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TANATOLOGIA
TRASFORMATIVI
ABIOTICI O NEGATIVI (DISTRUTTIVI E/O
CONSERVATIVI
«…purtroppo
l'accuratezza della
stima dell'intervallo
non ha affatto tenuto
il passo con gli
enormi progressi
compiuti dalla
tecnologia. »
Cosa è cambiato?
La stima dell’epoca di morte per Francis E. Camps non è una scienza esatta:“…il risultato migliore che
possiamo ottenere è una ragionevole supposizione sull’ epoca del decesso, prendendo in considerazione
tutti i fattori noti, compresi i dati circostanziali, se presenti, che dovrebbero limitare il margine di errore …
Scopo della stima dell’epoca di morte è dare una evidenza scientifica solida per evitare tutti gli sprechi, in
“Estabishment of the time since death: a critical assessment.” Camps, F. J Forensic Sci, 1959
“… L’ obiettivo più importante è fornire una stima dell’epoca di morte già sul luogo in cui è
stato trovato il corpo.
I metodi utilizzati nella stima dell’epoca di morte dovrebbero ovviamente essere i più precisi
possibili, ma ancor più importante è la loro affidabilità.
L’affidabilità è il principio più importante in quanto può essere fornito solo empiricamente
dall'analisi statistica degli errori (deviazione tra tempo calcolato e tempo reale dalla morte)
negli studi di settore.
…
Per questi motivi non esisterà mai un’ora della morte, ma piuttosto un intervallo.”
General remarks on estimating the time since death” Madea, B. and Henssge C. CRC press,
2016
Famous Cases Involving Time of Death
INTRINSECI
ESTRINSECI
-Estese aree di perdita di sostanza cutanea
- Temperatura ambientale: assume notevolissima
post-traumatica (escoriazioni, ustioni, ecc.)
importanza non solo in quanto tale ma anche in
- Sottigliezza della cute: il ridotto spessore relazione al livello termico della superficie di
cutaneo dei neonati e dei lattanti appoggio del cadavere
-Rapporto tra massa e superficie corporea: - Umidità e ventilazione: il clima asciutto e
nei neonati, nei lattanti e nei bambini la ventilato accentua il raffreddamento in quanto
superficie corporea è maggiore rispetto alla favorisce l'evaporazione post-mortale; il
massa per cui si ha una più intensa contrario si verifica a seguito dell'esposizione
dispersione termica. del cadavere ad ambiente umido e non ventilato
-Pannicolo adiposo (costituzione corporea) - Indumenti: questi, in relazione alla loro quantità
- Temperatura corporea al momento della e soprattutto qualità fanno aumentare il
morte cosiddetto strato di « aria privata» ad
immediato contatto con la superficie corporea.
- Modalità del decesso (emorragie ec…)
- Atteggiamento del cadavere
ALGOR MORTIS
1. prima fase, della durata di 3-4 ore dopo la morte, in cui la temperatura
cadaverica degrada di circa mezzo grado all’ora, persistendo una certa
attività dei fenomeni di vita residua;
Distruttivi Comuni
Autolisi Autolisi
Putrefazione Putrefazione
Macerazione
Speciali
Conservativi Macerazione
Saponificazione Saponificazione
Mummificazione Mummificazione
Corificazione Corificazione
I segni cadaverici
trasformativi
La velocità e l'entità del fenomeno nei vari distretti dell'organismo variano in funzione del
tipo di tessuto, risultando più lento e meno intenso in quelli ad elevata componente
connettivale, assumendo decorso rapido e notevole estrinsecazione nel pancreas, nella
midollare del surrene, nella mucosa gastrica ed intestinale (in relazione con l'azione dei
succhi digestivi), mostrando invece una gradualità intermedia nel fegato, nei reni, nella milza,
nei muscoli e nell'encefalo.
Putrefazione
Al contrario, l'umidità dell'aria quindi dei tessuti agevola l'azione dei germi sempre
sulla base dell'ovvia considerazione che l'acqua rappresenta il mezzo essenziale
per qualsiasi reazione metabolica.
Per contro, sono di ostacolo alle attività metaboliche dei microrganismi putrefattivi
le emorragie profuse, gli stati anemici, la magrezza e l’intensa disidratazione dei
tessuti precedenti il decesso.
1) colorativa o cromatica;
2) gassosa;
3) colliquativa;
L’estrinsecazione del segno a livello della fossa iliaca destra non è certo obbligata
né sempre prevalente ma comunque risulta di una certa frequenza; ciò può essere
spiegato non solo con la locale elevata carica microbica e con la relativa maggiore
vicinanza anatomica alla parete addominale anteriore rispetto agli altri tratti del
colon ma anche con il fatto che il cieco, per i suoi rapporti con il peritoneo, è
alquanto mobile nella loggia cecale all'interno della fossa iliaca destra.
Sovente la macchia verde manca a livello della parete addominale negli obesi dove
la diffusione è ostacolata dallo spessore del pannicolo adiposo.
Putrefazione
(Fase colorativa)
Putrefazione
(Fase colorativa)
Successivamente
dopo le prime macchie verdastre, si determina:
la «fanerizzazione» o«faneizzazione»
della rete venosa superficiale relativamente alla progressiva putrefazione del
sangue contenuto soprattutto nelle anse vasali sottocutanee « a candelabro » a
concavità aperta verso 1'esterno.
Putrefazione
(Fase colorativa)
La cute assume così un aspetto simile a quello dato al marmo dalle sue «venature»
e viene perciò detta «marmorizzata». Il reticolo venoso risulta inizialmente di
colorito rossastro-verdastro, virando in seguito più nettamente verso la sfumatura
verdastra e quindi brunastra, accentuandosi via via la fittezza delle maglie ché la
costituiscono.
In essa, per la grande produzione di gas ad opera dei germi anaerobi, il cadavere va
caratteristicamente rigonfiandosi, sino ad assumere un aspetto «gigantesco» o
«batraciano» .
Putrefazione
Fase gassosa
Putrefazione
(Fase gassosa)
Lo stadio colliquativo può perdurare anche molti mesi prima di dar luogo all'ultima fase,
quella della scheletrizzazione, che d'altra parte può essere notevolmente accelerata
dall'azione distruttiva della macrofauna e/o della microfauna, ed in particolare di
voracissime larve (dette volgarmente « vermi ») che si sviluppano da uova depositate da
diverse specie di insetti, fin dai primi momenti della morte o addirittura in periodo agonico,
sulla cute ed in corrispondenza delle cavità naturali del cadavere (i cosiddetti «travailleurs
de la mort » di Mégnin).
Putrefazione
(Fase della scheletrizzazione)
In definitiva il completamento della scheletrizzazione (perdita di tutte o della maggior parte
delle parti molli che ancora aderiscono allo scheletro)
può richiedere un periodo di tempo variabile fra i 18-36 mesi ed i 3-5 anni (fino a 10-15 anni
nei cadaveri inumati o tumulati in cassa metallica),
con notevoli variazioni in rapporto non solo all'intervento dei diversi fattori menzionati
(l'evoluzione trasformativa dopo seppellimento di un cadavere in buone condizioni di
conservazione diversifica non poco da quella di un cadavere seppellito quando ormai i
fenomeni trasformativi erano assai avanzati!) ma anche alle stesse condizioni di
conservazione del cadavere che, se rinchiuso in casse metalliche a tenuta stagna, va
incontro più lentamente ai fenomeni putrefattivi raggiungendo così la scheletrizzazione in
un periodo anche considerevolmente più lungo.
Putrefazione
(Fase della scheletrizzazione)
Fenomeni putrefattivi speciali
Macerazione
Si tratta di un fenomeno che, stricto sensu, si manifesta unicamente nel feto morto
e trattenuto in utero, a membrane ovulari integre, allorché vi sia in esso ancora
liquido amniotico sterile.
Inoltre, non va dimenticato che una discreta macerazione cutanea si può verificare
anche nel cadavere inumato in terreno umido che, nel tempo, analogamente
all'ambiente liquido, costituirà fattore ambientale ideale allo sviluppo della
saponificazione.
Macerazione
Il fenomeno si verifica, come detto, in ambienti che di per sé sono di ostacolo alla
putrefazione, specie della sua componente aerobia, in quanto privi di ossigeno,
particolarmente se ricchi in acqua, come si verifica appunto nella sommersione del
cadavere in acqua ovvero nella sua inumazione in terreno umido.
2) Autopsia a scopo
didattico-
scientifico
3) Dissezione
anatomica
Riscontro diagnostico
(Art.37 R.P.M.)
From McPhee SJ. Maximizing the benefits of autopsy for clinicians and families: what
needs to be done. Arch Pathol Lab Med. 96;120:743-8.
REVIVING THE AUTOPSY: CONCLUSIONS
identificazione odontologica dei resti carbonizzati mediante confronto tra rilevazioni post-
mortali e dati ante-mortem relativi alla situazione dentaria dei resti carbonizzati esaminati.
Nello specifico, sono stati messi a confronto dati antecedenti il decesso, rappresentati da
attestanti recenti cure odontoiatriche effettuate dal soggetto quando era ancora in vita, con
quanto obiettivato macroscopicamente sui resti carbonizzati delle arcate dentarie, quasi
esterna.
Nello specifico lo studio comparativo ha permesso di evidenziare i seguenti elementi, sia nei