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Ettore nasce a Ozzano Taro il 18 aprile del 1921, in una famiglia di con
tadini mezzadri guidata dal babbo Rodolfo, uomo pieno di energia e comp
tenza contadina, che aveva sposato Ines Rossolini. Ettore parlava dei suoi ge
nitori come già dotati di un seme di intellettualità contadina e di passion
narrativa: Rodolfo era un grande raccontatore di storie della vita, e Ines aveva
imparato molti racconti e fiabe quando, bambina, era stata ospite di mezzadr
pistoiesi, in occasione di una iniziativa di solidarietà sindacale. I fratelli pi
piccoli Dismo (Mimmi) e Ugo lavorano la terra, ma Ettore ha tracce di tuber
colosi e spesso è ridotto ai margini del lavoro contadino. La sorella Elide
assai più piccola ma cresce piuttosto vicina a questo fratello 'diverso'.
Spinto a studiare si diploma maestro nel 1946, grazie anche all'aiuto di At
tilio Bertolucci, grande proprietario, intellettuale e poeta che, nel clima post
bellico del dialogo tra intellettuali e contadini, prende a frequentare casa Gua
telli insieme ad altri intellettuali tra i quali il giovane Giorgio Cusatelli, che
sarà poi il tramite tra il museo Guatelli e Alberto Cirese e quindi l'antropolo
gia museale italiana.
Ettore deve spesso andare in sanatori antitubercolari, dove diventa sia un
diarista tenace, sia un appassionato di incontri e di storie di persone, curioso
del mondo e delle vicende umane. Negli anni Trenta lavora prima come radio
tecnico presso una bottega di Parma e, successivamente, come impiegato
presso la ditta Carlo Erba di Ozzano; impara a dattiloscrivere, e poi fa il mae
stro, soprattutto in colonie montane, dal 1948 alla pensione del 1977. Berto
lucci lo spinge a scrivere e già nel 1955 suoi scritti compaiono su La Gazzetta
di Parma. Due 'ritornelli' contrappuntano le passioni giovanili di Ettore: l
scrittura e gli oggetti.
La scrittura è stata attività di tutta la vita, come si vedrà nelle pagine che
seguono, e ha assunto forme diverse. Il mondo degli oggetti è ricordato d
* Una precedente versione di questo scritto, leggermente diversa, è apparsa nella rivista «Vita
delle cose», supplemento al periodico «Perimmagine», a. XVII, n. 2, 2004, pp. 3-4. Il numero, in
teramente dedicato ad Ettore Guatelli, ha per sottotitolo «Riflessioni e immagini sulla civiltà cont
dina dedicate al maestro Ettore Guatelli».
1 I giorni le opere. Oggetti d'uso della vita contadina in Emilia (La raccolta Guatelli. O
mattone
Mattone
Fig. 1. Ettore Guatelli. Fig. 2. Camino della camera di Guatelli adattato a schedario di scritti, schede e
diari. Fig. 3. Una "scheda racconto", recto e verso.
Fig. 4. La camera delle valigie dove erano conservati i diari prima dell'incendio del 1996.
Fig. 5. Il salone.
«Le fotografie sono di Enzo e Paolo Ragazzini che ringraziamo per averne concesso la pubblicazione».
porti con l'Università di Siena e poi di Firenze e di Roma, nel 1995 una sorta
di sopralluogo di museografi di varie regioni italiane pubblicato sulla rivista
Ossimori legittima il solitario lavoro di Ettore nella comunità scientifica e
nel 1996 il volume II bosco delle cose dota il museo di un bel catalogo in
cui anche l'esperienza di scrittura di storie di cose e di uomini viene a con
fluenza con le scenografie museali.2 Il riconoscimento dell'Istituto per i beni
artistici culturali e naturali della Regione Emilia Romagna (IBC), avvenuto
grazie all'opera di Nazareno Pisauri e alla sensibilità di Ezio Raimondi, dà
al museo Guatelli il massimo credito a livello regionale.
Il contadino diventato maestro, appassionatosi alla raccolta delle cose, il
diarista autoplasmatosi nel carattere con la lettura di Emilio De Marchi, si so
no evoluti nella figura di un 'creativo', costruttore di uno stile museale, autore
di una ricerca continua tra gli uomini del proprio mondo, senza limiti di tem
po. Il museo ha anche computer e materiali di plastica, lattine di Coca Cola.
In questo periodo Guatelli scrive molto. Il primo lavoro di scrittura che viene
pubblicato, con la sua collaborazione, è la nuova edizione de La coda della gat
ta, divenuta una antologia con il sottotitolo Scritti di Ettore Guatelli: il suo Mu
seo, i suoi racconti (1948-1999) per la cura di Vittorio Ferorelli e Flavio Pic
coli, un anno prima della morte.3
Dopo la morte, avvenuta il 21 settembre del 2000, viene a compimento la
vendita della collezione alla Amministrazione Provinciale e della casa alla Fon
dazione Banca Monte Parma, e viene formata una Fondazione 'Museo Guatelli'
cui partecipano gli enti locali del territorio, e della quale è presidente il Sindaco
di Collecchio, Giuseppe Romanini. La fondazione comincia ad operare nel
2003 e incarica della direzione il più esperto e affidabile direttore di musei an
tropologici della Regione, Mario Turci, che, con Pietro Clemente, definisce un
progetto di fattibilità, una missione. Comincia una nuova fase istituzionale del
Museo e nasce anche l'Associazione degli amici di Ettore e del Museo, che rac
coglie amici, estimatori, collaboratori dell'attività di Guatelli. In una poesia, che
ne conferma la fine capacità di scrittura e nella quale è riconoscibile la scuola di
Bertolucci, Ettore si racconta come un uomo che cerca al di fuori del suo mon
do emarginato una identità che infine sente falsa, e ritrova nel rivendicare il suo
stigma il senso della sua esistenza che non rinnega quella di suo padre:
"Parma). Con una testimonianza di Ettore Guatelli e sei poesie di Attilio Bertolucci. Enzo e Paolo Ra
gazzini fotografi, si, s.e. (Elli e Pagani), 1988; Il museo del tempo. Amore ed ingegno tra gli oggetti della
dviltà contadina. Testi di Ettore Guatelli, fotografie di Paolo Candelari, Parma, Sagea Editrice, 1988.
2 «Ossimori», n. 5, 1994, pp. 53-80 (Interventi di Pietro Clemente-Valeria Petrucci Cot
tini-Maria Federico-Giovanni Kezich-Anna Maria Guiducci-Ettore Guatelli-Ilaria Cande
loro-Gianfranco Molteni-Marco Magni e Piero Guicciardini); Il bosco delle cose. Il Museo
Guatelli di Ozzano Taro, a cura di Pietro Clemente ed Ettore Guatelli, fotografie di Enzo Ragazzini
e Paolo Ragazzini, Parma, Ugo Guanda, 1996.
3 La Coda della gatta. Scritti di Ettore Guatelli: il suo museo, i suoi racconti (1948-1999), a cura
di Vittorio Ferorelli, Flavio Niccoli, Bologna, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Re
gione Emilia Romagna, 2000. (Nuova edizione aggiornata e ampliata, 2005).
10
Nella stessa poesia racconta del richiamo con il corno che veniva
montagna per orientarsi nella nebbia. La corna o cornassa (grossa co
marina) che Ettore portava con sé nelle conferenze o esibiva in mus
suonandola diventa la metafora della vita vissuta ai margini e contr
nella incerta identità di contadino-intellettuale, e anche il simbolo d
litudine che sul piano della solidarietà e della valorizzazione dell'oper
sata da un pezzo, ma sul piano istituzionale ancora durava quando