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Visioni padane La casa-museo di Ettore Guatelli: poetiche e politiche culturali delle

campagne parmensi nel tardo XX secolo


Author(s): Francesco Ronzon
Source: La Ricerca Folklorica, No. 39, Antropologia museale (Apr., 1999), pp. 69-83
Published by: Grafo Spa
Stable URL: https://www.jstor.org/stable/1479894
Accessed: 25-02-2023 19:51 UTC

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Visioni padane
VISIONI E GRAFFITI

La casa-museo di Ettore Guatelli:


poetiche e politiche culturali delle
campagne parmensi nel tardo XX secolo
Francesco Ronzon

"Al vilan laseghe i sanguinazi..". (D. Fo, Mistero Buffo) to" la cui presenza all'interno di una certa comunita entra a far
parte, in vario modo e attraverso differenti processi, delle mo-
"... quel caotico miscuglio, quella cosa formata di stracci e
dalita di costruzione di quest'ultima (e dei suoi stessi fruitori)
frammenti chiamata civilt'" (R.H. Lowie, Primitive Society).
e, quindi, del mutevole repertorio di opzioni e pratiche "cultu-
rali" presenti in un certo spazio-tempo: emozioni, cognizioni,
0. Introduzione costruzioni dell'identita, distinzione sociale, rappresentanza
pubblica, strategie politiche. Citando J.P. Sartre: un'opera le-
gata ad un "pubblico " e non solo ad un "ambiente". Collocata
Clio a Ozzano-Taro (Parma). Con un'efficace espressione
cioe al centro di una "relazione" e delle sue dinamiche di svi-
ii critico letterario F. Jameson riassume in poche parole la
luppo e non solo al termine di una catena causale che ha il suo
crescente perdita di autorevolezza della "voce" etnografica
effetto in ci6 che la precede e che la rende dopotutto superflua
evidenziatasi nel dibattito etno-antropologico internazionale
(Sartre 1976). Nel caso specifico una casa-museo dotata di
a partire dagli anni '60 (Jameson 1981:18):
un'efficaciapragmatica largamente basata sui molteplici e dif-
ferenti livelli di senso espressi includendo il proprio "referen-
"La grande massima di Croce per cui ogni storia e storia con-
te" al suo interno come "sub-testo"di un azione simbolica. E
temporanea non significa che ogni storia sia la nostra storia
dunque non come un passivo "riflesso "o riproduzione della
contemporanea..."
realta (interiore o esteriore), ma come costruzione pubblica di
questa e parte "attiva " rispetto ad essa. Un elemento operante
Si tratta di una "crepa" insinuatasi nelle pratiche di rappre-
dunque come parte di una "cultura " da intendere a sua volta
sentazione culturale contemporanee che chiama direttamente
non come un codice, un repertorio, o uno spazio astratto, im-
in causa non soltanto l"'altro" (parziale) dell'etnografia ma an-
mobile e "dis-incarnato" a cui gli attori sociali guarderebbero
che ii "se" (altrettanto parziale) della folkloristica. Cos'b perunagire (o da cui sarebbero agiti), ma come un qualcosa di
"contadino"? Che genere di mondo e (e stato) quello delle
"emergente", dal "di dentro" e attraverso le loro peculiari e
campagne italiane del '900? Cosa cambia quando il "telos"
mutevoli pratiche e interazioni sociali concrete (Boas 1938,
delle storie narrate a proposito delle "masse rurali" nazionali 1974, Clifford 1993,1997; Bateson 1976, 1991, 1997; Ortner
non piii la comunitha "locale", lo stato-nazione, la lotta del Rosaldo 1993). Oltre che un possibile modo di (ri)aprire
1984,
proletariato, il benessere della "modernith" capitalistica gli ma
occhi su di un capitolo "alternativo" degli oggetti artistici e
"qualcos'altro" (e questo qualcos'altro si presenta a sua volta
delle forme espressive contemporanee (troppo rapidamente
come internamente differenziato)? E, sopratutto, come queste
chiuso all'interno di cornici "pastorali o "rivoluzionarie" limi-
rappresentazioni agiscono sul mondo e sulle vite del loro pub-
tate nella loro mono-dimensionalita interpretativa), anche un
blico attuale? E proprio in relazione a questo panorama di crisi
modo dunque per riflettere sulle crisi, i passaggi ed i mutamen-
e diffidenza teorica diffusa che, in quanto segue, vorrei legge-
ti in atto nelle modalita di costruzione, rappresentazione, e uso
re la casa-museo di Ettore Guatelli a Ozzano-Taro come un ca-
pubblico delle memorie e delle identita culturali nell'Italia del
so particolare di poetica culturale'. Non solo cio& come un tardo XX secolo.
"oggetto" al centro di una fruizione a-storica come nelle lettu-
re "contemplative" divulgate tanto dagli "art worlds" tradizio-
nali che dalle varie museografie di indirizzo "naturalistico"1. Una questione "settentrionale"2
(Becker 1982; Bourdieu 1982; Karp, Lavine 1995; Karp, Krea-
mer, Lavine 1995). Ma anche e soprattutto come un "elemen- Ozzano-Taro e una frazione del comune di Collecchio (Par-

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ma). Un piccolo centro della bassa padana in cui campagna ex- Nel caso di Parma e della sua provincia, un passaggio espli-
mezzadrile, piccole industrie manifatturiere, aziende artigiana- catosi in particolare in una condizione "post-tradizionale" lo-
li, aggregati urbani e strade provinciali (battute incessantemen- calizzata in un area agricolo-industriale di tradizione mezza-
te da camion) scivolano gli uni dentro gli altri senza soluzione drile, attratta dai poli di Milano e dall'area industrializzata di
di continuita. Un "paesaggio" gia di per s6 indicativo della par- Bologna-Modena (ma dotata di una certa autonomia in quanto
ticolare storia "inscritta" nella casa-museo di Ettore Guatelli. 1E
interdipendente anche con sistemi extra-locali), e legata ad
sullo sfondo della "crisi" degli anni '50 e del relativo definiti- un'industria in gran parte a vocazione alimentare: da un lato le
vo passaggio della societa italiana da civilita agricolo-contadi- industrie di trasformazione del latte, del pomodoro e il salumi-
na a mondo urbano-industriale (e poi post-industriale) che que- ficio, e dall'altro le industrie manifatturiere legate alla produ-
sta trova infatti la propria localizzazione storica e, in un certo zione di macchine per l'industria alimentare e agricole. Il tutto
senso, le sue stesse condizioni di possibilita. Come fa notare A. articolato secondo un organigramma provinciale che a livello
Gaiani relativamente all'abbandono delle case e delle strutture sociale, stando alle statistiche del 1991, vede la compresenza
mezzadrili (Gaiani 1995:23): di: borghesia (proprietari fondiari, imprenditori, liberi profes-
sionisti, dirigenti: 9,2%), piccola borghesia urbana (artigiani,
"Da quando l'agricoltura e soggetta a forme di gestione di ti- commercianti: 20,2%), piccola borghesia rurale (coltivatori di-
po industriale, che hanno sovvertito completamente il rappor- retti, affittuari e mezzadri considerati come lavoratori autono-
to uomo-territorio, gli insediamenti rurali della regione mi: 5%), ceti medi impiegatizi (impiegati privati e pubblici, in-
Emilia-Romagna hanno perso in gran parte il loro significato
segnanti, militari: 25%), classe operaia (salariati agricoli, ope-
originario. Gli edifici rustici-stalle, fienili, pro-servizi, casel-
rai dell'industria e degli altri settori: 39,8%). Un quadro "loca-
le, barchesse ecc. vengono utilizzati per usi diversi da quelli
iniziali (deposito di macchine agricole, di prodotti, di attrez- le" caratterizzato peraltro da un'ampia mobilita interna provo-
zature varie ecc.) o lasciati anch'essi all'abbandono con le cata da forti passaggi inter-generazionali, dall'impatto sempre
stesse conseguenze delle abitazioni". piUi massiccio del "terziario" legato ai servizi per l'industria, e
infine dalla sempre piui diffusa presenza di flussi di persone ed
Un passaggio epocale che, a livello Emiliano3, dopo una informazioni provenienti in modo mutevole dal suo esterno
fase di esodo massiccio dalle campagne (e ancor piui dalle zo- (Adorno 1987, Cervetti 1980, Frey 1973, Mantilli-Moscatelli
ne montane appenniniche), di crisi demografica e invecchia- 1968, Minardi 1987, Predetti 1973, Tassinari 1997, Zamagni
mento della popolazione, di conversione, frammentazione e 1997, Zani 1973). A conti fatti, uno scenario individuante
urbanizzazione di molti suoli agrari, di intensa meccanizza- quindi la casa-museo di Ettore Guatelli all'intemo non tanto di
zione del lavoro agricolo e relativa introduzione di modelli di un "piccolo mondo": chiuso, limitato e ben definito4. Ma, al
agricoltura "part-time" si presenta come attualmente caratte- contrario, al centro di una ben piui ampia e composita "public
rizzato secondo un modello di economia "regionale", ad im- culture": l'eterogeneo ambiente di vita creato dall'emergente
presa "diffusa", composto da un sistema "flessibile" di pic- dis-giunzione e inter-azione di media, stili di vita, flussi di per-
cole e medie aziende riunite in "distretti industriali" alla base sone e capitale circolanti all'intemo e attraverso i confini na-
delle quali e individuabile un modello lavorativo in gran par- zionali del mondo contemporaneo (Appadurai, Beckenridge
te preparato da un lato dalle forme di famiglia allargata pre- 1988). Come cercher6 di far notare in quanto segue, e proprio
sente nei poderi del precedente assetto mezzadrile e dall' altro all'interno di questa esplosione del mondo rurale tradizionale e
dalle varie forme forme di "associativismo" le cui radici
profonda modificazione della societa italiana in generale che la
casa-museo di Ettore Guatelli si presenta come una "macchi-
affondano a loro volta nelle cooperative e nei "borghi" del
na" per la produzione di una "memoria" locale.
bracciantato locale ottocentesco (d'Attorre, Zamagni, 1992;
Bagnasco 1977; Fabiani 1986). Come riassume all'inizio de-
gli anni '80 G. Fua cercando di elaborare un ritratto di quella
2. Ettore
che e stata definita la "terza Italia" (Fua 1983:11-12):

"L'ambiente d'origine e quello tipico dell'Italia dei comuni, co-Ettore Guatelli, l'ideatore e realizzatore della casa-museo
si designata per contrapposizione ai territori dell'ex reame didiOzzano-Taro, e un anziano signore di settantasei anni che,
Napoli, Vanno subito indicati alcuni connotati di quest'ambien-dopo aver lasciato in giovane eta il lavoro nei campi per ra-
te. I1 territorio & fittamente costellato di citti piccole e medie.
gioni di salute, aver lavorato come radio-meccanico, essere
Sono centri ricchi di funzioni urbane... La campagna & servita passato attraverso l'avviamento scolastico a Parma, ha finito
da una fitta rete stradale... Prevale nell'agricoltura la piccola
per intraprendere a seguito dell'incontro con il poeta Attilio
azienda familiare (proprietaria, mezzadrile, affittuaria). La po-
Bertolucci la strada dell'insegnamento elementare e paralle-
polazione rurale 6 numerosa 6 ha intensi rapporti con la popola-
lamente, quella di collezionista di oggetti e di scrittore-narra-
zione urbana... B abbastanza comune il caso in cui il ruolo eco-
tore del mondo delle campagne parmensi.
nomico della famiglia non si restringe alle attivith di consumo,
ma investe anche quelo dela produzione... Vigono rapporti di Ad insistere con questa lettura centrata sull'autore i possi-
solidarieth nell'ambito della "famglia allargata" e del vicinato".
bile individuare almeno cinque passaggi biografici rilevanti

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un primo inquadramento della casa-museo (Clemente 1996)5. differenza rispetto alla propria comunith di provenienza, la
I genitori e l'ambiente di vita ruotante attorno al podere: da necessith di autodefinirsi. Dimensioni che in Ettore Guatelli
un lato il gusto per la narrazione del padre e della madre (lar- si legano a cib che egli stesso definisce come il proprio "es-
gamente partecipi in questo di quella tradizione di narrazione sereforesto" (cit. in Ronzon, 1996):
orale contadina come mezzo di trasmissione di saperi morali,
tecnici), e dall'altro i "saperi diffusi" circolanti nel mondo "Io parto, ormai sono un foresto... Poi c'6 la vecchia storia:
delle campagne locali (centrale in questo caso risulta soprat- ho tradito il mio mestiere e "non ho voglia di lavorare". E fra
tutto l'apporto dell'amico di famiglia Antonio Berth). Le let- questa gente non si vede di buon occhio chi non fatica come
ture effettuate nella prima fase di ricerca di autonomia intel- loro e di loro sta meglio, secondo loro".
lettuale: in particolare E. De Marchi (un manzoniano "mino-
re") e S. Smiles (il filosofo del "self-help" vittoriano). L'in- Alla "cattivafama" locale, ora in parte riveduta a seguito
contro con il "cenacolo" Bertolucci: il gruppo di amici intel- della notorieth acquisita (Guatelli 1996:229):
lettuali che, vivente Papa Guatelli frequenta la sua casa e lo
sollecita anche nelle prime scritture (lettera a Venerina, 9 giu- "Non avevo dignitha. Passavo con macchine piene di cianfru-
gno 1955). L'esperienza scolastica: che nel clima del '68 1f a saglie arrugginite e polverose con cariche altissime da far riz-
venire si incentra sulla "vita", la liberth di parlare il dialetto, zare i capelli anche a carabinieri e polizia stradale che finiva-
le pratiche concrete, la curiosith per le cose e la natura e sulla no per commuovesi e lasciarmi andare. Ma a passare in paese
mi vedevano tutti ed ero diventato una fola... han cominciato
volonth di dare una possibilith di riscatto ai bambini della
montagna e della campagna. Ed infine l'ultima presa di co- a chiamarmi al straser (lo "stracciaio")... Sono stato molto
scienza legata al piti recente dialogo con il mondo dei "me- tempo senza fermarmi in paese...".
dia", delle istituzioni provinciali, regionali e dell'Universith.
Una sequenza di "stazioni" creative che vengono a interseca- Ed al senso di colpa per il parziale distanziamento creato-
re anche tutta una serie di mutamenti dell'opera nel corso del si tra s6 ed il proprio mondo, ed in relazione al quale la casa-
suo divenire (oltre che dei rapporti intrattenuti con essa dallo museo si presenta anche come una parziale espiazione (Gua-
telli, Ronzon 1994):
stesso Ettore Guatelli). Confusa passione giovanile: legata
sia alla anomala carriera "intellettuale" intrapresa sia, in par-
"Vedi... Ho tradito la moglie con l'amante. Ma alla moglie so-
te, all' approvvigionamento di materiali da lavoro per il pode-
no rimasto fedele... E anche per loro che ho fatto queste cose".
re. Raccolta semi-professionale: legata al nascente mercato
dell'antiquariato, a cui fara seguito un rincaro dei prezzi de-
Dall'altro per la partecipazione a medesime esperienze
gli oggetti e la creazione di un regime di aiuto/concorrenza
con i vari cercatori d'usato e robivecchi locali. Strumento di- epocali: la comune presenza nel calderone di idee e movi-
menti di genti della seconda guerra mondiale (esperienza ri-
dattico per i bambini delle scuole elementari, delle colonie,
velatasi estremamente importante per la presa di coscienza
ed allo stesso tempo modalith di riconoscimento sociale del
della propria vocazione a causa degli incontri intellettuali re-
proprio mondo di provenienza. Ed infine attivita' culturale
si possibili dalla situazione di fluidith sociale creata dal con-
caratterizzata dal pieno riconoscimento pubblico in quanto
flitto in corso), I'appartenenza ad un epoca di passaggio del-
"bene culturale" con relativo ampliamento del circuito di ri-
la societh italiana da mondo contadino e civilt' industriale,
cezione e conferimento di parziali aiuti e sovvenzioni econo-
I'intersezione con il crescente interesse per il "mondo conta-
mici da parte delle istituzioni locali. Una biografia caratteriz-
dino" della cultura di "sinistra" italiana del dopo-guerra (la
zante dunque la casa-museo come un genere particolare di
nascita della museografia del mondo contadino, il pieno inse-
"outsider art": un'opera elaborata a livello "locale"; solo con
rimento universitario delle discipline demo-etno-antropolo-
un minimo debito nei confronti dei circuiti, dei mercati, delle
giche), fino alla recente riscoperta delle identith "locali" co-
istituzioni, e delle "grandi" correnti artistiche nazionali; frut-
me centri di produzione di soggettivita e aggregazione socia-
to di una esigenza espressiva profonda; esplicantesi in forme
le (dalle politiche "verdi" a quelle "leghiste").
idiosincratiche di estetizzazione di elementi quotidiani (og-
getti comuni, attrezzi da lavoro, ambienti di vita,...); ed ope-
3. L'"Opera"
rante a cavallo tra i differenti "mondi culturali" implicati nel-
la sua circolazione (Ardery 1997; Baron, Spitzer 1992; Fein-
tuch 1995; Lippard 1990; Owen-Jones 1987; Vlach e Bron- La casa-museo di Ettore Guatelli & localizzata all'interno
ner 1986). Accomunabile in questo all'opera di altri "artisti"del podere "Bella Foglia" a circa 15 Km da Parma. La si rag-
di provenienza contadina6 per almeno due importanti caratte- giunge al termine di una breve strada bianca alberata che si
ristiche. Da un lato per la partecipazione a medesime espe- imbocca da un lato della "statale" della Cisa a pochi centinaia
rienze esistenziali: l'essere a cavallo di "due mondi", il desi-
di metri dal centro di Ozzano-Taro. La proprieth nel suo in-
sieme 6 composta da una casa padronale del 1700, che ha su-
derio di "lasciare il proprio nome", la coscienza della propria

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bito all'inizio del secolo importanti modifiche all'impianto chiamante direttamente in causa la partecipazione e l'espe-
distributivo e all'aspetto formale e decorativo; un altro edifi- rienza del pubblico. Come a dire: non solo uno spazio testua-
cio nel quale sono accorpati, seppure con alcune incongruen- le e monologico ma anche teatrale e dialogico, includente la
ze rispetto al modello ricorrente nell'architettura rurale loca- dimensione "scenografica" all'interno e come parte di una
le, la stalla e il sovrastante fienile dalla muratura a "gelosia", piji generale "macchina comunicativa " costituita da numero-
la "porta morta" con doppio porticato, la casa contadina, il se "sotto-macchine" come la narrazione di storie, la raccolta
granaio e gli ambienti di servizio; e, infine, una residenza di schede e testimonianze orali e l'esecuzione di performan-
adiacente alla costruzione colonica realizzata all'inizio del ce espositive.
secolo. Anche se oggetti dispersi in modo caotico sono rinve-
nibili all'interno dell'intero complesso abitativo le aree mag-
4.1. I grafismi
giormente strutturate sono quelle localizzate nella casa colo-
nica e parzialmente nella abitazione di Ettore Guatelli. Alle Il carattere "ottico" e probabilmente la prima dimensione
esposizioni & assegnato un ampio atrio che costituisce in un
all'interno della quale viene a mostrarsi la casa-museo di Oz-
certo senso l'ingresso generale, collegato al piano superiore zano-Taro. Una dimensione stimolata da Ettore Guatelli per
mediante una scala. Al primo piano sono ubicati la maggior mezzo di grafismi e scritture parietali basate sulla combina-
parte degli spazi allestiti: la "camera dei giocattoli", il "salo-
zione di oggetti provenienti dal mondo delle campagne par-
ne principale", la "camera dell'iconografia o delle scimmie", mensi (ma non solo) usati in veste di segni grafici elementa-
la "camera della cucina". Nell'abitazione, al primo piano,ri:sichiodi, scarpe, tenaglie, martelli, recipienti, calzoni, col-
trovano invece la "camera dei libri", "delle valigie" (purtrop-
telli, vecchi libri, ferri chirurgici, torni, strumenti musicali,
po recentemente bruciata con il suo contenuto di oggetti,ecc. dia-ecc. Dal punto di vista della loro "quantita", degli ogget-
ri, schede e trascrizioni), "dei vetri o della zia" e altri am-
ti esemplificativi in "se stessi" del peso sociale e della diffu-
bienti a uso privato della famiglia. 11 fienile sopra la stalla
sionee' quotidiana di questi ultimi (Cirese et al. 1987). Dal pun-
utilizzato a magazzino per mobili e carriaggi. Salendo le sca-to di vista della loro "messa in forma", degli oggetti invece la
le della torretta, che fa parte dell'abitazione, si raggiunge in-
cui ripetizione in base a poli-ritmie e micro-variazioni espo-
fine il secondo piano e gli ultimi piani organizzati: la "came-
sitive viene ad articolare una serie di esperienze percettive
ra delle scatole", "delle porcellane", "degli orologi"7. complesse le cui origini, come si pub estrapolare dagli scritti
e dai racconti di Ettore Guatelli, sono individuabili in un "in-
conscio ottico""'' fortemente legato al mondo, al paesaggio e
4. Estetiche
agli ambienti di vita caratterizzanti l'esperienza contadina
del loro autore. Dagli affollati "paesaggi visivi" dei magazzi-
"Esporre le parole e scrivere gli oggetti" 9 il principio ni,
di dei depositi, e delle stalle comuni in ogni abitazione con-
articolazione generale dell'opera. Dal punto di vista dei crite-
tadina o bottega artigiana tradizionale (particolare ovvio ma
ri di strutturazione del mezzo comunicativo, un caso partico- non al punto da risultare banale). Passando per il mondo de-
lare dunque di "mixed media": un "assemblaggio" in formagli di attrezzi e delle "forme" legate al lavoro, e dunque la pros-
casa contadina costituito in egual misura di oggetti, raccontisimita ad essi e l'esplicito valore sociale attributo alla perizia
trascritti e performance narrative del suo ideatore. Esito di d'uso
un e di realizzazione (Guatelli 1996:245):
elaborato "sapere pratico" relativo alle possibili strategie di
trasmissione dell'esperienza e della conoscenza8 esplicantesi"Era tanto il tempo che avevamo, diceva il vecchio Del Bono,
in quella che potremmo definire una peculiare forma di arte che ci divertivamo a far belle delle cose che non valevano una
della memoria9 contemporanea: una tecnica per fissare i "ri-cicca. Come ornare carri di intagli non richiesti, anche a far
cordi" attraverso l'impressione di tratti, luoghi ed immagini vedere a noi e agli altri che si era capaci, e di che cosa si era ca-
paci: tutto 11".
all'interno di un insieme di posizioni spaziali o in genere ar-
chitettoniche (Rossi 1983, Yates 1985). Nel caso specifico:
Per finire con i "prodotti" realizzati grazie al loro uso
una elaborata struttura oggettuale-espositiva all'interno della
quale Ettore Guatelli si muove sia corporeamente che narra-(Guatelli 1996:78):
tivamente per costruire i propri racconti. Traendo di volta in
"Come contadini, i miei erano artisti. Facevano i lavori cosi be-
volta dagli oggetti e dai grafismi espositivi le "memorie" che
ne, che i campi parevano "pettinati"... gli errori, guastavano le
ad essi sono legate in relazione alle particolari interazioni po-
file dritte di grano nascente, e ti facevano "perdere l'onore"... I
ste in atto dal proprio rapporto con i visitatori'0. E producen-
campi davano sulla strada e sembravano 11 a dire:
do, proprio grazie a questa interazione, un'opera legata quin-"Guardatemi". E dal paese venivano a vedere, dalla strada, ... e
di ad una dimensione non solo "scenografica", come orga- a verificare se anche quest'anno i Guatelli ci avessero preso"
nizzazione e dislocazione dell'informazione nello spazio
espositivo (Clemente 1997), ma anche "performativa ", comeUn'estetica esplicantesi in un'opera di tipo fortemente "or-
namentale": basata sulla dimensione "elementare" della vita
dispositivo dotato ciod di una propria dimensione interattiva

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delle forme nello spazio e indirizzata alla cattura dell'attenzio- per se stessi (come nelle museografie idealiste dei musei
ne dell'osservatore per mezzo della loro "bellezza" come ef- d'arte tradizionali), in quanto costruzione di quadri d'am-
fetto di ridondanza formale (Focillon 1990, Gehelen 1980). biente dotati di effetto realistico (come nei musei etnografici
Caratteristica quest'ultima fondamentale, come fa notare Etto- di tradizione naturalista), e infine in quanto articolazione di
re Guatelli stesso, per attirare l'attenzione su oggetti "umili" oggetti all'interno di un metalinguaggio teorico (come nei
come quelli legati alla vita quotidiana (Guatelli 1984): musei di orientamento razionalista). Dei grafismi oggettuali,
inoltre, la cui crescita ed estensione ha finito col tempo per
"Come si fa a rendere "vera" un' esposizione, a chiederle di es- inglobare la totalith della casa fino a farne un oggetto essa
sere documento anche crudo, anzi, nudo e crudo, e nel mede- stessa (neutralizzando ogni separazione tra oggetti, spazi
simo tempo non creare ripulsa, voglia di scappare fuori subi-
espositivi e luoghi di vita quotidiana oltre che, per quanto in
to, se non con un tocco di poesia?... Ecco quindi la necessitha
di "mettere bene"... Se le cose umili, ma fondamentali, non si
modo piji sfumato, l'esistenza stesa del curatore). Creando
mettono bene, da attrarre per la composizione che formano, cosi un "oggetto" stratificato e articolato in ambienti com-
per la bacheca, il disegno entro cui sono disposte, non solo plessi: rustici annessi ancora in uso, locali e soffitte usati co-
possono infastidire, ma non si guarderebbero, non ci "sareb- me magazzini ma impenetrabili per la massa di oggetti acca-
bero" e non farebbero riflettere". tastati, cassetti e armadi della casa abitata che nascondono le
cose di maggior interesse, sale allestite dall'autore per temi
E la "figura" delle esposizioni, intesa come "tema struttu- generali. Una densith espositiva in relazione alla quale il visi-
rale", a lavorare in questo senso come un effetto di fondazio-tatore non pu6 che operare una fruizione discontinua, sogget-
ne "anabolica" (creazione di pattern di forze percettive ge- ta ai variabili gradi di ordine, fruibilith e dislocazione dei va-
staltiche) in grado di attirare l'attenzione dell'occhio del visi- ri ambienti. Sia a livello di "grafismi" sia a livello di struttu-
tatore. "Occhio" che i grafismi oggettuali di Ettore Guatellira generale della casa- museo, una rottura della "positivita"
cercano di mantenere in costante tensione grazie allo scarto dello spazio espositivo con la quale l'osservatore e invitato a
sistematico delle configurazioni oggettuali sia dall'estremo pensare dunque nei termini di uno "spazio altro" da quello in
della "quiete" come totale prevedibilita' da "ipersemplifica- cui si trova: oltre l'oggetto materiale che ne viene a rappre-
zione", sia del "movimento" come radicale disordine da sentare soltanto il "margine esterno". Come una grande "ico-
"massima complessith" (Arnheim 1971:73). Un equilibriona" del mondo delle campagne parmensi: il cui "prototipo" 6
ottenuto sfruttando effetti percettivi legati a loro volta a dif-nell'"immagine" non in modo "immediato"(o supposto tale),
ferenti modalith allestitive. Ad esempio: attraverso una effetto di identith o rispecchiamento ingenuo,
ma solo indirettamente, attraverso il suo "riflesso ideale"
- L'uso di un unico elemento modulare nella composizione(Lotman 1992). Grazie cioe alla mediazione tra "visibilith"
della configurazione ed il suo micro-variare nella ripetizionedegli oggetti ed "invisibilith" del loro contesto di provenien-

seriale,per
conesempio
ii relativo za effettuata sull'"altro" piano dei racconti e delle perfor-
notare nel effetto di mobilita,
"rosone deglli interna:
scalpelli"; come si pu6
nell'"angolo
delle tenaglie", o nella "finestra dei chiodi". mance posti in atto da Ettore Guatelli nel corso della visita.
- La messa in tensione interna della serialitha configurativa at-
traverso la contrapposizione fra una struttura "apparente" e 4.2. Le parole
una "reale" utilizzante i medesimi elementi e ritmi ma con dif-
ferenti fasi e orientamenti (effetto di "Moire"): come si pu6 "Fare libri": sia con le proprie parole sia con quelle dei
notare nella "parete delle accette", in quella "dei martelli" opropri amici, compagni e compaesani, e la modalith scelta da
nella "porta delle roncole".
Ettore Guatelli per "far venire fuori l'uomo" dagli oggetti. Un
- Il caso estremo del "groviglio" formale e cromatico della
canale comunicativo leggibile allo stesso tempo come piii po-
"camera
me dei giocattoli",
e dei colori, dove
liberati nel la gratuith
mondo dei giochie infantili
la fluidita,
dal delle
loro for- vero e piii ricco di quello "oggettuale". Piu povero in quanto
conservazione puramente immaginaria dell'oggetto, priva
compito tecnico-funzionale, prende il posto della serialita, e dunque della sua concretezza fisica e materiale. Pit ricco in-
modularita, geometrica delle altre stanze.
vece in quanto in grado di restituire alle "cose defunte" un
Un affollamento di linee e volumi che si inseguono tra lo- contesto che faccia capire oltre alla "pura" presenza del pas-
ro e si richiamano attraverso le varie sale generando un oscil- sato oggettificato anche i rapporti degli uomini con quest'ul-
lazione tra possibilith di sintesi e smarrimento nella diversith timo, con la memoria e con le cose come veicolo di memoria
visuale il cui esito finale 6 la creazione di uno spazio globale (Orlando e Pavone 1995). Ad una prima analisi la dimensio-
istoriato da "figure metamorfiche": all'incrocio tra singola- ne "affabulatoria" dell'opera si presenta legata alla formazio-
rith degli oggetti e configurazioni strutturali. Tali da creare ne linguistica del suo autore: avvenuta in un ambiente a meth
con la loro chiusura, opacith e anti-realismo, una vera e pro- strada tra l'"oralith mista" della giovinezza e 1' "oralith secon-
pria rottura delle usuali modalith d'esposizione "culturale" daria" successiva all'incontro con il mondo cittadino par-
come "specchio della natura". E questo nei tre sensi possibili mense, e marcata quindi da una forte presenza di paratassi, ri-
del termine: in quanto esibizione di singoli oggetti che stanno dondanza, agonismo e situazionalitl'2. Al di la delle sue ca-

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ratteristiche piui strettamente formali & da notare inoltre come livello narrativo ha luogo attraverso una scomposizione del
anche in questo caso si tratti di un elaborazione strettamente raccontare in una serie di "petit recits". A ben vedere, infatti,
connessa all'attivith del collezionare: parlare con le "voci" Ettore Guatelli non si trova quasi mai a presentare le proprie
della comunitc cosi come prima si trattava di costruire figure serie narrative nella forma di un unico racconto chiaro e con-
con i suoi oggetti. Un operare legato si potrebbe dire a un im- cluso ma piuttosto di un continuo processo di ri-distribuzione
plicito riconoscimento di quello che M. Bachtin chiamerebbe "locale" delle successioni. Con l'esito di rendere estrema-
l'"eterologia" e "dialogitha" costitutiva di ogni oggetto di di- mente difficile individuare, al di la di alcuni percorsi resi al
scorso sociale: il carattere pubblico, interazionale, e relazio- tamente probabili dall'importanza o dalla consuetudine, qua-
nale (e dunque non "privato") dei vari generi di discorsivita' li associazioni tra oggetti, narrazioni e spazi espositivi le in-
circolanti all'interno di una certa comunitha (Bachtin 1979). terazioni con i visitatori verranno ad attivare. Un'"arte della
Di qui l'esposizione di storie "a piui voci", realizzate a partire
memoria" che, considerato anche il sempre possibile affiora
da una collezione di testimonianze "montate" e re-introdotte re di nuovi elementi apportati dal pubblico, si pone quindi
nei propri racconti con differenti gradi di cucitura e presenzanon tanto come il luogo di una risposta definitiva del sens
autoriale: dall'esibizione della scheda pura e semplice, pas- del passato, della storia e dell'identita culturale del mondo
sando per la citazione in stile indiretto libero, fino alla loro delle campagne parmensi, quanto piuttosto come l'occasion
mimesi appropriativa all'interno della propria singola voce per un'esplorazione continua delle sue stratificazioni (se non
narrativa, secondo un uso caratteristico della tradizione nar-addirittura come l'effetto non pensato di un personale gest
rativa orale (Kilito 1988)'". Un racconto collettivo tale dun- di formazione di se). Ci6 appare anche dalle modalitha narra
que da rendere i grafismi oggettuali istorianti le pareti deltive prescelte. Per quanto, infatti, l'"io narrativo" dei raccon
museo una "pagina scenografica" sulla quale far venire alla ti di Ettore Guatelli sia continuamente presente, questo si po
ribalta un intero caleidoscopio di mondi narrativi. Con gli og-ne allo stesso tempo anche come uno spazio di "chiaro-scu-
getti al centro di un gesto quasi fenomenologico di indagine ro" osservativo: da un lato attraverso l'uso della prima perso-
delle molteplici dimensioni di significato costituenti la lorona esistenziale e partecipativa delle storie di vita (sia singola
peculiare "presenza" nel "mondo della vita" dei propri com-re che plurale, se parte di un movimento di genti nel loro agir
paesani. Uno sfondo legato quindi non solo ai saperi tecnici e intenzionare storico), e dall' altro della terza persona propri
incarnati negli oggetti, ma all'intera collezione di eventi, ri-delle etnografie con il loro effetto di estraneazione, di "sguar-
cordi ed emozioni nella cui sfera questi erano inseriti e nellado da lontano", di distanza emotiva. Due registri narrativi a
quale si presentavano come significativi. Degli scenari costi- cui compresenza crea una condizione di non completa pie-
tuiti dalla presenza di tropi ricorrenti. Come quelli del corponezza e coincidenza dell'"io narrante" con se stesso, che si ri
(e delle sue esigenze), delle emozioni (e della loro pervasi-flette nella particolare elaborazione del proprio raccontare
vita'), delle relazioni personali e sociali (e della loro difficileCaratterizzato dalla presenza di piii punti di vista interni ed
governabilitha). Da episodi indicativi del carattere profonda-esterni al testo, dalla rottura della linearita temporale attra
mente ambivalente dell'esperienza umana. Di lavoro duro, di verso l'uso del "time-shift" (compresenza di tempi) con il suo
poverth, ma anche di piccole gioie, grandi scoperte e felicithaeffetto di mantenimento dell'apertura dello spessore tempo
quotidiane. Di lotte e conflitti col padrone e di chiusura al rale, dalla riduzione dello spazio della "fabula" e relativ
mondo cittadino ma anche di relazioni umane trasversali aglicomplicazione di quella dell'"intreccio", dalla particellarita
steccati sociali e di contatti ricercati con la modernitha urbana.degli eventi e relativa segmentazione testuale attraverso di-
Di sensi di inferioritha per la propria condizione culturale magressioni espositive, da inserti discorsivi ed intermezzi. Con
anche di orgoglio per la propria tradizione. Da ritratti di fi-siderata nella sua globalita, una condizione di generale flessi
gure e personaggi "locali" rivelanti delle campagne popolatebilita dell'enunciazione, tale dunque da creare un corpus te
da un umanitha composita ed eterogenea. Un reticolo socio-stuale e narrativo presentante al suo interno larghe variazion
culturale complesso, caratterizzato da gradi e modalitha diffe-sia formali che contenutistiche: aneddoti e racconti brevi,
renti di coinvolgimento e prossimita reciproca (di cui peraltrolunghe digressioni prosastiche alternate a rapidi spunti poeti
nessuno dei partecipanti sembra possedere la chiave di lettu-ci, compresenza di italiano e dialetto, passaggi da discorsivit
ra definitiva): poeti, baristi, ferrovieri, scimmiari, impiegatisaggistiche e documentarie a discorsivita figurate e collo-
comunali, insegnanti elementari. E poi ancora: casari, operai,quiali. Come se anche il linguaggio e i mondi in esso presen-
arrotini, pediatri, boscaioli, meccanici, carabinieri, e infineti fossero, analogamente agli oggetti, un "qualcosa" da colle-
(dunque non solo) contadini. Una "storia" (plurale) presen- zionare nella globalita delle loro particolarita.
tante un chiasmo di personaggi individuali e sfondi storico-
sociali il cui effetto finale, simile a quello gia incontrato nel4.3. La performance
rapporto tra singoli oggetti e configurazioni parietali, 6 la
creazione di un ponte tra particolarith della vita "locale", con- Oltre alla dimensione ottica e linguistica i possibile infine
figurazioni "sociali", e generalith dell'esperienza umana. Unindividuare nell'opera di Ettore Guatelli la presenza e l'uti-
utile ed implicita mediazione ermeneutica il cui declinarsi alizzo di almeno un'altra importante dimensione comunicati

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va: la performance. Una dimensione largamente intersenso- tore Guatelli implica, in questo senso, anche la possibilith d
riale e sinestetica in relazione alla quale l'opera non "rappre- un'uscita dell'opera stessa dalla propria "cornice". Di una re
senta" piui una "tranche de vie", ma e essa stessa una "tranche lazione non esclusivamente "contemplativa" tra opera e frui
de vie": caratterizzata dalla "partecipazione pubblica", dalla tore, ma anche di una loro compenetrazione all'interno di u
"provvisorieta dell'atto", e dalla "teatralita" come "scrittura progetto comune. Come parte integrante di un'impresa socia
del corpo che inserisce la voce, portatrice del linguaggio, in le condivisa da una certa comunitha di persone: chi vi e rap
un grafismo tracciato dalla presenza di un essere umano nel- presentato, chi partecipa alla messa in scena della rappresen
la pienezza di ci6 che lo fa tale" (Barilli 1989, Sayre 1989, tazione, chi di questa rappresentazione ne usufruisce, e infin
Zumthor 1984). Una presenza della dimensione pragmatica chi intorno a questa rappresentazione si sente in dovere di ri
dell'enunciazione vicina, nel caso specifico, da un lato alla flettere, di preservare, di divulgare (forse siamo tutti gih
"cerimonialit'" tipica dell'ospitaliti quotidiana (con relativa esposti alle pareti della casa-museo di Ettore Guatelli senza
sottolineatura del momento "conviviale") e, dall'altro, alla essercene accorti).
relazione "pedagogica" tra alunno e maestro (e connessa fi-
nalith formativa). Ed il cui svolgimento temporale si struttu-
5. Ermeneutiche folkloriche
ra in una sequenza di interazioni comunicative leggibili a lo-
ro volta come un lento percorso di iniziazione e di cambia-
mento di stato del visitatore, coinvolto alternativamente nel- Che genere di "mondo" e quello costruito dalla casa-museo
le vesti di "scolaro" venuto ad apprendere nuove conoscenze, di Ettore Guatelli? Come gia accennato e possibile individuare
di "dialogante" col quale condividere del tempo e di "esper- a questo proposito almeno due possibili dimensioni di indagi-
ne. Da un lato considerando la casa-museo come un "esempio"
to" dal quale attendersi, a propria volta, ulteriori racconti e
pubblico: per il quale l'atto del costruire passa attraverso il sen-
informazioni riguardo agli oggetti esposti. Da questo punto di
so che essa e capace di trasmettere. Dall'altro come parte di
vista quasi un "rito di passaggio" sviluppantesi nelle sue tre
classiche fasi (Van Gennep 1981): una "pragmatica" culturale: per la quale la dimensione "co-
struttiva" dell'opera e legata invece alla sua partecipazione e
- Preliminare (di separazione): legata in gran parte all'incon- inclusione nelle pratiche di vita del suoi fruitori. Due piani la
tro iniziale con Ettore Guatelli. Un incontro nel quale prevale cui intersezione permette di leggere l'opera di Ettore Guatelli
in genere l'impatto con la casa (i suoi odori, i suoi spazi, i suoi come una sorta di grande "affresco" (da rasoterra) della cam-
allestimenti), la presentazione agli altri membri della famiglia pagna parmense funzionante come una"macchina" ed una tec-
o amici presenti, e i primi scambi di battute orientati da Ettore nologia sociale produttrice di una certa "memoria locale". Di
Guatelli allo studio del visitatore e alla comprensione delle un'identith culturale che, in termini molto generali, potremmo
sue disposizioni (in modo da trovare i criteri di accesso al suo
definire un 'folklore degli altri ": uno dei vari, peculiari e dif-
mondo)
ferenti modi con cui i membri di una certa comunita osservano

- Liminale (di margine): consistente nel reale momento di dia- riflessivamente il proprio mondo costruendone delle rappre-
logo e contatto. Fase nella quale l'interazione tra E.Guatelli e sentazioni pubbliche da fruire in vario modo (spesso in con-
il visitatore si sviluppa attraverso lo scambio reciproco di correnza ed alternativa rispetto a quelle elaborate da storici, so-
informazioni e di giudizi sugli argomenti emergenti nel corso ciologi, etnografi e folkloristi)'4.
della conversazione. Uno spazio fortemente relazionale carat-
terizzato dalla comparazione tra i racconti di Ettore Guatelli e
5.1. Collage (e metamorfosi)
ii visitatore in quanto ente morale dotato di un proprio mondo
di esperienze socio-culturali. Chiamato a partecipare, attra-
Al centro della tropologia costituente l'ossatura retorica
verso la formulazione di un proprio giudizio etico, a ci6 che
viene illustrato seguendo il filo conduttore degli oggetti. delle "campagne parmensi" messe in scena da Ettore Guatel-
li vi sono innanzitutto gli oggetti. Un elemento che rimanda,
- Post-liminale (di integrazione): caratterizzata dal pieno inse- nel corso della narrazione, a due ulteriori dimensioni. Da un
rimento del visitatore nel "circolo" informale dei frequentato- lato ad una costante presenza del "corporeo ", delle condizio-
ri abituali della casa-museo. Passaggio che finisce spesso per ni "materiche" dell'esistenza. Al contatto con una "natura"
rendere il visitatore stesso un vero e proprio "collaboratore
antropizzata ma pur sempre esperita attraverso un interazione
esterno" all'opera: racoglitore di oggetti e testimonianze, di-
"diretta": dall'urto fisico del lavoro nei campi, all'implica-
vulgatore dell'esistenza del museo e dei "mondi" in esso con-
zione nel mondo degli animali del podere, fino alla parteci-
tenuti, valorizzatore sociale e culturale delle sue esposizioni,
ecc... Parte di un circuito di costruzione di socievolezza e pazione personale nei processi lavorativi del cibo (poi man-
amorevolezza nei confronti di quell'agire umano esibito giato),e o degli oggetti (poi usati). E dall'altro al peculiare va-
messo in scena da Ettore Guatelli nelle sue esposizioni. lore sociale del "saperfare". Portato di un mondo fortemen-
te connesso col lavoro e con la "durezza" del vivere quotidia-
Come nella celebre mappa 1:1 di J.L. Borges & in relazio- no in condizioni di auto-sussistenza: dall'abilth nel costruire
ne al suo carattere di "performance" che la casa-museoun di rasoio
Et- ben affilato, alla perizia nel rinsaldare i piatti di ce-

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ramica rotti, fino alla capacita di manovrare con competenza (Minguet 1981). Una condizione che negli oggetti esposti &
una falce (evitando di rovinarne la lama ed economizzando l'usura dei tessuti dei vestiti, la deformazione delle superfici
fatica). A questa prima sfaccettata dimensione si lega anche di legno e metallo degli attrezzi usati per il lavoro nei campi,
la scelta (quasi inevitabile) della anomala forma espressiva di la modificazione delle forme degli utensili a causa dell'im-
riferimento: il museo. Un'opzione che, al di la1 del suo carat- piego. E, nei racconti trascritti e documentati nei suoi archi-
tere pragmatico, implica fin dall'inizio anche una ben precisa vi (i cassetti di casa), I l'uso dell'imperfetto come tempo
poetica relativa al ruolo ricoperto dalla propria opera nei con- della memoria e della riflessione sul progettarsi, costruirsi e
fronti della comunita con la quale questa si pone in dialogo: modificarsi inarrestabile della propria vita. Citando G. Sim-
la collezione come cifra dell'intero progetto (e non la crea- mel: delle "opere" nelle quali "passato e presente, scopo e
zione). Da intendere dunque non solo come custodia e rac- accidente, natura e spirito risolvono la tensione delle loro
colta amatoriale di oggetti ma anche e sopratutto come dispo- opposizioni o meglio, la conservano conducendola per6
sizione profonda verso l"'eccezionalita delle cose ovvie" ed all'unita di un immagine esterna" (Simmel 1981). Un"'im-
il loro valore di testimonianza di una comunita umana. Per magine esterna" nella quale si palesa peraltro anche il senso
quanto si tratti di un operare estremamente personale l'"ori- della "creativit&h": della caducita dell"'antico" come condi-
gine" della casa-museo non e mai presentata infatti da Ettore zione di possibilita' per la produzione del "nuovo" attraverso
Guatelli come frutto di un proprio singolo atto creativo origi- l'apertura e l' impressionabilita delle cose e delle memorie di
nale, ma sempre come un gesto di creazione seconda, l'effet- fronte all'incontrarsi di correnti e tensioni differenti. Di qui:
to di un lavorio esercitato a partire da un "gia dato" ricevuto elmetti militari riadattati come pentole, scarpe risuolate con
in eredita dal proprio mondo di provenienza inteso come luo- vecchie lattine, toppe multicolore prelevate da vestiti diffe-
go primario di produzione di materiali, senso e forme. Da sal- renti e sovrapposte sul medesimo paio di pantaloni da lavo-
vare nella globalita degli elementi che lo compongono in ro. E anche: ricordi del passato riutilizzati per pensare e dar
quanto depostari di una eredith culturale "diffusa ". Localiz- senso al presente, ed eventi del presente che si inseriscono
zata non come nella cultura d'"elite" ufficiale, in poche ope- nei ricordi del passato cambiandone il senso e la prospettiva.
re esemplari inserite all'interno di un canone ben definito Un generale processo di "ibridazione " che trova la sua
(anche se spesso oggetto di contestazione), ma dispersa espressione esemplare in quegli oggetti che Ettore Guatelli
all'interno delle molteplici "opere" componenti la vita quoti- definisce "aborti fantasiosi": opere e strumenti sfuggiti di
diana delle persone che si sono trovate ad abitarlo. Dal "bas- mano ai loro creatori e agli usuali canoni e regole di produ-
so ": una rivalutazione di ci6 che in una prospettiva di "gran- zione per limiti materiali, imperizia tecnica, eccesso di spe-
de esposizione" si configurerebbe in modo residuale come rimentazione. Esito non evitabile della condizione di parzia-
"piccolo", "umile", "minore", "deperibile", "consumabile" le cecita propria di ogni pratica umana, per la quale l'"idea-
di fronte all'unicita' ed a-storicita delle "grandi" opere (o, me- le" e il "progetto assoluto" devono necessariamente fare i
glio, della loro costruita rarita e durata). Con le parole di Et- conti con i vincoli dell'opacita materica, storica, corporea e
tore Guatelli stesso (Guatelli 1996:226) culturale. Una condizione chiaramente visibile peraltro nel-
la medesima casa-museo: essa stessa un "oggetto" analogo a
"Come se per rappresentare l'umanitha si facesse una "galeria" quelli contenuti al proprio interno. Un opera che si "sposta"
di soli esseri scelti, belli" col tempo pur trattenendo all'interno dei suoi allestimenti le
"tracce" delle sue posizioni precedenti. Come il frutto sem-
0, ancora (Guatelli 1985) pre parziale e contingente di un sedimentarsi di eta, progetti
e caratteristiche espositivo-narrative passati ma in vario mo-
"Ognuna di queste creature di legno, di ferro, di zinco, si pun- do co-presenti e sovrapposti tra loro. A livello di epoche pro-
tella reciprocamente: formano un mondo... Cosi b la vita. Non gettuali: passione giovanile, investimento sul mercato
e mai stata la cima, e la base che regge il tutto".
dell'artigianato, uso didattico, espressione artistica. Di crite-
ri di inclusione: il "parmense", il "regionale", il contadino, il
Un'opera fondata su di una collezione di "voci" e oggetti
quotidiano "tout court". E, infine, di opzioni espositive:
comuni che, proprio nella loro contingenza e quotidianiti, ri-
mandano al carattere storico della loro condizione "umana": unitar tematica, ricerca estetica, economia del lavoro, otti-
mizzazione dello spazio, utilita pratica, finalita didattiche,
mutevole, deperibile, passeggera. Di contro alle poetiche
circostanzialiti. A cercare un "cappello ermeneutico" rias-
"classiche", per le quali la riuscita dell'opera implica sempre
suntivo si potrebbe dire che la casa-museo di Ettore Guatelli
la perfezione, la compiutezza, la "buona forma" e la "strut-
si presenta come l'espressione di un etica e di unafilosofia
tura" come tutto costituito da fenomeni solidali tra loro, la
delle discariche (Guatelli 1996:213):
casa-museo di Ozzano-Taro si caratterizza invece proprio
per un costante rimando all'incompiuto, al non-finito, al re-"Ai contadini... fa caso ogni cosa. Abituati da sempre a farsi
sistere sempre e solo parziale e "digradante" delle opere tutto da soli, san ricavare attrezzi fantasiosi da cose e fram-
umane, alla loro condizione di "traccia" semi-cancellata menti che "possono sempre venir buoni".

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in una certa area, lasciato a disposizione di coloro che si trova-


Un'esperienza
mandante in questosociale
ad unadipratica
poverta,
e ad euna
di visione
scarsita,
deldimon-
beni ri- no a transitare nelle sue vicinanze come loro testimonianza.
do basata sull'esistenza di cicli di "metamorfosi": d'uso, de- Con una bella espressione di S. Folchi relativa ai musei etno-
cadenza, ri-uso, e cosi via (fino ad esaurimento...). Ogni antropologici in generale (costruita su di una parafrasi da
"tratto" culturale ha piui di una vita. Il caratteristico effetto di G. Bateson): una "spazzatura che connette " in grado di media-

gioco
mitate""a(limiti
somma zero" proprio
quantitativi) e taledegli ambiti
solo alla fineadelle
"disponibilita.
molte- li- re e legare
(Folchi 1992).tra
Unaloro differenti
"memoria" comunita,
articolata ed esperienze
in particolare in for-culturali
plici metamorfosi a cui un certo elemento pu6 essere sottopo- ma "pubblica": per mezzo di "tracce" localizzate 'esterior-
sto (passaggi qualitativi)'5. Un ciclo in relazione al quale mente", parte di una comunicazione largamente socializzata, e
l'operare di Ettore Guatelli si inserisce probabilmente come costantemente fruibile da parte degli interessati (Hassan 1997,
l'ultimo dei passaggi possibili: il salvataggio "artistico" degli Siran 1993). Esprimente un certo "senso del luogo": 1'"inscri-
oggetti e delle memorie ad essi legate. Un gesto di deviazio- zione" di certe forme di vita all'interno di un particolare "pae-
ne di questi ultimi dal loro altrimenti naturale destino di ca-
duta, abbandono e crescente entropia sociale in direzione di saggio morale"
munitari) produttore
e di risorse di da
strategiche identita, collettive
giocare nel (e vissuti
confronto cen- co-
tro/periferia (Hirsch, O' Hanlon 1995). Ed articolata in forma
uno spazio "altro" in grado di restituirli - alla stregua di un
"mondo alla rovescia" nel quale e proprio ci6 che non serve di "palinsesto ": un copione-base passibile di in-scrizioni e so-
pid a nulla a essere massimamente importante - come porta- vra-incisioni da parte dei sui stessi frequentatori (a loro volta
tori di un uso e di un contenuto ancora socializzabile. Con ri-plasmate da Ettore Guatelli e cosi via...), in un continuo pro-
una parafrasi: siamo "nani sulle spalle di giganti" perch6cesso
sia-di accrescimento quantitativo e allargamento qualitativo
mo seduti su montagne di oggetti slabbrati, storie dismesse,delle proprie
e basi (Bastide 1970, Genette 1997). Pur marcata
pratiche di vita abbandonate.
fortemente
ra dalla
presentantesi creativita,
dunque e personalita,
anche e sopratutto come del suo autore,
un lavoro for- un'ope-
5.2. Memorie (e diffrazioni) temente "collettivo"'8. Esito della gestione da parte del suo au-
tore di quella che potremmo definire una "comunitah narrati-
"An' s'arcorda da la b6cca al nes". va " dispersa.: localizzata attorno ad un "centro" alla cui defini-

Si tratta di un proverbio emiliano usato per chi neppure zione e di voltacomponenti.


suoi adifferenti in volta chiamata
Anche sea non
partecipare la globalita,
come parte di un dei
brevissima distanza sa ricordare le cose e i fatti accaduti (Cre-
chiara essenza
l'"agire locale
collettivo" che si"di lunga durata",
potrebbe una
far risalire in sensibilita,
questo senso per
a
mona-Casoli 1943). Con una certa liberta, interpretativa una ci- quella cultura "associativa" emiliano-romagnola su cui si &
tazione utilizzabile per6 anche per indicare un piii generale fe-
nomeno di "amnesia culturale ": quel processo di selettivo (an- soffermata molta della letteratura specialistica (Caciagli 1993,
che se non necessariamente intenzionale) abbandono delle Crainz 1994, Putnam 1983, Ridolfi 1997)'9. Caratteristica ri-

passate modalita,
di "passaggio" di vita presente
generazionale in ogni
(Connerton epoca
1989, ed in ogni fase
Halbwachs scontrabile
della sia nella
vita pubblica grande
locale: leghe,quantita, e molteplicita,
cooperative, di forme
circoli, sezioni,
1992). Un comune e banale fenomeno storico esplicantesi per6 associazioni sportive e culturali. Sia attraverso i suoi eventi e
nel caso delle campagne parmensi e del mondo contempora- fasi storiche: il "municipalismo" socialista dell'epoca giolittia-
neo in generale, in forme estremamente accentuate a causa dei na, le cooperazioni familiari mezzadrili e le reti associative
peculiari, ritmi, stili di vita, e tecnologie comunicative intro- bracciantili, le lotte sociali primo novecentesche (a livello par-
dotti dalla grande "ondata industriale" del dopo-guerra e poi mense, in particolare, connese ad una sub-cultura politica di
dalla piii recente "rivoluzione informatica": iniziando dal qua- anarco-sindacalismo e di socialismo poetico-irrazionalista ba-

dro aperto
anni dalla gia.
'50, passando per citata "crisi"alla
quello legato delle campagne
crescente italiane degli
definizione satauguali
ed sull'ideale giacobino
produttori di una comunita,
indipendenti), composta
i "dopo-lavoro" da liberi
dell'epoca
di una macro-regione economica "padana" e all'ormai immi- fascista (pur nella forte cooptazione e ingerenza governativa),
nente "unione europea", per finire con quello meno visibile, i circuiti legati alle amministrazioni P.C. del dopoguerra, ed in-
probabilmente non cosi pervasivo, ma tutt'altro che assente dei fine le associazioni locali di volontariato, ambientaliste, e ri-
grandi flussi culturali ed economici trans-nazionali (Coppola creativo-culturali sviluppatesi a seguito della "crisi dell'appar-
1997, Ginsborg 1994, Pacini e al. 1992, Perulli 1993)'6. E in re- tenenza ideologica" degli anni '70 (Avellini 1997, Brusco
lazione a questo contesto epocale che, a prescindere dalle sue 1982, Casali 1997, Finzi 1997, Poni 1982). Un "ethos" basato
varie e differenziate ricezioni (non governabili all'interno di un sull'esistenza di un "capitale sociale" composto di rapporti
modello ermeneutico univoco: nostalgia, malcontento della
"orizzontali" di reciprocit, e correlazione, di condivisione del-
modernit., di
casa-museo rivendicazioni di classe,
Ettore Guatelli ambientalismo,
si presenta ... parti-
come un caso )7, la le responsabilit.,
colazione di fiduciadegli
e agggregazione interpersonale, di capacit,
interessi. Quello che condi A.
arti-
colare di memoria locale: un centro di collezione e ri-trasmis- de Toqueville si potrebbe definire: l'arte del perseguire insie-
sione delle molteplici esperienze storiche presenti ma disperse me degli "oggetti di desiderio" comuni. Una "risorsa morale"

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ben presente e attestabile nel mondo ruotante intorno alla casa- in piccola parte, anche ambientalista). Se per questi movi-
museo. A partire da Ettore Guatelli stesso: con la sua casa-mu- menti le identita territoriali si sono presentate come risorse
seo (ovviamente), con le sue letture di E. De Marchi e S. Smi- aggregative finalizzate ad un riconoscimento sul piano politi-
les20, oltre che con una breve partecipazione carica di tinte co-istituzionale all'interno di una scacchiera composita (e in
"emotive" al mondo politico locale (Guatelli, Ronzon 1994): buona parte "confusa") fatta di perdita di identith, di malcon-
tenti anti-statalisti diffusi, di chiusure culturali, di interessi
"Ho provato un po' di politica... Poi mi sono deluso... Io ero socio-economici particolari (Diamanti 1993, Osti 1990, Pe-
con i comunisti...per6, anche se mi hanno amareggiato e co- trosino 1987), l"'identita' culturale" di cui & portatore Ettore
me essere tifosi di una squadra di calcio: non cambi passione!"
Guatelli con la sua casa-museo si propone invece come
un'eredita' legata ad una dimensione "personale "(e sociale in
Passando per il suo ambito familiare (Guatelli 1996:223): senso stretto solo in modo mediato ed in un secondo momen-
to)2. Legata a quella che R. Williams chiamerebbe una
"I miei, come vecchi socialisti, alla Liberazione s'erano venu-
"struttura del sentire" (Williams 1977:132):
ti a trovare in una condizione di maggiore consapevolezza po-
litica ed ideale di tanti altri, cosi che in casa nostra finirono per
"Noi stiamo parlando di elementi caratteristici di pulsioni,
incontrarsi parecchi attivisti (mio fratello stesso divent6 fun-
zionario della CdL locale) politici e sindacali". vincoli e qualith; in particolare di elementi affettivi della co-
scienza e delle relazioni: non il sentire contro il pensiero, ma il
pensiero come sentito e il sentire come pensato: una coscien-
Per finire, a livello "allargato", con la collaborazione
za pratica al presente, collocata in una comunitha vivente ed in-
spontanea offerta da molte persone del luogo alle attivith del teragente".
museo (caratteristica resasi recentemente visibile in modo
marcato con il largo aiuto spontaneo fornito dagli abitanti Come dice il suo stesso autore, un'opera interessata ad
della zona al salvataggio dei materiali sopravvissuti all'in- educazione emozionale del proprio pubblico (Guatelli
cendio della stanza delle "valigie"). Anche se in modo "oc- 1996:245):
culto", nella casa-museo di Ettore Guatelli & possibile trova-
re "inscritta" l'opera di molte persone. "Mi chiedono - o mi chiedo - se in museo ci siano piti testa o
pitt cuore. L'ho anche trovato scritto in una scheda... Credo
per6 di essermi chiarito. E di poter affermare che addirittura e
6.0. Epilogo e considerazioni finali il museo del cuore. Altrimenti non sarebbe qual'b. E diverso
da altri, fatti con pitt intelligenza... Tutti abbiamo una propria
Un'ultima considerazione. Come era forse possibile co- intelligenza, assoluta e relativa. Ma & col cuore che le cose si
gliere gia' dall'apertura "tematica" e dall'etica "collettivo-as- animano e contagiano amore".
sociativa" a suo fondamento, era quasi inevitabile che l'ope-
ra di Ettore Guatelli si legasse anche ad un chiaro senso di dif- Finalizzata alla costruzione di una sensibilita verso certe
fidenza verso ogni effetto di facile appropriazione, "totaliz- particolari dimensioni e valori del passato mondo delle cam-
zazione", e oggettivazione del proprio referente (Guatelli pagne da re-investire nel "presente" ma in modo non pre-
1996:243): scrittivo. Un "elemento" non includibile dunque all'interno
di un'azione o di un "progetto" sociale definito, e nemmeno
"E come se avessi fatto il monumento ai topolini... Chie- utilizzabile come un "emblema" concreto di una certa pratica
deranno: o posizione istituzionale (o istituzionalizzabile). A disposi-
- C'b del formaggio, zione piuttosto di un pubblico eterogeneo a cui, come si & det-
Oppure: to, viene richiesta solo la disponibilita' a farsi co-involgere in
- Vedo carta, coltelli, forme, ma non formaggio.
quanto soggetto morale al particolare mondo di valori esposti
E zac, a correre via in cerca di formaggio.
e rappresentati al suo interno (al di 1l delle loro particolari
O di pane o di noci ecc.
messe in pratica concrete). Se e propria di ogni operazione di
Qualcuno s'incantera a guardarlo, ma gli altri continueranno a
correre in cerca di grana. recupero delle tradizioni "locali" la possibilita di funzionare
Lo compreri magari il re, ma come simbolo, come rafforza- anche come "dispositivo normativo", deputato alla costruzio-
mento di potere...". ne di identith sociali attraverso operazioni di "normalizzazio-
ne" del passato (Anderson 1996, Fabietti 1995, Hobsbawm e
t proprio in questa prospettiva che, pur presentandosi co- Ranger 1987), si potrebbe dire, in questo senso, che l'opera di
me portatrice di una "memoria locale", la politica culturale di Ettore Guatelli si presenta al contrario proprio come un'"ere-
Ettore Guatelli si differenzia dai vari fenomeni di "localismo dit& immateriale": esplicitamente costruita per non poter es-
differenziale" evidenziatisi a livello nazionale a partire dagli sere "esaurita" all'interno di un unico "set" di pratiche o di ri-
anni '80 e ancor piii negli anni '90 con la crisi verticale del si- vendicazioni. Come fa chiaramente notare lo stesso Ettore
stema politico italiano (si pensi all'arcipelago "leghista" ma, Guatelli (Guatelli 1996:245):

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"Occorre indirizzare l'amore verso le cose che non si possono


7 Per una estesa e dettagliata analisi delle caratteristiche archi-
consumare, ma che facciano dipendere il nostro piacere dal tettoniche e della gestione degli spazi interni della casa-museo si
solo fatto che esistono, da portarci al timore di perderle e quin- veda l'accurata analisi di Raineri, Rossi 1996.
di alla cura, non al possesso".
8 Per quanto riguarda il possibile carattere "plurale" e"sinesteti-
co" delle forme di comunicazione e apprendimento si veda ad
Le campagne parmensi come un peculiare "messagio in esempio Bateson 1976,1991; Cardona 1989, Csordas 1990; Pe-
bottiglia". Da avvicinare solo indirettamente. Come in una lissier 1991.
delle celebri massime di T.W. Adorno (Adorno 1993:97): 9 In riferimento alla presenze dell'arte della memoria nella con-
temporaneitha si veda Fisher 1986 a proposito delle biografie "et-
"Ma lo sguardo lungo e contemplativo a cui solo si dischiudo- niche", e Rossi 1991 per quanto riguarda invece la pubblicitha e il
no gli uomini e le cose e sempre quello in cui l'impulso verso marketing.
l'oggetto e spezzato, riflesso. La contemplazione senza vio-
10 Da un punto di vista "naturalistico" si potrebbe parlare di una
lenza, da cui viene tutta la felicitha della veritha, impone all'os-
particolare modalitha culturale di operare quella che, nel linguag-
servatore di non incorporarsi l'oggetto: prossimitha nella di- gio delle neuro-scienze, viene definita come "ri-categorizzazio-
stanza".
ne ": ri-costruzione immaginativa del passato fondata sulla rela-
zione dell' atteggiamento verso un intera massa attiva di reazio-
Cecith (parziali) per la costruzione di "altre" modernita. ni o di esperienze passate organizzate ed un elemento particola-
re pertinentizzato in grado di fungere da raccordo per tutta la
Note complessa serie di "mappe cerebrali" ("gruppi neuronali" inter-
' Oltre al "classico" saggio di C. Geertz sul combattimento dei connessi che funzionano in interazione) mobiitate in passato in
galli a Bali (Geertz 1987), per un generale inquadramento del relazione a queste esperienze (Edelman 1996, 1997; Rosenfield
campo di riflessione legato alle "poetiche culturali" si veda 1989). Per un acuto uso in campo etno-antropologico delle teo-
Abu-Lughod 1986, Bauman, Briggs 1990, Limon 1994, Lavie rie biologiche di G. Edelman si veda Whitehouse 1996.
1990, Clifford, Marcus 1986, Herzfeld 1985, Jameson " Uso qui l'espressione "inconscio ottico" mutuandola in modo
1981,Taussig 1980, 1987. Per quanto riguarda alcuni interes- estremamente libero da Krauss 1992. Con essa intendo riferirmi
santi esperimenti al confine tra ermeneutica e formalismo si alla
ve- "memoria visuale " degli attori culturali come ad un partico-
da invece A.M. Cirese 1963, Hasenmueller 1980. L'uso pittlare genere di esperienza appresa, "incorporata" e depositata a li-
esplicito ed esteso dell'espressione & quello fatto nel campo vello
del inconscio (e qui soggetta anche a metamorfosi e ri-elabo-
cosidetto "new literary historicism" da S. Greenblatt 1988. Per
razione) in quanto partecipanti a "comunitdi estetiche" fondanti
un'analisi e riflessione critica relativa alle posizioni di Green-
attraverso un' "educazione dell'occhio" (anche implicita) l'espe-
blatt si veda Veenstra 1995. rienza visiva quotidiana dei loro menbri. A proposito dell'"oc-
2 Con 1' espressione "questione settentrionale" intendo riferirmichio" e della "visione" come categorie "storiche" si vedano le
a quel campo di riflessione storiografica legato ad una revisioneclassiche opere di Gombrich 1971, 1985. Per una estesa e detta-
dell'usuale dicotomia Nord-Sud come blocchi e dimensioni net- gliata riflessione sugli usi, le esperienze e i significati socio-cul-
turali del campo "visuale" si veda invece Banks, Morphy 1997;
ti e contrapposti dello sviluppo italiano e alla relativa necessitha
Coote, Shelton 1992; Deveraux, Hillman 1995; Petro 1995.
di esplorare a differenti scale ed in differenti prospettive le mol-
teplici (e spesso anche contraddittorie) forme di accesso del nord 2 Nel primo caso un'oralitha coesistente con la scrittura in modo
del paese alla cosidetta "modernita": gli stili di vita, i passaggi esterno, parziale e tardivo, nel secondo invece coesistente con la
culturali, i mutamenti del tessuto sociale, i ruoli politici svolti scrittura
nel in modo interno, subalterno e diffuso (Ong 1992)..
confronto del paese, i movimenti interni di cittadini (AA.VV. 13 E da notare come si tratti di un genere di gestione delle "fon-
1993, Bagnasco 1977, Levi 1992, Salvati 1992).
ti" largamente rivitalizzatosi nella contemporaneitha con le scrit-
ture "cooperative" delle reti telematiche, dove sotto lo stesso no-
Per un quadro generale relativo alle modalitha di lettura della
scala "regionale" italiana si veda Coppola 1997. A propositome pitt di un individuo partecipa alla stesura del testo finale (Ja-
cobson 1996).
della gestione etno-antropologica della questione si veda invece
Bausinger 1994 (e relativo dibattito), Clemente 1988. 14 I1 riferimento in forma di parafrasi e a Remotti 1997a, 1997 b.
Si veda in particolare 1' enfatizzazione del carattere "poietico"
4 Per una critica ed una alternativa al "grande fossato" tra moder-
nith (urbana) e tradizione (rurale) si veda Althabe, Fabre, Lenclud
delle varie "antropologie locali", e del carattere "mancante", e
1992; Bravo 1984; Cirese 1997; Clemente 1984; Cole 1977; Gal-
quindi continuamente necessitante di lavorio, delle costruzioni
lini 1977; Redfield 1976; Signorelli 1983, Viazzo 1990. culturali dell'"umanith".
15 Mi sembra interessante sottolineare come si tratti di un mo-
5 Dopo gli estremismi dell'.astensionismo positivista, dell'
"esaltazione creativa" modernista, e del requiem post-struttura- dello di "local knowledge" relativo all' esperienza della "po-
verth" contadina alternativo sia alle versioni individuate da A.M.
lista, per un quadro della piui equilibrata riflessione contempora-
nea relativa al ruolo dell'autore e della creativitha personale (eCirese
del 1963 e da G.M. Foster 1965 come possesso o esclusione
loro mondo socio-culturale) nella comprensione dell'opera si fruizione di "beni limitati" (o, meglio, complementare dal
dalla
veda Zoelberg 1994, Wolff 1983. punto di vista delle possibilith), sia a quella elaborata da P. Cle-
6 Ad esempio, si vedano a titolo comparativo i casi di Leonardo mente 1996 in relazione al "rattoppo" come accomodamento del
"Diobello" Sileo (Byrne-Severino 1991) o di Pasquale Paolucci disponibile (in questo caso pit un'estensione).
(Silvestrini 1991). '6 A proposito dei differenti gradi, modi e prospettive con cui

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hanno luogo gli attuali processi di "globalizzazione" si veda Al- se Operaia. L'industrializzazione dell'Emilia-Romagna, Franco
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17 Per un estesa analisi della ricezione della casa-museo di Etto- Romagna. Storia d'Italia. Le Regioni dall'unitat ad oggi, R. Fin-
re Guatelli da parte dei "media" si veda Ronzon 1986. zi (a cura di), Einaudi, Torino, 1997.
'" E da notare (criticamente) come gli "esperti della memoria" M. Bachtin, Estetica e Romanzo, tr.It. Einaudi, Torino, 1979.
siano usualmente presentati dalle discipline etno-antropologiche A. Bagnasco, Tre Italie. La problematica territoriale dello svi-
secondo un modello "top-down": "competenza", "posizione luppo di italiano, 11 Mulino, Bologna, 1977.
docenza", "ruolo di continuatore", tutt'al piP come "inventori"
M. Banks, H. Morphy (eds.), Rethinking Visual Anthropology,
interessati a legittimarsi in nome del passato (Griaule 1996,
New Haven, Yale University Press, 1997.
Barth 1990, Boyer 1990, WhiteHouse 1992). Minore attenzione
e stata riservata invece ad altri, pitt complessi e problematici R.
ge-Barilli, Corso di estetica, II Mulino, Bologna, 1989.
neri di "expertise" mnemonico. Ad esempio quelli legati a figu- Baron, N.R. Spitzer (eds.), Public Folklore, Smithsonian In-
R.
re che potremmo etichettare come "mediatori", "contestatori", stitution Press, Washington, 1992.
"innovatori" o "modificatori" della memoria e della tradizione.
F. Barth, The Guru and the Conjurer: Transactions in Knowled-
ge and the Shaping of Culture in Southeast Asia and Melanesia,
'" A proposito della complessitha e articolazione storica di questa
"Man", n. 25, 1990.
sensibilitha "associativa" e delle necessarie cautele interpretative
si veda Lupo 1993. R. Bastide, Memoire collective et sociologie du bricolage,
"L'ann6e sociologique, n. 21, 1970.
20 I1 primo autore di affreschi di vita nazionale di sapore manzo-
niano, legati a intenti di carattere sociale ed educativo al confine
R. Bauman, C. Briggs, Poetics and performance as critical per-
tra il "realismo" di fine secolo e 1' incipiente ripiegamento sulspectives
s6 on language and social life, "Annu. Rev.Anthropol".,
e l'interiorith esistenziale (Pedullh 1993); il secondo, con la n.
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2' A proposito del peso delle dimensione "personale" nella "me- G. Bateson, Verso un ecologia della mente, tr.it. Adelphi, Mila-
no, 1976.
moria pubblica" si veda, in relazione al campo delle "storie di vi-
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