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ISBN 978-88-548-7805-1
DOI 10.4399/97888548780519
pag. 181–207 (dicembre 2014)
C D S
∗
Questo lavoro nasce dalle riflessioni sui valori della reduplicazione espressiva avviate
in De Santis (). Una versione preliminare del lavoro è stata presentata in occasione della
Giornata di studio sulle frasi consecutive, organizzata il febbraio presso il SITLeC
(Dipartimento di Studi Interdisciplinari su Traduzione, Lingue e Culture dell’Università
di Bologna, Polo Scientifico-Didattico di Forlì). Desidero ringraziare gli altri relatori e
partecipanti per i suggerimenti emersi dalla discussione. Un ringraziamento particolare va
a François Bouchard, Francesca Masini, Marco Mazzoleni e Riccardo Tesi per i consigli
bibliografici, e a Michele Prandi che ha discusso con me molti punti. Le imprecisioni restanti
sono da attribuire unicamente a me.
C. De Santis
() Gira e rigira siamo sempre allo stesso punto (ivi: ).
Gli amanti timidi (), rappresentata per la prima volta nel , e dalle
Avventure di Pinocchio (), la cui prima edizione è del :
() [Pinocchio] restò a bocca aperta e, non volendo credere alle parole
del Pappagallo, cominciò con le mani e con le unghie a scavare il
terreno che aveva annaffiato. E, scava scava scava, fece una buca così
profonda, che ci sarebbe entrato per ritto un pagliaio. (XIX)
() Cammina, cammina, cammina, alla fine sul far della sera arrivarono
stanchi morti all’osteria del Gambero rosso. (XIII)
() Cammina, cammina, ecco farsi incontra a loro un cane che veniva via
a scavezzacollo. . . (p. )
. Così interpreta Lavinio (a: ) il cammina cammina cammina di Pinocchio, che
manterrebbe «il tempo verbale più tipico delle fiabe, il presente». Cfr. anche Lavinio (b:
).
. Solo nell’esempio () il presente imperativo potrebbe essere assimilato alla terna di
presenti storici che seguono.
Cresci, cresci, cresci. . .
() La figliuola d’Amon. . . camminò tanto che venne una sera / ad uno
albergo (Ariosto, da GDLI)
. La relazione consecutiva
. La subordinata causale, dunque, può trovarsi sia in posizione tematica (anteposta
alla principale) che in posizione rematica (posposta), mentre la subordinata consecutiva è
sempre rematica.
Cresci, cresci, cresci. . .
causa (in questo caso l’intensità della pioggia), suggerisce che il rag-
giungimento di un certo grado di intensità provoca necessariamente
l’effetto (lo straripamento del fiume):
. Si noti che in questo caso la sequenza causa-effetto appare invertita: per questo
motivo si parla, sulla scia di Agostini (: ) di «consecutive inverse». Frenguelli (a:
s.), sulla scia di Lombardi Vallauri (: ), considera questo tipo di frasi delle strutture
causali.
. Cfr. De Roberto () che riprende la distinzione tra «forti» e «deboli» da Herczeg
(), attraverso Serianni (), e la classificazione basata su «un continuum tra ipercodifica
e inferenza» da Frenguelli (b), il quale – sulla scia di Ferrari (, ) – annovera tra
le consecutive anche le coordinate introdotte da connettivi logici che esprimono una conse-
C. De Santis
A differenza delle consecutive deboli – che non tutti gli studiosi so-
no concordi nel considerare come consecutive – le consecutive forti
presentano un grado alto di codifica: perché la relazione tra le due
frasi si instauri, è necessaria la presenza nella principale di un elemento
intensificatore (gli avverbi talmente, tanto e così e gli aggettivi tanto e
tale) che faccia da antecedente; a questo elemento si correla il connet-
tivo che introduce la subordinata consecutiva: la congiunzione che nel
caso della consecutiva esplicita, la preposizione da per l’implicita. Il
risultato è una struttura «a dittico» (Cuzzolin : ), con principale e
subordinata correlate e interdipendenti. La relazione tra i tempi verbali
della principale e della subordinata è legata alla possibilità di stabilire una
relazione temporale di successione (o al limite di contemporaneità) tra
reggente e subordinata (ivi: ss.).
guenza (Piove molto, quindi non esco) e – in contrasto rispetto a Prandi () – interpreta
come consecutive anche le coordinate del tipo È piovuto molto e il fiume è straripato, nonché
la sequenza È piovuto molto; il fiume è straripato.
. Le frasi introdotte da congiunzioni coordinanti, o collegate per asindeto, sono con-
siderate da Prandi (: ) delle causali espresse tramite una sequenza, eventualmente
rinforzata con un avverbio conclusivo come quindi (elemento che le altre grammatiche eti-
chettano piuttosto come congiunzione coordinante conclusiva), nelle quali l’espressione
della causa segue quella dell’effetto come conclusione o spiegazione. Analoga la posizione di
Mazzoleni (). Di diverso parere Frenguelli (a: ) che pone come condizione per
l’interpretazione consecutiva, più che la presenza di un intensificatore di supporto, il fatto
che l’espressione della causa preceda sempre quella dell’effetto (per cui la conseguenza si
ridurrebbe al capovolgimento della sequenza effetto-causa). Secondo Frenguelli (), inoltre,
l’elemento intensificatore agirebbe più che altro come un «evidenziatore» della proprietà della
causa che provoca l’effetto; in un esempio come La sua casa è abbastanza grande da contenere
tutti gli ospiti, per esempio, si evidenzierebbe l’adeguatezza di una proprietà del soggetto della
principale. Sui confini tra causali e consecutive si veda anche il saggio di Frenguelli in questo
stesso volume, pp. -.
. In funzione di aggettivo, tanto andrebbe definito più propriamente un quantificatore
(cfr. Zennaro : ).
. Per questa ragione Prandi considera i costrutti consecutivi come il caso più tipico di
«ipercodifica» delle relazioni transfrastiche, dal momento che il contenuto della relazione
è indissociabile dalla presenza di mezzi di espressione specifici, e quindi inaccessibile alla
sola inferenza: «a differenza della relazione di causa, la relazione di conseguenza non è una
struttura concettuale naturale, ma una struttura concettuale elaborata linguisticamente – una
struttura specificamente semantica» (Prandi a: ; cfr. anche Prandi/Gross/De Santis
: ).
. De Roberto (: ) segnala casi in cui l’elemento intensificatore viene omesso,
ma l’intensificazione della causa è suggerita da fattori semantici (es. L’ha detto con un odio da
far gelare il sangue, con consecutiva obbligatoriamente di forma implicita). Il connettivo che
introduce la subordinata può mancare nel caso della giustapposizione (cfr. l’esempio citato
nella nota ).
Cresci, cresci, cresci. . .
() Con quei suoi piedi di legno durissimo lavorava così bene, da tener
sempre i suoi nemici a rispettosa distanza. (XXVII)
() Il suo naso era cresciuto tanto, che non passava più dalla porta. (XVII)
() quell’idea di trovarsi solo solo solo in mezzo a quel gran paese disabi-
tato, gli messe addosso tanta malinconia, che stava lì lì per piangere
(XXIV)
() Il suo naso era cresciuto tanto, che non passava più dalla porta. (XVII)
() il naso, appena fatto, cominciò a crescere e, cresci cresci cresci, diventò
in pochi minuti un nasone che non finiva mai. (III)
() Aspetta aspetta, finalmente dopo mezz’ora si aprì una finestra del-
l’ultimo piano [. . . ]. (XXIX)
() E cominciò a tirare fuori la fune con la quale lo aveva legato per
una gamba; e tira, tira, tira, alla fine vide apparire a fior d’acqua . . .
indovinate? (XXXIV)
() alla vista di quel burattino. . . il Serpente fu preso da una tal convul-
sione di risa, che, ridi ridi ridi, alla fine, dallo sforzo del troppo ridere,
gli si strappò una vena sul petto. (XX)
() ma la gente che era per la via, vedendo questo burattino di legno che
correva come un barbero, si fermava incantata a guardarlo e rideva
rideva e rideva da non poterselo figurare (III)
() sentii una tristezza dentro che, pur non definendosi, crebbe, creb-
be, crebbe fino al punto che non mi andava di uscire nemmeno la
domenica.
. Elena Ferrante, L’amica geniale, Roma, edizioni e/o, , p. .
. Consecutive di questo tipo sono considerate da De Roberto (: ) a metà tra le
deboli e le forti: da un lato la locuzione è abbastanza cristallizzata da potersi considerare
appartenente in toto alla frase che introduce; dall’altro presenta l’intensificatore punto che
può essere considerato antecedente della subordinata.
. Cfr. gli esempi citati alla nota . Anche la concessione fa parte della famiglia
concettuale della causa: a differenza della consecuzione, che presenta una causa intensificata,
la concessione ci mette di fronte a una causa frustrata (Mazzoleni ; Prandi ).
Cresci, cresci, cresci. . .
Questi fatti ci inducono a riflettere sullo statuto della frase in cui compa-
re un imperativo reduplicato: se la reduplicazione crea un’intensificazione
propizia allo stabilirsi di una relazione transfrastica, l’uso dell’imperati-
vo (modo utilizzato solo nelle frasi indipendenti) sembra bloccare for-
malmente la possibilità di una connessione grammaticale (che è invece
ammessa quando il verbo reduplicato è all’indicativo); al tempo stesso,
la disposizione iconica di causa ed effetto rimanda al quadro delle su-
bordinate consecutive, con la frase contenente l’imperativo reduplicato
equiparata a una principale intensificata, che fa da antecedente rispetto
alla consecutiva. Una principale sui generis, comunque, che accetta spesso
di essere racchiusa tra virgole come un’incidentale.
() il naso, appena fatto, cominciò a crescere e, cresci cresci cresci, diventò
in pochi minuti un nasone che non finiva mai. (III)
. Conclusioni
Bibliografia
a) Dizionari e corpora
. Si vedano i riscontri sul corpus di testi scritti “La Repubblica” fatti da Thornton
(a). Pochissime le attestazioni nei corpora di parlato italiano contemporaneo, forse
anche per le dimensioni esigue degli stessi.
Cresci, cresci, cresci. . .
b) Studi
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la Società Internazionale di Linguistica e Filologia italiana (Basilea,
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Cresci, cresci, cresci. . .
Cristiana De Santis
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
(sede di Forlì)
STUDI LINGUISTICI
E DI STORIA DELLA LINGUA ITALIANA
SECONDA SERIE