici vanno a riconoscere l'antigene e hanno azione tossica infatti lo vanno a distruggere.
Gli anticorpi o immunoglobuline sono costituiti da glicoproteine e presentano due catene pesanti,
(H) le più lunghe, e due catene leggere (L) le più corte, in totale quattro catene. Ogni anticorpo
presenta una regione COSTANTE e una regione VARIABILE. La regione costante lega il complemento
e la variabile lega l'antigene. Ogni immunoglobulina ha una forma ad Y dove nelle due braccia sono
presenti le regioni variabili dette FAB mentre la coda è detta FC.

INFIAMMAZIONE = per risposta infiammatoria si intende l’attivazione di cellule e tessuti


vascolarizzati in risposta ad un evento dannoso, che ha provocato la morte di alcune di queste cellule. Il
processo infiammatorio ha come obiettivo:

- Contenere ed isolare l’area o l’agente del danno


- Distruggere i microrganismi
- Preparare il tessuto per la guarigione.

Nella risposta infiammatoria si ha una RISPOSTA LOCALE, ovvero di uno specifico tessuto dove le cellule
dell’immunità e del tessuto danneggiato producono le CITOCHINE, cioè molecole che vengono rilasciate
nell’ambiente, vicino alla sede del danno e si diffondono nell’area del tessuto sano per poi mettersi in
circolo ed attivarsi; la RISPOSTA SISTEMICA, che ha come compito il risanamento, cioè portare alla
guarigione il tessuto danneggiato, quindi ad una nuova omeostasi.
I sintomi locali (segni cardinali) della risposta infiammatoria, soprattutto nella sua prima fase (acuta), sono:

- RUBOR, arrossamento
- CALOR, aumento della temperatura locale
- TUMOR, gonfiore
- DOLOR, sensazione di dolore
- FUNCTIO LAESA, perdita di funzione;

Il rubor e il calor derivano dalla variazione del flusso ematico e dall’aumento dei capillari, portando un
flusso di sangue maggiore nella parte viva del tessuto intorno all’area danneggiata;

Il tumor è dato dall’accumulo di essudato fluido nello spazio extravascolare, causato dall’aumento della
permeabilità vascolare;

Il dolor causato dallo stiramento dei tessuti dovuto dall’edema infiammatorio, nel quale vengono rilasciati
dei mediatori chimici che si legano ai recettori e provocano la sensazione del dolore, fino ad arrivare alla
functio laesa.

Le cause che inducono la risposa infiammatoria possono essere:

- Microrganismi (batteri, virus, parassiti)


- Traumi fisici, chimici o meccanici (ustioni, acidi, tagli)
- Necrosi tissutale (ipossia, infarto, emorragia)
- Reazioni immunitarie alterate
- Tumori maligni e le loro metastasi.

Dalle cellule e tessuti danneggiati vengono rilasciati mediatori chimici che possono incentivare il processo
infiammatorio.

L’infiammazione inizia con una fase ACUTA, se il danno è minimo e la causa del danneggiamento può essere
rimossa e dura meno di 6 settimane; si potrà trasformare in CRONICA se il danno continua nel tessuto e la
causa non viene rimossa, che supererà le 6 settimane.

L’infiammazione acuta è caratterizzata da movimenti di fluidi e proteine (edema), PMN soprattutto i


neutrofili e ha come obiettivi: contenere, eliminare e riparare.

L’infiammazione cronica porta alla distruzione dei tessuti e la guarigione avviene con la formazione della
cicatrice e infatti ci sarà la produzione di maggiore tessuto connettivo con la formazione di fibrosi.

Il processo infiammatorio è costituito da diverse fasi e fa parte della risposta innata non specifica; le fasi
sono:

- FASE VASCOLARE, consiste nella vasodilatazione e aumento del flusso sanguigno vicino alla zona
danneggiata, aumento della permeabilità dei capillari, formazione dell’edema
- FASE CELLULARE, nella quale ci sono cellule impegnate nella risposta infiammatoria, con fuoriuscita
di leucociti dal microcircolo che si vanno ad accumulare nella zona danneggiata formando
l’essudato
- REAZIONI SISTEMICHE, reazioni a distanza dal sito danneggiato.

Una differenza che si può trovare è tra essudato e trasudato.


L’ESSUDATO, detto anche edema essudatizio, o edema infiammatorio, è dovuto all’aumento della
permeabilità vascolare e la formazione delle proteine della risposta infiammatoria ed ha un peso maggiore
di 1,20. Diluisce i prodotti tossici, funge da barriera, veicola le proteine nel sangue utili alla risposta
infiammatoria, i fattori per riparare il danno e prepara alla guarigione.

IL TRASUDATO, detto anche edema trasudatizio, o edema non infiammatorio, è dovuto ad un aumento
della pressione idrostatica e ad una riduzione della pressione colloido-osmotica, ovvero la riduzione delle
proteine. Possiamo averlo con un’ostruzione a livello venoso, a un danno a livello cardiovascolare o a un
danno epatico renale. Ha un peso inferiore a 1,012.

Nella risposta infiammatoria acuta partecipano le cellule come macrofagi, neutrofili, mastociti, cellule
epiteliali, sistemi di proteine solubili, ovvero sistema del complemento e sistema delle chinine, e cellule
della granulosi, ovvero neutrofili (70%), che hanno la funzione di fagocitare, gli eosinofili, che hanno la
capacità di fagocitare il complesso antigene anticorpo e i basofili.

I MEDIATORI CHIMICI = Nella risposta infiammatoria partecipano dei mediatori chimici, vengono rilasciati
nel focolaio dell’infiammazione, ovvero dove è presente il danno. Si possono dividere in ESOGENI, ovvero
prodotti dai batteri, ed ENDOGENI perché prodotti sia da cellule che da plasma. Quelli prodotti dalle cellule,
a loro volta si dividono in performati (istamina, serotonina ed enzimi lisosomiali) a livello di granuli e quelli
sintetizzati de novo (prostaglandine, leucotrieni, paf, citochine). Quelle performate sono presenti nei
mastociti, basofili, piastrine, neutrofili e macrofagi; nei sintetizzati de novo vengono sintetizzati dai globuli
bianchi, piastrine, cellule dell’endotelio e dell’immunità. In quelli sintetizzati dal plasma, abbiamo il sistema
del complemento, delle chinine e il sistema della coagulazione, che permette la formazione del coagulo,
quindi di interrompere l’emorragia e la guarigione delle ferite. I sistemi di proteine solubili, del
complemento, della coagulazione e delle chinine, sono degli enzimi inattivi nel quale il primo della serie
viene attivato a causa di una cascata di reazioni enzimatiche. I tre sistemi migliorano la risposta
infiammatoria poiché favoriscono la vasodilatazione, aumentano la permeabilità vascolare e danno la
sensazione di dolore.

Le citochine fanno parte dei mediatori prodotti da tutti i tipi di cellule, se vengono prodotte in minore
quantità, vanno ad agire in azione locale, mentre se prodotte in maggiore quantità, vanno ad agire ad
azione diffusa. Le citochine, vanno a regolare sia una risposta pro (primarie) che anti (secondarie)
infiammatoria, andando ad agire durante tutto il processo infiammatorio; inoltre derivano dalle
interluchine 1-6 e tumor necrosys factor (TNF) e vengono rilasciate dalle cellule verso la cellula K player,
andandole a modellare.

LA FEBBRE è un sintomo di diverse condizioni patologiche, è dovuto ad una alterazione funzionale


reversibile dei neuroni del centro della termoregolazione nell’ipotalamo, dovuta a sostanze pirogene. Il
nostro organismo ha una temperatura che va da 36,8 +/- 0,4 gradi ai 37, se aumenta intorno ai 37,5/38 è
considerata febbre. Il suo compito è quello di autodifesa dalle sostanze dannose, quindi virus e batteri
dall’organismo. L’aumento della temperatura corporea accelera tutte le reazioni metaboliche, favorendo
l’utilizzo delle riserve energetiche e potenziando l’efficienza del sistema immunitario. Nelle donne durante i
periodi ovulatori, aumenta di mezzo grado.

Il nostro organismo è OMEOTERMO, ovvero capace di mantenere la temperatura corporea costante,


dovuto alla termoregolazione, basata su termogenesi e termodispersione. La TERMOGENESI è il
meccanismo che permette di produrre calore, trasformando l’ATP in ADP. La TERMODISPERSIONE è il
meccanismo che permette il rilascio di calore attraverso le vie cutanee, inspiratorie e digerenti. Ovviamente
nel nostro organismo ci sono dei termorecettori sia centrali che periferici, che avvertono i cambiamenti di
temperatura e inviano gli stimoli al centro di termoregolazione.

Le sostanze pirogene si dividono in endogene ed esogene. Le ESOGENE sono quelle che si trovano fuori al
nostro organismo, come l’endotossina; mentre i pirogeni ENDOGENI, che si trovano all’interno del nostro
organismo, fanno parte la citochina, interferoni, interluchine… Queste non hanno azione diretta, ma
attraverso le prostaglandine della serie E2, che si vanno a legare ai recettori dei neuroni del centro della
termoregolazione, vanno a rilasciare adenilciclasi che permetterà la produzione di amp ciclico, che serve
per aumentare la soglia della temperatura nel nostra organismo. Tutto ciò ovviamente dipende dalla
quantità di prostaglandina e pirogeni ed endogeni.

La febbre ha 3 fasi di decorso:

- FASE DEL RIALZO TERMICO, caratterizzato da brivido, sensazione di freddo e cute pallida, e ovviamente
anche dall’aumento della temperatura in quanto la prostaglandine si vanno a legare ai recettori dei neuroni
del centro della termoregolazione.

- FASE DEL FASTIGIO OSTASI, caratterizzata dall’aumento della temperatura sopra ai 37 gradi, dovuta alla
produzione in eccesso delle prostaglandine, caratterizzata anche dalla scomparsa della sensazione del
brivido e la comparsa di quella del caldo.

- FASE DI DEFERVESCENZA, caratterizzata dalla diminuzione della temperatura in quanto ci sarà una
produzione ridotta di prostaglandine, la sensazione del caldo può scomparire attraverso la sudorazione.

La riduzione della temperatura può avvenire o per CRISI, quindi gradualmente, o per LISI, quindi
velocemente.

Conosciamo diversi tipi di febbre:

-FEBBRE CONTINUA, caratterizzata dalla fase del rialzo termico al di sopra di 37 gradi e durante le ore del
giorno ci sarà la riduzione di 1 grado della temperatura, senza arrivare mai alla fase di defervescenza;

-FEBBRE REMITTENTE, ovvero rialzo termico ma durante le ore del giorno ci sarà un aumento di un grado
della temperatura;

-FEBBRE CONTINUA REMITTENTE, caratterizzata sempre dal rialzo termico di un grado, ma durante le ore
del giorno ci può essere o un rialzo o un abbassamento della temperatura;

-FEBBRE INTERMITTENTE, caratterizzata da periodi febbrili e periodi di apiressia. Un tipo di febbre


intermittente è quella quotidiana, dove durante le prime ore del giorno ci sarà l’aumento della temperatura
fino a metà mattinata, con il ritorno della temperatura normale durante le ore notturne. Le febbri possono
essere: di BASSO grado tra 38°-39°, grado MEDIO 39°-40°, di ALTO grado >40°, mentre grado ALTISSIMO
>42° e si parla di IPERPIRESSIA. Durante la febbre abbiamo alterazioni metaboliche che si traducono con
l’aumento del consumo di O2 e maggiore produzione di CO2, anche la formazione di corpi chetonici e la
riduzione della diuresi. La febbre può causare anche aumento degli atti respiratori, vomito, nausea e
tachicardia, in quanto ad ogni grado superiore ai 37°, aumenta di 8 pulsazioni.

NECROSI E APOPTOSI: la necrosi è la morte di un gruppo di cellule improvviso, dovuto alla lisi cellulare. È
dovuta ad elevate temperature, radiazioni, tossine, veleni, infezioni virali e batteriche. Può essere
provocata da cause esogene ed endogene. Quelle esogene sono:
- Agenti fisici (temperatura elevata, freddo, radiazioni)

- Agenti chimici (tossine, veleni)

- Agenti biologici (infezioni virali e batteriche)

Delle cause endogene fanno parte:

- Ipossia (riduzione di ossigeno ad un tessuto/organo)

- Anossia (mancanza di ossigeno ad un tessuto/organo)

- Ischemia (riduzione fino alla scomparsa dell’irrorazione sanguigna di un tessuto/organo)

- Risposta immunitaria

- Risposta infiammatoria

- Intermediari dell’O2

Nella necrosi la cellula perde la propria forma, infatti ci sarà la riduzione del volume nucleare, la
frammentazione del nucleo, la disoluzione della cromatina, il rigonfiamento del reticolo endoplasmatico e
dei mitocondri. La necrosi attiva la risposta infiammatoria perché dalla lisi cellulare ci sarà un riversamento
del materiale citosolico nel tessuto circostanze.

Ci sono diversi tipi di necrosi:

- NECROSI COAUGULATIVA , l’architettura del tessuto è preservata per qualche giorno;


- NECROSI COLLIQUATIVA, dove si forma una massa liquida e viscosa dove si vanno ad intaccare
infezioni batteriche e a sua volta determina altri tipi di necrosi: CAUSOSA, ADIPOSA e FIBRINOIDE.

APOPTOSI è la morte di una sola cellula programmata, che può avvenire sia in situazioni patologiche che
fisiologiche. La cellula capisce che va incontro alla morte e si allontana dalle altre per non influenzarle.
L’apoptosi utilizza energia (ATP), infatti ci sarà la riduzione della forma della cellula che andrà ad utilizzare
l’energia contenuta al suo interno, infatti ci sarà la condensazione della cromatina e la frammentazione del
nucleo con la formazione di vescicole, dove troviamo i corpi apoptonici. L’apoptosi si verifica o per un
danno al DNA o per ripiegamento di proteine dovuto ai TNF (tumor necrosys factor), oppure un arresto dei
fattori di crescita. L’apoptosi può essere attivata per via intrinseca che estrinseca.

Avviene in 3 fasi:

- INDUZIONE , dove avviene sia la via estrinseca (quando i fattori che inducono l’apoptosi
provengono dall’esterno, es: virus, temperatura elevata), nella quale ci sarà l’interazione tra
ligando e recettori che andranno a richiamare proteine attivatrici che a loro volta andranno a
reclutare le pro-caspasi; mentre la via intrinseca (gli stimoli originano all’interno della cellula) è
innescata o a un danno al dna oppure attraverso il gene p53 che arresta la crescita;
- ESECUZIONE, dove intervengono le caspasi, una cascata enzimatica proteolitica, dove si distinguono
caspasi iniziatrici ed effettrici; le iniziatrici portano la cellula a morte apoptonica, mentre quelle
effettrici vanno a distruggere le proteine essenziali per la sopravvivenza della cellula;
- DEGRADAZIONE, dove si ha la fermentazione del DNA.
AUTOFAGIA è un processo finalizzato alla distruzione e al riciclo delle componenti cellulari danneggiate.
Inizialmente si realizza con la formazione del citoplasma che avvolge il materiale da digerire
nell’autofagosoma che fondendosi con il fagolisosoma va avvenire la digestione.

RISPOSTA CELLULARE ALLO STRESS: quando dall'ambiente esterno arriva uno stress (agenti infettivi)
colpisce le cellule di un determinato tessuto che possono rispondere in modo anomalo in correlazione al
tipo di tessuto. In risposta ad un accrescimento non neoplastico (ipotrofia e ipertrofia) oppure con la
patologia della differenziazione cellulare (metaplasia e anaplasia). L'organismo umano risponde con
modificazioni ai cambiamenti fisiologici a cui è sottoposto, gli adattamenti cellulari possono essere esposti a
cambiamenti fisiologici, patologici e non patologici, come ad esempio cibo, farmaci, ormoni.

Una volta che lo stress arriva alla cellula se essa presenta la capacità di adattamento e il danno è lieve e
transitorio diventa REVERSIBILE, quindi la cellula torna allo stato funzionale; ma se il danno è grave e
intenso quindi IRREVERSIBILE può portare alla morte della cellula sia per apoptosi che necrosi.

La cellula per sopravvivere deve adattarsi con: un adattamento sopra e oltre la norma, detto capacità IPER,
oppure al di sotto ed inferiore alla norma detta capacità IPO; oppure può andare incontro a un diverso
grado di differenziamento.

La cellula deve mantenere l'omeostasi, altrimenti l'equilibrio viene alterato, infatti si innescano diversi
meccanismi di risposta ad un danno:

- modificazione del volume delle cellule (ipertrofia e ipotrofia)

- modificazione del numero delle cellule (iperplasia)

- modificazione del differenziamento (metaplasia)

- sintesi di proteine dello stress

L’IPERTROFIA è l'aumento del volume di un tessuto o di un organo dovuto all'aumento del volume delle
cellule che lo costituiscono;

L’IPOTROFIA è la riduzione del volume del tessuto o organo dovuto alla riduzione del volume delle cellule
che lo costituiscono;

L’IPERPLASIA è l'aumento del volume del tessuto o organo dovuto all'aumento del numero delle cellule che
lo costituiscono; per fare ciò è importante che le cellule vadano a moltiplicarsi, infatti durante la loro fase di
maturazione se le cellule arrivano fino alla fase della mitosi, vanno incontro ad iperplasia mentre, se si
fermano nella fase g2, vanno incontro ad ipertrofia.

L’IPOPLASIA è la riduzione del volume del tessuto od organo dovuto alla riduzione del numero di cellule
che costituiscono;

LA METAPLASIA rappresenta un cambiamento da parte delle cellule e permette ad esse di svolgere attività
che in condizioni normali non erano in grado di svolgere.

L’ATROFIA corrisponde alla riduzione del volume cellulare di cui fanno parte ipoplasia ed ipotrofia.
GUARIGIONE DELLE FERITE: la guarigione tissutale e il processo di sostituzione di un tessuto danneggiato
con uno vivo. Il processo può avvenire secondo due modalità:

- Rigenerazione, dove si torna alle condizioni iniziali con la risoluzione del problema; Non lascia
traccia del danno;
- Riparazione, attraverso un processo di cicatrizzazione.

La guarigione delle ferite si distingue in due tipi:

- -per prima intenzione, quando i margini della ferita sono stretti;


- -Per seconda intenzione, dove i margini sono lontani, la ferita è molto ampia.

I meccanismi sono gli stessi, ciò che cambia è la durata.

Nella GUARIGIONE PER PRIMA INTENZIONE inizialmente c'è l'emorragia, con la formazione del coagulo;
seguirà la sua disidratazione e la formazione della crosta. Al di sotto della crosta si innesca la risposta
infiammatoria, si forma l’essudato, si ha la riduzione del coagulo, si ripulisce la parte lesa grazie macrofagi,
le cellule degli epiteli invadono il coagulo e formano uno strato continuo nelle 48h e poi i fibroblasti
invadono la zona lesionata. Dopo 5 giorni si ha la deposizione del collagene e del tessuto di granulazione
cioè un tessuto importante per l'angiogenesi, ovvero la formazione di nuovi vasi. Le fibre collagene
chiudono i margini della lesione e si riassorbe l’essudato e dopo un mese si ha la cicatrice di tessuto
connettivo. Se il tessuto di granulazione è meno ricco di vasi, si ha la formazione della cicatrice che è bianca
e si ha il recupero funzionale più o meno completo. Il tessuto di granulazione è formato da cellule
endoteliali, miofibroblasti e collagene.

La GUARIGIONE PER SECONDA INTENZIONE richiede molto più tempo, con il rischio di complicanza.
Troviamo i miofibroblasti che permettono la contrazione della ferita e permettono inoltre di avvicinare i
lembi così da formare molto tessuto di granulazione. I miofibroblasti sono importanti per la seconda
guarigione, perché hanno capacità contrattile, hanno microfilamenti di actina e miosina e hanno anche
delle gap junction, importanti per la struttura contrattile. Inizialmente si ha il protomiofibroblasto, che
porta al miofibroblasto maturo, seguendo il meccanismo guidato dal TGFB.

Esistono diversi tipi di collagene (14), formati da 30 tipi di catene polipeptidiche che si avvolgono a tripla
elica ed hanno resistenza e rigidità.

Il tipo 1 è importante per le cicatrici, il tipo 2 per la cartilagine, il tipo 3 è importante per tutti i tessuti
eccetto l'osso.

Le complicanze delle guarigioni delle ferite sono:

- Infezioni;

- Processo di cicatrizzazione inadeguato o esuberante (cheloidi).

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