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"La maniera secca": A proposito dello stile del primo periodo di Andrea Mantegna

Author(s): Paolo Sanvito


Source: Artibus et Historiae, Vol. 27, No. 53 (2006), pp. 125-149
Published by: IRSA s.c.
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Accessed: 26-02-2016 05:43 UTC

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PAOLO SANVITO

"La maniera secca":


a proposito dello stile del primo periodo di Andrea Mantegna

"Ebbe ilmodo di panneggiare crudetto e sottile, e la ragioni della loro importanza si individua gi? nel fatto che essi
maniera alquanto secca". non erano una presenza ovvia e necessaria, ma soltanto

"[...] Lopere sue, nelle quali si vede determinata, almeno alle origini, da condizioni economiche
in vero laman un pochetto tagliente e geografiche. Ma non entreremo qui nel m?rito di queste con
e che tira talvolta pi? alla pietra dizioni, che definiremmo solo sommariamente come una par
che alia carne viva." ticolare attenzione che genti ed entit? politiche a Nord delle
(Vasari, III,p. 245 e 247) Alpi fin da epoca carolingia rivolgevano tradizionalmente all'l
talia quale tramite con ilMediterr?neo e alio stesso tempo con
"Aufder ber?hmten, sogenannten Wende le radici antiche della cultura europea, e che fu all'origine di
zur Renaissance [...] schwillt zwar das flussi migratori e di pellegrinaggio di lunga durata.
Gef?hl f?r die K?rperlichkeit des Nonostante imotivi dello stanziamento di artisti cosiddetti
-
geformten Werkes m?chtig an aber es oltremontani nella Penisola siano dunque molteplici e, per cos?
wendet sich darum doch noch dire, incontrollabili, essi influirono a mi? awiso pi? profonda
keineswegs gleich dem K?rper des mente di quanto non venga consuetamente riconosciuto negli
darunter gedachten Menschen zu." studi sul Quattrocento: non soltanto come si pu? constatare ex
(W. Pinder, Die Deutsche Plastik des 14. Jh., 1924, p. 8) positivo, dal numero degli sporadici casi di loro discepoli, in
genere poco indagati, restati per tutta la loro carriera nel
Imaestri che i documenti dell'arte italiana definiscono Paese. Esiste invece anche un'influsso ex negativo, per esem

oltremontani, per lo pi? provenienti dalla Borgogna, dai Paesi pio su pittori di scuola v?neta o toscana perfino di formazione
Bassi e dalla Germania, non sono un fen?meno collat?rale alio albertiana e brunelleschiana, quindi del tutto omogenei al
sviluppo delle tendenze artistiche del Paese. Essi son? parte panorama delle tendenze locali, in quanto imaestri stranieri
integrante di quello sviluppo, e hanno contribuito in modo agivano sul contesto quale costante e possibile alternativa
decisivo a modellare il paesaggio pittorico e in gen?rale art? a queste ultime, che destava interesse senza perci? imporsi
stico di tutto il territorio, dalle Venezie alia Sicilia. Una delle sulle altre; alcune loro particolari soluzioni pittoriche e alcune

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2) Nicola Pizzolo, ?S. Gregorio nello studio?, 1448 circa,


Cappella Ovetari, Padova, Eremitani.

?Min

loro specifiche doti artigianali, alcune abilit? nella fattura del


lavoro pittorico, alcuni singolari effetti coloristici, e molti altri
aspetti ancora che non possiamo enumerare qui, potevano
'V'.v.; essere bensi ma
deliberatamente ignorati, venivano autom?ti

..i. camente assimilati dall'occhio dei nostri pittori. I quali infatti,


pur serbando la propria identit? cult?rale, denotano in molti
casi sensibili mutazioni stilistiche, non a caso indotte dalle sug
gestion che l'osservazione del lavoro dei colleghi stranieri ine
vitabilmente implicava. Osservare ? altra cosa da imitare; non
intendo con questo postulare un'idea "panfiamminghistica"
della storia del Rinascimento europeo, o neanche soltanto
delle sue prime fasi, che sono tra le epoche culturali pi?
suscettibili di funzionare da osservatorio degli scambi artistici
in Europa, per essersi connesse ed aver senza soluzio
reagito
ni di continuit? ad uno stile, ilTardogotico, ilcui specifico carat
^^HbdB?M^H?*/?p)"*
w
tere internazionale ? stato indicato da sempre (Schlosser, Hau
ser), a torto o a ragione, ?n un nuovo tipo di mobilit? degli
artisti, delle loro committenze e a volte addirittura delle loro
botteghe, ben oltre le tradizionali fronti?re di nazione e cultura.
Perci? sembra necessario riconoscere la derivazione diretta di
1) Andrea Mantegna, ?S. Eufemia?, 1454, Napoli, Galleria una tendenza art?stica dall'altra soltanto si sia ?n pre
quando
Nazionale di Capodimonte.
senza di precise riprese iconografiche o di stilemi inequ?voca

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3) Jacopo Bellini, ?Ss. Giovanni Evangelista e Pietro?, 1430 circa, Berlino, Staatliche Museen.

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4) Francesco Squarcione, ?Madonna de Lazara?, 1452, Berlino, Staatliche Museen.

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5) Pittore attivo a Parigi verso il 1410-1415, ?Incoronazione


della Vergine?, Berlino, Staatliche Museen.

bilmente mutuati dall'esterno, seppure trapiantati in contesto

diverso da quello originario. ? possibile, per esempio, assume


re come fiamminghismo una nota ripresa dell'iconografia di
una Deposizione di Rogier van der Weyden da parte di Beato
6) Nicola Pizzolo, ?Dio Padre?, Cappella Ovetari, Padova,
Ang?lico. Ma non interessano qui simili casi di ripresa punt?a Eremitani.
le, bensi, al contrario, se caratteri stilistici chiaramente non

autoctoni, di cui s'impone un'indagine delle origini, siano tutta

via del tutto inequivocabilmente riconoscibili nel corpus pittori


co di alcuni maestri italiani dei quali non son? altrimenti noti
contatti diretti con la pittura dei Fiamminghi. Cercheremo per ehe meriterebbe maggiore attenzione della poca dedicatale da
ci? qui di motivare, con strumenti diversi da quelli deN'indagine molti studi fino ad ora1. Recenti pubblicazioni hanno rinnovata

biogr?fica, la possibilit? di un tramite tra l'ambiente padano, mente dissodato il terreno del rapporto tra Nord e Sud: eppure
o pi? particularmente padovano, e la pittura della Scuola del troppo spesso sulla scia del gi? noto, del gi? visitato, ripuntua
Danubio o di quella fiamminga. Un tramite eventuale ?, in man lizzando il ru?lo degli ormai celebrati Foppa, Bugatto, van der
canza di prove di una conoscenza diretta, da riconoscersi nel Goes, Antonello e cosi via. Usciamo invece moment?neamente

commercio di opere, che sappiamo essere stato attivissimo, dal campo del noto e delle citazioni di fonti dell'epoca, conti
tra le due aree artistiche. Un altro tramite ? la migrazione in par nuamente ripetute. Molti interessi di ordine politico o commer

ticolare dalla Svevia di molti artisti verso l'ltalia settentrionale, ciale legavano la Svevia, pi? che con qualunque regione italia

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-
'?r-' "?"'?- for

7) Andrea Mantegna, Disegno preparatorio all'?Adorazione dei Pastori?,


Firenze, Uffizi, Gabinetto dei disegni e delle stampe, 397e.

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- dato che il verre ritornare pi? tardi. Infine, da un punto di vista delle
na, con Tarea prealpina v?neta passo del Gottar
do, per impraticabilit?, ancora non sostituiva nella sua funzione usanze quotidiane e delle peculiarit? della cultura materiale,
il Brennero - e anche con lo snodo mercantile fondamentale per lo pi? estranea agli oggetti strettamente di bottega, van
costituito da Verona, e poi con ilTir?lo, in s? gi? parte inte tenuti da conto, tra igioielli e le oreficerie del tesoro di Lionel
grante dell'lmpero. La particolare scuola pittorica locale di lo, inoltre, numerosi oggetti di gusto e fabbricazione nordeu
Ulma, infatti, conosce almeno un interessante inizio di espan ropei, se non espressamente fiamminghi.6 In particolare, ore

sione internazionale verso Tarea v?neta ed emiliana ai primi del ficerie borgognone sono state riconosciute come acquisti del
'400, che precisi elementi documentan" consentono di circo sovrano est?nse intorno al 1450, alcune di esse riflettenti
stanziare.2 Questa espansione, connessa con una particolare chiaramente iconograf?a e gusto fiamminghi, corne il reliquia
esuberanza della produzione art?stica della ricca regione rio di Montalto (ca. 1400; Museo Diocesano di Montalto delle
sveva, si trova tuttavia presto esautorata dalle pi? av?nzate Marche), quest'ultimo contenente una scena di Imago pieta
scuole pittoriche italiane e fiamminghe; il riconosciuto primato tis, di iconograf?a basata su un modello stabilito per la prima
italiano sulla pittura, che ? tra le owie cause delTorientamento volta in Fiandre e sperimentato estensivamente da van der
di molti artisti europei verso ilSud, blocca lo stesso sviluppo Weyden7. Ma d'altronde il fatto che ci siano coincidenze
locale svevo e apre le porte ad una profonda e quasi globale e intersezioni tra il gusto delToreficeria g?tica e la pittura
fiamminghizzazione della cultura della citt?, che ? stata magi fiamminga risulta esplicitamente confermato dall'idea di Fou
stralmente connotata degli studi del Reisinger (secondo il quet, o di Etienne Chevalier suo committente, di rappresenta
quale a Ulma avrebbe infatti certamente soggiornato Jan van re il Goldene R?ssl, opera di orafi parigini intorno al 1400,
Eyck)3 e dal pi? recente catologo della mostra ulmense su oggi ad Alt?tting, in una miniatura del Decameron illustrato
Multscher, che vi viene considerato, a tutto tondo, come un da questo artista (Chantilly, Ch?teau).
artista locale nella sua essenza, ma alio stesso tempo formato Mantegna comunque ha ricevuto commissioni da parte di
si alia scuola dei Fiamminghi. Lionello d'Est?, il grande ammiratore di Rogier. Sicuramente
Sul rapporto intenso intercurrente tra la pittura dei due documentato ? che almeno alla fine di maggio 1449 Mantegna
principali Fiamminghi della prima meta del sec?lo, van Eyck visitava la corte di Ferrara, dove dipingeva un ritratto (perduto)
e van der Weyden, e Tambiente ferrarese, pagine chiarificatri di Lionello quale "leal souvenir", contenente da un lato Leo
ci son? state scritte da Lome Campbell e Stephen Campbell nello stesso, e dall'altro ilsuo fedele ciambellano, Folco da Vil
in un recente catalogo4. Innanzitutto, da tutti gli studi pi? lafiora.

aggiornati appare finalmente chiaro che si trovava a Ferrara,


e quindi in un centro eminente della cultura italiana, una
soci?t? di entusiasti dello stile del primo rinascimento fiam 1. IIdisegno antirealistico del G?tico internazionale
mingo di van Eyck e van der Weyden, fondato se non altro pittorico e scultoreo come componente stilistica
quantitativamente sulle numer?se commissioni o richieste di del disegno mantegnesco delle opere giovanili
spedizione organizzate tra Ferrara e Bruges e perfino legami
di parentela. Tra il 1447 e il 1451 si verificano almeno tre spe Tuttora una parte della storiografia soffre di un retaggio di
dizioni d'opere o mandati di pagamento (se in presenza del nazionalismo cult?rale inaugurato in certi studi della prima
Tartista) per svariate commissioni per conto di Lionello parte dello scorso sec?lo, a cui, per ragioni ideologiche, pre
d'Est?. Si pu? riferire Topinione decisiva sull'argomento, di meva particolarmente dimostrare un'assoluta estraneit?, se

Francis Ames-Lewis: "a strong enthusiasm for Netherlandish non una esplicita sup?riorit? di una sedicente tradizione "pura
art can therefore evidently be identified in the Italian courts italiana" rispetto ad altre tradizioni, che venivano a loro volta
around the middle of the 15th century". Lautore identifica con appositamente agglomerate in fittizie unit? nazionali. E poco
vincentemente, per il ritratto di Ludovico Trevisan (Staatliche specifico ? stato il contributo offerto dallo stimolante Arfe ita
Museen di Berlino), il diretto modello fiammingo nel tipo di liana e arte tedesca del Longhi, che gi? fin dagli anni '30 ha
ritratto di Francesco d'Est?, dipinto da van der Weyden. Sol indicato alcuni punti di dialogo tra le due storie dell'arte, tede
tanto van der Weyden tra tutti i pittori europei sapeva espri sca e italiana: ma nel quale mancano indicazioni chiare a livel
mere in questi anni una sicurezza di s?, nei tratti fisiognomici, lo specialistico dei problemi discussi dal presente testo.
tanto forte da quasi sconfinare nelTaggressivit?: e questa Oggi sappiamo che quella interpretazione dei fatti faceva
caratteristica naturalmente impression? Mantegna.5 Numer? violenza alla realt? storica; ci si rende conto che non possia
se altre peculiarit? del ritratto mantegnesco d'altronde sem mo indicare nel silenzio documentario nei riguardi dei Fiam
brano ispirarsi all'ambiente n?rdico - su questi dettagli con minghi da parte del Mantegna, ma anche di molti altri artisti

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PAOLO S AN VITO

1450 Sa? 9) Scuola ?Madonna con


8) Andrea Mantegna, ?S. Girolamo?, circa, Paulo, padovana, Bambino?, 1430-1440,
Museu de Arte. Baltimore, Walters Art Gallery.

delTambiente padano, un impl?cito atteggiamento di disinte acquisito gi? per Tepoca tardogotica grazie all'identificazione
resse. Alcuni Studiosi, come Castelfranchi Vegas, si sono di Jacques Coene, documentato a Milano nel 1399, con il
addirittura orientati per una lettura della storia del '400 come geniale miniaturista, autore del libro d'ore del Maresciallo

non suscettibile di prospettare casi di comunicaz?one diretta Boucicaut, nonch? maestro di Robert Campin.
o di trapianto delle botteghe artistiche, come se gli sposta Per le ragioni menzionate, ritengo che gli studi abbiano
menti degli artisti e la sempre maggiore accelerazione dei troppo spesso ignorato quanto un artista originario di una citt?

viaggi non siano in realt? storicamente dimostrate; e ci? in dai vasti contatti internazionali quale era Padova potesse
opposizione ad altri studiosi, come Charles Sterling, che ? essere consapevole delle novit? della scuola pittorica fiam
-
a rintracciare eventuali contatti e suggestioni tra la minga: se non altro per presa d'atto la presenza di pittori
propenso
Toscana e la Fiandra alTinizio del Rinascimento8. D'altronde lo oltremontani non era nuova a Padova e tanto meno lo era alio

stesso ha dimostrare, documenti alia mano, stesso Mantegna, che collabora con Giovanni d'Alemagna gi?
Sterling potuto
come la circolazione dei materiali e degli artisti fosse un dato nella Cappella Ovetari. Di quest'ultimo non ? dimostrabile

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10) Andrea Mantegna, ?Adorazione dei pastori?,1449, New York, Metropolitan Museum.

un'attivit? precedente, tuttavia ? stato proposto che Tinizio posto che Mantegna lo abbia incontrato, perch? almeno un
della sua carriera si fissi al 1437, quando un Giovanni Aleman viaggio, tra i numerosi che egli intraprese a Ferrara, ha inizio il
no da Ulma riceve commissione della decorazione del soffitto 23 maggio 1449. Gli stessi caratteri stilistici che osserveremo
e della tribuna della cappella di S. Massimo del Palazzo nelle opere mantegnesche precedenti o intorno al 1450 si riin
Vescovile di Padova9. Ci troveremmo cos? di fronte ad un ulte contreranno poi non a caso nello stile "internazionale", o col
riore caso di presenza ulmense oltre ai molti altri noti, tra lettivo per cosi dire, degli artisti dello studiolo di Belfiore, prin
iquali per esempio ilpittore Giacomo da Ulma citato. D'altron cipalmente Francesco del Cossa, che secondo Jill Dunkerton
de, Rogier van der Weyden ? probabilmente a Ferrara nel rivelerebbe perlino dettagli tecnici identici a quelli delTopera
1450 di passaggio verso Roma durante ilGiubileo, e si ? sup di Dirck Bouts10.

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PAOLO SANVITO

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11) Giovanni d'Alemagna, ?S. Girolamo?, firmato e datato 12) Hans Multscher, ?Giovanni Battista?, dall'altare di
1444, di provenienza veneziana, Baltimore, Walters Art Vipiteno/Sterzing, Monaco, Bayerisches Nationalmuseum.

Gallery.

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14) Hans Multscher, ?Epifan?a?, 1437, sportello esterno,


Altare di Wurzach, Berlino, Staatliche Museen.

13) Hans Multscher, ?Annunciazione?, 1456, sportello


delTaltare ligneo di Vipiteno/Sterzing, Vipiteno-Sterzing,
Museo C?vico.

Ma un dato sicuro ? costituito comunque dalla conoscen negli anni '30, oltre al Pisanello e a Jacopo Bellini anche uno
za diretta di opere, essendo almeno questa universalmente Stefano da Zevio (attivo almeno fino al 1438), le cui origini
accettata: alcuni studiosi hanno presupposto, e in particolare son? definibili, dal punto di vista stilistico, come transalpine,
da ultimo Ames-Lewis, come necessaria la conoscenza da a causa di chiare assonanze con Tarte delle corti bavaresi

parte di Mantegna di opere di Rogier van der Weyden, tra tutti e perfino boeme13. Secondo B. Degenhart Stefano ebbe
famoso ilgrande trittico della Deposizione posseduto da Lio "importanza [...] per lo sviluppo della pittura dell'ltalia nordo
nello d'Est? oggi perduto.11 Se pure non esiste ancora unani rientale, dato che Pisanello stesso dipese stilisticamente da
mit? tra gli studiosi a proposito di un effettivo soggiorno ferra lui, forse addirittura ne fu discepolo", e se non altro ne assun

rese di van der Weyden, almeno una fonte orig?nale, se lo stile lineare da arabesco, miniaturistico, gr?ficamente
Bartolomeo Fazio nel suo De viris illustr?bus, chiarisce Timpor decorativo da cui in seguito, lentamente ma deliberatamente
tanza che Tartista ebbe a lungo per la corte e la citt?.12 si allontan?. Perci?, secondo Tormai accreditata teor?a di
IIprimo Umanesimo v?neto si fonda anch'esso gi? di per Degenhart, "in questo senso la serie dei grandi disegnatori
s? su di un substrato est?tico profundamente internazionale, Stefano da Zevio-Pisanello-Jacopo Bellini indica un lento
in quanto tra imaestri egemoni della reg?one troviamo ancora allontanamento dal puro stile lineare verso una progressiva

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visione naturalistico-concreta". Per altro verso, ? notevole che 5)17: per la stessa luce radente, formante quasi una patina
anche di Giovannino si sospetti una commissione
de Grassi superficial dell'incarnato, identificabile infatti con la stessa
carrarese14 e, significativamente, un viaggio inBoemia tuttavia patina rilucente prediletta dalla pittura tardogotica, e per il
non documentabile (owiamente la strada da Milano per Praga consueto gioco di contrasti luminosi tra quella superficie e lo
passava allora per Verona). Una serie di questioni si pongono scuro fondo accostatole, su cui i boccoli quasi artificialmente
a questo punto. Quali ripercussioni sullo stile del Mantegna spiraliformi si stagliano come fili di filigrana d'oro e non pi?
pu? aver avuto la nota frequentazione di Jacopo Bellini, che come prodotto di natura. Estremamente simile ? anche il trat
sappiamo essere stato suo genero fin dal 1453, e che, con una tamento luministico nel disegno belliniano del Louvre R.F.
certa verosimiglianza, tanto dovrebbe nel proprio stile di dise 149918, a mi? avviso memore di Stefano da Zevio e della sua
gno al grande modello di Stefano da Zevio? Jacopo a sua scuola. ? possibile ehe questo tipo di lumeggiature siano alla
volta ? documentato dal 1441 al 1445 nella stessa Ferrara, lontana un retaggio della pittura bizantina: ma ormai gi? nel
dove incontra Pisanello (questi vi risiede infatti fino al 1447). sec?lo precedente o fin dalle prime manifestazioni del cosid
Infine, a prescindere dalla documentabilit? di un incontro detto "stile di Luigi IX"nella pittura franco-inglese talmente
a Ferrara, quai ? stata la posizione critica del Mantegna in assimilati inOccidente da non essere pi? segnali di un influs
m?rito alio stile di van der Weyden, della scuola del Danubio, so diretto da Bisanzio.
e della scultura sveva che a mi? awiso certamente non aveva Altro spunto di indagine ? il percorso di formazione del
ignorato fin dagli inizi della sua carriera? Osservando Topera panneggio in opere dell'ambiente v?neto qui considerate. Alio
degli artisti dell'ambiente squarcionesco, ? continuamente stile di panneggio "manieristico", a pieghe molteplici, di origi
necessario constatare che tale ambiente era fortemente ne g?tica, che viene usato dagli artisti goticizzanti dell'entou
impregnato di spirito g?tico in parte proveniente da Oltralpe rage di Mantegna giovane, risale certamente il panneggio del
(per esempio in un'opera come iSanti Giovanni Evangelista Cristo recante Tanimula della Madonna, gi? nella Morte della
e Pietro di Jacopo Bellini, oggi a Berlino, Gem?ldegalerie [Fig. Vergine, e oggi a Ferrara. Si confronti lo stesso grafema a "v"
3].15 Non posso soffermarmi a sufficienza qui, per ragioni di nell'opera padovana di Nicola Pizzolo e Giovanni d'Alemagna
spazio, sull'influsso di tale ambiente sul Mantegna; tuttavia, (Figg. 2 e 11 : inS. Gregorio nello studio, ? di ascendente fiam
non basta delineare, come fa ilChristiansen, questo tipo di mingo anche la lumeggiatura metallica della forma "meccani
evoluzione stilistica nella Cappella Ovetari: "[Mantegna] emer ca" del cranio perfettamente geom?trico); una eventuale fonte
ged from his Tuscan chrysalis the master of his own, unmi di derivazione pu? essere stata anche la conoscenza almeno
stakable style".16 A che punto ? legittimo parlare di una "crisa indiretta del panneggio della contempor?nea scultura tardo
lide toscana"? Fino a che punto egli avrebbe dovuto gotica sveva, anziehe Topera, troppo innovativa al confronto,
assimilare la pittura toscana, e se in loco, da quali dei pittori di Donatello. Queste conclusioni si lasciano trarre in modo
attivi inV?neto (Tautore non si pone questo problema)? Come relativamente semplice, quando si considera la spesso
avviene questa misteriosa conversione verso un cosidetto sconfortante mancanza di qualit? nella scultura tardogotica
"inconfondibile stile"? v?neta (oltre alia mancanza, per difetto della critica, di un iden
In una simile ricerca di identificazione si lasciano, seppur tificato corpus unitario e perspicuo). Si confronti il panneggio
sommariamente, f?cilmente individuare alcune piste di ricer di una scultura di ?mbito svevo, multscheriano, con alcuni
ca: in particolare su artisti che fungono da anelli di congiun esempi qui presentati nella contempor?nea pittura padovana,
zione tra Padova e altri paesaggi artistici peculiarmente tardo in particolare con il disegno preparatorio aWAdorazione dei
gotici. Ricordiamo, oltre al citato ?mbito Veronese e alie Pastori, del Mantegna [Figg. 7 e 15-21].
cerchie cosmopolite padovane (per un esempio: Fig. 9), D'altronde, n? scultori campionesi di ambiente v?neto n?
anche colui che Longhi definisce "ilWatteau del g?tico inter idelle Masegne son? paragonabili con gli scultori svevi, con
nazionale", Michelino da Besozzo, morto nel 1442, quando il puro decorativismo del loro panneggio. Gran parte delle
Andrea aveva undici o dodici anni, e che un certo tipo di statue dell'iconostasi di S. Marco sono a mi? avviso dell'ini
lumeggiature nella caratterizzazione cromatica dei tratti fisio zio del sec. XV, e non tutte di stretto ?mbito masegnesco.
nom?a, esattamente come compaiono nello Squarcione (Fig. ?nica grande eccezione alio stile a volte mon?tono di questa
4, Madonna de Lazara, Berlino, Staatliche Museen, 1452), tor scuola scultorea v?neta ? da rinvenire nella produzione
nano nella pi? tarda produzione di Mantegna (S. Eufemia, Fig. veneziana inaugurata e mantenuta in vita dal cantiere del
1), ma sono tipiche di pittori e miniatori tardogotici di area Palazzo Ducale, sul quale manca ancora un'indagine com

fiamminga-borgognona (come //Maestro "parigino" del 1415, piuta. Esiste qui una maestranza, attiva dalla fine del Trecen
per C. Sterling in rapporto con il citato Jacques Coene, Fig. to e successivamente fino alTampliamento del Palazzo verso

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la Piazzetta nel 1424, i cui caratteri appaiono del tutto estra esempio, si constata che dopo il 1424 lavora a S. Pietro Geor
nei alla produzione campionese dell'entroterra: il cosiddetto gius Theutonicus; nel 1447 ? ricordato Nicolaus de Alamania;
maestro dell'Ebbrezza di No? e dei capitelli con le storie nel 1448 Laurentius de Alemanea e Bartholomeus de Alema
della Genesi.19 nea; nel 1454 Corradus Theutonicus.22 Tra gli scultori in
Alcuni confronti con la scultura sveva sono alquanto con legno: Nicolaus de Alemanea nel 1426; Stephanus Teotonicus
cludenti ai nostri fini: uno degli oggetti su cui si sbizzarrisco nel 1441; Johannes Theotonicus nel 1452; Leonardus q.m
no gli artisti nella resa di panneggio ? il perizoma del Cristo Martini de Alemanea nel 1454 e Bonaventura de Alemanea
della Crocifissione, e in alcuni casi abbiamo addirittura ugua nel 1453. Francesco Squarcione stim? il valore di vendita di
glianza nelle forme delle pieghe. Al parallelismo che qui ten un crocifisso ligneo di Jeronimus Theutonicus nel 1458.23 Si
tiamo di istituire conferisce inoltre notevole verosimiglianza vedano inoltre, per la scultura padovana, i riferimenti multipli
Tosservazione e lo studio di una particolare tipolog?a del pan present? nello studio gen?rale su S. Giustina di Maria Ton
neggio mantegnesco, che molta critica ha collocato nell'am zig.24 A Padova lavora anche in pi? cantieri Egidio Gutenstein
bito della classica definizione di "panneggio bagnato". Pur da Wiener Neustadt,25 a cui Tautrice assicura Tattribuzione
troppo i recenti contributi della mostra londinese, che della statua di S. Mich?le Arcangelo a Montemerlo/Padova,26
appunto impiegano un po' meccanicamente questo termine, caratterizzata per Tautrice da "durezza tedesca"; eppure TAr
non giungono a chiarimenti soddisfacenti: infruttuoso ? da cangelo rivela fortissime relazioni con un certo manierismo

parte di K. Christiansen, per ilS. Pietro20 della Cappella Ove spigoloso di origine n?rdica (ancora Multscher, perfino Claus
tari, richiamarsi ad un'indimostrabile ipotesi, secondo la Sluter) che non permettono di liquidarlo semplicemente
quale il panneggio bagnato ? dovuto all'uso di manichini in come opera provinciale e "dura".

bottega. A parte che non possiamo dimostrare Tesistenza di Per quanto riguarda la statua di S. Giustina [Fig. 29], origi
manichini corne modelli, sembra invece evidente che la spie nariamente sulTaltare maggiore a S. Giustina di Padova e oggi
gazione da cercare sia molto pi? interiore al percorso stilisti al Museo Civico, essa avrebbe caratteri "non tali che possano
co-culturale delTartista, nell'ansia di emulazione e imitazione farci vedere con sicurezza la stessa mano" (di scultori gene
della scultura classica per un verso, e per altro verso tuttavia ralmente noti del Trecento veneziano e padovano): dunque
anche da generali fattori di gusto locale a cui corrisponde la ancora una volta, come gi? di consueto nella storia dell'arte
-
produzione della scultura monumentale non gen?ricamente italiana, la contestualizzazione o attribuzione viene
dell'opera
la piccola scultura o imanichini - visibile tra Venezia e leAlpi, lasciata in sospeso come nodo insolubile, inmodo alquanto
anche di Hans Multscher e della sua scuola. Da parte di que insoddisfacente, con la sola allusione alla possibilit? del rap
sti, e dei suoi imitatori e colleghi attivi nel Trentino e in tutto il porto con le scuole scultoree tedesche (anzi, non si avanza
V?neto, la scelta del panneggio bagnato ? certamente un'op neppure Tipotesi di un'area di provenienza), non tuttavia ulte
zione in senso antigotico, in quanto naturalistico, per? ? con riormente un caso come statua, di
specificato. Proprio questa
tempor?neamente la risposta ad un fen?meno di diffusione collocazione e origine apparentemente del tutto locale, e di
europea, e che purtroppo solo nelle Fiandre non attribuzione del tutto incerta, sembra accusare di nuovo forte
possiamo
rintracciare a causa della tabula rasa che Ticonoclastia ha mente il rapporto necessario e inevitabile di Mantegna e della
fatto pi? tardi della scultura di questa regione. Dobbiamo pittura padovana con la tradizione scultorea limitrofa a nord:
invece a mi? avviso, al fine di una se confrontiamo alcune sue come
ragionevole spiegazione, specialmente Madonne,
presupporre necessariamente Tuso del modello scultoreo tar quella di Berlino, Staatliche Museen, datata agli anni '70
dogotico come un portato della pittura europea del g?tico (o perfino, nel viso, la Vergine ?eWAdorazione dei Pastori di
internazionale, come ? evidente nell'opera dei grandi primitivi New York, Fig. 10) esse potrebbero dirsi fondate su simili prin
fiamminghi noti in genere, se non proprio conosciuti perso cipi di eleganza e sofisticatezza dei tratti fisiognomici (la fron
nalmente dal Mantegna, e come doveva esserlo anche nel te bombata simile ad una perfetta emisfera, la mitezza dello
suo ambiente di attivit?, a Padova negli anni dopo il 1440.21 sguardo).
Inoltre ? necessario sforzarsi, come lo si ? fatto per le Fian Per tutte queste ragioni, ugualmente come per le c?tate
dre, di vedere pi? interdipendenza, nelTambiente v?neto, tra figure della Cappella Ovetari [Figg. 2, 6], non si possono con
i diversi generi artistici, che nella realt? storica non si svilup siderare antichizzanti imodelli tenuti present? dalTartista nep
pano mai aut?nomamente e senza informazione e partecipa pure per ilS. Girolamo di San Paolo del Brasile [Fig. 8], che
zione reciproca Tuno dell'altro. Per quanto riguarda la pre nella sua resa evanescente della superficie si confronta piutto
senza della scultura tardogotica, infatti, prendendo sto con laminiatura di un Michelino da Besozzo o con lo Ste
a campionatura solo la Padova della prima meta del '400, per fano da Zevio gi? menzionato.

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15) Hans Multscher, ?Ecce Homo?, 1429, sul trumeau del p?rtale ovest del Duomo di Ulma.

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17) Hans Multscher, ?Angelo incoronatore di destra?, 1456,


dallaltare di Vipiteno/Sterzing, Monaco, Bayerisches
Nationalmuseum.

VA
\. periodo delTartista troppo posteriore rispetto alia fase squar
cionismo-Eremitani (principalmente le statue di S. Pietro,
Paolo e Giovanni Evangelista, realizzate nel 1466 per Tarca di
S. Anselmo).28 Per questo motivo Tipotesi di Paccagnini ?
andata col tempo sempre pi? in discredito, seppure disconti
nuamente: Lightbown per esempio da un lato afferma con
una decisione adamantina che "there are also literary records
and a single surviving work [...] to testify that Mantegna
worked as a sculptor, or rather as a modeller"29; dall'altro,
16) Hans Multscher, ?Piet??, dal Castello di Sandizell, nello stesso testo, afferma: "much literature has clustered
Francoforte, Liebighaus Museum der alten Plastik. round Mantegna's putative activity as a sculptor, none of it

convincing"30. Per concludere la spinosa questione basando


ci su chiare e inequivocabili menzioni documentarie, se
ascoltiamo i contemporanei, per esempio il poeta e critico
Giulio Cesare Scaligero, egli sarebbe stato alio stesso tempo
A questo proposito ilPaccagnini27 ha ipotizzato che Man "pictor et plastes"; Giovanni Santi lo loda nella sua Cronaca

tegna sia stato scultore, appoggiandosi per questo ad una in versi, in quanto egli "n? pretermesso ha ancor cum dolci

lettera scritta dal m?rchese Ludovico nel maggio 1449, e grati modi, il rilevo, per che alia sculptura mostrar quanto 'i

secondo cui Tartista avrebbe mandato a Mantova sette sta dea el Cielo e i dolci fati".31 E, nonostante le polemiche sorte

tue, "che erano imodelli in terracotta per Tarca [di S. Ansel intorno alie contraddittorie fonti antiche, forse va ritenuta
mo]" da fondere in bronzo (d'altronde considero frag?e que ancora valida la testimonianza dello Scardeone, secondo cui

st'ipotesi, e i relativi confronti addotti, come il camino del Mantegna avrebbe fuso Tautoritratto per la propria tomba di
Fancelli in Palazzo Ducale, non "mantegnesco" a sufficienza). sue proprie man?: "quod sibi suis conflaverat manibus"32. Infi

Comunque Tintera ipotesi del Paccagnini si riferisce ad un ne, pu? essere di qualche attendibilit? Taffermazione delTarti

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fl^^H S?

19) Hans Multscher, ?S. Orsola?, 1456, sportello dell'altare

ligneo di Vipiteno-Sterzing, Vipiteno/Sterzing, Museo C?vico.

sta stesso ?nuna lettera alla duchessa di Milano, che gli chie
deva di offrirle in dono un busto marm?reo antico: egli cerca
di sottrarsi a tale richiesta, proponendole in alternativa di fon
derie un calco in bronzo del detto busto.33 Che un pittore
della generazione del 1430 e di temperie cult?rale v?neta
potesse guardare alla scultura locale, ancora tardogotica,
corne ad un modello per le sue invenzioni e il suo disegno,
pu? essere confortato per di pi? dalTanalisi della carriera di
un pittore di area limitrofa e di grande successo internaziona
18) Hans Multscher, ?Angelo con gli strumenti della
le, Michael Pacher, eccellente in entrambe le arti.
Passione?, 1456, dall'altare di Vipiteno/Sterzing, Innsbruck,
? perianto suggestivo constatare che, dove anche ilMan
Museum Ferdinandeum.
tegna sia antichizzante, tuttavia le sue scelte culturali siano

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20) Hans Multscher, ?Madonna?, Ummendorf, pieve.

comunque ambigu?, propendendo per un'espressivit? di tipo


anticlassico, considerable ormai come un punto fermo delle
ricerche che lo riguardano, ma alio stesso tempo denotante
forti analogie con le correnti della produzione art?stica delle
prossime provincie sveve o bavaresi, o boeme, e che invece
non trova soddisfacenti spiegazioni da un punto di vista pret
tamente di imitazione del classico. Forse ? necessario chie
dersene le ragioni: volgono certi pittori del Quattrocento
all'anticlassicismo a causa di una propria intr?nseca esigenza
(perlino la pittura di Filippo Lippi dopo ilsoggiorno veneziano
subisce grandi mutazioni), oppure sono circostanze ambien
tan pi? vaste e latenti nel lungo periodo ad imporlo? Ilpresen
te contributo vorrebbe incidere proprio in questo nodo proble 21) Hans Multscher, ?Maddalena?, dal convento di
m?tico. Heiligkreuztal, oggi Rottweil, Dominikanermuseum.

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22) Andrea Mantegna, dettaglio dal Polittico di S. Luca,


1453, Milano, Brera.

2. Altri influssi esplicitamente nordeuropei nell'arte


del Mantegna

Se altre caratteristiche della pittura padovana, o degli


squarcioneschi, consentissero di riconoscere un avvicina
mento intellettuale, in alcuni casi forse anche nella pratica pit
torica, alla pittura di van der Weyden o dei molti artisti anoriimi 23) Atelier ulmense (Hans Acker?), ?La pentecoste? 1423
di ?mbito n?rdico, con cui pure le collezioni private delTepoca circa, Bessererkapelle del Duomo di Ulma.
nella stessa area v?neta testimoniano una tanto durevole
e fruttuosa familiarit?, dovrebbe essere possibile individuare
in ambo le scuole alcuni punti di tangenza. Proviamo ad esa
minarli anal?ticamente. non si ? ancora data alla loro
Eppure un'adeguata spiegazione
Un frequentatissimo topos stilistico della pittura "primitiva" presenza, ad esempio, nel citato S. Gregorio del Pizzolo (prowi
fiamminga ? notoriamente l'int?resse per gli oggetti di natura sto di libri, calamaio, penna, lampada, crocifisso ecc), o nel S.
morta, e Tattenzione lenticolare impiegata nel rappresentarli. Luca di Brera, o nel S. Marco dello St?delsches Kunstinsti

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24) Rogier van der Weyden, ?Crocifissione?, 1445 circa,


Vienna, Kunsthistorisches Museum.

tut, [Fig. 22] che fanno invidia, anche per la loro cronolog?a, ai
pi? smaliziati esperimenti stranieri quale, ad esempio, Tanta con
ilprofeta Geremia e i suoi libri nel polittico di Aix-en-Provence di
Bartholomaeus van Eyck, o quale un pannello, parimenti magi
strale, del ciclo della Bessererkapelle del Duomo di Ulma [Fig.
25) Rogier van der Weyden, ?S. Caterina in un paesaggio?,
23]. Nel S. Marco francofortese il libro, la sua legatura, ilsegnali 1430 Kunsthistorisches Museum.
circa, Vienna,
bro minuscolo, il frutto messo ?nmostra corne oggetto di analisi
scientifica, le perle dei preziosi orli ricamati, il cartellino (simile
a tanti altri cartellini mantegneschi) hanno forti echi in tutta la pit
tura di van der Weyden e dei successori. Corne nel ritratto del sperimentata pi? precocemente in Fiandra ehe in Italia. Esi
cardinale Trevisan a Berlino, S. Marco una forte, volitiva stono nella t?cnica e nel ductus pittori
sfoggia sorprendenti analogie

grazie ad uno sguardo intenso e penetrante, di una co, con iquali rispettivamente Rogier van der Weyden e molti
personante,
che abbiamo descritto pittori padovani squarcioneschi rappresentano, stilizzatamen
potenza gi? poc'anzi.

Fiamminghismo pu? poi scorgersi fare capolino presso te e come per retaggio g?tico, il cielo nuvoloso, per di pi?
quasi tutti gli squarcioneschi nel modo di interpretare la pro nello stesso torno di anni. Ovviamente ? rischioso accostare

spettiva aerea, nella sp?cificit? della resa della profondit? opere reciprocamente cosi estranee; ma non ? assurdo pen
atmosf?rica mediante strati di azzurro o meno intenso, sare che alcune simili tecniche si svelassero al Mantegna pro
pi?

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26) Andrea Mantegna, dettaglio dall'?Orazione nell'orto?, 1455, Londra, National Gallery.

prio in occasione del viaggio e perci? dell'incontro ferrarese liarizz? con tale t?cnica. Innanzitutto essa costituiva al momen
con Tarte di Rogier. IImodo di rappresentare icieli, per esem to parte del patrimonio cult?rale mitteleuropeo, e inoltre le era
pio, pu? essere considerato un tratto di similarit? tra Mante correlata la n?cessit? del padroneggiamento delTarte della car
gna e Rogier in questo periodo. Valga per tutti Tesempio della penteria, che ? parte delTarte della scultura (il padre del pittore
pr?coce Orazione nelTorto di Londra, National Gallery [Fig. era stato carpentiere). Mantegna doveva quindi cons?derarsi

26], dal cielo striato in lunghi fiocchi di piccole, snelle nuvole, istruito nelle arti scultoree se non altro a causa di questo.
le stesse, curiosamente, che si trovavano gi? in un'opera pre
cedente e addirittura secondo la storiografia non veramente

mantegnesca, laMadonna de Lazara gi? citata. 3. SulTipotesi di rapporti diretti di Mantegna


Un ulteriore punto da ricordare ? la frequentazione della con Tarea art?stica sveva
t?cnica delTintaglio in legno da parte di Mantegna, un'esperien
za peculiare alla sua carriera art?stica per ilmomento pr?coce, ? a questo punto che prende corpo la plausibilit? di un
rispetto ad altri artisti della sua generazione, in cui egli si fami l?game diretto tra Tarte sveva e quella v?neta. Se infatti il tes

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27) Maestro Veronese, ?Madonna?, 1440-1450 circa, Berlino, Staatliche Museen.

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28) Andrea Mantegna, ?Cristo recante Tanimula della Madonna?, gi? parte della Morte della Vergine, Ferrara,
Pinacoteca Nazionale.

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suto di monumenti scultorei dell'area alpina e prealpina fosse


oggi pi? f?cilmente ricostruibile, e non invece da ricuperare
dall'oblio storico e della premeditata distruzione, che fa di
esso tradizionalmente la terra incognita delTartigianato del
Toggetto d'uso, bandito dalla storia delTarte, si potrebbe indi
viduare una koin? scultorea, estesa su un'area grosso modo
veneta-emiliana orientale, i cui unici prodotti riconosciuti sono
le opere del Mazzoni o di Niccol? delTArca, d'altronde nati
solo corne conseguenza successiva agli sviluppi a cui abbia
mo alluso. E la pittura di Mantegna ha messo le proprie radici
esattamente in questo territorio. Questa ? evidentemente una

ricerca ancora da svolgere: cominciando con una classifica


zione della scultura rinascimentale norditaliana ehe appunto
non ? toscaneggiante, e ehe tuttavia non sia lascia classificare
corne semplice riverbero della pi? riconociuta e precisamente

definita scuola parleriana o sveva. ? notevole in questo conte


sto riscontrare che all'interno di quest'ultima, secondo le

parole di Nicole Rasmo, si manifesta anche nello stile maturo


di Multscher un "rifiuto del weicher Stil" che "irruppe sfocian
do in una maniera drammaticamente real?stica, che si pronun
cia soprattutto nella rappresentazione della figura umana"34.
Sembra di sentir? descritta la stessa strada percorsa da Man

tegna con modalit? del tutto analoghe, seppure in un genere


art?stico, la pittura, diff?rente, e in situazioni di committenza
anche diff?rente
Nessuna di queste riflessioni approda a conclusioni univo
che, ma persiste la tentazione di pensare che un contatto tra
i due artisti ci sia stato, anche a causa della prossimit? delle
aree di attivit? dei loro ateliers (Vipiteno-Bressanone-Tren
to-Verona e Verona-Mantova-Padova), o che almeno disegni
di opere, se non direttamente queste, del Multscher siano giun
ti al di qua delle Alpi, o che ancora suoi discepoli, che troviamo
numerosi e attivi anche a Trento, abbiano fatto da mediatori tra
le due scuole35. D'altronde un corpus scultoreo estremamente

eloquente in questo senso si pu? recuperare ancora oggi


disperso in musei per lo pi? non italiani (cfr. ad esempio la
Madonna "Veronese, circa 1420-1430" descritta da U. Schle

gel, qui Fig. 2736; analoghi pezzi sono esposti nel Victoria and
Albert Museum) e mostrano come uno stile goticizzante, eppu
re tutt'altro che retrospettivo, soprawiva nella scultura v?neta
ben a dispetto, e cronol?gicamente pi? tardi di Donatello. La /
diffusione della scultura sveva inTir?lo ? ricostruibile grazie ad
alcune opere di altissima qualit? della prima meta del '400, ad
esempio Taltare di S. Sigismondo inVal Pusteria. Secondo E.
Theil "lamancanza di possibili confronti con pi? antiche scultu
re ad intaglio nel Paese ha dato adito [...] alla datazione con
riserva [...] negli anni '30 del XV sec?lo. Si suppone che Toffi
cina, ?n cui fu creato Taltare di St. Sigmund, si trovasse a Bruni 29) ?Statua di S. Giustina?, 1450 circa, dalla Basilica di
S. Giustina, Padova, Museo C?vico.
co, il che si deduce da una parentela di opere brunichesi

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e dalla prosecuzione nel tempo di questa tradizione art?sti Madonna di Campiglio (a oriente di Trento). Ancora dal Museo
ca."37 Tanto pi? ? forte la tentazione a istituire un tale paraleli Provinciale di Trento proviene Topera della bottega delTallievo
smo, se si tiene presente che Tatteggiamento del Mantegna ulmese di van der Weyden, Michael Erhart (1480 ca.), un altare,
rispetto alTarte straniera si manifest? costantemente di apertu di fine fattura, con ilmartirio del beato Simonino (e alla stessa
ra durante Tarco della sua attivit? giovanile, per quanto possi officina, forse a Erhart stesso, si attribuiscono, nel circondario,
ble determ?name un approssimativo sviluppo cronol?gico. almeno ancora idue altari di Cogolo e di Siror40).
Altre, pi? sistematiche ricerche guidate da E. Castelnuovo Solo nell'ignoranza completa di un simile paesaggio art?
per il volume Imago lignea ci permettono di proceder? nella stico immediatamente confinante con il territorio Veronese,
stessa direzione. Qui per la prima volta trovano finalmente la e in gen?rale v?neto, si potrebbe credere che le tendenze pit
necessaria attenzione, inmodo antologico, almeno alcuni dei toriche dominanti nella pianura e nella zona prealpina fossero
grandi maestri della scultura in legno diffusa in Italia nord indipendenti da esso. Va invece riputata n?cessit? della storia
orientale, quindi almeno in parte nelle aree di attivit? del Man delTarte la considerazione e il riconoscimento di una relazione
tegna. Attenzione forte si rivolge al notevole Hans Harder, di tra le due aree, senza cui anche Topera dei "classici", quale il
cui se non altro alcuni esemplari di opere stupefacenti testimo Mantegna, non pu? essere vista nella giusta ottica. In ogni
niano un'alta maestria: si veda ilS. Pietro dalla chiesa di S. Ste caso, una luce in qualche modo pi? n?tida si proietta, a partir?
fano, ora a Trento, Museo Diocesano.38 Sempre a Trento si dalle precedenti riflessioni, in ogni caso sul percorso intellet
conservano cospicui altri esempi: opere di Hans Klocker e Nar tuale che ilMantegna manifesta nella sua produzione. IIsuo
ciso da Bolzano.39 Non dovrebbe quindi stupire che Toperato distacco dal mondo "n?rdico", emergente nella fase matura,
del menzionato, e pi? celebre Multscher si sia spinto molto pi? pu? e deve avere evidentemente un significato, probabilmente
a sud, verso ilpiede delle Alpi, inalcuni rari casi: alla sua scuo ideol?gico, forse anche di scelta pol?tica, che ancora una volta
la si attribuisce infatti anche un altare a portelle, ancora quasi assume maggiore chiarezza nella mutata situazione pol?tica
sconosciuto, datato a circa 1468, alla parrocchiale S. Maria di degli Stati in cui egli operer?.

1 5
Come in L. Castelfranchi, da tempo impegnata in studi sulla F. Princes, Court Painters and Netherlandish Art, inMantegna
circolazione degli artisti nel '400, i cui risultati sono sfociati nelle due and 15th-century court culture: lectures delivered in connection with
pubblicazioni: La circolazione nel Mediterr?neo delTarte del Quattro the Andrea Mantegna exhibition, ed. by F. Ames-Lewis and A. Bedna
cento, in // Rinascimento in oriente e occidente 1250-1490 a c. di E. rek, Department of History of Art Birkbeck College, London, 1993, p.
Carbonell, Milano, 2003; idem, Italia e Fiandra nella pittura del quat 113. Altro, ancora, sul S. Marco di Francoforte, che "has too an
trocento, Milano, 1983, tuttavia quasi interamente ignora le altre regio emphatic immediacy of projection of personality which reflects
ni europee al di fuori delle Fiandre. Lo stesso si pu? dire del pi? gene Northern expressive effects" (p. 104).
6
rale Arfe del Medioevo, Milano, 1997. Cfr. in proposito L. Syson, Tura and the "Minor Arts": The
2 Per TEmilia si vedano i regesti su artisti in Campbell
documentan locali School of Ferrara, 2002, p. 31-65. A. R. Calderoni Maset
e non, in La basilica di San Domenico in Bologna, a cura di V. Alce, ti, Smalti en ronde bosse alla corte di Ferrara, in Oreficerie e smalti in
Bologna 1976, e su una importante presenza ulmese A. D'Amato, Un Europa tra XIII e XV sec; Atti del convegno di studi, Scuola Normale
maestro nelTarte delle vetrate istoriate: Beato Giacomo da Ulm, Bolo Superiore di Pisa, 7-8.11.1996, "Annali della Scuola Normale Superio
gna, 1991, il pittore che nel 1446 ? incaricato di eseguire le finestre re di Pisa, quademi", vol. 2, 1997, p. 97-109.
7
della Basilica di S. Petronio a Bologna. Influenze, per questo tramite, In seguito ripreso moite volte da suoi imitatori e seguaci; in Ita
sono reperibili per esempio sull'opera del pittore Mich?le di Matteo. lia in particolare da Antoine de Lonhy, nella Trinit? del Museo C?vico
3 Flandern in Ulm. Glasmalerei und Buchmale d'Arte Palazzo Torino.
Cfr. C. Reisinger, Antica, Madama,
8
rei: die Verglasung der Bessererkapelle am Ulmer M?nster, Worms C. Sterling, 'Uan van Eyck avant 1432", Revue de Tart, V s.,
1985, p. 11. Del problema dello stretto rapporto tra arte fiamminga 1976, p. 33.
e arte sveva ancora come 9
si occupano tutti gli studi contemporanei, Thieme-Becker, II, 982.
vi si veda il contributo 10 In Le e il Principe,
nel citato catalogo del 1997, ?n particolare di Muse cat. mostra Milano 1991, pp. 193
Gerhard Weilandt, Hans Multschers Lebensspuren, p. 17-30; d'altron e 262. Incidentalmente ricordiamo che artisti fiamminghi erano d'al
de non offrendo, n? questo n? gli altri contributi, una soluzione defini tronde gi? stati invitati a Ferrara da Lionello d'Est? a partir? dal 1436,
tiva al problema dei rapporti di Multscher con la Fiandra. quando ? chiamato Tarazziere Giacomo di Andrea cui si aggiunge nel
4 1441 Pietro e nel 1444 Livino Gigli da Bruges e Rinaldo
L. Campbell, Cosme Tura and Netherlandish Art, in S. Camp di Andrea
bell et al., Cosme Tura: Painting and Design in Renaissance Ferrara, Gualterio (probabilmente Wouter o Wouters) da Bruxelles. Infine, un
Milano 2002, p. 71-107, d'ora in avanti citato come Campbell 2002. Rainaldino di Francia ? attestato a Padova all'inizio del '400.
il saggio 11
Pi? generalmente di S. Campbell, Cosm? Tura and Court Cul Ames-Lewis (ed.), op. cit., p. 108. Quest'ultimo ? anche perfet
ture, in ibidem, p. 1-30. tamente certo ehe van der Weyden abbia effettivamente soggiornato

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25
presso Lionello d'Est?. Sempre nuovamente altri, come di recente S.
Rigoni, op. cit., p. 401-425.
lo mettono in dubbio. 26 C. De tedesco a Padova", Ras
Campbell (comunicazione orale) Fabriczy, "Un'opera di cesello
12 in M. Lucco,
SulTargomento si vedano
definitivi chiarimenti segna d'arte, V, 3, 1905.
27
Burg und ian Art for Italian Courts: Milan, Ferrara, Urbino, in The Age of G. Paccagnini, "Il Mantegna e la pl?stica delTItalia settentrio
van Eyck. The Mediterranean World and Early Netherlandish Painting nale", Bollettino d'arte, 46, 1961, p. 66.
New York 2002, p. 108-117. 28 come
1430-1530, Ugualmente visionaria, quella della "crisalide toscana",
13 come
Stefano delinea inoltre i tratti somatici dei suoi personaggi mi sembra del Paccagnini, per cui la formazione di Mante
Topinione
il tirolese Maestro del Cespo di Garofano anche noto come Nelkenmei gna sarebbe stata determinata, ibidem p. 81, dall'"orgoglio di conser
ster, molto probabilmente conosciuto nella Verona dell'epoca, in quanto vare aut?noma la natura della sua espressione, che gli impone di
sue opere locali a mia conoscenza si conservano a tutt'oggi nel Museo essere il solo maestro di se stesso".
di Castelvecchio. D'altronde "Questioni d'arte 29 as a Painter,
(G. Gerola, storiografiche R. Lightbown, Mantegna London 1986, p. 130.
Veronese" inMadonna Verona A. II, 1909, p. 151; e idem, "I pittori dal 30
Ibidem, p. 456.
di Garofano", 31 G. C.
Cespo ibidem, p. 173) nel 1434 Stefano risulta residente
Scaligero, Poemata, ediz. del 1591, I, p. 127. Giovanni
a Nonsberg, oggi Castel tra Trento e Bolzano. almeno ed. L. Michelini Roma
Brughiero, Oggi, Santi, Tocci, 1985, p. 670.
a partir? dal saggio di G. Fruet, "Stefano da Verona e Stefano di Francia", 32 Cfr. A. in relazione con
e scultori
Bertolotti, Figuli, fonditori la
Civilt? mantovana, V, 26,1971, p. 101, Stefano ? visto anche come figlio corte di Mantova, Milano 1890, p. 46.
del pittore Jean d'Arbois, alternativamente noto come Giovanni Arbosio. 33 corne al luogo citato, nota
Ugualmente riportato dal Bertolotti
Egli ? citato anche in una scheda di Stefano Davari in Archivio di Stato Citiamo inoltre Tepisodio forse pi? ambizioso della sua
precedente.
mantovano, nel 1394: "Mantue ad bancum paradisii [...] magister Zani carriera Tuso della scultura
implicante (un'impresa fallita): Mantegna
no francigena magister vitri specullarum sive fenestrarum suo nomine intorno al 1499 viene incaricato direttamente da Isabella d'Est? del
ac vice et nomine magister Steffani ex una parte et
pictoris francigene progetto per un gran monumento a Virgilio, per rimpiazzare quello che
magister Albertus pictor de Alamannia ex altera [...] promiserunt [...] in nel 1397 era stato distrutto da Carlo Malatesta. Pochi mesi la
dopo
suum amicabile compositorem de omnibus litibus". Sempre secondo stessa Isabella
si sarebbe disinteressata al progetto, forse proprio
Gerola, p. 165, lo stesso Pisanello avrebbe appreso da Stefano da Zevio
perch? troppo impegnata in numerosi altri. In ogni modo ci? che
elementi della propria arte: "questo potrebbe rivelare in Stefano, e quin ancora testimonia di questo ? il disegno a penna del monu
episodio
di negli eventuali immediati suoi maestri del Nord, l'origine di qualche mento, conservato al Louvre, e forse copia da precedente originale
particularit? delTarte pisanelliana". del Mantegna, almeno a giudicare dalla sua qualit?. Prescindendo
14
IIDe viris illustr?bus della Biblioth?que Nationale di Parigi, ms. dalla comunque, va detto che il progetto di monumento
quale, pre
lat 6069, eseguito per iCarrara. senta tutte
le caratteristiche di plasticit? e di lussureggiante panneg
15
Su di esse: K. Christiansen, La pittura a Venezia e in V?neto nel per una statua "all'antica" a tutto tondo, da porre
gio immaginabili
primo Quattrocento, in La pittura in Italia, Milano 1986, IIQuattrocento centralmente in spazio esattamente come il presunto futuro
aperto,
I, p. 141. La provenienza o la collocazione originaria di quest'opera monumento avrebbe dovuto essere.
sono 34 N.
ignote. Rasmo, Der Multscher-Altar in Sterzing, Bolzano 1963, p. 18.
16 35
Christiansen in Andrea cat. ed. J. Martineau,
Mantegna, by Deliberatamente, per una maggiore attendibilit? delle argo
Milano 1992, p. 104 (d'ora come Mantegna
in avanti citato ho evitato con altri scultori di area
17
1992). mentazioni, qui confronti tedeschi
La peinture m?di?vale ? Paris, Paris 1987, p. 339. lontana dal di conoscenze da parte del Mantegna
pi? Mantegna:
18
Degenhart-Schmitt 1990, II-7, Paris fol. 31 (p. 348). maturo di modelli di Nikolaus Gerhard, artista dal raggio d'azione pi?
19 cono
Tuttavia ? del tutto impossibile, alio stato attuale delle settentrionale, non abbiamo anche se ulteriori paralleli
prova alcuna,
scenze, ricostruire la composizione del cantiere di Palazzo Ducale, smi lo farebbero pensare.
almeno sulla base delle ricerche di W. Wolters, Scultura vene 36 U.
g?tica Schlegel, Italienische Skulpturen, Berlin 1989, figg. 8.
Venezia 1976. In tema di grafemi convenzionali del disegno del 37 E.
ziana, Theil, St. Sigmund im Pustertal, Bolzano 1971. Secondo
panneggio, anche il gesto, prediletto dai personaggi del Mantegna, di "IImaestro dell'altare non sembra essere stato tirolese:
quest'autore
mantenere la toga all'altezza della vita ? un leitmotiv della scultura si pensa che si fosse trasferito a Brunico dalla Carinzia o dalla Sti
egli
g?tica fin dalle sue origini francesi, che si pu? ritrovare di riflesso ad ria." Cfr. anche le figg. 161-162 in C. T. M?ller, Die mittelalterliche Pla
esempio anche nelle Virtu reggitorcia dell'arca di S. Eustorgio a Mila stik Tirols, Berlin 1935.
no, di Giovanni 38
di Balduccio (cfr. R. Bagnoli, S. Eustorgio, Milano 1961
Imago lignea, a c. di E. Castelnuovo, Trento 1989, p. 74, figg.
e U. Bicchi, "Sculture in?dite della chiesa di S. Eustorgio a Milano", 43 e 44. E anche J. Arzt a p. 196, da Vigo di Fassa. Ancora ibi
Harder,
?e//e arti, 1951, p. 55-59, figg. 24, 25). dem, a p. 79.
20 in cat. Mantegna 39
Christiansen 1992, p. 102: "St. Peter, where Purtroppo, per quanto riguarda Michael Erhart, ci troviamo di
the drapery clings to the underlying body like wet cloth". Lo stesso fronte a conoscenze lacunose e anzi al disinteresse
piuttosto quasi
- -
viene osservato naturalmente per ilSerafino, op. cit., cat. num. 6. completo della critica nei riguardi dei problemi dei suoi rapporti
21
per esempio che Rogier van der Weyden forniva La voce su di lui in Thieme-Becker
Sappiamo sovraregionali. (recente) (34, col.
modelli di scultura architettonica, se non altro capitelli: di sua mano ? ma per me
333-335) ignora totalmente possibili, innegabili, attivit? di
conservato uno schizzo accanto al corrispondente capitello marm? Erhart a sud del Brennero. Klocker ? anche autore dell'altare di S.
reo nei Mus?es Royaux di Bruxelles. Maria Assunta a Fiera di Primiero, con il Crocifisso, c. 1500. Nel
22
E. Rigoni, "Lo scultore Egidio da Wiener Neustadt a Padova", dell'altare la chiesa di St. Leonhard in Passeier Leo
1486, per (San
Atti e memorie della R. Accademia di Padova, 146, 1930, p. 414. nardo in Passiria): cfr. D. "Die
Sch?nherr, Kunstbestrebungen
23
Ibidem, p. 415. Erzherzogs Sigmund von Tirol, nach Urkunden und Akten des k.k.
24
"La basilica romanico-gotica di S. Giustina di Padova", Bollet Statthaltereiarchivs in Innsbruck", in Jahrbuch der kh. Slg. des ah.
tino del Museo c?vico di Padova, n. XXII, 1929, pp. I-340 e particolarm.
Kh., 1883, p. 182-213.
p. 149, paragr. "La statua di S. Giustina". 40
Imago lignea, op. cit., p. 78.

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