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L'EMIGRAZIONE ITALIANA NELLA PRIMA FASE
*
DEL PROCESSO TRADIZIONALE
1. Premessa
Per quel che concerne il processo di transizione demografica relativo alla popo
lazione italiana considerata nel suo complesso — cioè senza tener conto dei divari,
invero notevoli, che si osservano all'interno del Paese allorché si passa dalle regioni
settentrionali, che risultano più sviluppate dal punto di vista economico e sociale,
a quelle meridionali ed insulari, tradizionalmente depresse — si può ritenere che la
c.d. fase dello sviluppo accelerato, caratterizzata da un declino dei quozienti grezzi
di mortalità più marcato rispetto a quello dei quozienti grezzi di natalità e, quindi,
da un'espansione della forza di sviluppo della popolazione, grosso modo, abbia ini
zio poco prima del 1880 e termini con la prima guerra mondiale, per una durata com
plessiva pari a circa trentacinque anni1.
Durante tale periodo si ha il boom delle emigrazioni verso l'estero e nell'ambito
di tali flussi acquistano un rilievo sempre maggiore le migrazioni transoceaniche,
specie quelle che si dirigono verso gli Stati Uniti2.
In particolare si può ritenere, per l'intero Paese, che il deficit migratorio relati
vo all'anzidetto trentacinquennale periodo sia pari a circa 4.000.000 di unità, cui cor
Facendo riferimento a quella che è stata la situazione italiana per il periodo che
va dal 1880 allo scoppio della prima guerra mondiale, i fenomeni migratori — ed in
questo caso allorché si tratta di fenomeni migratori si parla pressoché esclusivamente
di emigrazioni — possono essere studiati, oltre che da un punto di vista globale3, an
che facendo riferimento a due particolari, e in parte divergenti, aspetti e cioè:
*
Ricerca effettuata nell'ambito del programma «Le emigrazioni Italia-U.S.A. per il pe
riodo che va dalla costituzione del Regno alla prima guerra mondiale», finanziato dal Ministe
ro della Pubblica Istruzione (Quota 60%).
1
Cfr., L. Di Comite [6, 1980] e A. Bellettini [1, 1981].
1
Cfr., L. Di Comite [7, 1980] e [8, s.d.].
3
A tale proposito cfr., ad es., E. Som [9, 1979]; L. De Rosa [5, 1980]; A.M. Birindelli - G.
Gesano - E. Sonnino
[3, 1978].
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popolazione;
gioni, prendere in esame i due aspetti anzidetti per il periodo che va dal 1880 all'ini
zio della prima guerra mondiale, cioè per il periodo nel corso del quale si è manife
stata l'anzidetta fase dello sviluppo accelerato.
In particolare, per quel che concerne il primo
aspetto, cioè il depauperamento
che le migrazioni internazionali hanno
comportato per quel che concerne l'ammon
tare della popolazione dell'intero Paese e delle singole regioni, i dati riportati nella
Tab. 1 appaiono abbastanza significativi, in quanto essi, separatamente per i due in
tervalli intercensuari 1881-1901 e 1901-1911, indicano, tanto in termini assoluti quanto
in termini relativi, la dimensione media annua dei saldi saldi — la cui en
migratori,
tità risulta determinata, a livello regionale, tanto dalle migrazioni internazionali quan
to da quelle interne — che, se si eccettuano i casi della Liguria per tutto il trentennio
e del Lazio limitatamente al primo intervallo intercensuario (1881-1901), sono siste
maticamente negativi.
Inparticolare, per quel che concerne l'intero Paese i dati riportati nella Tab. 1
evidenziano — e in caso il tutto è dovuto esclusivamente alle migrazioni in
questo
ternazionali — che all'inizio del secolo, cioè per l'intervallo intercensuario 1901-1911,
si aveva un deficit migratorio medio annuo pari a circa 157.000 unità, cioè al 4,67
per mille dell'intera popolazione italiana, e che tale deficit era sensibilmente più ele
vato di quello che si osservava per il ventennio precedente (1881-1901), durante il quale
l'ampiezza media annua del deficit non raggiungeva le 115.000 unità, risultando, in
termini relativi, pari al 3,77 per mille dell'intera popolazione italiana.
Sempre per quel che concerne la Tab. 1, poi, i dati regionali, il cui livello è fun
zione non solo delle migrazioni internazionali ma anche delle migrazioni interne, le
quali assumevano, però, un rilievo minore, evidenziano l'esistenza di una netta dico
tomia tra regioni del Mezzogiorno e Veneto da un lato e restanti regioni dall'altro.
In linea di massima, infatti, i deficit migratori più elevati, cioè quelli a cui corri
spondono quozienti di emigrazione netta superiori all'8 per mille concernono il Ve
neto (1881-1901), le Marche (1901-1911), gli Abruzzi e Molise (1901-1911), la Basilica
ta (tanto per il 1881-1901 quanto per 1901-1911) e la Calabria (1901-1911).
4
Dati estremamente dettagliati circa i flussi emigratori nazionali sono riportati in com
missariato generale dell'emigrazione (a Cura di) [4, 1926].
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L'EMIGRAZIONE ITALIANA NELLA FASE DEL PROCESSO TRADIZIONALE 599
Deficit notevoli si hanno, anche, altrove, specie se si bada alle cifre assolute più
che a quelle relative. In tale ottica si hanno deficit superiori alle 10.000 unità in me
dia all'anno in numerose regioni, quali il Piemonte (1881-1901 e 1901-11), la Lombar
dia (1881-1901), il Veneto (1881-1901 e 1901-1911), la Toscana (1901-11), gli Abruzzi
e Molise (1901-1911), la Campania (1881-1901 e 1901-11), la Calabria (1901-11) e la Si
cilia (1901-1911).
Uno sguardo sommario alle cifre è sufficiente, invero, a fornire netta la sensa
zione che tutte le regioni hanno contribuito ad alimentare l'esodo di nostri connazio
nali verso sia i Paesi economicamente più progrediti di Europa sia verso alcuni par
ticolari Paesi (Argentina, Brasile e Stati Uniti d'America) del Nuovo Mondo.
Inoltre, sempre dai dati riportati nella Tab. 1, emerge abbastanza chiaramente
che nell'ambito delle regioni meridionali e solo limitatamente al primo ventennio da
noi in considerazione due — cioè la Puglia e la Sardegna
preso (1881-1901) regioni
— motivi sicuramente estremamente diversi tra loro hanno fornito un contribu
per
to modesto a tale generalizzato esodo.
Una volta avuta un'idea di quella che è stata la dimensione delle perdite arreca
te alle varie compagini demografiche regionali dai fenomeni migratori, appare op
portuno affrontare lo studio del fenomeno emigratorio, cioè lo studio di quelle che
erano le destinazioni prevalenti di coloro che sono espatriati nel corso del periodo
che va dal 1880 al 1915, cioè durante l'intervallo nel corso del quale si è manifestato
il cosiddetto processo dello sviluppo (demografico) accelerato.
A livello di intero Paese un siffatto studio può essere condotto sulla base dei da
ti che sono stati riportati nelle Tabb. 2-5, le quali, nella loro semplicità, forniscono
dati di notevole interesse, soprattutto in quanto consentono di suddividere l'intero
intervallo anzidetto in due parti, la prima, che grosso modo si esaurisce con il 1886,
caratterizzata dal prevalere delle migrazioni continentali e la seconda caratterizza
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Sempre per quel che concerne l'intero Paese, i dati riportati nella Tab. 2 eviden
ziano che il numero degli espatri è sempre stato notevole: per tutto l'intervallo
1880-1915 si tratta di oltre 13.600.000 individui, con oscillazioni annue abbastanza
elevate in quanto si passa da un minimo di circa 120.000 espatri (1880) ad un massi
mo di oltre 872.000 (1913).
Sino al 1886, cioè durante i primi anni del periodo preso in considerazione, anni
per i quali le regioni meridionali fornivano un contributo relativamente modesto al
lo sviluppo del fenomeno, prevalgono le migrazioni verso i Paesi europei e del baci
no mediterraneo; successivamente — salvo che
per il 1894, il triennio 1898-1900, il
1908, il 1911 e gli ultimi due anni (1914-15) già interessati agli eventi bellici — pre
valgono le emigrazioni transoceaniche, soprattutto in dipendenza del notevole svi
Destinazione
Paesi europei
Anni e del bacino Arneriche Altri paesi Totale
mediterraneo
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L'EMIGRAZIONE ITALIANA NELLA FASE DEL PROCESSO TRADIZIONALE 511
Destinazione
Paesi europei
Anni e del bacino Americhe Altri paesi Totale
mediterraneo
Tenuto conto di ciò abbiamo reputato opportuno procedere alla costruzione delle
Tabb. 4-5 ove, sempre facendo riferimento all'intero intervallo 1880-1915, sono ri
portati gli espatri verso le Americhe, classificati per paese di destinazione, cioè es
senzialmente in funzione dei paesi (Argentina, Brasile, Stati Uniti d'America e Cana
da) che sono maggiormente interessati alla «diaspora» dei nostri connazionali.
Senza voler scendere nei dettagli, i dati (grezzi) riportati nella Tab. 4 sono già
da soli abbastanza significativi, in quanto evidenziano in maniera estremamente chiara
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512 LUIGI DI COMITE
Destinazione
Anni Totale
il predominio degli Stati Uniti, quale paese di immigrazione per i nostri connaziona
li, predominio che risulta estremamente marcato soprattutto ultimi anni del
negli
periodo da noi preso in considerazione.
In particolare, però, soprattutto i dati riportati nella Tab. 5 evidenziano quanto
segue:
(1889) è l'Argentina.
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L'EMIGRAZIONE ITALIANA NELLA FASE DEL PROCESSO TRADIZIONALE 5J3
Tab. 5 - Distribuzione percentuale degli espatri verso le Americhe per paese di destinazione,
1880-1915
Destinazione
Anni Totale
Argentina Brasile Canada Stati Uniti Altri paesi
Nel complesso, dunque, si può dire che il Canada svolge un ruolo marginale spe
cie nella dell'intervallo che —
prima parte considerato, gli altri Paesi appartenenti
all'America Latina — esercitano una certa forza di attrazione solo sino alla fine del
secolo scorso, che il ruolo principale viene svolto dai tre Paesi anzidetti (Argentina,
Brasile e Stati Uniti) e che, nel tempo, risulta sempre più preponderante il ruolo svolto
dagli Stati Uniti, che in più di una occasione assorbono oltre il 70 per cento delle
complessive emigrazioni transoceaniche.
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gli espatri sono il Veneto, con oltre 3.000.000 di espatri, e Campania, Piemonte, Sici
lia e Lombardia, con cifre comprese tra il 1.456.000 e il 1.270.000: in tutte le altre
regioni l'ammontare degli espatri non raggiunge il milione di unità.
Tuttavia, nell'ambito di queste ultime regioni, vanno segnalate le cifre veramen
te notevoli che — data la limitata ampiezza demografica
— concernono
gli Abruzzi
e Molise (899.000 unità) e la Calabria (871.000 unità).
Destinazione
Regioni Totale
Resto
Europa Americhe
del mondo
Per quel che concerne la direzione di tali flussi migratori, inoltre, dai dati ripor
tati nella Tab. 7 emerge chiaramente che per tutte le regioni del Mezzogiorno, il La
zio, le Marche e la Liguria la destinazione preferita sono le Americhe e che per le
altre regioni, invece, la destinazione preferita è costituita dai paesi europei. In tali
ambiti degne di menzione sono le cifre relative al Veneto ove oltre l'80% degli espa
tri ha per destinazione i Paesi europei e quelle relative alla Campania, Basilicata,
Calabria e Sicilia, ove oltre il 90% degli emigrati si dirige verso le Americhe. In effet
ti, solo per la Sardegna si osserva un certo equilibrio: il 40% si dirige verso le Ameri
che, il 31% verso il «Resto del mondo» e il 29% verso i paesi europei.
Tali cifre ribadiscono l'esistenza di comportamenti differenziali, comportamen
ti dovuti sia alle condizioni delle zone di origine, sia a quelle delle zone di destinazio
ne; nell'ambito dei nostri flussi, infatti, un notevole rilievo assumevano le cosiddette
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L'EMIGRAZIONE ITALIANA NELLA FASE DEL PROCESSO TRADIZIONALE 515
Tab. 7 - Distribuzione percentuale degli espatri per regione di provenienza e per «zona» di desti
nazione, 1880-1915
Destinazione
Regioni Totale
Resto
Europa Americhe
del mondo
Tab. 8 - Espatri verso le Americhe per regione di provenienza e paese di destinazione, 1880-1915
Paese di destinazione
Regioni Totale
Argentina Brasile Canada Stati Uniti Altri paesi
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516 LUIGI DI COMITE
Tab. 9 - Distribuzione percentuale degli espatri verso le Americhe per regione di provenienza e
per paese di destinazione, 1880-1915
Paese di destinazione
Regioni Totale
Argentina Brasile Canada Stati Uniti Altri paesi
dionali, cioè dalle regioni ove i flussi emigratori hanno assunto importanza più tar
di, si preferisce scegliere come destinazione gli Stati Uniti e che, invece, nelle regio
ni dell'Italia settentrionale per ovvi motivi geografici si tende a preferire l'espatrio
— in — verso i paesi
genere temporaneo e, quindi, ripetitivo europei.
4. Conclusioni
Le cose brevemente dette finora portano a concludere che durante la prima fase
del processo transizionale (fase dello sviluppo accelerato) la massiccia emigrazione
ha costituito lo sfogo principale dell'eccessiva e crescente pressione demografica.
Ovviamente, il fenomeno emigratorio ha assunto caratteristiche diverse, soprat
tutto a livello in funzione sia della sua entità — è risultato infatti
regionale, più gra
ve nelle regioni meridionali, tipiche per il proprio sottosviluppo — che delle modalità
in base alle quali si è manifestato.
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L'EMIGRAZIONE ITALIANA NELLA FASE DEL PROCESSO TRANSIZIONALE 517
In particolare, per quel che concerne le modalità, le nostre analisi hanno posto
in evidenza come, durante il periodo da noi preso in considerazione (1880-1915), ma
no mano che progrediva il tempo le migrazioni transoceaniche assumevano un rilie
vo sempre maggiore a scapito delle migrazioni continentali e come nell'ambito delle
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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