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ETTORE GUATELLI: UN PROFILO

Author(s): Pietro Clemente


Source: Lares , Maggio-Agosto 2005, Vol. 71, No. 2 (Maggio-Agosto 2005), pp. 339-342
Published by: Casa Editrice Leo S. Olschki s.r.l.

Stable URL: https://www.jstor.org/stable/26233886

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Pietro Clemente

ETTORE GUATELLI: UN PROFILO*

Ettore nasce a Ozzano Taro il 18 aprile del 1921, in una famiglia di con
tadini mezzadri guidata dal babbo Rodolfo, uomo pieno di energia e comp
tenza contadina, che aveva sposato Ines Rossolini. Ettore parlava dei suoi ge
nitori come già dotati di un seme di intellettualità contadina e di passion
narrativa: Rodolfo era un grande raccontatore di storie della vita, e Ines aveva
imparato molti racconti e fiabe quando, bambina, era stata ospite di mezzadr
pistoiesi, in occasione di una iniziativa di solidarietà sindacale. I fratelli pi
piccoli Dismo (Mimmi) e Ugo lavorano la terra, ma Ettore ha tracce di tuber
colosi e spesso è ridotto ai margini del lavoro contadino. La sorella Elide
assai più piccola ma cresce piuttosto vicina a questo fratello 'diverso'.
Spinto a studiare si diploma maestro nel 1946, grazie anche all'aiuto di At
tilio Bertolucci, grande proprietario, intellettuale e poeta che, nel clima post
bellico del dialogo tra intellettuali e contadini, prende a frequentare casa Gua
telli insieme ad altri intellettuali tra i quali il giovane Giorgio Cusatelli, che
sarà poi il tramite tra il museo Guatelli e Alberto Cirese e quindi l'antropolo
gia museale italiana.
Ettore deve spesso andare in sanatori antitubercolari, dove diventa sia un
diarista tenace, sia un appassionato di incontri e di storie di persone, curioso
del mondo e delle vicende umane. Negli anni Trenta lavora prima come radio
tecnico presso una bottega di Parma e, successivamente, come impiegato
presso la ditta Carlo Erba di Ozzano; impara a dattiloscrivere, e poi fa il mae
stro, soprattutto in colonie montane, dal 1948 alla pensione del 1977. Berto
lucci lo spinge a scrivere e già nel 1955 suoi scritti compaiono su La Gazzetta
di Parma. Due 'ritornelli' contrappuntano le passioni giovanili di Ettore: l
scrittura e gli oggetti.
La scrittura è stata attività di tutta la vita, come si vedrà nelle pagine che
seguono, e ha assunto forme diverse. Il mondo degli oggetti è ricordato d

* Una precedente versione di questo scritto, leggermente diversa, è apparsa nella rivista «Vita
delle cose», supplemento al periodico «Perimmagine», a. XVII, n. 2, 2004, pp. 3-4. Il numero, in
teramente dedicato ad Ettore Guatelli, ha per sottotitolo «Riflessioni e immagini sulla civiltà cont
dina dedicate al maestro Ettore Guatelli».

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340 PIETRO CLEMENTE

Ettore come universo di grande desiderio da parte dei contadini, che


glievano nel busone della spazzatura le scatole di latta buttate dai p
per farne giocattoli. Già i suoi primi lavori da radiotecnico e presso la C
Erba lo vedono impegnato a raccogliere oggetti usati e dismessi, o ab
nati. Alla fine della guerra, durante un periodo trascorso sul Lago Magg
acquisisce e fa commercio di residuati bellici. E l'inizio di un collezionar
diventerà costante e si arricchirà della esperienza scolastica con i bambi
cercano e portano oggetti del proprio mondo, o realizzano sculture c
teriali naturali, si stupiscono per le forme dei sassi o del legno. Anche a
la scrittura accompagna le cose, Ettore realizza piccoli opuscoli didattici
do il metodo Freinet della tipografia.
Ha una figlia Annalice, la cui madre muore precocemente, e che E
ritrova con affetto soprattutto negli ultimi anni.
Il museo prende la mano dopo il 1974, Ettore ha già 53 anni, ha cont
to a raccogliere e a sistemare oggetti in casa, il granaio comincia a vede
bitare attività agricola e collezioni di oggetti abbandonate dalla gente di
tagna, acquistate da un rigattiere, o trovate e sottratte all'abbandon
1980 la famiglia acquista la casa in proprietà. I genitori sono morti, l'at
agricola diventa un lavoro secondario, Ettore è in pensione: la sua casa è
museo, accoglie scolaresche in visita, ma il primo scritto di Ettore che
dica questa identità è del 1983 (La cova d'ia gata), tuttavia su La Gazz
Parma negli anni '70 si parla di Museo e di civiltà contadina. Ettore, com
legge sul quotidiano parmense, fa appello alle amministrazioni pubbliche
avere sostegno nella sua impresa che lo porta ad indebitarsi, molti asses
fanno dichiarazioni di impegno. Nel 1987 l'Amministrazione provinciale
da a una commissione di esperti (A. Cirese, T. Seppilli, G. Cusatelli,
sberti, P. Clemente) il compito di valutare la collezione, dopo il giudizio
positivo comincia un lungo contenzioso con le diverse giunte e presiden
vede Guatelli in forte critica per impegni di acquisizione e sostegno disat
che si completa, solo dopo la sua morte, con l'acquisto della collezion
l'edificio rurale e familiare in cui era sorta.
Negli anni '80 era venuta chiarendosi la coscienza riflessiva di Guatel
me collezionista 'ingordo', come allestitore, originale interprete del
delle cose, museografo, e sempre più le sue riflessioni si orientavano su
seo, sul rapporto tra museo e pubblico, sul museo come energia attiva e
luogo funebre, sul museo come luogo delle voci e delle memorie di chi a
'plasmato' il mondo con l'intelligenza e le mani. Il museo come forma di
lezza capace di dare dignità anche agli ultimi tra gli oggetti. Dal 1988 il
è al centro dello sguardo fotografico per due particolari libri di immag
giorni le opere, una strenna con le foto di Enzo e Paolo Ragazzini e II m
del tempo, un'altra strenna con le foto di Paolo Candelari.1 Cominciano

1 I giorni le opere. Oggetti d'uso della vita contadina in Emilia (La raccolta Guatelli. O

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1

mattone
Mattone

Tritato, diventava sinopia per la scatola


acatola
del aegantino
segantino che traccia le linee da aeguire
seguire
sega, per fare assi ecc.
con la sega»
Serve da baraaivo
barasivo per
per "aveatire"
"svestire" le
le bosmarole
bosmarole
quella pellicola
da quella pellicola tenera
tenera ee inutile,
inutile,prima
prima
di farci le spazzole
Da scaldare e strofinare sulla schiena
achiena dei
buoi raffreddati: da avvolgere *aldo
«aldo in uno ö -ä
atraccio
straccio di lana, ee farne
fame acaldapiedi
scaldapiedi a letto G S
I Da
Daaasottigliare,
assottigliare, dal
dal di
di dentro,
dentro, le
le pelli
conciate in
I conciate in casa*
caaa.
. SiSi buttava
buttava un pezzo
un pezzo nel Hfondonow
nel "fondone" del taro del taro
e ci si tuttfava a ripescarlo, serviva da
ripeacarlo. asrviva
"matto" per
! MmattoM per metterci
matterci sopra monetine, da
eopra le monetine, da
| giocare conle le
giocare con piane.
piane. c3 ^ 8
Ne infilavi una acheggia
scheggia fra le piaatre
piastre ferrati § -S
deicarri,
j dei carri,quandO-
quando tenevi
tenevi in
in alto
alto il
il timone,
timone, pei
pei
fermarlo
fermarloche
chenon calBsse.
non Come
cadesse. peso peso
Come a tefaer fe:
a tetoer fe:
f*mo un
| f*mo uncoperchio e
coperchio e
i

Fig. 1. Ettore Guatelli. Fig. 2. Camino della camera di Guatelli adattato a schedario di scritti, schede e
diari. Fig. 3. Una "scheda racconto", recto e verso.

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it*
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Fig. 4. La camera delle valigie dove erano conservati i diari prima dell'incendio del 1996.
Fig. 5. Il salone.

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Fig. 6. Parete della stanza delle scarpe e delle scimmie.
Fig. 7. Il salone con la porta della stanza delle cose da cucina e la porta della stanza delle scarpe.

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Fig. 8. La parete dei vasi nella camera della zia. Fig. 9. Vaso di vetro riempito con rasoi e pennelli da
barba e vaso di vetro riempito con formine. Fig. 10. Il carabiniere.

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Fig. 11. Ballerini in fil di ferro. Fig. 12. Cantastorie. Fig. 13. Trattorino

«Le fotografie sono di Enzo e Paolo Ragazzini che ringraziamo per averne concesso la pubblicazione».

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ETTORE GUATELLI: UN PROFILO 341

porti con l'Università di Siena e poi di Firenze e di Roma, nel 1995 una sorta
di sopralluogo di museografi di varie regioni italiane pubblicato sulla rivista
Ossimori legittima il solitario lavoro di Ettore nella comunità scientifica e
nel 1996 il volume II bosco delle cose dota il museo di un bel catalogo in
cui anche l'esperienza di scrittura di storie di cose e di uomini viene a con
fluenza con le scenografie museali.2 Il riconoscimento dell'Istituto per i beni
artistici culturali e naturali della Regione Emilia Romagna (IBC), avvenuto
grazie all'opera di Nazareno Pisauri e alla sensibilità di Ezio Raimondi, dà
al museo Guatelli il massimo credito a livello regionale.
Il contadino diventato maestro, appassionatosi alla raccolta delle cose, il
diarista autoplasmatosi nel carattere con la lettura di Emilio De Marchi, si so
no evoluti nella figura di un 'creativo', costruttore di uno stile museale, autore
di una ricerca continua tra gli uomini del proprio mondo, senza limiti di tem
po. Il museo ha anche computer e materiali di plastica, lattine di Coca Cola.
In questo periodo Guatelli scrive molto. Il primo lavoro di scrittura che viene
pubblicato, con la sua collaborazione, è la nuova edizione de La coda della gat
ta, divenuta una antologia con il sottotitolo Scritti di Ettore Guatelli: il suo Mu
seo, i suoi racconti (1948-1999) per la cura di Vittorio Ferorelli e Flavio Pic
coli, un anno prima della morte.3
Dopo la morte, avvenuta il 21 settembre del 2000, viene a compimento la
vendita della collezione alla Amministrazione Provinciale e della casa alla Fon
dazione Banca Monte Parma, e viene formata una Fondazione 'Museo Guatelli'
cui partecipano gli enti locali del territorio, e della quale è presidente il Sindaco
di Collecchio, Giuseppe Romanini. La fondazione comincia ad operare nel
2003 e incarica della direzione il più esperto e affidabile direttore di musei an
tropologici della Regione, Mario Turci, che, con Pietro Clemente, definisce un
progetto di fattibilità, una missione. Comincia una nuova fase istituzionale del
Museo e nasce anche l'Associazione degli amici di Ettore e del Museo, che rac
coglie amici, estimatori, collaboratori dell'attività di Guatelli. In una poesia, che
ne conferma la fine capacità di scrittura e nella quale è riconoscibile la scuola di
Bertolucci, Ettore si racconta come un uomo che cerca al di fuori del suo mon
do emarginato una identità che infine sente falsa, e ritrova nel rivendicare il suo
stigma il senso della sua esistenza che non rinnega quella di suo padre:

"Parma). Con una testimonianza di Ettore Guatelli e sei poesie di Attilio Bertolucci. Enzo e Paolo Ra
gazzini fotografi, si, s.e. (Elli e Pagani), 1988; Il museo del tempo. Amore ed ingegno tra gli oggetti della
dviltà contadina. Testi di Ettore Guatelli, fotografie di Paolo Candelari, Parma, Sagea Editrice, 1988.
2 «Ossimori», n. 5, 1994, pp. 53-80 (Interventi di Pietro Clemente-Valeria Petrucci Cot
tini-Maria Federico-Giovanni Kezich-Anna Maria Guiducci-Ettore Guatelli-Ilaria Cande
loro-Gianfranco Molteni-Marco Magni e Piero Guicciardini); Il bosco delle cose. Il Museo
Guatelli di Ozzano Taro, a cura di Pietro Clemente ed Ettore Guatelli, fotografie di Enzo Ragazzini
e Paolo Ragazzini, Parma, Ugo Guanda, 1996.
3 La Coda della gatta. Scritti di Ettore Guatelli: il suo museo, i suoi racconti (1948-1999), a cura
di Vittorio Ferorelli, Flavio Niccoli, Bologna, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Re
gione Emilia Romagna, 2000. (Nuova edizione aggiornata e ampliata, 2005).

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342 PIETRO CLEMENTE

Ogni volta che ne reindosso di nuovi*


Sono tentato di tenermi lontano
Dalla polvere del fienile
Dall'odore di urina della stalla
Che pizzica le narici
Dall'unto dei carri
Dal sole che brucia ed infradicia
Di sudore salato.
Ma ero un mostro:
senza lontane illusioni
mio padre grondava, sereno
al piacere di mietere un grano
con spighe pesanti, nutrite.

Nella stessa poesia racconta del richiamo con il corno che veniva
montagna per orientarsi nella nebbia. La corna o cornassa (grossa co
marina) che Ettore portava con sé nelle conferenze o esibiva in mus
suonandola diventa la metafora della vita vissuta ai margini e contr
nella incerta identità di contadino-intellettuale, e anche il simbolo d
litudine che sul piano della solidarietà e della valorizzazione dell'oper
sata da un pezzo, ma sul piano istituzionale ancora durava quando

Lo sanno i montanari smarriti


E attendono il richiamo della corna
A far 'sentire' il sentiero.
Io ho atteso angosciato e colpevole
Lunghi giorni di nebbia
Quando mi ci sono smarrito
Non ho voluto impacciare altri
Delle mie imprudenze.
Non ho mai voluto incomodare
Col mio richiamo, anche se inconscio ho sperato.
So che una volta, quando qualcuno verrà
Sarò già troppo smarrito
Per poterlo udire.

Oggi vediamo Ettore come uno di quei solitari visionari, reattivi


ideatori, che, con grande autonomia, hanno fondato dei campi che c
a fare memoria delle generazioni, come Nuto Revelli nel mondo dell
nianze orali, Saverio Tutino per i diari e le autobiografie della gente
Ettore è stato fondatore di un linguaggio delle cose e dei loro raccon
museografia della vita e del lavoro.

* (panni, identità, nds)

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