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Indice
2.1 Premesse 4
2.2 I Social Network 5
2.3 Cultura, Relazioni e Comunicazione sui Social 6
3. CYBER – BULLISMO
3.1 Introduzione 7
3.2 Caratteristiche del cyber – bullismo 10
3.3 I numeri fanno paura 11
3.4 Un fenomeno in continua crescita 12
Bibliografia 13
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1. IDENTITA’ INDIVIDUALI E COLLETTIVE
L’identità si acquisisce nel tempo, in un percorso che inizia dall’infanzia, nel momento
di riconoscimento di sé allo specchio e quando il bambino “per la prima volta riconosce
la madre e si sente a sua volta da lei riconosciuto”(Erikson).
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rifugiarsi in una sorta di “feticcio di identità”. Ogni individuo può attraversare un
momento di smarrimento in cui non sa più determinare chi sia, dove stia andando e chi
siano coloro che lo hanno preceduto: l’uomo torna ad interrogarsi su di sé proprio nei
periodi più difficili.
Una delle grandi conquiste del pensiero democratico é stata la valorizzazione
dell’identità del singolo.
Identità individuale e identità collettiva sono quindi in realtà complementari: non può
esistere l’una senza l’altra.
La formazione di ogni persona è una storia di vissuti, vale a dire di esperienze che
vengono rielaborate e lasciano in noi un ricordo significativo.
L’identità va vista quindi in primo luogo in termini narrativi e autobiografici. Proprio in
ragione di questa considerazione è necessario sottolineare l’importanza della narratività
nella costruzione e nella presa di coscienza della propria identità.
Secondo Jerome Bruner, la nostra è una mente “a più dimensioni”, dove coesistono
due differenti tipi di pensiero che pur essendo complementari, sono irriducibili l’uno
all’altro: il pensiero paradigmatico e il pensiero narrativo.
Il pensiero paradigmatico si occupa delle cause di ordine generale e del modo per
individuarle, è libero dal contesto ed è tipico del ragionamento scientifico;
il pensiero narrativo invece si occupa delle intenzioni e delle azioni proprie dell’uomo,
nonché delle vicissitudini e dei risultati che ne contrassegnano il corso. Il suo intento è
quello di situare l’esperienza nel tempo e nello spazio, è sensibile al contesto e
costruisce narrazioni.
Il pensiero narrativo è anche la sede privilegiata delle emozioni, per Bruner senza
emozioni non c’è apprendimento. Affinchè l’identità possa crescere, e le diverse
esperienze possano essere rielaborate in vissuti, è necessario che esse trovino una forma
narrativa.
La costruzione identitaria è quindi in realtà una narrazione.
In questa costruzione i due fattori attivi, che condividono un gioco dialettico di
opposizione e complicità, sono la memoria e l’oblio. Non esiste memoria al di fuori di
una società, e quindi al di fuori dell’interazione con l’altro.
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2. L’ EDUCAZIONE SUI SOCIAL NETWORK
2.1 PREMESSE
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2.2 I SOCIAL NETWORK
E’ stato creato nel 2004, ma fino al 2006, fu accessibile solamente agli studenti
universitari americani. Gli utenti possono condividere sul proprio profilo foto, video,
testi. Possono inoltre accedere agli altri profili e interagire con altri utenti attraverso
messaggi privati oppure attraverso l’espressione di apprezzamenti, utilizzando
funzionalità “like”.
E’ necessario però diventare prima “amici”, con tanto di accettazione reciproca.
Nato nel 2006 da un idea di Jack Dorsy, permette di relazionarsi “twittando”, ossia
postando sulla propria time line un messaggio di 140 caratteri, chiamato appunto
“tweet” che significa, nella traduzione letterale, “cinguettio” (richiama l’uccellino che
compare nel logo).
Gli aggiornamenti di un profilo compaiono sulla home page a tutti gli utenti che si sono
registrati come follower dell’utente che twitta. A differenza di face book non c’è
bisogno di alcuna autorizzazione a diventare follower, a meno che il profilo non sia
stato reso privato. Gli utenti possono seguire chi vogliono senza vincoli di reciprocità,
addirittura, si può avere accesso ai tweet di utenti che non si seguono.
Nato nel 2010, il nome deriva dalla parola “pin” che significa appendere, proprio perché
in esso vengono condivise foto, immagini e video, raccolte secondo tematiche precise.
Non offre la possibilità di pubblicare testi eccetto quelli che fungono da didascalia per le
immagini, da titoli delle categorie o commenti.
Anche su questo social si possono seguire altri utenti per visualizzare le loro bacheche
senza avere il permesso.
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INSTAGRAM
Nato nel 2010, il nome ricorda il formato cartaceo delle Polaroid a sviluppo istantaneo,
dal quale ha preso spunto per il peculiare formato quadrato che presentava all’inizio.
Rappresenta il social network della condivisione semplice e istantanea, tramite la
condivisione di foto o brevi video ai quali gli utenti possono esprimere apprezzamento.
Si potrebbe dire che, in generale, le caratteristiche e le modalità dei social hanno portato
sempre più verso una comunicazione diretta e semplice, spesso esclusivamente tramite
l’utilizzo immagini e fotografie.
Il livello comunicativo sembra sempre più portato su un piano emozionale diretto e
semplice, quasi come se ognuno pubblicizzasse se stesso, a discapito di una
comunicazione più approfondita, completa e complessa.
Un altro elemento importante che emerge dai social è la possibilità di esprimere il
proprio apprezzamento, tramite “like,” commenti o altre modalità.
Questo suggerisce il crearsi di un sistema di relazioni, quantomeno per quelle virtuali,
che mette al centro l’approvazione, il consenso delle altre persone. Si crea quindi quasi
la necessità di avere una “condivisione” di idee o commenti da parte della propria rete
sociale virtuale.
D’altra parte però, come sottolineato dai ricercatori Mason e Rennie, «gli spazi
comunitari condivisi e la comunicazione tra gruppi costituiscono la parte predominante
di ciò che entusiasma i giovani, contribuendo alla loro perseveranza e motivazione nello
studio».
L’architettura social non stimola soltanto le motivazioni e l’interesse degli studenti, ma
aumenta l’uguaglianza tra essi, poiché è un ambiente in cui tutti possono controllare i
contenuti, creali, fruirli. Ad esempio, John Willinsky parlando di Wikipedia, afferma
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come «oggi uno studente che faccia anche la più piccola correzione ad un articolo
di Wikipedia dà, in pochi minuti, un contributo allo stato della conoscenza
pubblica maggiore di quanto non fossi capace di fare io durante l’intero periodo
universitario».
I giovani fruitori dei social non sono quindi solo consumatori, ma possono partecipare
attivamente alla produzione, condivisione e rielaborazione di contenuti, idee e in
definitiva della cultura.
3. CYBER – BULLISMO
3.1 INTRODUZIONE
La partecipazione attiva sui social comporta dei rischi in quanto potrebbe rivelarsi
un'azione a danno di chi la promuove.
Sempre più spesso i soprusi succedono anche nello spazio virtuale dei media digitali
usati per diffondere, tramite Internet o cellulare, messaggi, immagini o filmati
spregevoli e diffamatori.Il bullismo tra giovani avviene, per esempio, durante la pausa
di ricreazione.
Gli autori, i cosiddetti «bulli» o il cosiddetto «branco», sono spesso persone che la
vittima ha conosciuto a scuola, nel quartiere o in un'associazione. Offendono,
minacciano o ricattano le loro vittime direttamente o facendo pressione psicologica su di
loro, le diffamano, le mettono alla gogna e diffondono dicerie sul loro conto. Chi ne è
vittima può subire conseguenze molto gravi, come la perdita della fiducia in se stesso,
stati di ansia e depressione.
Oggi la tecnologia consente ai bulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, di
materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole con messaggi,
immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web tramite
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Internet. Il bullismo diventa quindi cyberbullismo. Il cyberbullismo definisce un
insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo,
realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, email, chatt rooms,
istant messaging, siti web, telefonate), il cui obiettivo e quello di provocare danni ad un
coetaneo incapace a difendersi.
Il cyberbullismo è un fenomeno molto grave perché in pochissimo tempo le vittime
possono vedere la propria reputazione danneggiata in una comunità molto ampia, anche
perché i contenuti, una volta pubblicati, possono riapparire a più riprese in luoghi
diversi. Spesso i genitori e gli insegnanti ne rimangono a lungo all'oscuro, perché non
hanno accesso alla comunicazione in rete degli adolescenti. Pertanto può essere
necessario molto tempo prima che un caso venga alla luce.
Il confine tra un comportamento che resta scherzoso e uno che è percepito come
offensivo non è così netto. Il cyberbullismo inizia laddove un individuo si sente
importunato, molestato e offeso. Raramente i giovani si rendono conto delle
conseguenze delle loro azioni nel momento in cui mettono in rete immagini offensive o
le inviano agli amici; spesso lo fanno solo per scherzo. Tuttavia, può trattarsi anche di
atti mirati a rovinare una persona.
Tutti quelli che partecipano anche solo con un like o un commento diventano, di fatto,
corresponsabili delle azioni del cyberbullo facendo accrescere il suo potere; mettere un
“like” su un social network, commentare o condividere una foto o un video che prende
di mira qualcuno o semplicemente tacere pur sapendo, mette i ragazzi nella condizione
di avere una responsabilità ancora maggiore.
A che cosa devono fare attenzione i genitori :
Vostro figlio appare afflitto, offeso, arrabbiato? Si ritira in se stesso? Soffre
maggiormente di disturbi della salute? Accusa mal di testa, mal di pancia, problemi di
sonno? Le sue prestazioni scolastiche segnano improvvisamente un calo? Non vuole più
andare a scuola? Evita le gite, i viaggi e i soggiorni in campeggio organizzati dalla
scuola? I compagni di scuola non si fanno più vivi? Notate che improvvisamente
spariscono soldi o gli oggetti preferiti di vostro figlio?
A che cosa devono fare attenzione gli insegnanti :
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Il clima in classe sta peggiorando? Non c'è coesione tra i compagni di classe? Si crea
complicità soltanto nel prendersela con capri espiatori? Gli alunni hanno un
comportamento sgarbato tra loro? Si sono rotte delle amicizie? Alcuni alunni vengono
esclusi o addirittura isolati? Alcuni alunni continuano a «smarrire» oggetti personali?
Alcuni alunni cambiano il proprio comportamento? Si ritirano in se stessi? Sono spesso
assenti? Marinano spesso la scuola? Le loro prestazioni sono calate nettamente?
Diventano aggressivi?
A casa :
Instaurare con i propri figli una comunicazione improntata alla fiducia, interessandosi a
come utilizzano i media e discuterne con loro. Farsi spiegare in che cosa consiste il
fascino dei media per loro o quali sono le loro paure. Di tanto in tanto, in quanto
genitori, dovrebbero permettervi di vedere i contenuti postati su Internet. Concordare
fin dall'inizio con il figlio in che modo accompagnarlo nel suo utilizzo dei media
digitali. Ed essere disposti ad adeguare costantemente questo accordo. Man mano che
crescerà, vorrà decidere sempre più spesso cosa mostrare e cosa no. Accettare questo
fatto e, un poco alla volta, dare più libertà al figlio. Ma allo stesso tempo segnalate
chiaramente che siete a sua disposizione se ha bisogno di voi.
Parlare del cyberbullismo :
Parlatene con i vostri figli. Fatevi spiegare ciò che già sanno e aggiungete quello che voi
ne sapete in più. O svolgete insieme una ricerca sul tema. Discutete di quelli che
possono essere i motivi del cybermobbing. Fate riflettere vostro figlio su cosa farebbe
se qualcuno lo vessasse su Internet o tramite il cellulare.
A scuola :
Il cybermobbing è una variante del mobbing. Pertanto è ragionevole integrare la sua
prevenzione in quella del mobbing e iniziare quanto prima ad attuarla. Nelle scuole che
assumono un atteggiamento chiaro gli alunni trovano più spesso il coraggio di segnalare
un problema. È inoltre importante che gli alunni sappiano a chi rivolgersi in caso di
cybermobbing, e che le scuole prevedano delle procedure standardizzate per affrontare
casi concreti. Questo costituisce un valido sostegno per gli insegnanti. L'approccio
dell'intervento precoce è adottato da Be-Prox, il programma bernese di prevenzione del
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mobbing e della violenza negli asili e nelle scuole, che ha dato buoni esiti. Nell'ambito
del programma, gli insegnanti vengono istruiti su come affrontare il problema.
I bambini e i giovani bersaglio di atti di cyberbullismo non devono assolutamente
rispondere al bullo online, ma chiedere aiuto ai propri genitori o a un altro adulto di
fiducia.
Misure immediate:
Gli adulti devono ascoltare attentamente e mantenere la calma. L'autore delle vessazioni
(ossia il suo profilo) deve essere bloccato e segnalato al network sociale o al forum. Si
consiglia di salvare sul computer il materiale che può fungere da prova (per esempio
screenshot, conversazioni in chat e immagini) e subito dopo, se possibile, cancellare – o
far cancellare dal gestore della piattaforma – tutti i contenuti in rete.
Se sono coinvolti compagni di scuola, i genitori dovrebbero rivolgersi all'insegnante o
all'assistente sociale scolastico. Insieme agli insegnanti, alla direzione, al Servizio
psicologico o all'assistente sociale della scuola possono valutare se sporgere denuncia
presso la polizia.
Misure a medio e lungo termine:
Non rimproverate o colpevolizzate vostro figlio, ma segnalategli che lo aiuterete e lo
proteggerete. Create un'atmosfera che trasmette sicurezza a vostro figlio. Cercate di
ottenere una visione d'insieme: Che cos'è successo? Chi è coinvolto? Quale ruolo è stato
assunto da vostro figlio? E siate pazienti, le vittime hanno bisogno di tempo per
raccontare quello che è successo.
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• L’assenza di confini spaziali: il cyberbullismo può avvenire ovunque, invadendo
anche gli spazi personali e privando l’individuo dei suoi spazi-rifugio (la vittima può
essere raggiungibile anche a casa).
• L’assenza di limiti temporali: il cyberbullismo può avvenire a ogni ora del
giorno e della notte.
• L’assenza di empatia: non vedendo le reazioni della sua vittima alle sue
aggressioni, il cyberbullo non è mai totalmente consapevole delle conseguenze delle
proprie azioni e questo ostacola ancor di più la possibilità per lui di provare empatia - o
rimorso a posteriori -, per ciò che ha fatto, se non viene aiutato ad esserne consapevole
da un amico, da un insegnante o da altri.
Per capire la complessità del problema basta vedere i numeri. "Il 50% dei ragazzi che
subisce fenomeni di cyberbullismo pensa di suicidarsi, mentre l'11% cerca di farlo.
Sono dati drammatici, che sintetizzano le ragioni che ci confermano l'importanza di
approvare un disegno di legge come quello in discussione", dichiara la stessa senatrice
Ferrara. Nel 2016 sono stati 235 i casi di cyberbullismo trattati dalla polizia postale,
cioè le denunce in cui i minori sono risultati essere vittime di reato. In particolare, sono
stati segnalati 88 casi di minacce, ingiurie e molestie; 70 furti d’identità digitale sui
social network; 42 diffamazioni online; 27 diffusioni di materiale pedopornografico; 8
casi di stalking. Sono stati 31, poi, i minori denunciati all’autorità responsabile perché
ritenuti responsabili di reati: 11 per diffamazione online; 10 per diffusione di materiale
pedopornografico; 6 per minacce, ingiurie e molestie; 3 per furto d’identità digitale sui
social network; 1 per stalking. Secondo un’indagine sull’hate speech dell’Università di
Firenze, l’11% dei giovani approva gli insulti sui social. Proprio per educare e
sensibilizzare su fenomeni come il bullismo e il cyberbullismo, la polizia ha lanciato la
campagna itinerante “vita da social”.
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3.4 UN FENOMENO IN CONTINUA CRESCITA
Intanto l'elemento dilaga e colpisce fasce di età sempre più giovani. Ma cosa si può fare
per contrastarlo? "Tecnicamente arginare questo fenomeno è impossibile. Bisogna
provare a combatterlo con l’educazione, a partire dalla scuola", spiega Giuseppe
Dezzani, consulente informatico della procura nelle indagini che hanno fatto luce sul
suicidio di Carolina Picchio la prima giovanissima vittima acclarata di cyberbullismo in
Italia: quando ha deciso di mettere fine alla sua vita, quattro anni fa, aveva 14 anni.
In nome di Carolina Picchio, è stato aperto anche il nuovo Centro antibullismo di
Milano, unico ambulatorio pubblico in Italia che si occupa di bullismo e i disturbi
adolescenziali. A dirigerlo è il professore Luca Bernardo, Casa Pediatrica
Fatebenefratelli Sacco, che nel 2016 ha curato 1200 pazienti, di cui l'80% per disagio
adolescenziale collegato a internet, e di questi il 35% dovuto al cyberbullismo. Assieme
ai suoi colleghi, il professore Bernardo, oltre a lavorare sulla prevenzione, cura vittime e
bulli: "I ragazzi in genere guardano al comportamento degli adulti. E siamo noi adulti,
spesso, a non rappresentare un buon modello".
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BIBLIOGRAFIA
Disoteo M. (2001), Antropologia della musica per educatori, Edizioni Angelo Guerini e
Associati Spa, pp. 86-87
SITOGRAFIA
https://www.giovaniemedia.ch/it/opportunita-e-rischi/rischi/cyberbullismo.html
https://rassegnaflp.wordpress.com/2000/02/05/identita-individuale-e-identita-collettiva/
http://www.igorvitale.org/2016/03/25/psicologia-dellidentita/
http://www.miur.gov.it/bullismo-e-cyberbullismo
https://www.generazioniconnesse.it/site/it/cyberbullismo-scuole/
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/cyberbullismo-fa-paura-legge-italia-ancora-non-
c-1361410.html
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