Sei sulla pagina 1di 1

Il discorso di Alcibiade III.

1 Alcibiade definisce Socrate come un personaggio atopico (da άτοπος), ragion per cui non può
2 essere paragonato a nessun essere umano, fuorché ai sileni ed ai satiri, i quali appartengono alla
3 mitologia greca e sono di genere maschile. Entrambi sono connessi con il culto dionisiaco, difatti il
4 Sileno era la divinità antecedente a Dioniso, i satiri, invece, erano spesso associati ad essi. Socrate
5 viene precedentemente equiparato ai satiri ed ai sileni per il suo aspetto poco grazioso, tuttavia
6 Alcibiade risolleva questo parallelismo analizzando non più solo la loro somiglianza estetica, bensì
7 ne fa uso anche per accostare la valenza morale di Socrate alla saggezza dei sileni, ed anche per i
8 discorsi assurdi e degni di un satiro tracotante. L’aggettivo άτοπος, che usa Alcibiade nei riguardi di
9 Socrate, era stato utilizzato anche da Platone nel “Gorgia”, in cui il discepolo Polo di Agrigento ne
10 parla come una persona "strana" perché ragiona da sé e non si fa manipolare tramite i piaceri e i
11 dolori che indirizzano le persone ordinarie. Socrate trasmette i suoi insegnamenti tramite quelle che
12 possono sembrare quisquilie come asini, fabbri, calzolai e conciatori, tessendo degli argomenti che
13 potevano decodificare solo coloro dotati di intelletto e di volontà di apprendere, rendendo i suoi
14 pensieri accessibili solo ad un gruppo elitario di persone. Inoltre, sono i più divini, poiché
15 trasmettono immagini e virtù nobili, fornendo così un genere di vademecum per chi volesse
16 diventare καλός κἀγαθός. Questa sua concezione verrà controbattuta di nuovo nel “Gorgia”, in cui
17 Callicle critica la vita filosofica perché incapace di formare kaloi kagathoi e cittadini in grado di
18 affermare se stessi nel perseguimento del potere. Alcibiade, politico altrettanto spregiudicato, ma
19 sensibile al fascino di un ideale filosofico per lui irraggiungibile, afferma esattamente l‘opposto.
20 Come tutti i filosofi, Socrate vede la realtà tramite il prisma del linguaggio, così lo usa come
21 strumento per gettare le fondamenta del suo messaggio educativo. Usa l’articolo determinativo per
22 dare all’aggettivo un valore che lo rendesse analogo ad un sostantivo, creando così anche il to
23 agatòn. Il filosofo, tramite queste espressioni, trasmette l’importanza del suo messaggio dicendo che
24 come il falegname, per costruire un buon tavolo, ha necessità di sapere cosa sia un buon tavolo, così
25 l’uomo, per diventare καλός κἀγαθός, ha necessità di sapere cosa sia il buono (to agatòn). Tramite
26 questa lezione, induce l’uomo a sapere per diventare buono, e lo educa all’importanza dello studio e
27 della ricerca, una prova di ciò sono gli esempi dei discorsi socratici riportati da Alcibiade, il quale
28 mostra che l’unica via per scoprire i suoi discorsi era essere volenteroso di diventare to agatòn. Così
29 Socrate dà alla sua filosofia un’accezione educativa ai fini dello studio e della maieutica. Socrate
30 era un genio controcorrente, il quale smontò le doxai di allora a nome della ricerca dell’ἐπιστήμη.
31 Ma la sua insolenza nei riguardi del sistema di convinzioni della mentalità ateniese non era vista di
32 buon occhio, soprattutto dal nuovo regime democratico instauratosi ad Atene, che mirava ad una
33 città basata sugli antichi valori, in quanto partito conservatore, ma trovò difficoltà poiché si
34 diffondevano gli insegnamenti filosofici, soprattutto tra i giovani. Come disse Immanuel Kant nell’
35 opera “Pedagogia”, la filosofia di Socrate si sintetizza nella rigorosità del ragionamento, nella forza
36 inflessibile dell’ironia e nella coerenza che lo caratterizzava, la quale contribuì alla sua morte.

Potrebbero piacerti anche