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Folklorica
Introduzione: dal popolare al massivo Horkheimer perch6 il suo processo di fabbricazione atten-
tava ad una certa sacralizzazione dell'arte>>3. Vale a dire
Per chiarire il senso di cib che segue e necessario collo-
che, considerata dal punto di vista del nmodello culto, la
carlo, sia pure in modo schematico, nella ricerca di cui cultura
fa di massa tende ad esser vista unicamente come il
prodotto dell'industrializzazione mercantile - nella sua
parte. Si tratta della ricerca su <<popolare e massivo>> alla
quale sono giunto spinto dalla necessita di due <<messeversione
a economicista o in quella tecnologista - preclu-
punto>>, che segnalano sul terreno della teoria i mutamen-dendo cosi la possibilita di comprendere o anche solo di
ti che viviamo sul terreno della politica. porre in discussione gli effetti strutturali del capitalismo
sulla cultura.
La prima: la cultura di massa non si identifica n6 pub
essere ridotta a cib che accade negli o per mezzo degli stru- Per dar conto di questi ultimi si rende necessaria la se-
menti di comunicazione di massa. Come afferma Rositi', conda messa a punto: indagare la cultura di massa a par-
la cultura di massa non 6 soltanto un insieme di oggetti tire dall'altro modello, quello popolare. Ci0 non ha nulla
culturali, bensi un <<principio di comprensione>> di alcuni a che vedere con la nostalgia ne con l'aspirazione a recu-
nuovi modelli di comportamento: vale a dire che e un mo- perare un modello di comunicazione interpersonale con il
dello culturale. Ci6 comporta che quanto accade nei mez- quale far fronte, illusoriamente, alla complessit" tecnolo-
zi di comunicazione di massa non pub essere compreso al gica e all'astrazione della comunicazione di massa. Ci6 che
di fuori della sua relazione con le mediazioni sociali, con si ottiene con questa seconda messa a punto e un'analisi
i <<mediatori>>, nel senso in cui li definisce Martin dei conflitti che la cultura articola. II fatto e che conside-
Serrano2; ne al di fuori dei differenti contesti culturali rata
- dal punto di vista del popolare, la cultura massiva ri-
religioso, scolastico, familiare, ecc. - dall'interno dei qua-
vela il suo carattere di cultura di classe, cib che precisa-
mente per sua funzione dovrebbe negare. E ci0 per il fatto
li, o in contrasto con i quali, individui e gruppi vivono quel-
la cultura. che la cultura popolare non pub essere definita in nessun
La seconda: la maggior parte delle ricerche sulla cultu- senso, ne come quella che producono ne come quella che
ra di massa, la mettono a fuoco nell'ottica del modello cul- consumano ne come quella di cui si alimentano le classi
to, non solo in quanto esso costituisce l'esperienza esisten-popolari, al di fuori dei processi di dominazione e dei con-
ziale ed estetica da cui parte il ricercatore, ma soprattuttoflitti e contraddizioni che la dominazione attiva. La cultu-
ra culta ha una raffinata vocazione a pensarsi come la cul-
in quanto in riferimento al modello culto si definisce la cul-
tura di massa, la si identifica con processi di volgarizza- tura. Per contro, la popolare <<non pub essere nominata
zione e di svendita, di avvilimento e di decadenza della cul-senza nominare contemporaneamente quella che la nega
tura culta. Inoltre, in questa prospettiva, operazioni di pro-e di fronte alla quale essa si afferma per mezzo di una lot-
duzione di senso come in un racconto la predominanza del- ta disuguale e, spesso, ambigua>>4 . A partire da qui si
aprono tre piste, tre linee di ricerca separabili solo per esi-
l'intreccio o la rapidita o, in termini piu generali, la ripeti-
genze di lavoro, ma complementari.
tivita o la schematizzazione, sono a priori squalificate co-
me strumenti di semplificazione, di facilismo, che in defi-
1. Dal popolare al massivo: direzione di ricerca che non
nitiva rinvierebbero alle costrizioni della tecnologia e agli
espedienti della commerciabilita. pub piui essere seguita altro che storicamente dal momen-
to che, ad onta di tutte le nostalgie per <<l'autenticamente
Non si tratta di negare la realtr di queste costrizioni e
di questi espedienti. Si tratta del <<luogo>> dal quale vengo-popolare>>, il massivo non e qualcosa di completamente
no considerati e del significato che acquistano di conse- esterno, qualcosa che venga a invadere e corrompere il po-
guenza. E il problema che si pongono Mattelart e Piemme polare dal di fuori, bensi lo sviluppo di certe virtualita gia
inscritte nella cultura popolare del XIX secolo. La cultura
quando, in un libro recente, si chiedono <<in che misura
la cultura di massa non sia stata attaccata da Adorno edi massa non appare di colpo, con un taglio netto che per-
metta di contrapporla senz'altro alla cultura popolare. Il negli usi che i differenti gruppi - il popolare non
esercita
massivo ha avuto una gestazione lenta, a partire dale po- per nulla affatto omogeneo, e invece una pluralita - fan-
polare. Solo un enorme strabismo storico, solo un profon- no di cib che consumano, le loro grammatiche di ricezio-
do etnocentrismo di classe (Bourdieu), che si rifiuta di chia- ne e di decodificazione. Infatti se e vero che il prodotto
mare il popolare cultura, ha potuto condurre a non vede- o il modello di consumo sono il punto di arrivo di un pro-
re nella cultura di massa niente altro che un processo cesso
di di produzione, e vero pure che essi sono il punto di
volgarizzazione, la decadenza della cultura culta. E que- partenza e la materia prima di un altro processo di produ-
sto etnocentrismo non e malattia esclusiva della destra, zione, ben- silenzioso e disperso, nascosto nel processo di uti-
si la prospettiva all'interno della quale lavorano anche mol- lizzazione. Ne e un esempio l'utilizzazione che i gruppi in-
te analisi critiche. Ma la storia e diversa: sul terreno cultu- digeni e contadini dell'America latina hanno fatto e fan-
rale la massificazione consiste nel processo di inversione no dei riti religiosi imposti dai colonizzatori, utilizzazione
di senso mediante il quale, nel corso del XIX secolo, pas- nella quale i riti non sono rifiutati, bensi convertiti a fini
sa ad esser chiamata popolare precisamente la cultura pro- e in funzione di referenze estranee al sistema dal quale han-
dotta industrialmente per il consumo delle masse. Cosic- no tratto origine. Ancora, e esemplare la maniera in cui
ch6, nel momento storico in cui la cultura popolare tenta i primi abitanti insediati a Guatavita - un villaggio co-
- come ho dimostrato altrove5 - di costituirsi in cultu- struito presso Bogota" per alloggiare gli abitanti di un al-
ra di classe, questa stessa cultura viene minata dall'inter- tro villaggio distrutto per la costruzione di un bacino idri-
no, resa impossibile, trasformata in cultura di massa.coMa - riorganizzarono il senso e la funzione degli spazi della
a sua volta questa inversione e resa possibile dalla com- casa, degli apparecchi igienici, ecc. Infine si trattera di in-
pattezza che nel XIX secolo ancora conserva la massa <<del- dagare cib che M. de Certeau6 ha chiamato le ?tattiche>>
le masse>>, di modo che la nuova cultura popolar-massiva che, in opposizione alle ?strategie>> del forte, definiscono
le astuzie, gli stratagemmi, gli espedienti del debole. Si trat-
si costituisce attivando certi segni di identit" della vecchia
cultura e neutralizzandone o deformandone altri. ta di scoprire queste procedure, nelle quali si incarna una
logica altra dell'azione: quella della resistenza e della ri-
2. Dal massivo al popolare: e il percorso che consente sposta
di al dominio.
indagare in primo luogo la negazione, vale a dire la cultu-
ra di massa in quanto negazione dei conflitti per mezzo 1. 11 racconto popolare, un modo di accedere all'altra
cultura
dei quali le classi popolari costruiscono la loro identita.
Indagare dunque sui dispositivi di massificazione, di de-
politicizzazione e controllo, di demobilitazione. In secon-Poniamo in chiaro, innanzi tutto, quanto segue: nello
do luogo questo percorso consente di indagare la media- studio dei racconti popolari ci6 che stiamo studiando, o
meglio, il <<luogo>> all'interno del quale si articola il no-
zione, vale a dire le operazioni mediante le quali il massi-
vo recupera il popolare e ne fa la propria base. Indagarestro studio, non e la letteratura, bensi la cultura. Questa
non e un'opzione arbitraria dello studioso, bensi un'esi-
dunque sulla presenza nella cultura di massa di codici po-
genza dell'oggetto. La funzione popolare del racconto e
polari di percezione e di riconoscimento, di elementi della
sua memoria narrativa e iconografica. Considerati da que-specifica, molto pifi vicina alla vita che all'arte, o se mai,
sto punto di vista la ripetizione o lo schematismo non vicina
se- ad un'arte transitiva, in continuita con la vita. In
gnalano piui semplificazione o degradazione, ma rinviano
e parlano di un modo di comunicazione altro, semplice- una continuit
articola , puntuale,
la memoria del gruppogiacch6
e nelsiquale
tratta del discorso
si dicono le pra- che
mente differente da quello della cultura letterata: modo tiche del gruppo: un modo del dire che non solo parla di,
di comunicazione che non e solo delle masse contadine ben-ma anche materializza alcuni modi del fare'.
Dobbiamo ora esaminare alcuni degli snodi fondamen
si anche delle masse urbane che impararono a leggere ma
tali dei modi del narrare nella cultura non letterata. E que-
non a <<scrivere>> e per le quali un libro e sempre un'espe-
rienza o una <<storia>> e mai un <<testo> o almeno un'infor-sta denominazione in negativo, che in seguito chiarirem
anche nel suo senso positivo, segnala l'impossibilita di d
mazione; per le quali una fotografia o un film non parla
mai di piani e di montaggio, ma di ci0 che rappresentafinire
o questa cultura al di fuori dei conflitti entro i qu
essa costruisce la sua identita. Questa affermazione no
ricorda; per le quali l'arte comunica sempre e senza me-
diazioni con la vita. va confusa con la posizione che nega identita culturale a
le classi popolari, ma, come avverte Bourdieu, ?<la tent
zione di prestare la coerenza di un'estetica sistematica a
3. Gli usi popolari della cultura di massa: 6 la direzione
di ricerca verso la quale si volgono le domande circaprese
l'uso di posizione estetiche delle classi popolari non 6 m
che le classi popolari fanno di cib che vedono, di cibno pericolosa dell'inclinazione a lasciarsi imporre, senz
a cui
credono, di ci6 che comprano o che leggono. Di contro rendersene conto, la rappresentazione esclusivamente n
alle statistiche sull'audience e alle inchieste di mercato gativa
che della visione popolare, che sta al fondo di ogni este-
si esauriscono nell'analisi della reazione, della risposta
ticaal-
culta>>8. Non letterata significa quindi una cultura
lo stimolo; e di contro all'ideologia del consumo come cuiin-
messaggi non vivono nd nel libro n6 del libro, vivo
nella canzone e nel ritornello, nelle storie che passano
gestione e passivit., si tratta di indagare l'attivit, che si
10
bocca in bocca, nei racconti e nei motti, nelle sorti ecanei studiare processi di comunicazione che non si esauri-
proverbi. Di guisa che, quand'anche questi messaggi scono son nei dispositivi tecnologici, perch6 proprio a partire
messi per iscritto, non godono mai dello status socialedadel qui rimandano all'economia dell'immaginario
libro. I testi delle canzoni dei cantastorie, le confezionicollettivo.
di
pubblicazioni economiche, i supplementi e i romanzi a pun- La prima opposizione che permette di caratterizzare il
tate materializzano, tanto nella forma di stampa quanto messaggio popolare e quella indicata da Benjamin nella ci-
in quella di circolazione e consumo, quest'altro modo di
tazione: di fronte al romanzo e alla sua testualith intransi-
esistere del messaggio popolare; qualcosa stampato gros- tiva la narrazione popolare e sempre un <<raccontare a>>.
solanamente, a pubblicazione periodica, che non si com- Recitato o letto a voce alta, il messaggio popolare si rea-
pra nelle librerie ma per la strada o al mercato - come lizza sempre in un atto di comunicazione, nella messa in
comune di una memoria che fonde insieme esperienza e
per secoli sono giunti nei villaggi gli almanacchi e i libretti
di devozione e di ricette medicinali, nella borsa del mer- modo di raccontarla. Giacch6 non si tratta solo di una me-
ciaio ambulante, nella quale trovavano posto anche imoria fili dei fatti; ma anche dei gesti, allo stesso modo in cui
e gli aghi, gli unguenti e certi attrezzi da lavoro - e un chemotto non e fatto solo di parole ma di toni e di gesti,
una volta letto serve per altri usi quotidiani. Ancora oggi
quando i membri delle classi popolari comprano libri,di pause
fatto
non e di complicit..
proprio dall'uditorio Laesua sola possibilit,
di restare, e che sidilasci
essere
me-
morizzare.
lo fanno mai nelle librerie, ma nei chioschi lungo la strada Ma oggi la memoria e in ribasso, svalutata dai
o nelle botteghe di quartiere. E il modo di acquistare professori,
ha il rinnovarsi continuo delle notizie e degli og-
parecchio a che vedere con il modo di usare. getti la rende impossibile e la cibernetizzazione che ci per-
Considerata secondo i suoi modi di narrare, la cultura seguita sembra renderla definitivamente inutile. Di conse-
popolare continua ad essere quella di coloro che appena guenza ci riesce piiU difficile comprendere il paradosso del
sanno leggere, che leggono molto poco e che non sanno funzionamento della narrazione popolare, nella quale la
scrivere. Se si fanno a un contadino domande riguardanti
il mondo in cui egli svolge la sua vita, si possono consta-qualitY, della comunicazione e inversamente proporziona-
le allamemoria
della
tare non solo la ricchezza e la precisione del suo vocabola- quantita,resiste
di informazione. 11 fatto
a lasciarsi pensare cone le
checategorie
la dialettica
rio, ma anche l'espressivith della sua tecnica di <<raccon-dell'informatica o dell'analisi letteraria. In essa la ripeti-
to>>. Ma se gli si chiede di scriverlo, egli diventa un muto.
zione convive con l'innovazione, giacch6 quest'ultima la
Questa considerazione ci propone, in positivo, I'altraimponefac- sempre la situazione in cui si racconta la storia,
di modo che il messaggio vive delle sue trasformazioni e
cia della questione, quella della persistenza dei dispositivi
della cultura orale, in quanto dispositivi di enunciazione della sua fedelt", non alle parole sempre permeabili al con-
del popolare, e questo tanto nei modi di narrare come testo,
di bensi al senso e alla sua morale.
leggere. L'altra opposizione fondamentale e quella che separa il
messaggio di <<genere>> da quello di <<autore>>. E questa una
categoria fondamentale per studiare il popolare e ci0 che
1. Un altro modo di narrare
di popolare resta nella cultura di massa". Non mi riferi-
<<I non venire dalla tradizione orale (e il non andare verso sco
di es-
alla categoria letteraria di genere, ma a un concetto
sa) e cib che distingue il romanzo da tutte le altre forme diproprio
lette- dell'antropologia o della sociologia della lettera-
ratura in prosa: favola, leggenda, racconti. Ma soprattutto lo di-
stingue dalla narrazione. Il narratore prende cib che narra tura, vale a dire al funzionamento sociale dei messaggi, fun-
dal-
l'esperienza, sua propria o che gli hanno narrato. A suazionamento
volta differenziale e differenziatore, culturalmente
la converte in esperienza per coloro che ascoltano la sua enarra-
socialmente discriminante. E che attraversa tanto le con-
dizioni di produzione quanto quelle di consumo. I <<gene-
zione. Il romanziere, al contrario, resta estraneo>>. (W. Benjamin)
ri>> sono un dispositivo per eccellenza del popolare, giac-
Esaminato secondo la critica culta, il messaggio popo- ch6 non sono solo modi della scrittura ma anche della let-
lare si riduce alla sua <<formula>>, al suo esaurirsi nello tura:
sche-un <<luogo>> dal quale si legge e si guarda, si decifra
matismo, nella ripetizione e nella trasparenza delle e si comprende il senso di un messaggio. Passa da qui una
convenzioni.
demarcazione culturale importante, perch6, mentre il di-
D'altro canto gli studiosi di folklore ci tendono un'al- scorso culto fa esplodere i generi, e nel popolare-di-massa
tra trappola: la riscoperta del primitivo, delle forme pure,che essi continuano a vivere e a compiere il loro ruolo: ar-
il popolare come il non ancora corrotto. Di fronte a que- ticolare la quotidianitt con gli archetipi. Dire messaggi <<di
ste due posizioni, la mia 6 definita dalla convergenzagenere>>di significa darsi come oggetto preciso di studio la
due proposte molto diverse: quella di uno studioso di cul-
tura di massa degli anni '50, R. Hoggart, il quale studian- pluridimensionalit,
materiali ed espressivedeiattraverso
dispositivi,le vale
qualiai dire le mediazioni
processi di ri-
do la canzone popolare definisce le convenzioni come <<ci6 conoscimento si innestano in quelli di produzione inscri-
che rende possibile il rapporto dell'esperienza convendo gli la propria orma nella struttura stessa del narrare.
archetipi>>9 e quella di M. Bachtin, che scopre nella festa
popolare tutti i segni di un altro modo di comunicare10. Cosi la rapidit,
avventure dell'intreccio
- in rapporto con il- prevalere
la quantit,dell'azione
smisuratasulla
di
In base a questa convergenza analizzare messaggi signifi- psicologia, cosi la ripetizione in rapporto al costituirsi della
11
12
13
il tempo della Storia - che e il tempo della nazione dellae del massima privatizzazione, della <<fuga in famiglia>>,
mondo, il tempo dei grandi avvenimenti che irrompono in opposizione a cio che e sempre stato il giorno di festa
dall'esterno nella comunit" - e il tempo della vita, che nelle culture popolari e ancora continua ad essere nei pic-
coli paesi: il giorno della massima socializzazione. L'altro
e il tempo che va dalla nascita alla morte di ciascun indivi-
duo, scandito dai riti di iniziazione alle differenti eta, il
aspetto 6 quello della casa dove la televisione segna le due
tempo familiare e quello che media e rende possibile la tappe
lo- del simulacro che nasconde la negazione o, con le
ro comunicazione. Di maniera che, ad esempio, una guer- parole di Baudrillard28, la dissoluzione del sociale. Dap-
prima l'apparecchio Tv ha riarticolato lo spazio e cataliz-
ra e percepita come <il tempo in cui mori lo zio>> e la capi-
tale come <<il luogo in cui vive mia cognata>>. In sintesizato
pos-il cambiamento: non e pii la tavola il centro intorno
siamo affermare che nella cultura popolare la famiglia sem-
al quale la famiglia si riunisce a conversare, ma lo scher-
bra essere la grande mediazione per mezzo della quale mosiTv, rivolti al quale tutti guardano senza parole. E una
vive la socialit", vale a dire la presenza ineludibile eTv co-
che porta dentro casa tutto, rendendo inutile uscire per
divertirsi o assistere ai grandi spettacoli, il cinema e il cal-
stante della collettivita nella vita di ognuno. Di ci6 tutto
d" conferma, dalla organizzazione spaziale dell'habitatcio fino?stanno>> nel piccolo schermo. In seguito la famiglia
alle forme di interscambio di beni e saperi, dalla manieranon si riunisce piu nemmeno a guardare, ciascun membro
di iniziare un fidanzamento al significato e ai riti dellaha il suo televisore personale in camera sua. Siamo giunti
morte. agli antipodi di ci0 che le relazioni familiari sono e signifi-
In rapporto a questa concezione e a questo modo canodi nella
vi- cultura popolare. Solo un gigantesco anacroni-
vere, le trasformazioni operate dal capitalismo nell'ambi-
smo pub tener in vita ancora oggi il melodramma.
to del lavoro e in quello della cultura, la mercantilizzazio-
ne del tempo e delle relazioni sociali, incluse le primarie,
2. II melodramma: la memoria e la sua disattivazione
fanno esplodere quella mediazione. Svuotata del suo Per quanto oggi questa affermazione possa suonare pa-
ruo-
radossale, il melodramma e figlio della rivoluzione fran-
lo produttivo e separata dallo spazio pubblico la famiglia
si privatizza riducendosi fino a <<non avere altra cese: della trasformazione della canaglia, della plebe, in
funzione
popolo,di
che l'associazione sessuale di una coppia e l'educazione e della scenografia che fece da sfondo a questo
processo. Nel doppio senso del termine, fu l'entrata in sce-
una nidiata di figli sempre meno numerosa, convertendo-
si in un rifugio contro l'alienazione del mondo delpopolo. Le passioni politiche e le terribili scene vis-
na del
lavoro>>25. Cosi segregata, la famiglia si restringesute nellaa realta hanno esaltato l'immaginazione e la sen-
fino
coincidere con lo spazio della casa, ora trasformatasibilit del popolo, che infine acquisisce il gusto di mette-
nello
spazio in cui si dispiega l'individualismo consumista. La
re in scena le proprie forti emozioni. Perch6 esse possano
dispiegarsi,
famiglia non solo non apparir" piiu come la mediatrice del la scena dovra riempirsi di carceri, di cospira-
sociale, ma anzi verri percepita come il suo contrario: zioni e diil esecuzioni capitali, di disgrazie immense patite
privato contro il pubblico. Nei suoi due versanti:da il vittime-innocenti
primo e di traditori che alla fine pagheran-
e quello in cui si contrappongono spazio di lavoro e spa-
no cari i loro tradimenti. Non e forse questa la morale della
zio del consumo e dell'ozio. Schiavi nel lavoro ma liberi rivoluzione? <<Ancor prima di essere un mezzo di propa-
nel consumo. Giacch6, come ho scritto altrove26, se il ganda,
la- il melodramma sar" uno specchio della coscienza
voro spossessando rende solidali, il consumo realizzando collettiva>>29. La pantomima che si giuocava sulla scena
il possesso individualizza, genera un movimento di ripie- aveva fatto le sue prove all'aria libera per le strade e le piaz-
gamento sull'identith dell'individuo. Il secondo versante ze, nei mimi con cui si metteva in ridicolo la nobilt". Tut-
to il complesso macchinario necessario per la messa in scena
e quello in cui si contrappongono lo spazio politico e quello
della neutralitY. <<Esente da connotazioni politiche e eret- del melodramma - Gilbert de Pixerecourt aveva bisogno
ta a monumento dell'intimith e delle private virtu, la di tre settimane per scrivere il libretto ma di ben tre mesi
fa-
per montare la scena - e direttamente in relazione con il
miglia si converte in cellula di controllo politico, oltre che
sociale e morale. La relazione tra vita politica e vita fami-tipo di spazio che il popolo esige per rendersi visibile: strade
liare non e vista come una relazione di continuitY, bensi e piazze, mari e montagne con vulcani e terremoti. IL me-
di contraddizione>)26. lodramma dei primi venti anni del XIX secolo e lo spetta-
L'immaginario urbano verri a consacrare definitivamen- colo totale per un popolo che pub finalmente specchiarsi
te questa separazione e questo ripiegamento: organizzazio- a figura intera ?<imponente e triviale, sentenzioso e inge-
ne architettonica degli spazi e in particolare dell'habitat, nuo, solenne e gaglioffo, mentre respira terrore, strava-
regolamentazione degli usi del tempo di riposo, incombente
presenza della polizia, tutto contribuisce a frammentare ganza, giocosit.>>30.
pubblico i ovvio di
allo spettacolo 6 intessuta che
unalaparticolare
partecipazione
com- del
le relazioni sociali e a riattivare un'imperiosa necessitiplicitY.
di <<Scrivo per quelli che non sanno leggere>> afferma
intimith, una ricerca compulsiva della sicurezza, che fan- Pixerecourt. E chi non sa leggere trova sulla scena cib che
no si che la famiglia ruoti ossessivamente intorno all'im- cerca: non parole ma azione e passione. E rappresentate
magine del rifugio e della clausura. E ci6 tanto nello sce- a suo modo, secondo i suoi ritmi. In quegli stessi anni un
nario domenicale, quanto in quello della routine giorna- degno funzionario spagnolo, Jovellanos, incaricato dal re
liera. La domenica urbana si 6 trasformata nella giornata di indagare sugli spettacoli e i divertimenti popolari, de-
14
15
Note
tore un rapporto di lavoro salariato e infine i circuiti com-
merciali di distribuzione e vendita della merce cultura - I F. Rositi, Historia y teoria de la cultura de masas, pp. 28 e ss.
e la letteratura, che con il romanzo d'appendice inaugura
2 M. Martin Serrano, La mediacidn social, Madrid 1977. E del-
un nuovo rapporto tra lettore e testi. Ci6 significa non so-
lo un nuovo pubblico di lettori, ma anche una nuova lo stesso autore Nuevos Mdtodos para la investigacion de la estruc-
for-
tura y la dindmica de la enculturizacidn, <<Revista de la Opini6n
ma di lettura, che non e piui la popolare tradizionalePiblica>>,
ma 37 (1974).
non e nemmeno la culta; e alcuni nuovi dispositivi di nar-
3 A. Mattelart e J.M. Piemme, La televisidn alternativa, Bar-
razione: gli episodi e le serie. La seconda trasformazione
celona 1981.
e quella del romanzo d'appendice in melodramma cinema-
4 J. Martin Barbero, Prdcticas de comunicacidn en la cultur
tografico e in romanzo radiofonico. Attraverso il roman-
popular, in Comunicacidn alternativa y cambio social, Mexic
zo d'appendice il cinema riceve in eredit& il melodramma,
1981.
o meglio si costituisce come suo erede <<naturale>>. Rein-
ventandolo, per6; o meglio riconvertendolo nel grande 5 J. Martin Barbero, Apuntes para una historia de las matrice
spettacolo popolare che mobilita le grandi masse e alimenta
culturales de la massmediacidn, pp. 16 e ss.
una intensa partecipazione dello spettatore. C'& una con-
6 M. de Certeau, L'invention du quotidien, pp. 75 e sgg.
vergenza profonda tra cinema e melodramma: nel funzio-
namento narrativo e scenografico, nelle esigenze morali 7 M.
e de Certeau, op. cit., pp. 150-167.
negli archetipi mitici, nell'efficacia ideologica. Pifi che
8 un
P. Bourdieu, La distinction. Critique social du jugement, p.
genere filmico per molti anni il melodramma e stato il cuore
33.
stesso del cinema, il suo orizzonte estetico-politico. Da qui
derivano, in gran parte, tanto il carattere popolare del 9 ci-
R. Hoggart, The Uses of Literacy, p. 161.
nema, quel riconoscimento e quella simpatia delle classi10 M. Bachtin, La cultura popular en la Edad Media y en el Re
popolari per il cinematografo, quanto il diffuso disprezzo
nacimiento, pp. 177 e sgg.
delle el1ites, che hanno consacrato il senso peggiorativo e
dI Sul concetto di <genere>> come unit" d'analisi per la cultur
dispregiativo della parola melodramma e ancor piu dell'ag-
di massa, vedi: P. Fabbri, Le comunicazioni di massa in Italia:
gettivo <<melodrammatico>> come sinonimo di tutto quellosguardo semiotico e malocchio della sociologia, <<Versus>> 5/2
che per l'uomo culto 6 caratteristico dell'estetica popola-
(1973). Sui <<generi>> nelle culture popolari, vedi <<Poetique>>, 1
re: schematismo, sentimentalismo, effetti, ecc. Terza(1974).
tap-
pa, la fusione di certi dispositivi di melodrammatizzazio-
ne del cinema e della radio nel teleromanzo latinoameri- 12 Contributi su questa linea sono quelli di: N. Rubin, La lectu-
cano (la novela). Si e arrivati cosi a produrre un melodram- in R. Escarpit e altri, Hacia una sociologia del hecho litera-
ra,
rio, pp. 221-242; J.J. Darmon, Lecture rurale et lecture urbaine,
ma profondamente <<originale>>, che raggiunge le masse,
in Le roman Feuilleton, <<Revue Europe>> (1974).
ma per singoli individui, nella loro casa, e a partire dal-
13 Sulla necessita di rifondare questo interrogativo, vedi: N. Sa-
l'immaginario urbano al quale lo salda una complicit, fi-
lomon, Algunos problemas de sociologia de las literaturas de len-
nora non consumata e al quale d . il suo supporto piiu se- gua espanola, in Creacidn y ptblico en la literatura espalfola, pp.
15-40.
greto con la sua capacit , di decontemporaneizzare, di de-
temporalizzare
Nel teleromanzo tutto, inclusa lail quotidianit
latinoamericano melodramma, tocca
piiu immediata.
il 14 A questo proposito: H.R. Jauss, Pequenia apologia de la ex-
proprio fondo, ii proprio totale anacronismo: giacche per periencia estetica, <<Eco>> 224 (junio 1980), pp. 217-256. Vedi an-
mezzo suo la piccola famiglia intimista e privata tenta di che M. Dufrenne, L 'art de masse existe-t-il?, in L 'art de masse
riconoscersi nel tempo impossibile della famiglia-comunitai. n'existe pas, pp. 9-50.
Anacronismo che in America latina non porta, come for- 15 Due studi che si valgono di questa chiave di lettura: U. Eco,
se in Europa o negli Stati Uniti, alla mera nostalgia. Poi- Socialismo y consolacidn, Barcelona 1974; J.L. Bory, Eugene Sue,
ch6 qui il suo referente, nel quale pure alla spoliazione eco- dandy mais socialiste, Paris 1973.
nomica si somma lo sradicamento culturale, continuano
16 Vedi in E.J. Hobsbawn, Rebeldes primitivos, il capitolo de-
ad essere certi segni di identit " della memoria popolare,
dicato al bandito sociale, pp. 27-55.
che persistono sia pure in mezzo al piui aggressivo imma-
ginario di massa. 17 Su questa lettura, vedi: M. de Certeau, Un <<art> bresilien, op.
cit., pp. 56-60.
(giugno 1982)
18 J. Martin Barbero, Apuntes jara una historia de las matrices
(traduzione dallo spagnolo di A malia Signorelli) culturales de la massmediacidn, p. 2.
19 Nomediche
sull'aria un si d., oltre
tango, cheche
strofe al narrano
celebre ballo,
sempre alle strofemelo-
vicende cantate
drammatiche [N.d.T].
20 J. Goimard, Le melodrame: le mot et la chose, <<Les Cahiers
de la cinemathbque>>, 28 (1980).
16
21 C. Monsivais, Cultura urbana y creacidn intelectual, <<Casa de 28 J. Baudrillard, A la sombra de las mayorias silenciosas, pp.
las Amdricas>>, 116 (1979). 65 e sgg.
22 E.P. Thompson, La economia (<moral>> de la multitud en la 29 P. Reboul, Peuple Enfant, Peuple Roy, ou Nodier, mdlodra-
Inglaterra del s. XVIII, in Tradicidn, revuelta y consciencia de me et revolution, <Revue des Sciences Humaines>, 162 (1976).
clase, pp. 62-135.
30 Ch. Nodier nella <<Revue de Paris>> (luglio 1835).
23 F. Zonabend, La mdmoire longue, p. 308.
31 G.M. de Jovellanos, Espectdculos y diversiones puiblicas en
24 R. Hoggart, op. cit., p. 76. Espanla, pp. 121 e 122.
25 P. Laslett, El rol de las mujeres en la historia de lafamilia oc- 32 P. Brooks, Une esthetique de I'Vtonnement: le melodrame,
cidental, in El hecho femenino, p. 494. <<Poetique>> 19, p. 341.
26 J. Martin Barbero, Comunicacidn masiva: discurso y poder, 33 P. Brooks, op. cit., p. 343.
p. 205.
34 R. Muchembled, Culture populaire et cultures des elites, Pa-
27 F. Colombo, Televisidn: la realidad como espectdculo, p. 63. ris 1978.
17