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STORIA DELL’EDUCAZIONE FISICA IN ITALIA FINO A OGGI

Fino al Cinquecento, l'Italia era all'avanguardia nel campo pedagogico, ma le condizioni politiche instabili
impedirono lo sviluppo di una riflessione autonoma sulle scienze motorie. L'educazione fisica in Italia ebbe
un impulso grazie a Rodolfo Obermann, un ginnasta svizzero, che fu incaricato dal Regno di Sardegna di
insegnare ginnastica ai bersaglieri e fondò la prima Società di ginnastica italiana a Con la legge Casati,
l'educazione fisica fu introdotta nelle scuole elementari, e con la legge De Sanctis fu estesa a tutte le scuole
di ogni grado, inclusi gli istituti femminili. Dopo la prima guerra mondiale, nacquero diverse organizzazioni
sportive in Italia, come i FASCI e l'ASCI per i cattolici, e la Federazione nazionale sportiva operaia per le forze
di sinistra.
Nel 1923, Giovanni Gentile, ministro della Pubblica Istruzione, fondò l'Ente nazionale per l'educazione fisica
(ENEF) come organismo indipendente, ma successivamente l'ENEF fu assorbito dall'Opera nazionale balilla
(ONB) durante il regime fascista di Mussolini. L'ONB giocò un ruolo fondamentale nell'organizzazione e
nell'addestramento dei giovani, con divisioni come i "Figli della lupa" per i bambini e gli "Avanguardisti" per
i ragazzi più grandi. L'ONB successivamente confluì nella GIL (Gioventù italiana del littorio), che era
strettamente legata al regime fascista.
Dopo la seconda guerra mondiale, il CONI (Comitato olimpico nazionale italiano) si dissociò pubblicamente
dal regime fascista. Nel corso degli anni, l'educazione fisica cambiò nome diventando "scienze motorie e
sportive" e divenne una materia obbligatoria nelle scuole con la riforma successiva. Nel 2010, con la riforma
Gelmini, vi furono nuovi cambiamenti e due anni dopo furono ridefinite le linee guida.
Le scienze motorie e sportive hanno radici antiche, ma hanno acquisito una maggiore rilevanza nel XIX
secolo, diventando una sintesi della cultura del movimento. Oggi, queste discipline sono parte integrante
della formazione di ogni persona e si ritiene che la scuola, insieme alla famiglia e alle istituzioni pubbliche,
debba garantire un'adeguata formazione sportiva che sia inclusiva e rispetti le diversità.
LA PALLAVOLO
La pallavolo è uno sport nato ufficialmente negli Stati Uniti nel (1895) grazie all'iniziativa di William
Morgan, un professore di educazione fisica che si ispirò a un gioco tedesco conosciuto come
“pallapugno”. Inizialmente, la pallavolo era concepita come un semplice passatempo per gli
studenti e ci volle del tempo affinché diventasse uno sport di massa negli Stati Uniti ed ebbe molto
successo in Cina. Un'altra forma di pallavolo molto popolare è il beach volley, che viene giocato
sulla spiaggia.

COME FUNZIONA?
La pallavolo è uno sport in cui non è consentito il contatto diretto con l'avversario. Le squadre si
affrontano su un campo diviso da una rete. La palla può essere colpita con qualsiasi parte del
corpo, a condizione che non venga trattenuta.
L'obiettivo del gioco è inviare la palla sopra la rete e farla cadere all'interno delle linee che
delimitano il campo avversario, impedendo che tocchi terra nel proprio campo.
Una partita di pallavolo si disputa in 5 set (3 nei tornei giovanili) e la vittoria viene assegnata alla
squadra che si aggiudica 3 set su 5 (o 2 set su 3) in ogni set bisogna raggiungere per primi i 25
punti.
(Se i set sono pari, si gioca un set decisivo finale chiamato "tie-break")
SQUADRA: che arriva per prima a 15 punti nel tie-break vince l'incontro, sempre con un vantaggio
di almeno 2 punti e senza limiti di punteggio.
CAMPO: 6 giocatori per squadra e massimo 6 riserve e 6 sostituzioni.
AEREA: è un rettangolo con dimensioni specifiche (l'area di gioco può variare leggermente)
 Lunghezza: 18 metri.
 Larghezza: 9 metri.
Il campo è diviso in due parti uguali da una rete posta ad un'altezza
 2,43 metri gli uomini
 2,24 metri per le donne.
Le linee delimitano l'area di gioco e includono:
 Linea di fondo: si trova alla fine del campo, parallela alla rete.
 Linee laterali: si estendono lungo i lati del campo, parallele alla rete.
 Linee di attacco: si trovano a 3 metri dalla rete su entrambi i lati e delimitano l'area in cui
gli attaccanti possono saltare e colpire la palla.
All'interno dell'area di gioco, ci sono anche altre linee che definiscono le zone specifiche:
 Zona di servizio: è l'area da cui il servizio deve essere eseguito.
 Zona di difesa: è l'area in cui i giocatori devono essere posizionati al momento del servizio
avversario.
 Zona di attacco: è l'area in cui gli attaccanti possono colpire la palla durante l'azione di
gioco.
REGOLE:
Nella pallavolo, la palla deve essere respinta con un colpo netto e unico utilizzando le mani o
qualsiasi altra parte del corpo.
Ogni giocatore può toccare la palla una sola volta nella stessa azione (due volte se a muro), e ogni
squadra ha un massimo di tre tocchi per rinviare la palla (escluso il muro).
Se la palla tocca la rete durante i tre tocchi, è ancora considerata in gioco.
Ogni errore o infrazione al regolamento concede un punto all'avversario e dà alla squadra vincente
il diritto di servire (sistema rally-point). Alcune delle infrazioni includono respingere la palla con
due diverse parti del corpo, colpire la palla due volte consecutivamente o colpire il bordo
superiore della rete. Altre infrazioni riguardano la posizione e la rotazione corrette della squadra
durante il servizio.

TIPI DI COLPI:
Battuta: È il colpo iniziale per mettere in gioco la palla. Il giocatore lancia la palla in aria e la
colpisce con forza con la mano aperta sopra la testa verso il campo avversario.
Nella pallavolo, i colpi possono essere suddivisi:
Attacco
Schiacciata: È un potente colpo di attacco in cui il giocatore salta in aria e colpisce la palla con
forza verso il campo avversario. (Schiacciatore)
Pallonetto: È un colpo tattico in cui il giocatore tocca leggermente la palla con le dita per superare
la difesa avversaria.
Difesa
Bagher: È un colpo di difesa in cui il giocatore usa le mani unite a formare una piattaforma per
ricevere la palla.
Palleggio: È un colpo in cui il giocatore usa le dita per alzare la palla verso un compagno di squadra
per eseguire un attacco. (Palleggiatore)
Muro: È una tattica difensiva in cui uno o più giocatori si alzano sopra la rete per bloccare un
attacco avversario.

ALTRI RUOLI SONO


Centrale: È il giocatore che si posiziona vicino alla rete ed è coinvolto sia nell'attacco che nella
difesa. Svolge un ruolo importante nel blocco degli attacchi avversari.
Opposto: È il giocatore che svolge un ruolo simile allo schiacciatore, ma si posiziona sul lato
opposto del palleggiatore.
Libero: È un giocatore specializzato nella difesa, dotato di grande agilità e abilità nel passaggio
della palla. Solitamente sostituisce i giocatori in difesa e non può effettuare attacchi sopra il livello
della rete.

Gli attacchi sono finalizzati a segnare punti nel campo avversario, mentre le azioni difensive sono
volte a ricevere gli attacchi avversari e a contrastare i loro colpi. È importante una buona
combinazione di attacco e difesa per ottenere il successo nella pallavolo.

IL TENNIS DA TAVOLO

Il tennis è uno sport praticato a livello mondiale che coinvolge due giocatori (singolare) o quattro
giocatori (doppio) che si sfidano su una superficie divisa da una rete. L'obiettivo del gioco è colpire
la palla sopra la rete in modo che cada nel campo avversario senza che venga restituita
correttamente. Il tennis da tavolo, noto anche come ping pong, è una variante del tennis giocata
su un tavolo appositamente progettato, con racchette leggere e una pallina di plastica dove la
pallina deve superare la rete e toccare il campo avversario senza toccare il bordo del tavolo.
Punti
I punti vengono assegnati quando un giocatore non riesce a restituire correttamente la palla nel
campo avversario. Il primo giocatore o squadra che raggiunge un numero prestabilito di punti
(solitamente 11 o 21) vince il set. Per vincere un match, è necessario vincere un numero specifico
di set.
Tavolo e rete
Il tavolo da ping pong è rettangolare e diviso da una rete posta al centro. Ha dimensioni
regolamentari di 2,74 metri di lunghezza, 1,525 metri di larghezza e 76 centimetri di altezza. La
rete ha un'altezza di 15,25 centimetri e si estende per tutta la larghezza del tavolo.
Servizio
Il servizio inizia con il pallino che viene lanciato verticalmente dal palmo libero del server e colpito
in modo che attraversi la rete e rimbalzi sul tavolo del ricevente. La palla deve essere colpita per
prima metà del tavolo del server, poi la metà del ricevente, e deve essere restituita dal ricevente
dopo un solo rimbalzo sul suo lato.
Restituzione
Il giocatore che riceve il servizio deve restituire la palla al campo avversario dopo un solo rimbalzo
sul suo lato del tavolo. La palla deve attraversare la rete e toccare il campo avversario senza
toccare i bordi del tavolo.
Sequenza di gioco
Dopo il servizio e la restituzione, i giocatori si alternano nel colpire la palla, cercando di farla
cadere nel campo avversario senza che venga restituita correttamente. Durante lo scambio, la
palla deve rimanere in gioco, toccando il tavolo e superando la rete.
Postura
La postura corretta nel ping pong è importante per ottenere stabilità, equilibrio e agilità durante il
gioco. Una postura adeguata comprende una buona posizione dei piedi, un allineamento corretto
del corpo, una presa sicura sulla racchetta e un busto flesso per mantenere un centro di gravità
basso.
I DISTURBI ALIMENTARI

Nei disturbi alimentari il corpo viene usato come mezzo per esprimere una sofferenza profonda
con al centro di essi sempre il cibo.

L’anoressia nervosa: si manifesta con il rifiuto di alimentarsi e solitamente si manifesta molto nel
periodo adolescenziale e soprattutto nelle donne. Alla base di questo disturbo vi sono motivazioni
di tipo psicologico in quanto i soggetti hanno una distorsione della propria immagine corporea e
provano in tutti modi di perder peso (vomito autoindotto, diuretici, lassativi ecc).
In molti casi la persona anoressica perde il controllo e cade in delle crisi bulimiche che si
manifestano con delle abbuffate che subito dopo provocano un senso di colpa e di fallimento per
aver perso il controllo e quindi cercano ogni modo per liberarsi del cibo, altre invece non perdono
il controllo osservando ogni calorie e ogni peso di ogni elemento, finendo così con il non riuscire
più mangiare e a relazionarsi con gli altri nascondendo in tutti modi questo loro lato attraverso
abiti voluminosi o intense attività aerobiche.
Il boom di questo disturbo è nell’adolescenza in quanto spesso le ragazze sono condizionate dal
fattore che il loro valore come persone è relazionato all’aspetto fisico. In particolare, l’ideale
femminile viene molto idealizzato nelle riviste al cinema e quindi le ragazze tendono sempre di più
ad emulare quel fisico standardizzato come “perfetto”.
CAUSE:
 In questo periodo spesso si rivendica la propria autonomia
 si matura una forte avversione per il contesto familiare
 ci trova davanti a contrasti emotivi, sessuali,
 il desiderio costante di soddisfare delle aspettative
 l’influenza socio-culturale o un evento doloso.
Le cause sono sempre molteplici, ma alla base di tutto vi è sempre la mancanza o il crollo
dell’autostima in momenti difficili della vita. Prolungare tale malattia può portare a conseguenze
gravissime tra cui anche la morte.
L’anoressia maschile: non è solo femminile anche i maschi ne sono vittima. Anche se le cause sono
le stesse i sintomi sono diversi infatti i ragazzi puntano maggiormente a una forma fisica perfetta
diventando ossessionati dalla palestra o da altri sport per questo spesso si parla di vigoressia o
sindrome di Adone anziché anoressia, ma portano sempre gravi danni fisici e sociali.

L’anoressia atletica: In diverse discipline al peso dell’atleta corrisponde una prestazione di alto
livello, ma è altrettanto vero che spesso questo produce conseguenze negative sulle prestazioni
stesse con gravi problemi a livello organico (scarsa concentrazione, perdita tessuto muscolare).
L’eccessivo controllo del peso porta alla comparso di disturbi alimentari in particolare in sport
come: danza, ginnastica artistica, pugilato ecc. Questo si manifesta maggiormente nelle donne
atleta con sintomi tali: alimentazione disordinata, amenorrea, osteoporosi.
La bulimia: si caratterizza da frequenti episodi di abbuffate incontrollate vissute con il terrore di
ingrassare. Il bulimico prova disgusto per quello che fa (debolezza del cibo) e arriva così ad atti
autolesionisti e suicidi. Chi soffre di questo disturbo vede nel cibo il supporto e il conforto per i
suoi problemi esistenziali condannandosi però per tale fragilità (mangiare provoca sollievo-
disgusto successivo lo distoglie dai suoi problemi). Siccome non si manifesta con una perdita di
peso è facile nasconderlo tuttavia induce spesso a uno stato depressivo che porta a suicidarsi o a
fare uso di droghe e alcol. A lungo andare provoca problemi anche gastrointestinali dovuti al
vomito, lassativi ecc che provocano problemi gravi cardiaci.

Alcuni aspetti psicologici comuni tra bulimia e anoressia: Distorsione dell'immagine corporea,
Preoccupazione eccessiva per il peso e la forma corporea, Disturbi dell'umore, Perfezionismo,
Controllo e impulsività, Isolamento sociale

IL DOPING
Consiste nell’assunzione illegale di farmaci o sostanze stupefacenti allo scopo di migliorare le prestazioni
atletiche. L’abuso di tali sostanza causa problemi gravi e avvolte irreversibili. L legge stabilisci che procurare
ad altri somministrare o assumere sostanze dopanti costituisce un reato punibili con reclusione o con una
multa (Gli atleti che vengono trovati positivi ai test antidoping possono affrontare sanzioni disciplinari,
comprese squalifiche e il divieto di partecipare a competizioni.)

Esempi sostanze dopanti e metodi:

1. Steroidi anabolizzanti: Questi sono composti sintetici derivati dal testosterone che aumentano la sintesi
proteica e promuovono la crescita muscolare. Sono spesso utilizzati per migliorare la forza e le prestazioni
fisiche.( Dianabol, Testosterone ecc)

2. Ormoni peptidici: Questi includono l'ormone della crescita umano (HGH) e l'eritropoietina (EPO). L'HGH
stimola la crescita muscolare e il recupero, mentre l'EPO aumenta la produzione di globuli rossi,
migliorando l'ossigenazione dei tessuti.

3. Stimolanti: Questi includono sostanze come anfetamine, efedrina e cocaina, che possono aumentare
l'energia, l'attenzione e la resistenza fisica.

4. Diuretici: I diuretici vengono utilizzati per aumentare la produzione di urina, ridurre la ritenzione idrica e
manipolare il peso corporeo. Possono essere utilizzati per mascherare l'uso di altre sostanze dopanti o per
raggiungere determinati requisiti di peso. (Spironolattone ecc)

5. Beta-bloccanti: Questi farmaci vengono utilizzati principalmente in sport che richiedono precisione e
controllo, come il tiro con l'arco o il tiro a segno. Agiscono rallentando il battito cardiaco e riducendo l'ansia,
migliorando la stabilità emotiva e la precisione. ( Atenololo ecc)

6. Trasfusioni di sangue: Questo metodo coinvolge la somministrazione di sangue prelevato dallo stesso
atleta (autotrasfusione) o da un donatore (eterotrasfusione) per aumentare il numero di globuli rossi e
migliorare l'ossigenazione dei tessuti.
I rischi della sedentarietà
La sedentarietà, definita come una mancanza di attività fisica regolare o un comportamento caratterizzato
da lunghi periodi di inattività, comporta diversi rischi per la salute. L'unica "medicina" che può curare
questa malattia è il mantenimento di uno stile di vita attivo.
Facendo attività fisica manteniamo operativi i nostri organi, miglioriamo i tessuti e le funzioni del corpo e
rallentiamo i processi d'invecchiamento.
Come vedremo, la carenza di movimento ha conseguenze importanti non solo a livello dell'apparato
muscolare e scheletrico, ma su tutto il corpo. Le conseguenze negative si ripercuotono sul funzionamento
del cuore, del sistema circolatorio, dell'apparato respiratorio e del sistema nervoso.

Tali disturbi sono tutti riconducibili a un quadro complessivo caratterizzato dalla diminuzione della massa e
del tono della muscolatura scheletrica, detta ipotrofia. La causa di questa patologia è l'ipocinesi, che porta
alla debolezza di muscoli e legamenti, che perdono elasticità, e delle articolazioni che, diminuendo il
proprio grado d'escursione, vanno più facilmente incontro a infortuni.

Una riduzione di tonicità muscolare favorisce l'instaurarsi di paramorfismi e dismorfismi della colonna
vertebrale (alterazioni o variazioni nella forma o nell'aspetto fisico di una persona o di una parte del corpo).

 A livello cardiocircolatorio l'ipocinesi porta a una progressiva riduzione della capacità contrattile
del cuore. A parità di carico lavorativo, sia a riposo che sotto sforzo, il muscolo cardiaco risponde
alle sollecitazioni con un aumento della frequenza. L'elasticità delle pareti dei grassi vasi
diminuisce. La conseguenza è un progressivo deterioramento del sistema vasale (vene, arterie e
capillari) che si traduce nella cattiva ossigenazione degli organi e apparati, che accelerano il proprio
invecchiamento.
 A livello respiratorio la scarsa attivazione dell'apparato ne limita la capacità funzionale. Il valore
della ventilazione massima (volume espiratorio massimo al secondo) diminuisce e si riduce
l'elasticità polmonare, con conseguente peggioramento degli scambi respiratori e cattiva
ossigenazione dei tessuti.

Sempre più spesso i giovani, abituati a trascorrere molte ore davanti al televisore o al computer,
possiedono un "bagaglio motorio" ridotto: l'ipocinesi ha diminuito la funzionalità dei loro organi, le capacità
da loro acquisite sono minime e le abilità individuali ancora più limitate. (possibile collegamento con le
materie tecniche)

Un'attività fisica costante e ben programmata è in grado di indurre cambiamenti preventivi nell'organismo,
capaci di limitare e abbassare il rischio di molte condizioni patologiche. In particolare:
1. favorisce il flusso del sangue nei vasi sanguigni e rende più forte e funzionale il cuore, riducendo i
rischi di malattie cardiocircolatorie, di infarto e di ostruzioni circolatorie
2. favorisce la normalizzazione del peso corporeo e diminuisce l'inevitabile perdita di calcio dal
tessuto osseo, rallentando l'insorgenza dell'osteoporosi (progressiva diminuzione di calcio nelle
ossa, che diventano soggette a rottura);
3. migliora e mantiene attivi i complessi e differenziati meccanismi che permettono l'azione. Non
dimentichiamo infatti che protagonista del movimento è il sistema nervoso, che percepisce,
impara, programma, costruisce, comanda e coordina i diversi gesti motori.
Un'attività regolare favorisce il mantenimento di un corretto rapporto tra massa grassa e massa magra e
aiuta così a prevenire l'obesità, problema sempre più diffuso nella "società del benessere": L'eccessivo
aumento di peso provoca gravi danni alla salute, quali il diabete, le malattie coronariche e l'ipertensione, a
causa dell'esagerato accumulo di grasso nelle cellule.

La carenza di movimento e la sovralimentazione stimolano la formazione di adipociti (cellule adipose) con


un più elevato contenuto di grasso al loro interno. Poiché il rischio d'infarto cresce in proporzione alla
percentuale di grasso corporeo, è indispensabile tenere il peso sotto controllo.

Una delle più comuni patologie legate all'accumulo eccessivo di grasso nel corpo è l'ipertensione, che è
l'irregolare aumento della pressione sanguigna provocato principalmente dall'ispessimento e dalla perdita
di elasticità delle pareti dei vasi arteriosi (arteriosclerosi). Le cavità ostruite dall'eccesso di grasso
trasportato dal sangue, che si deposita sulle pareti dei vasi, possono restringere il loro diametro fino a
chiuderlo, compromettendo il flusso del sangue che per defluire attraverso i canali deve scorrere con
maggior pressione (è per questo che si parla di ipertensione).
LE QUALITA’ MOTORIE DI BASE
La Velocità -> Capacità di eseguire un movimento nel mio tempo possibile.

Questa capacità dipende da:


1. Natura delle fibre
2. Forza veloce (scatto, salto)
3. Elasticità muscolare
4. Tecnica esecutiva

Tipi di velocità
1) Velocità di reazione: Tempo che intercorre dal momento in cui si riceve uno stimolo a quando si applica
il movimento (Sistema nervoso).
2) Velocità di accelerazione: Entra in gioco subito dopo la velocità di reazione, dipende dal tipo di fibre e
dalla costituzione muscolare(Sistema muscolare).
3) Velocità di spostamento: Combinazione di velocità di reazione + Velocità di accelerazione, dipende
dall’ampiezza del gesto e dalla frequenza.

Allenare la velocità
 Allenare la forza, resistenza e mobilità aiuta a migliorare la velocità in modo indiretto.
 Per allenare la velocità direttamente bisogna utilizzare esercizi in tempi brevi (8-12 secondi) eseguiti
alla massima velocità con recuperi ampi di (3-5 minuti)
 Esempi di esercizi: Brevi scatti, esercizi di tecnica e coordinazione con cerchi e piccoli ostacoli, corsa (30-
60 metri)

La Resistenza -> Capacità di sopportare uno sforzo nel tempo.


Questa capacità dipende da:
1. Coordinazione
2. Ritmo
3. Gesto tecnico
4. Fibre rosse

Tipi di resistenza
1) Resistenza generale: Capacità di sopportare uno sforzo prolungato indipendentemente dal tipo di sforzo.
2) Resistenza specifica: Si riferisce alla resistenza che ogni atleta deve sviluppare in base alla resistenza
richiesta dallo sport svolto:
 Resistenza lunghissima: 35-90 minuti
 Resistenza lunga: 10-35 minuti
 Resistenza media: 2-10 minuti
 Resistenza breve: 45 sec ai 2 minuti

Allenare la resistenza
 Allenare la resistenza generale: corsa lenta a velocità costante è il modo migliore per allenare la
resistenza generale mantenendo una velocità medio bassa e senza effettuare cambi di velocità.
 Allenare la resistenza specifica: I metodi allenanti dipendono da tipo di sport il ritmo di esecuzione è il
tempo di recupero sono spesso più brevi rispetto all’allenamento della resistenza generale.

La Forza ->Capacità di spostare peso.


Questa capacità dipende da:
1. Volume del muscolo
2. Risorse energetiche
3. Sesso
4. Fattori genetici

Tipi di forza
Classificazione 1
1) Forza assoluta: Forza massima che un individuo può esprimere indipendentemente dal peso corporeo.
2) Resistenza relativa: Forza che considera il rapporto tra peso e forza prodotta
Classificazione 2
 Forza massimale: tensione massima che una contrazione muscolare può effettuare per vincere una
resistenza
 Forza veloce: Capacità di produrre una tensione muscolare nel minor tempo possibile
 Forza resistente: Capacità di produrre una tensione muscolare per il maggior tempo possibile

Allenare la forza
 Allenare la forza massimale: Lavorare con carichi massimali (80% -100% del carico sollevabile) con
ripetizioni che possono variare tra 1-8.
 Allenare la forza veloce: Esercizi con l’uso di sovraccarichi che non superano il 30%-60% dei carico
massimale.
 Allenare la forza veloce: Prove lente per periodi prolungati con poco recupero tra una serie e l’altra (45
secondi) La velocità di esecuzione deve essere moderata.

La Mobilità ->Capacità di compiere atti motori sfruttando la massima esecuzione articolare.


Questa capacità dipende da:
1. Temperatura
2. Traumi da incidente
3. Abitudini di vita

Allenare la mobilità
 Esercizi attivi: esercizio ginnico tradizionale, caratterizzato dal movimento continuo senza fasi statiche.
 Esercizi passivi: Si basano su tecniche di trazione o pressione, negli esercizi passivi un muscolo viene
allungato oppure un’articolazione viene forzato al suo massimo grado.
 Esercizi di allungamento/stretching: Consiste nel compiere un movimento con lo scopo di raggiungere
una posizione corretta che deve essere mantenuta. Una volta raggiunto la posizione corretta di un
determinato esercizio essa va mantenuta per un periodo di (20-40 secondi)

La coordinazione -> Capacità di organizzare movimenti diversi con parti diverse del corpo in modo che
agiscano indipendentemente.
Tipi di coordinazione
Classificazione
1) Capacità coordinative generali:
 Capacità di apprendimento: Capacità di acquisire nuovi gesti
 Capacità di controllo: Capacità di regolare, misurare la forza applicata
 Capacità di adattamento: Capacità di adeguarsi a uno schema non predefinito

2) Capacità coordinative speciali:


 Capacità di destrezza: Capacità di eseguire un movimento in modo efficace
 Capacità di combinazione: Capacità di integrare in un movimento più gesti
 Capacità di orientamento: Capacità di orientarsi nello spazio
 Capacità di ritmo: Capacità di adattarsi a un ritmo imposto
 Capacità di reazione: Capacità di iniziare un gesto nel minor tempo possibile
 Capacità di anticipazione: Permette di prevedere come si svolgerà un’azione

DALLA FONTE ENERGETICHE ALL’ENERGIA MUSCOLARE


I muscoli hanno bisogno di una fonte di energia. L’ energia che il muscolo utilizza per contrarsi deriva dai
cibi energetici, quindi dalla trasformazione degli zuccheri e dei grassi. Nei muscoli è presente in piccole parti
l'ATP che consente la contrazione di esso per pochi secondi, quindi l'ATP produce energia per la contrazione
subito dopo si trasforma in ADP.

 ATP (adenosina trifosfato) è la principale molecola di energia utilizzata dalle cellule per svolgere le
loro funzioni vitali. L'ATP fornisce energia attraverso la rottura dei suoi legami di fosfato,
trasformandosi in ADP (adenosina difosfato) e rilasciando una quantità di energia utilizzabile.
 ADP (adenosina difosfato) è il prodotto della rottura di un legame di fosfato dall'ATP. L'ADP può
essere rigenerato in ATP attraverso processi di ricarica energetica.
DIVERSI TIPI DI MECCANISMI:
1. Il meccanismo anaerobico alattacido, è un sistema energetico rapido utilizzato per fornire energia
durante brevi esplosioni di attività ad alta intensità, come gli sprint. La fosfocreatina si decompone
per rigenerare ATP senza la necessità di ossigeno e senza formazione di acido lattico.
2. Il meccanismo anaerobico lattacido è un sistema energetico che fornisce energia durante attività
ad alta intensità, ma di durata più lunga rispetto al meccanismo alattacido. Durante la glicolisi
anaerobica, il glucosio viene convertito in energia senza l'uso di ossigeno, ma produce anche acido
lattico.
3. Il meccanismo aerobico, noto anche come metabolismo aerobico o respirazione cellulare, è il
principale sistema energetico utilizzato durante attività di lunga durata e di bassa o moderata
intensità. Questo processo richiede l'ossigeno per scomporre completamente il glucosio e altri
substrati energetici, producendo una grande quantità di ATP e anidride carbonica come
sottoprodotti.
Per schema corporeo si intende l’immagine che ciascuno ha di se stesso, immagine che si costruisce
a partire da stimoli ricevuti dall’esterno e interno del proprio corpo. Come i cinque sensi (vista,
udito, olfatto, gusto, tatto) e della capacità cinestetica (capire posizione del proprio corpo nello
spazio).

Il sistema circolatorio
Il sistema circolatorio è un sistema complesso che permette al nostro corpo di trasportare il sangue e le
sostanze vitali in tutto l'organismo. È costituito da un organo centrale, il cuore, e da una rete di vasi
sanguigni che si estendono in tutto il corpo.

1. Arterie: trasportano sangue ossigenato


2. Vene: trasportano sangue deossigenato
3. Capillari: trasportano gas, enzimi e ormoni

La cavità del cuore è divisa in quattro aree: due aree atriali (atrio destro e atrio sinistro) e due aree
ventricolari (ventricolo destro e ventricolo sinistro).
Il miocardio, cioè il muscolo cardiaco, permette al cuore di contrarsi, aspirando sangue dalla periferia e
pompandolo nuovamente in circolo.
Internamente, il cuore è rivestito da una membrana sierosa, detta endocardio. Esternamente, invece, il
cuore è contenuto in un sacco membranoso detto pericardio.
Ogni atrio e ogni relativo ventricolo, comunicano attraverso una valvola che spinge il sangue nella giusta
direzione: dall’atrio al ventricolo e non viceversa.

La valvola che mette in comunicazione atrio e ventricolo destro prende il nome di tricuspide, mentre quella
che mette in comunicazione atrio e ventricolo destro prende il nome di bicuspide.

La sistole è la contrazione che spinge fuori il sangue verso le arterie mentre la diastole è la dilatazione che
permette al cuore di riempirsi nuovamente di sangue che arriva dalle vene.

La piccola circolazione sanguigna o polmonare

Il sangue carico di anidride carbonica arriva attraverso le vene cave nell’atrio destro, passa poi nel
ventricolo destro e, attraverso l’arteria polmonare, arriva ai due polmoni. Qui, attraverso i capillari, arriva
agli alveoli polmonari, dove cede l’anidride carbonica e si carica di ossigeno. Il sangue venoso diventa così
sangue arterioso e, attraverso le vene polmonari, è inviato all’atrio sinistro del cuore.

La grande circolazione o sistemica

Dall’atrio sinistro il sangue passa nel ventricolo sinistro attraverso la valvola mitrale. Il ventricolo sinistro si
riempie di sangue, si contrae e spinge il sangue arterioso nell’aorta.
Per mezzo di questa arteria (l’aorta) il sangue è portato in tutte le parti del corpo dove, attraverso i capillari
arteriosi, cede l’ossigeno e le sostanze nutritive alle cellule e si ricarica delle sostanze di rifiuto.
Il sangue arterioso diventa così sangue venoso e, attraverso i capillari venosi, raggiunge le vene e si dirige
nuovamente al cuore, raccogliendosi nelle vene cave che lo riportano nell’atrio destro.
E dall’atrio destro ricomincia un altro ciclo.

Il sangue è costituito da

1. Plasma: 90% acqua, proteine e Sali


2. Eritrociti (globuli rossi): trasportano O2 tramite l’emoglobina
3. Leucociti (globuli bianchi): si occupano della risposta immunitaria
4. Piastrine: si occupano della coagulazione del sangue
Il sistema scheletrico
Il sistema scheletrico è il sistema anatomico che fornisce supporto strutturale al corpo umano, protegge gli
organi interni e permette il movimento. È composto da ossa, articolazioni, legamenti e tessuti connettivi
associati.
lo scheletro umano è suddiviso in
1. scheletro assile, che include le ossa del cranio, della colonna vertebrale (33-34 vertebre) e del
torace
2. scheletro appendicolare, che include le ossa degli arti superiori e inferiori, insieme alle cinture
pelvica e scapolare.
Le 206 ossa che compongono il sistema scheletrico si distinguono in base alla funzione che svolgono in:
1. ossa piatte, come quelle del cranio; formano un involucro protettivo.
2. ossa corte, sono adatte al movimento; sono di questo tipo le vertebre, le ossa del polso e alcune
ossa del piede.
3. ossa lunghe, come quelle delle braccia e delle gambe; permettono di fare grandi movimenti. Sono
composte da:
 diafisi: osso + midollo giallo
 epifisi (tessuto osseo spugnoso)

Le ossa del sistema scheletrico sono collegate tra loro per mezzo di articolazioni

Secondo l’ampiezza dei movimenti che permettono, le articolazioni si suddividono in:

1. articolazioni fisse: chiamate anche suture, si trovano soltanto tra le ossa del cranio; non hanno
mobilità, ma soltanto elasticità di movimento. La loro funzione è di proteggere il cervello;
2. articolazioni semimobili: per esempio quelle tra le vertebre della colonna vertebrale, consentono
una mobilità limitata;
3. articolazioni mobili: permettono movimenti ampi, pensiamo per esempio all’articolazione di spalla
e braccio o a quella di coscia e bacino. Le superfici di contatto sono rivestite da cartilagine e sono
accostate e trattenute da legamenti fibrosi e da un manicotto, la capsula articolare, rivestita
internamente da una membrana, la membrana sinoviale, che secerne un liquido, la sinovia.

Apparato respiratorio
Il sistema respiratorio è un complesso sistema che permette il processo della respirazione, ovvero
l'assunzione di ossigeno e l'eliminazione di anidride carbonica dal corpo. È composto da organi e strutture
che lavorano insieme per garantire uno scambio efficiente di gas tra l'organismo e l'ambiente esterno.

I principali organi del sistema respiratorio sono le vie aeree, i polmoni e i muscoli respiratori.

Le vie aeree comprendono il naso, la cavità nasale, la faringe, la laringe, la trachea e i bronchi. Il naso e la
cavità nasale fungono da ingresso per l'aria e svolgono importanti funzioni di filtraggio, riscaldamento e
umidificazione dell'aria inspirata. La faringe è una via di passaggio comune per il cibo e l'aria. La laringe
contiene le corde vocali e svolge un ruolo nella produzione del suono. La trachea, è un tubo cartilagineo che
si estende dalla laringe ai bronchi. I bronchi si ramificano dalla trachea e si dividono ulteriormente in
bronchioli, che portano l'aria ai polmoni.
I polmoni sono gli organi principali del sistema respiratorio. Ce ne sono due: il polmone destro e il polmone
sinistro. Sono costituiti da milioni di piccole sacche d'aria chiamate alveoli. Gli alveoli sono il sito primario
dello scambio di gas con il sangue. Quando l'aria inspirata raggiunge gli alveoli, l'ossigeno attraversa le
pareti alveolari e entra nel flusso sanguigno, mentre l'anidride carbonica prodotta dal metabolismo
cellulare viene eliminata attraverso gli alveoli durante l'espirazione.

Il processo della respirazione coinvolge anche i muscoli respiratori. Il diaframma, un muscolo a forma di
cupola situato sotto i polmoni, è il principale muscolo responsabile della respirazione. Quando si contrae, si
abbassa e si espande la cavità toracica, consentendo all'aria di entrare nei polmoni durante l'inspirazione.
Durante l'espirazione, il diaframma si rilassa e ritorna alla sua posizione di riposo, spingendo l'aria fuori dai
polmoni.

Apparato muscolare
L'apparato muscolare è il sistema anatomico composto da muscoli, tendini, legamenti e altre strutture
connettive che consentono il movimento del corpo umano.

Principali tipi di movimento

1. Abduzione: movimento di allontanamento di un arto dal corpo o dal suo asse centrale, ad esempio,
sollevare il braccio lateralmente
2. Adduzione: movimento di avvicinamento di un arto al corpo o al suo asse centrale, ad esempio,
abbassare il braccio lungo il fianco.
3. Flessione: l'angolo tra due ossa adiacenti si riduce. Ad esempio, piegare il braccio portando
l'avambraccio verso il braccio.
4. Estensione: l'angolo tra due ossa adiacenti aumenta, portando a un allungamento
dell'articolazione. Ad esempio, distendere il braccio lungo il corpo dopo averlo piegato.
5. Rotazione: la rotazione si riferisce al movimento di una parte del corpo intorno al suo asse
longitudinale. Ad esempio, ruotare la testa verso sinistra o destra è un esempio di rotazione
laterale del collo.

Le fibre muscolari sono le unità contrattili all'interno dei muscoli e possono essere classificate in due
principali tipi: fibre bianche e fibre rosse.

1. Le fibre bianche, sono caratterizzate da una maggiore capacità di generare forza e contrarsi
rapidamente. Sono coinvolte in attività che richiedono esplosività e forza, come gli sprint o gli
esercizi di sollevamento pesi. Tendono a stancarsi più rapidamente rispetto alle fibre rosse.
2. Le fibre rosse, chiamate anche fibre lente o a contrazione lenta, sono caratterizzate da una
maggiore resistenza alla fatica. Sono coinvolte in attività di resistenza, come la corsa a lunga
distanza o l'esercizio aerobico prolungato.
IL PRIMO SOCCORSO

COSA SI INTENDE?
Con primo soccorso si intende l’aiuto che il soccorritore presta al ferito in attesa dell’arrivo del medico.
CODICE COMPORTAMENTALE
Siamo obbligati a prestare il primo soccorso. Qualora dovessimo rifiutarci di intervenire in aiuto di un ferito,
commetteremmo il reato di omissione di soccorso. La legge tuttavia non obbliga a intervenire direttamente,
ma di allertare i soccorsi chiamando il numero telefonico adatto (112 o 118).
Se si interviene in prima persona lo si fa a proprio rischio e pericolo, assumendosene la piena
responsabilità. Perciò è consigliabile farlo unicamente se si ha un’adeguata preparazione o in qualsiasi caso
di emergenza in cui il tempo è un fattore determinante per la vita del ferito.
COME AGIRE?
- Rendere l’ambiente sicuro e accertarsi che sia terminata la situazione di pericolo. (In caso di
incidenze segnalare la zona con apposito cartello / spegnere le fiamme in caso di incendio ecc.…)
- Verificare lo stato di coscienza del soggetto infortunato chiamandolo ad alta voce oppure
pizzicandogli il trapezio nella speranza di ottenere una reazione.
- Chiamare i soccorsi comunicando correttamente:
- Numero di telefono da cui si sta chiamando.
- Il luogo esatto con eventuali punti di riferimento.
- tipologia e gravità dell’incidente.
- Il numero, il sesso e l’età degli infortunati e possibilmente la natura delle lesioni.
- Se la vittima respira ed è cosciente o incosciente.
Se l’infortunato è cosciente allora si può procedere a indagare sulla sua capacità di orientamento, sulla
regolarità della respirazione e sulla sua condizione fisica (dove sente dolore), per cercare di capire cosa sia
successo.
Se l’infortunato è incosciente si opera in due possibili modi:
- Se respira: attirare l’attenzione di qualcuno che possa aiutare a provvedere alla chiamata al 112 e
nel frattempo adagiarlo in posizione laterale di sicurezza (solo se non ha un trauma).
- Se non respira: dopo aver comunicato al 112 la situazione, si procede subito con la rianimazione
cardiopolmonare RCP.
POSIZIONE LATERALE DI SICUREZZA
Se il soggetto infortunato è incosciente, vomita o respira con difficoltà, per mantenere le vie respiratorie
libere ed evitare che la lingua possa ricadere all’indietro, occorre posizionarlo in posizione laterale di
sicurezza con il capo iperesteso e la bocca aperta.
Si procede in questo modo per posizionare il soggetto:
- Inginocchiarsi a lato del soggetto e slacciare qualsiasi cosa possa stringerlo.
- Iperestendere il capo.
- Sollevare il mento tenendo una mano sulla fronte.
- Controllare la presenza di corpi estranei all’interno delle vie aree e, se ben visibili, rimuoverle.
- Stendere il braccio più vicino a noi verso la nostra direzione.
- Piegare la gamba opposta al braccio disteso.
- Posizionare una mano sulla spalla e una sul ginocchio alzato per effettuare in sicurezza la rotazione
del corpo.
- Iperestendere nuovamente il capo.
- Appoggiare a terra la gamba e il braccio che hanno subito la rotazione in una posizione stabile.
CLASSIFICAZIONE DEGLI INFORTUNI
Le modalità di intervento cambiano in base alla gravità dell’infortunio e si riconoscono due tipologie:
- Emergenze: situazioni a rischio di vita che necessitano di un intervento rapido e immediato.
- Urgenze: situazioni meno gravi nelle quali un intervento adeguato è più importante della rapidità
con la quale si agisce.
- ARRESTO CARDIACO
L’arresto cardiaco può essere stato causato da infarto, trauma violento o annegamento. È
essenziale saper riconoscere i segnali di un arresto cardiaco in modo da poter attuare la cosiddetta
“catena di sopravvivenza”: allarme precoce (chiamata al 112), rianimazione cardiopolmonare
immediata, defibrillazione rapida, soccorso avanzato.
Segnali caratteristici dell’arresto cardiaco sono:
- Perdita di coscienza con immobilità assoluta.
- Assenza della respirazione.
- Pallore evidente con pelle fredda, sudata e bluastra
- Dilatazione della pupilla (midriasi)
Questi segno compaiono dopo qualche minuto dall’arresto, inizialmente si potrebbe ancora notare qualche
contrazione muscolare o una respirazione anomala e lenti movimenti degli occhi.
RIANIMAZIONE CARDIO POLMONARE
L’RCP è composta di due parti: il massaggio cardiaco e le ventilazioni.
Disporre l’infortunato in posizione supina su una superficie piana rigida e liberarlo da eventuali indumenti.
Iperestendere la testa sollevando il mento, quindi iniziare il massaggio cardiaco. Si eseguono 30
compressioni al ritmo di almeno 100/120 al minuto facendo attenzione a far scendere il torace di almeno 5
e massimo 6 cm. Terminate le 30 compressioni, effettuare le 2 ventilazioni e riprendere il ciclo. Il
procedimento va continuato fino ad una ripresa di coscienza, l’arrivo dei soccorritori o l’esaurimento delle
proprie forze. Con le manovre RCP si possono evitare i danni cerebrali da anossia. Tuttavia il defibrillatore è
sicuramente più efficace (DAE).
IL SOFFOCAMENTO
In caso di soffocamento consigliare al soggetto di tossire. Se ciò non ha effetto provare a tirare dei colpi tra
le scapole in modo da aiutare a liberare le vie aeree. Se ciò non aiuta e si nota col passare del tempo un
colore rossastro della faccia che a sua volta può tramutarsi in un colore bluastro (cianosi) bisogna
intervenire immediatamente. Se il soggetto è cosciente è necessario ricorrere alla manovra di Heimlich,
alternandola a 5 colpi sulla schiena, se il corpo estraneo non si sposta, sarà necessario chiamare
un’ambulanza. Qualora il soggetto dovesse perdere conoscenza bisognerà ricorrere al RCP.
LO SHOCK
È una grave alterazione del sistema cardiocircolatorio e del metabolismo dovuta ad una insufficiente
quantità di sangue in circolo e di conseguenza di ossigeno che giunge agli organi vitali. Può essere causato
da un violento trauma toracico o addominale e si manifesta attraverso insufficienza respiratoria e caduta
improvvisa della pressione arteriosa.
Può insorgere quando:
- Il cuore non pompa abbastanza sangue (shock cardiogeno)
- Il volume del sangue diminuisce (shock ipovolemico o emorragico)
- Il sistema nervoso non riesce a regolare la grandezza dei vasi sanguigni (shock neurogeno)
- L’organismo reagisce in modo violento ad una sostanza a cui è allergico (shock anafilattico)
- Alterazione del metabolismo, ad esempio valori sfalsati di PH e idro salinità del sangue (shock
metabolico).
Si interviene conducendo l’infortunato all’ospedale e se non fosse possibile trasportarlo operare in questo
modo fino all’arrivo dei soccorsi:
- Mettere il soggetto in posizione antishock, con la testa più bassa dei piedi, tranne che in caso di
ferite craniche o toraciche.
- Coprirlo leggermente senza indurre la sudorazione.
- Tranquillizzarlo.
- In caso di ferite alla testa o al petto sollevare le zone interessate a circa 25 cm di altezza rispetto ai
piedi (solamente se non riporta difficoltà respiratorie).
- Se è cosciente e ha sete è possibile dargli dell’acqua.
- In caso di shock anafilattico è necessario l’intervento di un medico per un’iniezione di adrenalina.
TRAUMA CRANICO
Esso è provocato da una forza che colpisce la scatola cranica.
Si interviene comprendo le eventuali ferite con garza sterile e mettendo l’infortunato in posizione di
sicurezza, cercando di mobilizzare il capo il meno possibile. NON UTILIZZARE MAI LA POSIZIONE ANTI
SHOCK O SOLLEVARE GLI ARTI, in quanto ciò provocherebbe un maggiore afflusso di sangue e pressione al
cervello. Per questo motivo è sconsigliato bloccare la fuoriuscita di sangue dalla testa o qualunque altro
tipo di liquido.
COLPO DI CALORE (IPERTERMIA)
Può verificarsi in situazioni di temperatura elevata e alto grado di umidità. La temperatura interna continua
a salire e a causa dell’umidità il corpo non riesce a far evaporare il sudore.
Sintomi: mal di testa, vertigini, spossatezza, nausea, crampi muscolari, eccessivo pallore, colorito rosso e
successivamente cianotico, pelle umida e poi secca, polso debole e rapido, respiro affannoso e superficiale.
Come si interviene: portare l’infortunato in un luogo fresco, spruzzare acqua o applicare un asciugamano
bagnato sul corpo per far abbassare la temperatura corporea e reintegrare la perdita di acqua e sali
minerali. Se cosciente metterlo in posizione semi seduta e fargli bere acqua e sale o bicarbonato. Se
incosciente metterlo in posizione di sicurezza e attendere i soccorsi.
IPOTERMIA E ASSIDERAMENTO.
L’ipotermia si verifica quando la temperatura corporea scende al di sotto dei 35 gradi centigradi, mentre un
ulteriore abbassamento porterebbe all’assideramento.
L’ipotermia è reversibile e non comporta particolari danni permanenti. Il recupero invece è improbabile nel
caso dell’assideramento.
I sintomi sono:
- Brividi gradualmente sempre minori.
- Intorpidimento.
- Tremito violento e incontrollabile.
- Mancanza di coordinazione muscolare.
- Obnubilamento (confusione) mentale.
- Rallentamento di polso e respiro.
Come si interviene: bisogna aumentare la temperatura corporea del soggetto gradualmente. Iniziando dal
tronco per poi in un secondo momento passare agli arti. Togliere eventuali vestiti bagnati e sostituirli, far
bere bevande calde (mai alcool) e infine metterlo in posizione anti shock e attendere i soccorsi.
Se il soggetto smette di respirare procedere con le procedure di RCP.
I VARI TIPI DI TRAUMI

ESSERE PREPARATI AGLI INCIDENTI


Nel fitness è ovviamente presente il rischio di un possibile infortunio causato da movimenti innaturali o
eccessivo sforzo. È sempre bene tenere in palestra un kit di pronto soccorso dotato di ghiaccio artificiale,
guanti monouso, garze sterili, bende, cerotti di varie misure, liquido fisiologico e disinfettante.

CONTUSIONI
Cosa sono: lesioni traumatiche provocate da un corpo contundente o un urto diretto che generalmente
interessa solo la sottocute, senza lesioni superficiali. Il versamento di sangue provoca un ematoma che può
insinuarsi:
- Sotto la pelle (ecchimosi): si risolve spontaneamente dopo qualche giorno senza portare particolari
danni.
- Tra le fibre muscolari (ematoma inframuscolare): il sangue si insinua tra le fibre muscolari lacerate
formando una sacca di sangue il cui smaltimento richiederà dai 6 ai 10 giorni.
- Nelle cavità articolari (emartro): l’articolazione appare calda, livida, gonfia e dolorante con la quasi
totale impossibilità di movimento.
Come si interviene: immediata applicazione di ghiaccio o garze compresse bagnate in acqua fredda per
indurre la vasocostrizione (limitazione dell’afflusso di sangue nella zona danneggiata). Riposo in posizione
comoda. Intervenire immediatamente ridurrà i tempi di guarigione. Applicare dopo qualche giorno delle
pomate che facilitino l’assorbimento del sangue in eccesso.

FERITE
Cosa sono: rottura dei tessuti causata da agenti esterni. Viene definita superficiale se interessa cute e
sottocute, si parla di ferita profonda qualora essa coinvolgesse vasi e muscoli e infine si definisce ferita
penetrante nel momento in cui vi siano lesioni anche agli organi interni o cavità naturali.
Tipologie:
- Ferita da taglio: pelle sezionata nettamente con abbondante sanguinamento.
- Ferita da punta: perforazione della pelle con conseguente sanguinamento inferiore al taglio ma
potenzialmente più a rischio infezione.
- Ferita lacero-contusa: lesione dovuta ad una contusione la cui trazione ha comportato la
lacerazione della pelle caratterizzata da bordi irregolari.
- Escoriazione: lesione superficiale dovuta allo strofinamento della pelle contro una superficie
sufficientemente ruvida.
Come si interviene:
- Ferita superficiale: sciacquare con abbondante acqua corrente, pulire con garza sterile imbevuta di
liquido fisiologico o acqua ossigenata effettuando movimenti semi circolari, partendo dal centro e
dirigendosi verso la zona periferica della ferita, allontanando eventuali corpi estranei
potenzialmente causa di infezione. Fissare la ferita con una benda o un cerotto.
- Ferita profonda: ricorrere alla medicazione compressiva applicando più strati di bende e, se
necessario, chiamare i soccorsi per eventuale applicazione di punti di sutura. È importante, nel caso
di grosso rischio di infezione, effettuare un vaccino antitetanico prima di procedere (se non è stato
già effettuato nei precedenti 5 anni). Questo metodo è efficacie in tutti i casi fatta eccezione per
lesioni ad arterie principali.
EMORRAGIE
Cosa sono: fuoriuscita di sangue dai vasi. Può essere interna o esterna a seconda del verificarsi di una fuori
uscita di sangue interna o esterna a corpo.
Tipologie:
- Emorragia arteriosa: presenta un flusso di sangue di colore rosso vivo, poiché ricco di ossigeno,
proveniente direttamente dal cuore e uscente con pressione elevata zampillando a ritmo del battito
cardiaco.
- Emorragia venosa: presenta un flusso di sangue rosso scuro poiché contenente meno ossigeno,
uscente in modo costante e uniformo.
- Emorragia mista: interessa piccoli vasi venosi e arteriosi.
Come si interviene: medicazione compressiva per mezzo di garze sterili sovrapposte. Se la compressione
locale è inefficacie si procede con la l’occlusione dell’arteria irrorante la zona interessata qualora fosse
possibile.

EMORRAGIA NASALE (EPITASSI)


Cos’è: perdita di sangue dal naso a seguito di un colpo, sforzo intenso o starnuto.
Come si interviene: far sedere l’infortunato e inclinare la testa in avanti per evitare di fargli ingerire il
sangue. Occludere le narici per una decina di minuti ed eventualmente applicare del ghiaccio e spugnature
di acqua fredda sulla fronte in modo da favorire la vasocostrizione. Qualora dovesse essere presente anche
un liquido limpido insieme al sangue potrebbe essere sintomo di emorragia cranica, in questo caso non
occludere le narici o tantomeno cercare di limitare la fuoriuscita di sangue.

LIPOTIMIA (PERDITA DEI SENSI)


Cos’è: perdita temporanea di coscienza (dal greco leipo, “manco” e timos, “animo”) legata alla diminuzione
di irrorazione sanguigna a livello cerebrale. Può essere dovuta ad un brusco abbassamento della pressione
arteriosa e della frequenza cardiaca scaturiti sia da sforzi fisici che psicologici.
Si differenzia dallo svenimento (sincope) poiché esso avviene bruscamente, mentre la lipotimia in modo
graduale.
Sintomi: sudorazione abbondante, freddo nausea, offuscamento della vista.
Come si interviene: posizionare il soggetto in posizione antishock (sdraiato coi piedi sollevati a circa 30 cm)
per favorire l’afflusso di sangue al cervello anche qualche minuto dopo il suo rinvenimento per evitare il
ripetersi dell’episodio.

CRAMPO MUSCOLARE
Cos’è: contrazione muscolare involontaria acuta e improvvisa causata da eccessivo affaticamento,
sudorazione abbondante, freddo o posizioni inusuali forzate. Il muscolo appare contratto con temporanea
impotenza funzionale.
Come si interviene: può guarire spontaneamente oppure in seguito ad un corretto allungamento del
muscolo. Può essere effettuato un massaggio e applicata una borsa d’acqua calda per agevolare la
guarigione.
CONTRATTURA E STIRAMENTO MUSCOLARE
Cosa sono: primi due gradi di lesione muscolare dovuti ad una tensione muscolare superiore alla capacità di
estensione del muscolo.
- Contrattura: il dolore insorge dopo qualche ora ed è mal localizzato.
- Stiramento: il dolore è acuto e localizzato ma permette il continuamento dell’attività fisica anche se
fortemente sconsigliato in entrambi i casi.
Come si interviene: Applicare del ghiaccio e riposo, dopo 5-6 giorni dovrebbe guarire spontaneamente.
STRAPPO MUSCOLARE
Cos’è: lacerazione del tessuto muscolare causato da un eccessivo stiramento. Il dolore è acutissimo e
incrementa al minimo movimento. Può essere caratterizzato da un avvallamento in corrispondenza delle
fibre strappate.
Come si procede: adottare la tecnica RICE (Rest, Ice, Compression and Elevation: riposo, utilizzo di ghiaccio,
compressione della zona interessata e sollevamento della stessa). In questo modo, le fibre muscolari
restano a riposo e decontratte favorendo l’assorbimento dell’ematoma e la cicatrizzazione delle fibre lese
che avviene in genere in circa un mese.
TENINOPATIE
Cosa sono: infiammazioni delle strutture tendinee spesso dovute ad eccessiva sollecitazione, microtraumi
ripetuti o cattivo allenamento.
- Tendinite: infiammazione di origine prevalentemente traumatica di un tendine, caratterizzata da
dolore e incapacità funzionale, con arrossamento e gonfiore locale.
- Tendinosi: infiammazione cronica del tendine e della guaina tendinea. È un’evoluzione della
tendinite.
Come si interviene: si consiglia di adottare la tecnica RICE.

DISTORSIONE
Cos’è: temporanea fuoriuscita di un capo articolare dalla propria sede, seguita da uno spontaneo ritorno. È
causata da una forte sollecitazione dell’articolazione in direzioni diverse dal normale movimento. Lo
spostamento dei capi articolari spesso provoca la rottura dei tessuti circostanti (legamenti e capsule
articolari) e dei vasi sanguigni. Questo provoca nel migliore dei casi gonfiore edema e possibilità di emartro,
nel peggiore invece può essere responsabile di tumefazione e instabilità articolare. Il dolore è spontaneo e
si aggrava col movimento.
Come si interviene: adottare la tecnica RICE e sospendere l’attività immediatamente. L’immobilizzazione
dell’articolazione spetterà poi al medico tramite gesso o altri materiali.

LUSSAZIONE
Cos’è: spostamento permanente dei capi articolare fuori dalla propria sede fisiologica. Quando rimangono
dei punti di contatto si parla di sub-lussazione. Generalmente è dovuta a un colpo molto violento che
comporta gravissimi danni ai tessuti, alla capsula articolare e ai legamenti circostanti. I sintomi sono:
fortissimo dolore, incapacità funzionale ed edema, articolazione deformata e gonfiore.
Come si interviene: adottare la tecnica RICE in attesa di soccorsi.

FRATTURA OSSEA
Cos’è: rottura di un osso dovuta ad una forza capace di superare la resistenza dello stesso.
Classificazioni:
- Tipo di lacerazione: frattura completa incompleta o frammentaria.
- Tipo di trauma: diretto o indiretto.
- Posizione dei segmenti fratturati: composta o scomposta.
- Visibilità dell’osso: esposta o chiusa.
Come si interviene:
- Non muovere l’infortunato, ricercare la posizione in cui l’infortunato prova più sollievo.
- Tagliare gli abiti che coprono la parte lesa.
- In caso di fratture esposte non intervenire, limitarsi a coprire con garze sterili.
- Applicare il ghiaccio.
- Immobilizzare la parte lesionata comprendendo anche le articolazioni a monte in attesa dei
soccorsi.

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