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IL CHOPPER =>
lavoro per una fo r m a e disegna
un
esegetic a pratic e unizzabile
L’industrializzazione della seconda metà del XIX secolo non portò sempre i frutti
desiderati. Numerose attività artigiane, infatti, andarono a morire per la concorrenza
spietata dell'industria; le campagne si spopolarono e le città, che con il miraggio di un
lavoro avevano richiamato un'immensa massa di manodopera contadina, si trovarono
impreparate ad accogliere in modo dignitoso i nuovi venuti.
In tal modo gli individui furono doppiamente beffati. In primo luogo perché vennero
costretti ad abbandonare le proprie radici (che affondavano in una secolare cultura
contadina), con una conseguente perdita di identità; in secondo luogo perché il lavoro che
veniva loro concesso era una massacrante fatica quotidiana alla quale non facevano
riscontro né un salario equo, né un'attività gratificante, come potevano essere quelle, pur
durissime, dei contadini e degli artigiani. Il lavoro in fabbrica, infatti, al quale erano
addette in misura sempre crescente anche le donne, si dimostrava non solo faticoso e
ripetitivo, ma anche pericolosamente alienante. Per giunta la produzione industriale di
serie era ancora scadente e senza pregio. persone possono permettersi
s t r u t t a te che non nulle
La grande «Esposizione dei prodotti industriali di tutte le nazioni», la prima nel suo
genere, svoltasi a Londra nel 1851 con il patrocinio del principe Alberto - consorte della
regina Vittoria (1837-1901) mostrava, accanto a pezzi altamente decorativi e costosi, una
svilita produzione industriale di oggetti d'uso comune, rivelando in maniera chiarissima le
incongruenze della produzione in serie, legata al basso costo e priva di qualunque valenza
estetica.
Si sentiva, negli ambienti artistici, soprattutto inglesi, la necessità di un cambiamento
radicale che riconsiderasse le finalità stesse del lavoro operaio e la qualità dei manufatti
industriali.
m e d i o evo impor tan te ,
comunità si i n i z i a ro a c o s t r u i re le
/
William Mortis riteneva che bisognasse restituire al lavoro operaio quella spiritualità e
non riesce
a fa r l o
quel sentimento che erano stati eliminati dall'introduzione delle macchine e della
↓
alle
proletariato
l'operaio, nel realizzare oggetti utili, doveva renderli anche belli, aiutato in ciò dagli artisti
e diventando egli stesso tale, cioè «creatore di opere d'arte». Nel 1861 Morris dette così vita
alla ditta Morris, Marshall, Faulkner & Co. che produceva elementi per l'arredamento e per
la decorazione delle abitazioni: dagli oggetti d'uso comune alle vetrate colorate, dalle carte
da parati alle stoffe per rivestimenti, alle tappezzerie, agli arazzi, ai ricami. Gli artisti che
collaborarono con lui -tra i primi e più fedeli Burne-Jones - si definivano infatti «operai
d'arte». È per l'appunto di Edward Burne-Jones il disegno per una vetrata, con il poeta
Geoffrey Chaucer addormentato, risalente al 1864. La lunga figura del poeta, che poggia la
testa sulla mano destra e che si presenta quasi come una lingua colorata, occupa la parte
inferiore della composizione, nella quale vari fiori stilizzati punteggiano il prato e risaltano
contro una palizzata. gotic revival
I
ar te pura ma de
non sono ,
condizioni confraternite
migliora ve degli artisti che vivoro in
iniziano ad ave re
adesso -
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operai e che non si
possono ↓
acquistare oggetti d'uso comune di buona qualità e a basso prezzo (e non potevano che oggeni qualità
poca
essere tali se i costi, cioè le spese sostenute dall'industriale per realizzarli, erano di poco
rilievo).
Nel 1890 Morris dette vita anche a una tipografia, la Kelmscott Press, che rivolse la sua
-
L ,
cost
attenzione al libro d'arte, facendo rivivere per un po' i fasti del libro miniato medievale.
Dalla tipografia di Morris, infatti, proviene la più pregevole edizione dell’opera omnia di
Geoffrey Chaucer le cui pagine, disegnate da Edward Burne-Jones, rimangono la più
preziosa testimonianza della grafica inglese applicata all'editoria della fine del XIX secolo.
Caratteristica comune della produzione di Morris e dei suoi soci e collaboratori è il
decorativismo, che si manifesta con la linea sinuosa, la ripetitività dei motivi, l'arricciolarsi
di tralci di foglie e fiori resi in modo stilizzato, così come avveniva anche nell’arte
medievale, costantemente tenuta come riferimento.
Tali caratteri formali e ispirativi pongono il movimento di William Morris e dei suoi
seguaci quale presupposto immediato dell'Art Nouveau.
-
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Stampe
-CARTA DA PARATI
- m a n i fe st pubblicitar
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VRI S te m m e
prodott in ser ve regine vitoria
Pubblicità devono 30 b l o c c h i
co
e occhio
originari
fa re
-Il ve t ro sulle quantita
=campione
Il termine (che in francese significa appunto «arte nuova») è di per sé indicativo dei
dura
procedimento
anche un mese
contenuti innovatori (se non addirittura rivoluzionari) che si vogliono esprimere. Pratica sem industriale
In ogni Paese d’Europa l’Art Nouveau si sviluppa in modo diverso, al fine di meglio
interpretare quel desiderio di novità che è insito nel suo stesso nome. E anche i nomi,
naturalmente, cambiano.
La presenza di tanti nomi per identificare il medesimo movimento (ma ne potrebbero
essere ricordati altri ancora) dà immediatamente il senso della dimensione e della
diffusione del fenomeno.
Le arti applicate
Nessun settore è rimasto immune dal movimento. -
Nel settore dell’arredamento e degli accessori per l’edilizia, si predilige il piacere per le
forme morbide e sinuose, fantasiosamente derivate dalla natura (soprattutto foglie, steli e
fiori) e poi stilizzate e reinterpretate in chiave decorativa- Anche nel campo tessile, grazie
alle nuove tecnologie di lavorazione e ai procedimenti di tessitura e stampa a più colori, si
producono stoffe e tessuti decorati con motivi straordinariamente complessi e delicati,
sempre ispirati alla leggerezza delle forme vegetali, ma assolutamente impensabili da
realizzare al telaio con i metodi della tradizione artigiana.
t Il rinnovamento dei tessuti, di conseguenza, ha riflessi immediati anche nella moda. Gli
fo r
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le
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stilisti, infatti, aboliscono le rigidezze dei bustini rinforzati e delle gonne rigonfie
cm proponendo abiti più morbidi e fascianti, che esaltino le sinuosità del corpo femminile
ispirandosi alla gentile armonia di soggetti floreali.
Quando l’Art Nouveau approderà alla pittura avrà già maturato un solido retroterra
culturale fatto di forme e di colori che il grande pubblico ha imparato a conoscere (e ad
apprezzare) già nei piccoli oggetti di uso quotidiano o nei particolari costruttivi e d’arredo.
La ringhiera in ferro e legno che l’architetto belga Victor Horta realizza nel 1894 per la
scala principale dell’Hôtel Solvay di Bruxelles – residenza padronale dell’omonima
famiglia - interpreta appieno questa precisa volontà di applicare ovunque e
persuasivamente le stesse forme ispiratrici.
Con essa Horta reinventa il concetto stesso di
ringhiera, usando il metallo in modo assolutamente
anti convenzionale. Egli, lo modella piegandolo in
plastiche e sinuose volute fantasiosamente riprese dal
mondo vegetale, che molto opportunamente ricordano
quel
coup de fouet da cui poi è derivato uno dei modi di
definirne lo stile. A fronte dell’apparente
complicazione formale occorre invece notare che la
struttura è realizzata con tanti piccoli pezzi assemblati
insieme a freddo (cioè con viti e bulloni, senza
saldature) il che, dato il disegno esecutivo di progetto,
ne consente un montaggio estremamente rapido e
relativamente economico.
ringhiere poteva e ss e re m o n t a te a parte
staccate
d a l l ' a l t ro
si producono i
pezz l'uno .
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mando gll oggett modo che vengato
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nascite
Presupposto dell IKEA = del
design moder no
La stagione dell’Art Nouveau è forse l’ultimo periodo della storia contemporanea nel quale
si sia assistito, pur con le naturali differenziazioni dovute alle diverse tradizioni sociali e
politiche di ogni Paese, al diffuso affermarsi a livello internazionale di una sensibilità
artistica che, nel suo complesso, si presenta sostanzialmente omogenea.
E da essa prenderanno l’avvio, al di qua e al di là dell’oceano, tutte le successive
avanguardie del Novecento.
Sedia n 14
Il grande classico disegnato e realizzato da Michael Thonet nel 1860.
Il prodotto più noto e venduto.
Dal prezzo abbordabile e dal design semplice, essa è diventata un successo nel mercato del
mobile e un'icona di design.
Le Corbusier la considerava il miglior prodotto di design mai creato, una
straordinaria integrazione di tecnica e di stile.
la Thonet n.14 soddisfa tutti i requisiti del buon design: l’innovazione produttiva legata
alla curvatura del legno, un linguaggio estetico coerente e razionale che nasce
dalle caratteristiche proprie del materiale, una leggerezza e un trasparenza mai visti
prima uniti ad una incredibile resistenza, una capacità di anticipare il gusto per la linea
curva che sarà dell’Art Nouveau senza invecchiare neanche dopo.
Architettura Art Nouveau
L’architettura art nouveau assume forme e soluzioni costruttive
diverse.
La costante sta nell’uso dei nuovi materiali sia per le strutture
(acciaio, cemento rinforzato) sia per gli elementi decorativi
(ceramica, mosaico, vetro, ghisa); per questi ricorre al mondo
animale (farfalle, uccelli, pesci) o vegetale (fiori, frutti, piante), con
libertà di rielaborazione.
La casa unifamiliare è il tema nel quale l’architettura dell’Art Nouveau esprime con
maggiore intensità la propria aspirazione a fondere insieme arti maggiori e minori.
L’architettura quanto i suoi complementi sono accomunati da uno stesso linguaggio.
Nascono dallo stesso modo di concepire le forme e i colori, tutto è legato da un’armonia. In
tal modo viene a cadere la tradizionale differenziazione tra involucro esterno e spazio
interno.
Hector Guimard
Hector Guimard diviene il più celebre architetto francese art nouveau.
È autore di numerosi edifici residenziali a più piani e di singole abitazioni.
Il suo linguaggio è caratterizzato dall’uso di forme naturali stilizzate, secondo l’esempio di
Horta, accompagnate da una particolare ricchezza di materiali, di cui egli valorizza le
caratteristiche tecniche e strutturali.
La metropolitana di Parigi
Gli accessi alle stazioni della Metropolitana di Parigi sono stati realizzati a partire dal 1900.
L’architetto realizza una serie di edicole in ghisa ottenute da una combinazione di elementi
componibili prefabbricati.
La conformazione dei singoli elementi, ispirata alle forme naturali, comporta a una totale
trasformazione della semplice struttura, che va perdendo così ogni tracciato
classicheggiante.
Le membrature verticali in ghisa sono percorse da nervature e nodosità che le rendono
simili a gambi di fiori ingranditi, sulla cui sommità affiorano le sagome della copertura
vitrea o la globosità di un lampione simile a un grosso bocciolo colorato dei piedritti, uniti
alla morbidezza dei contorni dei pannelli della balaustra, danno vita a uno scenario di
fantastiche figure fitomòrfe (cioè che ricordano le forme
delle piante), mentre la copertura in vetro aggiunge un
senso di aerea leggerezza alla struttura, favorendone il
dissolvimento nella luce e nel colore dell’ambiente
circostante.
Gaudi
città e la atà o ispira
(eclenicsmo)
Il
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movimento
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a rc h i te l l on10
nel quale si mischioho
2 2 metri
d i ve rs i STIL ↓-
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still an t ich ,
non voleva superare
il m o n ze Juice
Su un impianto a croce latina, ripartito in cinque altissime navate con ampio transetto
tripartito, Gaudí imposta una selva di diciotto torrioni, dai profili arditamente parabolici,
con pinnacoli traforati, come in un giocoso e gigantesco castello di sabbia. Un vasto
deambulatorio conclude la parte absidale, secondo lo schema gotico delle cappelle radiali.
-
CEMENTO ARMA TO
PIETRA
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Arenare
- ARCO CAT E R I O realizze anche sto
l'apparato decorativo
e s c u o re s
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simultaneamente la messe in diverse linque
per fa re
Parco Güell
Realizzato da Gaudí fra il 1900 e il 1914, il Parco Güell è quanto resta del grandioso (ma
inattuato) progetto per un’avveniristica città-giardino alle porte di Barcellona,--
VOLEVA UN INSIEME
RESIDENZI DI
commissionatagli dal ricco e illuminato imprenditore catalano Eusebi Güell (1846-1918).
A
TENA NATURALE
Al vasto parco, diventato pubblico nel 1922, si accede – una volta oltrepassate le due I
palazzine d’ingresso dalle stravaganti architetture fiabesche – attraverso una scalinata costrui solo
presidiata da una fontana a forma di enorme salamandra rivestita di coloratissimi 3 ese
gremita di colonne doriche dai capitelli volutamente deformati, ironica ripresa in chiave abitazon
-
2dau a
canzonatoria dell’ordine architettonico, per secoli croce e delizia di tutti gli architetti. Per and forma
un ulteriore spazzo porticato, dal suggestivo sembiante di una sconnessa foresta den Terreno
pietrificata, si accede progressivamente alla terrazza superiore, con una vista panoramica
Gaudi è uno den primi che a d a te ef sue structure
au'ambiente
es
plunosto che distruggere e'ambiente
sulla città, e a tutte le altre strutture del parco (scale, vialetti, panchine, aiuole erbose e
fiorite). Gaudí si dimostra qui scenografo, oltre che architetto, sostenuto da un desiderio
irrefrenabile di rinnovamento e già proiettato verso i movimenti d’avanguardia del
Novecento.
Passeig de Gracia .
pletre dalle c ave del mont ju i c- stesse d mille minata Casa Milà
sono
grough d i fer ro
profili ondulati sovrapposti, perforati da aperture irregolari, a formare una grande sagoma
nodosa e dal prevalente valore scultoreo. superfici dinamiche curvilinee e
Sul colore uniforme della pietra, che il sole evidenzia con ombre profonde, risaltano le
ringhiere formate da un groviglio di ferri contorti, come metalliche alghe marine alla Spaz dedicati and accogliere
tecnici
deriva.
-
comignoli fo r m e Volumi
par ticolar -
m a c c h i n a r, o implant n e c e ss a r i
delle residenza
alle esigenze
Al di sopra degli strati di pietra, il tetto – praticabile e coperto da una coltre di piastrelle
variopinte, intere o spezzettate – è popolato da una serie di comignoli e altri volumi tecnici
dalle sagome fantastiche e vagamente inquietanti.
Gara volevmenere un ared esabr
2 CARTILI INTERNI
Gaudi disegnava Poltroneanche i sedle maniglie sono ->
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line e se
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par ticoları degli
disegnate per capo famiglia
↓
criterio
Casa Batlló
delle case da disegnare
deva
La Casa Batlló è un'opera del celebre architetto Antoni Gaudí che sorge a Barcellona, in
forma
naturale Spagna al civico 43 del Passeig de Gràcia.
Considerata una delle sue creazioni più originali.
Nel 1904 Gaudí e l’amico impresario Josè Bayò Font, ricevono l’incarico di ristrutturare
un edificio, di modeste dimensioni e sviluppato su un lotto rettangolare.
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1 I
PER PROGETTARE Gaudí disegna e crea dei modellini, lui si inventa un sistema di archi che è il sistema più
resistente al mondo, basandosi sull'esperienza di cantiere. È un tipo di arco che si chiama ARCO CATENARIO o
ARCO PARABOLICO che gli permise di realizzare tutti i progetti; questo arco veniva creato appendendo ai suoi
estremi delle catene o delle corde con appesi sacchetti di sabbia al soffitto e lo faceva per dare forma e sagomare gli
archi al contrario perché, un arco fatto in questa maniera, é l'arco più resistente al mondo perché distribuisce il peso
che gli arriva sopra in maniera omogenea su tutti punti dell'arco. Questo gli ha permesso di fare ad esempio le torri
della Sagrada Famiglia che sarebbero impossibili senza questi strumenti e il cemento armato.
⑤ëï!..⑦õë⑦...!.?
La facciata è ricoperta da ceramiche smaltate.
Il tetto ha la forma di squame.
La casa diventa viva.
Cambia colore alla luce del sole.
Gli permette di costruire tutto quello che ha fatto, come la Sagrada Familia.
La casa appare diversa e dipende dall’orario e dal tempo in cui viene osservata.
La casa appare diversa e dipende dall’orario e dal tempo in cui viene osservata.
La Kunstgewerbeschule
Fondata nel 1867, la Kunstgewerbeschule (Scuola d’arte e mestieri) è una struttura
pubblica per l’istruzione artistica istituita con lo scopo di rispondere all’esigenza di reperire
nuove figure professionali, provviste di una maggiore competenza in campo progettuale e
creativo nell’ambito delle arti applicate.
Artisti e artigiani che, fianco a fianco, si dedicano alla produzione industriale devono saper
trarre dallo studio delle arti superiori i canoni formali da introdurre poi nei loro progetti e
nelle loro realizzazioni, contribuendo così in maniera fondamentale a elevare la qualità
estetica degli oggetti. L’insegnamento è basato sullo studio, il disegno e l’esercizio della
ripetizione degli esempi più significativi e illustri dell’arte classica e, in genere, di tutti gli
stili dei secoli passati.
La Secession
Il mutamento della Kunstgewerbeschule avviene verso la fine del secolo, preceduto dalla
nascita della cosiddetta Secession (Secessione).
L’Associazione dei pittori e degli scultori della Secessione austriaca, risale infatti al 1897,
quando un gruppo di giovani artisti con a capo Gustav Klimt si distacca dall’ambiente
intellettuale ancora vicino al gusto eclettico e accademico.
Organo ufficiale del movimento è l’innovativa rivista «Ver Sacrum», il cui primo numero
vede la luce già nel gennaio 1898 e le cui uscite proseguiranno a cadenza mensile (e poi
bimestrale) fino al dicembre 1903 dalla prima copertina, di inusuale formato quadrato,
viene evocata una forte volontà di cambiamento, con la rappresentazione di un alberello
che, crescendo, frantuma simbolicamente con le sue radici il vaso che lo contiene. Viene
pubblicata parte del programma ufficiale del gruppo, una sorta di dichiarazione generale di
intenti.
Si evidenzia il carattere radicale della svolta impressa dagli artisti della Secessione alle
concezioni ancora vigenti per quanto riguardava il modo di intendere le arti e il loro
significato di promozione culturale e sociale, svolta che avrebbe decretato anche il
ridimensionamento e il declino della Kunstgewerbeschule.
Adolf Loos
Un ulteriore e ancora più innovativo contributo nella direzione di un’architettura che
sappia sempre più corrispondere con le forme alla funzione viene dall’austriaco Adolf Loos
(Brno, 1870-Kalksburg, 1933) che, pur ponendosi spesso in contrasto con la stessa
Secessione, ne costituisce di fatto l’ultimo e più raffinato prodotto intellettuale.
Architetto controcorrente, teorico acuto e saggista dalla penna graffiante, Loos combatte in
ogni modo il concetto di decorazione in architettura.
or namenti
delitto" - Il
s c r i ve un saggio : "Ornamento i
sono de persone
incivili o primitiv
Nel suo celebre saggio dal titolo significativo di Ornamento e delitto (1908), egli arriva ad
affermare che l’«architettura non è un’arte, poiché qualsiasi cosa serva a uno scopo va
esclusa dalla sfera dell’arte».
DIRE che L'ARCHITETTURA MODERNA Nasce dalla Fusione DI GAUDI E Loos
si può
L’apparente paradosso mette in evidenza come i tempi siano ormai maturi per l’avvento di
un’architettura veramente nuova e funzionale, nella quale ogni decorazione sia
definitivamente bandita a vantaggio della qualità prima che ogni buona architettura deve
soddisfare: il benessere di chi vi abita.
E URA
FUNZIONAL
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Raumplan
Letteralmente, “progetto di spazio”, è il termine tedesco comunemente usato per
descrivere i principi compositivi basati sull’incastro di volumi di dimensioni diverse e piani
a diverse altezze, utilizzati inizialmente nei progetti di abitazioni da Adolf Loos e divenuti
comuni in molte opere del Movimento moderno.
Nella casa padronale che l’architetto progetta nel 1912 a Vienna per i coniug Scheu sono
presenti, tutti i contenuti della sua nuova architettura.
La semplicità geometrica dei volumi, con bianche facciate lisce, la funzionalità disadorna
delle aperture (messe solo dove servono e della forma che occorre, senza cornici né
decorazioni), la rinuncia all’estetismo in nome della semplicità di esecuzione e della
comodità d’uso e di manutenzione, già preludono in maniera evidente alla successiva, la
stagione del Razionalismo.
Gustav Klimt
Gustav Klimt, uno dei maggiori promotori della Secessione viennese, è senza dubbio la
personalità più significativa della pittura art nouveau.
Frequentò la meno prestigiosa ëû@æûãû
Kunstgewerbeschule
mestiere
della capitale austroungarica. Qui,
û d'ar te
* ,
del
assieme al fratello Ernst e a un amico, dette vita a un nucleo artistico che si occupava
esclusivamente di decorazioni.
insegnamento accademica
Gli insegnamenti della Kunstgewerbeschule avevano già una finalità pratica, anche di tipo
artigianale, rispetto a quelli impartiti all’Accademia, dove erano importanti soprattutto lo
studio della forma e la copia dall’Antico.
Klimt ottenne una fama immediata e nel 1897 fu il principale esponente della Wiener
Secession, di cui fu anche il primo e più prestigioso presidente.
Se ne staccò nel 1905 quando raccolse intorno a sé la Kunstschau (letteralmente: Mostra
d’Arte), un nutrito gruppo di artisti che si presentò al pubblico con una grande mostra nel
1908; si trattò di una vera e propria “secessione dalla Secessione”. Klimt fu anche attivo
nella collaborazione a «Ver Sacrum», l’importante rivista ideologica della Secessione.
Nel 1903 visitò Ravenna, e questo gli fece avere delle ripercussioni anche sullo stile e sulle
scelte materiche ed espressive.
Nel 1912 divenne presidente dell’Unione Austriaca degli Artisti.
Gustav Klimt, che aveva incarnato lo spirito stesso dei fasti dell’Impero austroungarico,
all’apparenza destinato a una perenne prosperità, morì il 6 febbraio 1918 e non poté così
assistere né all’inarrestabile sfascio del vasto impero degli Asburgo, né al crollo definitivo
della monarchia.
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se
Nelle sue opere prende come riferimento gli ideali del MEDIOEVO e quindi la bidimensionalità; il fatto che le figure siano anche piatte diventerà un valore
⑲
Poco incline a parlare di sé, Gustav Klimt ebbe, però, a scrivere:
per lui e poi riprenderà anche la ricchezza decorativa, come gemme preziose, l’oro e le linee curve ornamentali.
«So
La suadipingere e disegnare.
vastissima produzione Loalle
grafica si ispira penso iodell’arte
tematiche e lo dicono
italiana delanche altri, ma non sono sicuro che sia
Rinascimento.
vero […]. Credo che in me non ci sia niente di particolare dadalvedere.
Con il tempo il disegno di Klimt muta considerevolmente giungendo a un linearismo essenziale unchepittore
decorativo
forte gustoSono chenell’uso di una
si concretizza
morbida curva di contorno.
dipinge tutti i giorni, dalla mattina alla sera […]. Chi vuole sapere qualcosa di me come
artista
A partire (che
dal 1900 è Klimt
l’unica cosa
si dedica che valga
con grande successo la pena
anche di conoscere)
al paesaggio, inizialmente sideve
tratta diguardare attentamente
dipinti nei quali i con una
è presente solo la natura
tecnica simile a quella del divisionismo, che usa per creare un effetto - di carattere decorativo ed estetico.
miei quadri. Solo così potrà capire chi sono e cosa voglio».
Attorno al 1908 e fino alla fine della vita dell’artista appaiono nelle tele anche gli edifici.
Il soggetto è dipinto senza lasciare spazio al cielo o a vuoti, ponendo molto in alto la linea dell’orizzonte che a volte sconfina verso il margine superiore
della tela; è il caso della rappresentazione della foresta di faggi dove solo un po’ di spazio viene lasciato al chiarore del cielo che filtra nel fitto degli
alberi, la tela è un formato quadrato la linea dell’orizzonte in alto. Quest’opera è quasi una decorazione astratta perché noi ricaviamo un senso di
profondità ma non un senso delle forme così per come sono.
1884
Idillio
Il dipinto è costruito guardando al Rinascimento italiano.
L’impianto architettonico, il tondo e i nudi sono un adattamento di analoghi elementi della
volta della Cappella Sistina.
Giuditta I 1901
Già negli anni di fine secolo e nei primissimi del Novecento l’arte di Klimt si indirizza a un
disegno rigoroso e armonico, arricchito da un preziosismo quasi gotico, con un uso del
colore teso a sottolineare effetti di trasparenze e dove il gusto per la decorazione appare
fortemente indirizzato verso la bidimensionalità. Tutto questo pur conservando anche
significativi effetti volumetrici, in specie nei ritratti.
In Giuditta I, dipinto del 1901, il soggetto biblico è decisamente posto in subalternità,
mentre il corpo seminudo dell’eroina, appena e parzialmente coperto da un sottilissimo
velo azzurro con ornamentazioni dorate, e il potere incantatore dello sguardo sono un inno
alla bellezza femminile, la rappresentazione della femme fatale, cioè di una personalità
femminile seducente, forte e dominatrice. Tale interpretazione sarebbe diventata negli
anni ancor più vera e caratterizzante, tanto che lo stesso Klimt confonde – nei titoli dei
cataloghi delle sue opere – Giuditta e Salomè (cioè l’eroina biblica e la principessa, figlia di
Erodiade, espressione dell’erotismo spregiudicato e torbido), come accade con Giuditta II
(Salomè), un’opera del 1909, ora conservata a Venezia.
Qui le forme della donna, dal corpo quasi snodato, proteso verso sinistra e costretto in una
cornice lunga e stretta, rivelano, nei seni nudi, un definitivo passaggio dalla prescelta dal
Cielo per compiere una missione salvifica (Giuditta) all’incarnazione della passione che
sconfina nella morte (Salomè).
Klimt incomincia in questi anni a usare l’oro in foglia; scelta espressiva che si conferma
nell’artista con maggior vigore dopo il viaggio a Ravenna e la conoscenza e lo studio dei
mosaici della tarda romanità, dei tempi di Teodorico e del periodo bizantino di quella che
fu l’ultima capitale dell’Impero romano d’Occidente.
Proprio come le tessere dorate dei mosaici ravennati creavano l’illusione di una ricchezza e
di una potenza inesistenti nell’impero agonizzante, allo stesso modo l’oro elargito nei
dipinti di Klimt sembra suggellare in un sepolcro prezioso la fine di un’epoca, segnando gli
ultimi giorni del dominio asburgico e il definitivo tramonto della Belle Époque.
FORMA
qu Stati
TRDIMENSIONALE
d ' an i m o
,
ERCE RAPPRESENTAno
La foglia d’oro satura la grande tela e nel piano di
Del s o g g e t to
"argento
confini, conseguenza anche del formato
perfettamente quadrato della tela (140×140
centimetri): Klimt riteneva che un dipinto quadrato
fosse «parte di un tutto universale».
Il formato contribuisce alla qualità ornamentale del
dipinto, riprendendo il motivo del decoro a piccoli
quadrati della poltrona e del fondo, e sottolineando
la centralità dell’immagine in cui l’artista amalgama
i pochi caratteri naturalistici (il volto, le spalle, le
braccia e le mani della giovane donna) – retaggi
tridimensionalità
della tradizione – con l’esuberante e quasi
delle figure e una
La figura si smaterializza in un insieme geometrico in cui l’abito con motivi a occhi entro
forme geometriche si fonde con la tappezzeria dei braccioli della poltrona e con i disegni
dello schienale curvilineo contro il quale sono appoggiati dei cuscini.
La spalliera, quasi espansione superiore dell’abito della Bloch-Bauer, si apre a campana e
definisce una sorta di grande aureola attorno al busto della giovane donna.
La parte dell’abito decorata a occhi e triangoli si conforma a un contorno di linee curve che
disegnano il corpo di Adele Bloch-Bauer, ma che partecipano con quei decori, a far
dubitare che sia davvero seduta e non invece in una posa stante, come avviene anche per il
Ritratto di Eugenia (Mäda) Primavesi.
Quel contorno e quei decori fitti che racchiude sono un artificio, perché la resa
bidimensionale della donna invasa dall’ornamentazione, senza il chiaroscuro, ma solo
attraverso la minuta geometria, consenta di percepire la concretezza di un corpo.
L’inganno dell’occhio arricchisce le qualità del dipinto.
del periodo
Il dipinto, di formato quadrato, è stato anticipato da un’opera di uguale soggetto, concepita
dorato da Klimt e interpreta allegoricamente l’Inno alla gioia (An die Freude) della Nona Sinfonia,
in occasione della XIV Esposizione. Freglo Beethoven di grande
in
, come celebrazione del muslasta una sala
La tela mostra due amanti abbracciati che si stanno baciando, inginocchiati su uno sperone
fiorito, quasi in bilico su un vuoto dorato, essi sono circondati da un’aura d’oro a girali che
aurea
si mischia ai fiori azzurri, gialli e viola che ricoprono lo sperone.
Con
fo r su SERENIT
APPESAI
e l e m e n to d i c o n t r a sto felicità :
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me desi apre
un
preapizo
caperi
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a
malapena
"nome
Tutto il resto è colore, soprattutto oro, ma con un trattamento
diversificato.
Nel caso dell’uomo (il cui modello è l’artista stesso), la lunga
colori
veste che lo copre interamente è trattata con un ornamento a
Sgarglant i rettangoli dorati alternati ad altri ora scuri, ora grigi.
↓
ispirando si
Nel caso della donna (che ha i tratti di Emilie Flöge, la compagna
alle Stampe di Klimt), che si abbandona all’abbraccio socchiudendo gli occhi
glappones
e cingendo le spalle dell’amato, il corpo è reso identificabile per
un trattamento dell’oro a onde parallele e per l’inserzione di ovali
di colore con ornamenti ad anelli. volt pledi parti essenzali
mani
, ,
:
ed espressive
Tutto si concentra attorno all’abbraccio: l’uomo e la donna che si stringono hanno le teste
coronate di foglie d’edera e di fiori, a simboleggiare uno stato primordiale in cui nulla
esiste se non attraverso la forza creatrice dell’amore e dell’eros.
tridimensionalità non c re a profondità viene utilizzato per c re a re
La rappresentazione non ha un fondo -> no prospettiva ,
,
L’oro lascia il passo al solo colore, mentre le forme dipinte e disegnate si compongono
compatte, anche entro contorni raccolti.
È così per Danae, un olio del 1907/1908 circa, che riprende un tema più volte trattato. Il
corpo della fanciulla si modella in una spirale ellittica racchiusa dal perimetro della tela
rettangolare; il corpo stesso pare addirittura adattarsi, deformandosi, al formato della tela.
Una gran massa di capelli rossi le incornicia testa e spalle; il tronco è delicatamente
sfiorato da un velo violaceo a disegni circolari.
Le cosce sono sproporzionatamente grandi, ma, al pari delle labbra rosse e carnose, dei
capelli ramati e dei seni turgidi, tendono a sottolineare il risvolto erotico del dipinto. Le
gambe sono flesse verso il ventre, mentre la pioggia d’oro scivola su di lei, metamorfosi di
Zeus, sensuale e portatore di nuova vita.
Il dipinto, dunque, si carica anche di significati mitici e simbolici non inusuali nelle opere
di Klimt.
A
S⑱
l’oro ha una funzione strumentale perché rappresenta qualcuno; non è più una decorazione che serve ad appiattire la scena e mostrarci il personaggio in
Le gambe sono flesse verso il ventre, mentre il flusso di una copiosa pioggia d’oro lei,
maniera tridimensionale ma appunto la pioggia dorata che scivola su di lei rappresenta Zeus e fondamentale! quello che alla fine viene rappresentato é una scena
erotica.sensuale e portatore di nuova vita. Il dipinto, dunque, si carica anche di significati mitici e
simbolici non inusuali nelle opere di Klimt.
In quest’immagine c’è una delle cose tipiche che inserisce Klimt in questo periodo e in quello fiorito che sono le stoffe orientali in questo caso semi trasparente.
Lo stile fiorito
Tra il 1909 e il 1911 Klimt viaggiò spesso in Europa e conobbe i dipinti di Toulouse-Lautrec,
di Matisse e dei Fauves.
L’incontro con l’arte fauve fu per lui una rivelazione in un momento di crisi e di dubbi.
I colori violenti rigenerano profondamente il linguaggio dell’artista conducendolo a
sostituire le minuzie decorative lineari e il rigore della geometria, con getti di colore dagli
arditi accostamenti e dall’inesauribile ricchezza cromatica.
Ha inizio quel periodo – che non si sarebbe esaurito se non con la scomparsa di Klimt –
solitamente definito «stile fiorito»
.
.
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Quanto ai ritratti femminili, a partire dal 1912 – e significativamente da un secondo
Ritratto di Adele Bloch-Bauer - Klimt si concentra sulla fantasmagoria delle stoffe degli
abiti, alla quale non erano estranee suggestioni dalle stampe giapponesi (collezionate in
gran numero dall’artista, che ne aveva anche esposte alcune sulle pareti dello studio).
Nei ritratti più felici di quest’ultimo periodo le suggestioni dell’arte orientale (in particolare
(Corea e Giappone) percorrono le tele di Klimt facendo da sfondo dal vivace cromatismo
alle figure ovate e dai margini ondulati.