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Loggetta

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notiziario di Piansano e la Tuscia
Anno XV n° 4
OTTOBRE / DICEMBRE 2010

L’oro di Castro
dalla
Tuscia
Grotte Santo Stefano Flavio Frezza

calce al volume.

Gente di campagna Minuziosa è la descrizione della vita rurale e delle attività


domestiche e lavorative ad essa collegate; straziante, in qual-
che caso, è la narrazione dei fatti accaduti nel corso della
Dalla campagna bagnorese a Grotte Santo Stefano: seconda guerra mondiale e, in particolar modo, durante
autobiografia di Emilia Fiani l’occupazione tedesca e i bombardamenti americani.
Senza anticipare troppo i contenuti del libro, ci si limita, in
questa sede, a riportare alcuni passaggi, relativi alle attivi-
tà rurali.

L’allevamento
“A mia sorella Teresa venne affidato l’incarico di pascolare
le pecore, cosa che già faceva prima di andare a Roma, io
invece dovevo occuparmi dei maiali.
A dire la verità non mi andava di fare quel mestiere perché
se non era gradevole sentirsi dire ‘pecorara’, lo era molto
meno essere chiamata ‘porcara’; all’inizio feci quel lavoro
con tanta rabbia in corpo, ma dopo un po’ mi abituai.
[…]
Quando in estate faceva molto caldo, bisognava portarli un
paio di volte alla settimana presso una fontana [= sorgente]
qualsiasi, là dove l’acqua ristagnava.
Appena arrivavamo si buttavano nelle pozze d’acqua e si
rotolavano nel fango per sentirsi più freschi ed al ritorno si
sgrullavano [= scrollavano] facendo andare schizzi di fango
da tutte le parti. Io, che dovevo stare lì, accanto a loro, mi
riducevo in modo tale che quasi si non distinguevano più i
porci dalla ‘porcara’” (p. 36).

La fienagione
“Ad inizio estate ecco il momento della falciatura del fieno ed
in genere gruppi di cinque falciatori, con le falci fienaie ben
arrotate, si recavano nel prato da falciare di buon mattino
quando l’aria era ancora limpida e fresca.
Ognuno aveva appeso alla cintura mezzo corno di bue pieno
d’acqua nel quale aveva riposto la cotarella, una pietra di
smeriglio che, strofinata sulla lama delle falci, serviva per
mantenerne sempre tagliente il filo.
[…]
A seconda del tempo secco o no, dopo un giorno o due che il
In copertina: campagna di Bagnoregio, 1946. fieno era stato falciato, uomini, donne e bambini, armati di
forcine di legno, andavamo sul campo e voltavamo le strisce
di fieno in modo che si seccasse bene anche dall’altra parte.

E
Quando gli uomini reputavano che fosse sufficientemente
milia Fiani, attualmente residente a Grotte, nasce a secco facevamo dei grandi mucchi di fieno e poi, se non pio-
Poggio Fabbrica, nella campagna di Bagnoregio, nel veva, si fissava la data per fare il pagliaio.
1931, da una famiglia contadina. La cessazione delle Ci volevano almeno due carri per trasportare il fieno, uno
attività lavorative, avvenuta soltanto di recente, ha andava e l’altro veniva in modo che il lavoro proseguisse
consentito all’autrice, dotata di una memoria di ferro, di met- senza interruzioni e poi, quando il pagliaio cominciava ad
tere ordine alla miriade di appunti e ricordi trascritti nel essere abbastanza alto, tre persone prendevano una scala e,
corso della propria esistenza, e di realizzare una vera e pro- come in una catena di montaggio, si passavano l’uno all’altro
pria autobiografia, Gente di campagna (Ed. ArcheoAres, Viter- grosse forcinate di fieno e quello che era sul pagliaio lo sten-
bo 2010, 152 pp.). deva e lo sistemava” (pp. 70-71).
Il linguaggio dell’autrice, semplice ma mai povero o banale,
rende piacevole la lettura di queste pagine, che potranno Aspetti linguistici
risultare interessanti non soltanto ai curiosi e ai cultori di L’utilizzo dei termini dialettali in un contesto di lingua non
storia locale, ma anche agli studiosi della civiltà contadina consente, naturalmente, di avere un’immagine a tutto
e, in qualche misura, ai dialettologi e ai folcloristi. tondo del dialetto di Bagnoregio.
Il testo, scritto in lingua, contiene un buon numero di termi- Meritano, comunque, una menzione le seguenti voci (le
ni ed espressioni dialettali, spiegati nel glossario posto in definizioni poste tra virgolette sono dell’autrice): bucajoni

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oggetta ott-dic 2010
La locandina dell'iniziativa.
dalla
Tuscia

Da Tiburzi Giancarlo Breccola, con l’ausilio di materiali visivi, ha pre-


sentato un’abbondante documentazione storica sui banditi
a Rufolone: che, già nel XIII secolo, imperversavano nell’area del Lago
di Bolsena. Sono stati illustrati, inoltre, alcuni aspetti di
il brigantaggio costume, quali l’abbigliamento contadino e brigantesco. Lo
nell’Alta Tuscia studioso ha terminato il proprio intervento con la lettura di
una poesia di Elio Tarantello, “La grotta dei briganti”.

L
o scorso 27 novem- Nel suo appassionato contributo, Alberto Porretti si è dilun-
bre ha avuto luogo la gato sulla figura di Tiburzi, tra realtà e mito, e sui sentimen-
prima conferenza ti che esso suscitava, e suscita tuttora, tra le popolazioni
organizzata dall’Eco- della Maremma. Dopo aver illustrato dettagliatamente la
museo della Tuscia, dedica- storia del brigante di Cellere, Porretti si è soffermato sulle
ta al brigantaggio nell’Alto differenze tra il banditismo maremmano e quello della
Viterbese. fascia orientale della nostra provincia, il primo largamente
L’iniziativa ha fatto seguito ad altre attività sullo stessa organizzato, quasi “istituzionalizzato”, il secondo maggior-
tema rivolte ai giovanissimi, ovvero ai due campeggi, orga- mente caratterizzato dalle azioni scoordinate e, talvolta,
nizzati nei mesi estivi, intitolati “Alla scoperta dei briganti di indiscriminatamente sanguinarie dei suoi attori.
Piantorena”, che hanno avuto luogo nell’omonima località, Per motivi di salute Antonella Gregori, pur presente, non ha
un tempo sede del centro etrusco-romano di Torena e, più potuto presentare il proprio intervento, così alcuni passag-
recentemente, base dei banditi nostrani. gi del suo saggio sono stati letti da Annunzio Celaschi,
La scaletta originale prevedeva la partecipazione dei membro dell’ass. cult. “La Ginestra” (Viterbo), il quale, in
seguenti relatori: il Dott. Alberto Porretti, già direttore del- un simpatico fuori programma, ha avuto cura di allietare il
l’Archivio di Stato di Viterbo nonché autore di numerose pubblico con la lettura di alcune poesie in dialetto viterbe-
pubblicazioni su Domenico Tiburzi; la Prof.ssa Antonella se.
Gregori, autrice del saggio “Il brigantaggio nella Teverina” La conferenza si è conclusa con il contributo di Antonio
(in: Insorgenza e brigantaggio nel Lazio dal XVI al XX secolo, Mattei che, prendendo le mosse dalle ricerche - sia presso
pp. 197-208, Roma 2001); il Dott. Antonio Mattei, autore di l’Archivio di Stato che sul campo - che furono alla base del
Brigantaggio sommerso: storia di doppiette senza leggenda
suo libro, e coadiuvato da interessanti documenti
(Roma 1981) e... direttore della nostra Loggetta! Quando le
locandine erano ormai in stampa, è stata aggiunta in scalet- d’archivio, ha descritto alcuni aspetti del banditismo cimi-
ta la partecipazione del Dott. Giancarlo Breccola, ben noto no e tiberino, confermando ed approfondendo le dichiara-
ai lettori di queste pagine, esperto di storia e costumi del- zioni di Porretti relative alle differenze con cui il fenomeno
l’area vulsina. si manifestò nel Viterbese.
Di fronte ad una nutrita platea, il presidente dell’Ecomuseo, L’iniziativa non costituisce che un primo passo, da parte
Massimo Calanca, ha illustrato le finalità dell'associazione, dell’Ecomuseo, verso una maggiore diffusione della cono-
soffermandosi sull’interesse della stessa per la storia del scenza della storia del territorio grottano, generalmente
territorio grottano, della quale il brigantaggio non costitui- trascurata dagli studiosi e, fin troppo spesso, ignorata dalla
sce che una pagina. stessa popolazione.
Ha fatto seguito l’intervento dello scrivente che, dopo aver Si coglie l’occasione per ringraziare nuovamente il Dott.
presentato i relatori, ha esposto gli obiettivi dell’iniziativa, Marco D’Aureli, direttore del Museo del Brigantaggio di Cel-
ovvero contribuire a far conoscere il fenomeno del banditi- lere, che ci ha onorato della sua presenza, così come i rela-
smo, nonché il contesto politico, economico e sociale che tori, per i preziosi interventi e la grande disponibilità, non-
ne fu alla base. Particolare rilevanza è stata data agli espo- ché il Centro Anziani di Grotte Santo Stefano, che ha messo
nenti di spicco del brigantaggio grottano (Luigi Rufoloni, a disposizione i propri locali.
detto Rufolone, e Giovan Maria Simonetti, detto Monte), così flavio.frezza@gmail.com
come alle tracce che il fenomeno ha lasciato nell’immagina- www.facebook.it/flavio.frezza
rio collettivo e nella toponomastica locale. www.piantorena.it

“insetti comunemente presenti nei legumi vecchi” (tonchi, Interessanti sono pure i nomi di luogo citati, soltanto in parte
piccoli coleotteri); proma “al bordo del campo”; ravettone preservati dalla toponomastica ufficiale: la Cervara, la Piana
“foraggio per animali”; sdrailliti “termine usato per definire del Castagno, la Costa (cfr. il termine dialettale còsta “salita,
qualcuno sciupato, magro, emaciato”; stoppoloni “erba spon- luogo scosceso”), Poggio dell’Oste, Albereto, ecc.
tanea munita di spine” (stoppione, erba infestante); zappitelli
“piccole zappe” (piccole zappe a lama stretta). Come ottenere il libro
A suscitare interesse è, inoltre, la cura con cui Emilia ha tra- È possibile entrare in possesso di “Gente di campagna”
scritto ipocoristici, soprannomi, nomi di animali: tra le altera- acquistandolo in libreria, oppure ordinandolo direttamente
zioni di antroponimi meritano una menzione Giggetto, Ntonia- presso la casa editrice (anche in versione e-book), che può
rello, Ntoniaccio e Righettone ‘Enrico’; per quanto riguarda i essere contattata tramite internet
soprannomi si citano Gigante, Rabbietta, Breccione, Cipina, (www.edizioniarcheoares.it, archeoares@libero.it) o telefo-
Petuzzo, Maluria e Carrettino; tra i nomi imposti agli animali nicamente (338.1336529).
abbiamo Magnolo (cane), Palombina e Furbetta (vacche). flavio.frezza@gmail.com

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