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— ARTRITI PRIMARIE —
L’aspetto più interessanter (per me) è il fatto che tutte assieme si distinguano da AR:
sieronegative, interessamento del rachide, artrite asimmetrica e frequente impegno
delle sacroiliache anche in asintomaticità. Ci sono anche diverse manifestazioni
extraarticolari (cutanee, oculari, mucose ed ureteriti e cerviciti).
Criteri maggiori:
- Sinovite con aspetti di cui sopra
- Rachialgia infiammatoria
Criteri minori
- AF positiva per o presenza di spondilite, psoriasi o MICI
- Uretrite o diarrea insorte entro un mese prima della comparsa di artrite
- Sciatica mozza
- Entesite
- Sacroileite
La diagnosi si fa con 1+1, ma fanno un po’ schifo (sn 0,75; sp 0,82) spt. per diagnosi
precoce. 1838R2 per nuovo algoritmo, che divide assiali da periferiche per fare
diagnosi precoce.
OSTEOARTROSI
Patogenesi
Cardine: morte dei condrociti, distruzione della cartilagine e difetto di sintesi della
matrice. La patogenesi è diversa tra forma primaria e secondaria.
La forma primaria è una patologia intrinseca della cartilagine. A partire dai 30 anni le
caratteristiche meccaniche della cartilagine cambiano: immaginando la cartilagine in
tre strati, si assisterà alla comparsa di fissurazioni nello strato superficiale, con
apoptosi nella zona di fissurazione e replicazione e aggregazione nelle zone
limitrofe. A causa dell’infiammazione si instaura anche un ambiente che promuove la
produzione delle metalloproteinasi e collagenasi, che unitamente alle fissurazioni
causa assotigliamento della cartilagine.
Clinica e diagnosi
Solitamente età >40aa. Il sintomo più precoce è il dolore, giovato dal riposo, ed è
caratteristica la rigidità articolare più sul quato d’ora. Obiettivamente crepitii palpatori
durante il movimento, versamento articolare, tumefazione e deformazione
dell’articolazione. Red flags: dolore con giovato da riposo, rigidità, deformità ed
eventuale versamento.
Esistono dei criteri diagnostici ma sono per lo più di interesse di ricerca, all’atto
pratico ci si attiene ad anamnesi, red flags e reperti radiologici. In soggetti anziani/di
mezza età va in DDX con AR: OA tende a interessare le IFD invece che IFP e
metacarpofalangee, la rigidità al mattino è più breve, le tumefazioni non sono
flogistiche ma duro-ossee, OA è sieronegativa, non si muovono VES e PCR e i
reperti radiologici sono diversi (osteofiti vs. erosione articolare).
— ARTRITI INFETTIVE —
Artriti batteriche
Emergenza medica, la mortalità è alta e la morbidità di più. La presentazione tipica è
con febbre, malessere generale ed articolazione infiamata (brutta) e funzionalmente
compromessa. Normalmente la sede più colpita è il ginocchio, nei tossicodipendenti
sono comuni le sedi strane (es. costocondrale), nei portatori di CVC sternoclaveari e
in brucellosi sacroiliaca. Le sedi come ancha e sacroiliaca sono ovviamente un po’
più difficili da obiettivare precocemente, è imperativa la caratterizzazione del
patogeno.
In giovane sospetta gonococco. TBC pò dare un’infezione anche indolente, libro ti
direi. Anche la malattia di Lyme può dare, in terza fase, artriti batteriche non
eclatanti.
Artriti virali
Generalmente autolimitanti e non erosive. B19 simula un’artrite reumatoide e
cronicizza nel 10% dei casi. Per alphavirus il coinvolgimento articolare è molto
frequente, e può dare poliartralgia o artrite migrante con rigidità mattutina. Anche
HIV e HCV possono dare rispettivamente oligoartrite e poliartrite simmetrica.
— ARTROPATIE DA CRISTALLI —
GOTTA
Deposizione articolare di cristalli di urato monosodico che si formano per
supersaturazione in acido urico (metabolita delle purine) dei liquidi extracellulari. Un
po’ per incremento della vita media, un po’ perché alcuni farmaci in terapia cronica
sono iperuricemizzanti (asa, diuretici), l’incidenza aumenta. È una patologia
multifattoriale.
Patogenesi
La patogenesi è retta fondamentalmente dalla sola uricemia. L’acido urico viene
interamente filtrato, quasi interamente riassorbito in S1, secreto in s2 e riassorbito
parzialmente in s3 (al netto 6÷12% viene escreto), e per un terzo viene eliminato per
via intestinale secondo un meccanismo passivo. La nefropatia cronica uratica è
conseguenza di iperproduzione di urato e quindi accumulo intratubulare con
precipitazione; esiste anche una variante cronica della nefropatia che però non è
unicamente ascrivibile a gotta ed iperuricemia.
Nel 90% dei casi si tratta di gotta da iposecrezione urinaria e nel 10% da
iperproduzione. Si individuano forme primitive (senza malattie causative) e
secondarie (iperproduzione: glicogenosi, Down, farmaci citotossici, warfarin…;
iposecrezione: insufficienza renale,intossicazione da piombo, disidratazione,
chetoacidosi diabetica…)
Esiste anche una forma cronica di gotta, che si sviluppa nei pzz. con gotta di lunga
durata: l’infiammazione persiste anche nei periodi intercorrenti con formazione di
cristalli e tofi nel tessuto sinoviale ed articolare, creando un presupposto per la
condro- ed osteolisi e la conseguente distruzione dell’articolazione.
Diagnosi e trattamento
La diagnosi vera e propria si ha col riscontro di cristalli in biopsia o artrocentesi, ma
ci sono delle red flag che permettono la diagnosi clinica (libro). In generale sono
indicativi episodi di artite acuta con massimo nelle 6÷12h, con alti livelli di uricemia,
famigliarità e segno del doppio contorno all’eco. In più della metà dei casi sono
interessate le metatarsofalangee, mentre in post-menopausa compare
subdolamente mimando un’osteoartrosi.
— CONNETTIVITI —
LUPUS ERITEMATOSO SISTEMICO
Con una certa fantasia le lesioni tipiche ricordano il morso di un lupo. Si tratta di una
patologia infiammatoria sistemica con eziologia autoimmune e coinvolgimento e
clinica polimorfi, tipicamente di cute, atricolazioni, rene ed SNC. Gli autoanticorpi
prodotti sono vari, ma gli anti-antigene di Smith (anti-Sm) e gli anti ds-DNA sono
praticamente patognomonici.
Patogenesi e fisiopatologia
Generazione degli autoanticorpi Normalmente nella cellula apoptotica il la
cromatina viene degradata a livello nucleosomiale (prob. aiuta con virus) all’interno
dei macrofagi, ma se la morte cellulare è massiva o se i macrofagi sono pochi o
inefficiente si instaurerà una condizione di necrosi postapoptotica risultante nella
disseminazione ematica di frammenti di nucleosomi, i quali costituiranno il primo
autoantigene a scatenare la malattia; solo in seguito, per antigen spreading, si
formeranno gli anti-dsDNA e gli anti-istoni.
In aggiunta a ciò i macrofagi dei pzz. lupici sono poco efficienti nell’internalizzare
immunocomplessi, che quindi si accumulano e si depositano con maggiore facilità. Il
ruolo del complemento, consumato nella maggior parte dei pzz. e indice dell’attività
di malattia, ha un ruolo nella gestione di immunocomplessi e cellule in apoptosi.I
NET, estrusioni di materiale nucleare da parte dei neutrofili ai fini di controllo delle
infezioni, potrebbero essere un mezzo di presentazione di autoantigeni.
Clinica
La gravità della malattia varia da lieve a fulminante. Tipico andamento altalenante, la
guarigione senza terapia è rara. Sintomi costituzionali presenti un po’ in tutti pi pzz.:
febbre di qualsiasi tipo, astenia, calo ponderale, anoressia e spesso anemia da
malattia cronica (cfr. oltre)
Manifestazioni renali Circa il 40% dei pzz., rappresenta una delle prime
cause di mortalità nei primi dieci anni. Si tratta di una glomerulonefrite che esordisce
in maniera insidiosa, solo con alterazioni urinarie. Biopsia per classificazione; alle
classi III e IV (focale e diffusa) viene aggiunta anche la dicitura di acuta o cronica,
con importanti implicazioni terapeutiche.
Esami Ematici
Sia per diagnosi, sia per monitoraggio. In fase attiva tipicamente ipersedimetria,
PCR normale o poco mossa e leucopenia, nonché aumento di alfa-2 e gamma-
globuline con inversione del rapporto albumine/globuline e consumo di C3 e C4. Può
esserci l’anemia da malattia cronica (normo- normo-) oppure un’anemia emolitica
Coombs positiva per IgG e C3d.
Non raro il riscontro di FR+ e crioglobulinemia mista per IgM-IgG.
Diagnosi
1746R2, tabella.
Prognosi e terapia
Sopravvivenza 90% a 10aa. ed 80% a 20 aa. Le cause di morte principali sono
uremia, scompenso, emorragie, infezioni, lesioni SNC.
Terapia Non esiste, solo patogenetica. Remissioni lunghe senza terapia sono
infrequenti. Se non coinvolgimento di organi vitali vanno bene gli antimalarici di
sintesi (idrossi-/clorochina, tollerato anche inm gravidanza), altrimenti corticosteroidi
a dosi da cavallo che poi vengono ridotte o addirittura ciclofosfamide (grave
coinvolgimento renale o SNC).
Patogenesi
Trombogenesi Gli anti-fosfolipidi hanno una comprovata capacità
trombogenica, dovuta probabilmente a (1) interazione diretta con l’endotelio con
interruzione della produzione di acido arachidonico, quindi di prostaciclina e
aggregazione piastrinica, (2) legame con residui fosfolipidici delle piastrine attivate
con effetto aggregante e promozione della distruzione delle piastrine, spiegando
anche il modesto consumo di trombiciti in corso di APS oppure (3) inattivazione della
proteina C anticoagulante. C’è anche sicuramente un aumento della produzione di
fattore tissutale.
Clinica
Trombogenesi È una cazzo di trombosi diffusa. Importante: livedo
reticularis (marezzatura ma più rossa) con interessamento cerebrale è indicativo di
s. di Sneddon. L’interessamento di piccoli vasi può essere indistinguibile da qualsiasi
altra microangiopatia trombotica; se cronico può dare danno renale (strano).
Diagnosi
Positività ad alto titolo e due volte a distanza di 12 settimana agli anti-AP (anti-
cardiolipina e anti-beta-2GPI con titolo > 99mo percentile) e positività a LLAC (fattore
anticoagulante lupico; fondamentalmente PTT non corretto con plasma ma con
aggiumta di fosfolipidi) sempre due volte in 12 settimane, unitamente a storia clinica
di trombosi o morbidità ostetrica. Talvolta robe strane ma irrilevanti come
piastrinopenia e ANA.
Terapia
Fondamentalmente anticoagulante e antiaggregante: se evento trombotico
TAO/NAO a vita, non consigliata la profilassi antiaggregante o il trattamento se AP+
ma asintomatico. La profilassi è utile nelle gravide, così come per la terapia in acuto
(ASA basse dosi + eparina basso PM).
SINDROME DI SJÖGREN
Clinica
Esordio generalmente insidioso.
POLIMIOSITE-DERMATOMIOSITE
Patogenesi
A sostegno della patogenesi autoimmune ci sono tre fatti: (1) Infiltrazaione
muscolare da parte di linfociti specifici per il tessuto; (2) autoanticorpi es. ANA ad
alto titolo nel siero; (3) remissione con steroidi ed immunosoppressori.
Clinica
Inizialmente andatura simil-atassica, l’ipostenia può progredire sino alla paralisi
pseudobulbare. I segni cutanei della dermatomiosite sono eritemi al volto
fotosensibili, distinti da Lupus (Sbob. e 1757R2) e placche di Gottron (praticamente
patognomoniche). L’interessamento d’organo, indipendente dalla miosite, è
tipicamente polmonare (NSIP, OP), mentre quello cardiaco è più raro e può portare a
disturbi di conduzione o cardiomiopatia.
Le forme infantili non hanno differenze M:F. L’associazione con NPL ha un RR=6 per
la polimiosite e RR≈2 per la dermatomiosite e la polimiosite a corpi inclusi; seguono
epidemiologia ed è necessario lo screening alla diagnosi.
Diagnosi
La dermatomiosite è quasi banale, mentre per la polimiosite si guardano gli enzimi
muscolari in circolo (CK e aldolasi, mentre AST ed LDH meno dirimenti), i risultati
dell’elettromiografia (quadro ben definito) e la biopsia muscolare. CK nello specifico
risulta elevatissimo. Utile anche RM per definire la lesione e, suppongo,
autoanticorpi.
Prognosi e terapia
Malattia cronica. Trattamento inizialmente con 1 mg pro chilo/die di prednisone, poi
ridotto in 6 mesi e associato a immunosoppressori.
CONNETTIVITE MISTA
FENOMENO DI RAYNAUD
Fenomeno vascolare con tre fasi (ischemica, cianotica ed iperemica), delle quali in
realtà può manifestarsi anche solo una. Benché sia sempre presente nella
sclerodermia, non è esclusivo a questa patologia e nemmeno alle connettiviti:
patologie ematologiche, endocrinologiche (es. ipotiroidismo), neurlogiche (tunnel
carpale), farmaci o tossine (betabloccanti o nicotina) ed esposizioni
ambientali/occupazionali possono scatenarlo. Il fenomeno può essere anche isolato
(morbo di, Raynaud primitivo) e in tal caso non richiede follow-up. In AR la
prevalenza è simile a quella della PG, attorno al 12%: è un pessimo indicatore. La
patologia più comunemente associuata è la sclerodermia, seguita da connettivite
mista, LES, miosite e Sjögren.
Videocapillaroscopia
Studio dei capillari della piega ungueale con ingrandimento ottico e immersione ad
olio. Si valutano densità, dimensioni, alterazioni morfologiche ed eventuali emorragie
dei capillari per definire un quadro non-scleroderma pattern (morfologia normale o al
più qualche alterazione aspecifica) o scleroderma patter (precoce, con megacapillari;
attivo, con megacapillari e minore densità; tardivo, con minore densità e morfologia
alterata). È un esame mandatorio per scl, utile per miosite ed inutile per LES.
SCLEROSI SISTEMICA
Clinica
Da sbobina con immagini, tranne le polmonari.
Diagnosi
sbobina