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La potestà normativa del Comune si declina nel potere statutario e in quello regolamentare.
Lo Statuto costituisce l’atto normativo fondamentale sul quale si fonda l’ordinamento dell’Ente
locale, stabilendone le norme fondamentali di organizzazione.
E’ possibile distinguere tra un contenuto obbligatorio, minimo ed essenziale, ed un contenuto
facoltativo degli Statuti degli enti locali.
Il regolamento, invece, costituisce lo strumento attraverso il quale il Comune pone, nel rispetto dei
principi fissati dalla legge e dallo Statuto, le regole della propria organizzazione, dell’esercizio delle
proprie funzioni e del funzionamento degli organi e degli uffici, nonché del funzionamento delle
istituzioni e degli organismi di partecipazione. I regolamenti, quindi, contengono disposizioni di
dettaglio rispetto allo Statuto.
Lo Statuto deve essere in armonia con la Costituzione, con i principi generali in materia di
organizzazione pubblica e con le norme dettate dallo Stato in materia di legislazione elettorale,
degli organi di governo e delle funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città Metropolitane.
Lo Statuto può derogare alle disposizioni di legge che non contengono principi inderogabili, tanto
da potersi ora delineare il rapporto tra legge e Statuto non tanto o non soltanto in termini di
gerarchia, ma anche e soprattutto in termini di competenza.
Lo stesso discorso vale per i regolamenti nel senso che le fonti gerarchicamente superiori non
possono ingerirsi nella sfera di competenza riservata ai regolamenti.
Questo nuovo modo di intendere i rapporti tra le varie fonti del sistema normativo è strettamente
connesso con il nuovo volto istituzionale della Repubblica, in cui tutti i soggetti istituzionali che la
costituiscono debbono concorrere non solo a governare la propria comunità di riferimento, ma
anche a dar vita, a vario titolo, all’ordinamento generale, il quale rappresenta il risultato e
l’espressione di una realtà policentrica, nella quale devono intrecciarsi ed equilibrarsi le esigenze e
le ragioni sia dell’autonomia che dell’unità, in attuazione dell’art. 5 della Costituzione.
LE ORDINANZE DEL SINDACO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE
ORDINANZE CONTINGIBILI E URGENTI
Le ordinanze sono provvedimenti amministrativi con cui la P.A. impone doveri di condotta, che
possono essere positivi (come i comandi) o negativi (come i divieti) la cui inosservanza espone a
effetti sanzionatori il destinatario.
Il Sindaco può emanare ordinanze, sia in qualità di capo dell’amministrazione, sia in qualità di
Ufficiale di Governo. Tali ordinanze possono essere sia ordinarie sia con tingibili e urgenti.
Le ordinanze ordinarie sono:
- tipizzate;
- possono riguardare tutte le materie di competenza comunale;
- sono dotate di una efficacia non necessariamente soggetta a limitazioni temporali;
- non possono derogare a norme legislative o regolamentari vigenti.
Le ordinanze contingibili e urgenti sono atti a contenuto atipico, adottate dal Sindaco per
fronteggiare emergenze sanitarie o di igiene pubblica, o anche per prevenire gravi pericoli per
l’incolumità pubblica, anche derogando alla disciplina normativa di rango primario, ma pur sempre
nel rispetto della Costituzione e dei principi generali dell’ordinamento, e comunque nei limiti della
ragionevolezza e della proporzionalità, che costituiscono limiti sostanziali delle ordinanze
contingibili e urgenti.
Derogano ai principi di tipicità e nominatività degli atti amministrativi.
Possono essere adottate solo per un periodo di tempo limitato e, comunque, nei limiti della concreta
situazione di pericolo che si tratta di fronteggiare.
Hanno carattere di residualità e le stesse possono essere legittimamente adottate solo se la
situazione di pericolo o di emergenza non può essere fronteggiata mediante l’esercizio di poteri
tipici previsti dall’ordinamento.
I presupposti di tali ordinanze sono:
- la sussistenza di un grave pericolo di imminente pericolosità che minaccia l’incolumità pubblica o
la sicurezza urbana;
- la contingibilità ovvero imprevedibilità dell’evento da fronteggiare;
- l’urgenza ossia nell’indifferibilità dell’atto.
Devono essere proporzionali e motivati.
Tra i diritti politici si annovera, oltre al diritto di associarsi in partiti politici, il diritto di petizione e
il diritto di accedere agli uffici pubblici, anche il diritto di elettorato (attivo e passivo).
Il diritto di elettorato passivo pur assurgendo al rango di valore costituzionale e pur presentando i
caratteri propri dell’inviolabilità di cui all’art. 2 della Costituzione può essere limitato dalla legge in
presenza di un superiore interesse pubblico. La limitazione è giustificata solo per tutelare altri
interessi parimenti rilevanti per la collettività e che trovano anch’essi fondamento in principi
costituzionali.
L’indegnità a candidarsi colpisce coloro che hanno riportato una condanna definitiva ad una serie di
reati ritenuti di elevato allarme sociale oppure reati che sono tipica espressione di
maladministration, come il peculato, la concussione, l’abuso di ufficio, la corruzione.
L’incandidabilità sopraggiunta causa una decadenza che opera ex lege senza che si instauri il
procedimento di cui all’art. 69 del TUEL previsto solo per le cause sopraggiunte di ineleggibilità e
incompatibilità.
Diversa figura è quella della sospensione dalla carica che implica una cessazione temporanea delle
funzioni. Essa si applica ipso iure, in modo speculare,in caso di condanne non definitive per i
medesimi reati che, se accertati in via definitiva, darebbero luogo ad incandidabilità; in caso di
misure di prevenzione non definitive ed in caso di applicazione di alcune misure coercitive quali la
custodia cautelare in carcere e gli arresti domiciliari.
STATUS AMMINISTRATORI LOCALI: INCANDIDABILITA’, INELEGGIBILITA’ ED
INCOMPATIBILITA’
A garanzia del buon andamento dell’amministrazione e della dignità di quanti sono chiamati a
ricoprire uffici pubblici possono essere previsti ipotesi tassative di limitazioni al diritto di elettorato
passivo e, queste sono: l’incandidabilità, l’ineleggibilità e l’incompatibilità.
L’incandidabilità afferisce alle condizioni personali del soggetto che aspira alla carica e consiste
nell’impossibilità della persona di presentare la propria candidatura alle elezioni al ricorrere di
determinate condizioni.
L’incompatibilità riguarda quei soggetti che possono, anche in via potenziale, essere portatori di
interessi contrastanti con quelli dell’ente in cui devono ricoprire la carica ovvero possono minare
l’imparzialità della pubblica amministrazione. Essa non incide sull’elezione bensì incide sullo
svolgimento del munus pubblico che può risultare inficiato ove l’eletto sia portatore di interessi
propri o di prossimi congiunti configgenti con quelli della p.a.
Per effetto della novella del 2022, il divieto di terzo mandato (o di quarto mandato per in comuni
sotto soglia) costituisce una causa di incandidabilità e non di ineleggibilità. Ciò si spiega facilmente
atteso che l'incandidabilità è rilevabile dalla commissione elettorale, a differenza di quanto accade
nel caso di ineleggibilità. L’iter della procedura di contestazione è delineato dal TUEL in cui risulta
fondamentale il ruolo del consiglio comunale che in prima battuta esaminerà la condizione degli
eletti; e successivamente delibererà sul punto previo rispetto dei termini previsti dalla legge con cui
il legislatore offre la possibilità all’amministratore di formulare osservazioni o eliminare le cause di
ineleggibilità sopravvenute o di incompatibilità.
ESERCIZIO IN FORMA ASSOCIATA DELLE FUNZIONI FONDAMENTALI DEI
COMUNI, PROSPETTIVE DI RIFORMA DOPO LA SENTENZA DELLA CORTE
COSTITUZIONALE N. 33 DEL 2019
Gli enti locali, nello svolgimento delle funzioni e dei servizi di loro competenza possono ricorrere
alle c.d. forme associative grazie alle quali potenziano le proprie capacità strutturali ed economiche
migliorando così il loro operato sia in termini di efficacia ed efficienza, che in termini di risparmio
nella spesa.
La principale forma associativa cui possono ricorrere i Comuni per la gestione di funzioni e servizi
è senza dubbio l’Unione dei Comuni.
L’Unione dei Comuni è un ente locale costituito da più Comuni finalizzato all’esercizio di funzioni.
L’individuazione delle funzioni fondamentali dei Comuni è di competenza dello Stato (art. 117,
comma 2, lett. p).
E’ con la legge 78/2010 che il legislatore nazionale ne predispone una precisa elencazione.
Per i Comuni fino a 5.000 abitanti vi è l’obbligo di gestire tali funzioni in forma associata. Ciò al
fine di contenere i costi e salvaguardare il principio di buon andamento ai sensi dell’art. 97 della
Costituzione.
Il D.L. 78/2010 prevede che l’obbligo di gestione in forma associata delle funzioni fondamentali (ad
eccezione della tenuta dei registri dello stato civile, i servizi anagrafici e statistici e i servizi
elettorali) si concretizzi attraverso i due strumenti previsti dall’ordinamento: l’unione dei comuni e
la convenzione.
Sentenza Corte Costituzionale n. 33 del 2019 cha ha dichiarato parzialmente illegittimo il D.L.
78/2010 ed esattamente nella parte in cui non prevede in capo ai comuni di piccole dimensioni, la
possibilità di dimostrare che con le forme associative individuate non è possibile realizzare
economie di scala e/o miglioramenti, in termini di efficacia ed efficienza, nella gestione delle
funzioni e servizi e dunque di ottenere un esonero dall’obbligo previsto.
- le Convenzioni = accordi organizzativi cui accedono gli enti locali al fine di far fronte ad
esigenze di collaborazione, grazie al coordinamento gestionale nell’esercizio di funzioni,
servizi e attività, senza che sia necessario realizzare una nuova e stabile struttura organizzativa
dotata di personalità giuridica.
Il controllo eventuale su richiesta del Prefetto: art. 135 T.U. = Il Prefetto ha la facoltà di richiedere
ai competenti organi statali e regionali gli interventi di controllo e sostitutivi previsti dalla legge
qualora ritenga, sulla base di fondati elementi comunque acquisiti, che esistano tentativi di
infiltrazioni di tipo mafioso sulle attività riguardanti appalti, concessioni, subappalti, cottimi, noli a
caldo o contratti similari per la realizzazione di opere e di lavori pubblici, ovvero quando sia
necessario assicurare il regolare svolgimento delle attività delle p.a.
Ai medesimi fini il Prefetto può richiedere che siano sottoposte a controllo preventivo di legittimità
le deliberazioni degli enti locali relative ad acquisti, alienazioni, appalti ed in generale a tutti i
contratti, pertanto, tutte le predette deliberazioni devono essere comunicate al Prefetto
contestualmente all’affisione all’Albo Pretorio.
Il controllo sostitutivo per mezzo di un commissario ad acta nominato dal Difensore civico
regionale = Quando gli enti locali, sebbene invitati a provvedere entro un congruo termine, ritardino
o omettano di compiere atti obbligatori per legge, si provvede a mezzo di un commissario ad acta
nominato dal Difensore civico regionale, ove costituito. Questi provvede entro 60 giorni dal
conferimento dell’incarico.
Il controllo sostitutivo da parte del Governo = Il Governo può sostituirsi agli organi degli enti locali
in caso di “accertata inattività” che comporti inadempimento degli obblighi derivanti
dall’appartenenza all’Unione Europea oppure pericolo di grave pregiudizio agli interessi nazionali.
Scioglimento dei Consigli per fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso = Con il
decreto di scioglimento è nominata una Commissione straordinaria per la gestione dell’ente, la
quale esercita le attribuzioni che le sono conferite con il decreto stesso.
Rimozione e sospensione degli amministratori locali = per il compimento di atti contrari alla
Costituzione, per gravi e persistenti violazioni di legge e per gravi motivi di ordine pubblico.
Controllo di gestione
Controllo di regolarità amministrativa e contabile = Questo tipo di controllo è assicurato, nella fase
preventiva della formazione dell’atto, dal rilascio del parere di regolarità tecnica da parte di ogni
responsabile di servizio e dal controllo contabile da parte del responsabile del servizio finanziario.
Nella fase successiva dal controllo a campione, sotto la direzione del Segretario, delle
determinazioni di impegno di spesa, dei contratti e di altri atti amministrativi.
Controllo strategico = Per verificare lo stato di attuazione dei programmi secondo le linee approvate
dal Consiglio
I controlli esterni
Corte dei Conti = Le sezioni regionali della Corte verificano, con cadenza annuale, il
funzionamento dei controlli interni ai fini del rispetto delle regole contabili e dell’equilibrio di
bilancio di ciascun ente locale, nonché il PEG, i regolamenti e gli atti di programmazione e
pianificazione degli enti locali. A tal fine, il Sindaco, negli enti con più di 15.000 abitanti trasmette
annualmente alla sezione regionale della Corte dei Conti un referto sul sistema dei controlli interni.
Le sezioni regionali della Corte dei Conti inoltre:
- esaminano i bilanci preventivi e i rendiconti consuntivi degli enti locali;
- accertano gli squilibri economico-finanziari;
- ricevono il referto relativo al controllo di gestione.
LA GESTIONE DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI
All’interno dei servizi pubblici locali occorre distinguere quelli a rilevanza economica da quelli
privi di rilevanza economica.
I primi sono quei servizi che vengono erogati dietro corrispettivo economico su un mercato mentre i
secondi sono quelli realizzati senza scopo di lucro che vengono resi con costi a totale o parziale
carico dell’ente locale.
In linea con l’ordinamento europeo la disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica
sono oggi disciplinati dalla L. 221/2012 che ha previsto l’obbligo da parte dell’ente affidante di
incaricare le ragioni e la sussistenza dei requisiti previsti dall’ordinamento europeo circa la forma di
affidamento prescelta, attraverso la pubblicazione sul proprio sito internet di una apposita relazione.
Allo stato, pertanto, nel rispetto dei limiti e secondo le modalità previste dal diritto dell’Unione
Europea, l’Ente interessato potrà decidere alternativamente per:
- l’esternalizzazione del servizio mediante procedura ad evidenza pubblica;
- l’affidamento a società mista in cui il socio privato sia scelto con procedura ad evidenza
pubblica;
- l’erogazione del servizio in via diretta anche mediante affidamento in house;
Anorma dell’art. 113bis del TUEL gli enti locali possono gestire servizi pubblici privi di rilevanza
economica affidandoli direttamente (quindi senza procedere a gare pubbliche):
- ad istituzioni (organismo strumentale dell’ente locale, dotato di autonomia gestionale);
- ad aziende speciali, anche consortili (è un ente strumentale dell’ente locale, dotato di
personalità giuridica, di autonomia patrimoniale e di proprio Statuto);
- a società in house;
E’ consentita, inoltre, anche la gestione in economia quando, per le modeste dimensioni o per le
caratteristiche del servizio non sia opportuno ricorrere ad una delle altre forme di gestione.
La disciplina delle società a partecipazione pubblica si rinviene nel d.lgs 175/2016.
Gli enti locali non possono, direttamente o indirettamente, costituire società aventi per oggetto
attività di produzione di beni e servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle
proprie finalità istituzionali, né acquisire o mantenere partecipazioni, anche di minoranza, in tali
società.