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Folklorica
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1) la lettera del testo; concorrenza. Quella proposta percib non rappresenta sol-
2) la lingua; tanto un fatto di comunicazione estremamente complessa
3) la musica; e non immediatamente decodificabile: rappresenta un pre-
4) la struttura metrica. ciso atto cosciente e deliberato.
Applicando tout court l'ipotesi 'linguistica' noi possia- Ora, la domanda che viene spontanea dopo queste con-
mo supporre che attraverso un grandissimo numero di mi- siderazioni, e se, ferma restando la meccanica propo-
crovarianti intermedie - peraltro puramente ipotetiche, sta/sanzione, i canti narrativi, nonch6 buona parte della
non essendone mai stata raccolta neppure una - corrispon- letteratura folklorica di tradizione orale, non vadano ascritti
denti ad altrettante proposte/sanzioni, dal testo di Asti si ad un ambito di mercato anzich6 ad un ambito linguistico:
possa arrivare al testo bergamasco, e che dallo stretto dia- e se il problema delle varianti non debba in parte essere
letto piemontese della prima lezione si arrivi all'italiano po- affrontato e risolto in termini di deliberati atti creativi (re-
polare, appena velato di dialettizzazioni lombarde, della makes letterari) rivolti ad una captatio benevolentiae da
seconda. E possiamo anche ammettere, in via del tutto ipo- parte della collettivitt" sancente.
tetica, che dalla bellissima melodia minore della lezione asti- Su tutto il resto del saggio in discussione ritengo oppor-
giana si arrivi - sfidando ogni fantasia musicologica per tuna una rilettura critica; ma su questo unico e preciso pun-
quanto audace - alla tutt'affatto diversa melodia in mag- to invece mi sento autorizzato, sulla base della mia perso-
giore, aggiungo, alquanto banale, della lezione bergamasca. nale esperienza etnografica, a contraddire espressamente
Ma in nessun modo possiamo ammettere che dalla strut- gli autori. Nell'accentuare l'importanza della langue per l'o-
tura metrica in particolari endecasillabi tronchi5 della le-pera folklorica rispetto alla parole, su cui si regola invece
zione piemontese si possa arrivare alla struttura in ottona-la letteratura, essi negano esplicitamente (teorizzando la
ri (per quanto irregolari) in alternanza piano/tronca della 'censura preventiva' della collettivitt") l'aspetto di mercato
lezione lombarda. dell'opera folklorica:
E vero che le strutture metriche non sono immobili, e
possono, forse con maggiore facilita nella trasmissione<Nel
ora-campo dell'economia si ha un equivalente del rapporto tra
le, modificarsi e generare nuove forme; ma e altrettanto letteratura e consumatori nella cosiddetta 'produzione per il mer-
vero che le loro trasformazioni sono sempre riconoscibili cato', mentre il folklore si avvicina piuttosto alla 'produzione su
commessa' >.
e identificabili, perch6 rispondenti ad una logica aritmeti-
ca. E questo non e assolutamente il nostro caso. II diffe-
Se gli autori avessero avuto modo di ascoltare il canta-
rente esito metrico delle due lezioni rappresenta il minu-
storie Adriano Callegari (e cito soltanto un esempio parti-
scolo sassolino che fa inciampare l'applicazione pedisse-
colarmente clamoroso tra i molti possibili) mentre descri-
qua dell'ipotesi della trasmissione <<linguistica>>, rendendola
ve la sua innovazione, che prevedeva l'introduzione del 'li-
non integralmente applicabile; la risposta al quesito che ci
bro' di Luciano Tajoli (in realt" un canzoniere di otto pa-
pone la trasformazione de Gli anelli va quindi necessaria-
gine, che tenuto in pugno a mazzette di qualche decina d"
mente cercata, se non altrove, in una lettura critica di quel-
l'illusione di un grosso volume) nella vendita dell'imboni-
l'ipotesi.
mento di piazza, in sostituzione del tradizionale foglio vo-
La dinamica della trasmissione-trasformazione attraverso
lante, io credo che avrebbero cambiato radicalmente idea.
la dialettica della proposta singola/sanzione collettiva non
<E tutti gli altri [cantastorie] mi dicevano, ma va 1" Adriano, sei
e nella nostra cultura osservabile soltanto nella comunica-
matto. Ma vuoi mettere con un bel foglio, con la figura grande
zione linguistica; essa e presente anche in un ambitoche
co-fa richiamo... Non pub funzionare... Ma io mi son detto, vo-
municativo completamente diverso: la logica di mercato.
glio vedere un po' chi ha ragione. E avevo ragione io. Successo
Come nella lingua, cosi nel mercato una innovazione vie-
strepitoso)>.
ne proposta alla collettivitA; se quella innovazione verr" ac-
cettata dal pubblico allora si affermera, si diffonder" e sa-Ora, se questo non e pensare in termini di mercato, de-
ra modello di produzioni analoghe, facendone sparire al- in termini di mercato, agire in termini di mercato,
cidere
tre e provocando in ultima analisi un complessivo riasse- mi domando che cosa lo sia. La 'produzione su commes-
stamento nella logica del mercato; se quella innovazione, sa', nella comunicazione orale, va ascritta piuttosto all'e-
pica, alla poesia curtense: ma il cantastorie come noi lo co-
viceversa, non verr" sancita, sparirat senza lasciare traccia.
Questo processo, che si pub leggere come particolarenosciamo,co- ii professionista della comunicazione popolare,
rollario della legge domanda/offerta, presenta, rispetto al che si rivolge alla piazza, agisce esattamente come il
colui
processo linguistico, una fondamentale differenza qualita- musicista borghese rispetto al musicista di corte: egli deve
tiva: le proposte che la collettivith 6 chiamata a sancire non
vendere la sua produzione, ricercare il mercato o crearlo,
sono dovute a microvarianti inconscie, ma bensi a macro- adeguargli la sua produzione e a questa adeguarlo dialetti-
varianti conscie. Se noi smettiamo di acquistare la pasta camente, in un continuo equilibrismo culturale lucidamente
X e optiamo per la pasta Y, siamo probabilmente indotti delineato e perseguito. O, se vogliamo ritornare ai termini
a farlo perch6 c'6 qualcuno che, lungi dall'incoscienza,linguistici,
la- ritengo che se nel folklore la langue ha una rile-
vora a tempo pieno perch6 quella pasta sia preferitavanza alla maggiore che nella letteratura d'arte, la parole vi ha
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un suo peso definito e non trascurabile. daie / che lavavano del panno bianco / Ditemi un po', voi
Mi spiegher6 meglio. Chi svolge con un minimo dilavandaie se- / di chi e quel panno fine?; oppure: Torna il ma-
rieth il lavoro di documentazione etnografica sa perfetta- rito tutto assetato / Donna Lombarda dammi da ber); azio-
mente che la circolazione del materiale orale e musicale nel ne visualizzata da un personaggio (Suo marito dalla fine-
mondo popolare e garantita da una serie di 'operatori' ben stra / da lontano I'ha vista venir); azione visualizzata at-
precisati e ben individuabili. traverso un montaggio 'filmico' del testo, che riesce a co-
Tali operatori si configurano come: municare la estrema drammaticita di una situazione con
1) professionisti, che ricavano per intero il loro introitouna geniale concisione di parola e immagine (Principe Rai-
dalle performances pubbliche (cantastorie e cantori men- mondo monta a cavallo / senza la sella gli mancavano gl
dichi; burattinai e marionettisti, nonch6 teatranti e gente stivali / e tanto forte lo faceva andare / che le pietre della
da circo; in passato declamatori di poemi cavallereschi, via faceva spaccare, oppure: La rama I'ho tagliata / la spa-
ecc.; in genere tutti legati a momenti di esibizione pubbli- da ce I'ho in mano / e la testa del signor conte / giit per
ca, di strada o di piazza); terra la casc). Queste modalita (e ho elencato soltanto le
2) semiprofessionisti, che integrano il loro introito (a vol-
piiu comuni ed evidenti) ci permettono di riconoscere di pri-
mo acchito il quid stilistico che caratterizza il canto narra-
te anche in termini di puri e semplici benefici materiali, qua-
li vitto e alloggio) con una seconda attivita saltuaria (mu- tivo, rendendolo inconfondibile rispetto a qualunque al-
sicisti da ballo e da matrimonio; musicisti da festa calen- tro repertorio, letterario o popolare; esse rivelano inoltre
dariale; cantori di serenate; ambulanti narratori di favole una magistrale padronanza del mezzo espressivo, una lu-
nelle veglie; 'lettori' di stalla, ecc.); cida originalita nell'uso del linguaggio, ben lontane dal po-
3) leaders culturali, che non ricavano introito, n6 diret- ter essere considerate comune patrimonio della comunica-
to ne indiretto, ma utilizzano le loro attitudini esecutive perzione popolare.
imporre una leadership moralmente gratificante sulla co-Non sappiamo, e forse non sapremo mai, chi siano stati
munita (cantori da osteria; intrattenitori e fabulatori; stor- gli autori dei canti narrativi che la tradizione orale ci ha
nellatori e improvvisatori di vario genere; ballerini; attori consegnato. Ma di una cosa siamo certi, ed e che essi sape-
di rituali calendariali ecc.); vano molto bene quel che facevano; ed erano sicuramente
4) esecutorifamiliari, che esplicano il loro repertorio (ca-interni alla comunicazione popolare, per conoscerla tanto
noro, favolistico, drammatico, ludico, pedagogico) prin- bene da piegarla alle loro esigenze espressive, e per creare
cipalmente all'interno della famiglia, al massimo entro una dei prodotti di mercato destinati alla fruizione popolare e
ristrettissima cerchia amicale, vuoi a beneficio delle giova-alla circolazione orale. Prodotti tanto perfettamente fun-
ni generazioni - genitori a figli, nonni a nipoti - vuoizionali da giungere pressoch6 intatti fino a noi - dopo
con scambi orizzontali rispetto all'eta" narrazione di bar- quanto tempo? due, tre, quattro secoli? - esclusivamente
zellette fra adulti, recitazione di filastrocche e conte, non-grazie alla comunicazione orale, e all'archivio della memo-
ch6 apprendimento di regole ludiche fra bambini, ecc.). ria.
Se consideriamo la parole rispetto a queste quattro ca-
tegorie di operatori, noi la vedremo perdere progressiva-
mente di rilevanza nei passaggi dalla prima alla quarta, Note
mentre al contrario crescera il peso della langue: tanto pi h
l'operatore ha infatti necessita di imporre una produzione I Ricerca sul campo e riflessioni sul metodo, <<La ricerca folk-
nuova alla collettivit , in competizione con una concorren- lorica>) 1 (1980).
za, egli e di fatto e si propone innovatore; tanto piPi l'ope-z Colgo l'occasione per segnalare l'esaustivo ed autorevole Col-
ratore deve invece rassicurare la collettivit" cui si rivolgetelli d'Italia di Giancarlo Baronti, Padova, 1986.
(magari sulla base di meccanismi rituali che devono essere
Pubblicata in Roberto Leydi, I canti popolari italiani, Mila-
immediatamente riconoscibili, quali la drammatizzazione no, 1973.
calendariale o il gioco infantile) egli e e si propone garante
della continuita culturale. Nel primo caso prevale la paro- 4 Pubblicata in Bergamo e il suo territorio, a cura di Roberto
le, nel secondo la langue. Leydi, Milano, 1977, pag. 292.
5 Dissento dal Nigra, che vede nel metro degli Anelli due deca-
Ora non & questa la sede per affrontare il problema del-sillabi tronchi. Come ho gi" sostenuto in una nota all'articolo Per-
manenzefolkloristiche nel disco da bancarella, in Milano e il suo
la composizione letteraria dei testi folklorici italiani - in-
territorio, a cura di Franco Della Peruta, Roberto Leydi, Angelo
tendo precisamente, al di 1I delle possibili analisi formali,
Stella, Milano, 1985, ritengo che siamo in presenza di un parti-
il problema della tecnica compositiva, della scrittura dram- colare endecasillabo a minore (coincidente in pratica con il cosid-
matica, delle scelte e dei canoni estetici; per quanto riguarda
detto endecasillabo catulliano) tronco, che se rappresenta un'ec-
il canto narrativo direi che la questione & tuttora aperta, cezione nel canto narrativo piemontese si ritrova comunemente,
come tuttora aperto & l'enigma della genesi filologica di que-
ma nella versione piana e spesso mascherato con ipermetrie o ipo-
sto repertorio. Mi preme soltanto osservare come ii canto metrie, per esempio nella Bosinata milanese, nella canzone po-
narrativo si avvalga puntualmente di ben precise modalitA
polare napoletana e in certa poesia minore popolareggiante (penso
al Fusinato) dell'Ottocento.
espressive: il ritmo dialogo/azione (Ha trovato tre lavan-
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