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AUTONOMIA NORMATIVA DEI COMUNI NELLE FONTI DEL DIRITTO

La potestà normativa del Comune si declina nel potere statutario e in quello regolamentare.

Lo Statuto costituisce l’atto normativo fondamentale sul quale si fonda l’ordinamento dell’Ente
locale, stabilendone le norme fondamentali di organizzazione.
E’ possibile distinguere tra un contenuto obbligatorio, minimo ed essenziale, ed un contenuto
facoltativo degli Statuti degli enti locali.

Nel contenuto obbligatorio rientrano le norme fondamentali per l’organizzazione dell’ente e in


particolare:
- le attribuzione degli organi;
- le forme di garanzia e di partecipazione delle minoranze;
- i criteri generali in materia di organizzazione dell’Ente;
- i modi di esercizio della rappresentanza legale dell’ente, anche in giudizio;
- le forme di collaborazione tra Comuni e Province;
- gli istituti di partecipazione popolare;
- le forme di decentramento;
- le modalità di accesso dei cittadini alle informazioni e ai procedimenti amministrativi;
- i segni distintivi dell’ente locale, quali lo stemma e il gonfalone;
- le norme tese ad assicurare le condizioni di pari opportunità tra uomo e donna e a garantire la
presenza di entrambi i sessi nelle Giunte e negli organi collegiali non elettivi del Comune e
della Provincia, nonché degli enti, aziende ed istituzioni da essi dipendenti.

Il regolamento, invece, costituisce lo strumento attraverso il quale il Comune pone, nel rispetto dei
principi fissati dalla legge e dallo Statuto, le regole della propria organizzazione, dell’esercizio delle
proprie funzioni e del funzionamento degli organi e degli uffici, nonché del funzionamento delle
istituzioni e degli organismi di partecipazione. I regolamenti, quindi, contengono disposizioni di
dettaglio rispetto allo Statuto.

Sono materie espressamente riservate ai regolamenti:


- l’organizzazione e il funzionamento delle istituzioni e degli organismi di partecipazione;
- il funzionamento degli organi e degli uffici;
- l’esercizio delle funzioni;

Lo Statuto deve essere in armonia con la Costituzione, con i principi generali in materia di
organizzazione pubblica e con le norme dettate dallo Stato in materia di legislazione elettorale,
degli organi di governo e delle funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città Metropolitane.
Lo Statuto può derogare alle disposizioni di legge che non contengono principi inderogabili, tanto
da potersi ora delineare il rapporto tra legge e Statuto non tanto o non soltanto in termini di
gerarchia, ma anche e soprattutto in termini di competenza.

Lo stesso discorso vale per i regolamenti nel senso che le fonti gerarchicamente superiori non
possono ingerirsi nella sfera di competenza riservata ai regolamenti.

Le considerazioni precedentemente esposte portano a ritenere che, nell’attuale contesto normativo,


parlare di fonti primarie o secondarie con riferimento agli Statuti e ai regolamenti degli Enti Locali,
e più in generale fondare la loro collocazione nel sistema delle fonti su di un criterio meramente
gerarchico, perde valore.
La ripartizione della potestà normativa tra lo Stato e gli Enti locali si basa non tanto in base al
principio di gerarchia bensì principalmente in forza del principio di competenza. Soltanto per le
materie attribuite alla competenza superiore, il sistema delle fonti è ordinato in base al grado della
norma.

Questo nuovo modo di intendere i rapporti tra le varie fonti del sistema normativo è strettamente
connesso con il nuovo volto istituzionale della Repubblica, in cui tutti i soggetti istituzionali che la
costituiscono debbono concorrere non solo a governare la propria comunità di riferimento, ma
anche a dar vita, a vario titolo, all’ordinamento generale, il quale rappresenta il risultato e
l’espressione di una realtà policentrica, nella quale devono intrecciarsi ed equilibrarsi le esigenze e
le ragioni sia dell’autonomia che dell’unità, in attuazione dell’art. 5 della Costituzione.
LE ORDINANZE DEL SINDACO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE
ORDINANZE CONTINGIBILI E URGENTI
Le ordinanze sono provvedimenti amministrativi con cui la P.A. impone doveri di condotta, che
possono essere positivi (come i comandi) o negativi (come i divieti) la cui inosservanza espone a
effetti sanzionatori il destinatario.
Il Sindaco può emanare ordinanze, sia in qualità di capo dell’amministrazione, sia in qualità di
Ufficiale di Governo. Tali ordinanze possono essere sia ordinarie sia con tingibili e urgenti.
Le ordinanze ordinarie sono:
- tipizzate;
- possono riguardare tutte le materie di competenza comunale;
- sono dotate di una efficacia non necessariamente soggetta a limitazioni temporali;
- non possono derogare a norme legislative o regolamentari vigenti.

Le ordinanze contingibili e urgenti sono atti a contenuto atipico, adottate dal Sindaco per
fronteggiare emergenze sanitarie o di igiene pubblica, o anche per prevenire gravi pericoli per
l’incolumità pubblica, anche derogando alla disciplina normativa di rango primario, ma pur sempre
nel rispetto della Costituzione e dei principi generali dell’ordinamento, e comunque nei limiti della
ragionevolezza e della proporzionalità, che costituiscono limiti sostanziali delle ordinanze
contingibili e urgenti.
Derogano ai principi di tipicità e nominatività degli atti amministrativi.
Possono essere adottate solo per un periodo di tempo limitato e, comunque, nei limiti della concreta
situazione di pericolo che si tratta di fronteggiare.
Hanno carattere di residualità e le stesse possono essere legittimamente adottate solo se la
situazione di pericolo o di emergenza non può essere fronteggiata mediante l’esercizio di poteri
tipici previsti dall’ordinamento.
I presupposti di tali ordinanze sono:
- la sussistenza di un grave pericolo di imminente pericolosità che minaccia l’incolumità pubblica o
la sicurezza urbana;
- la contingibilità ovvero imprevedibilità dell’evento da fronteggiare;
- l’urgenza ossia nell’indifferibilità dell’atto.
Devono essere proporzionali e motivati.

In qualità di capo dell’amministrazione il Sindaco può emanare ordinanze contingibili e urgenti in


caso di:
- emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale;
- urgente necessità di interventi volti a superare situazioni di grave incuria o degrado del
territorio, dell’ambiente e del patrimonio culturale o di pregiudizio del decoro e della vivibilità
urbana;

In qualità di ufficiale di Governo adotta ordinanze contingibili e urgenti al fine di prevenire e di


eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana.
LE LIMITAZIONI AL DIRITTO DI ELETTORATO PASSIVO ALLA LUCE DELLA
NORMATIVA FINALIZZATA ALLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE

Tra i diritti politici si annovera, oltre al diritto di associarsi in partiti politici, il diritto di petizione e
il diritto di accedere agli uffici pubblici, anche il diritto di elettorato (attivo e passivo).

Diritto di elettorato passivo = art. 51 della Costituzione

Il diritto di elettorato passivo pur assurgendo al rango di valore costituzionale e pur presentando i
caratteri propri dell’inviolabilità di cui all’art. 2 della Costituzione può essere limitato dalla legge in
presenza di un superiore interesse pubblico. La limitazione è giustificata solo per tutelare altri
interessi parimenti rilevanti per la collettività e che trovano anch’essi fondamento in principi
costituzionali.

Le principali limitazioni hanno riguardato l’esigenza di arginare fenomeni in preoccupante


espansione come la corruzione e il conflitto d’interessi.

Nell’ambito delle restrizioni all’elettorato passivo è possibile distinguere tra cause di


incandidabilità, ineleggibilità e incompatibilità.
Mentre le cause di incandidabilità e quelle di ineleggibilità costituiscono limiti invalicabili
all’assunzione dell’elettorato passivo, le cause di incompatibilità implicano un obbligo di scelta e
quindi, di per sé, non ostano in modo assoluto all’acquisizione ed alla conservazione del munus
publicum.

Cause di incompatibilità = si sostanziano nell’inconciliabilità tra la carica elettiva e lo svolgimento


di talune attività a cui sono sottesi interessi potenzialmente configgenti con quelli che debbono
connaturare la carica elettiva. La sussistenza di una causa di incompatibilità non invalida l’elezione
né tantomeno impedisce la candidatura, ma mette l’interessato ad un bivio, vale a dire, scegliere,
optare tra la carica elettiva e l’altra carica. E, in caso di inerzia, è la legge a supplire alla mancanza
di opzione, determinando la decadenza alla carica elettiva.
La ratio delle cause di incompatibilità consiste nell’impedire che possano concorrere all’esercizio
delle funzioni elettive portatori di interessi configgenti con quelli dell’ente o i quali si trovino
comunque in condizioni che ne possano compromettere l’imparzialità.
La causa di incompatibilità può essere rimossa post elezione.

Cause di ineleggibilità = corrispondono a situazioni in cui il soggetto avvalendosi della particolare


posizione in cui si trova potrebbe influenzare a proprio favore il corpo elettorale e quindi l’esito
delle consultazioni con effetti discorsivi sulla par condicio tra i vari candidati.
La causa di ineleggibilità deve essere rimossa ante elezione.

Cause di incandidabilità = d.lgs 31.12.2012 n. 235 in attuazione della legge 190/2012.


Gran parte delle ipotesi di incandidabilità è riconducibile all’esigenza di contrastare i fenomeni
corruttivi ma non mancano forme di incandidabilità ispirate ad esigenze differenti (es. art. 248,
comma 5, TUEL – amministratori che hanno determinato il dissesto dell’ente; art. 143, comma 11,
TUEL – amministratori che hanno causato lo scioglimento dell’organo consiliare per fenomeni di
infiltrazione mafiosa).

L’indegnità a candidarsi colpisce coloro che hanno riportato una condanna definitiva ad una serie di
reati ritenuti di elevato allarme sociale oppure reati che sono tipica espressione di
maladministration, come il peculato, la concussione, l’abuso di ufficio, la corruzione.
L’incandidabilità sopraggiunta causa una decadenza che opera ex lege senza che si instauri il
procedimento di cui all’art. 69 del TUEL previsto solo per le cause sopraggiunte di ineleggibilità e
incompatibilità.

Diversa figura è quella della sospensione dalla carica che implica una cessazione temporanea delle
funzioni. Essa si applica ipso iure, in modo speculare,in caso di condanne non definitive per i
medesimi reati che, se accertati in via definitiva, darebbero luogo ad incandidabilità; in caso di
misure di prevenzione non definitive ed in caso di applicazione di alcune misure coercitive quali la
custodia cautelare in carcere e gli arresti domiciliari.
STATUS AMMINISTRATORI LOCALI: INCANDIDABILITA’, INELEGGIBILITA’ ED
INCOMPATIBILITA’

A garanzia del buon andamento dell’amministrazione e della dignità di quanti sono chiamati a
ricoprire uffici pubblici possono essere previsti ipotesi tassative di limitazioni al diritto di elettorato
passivo e, queste sono: l’incandidabilità, l’ineleggibilità e l’incompatibilità.

L’incandidabilità afferisce alle condizioni personali del soggetto che aspira alla carica e consiste
nell’impossibilità della persona di presentare la propria candidatura alle elezioni al ricorrere di
determinate condizioni.

L’ineleggibilità costituisce un impedimento giuridico di determinate persone ad essere elette per il


loro particolare ruolo di supremazia ricoperto rispetto ad altri competitori e mira ad evitare il rischio
che il candidato si avvantaggi del ruolo esercitando una forma di captatio benevolentiae.

L’incompatibilità riguarda quei soggetti che possono, anche in via potenziale, essere portatori di
interessi contrastanti con quelli dell’ente in cui devono ricoprire la carica ovvero possono minare
l’imparzialità della pubblica amministrazione. Essa non incide sull’elezione bensì incide sullo
svolgimento del munus pubblico che può risultare inficiato ove l’eletto sia portatore di interessi
propri o di prossimi congiunti configgenti con quelli della p.a.

Per effetto della novella del 2022, il divieto di terzo mandato (o di quarto mandato per in comuni
sotto soglia) costituisce una causa di incandidabilità e non di ineleggibilità. Ciò si spiega facilmente
atteso che l'incandidabilità è rilevabile dalla commissione elettorale, a differenza di quanto accade
nel caso di ineleggibilità. L’iter della procedura di contestazione è delineato dal TUEL in cui risulta
fondamentale il ruolo del consiglio comunale che in prima battuta esaminerà la condizione degli
eletti; e successivamente delibererà sul punto previo rispetto dei termini previsti dalla legge con cui
il legislatore offre la possibilità all’amministratore di formulare osservazioni o eliminare le cause di
ineleggibilità sopravvenute o di incompatibilità.
ESERCIZIO IN FORMA ASSOCIATA DELLE FUNZIONI FONDAMENTALI DEI
COMUNI, PROSPETTIVE DI RIFORMA DOPO LA SENTENZA DELLA CORTE
COSTITUZIONALE N. 33 DEL 2019

Gli enti locali, nello svolgimento delle funzioni e dei servizi di loro competenza possono ricorrere
alle c.d. forme associative grazie alle quali potenziano le proprie capacità strutturali ed economiche
migliorando così il loro operato sia in termini di efficacia ed efficienza, che in termini di risparmio
nella spesa.
La principale forma associativa cui possono ricorrere i Comuni per la gestione di funzioni e servizi
è senza dubbio l’Unione dei Comuni.

L’Unione dei Comuni è un ente locale costituito da più Comuni finalizzato all’esercizio di funzioni.

L’individuazione delle funzioni fondamentali dei Comuni è di competenza dello Stato (art. 117,
comma 2, lett. p).

E’ con la legge 78/2010 che il legislatore nazionale ne predispone una precisa elencazione.

Per i Comuni fino a 5.000 abitanti vi è l’obbligo di gestire tali funzioni in forma associata. Ciò al
fine di contenere i costi e salvaguardare il principio di buon andamento ai sensi dell’art. 97 della
Costituzione.

Il D.L. 78/2010 prevede che l’obbligo di gestione in forma associata delle funzioni fondamentali (ad
eccezione della tenuta dei registri dello stato civile, i servizi anagrafici e statistici e i servizi
elettorali) si concretizzi attraverso i due strumenti previsti dall’ordinamento: l’unione dei comuni e
la convenzione.

Nel caso di inadempienza scatta il potere sostitutivo dello Stato.

L’obbligo è stato prorogato al 31.12.2022.

Sentenza Corte Costituzionale n. 33 del 2019 cha ha dichiarato parzialmente illegittimo il D.L.
78/2010 ed esattamente nella parte in cui non prevede in capo ai comuni di piccole dimensioni, la
possibilità di dimostrare che con le forme associative individuate non è possibile realizzare
economie di scala e/o miglioramenti, in termini di efficacia ed efficienza, nella gestione delle
funzioni e servizi e dunque di ottenere un esonero dall’obbligo previsto.

Altre tipologie di forme associative tra enti locali sono:

- le Convenzioni = accordi organizzativi cui accedono gli enti locali al fine di far fronte ad
esigenze di collaborazione, grazie al coordinamento gestionale nell’esercizio di funzioni,
servizi e attività, senza che sia necessario realizzare una nuova e stabile struttura organizzativa
dotata di personalità giuridica.

- i Consorzi = strumenti di cooperazione per lo svolgimento in forma associata di una o più


attività, ogni qual volta valutino l’opportunità di dar vita ad un soggetto distinto dotato di
personalità giuridica e di agilità operativa per estendere o rendere uniforme, a livello sovra
comunale, un servizio o una funzione, secondo le norme previste per le aziende speciali.

- l’esercizio associato di funzioni = particolare forma associativa promossa dalle Regioni


soprattutto al fine di permettere ai Comuni di minori dimensioni di esercitare in forma associata
le loro funzioni. I Comuni, poi, individuano autonomamente i soggetti, le forme e le
metodologie con cui dare luogo all’esercizio in forma associata entro il termine temporale
indicato dalla legislazione regionale.

- gli Accordi di Programma = strumento di coordinamento tra le amministrazioni interessate alla


realizzazione di opere e interventi che coinvolgono più livelli di governo.
IL CONTROLLO SUGLI ATTI, IL CONTROLLO SUGLI ORGANI E IL CONTROLLO
DELLA GESTIONE

Controllo sugli atti

Il controllo eventuale su richiesta del Prefetto: art. 135 T.U. = Il Prefetto ha la facoltà di richiedere
ai competenti organi statali e regionali gli interventi di controllo e sostitutivi previsti dalla legge
qualora ritenga, sulla base di fondati elementi comunque acquisiti, che esistano tentativi di
infiltrazioni di tipo mafioso sulle attività riguardanti appalti, concessioni, subappalti, cottimi, noli a
caldo o contratti similari per la realizzazione di opere e di lavori pubblici, ovvero quando sia
necessario assicurare il regolare svolgimento delle attività delle p.a.
Ai medesimi fini il Prefetto può richiedere che siano sottoposte a controllo preventivo di legittimità
le deliberazioni degli enti locali relative ad acquisti, alienazioni, appalti ed in generale a tutti i
contratti, pertanto, tutte le predette deliberazioni devono essere comunicate al Prefetto
contestualmente all’affisione all’Albo Pretorio.

Il controllo sostitutivo per mezzo di un commissario ad acta nominato dal Difensore civico
regionale = Quando gli enti locali, sebbene invitati a provvedere entro un congruo termine, ritardino
o omettano di compiere atti obbligatori per legge, si provvede a mezzo di un commissario ad acta
nominato dal Difensore civico regionale, ove costituito. Questi provvede entro 60 giorni dal
conferimento dell’incarico.

Il controllo sostitutivo da parte del Governo = Il Governo può sostituirsi agli organi degli enti locali
in caso di “accertata inattività” che comporti inadempimento degli obblighi derivanti
dall’appartenenza all’Unione Europea oppure pericolo di grave pregiudizio agli interessi nazionali.

L’annullamento straordinario = Il Governo può annullare, d’ufficio o su istanza di parte, in qualsiasi


circostanza, per motivi di interesse pubblico, gli atti degli enti locali viziati di illegittimità. L’istituto
è finalizzato a preservare l’unitarietà dell’ordinamento amministrativo, nel rispetto del principio di
legalità dell’azione amministrativa.

Controllo sugli organi

Scioglimento del Consiglio Comunale e Provinciale = I consigli comunali e provinciali vengono


sciolti nei seguenti casi:
- compimento di atti contrari alla Costituzione; gravi e persistenti violazioni di legge nonché
gravi motivi di ordine pubblico;
- impossibilità di normale funzionamento degli organi e dei servizi;
- mancata approvazione nei termini del bilancio;
- mancata adozione degli strumenti urbanistici generali;

Il provvedimento di scioglimento assume la veste formale di D.P.R., adottato su proposta del


Ministro dell’Interno.
Con il decreto di scioglimento si provvede anche alla gestione commissariale dell’ente locale
mediante nomina di un commissario, che esercita le attribuzioni conferitegli con il decreto stesso.
Fanno eccezione a tale meccanismo procedurale le ipotesi di scioglimento dell’organo consiliare
connesse all’impedimento permanente, alla rimozione, alla decadenza e al decesso del Sindaco o
del Presidente della Provincia. In tali casi il Consiglio e la Giunta rimangono in carica sino
all’elezione del nuovo Consiglio e del nuovo Sindaco o Presidente della Provincia. In questo lasso
di tempo le funzioni di Sindaco o del Presidente della Provincia sono svolte, rispettivamente dal
Vicesindaco e dal Vicepresidente.
Il Prefetto ha la facoltà di procedere, in attesa del decreto di scioglimento, per motivi di grave e
urgente necessità, alla sospensione del consiglio comunale e provinciale. A tale misura cautelare,
applicabile per un periodo comunque non superiore a 90 giorni, consegue la nomina, ugualmente
prefettizia, di un commissario per la provvisoria amministrazione dell’Ente.

Scioglimento dei Consigli per fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso = Con il
decreto di scioglimento è nominata una Commissione straordinaria per la gestione dell’ente, la
quale esercita le attribuzioni che le sono conferite con il decreto stesso.

Scioglimento dell’organo consiliare collegate al dissesto finanziario = Quando viene omessa la


deliberazione di dissesto finanziario o quando negli enti locali in condizioni strutturalmente
deficitarie:
- gli enti stessi non presentino il piano di riequilibrio finanziario pluriennale entro i termini
previsti dalla legge;
- il suddetto piano di riequilibrio non venga approvato dalla competente sezione regionale di
controllo della Corte dei Conti;
- la sezione regionale della Corte dei Conti accerta il mancato rispetto, grave e reiterato, degli
obiettivi intermedi fissati dal piano, ovvero il mancato raggiungimento del riequilibrio al
termine del periodo di durata stesso.

Rimozione e sospensione degli amministratori locali = per il compimento di atti contrari alla
Costituzione, per gravi e persistenti violazioni di legge e per gravi motivi di ordine pubblico.

Controllo di gestione

I controlli interni nell’ambito delle P.A.

Controllo di regolarità amministrativa e contabile = Questo tipo di controllo è assicurato, nella fase
preventiva della formazione dell’atto, dal rilascio del parere di regolarità tecnica da parte di ogni
responsabile di servizio e dal controllo contabile da parte del responsabile del servizio finanziario.
Nella fase successiva dal controllo a campione, sotto la direzione del Segretario, delle
determinazioni di impegno di spesa, dei contratti e di altri atti amministrativi.

Controllo strategico = Per verificare lo stato di attuazione dei programmi secondo le linee approvate
dal Consiglio

Controlli sulle società partecipate non quotate =

Controllo sugli equilibri di bilancio =


Controllo di gestione = Controllo esercitato al fine di garantire la realizzazione degli obiettivi
programmati, la corretta ed economica gestione delle risorse pubbliche, l’imparzialità ed il buon
andamento della p.a. e la trasparenza dell’azione amministrativa.

I controlli esterni

Corte dei Conti = Le sezioni regionali della Corte verificano, con cadenza annuale, il
funzionamento dei controlli interni ai fini del rispetto delle regole contabili e dell’equilibrio di
bilancio di ciascun ente locale, nonché il PEG, i regolamenti e gli atti di programmazione e
pianificazione degli enti locali. A tal fine, il Sindaco, negli enti con più di 15.000 abitanti trasmette
annualmente alla sezione regionale della Corte dei Conti un referto sul sistema dei controlli interni.
Le sezioni regionali della Corte dei Conti inoltre:
- esaminano i bilanci preventivi e i rendiconti consuntivi degli enti locali;
- accertano gli squilibri economico-finanziari;
- ricevono il referto relativo al controllo di gestione.
LA GESTIONE DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI

All’interno dei servizi pubblici locali occorre distinguere quelli a rilevanza economica da quelli
privi di rilevanza economica.
I primi sono quei servizi che vengono erogati dietro corrispettivo economico su un mercato mentre i
secondi sono quelli realizzati senza scopo di lucro che vengono resi con costi a totale o parziale
carico dell’ente locale.

La disciplina applicabile nell’ordinamento italiano in materia di affidamento della gestione dei


servizi pubblici locali di rilevanza economica, ha il suo riferimento generale nella normativa
europea in materia di servizi di interesse economico generale (SIEG), stante la sostanziale
corrispondenza tra le due nozioni.
Nel TFUE si rinviene l’esistenza di un generale principio di libera concorrenza e la previsione
dell’applicazione delle regole sottese a tale principio in materia di gestione dei suddetti SIEG.
E’ previsto tuttavia che gli Stati membri possano consentire la gestione diretta dei SIEG nel caso in
cui si ritenga che l’applicazione di tali regole di concorrenza sia di ostacolo alla specifica missione
affidata alle imprese incaricate.
Unica forma di affidamento diretto è l’affidamento c.d. in house cioè ad una società a capitale
interamente pubblico.
L’affidamento potrà avvenire, infine, a società a capitale misto pubblico e privato, con
individuazione del socio privato mediante gara a doppio oggetto (scelta del socio privato e
contestuale affidamento del servizio).

In linea con l’ordinamento europeo la disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica
sono oggi disciplinati dalla L. 221/2012 che ha previsto l’obbligo da parte dell’ente affidante di
incaricare le ragioni e la sussistenza dei requisiti previsti dall’ordinamento europeo circa la forma di
affidamento prescelta, attraverso la pubblicazione sul proprio sito internet di una apposita relazione.

Allo stato, pertanto, nel rispetto dei limiti e secondo le modalità previste dal diritto dell’Unione
Europea, l’Ente interessato potrà decidere alternativamente per:
- l’esternalizzazione del servizio mediante procedura ad evidenza pubblica;
- l’affidamento a società mista in cui il socio privato sia scelto con procedura ad evidenza
pubblica;
- l’erogazione del servizio in via diretta anche mediante affidamento in house;

Anorma dell’art. 113bis del TUEL gli enti locali possono gestire servizi pubblici privi di rilevanza
economica affidandoli direttamente (quindi senza procedere a gare pubbliche):
- ad istituzioni (organismo strumentale dell’ente locale, dotato di autonomia gestionale);
- ad aziende speciali, anche consortili (è un ente strumentale dell’ente locale, dotato di
personalità giuridica, di autonomia patrimoniale e di proprio Statuto);
- a società in house;

E’ consentita, inoltre, anche la gestione in economia quando, per le modeste dimensioni o per le
caratteristiche del servizio non sia opportuno ricorrere ad una delle altre forme di gestione.
La disciplina delle società a partecipazione pubblica si rinviene nel d.lgs 175/2016.
Gli enti locali non possono, direttamente o indirettamente, costituire società aventi per oggetto
attività di produzione di beni e servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle
proprie finalità istituzionali, né acquisire o mantenere partecipazioni, anche di minoranza, in tali
società.

Sono società partecipate:


- le società in house (interamente partecipata dall’ente locale e l’80% del loro fatturato sia
effettuato nello svolgimento dei compiti a esse affidati dall’ente pubblico o dagli enti pubblici
soci);
- società a partecipazione mista pubblico-privata (la quota di partecipazione del soggetto privato
non può essere inferiore al 30% e la selezione del medesimo si svolge con procedure di
evidenza pubblica).

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