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Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale,

Aerospaziale, dei Materiali

CRITERIO DI GERARCHIA DELLE RESISTENZE E


DUTTILITA’ STRUTTURALE

Relatore Responsabile Scientifico


Ing. Fabio Di Trapani Ph.D Ing. Gaspare Mollica
fabio.ditrapani@unipa.it
13 Febbraio 2015, Trapani
MITIGAZIONE DEL RISCHIO SISMICO
Insieme di operazioni tecniche volte alla riduzione degli effetti
dell’azione sismica sulle costruzioni e di conseguenza sulle persone

PROTEZIONE SISMICA
Riduzione degli effetti attraverso la riduzione
dell’entità delle azioni sismiche (causa)

Riduzione degli effetti attraverso il controllo del


danneggiamento (effetto)
Protezione Sismica

Riduzione degli effetti attraverso la


riduzione dell’entità delle azioni sismiche
x DINAMICA DELL’OSCILLATORE SEMPLICE
Forze di inerzia
m
k Forze dissipative

Forze di richiamo elastiche


&&g
x
Equilibrio dinamico

FI = m(&x&g + &x&) FD = cx& FE = kx 0


Forze dei richiamo

m(&x&g + &x&) + cx& + kx = 0


elastiche

c k
Dividendo per m e ponendo essendo = 2ξω0 = ω02
m m
Pseudo
accelerazione
(&x&g + &x&) + 2ξω0 x& + ω02 x = 0
(&x&g + &x&) + 2ξω0 x& + ω02 x = 0
Massimo valore della forza Oppure a meno della massa
di richiamo elastica
kxmax x = xmax → x& = 0 ω02 xmax =| &x&g + &x& |max

SPETTRO DI RISPOSTA ELASTICO


(massima accelerazione totale al variare del periodo T)

k
Se ( T ) = ω x
2 ω0 =
0 max m

Se(T) 2π
T=
ω0

Fmax = kxmax = mω02 xmax = mSe ( T )

T
T
PROTEZIONE
E’ possibile modificare la fisica del SISMICA
sistema per ridurre l’entità
delle azioni?

SI

Si può agire sui parametri ξ e ω


(&x&g + &x&) + 2ξω0 x& + ω02 x = 0

ω0 RIDUZIONE DELLA FREQUENZA PROPRIA (e quindi aumento del


periodo)
2π ISOLAMENTO
T=
ω0 SISMICO

ξ AUMENTO DEL RAPPORTO DI SMORZAMENTO


(convenzionalmente 5%)
DISSIPAZIONE
AUMENTO DEL PERIODO DI VIBRAZIONE TRAMITE ISOLAMENTO SISMICO

(isolato) (non isolato)


S e ( T ) = ω02 xmax

F1=Se(T1) x m
Se(T1)

F2=Se(T2) x m
Se(T2)

T
T1 T2
(non isolato) (isolato)
AUMENTO DEL PERIODO DI VIBRAZIONE TRAMITE ISOLAMENTO SISMICO
AUMENTO DELLO SMORZAMENTO TRAMITE DISSIPATORI

S e ( T ) = ω02 xmax
η = 10 ( 5 + ξ ) Convenzionalmente
ξ=5%
η =1

Se2(T) Incrementando ξ
F1=Se1(T) x m
Esempio
Se2(T) ξ=15%
F2=Se2(T) x m η=0,7

T
T
AUMENTO DEL PERIODO DI VIBRAZIONE TRAMITE ISOLAMENTO SISMICO

Potenza

Senigallia Potenza
Protezione Sismica

Riduzione degli effetti attraverso il


controllo del danneggiamento
DUTTILITA’ STRUTTURALE
Duttilità Strutturale: Capacità di una struttura di esibire deformazioni
in campo inelastico senza che si verifichino significative perdite di
resistenza (almeno in riferimento alla capacità richiesta)

Il ricorso alla duttilità strutturale è una tecnica di protezione sismica


attraverso quale è possibile ridurre l’entità delle azioni sismiche a fronte
di un danneggiamento controllato e veicolato

La riduzione dell’entità delle azioni sismiche si traduce in riduzione delle


dimensioni degli elementi strutturali e consente quindi in risparmio
economico con un livello di sicurezza prestabilito
DUTTILITA’ STRUTTURALE
Materiale Fragile (es. vetro)
F1 FR F
F
FR

F1

δ
δR= δU

Materiale Duttile (es. acciaio)


F1 FR=FY FY F
FR

F1

δ
δR= δY δU
DUTTILITA’ LOCALE
DUTTILITA’ DEL MATERIALE

σ σ

CLS ACCIAIO
ε ε
ε c0 ε cu εy εu

deformazione ultima
µm =
deformazione a snervamento

ε cu εu
µm = µm =
ε c0 εy
DUTTILITA’ LOCALE
DUTTILITA’ DELLA SEZIONE (IN CURVATURA)

εc εu
Mu
My

curvatura ultima
µϕ =
curvatura a snervamento
ϕu
ϕy

ε y snervamento collasso

M Mu
My

ϕu
µϕ =
ϕy
ϕ
ϕy ϕu
DUTTILITA’ GLOBALE (STRUTTURALE)

DUTTILITA’ DELLA STRUTTURA (in traslazione)

δy δu
Curva di capacità
Vb

δy δu

Vy Vu
spostamento ultimo δ u
µs = =
spostamento1°snerv. δ s
FATTORE DI STRUTTURA E DUTTILITA’
Forza
FATTORE DI STRUTTURA
FE
FE
q=
Fy
FyBD Sistema a bassa duttilità

TANTO MAGGIORE E’ q TANTO


MAGGIORE DEVE ESSERE LA
FyAD Sistema ad alta duttilità
DUTTILITA’ DISPONIBILE

Sistema Fragile

δ yAD δ yDB δu Spostament o

Sistema Elastico Sistema a bassa duttilità Sistema ad alta duttilità


(duttilità richiesta) (duttilità richiesta) (duttilità richiesta)
δu δu
µ rE = 1 µ rBD = µ rAD =
δ yBD δ yAD
SPETTRI DI PROGETTO (NON LINEARI)
Le espressioni dello spettro elastico prevedono l’introduzione di q

1
η=
q

Lo spettro elastico si riduce nello Spettro di Progetto


Se ( T )
*
Se ( T )
Spettro Elastico

Spettro di Progetto
Sd ( T * )

T
*
T
A parità di periodo si ottengono forze di progetto più basse ma chi fornisce il fattore
di struttura e chi garantisce l’adeguata duttilità ???
FATTORE DI STRUTTURA
Per edifici di nuova costruzione il fattore di struttura è fornito dalla norma in
funzione della tipologia strutturale e costruttiva

q = q0 K R
Es. (C.A.)

Il fattore di struttura è quindi fissato CLASSI DI DUTTILITA


e non e non calcolato sull’effettiva
capacità !!!!!

Il fattore di struttura è
proporzionato al livello di
duttilità che si vuole introdurre

COME SI GARANTISCE LA DUTTILITA STRUTTURALE ???? !!!!!


DUTTILITA’ STRUTTURALE

La Duttilità Strutturale degli edifici di nuova costruzione deve essere


garantita da:

RISPETTO DETTAGLI STRUTTURALI SISMICI


(limitazioni geometriche e di armatura)
Duttilità locale

APLLICAZIONE CRITERIO DI GERARCHIA DELLE


RESISTENZE
Duttilità globale

E’ ammesso in particolar modo il danneggiamento del fabbricato


sotto le azioni sismiche di progetto senza che questo possa collassare
garantendo l’evacuazione degli occupanti
§ 7.2.1 NTC 08 «Criteri generali di progettazione»…. sulla duttilità strutturale
§ 7.2.1 NTC 08 «Criteri generali di progettazione»…. . Sulla alla gerarchia delle
resistenze

§ 7.2.1 NTC 08 «Criteri generali di progettazione»…. . Sui dettagli costruttivi


Criterio di Gerarchia delle Resistenze
CRITERIO DI GERARCHIA DELLE RESISTENZE
(GDR)

Criterio di Gerarchia delle resistenze: E’ una tecnica ingegneristica


di post elaborazione delle sollecitazioni (artificiale) finalizzata a
privilegiare i meccanismi di collasso duttili rispetto a quelli fragili.

Le zone critiche e i meccanismi fragili soggetta a potenziale


attivazione di meccanismi fragili devono essere rese
sovraresistenti rispetto a quelle duttili creando appunto di fatto
una gerarchia!

Meccanismi di collasso globale


(coinvolgono il fabbricato o grandi porzioni di esso)

Meccanismi di collasso locale


(coinvolgono zone limitate ma possono degenerare in meccanismi più
complessi)
MECCANISMI DI COLLASSO GLOBALI

I meccanismi di collasso più duttili sono


quelli in cui si attivano il maggior
numero di plasticizzazioni

La migliore condizione è quella in le


plasticizzazione si attivano alle estremità
delle travi ed al piede dei pilastri

PILASTRO FORTE – TRAVE DEBOLE

GDR1. GERARCHIA TRAVE - COLONNA


MECCANISMO COLONNA DEBOLE (piano soffice)
MECCANISMO COLONNA DEBOLE (piano soffice)
MECCANISMO COLONNA DEBOLE (piano soffice)
MECCANISMI DI COLLASSO LOCALI

CRISI PER TAGLIO TRAVI


GDR2. GERARCHIA TAGLIO
FLESSIONE PILASTRI

CRISI PER TAGLIO PILASTRI


GDR3. GERARCHIA TAGLIO
FLESSIONE PILASTRI

CRISI NODI

GDR4. GERARCHIA NODI


CRISI PER TAGLIO TRAVI
CRISI PER TAGLIO PILASTRI
CRISI NODI C.A.
GERARCHIA TRAVE / COLONNA
Si consideri l’equilibrio di un nodo interno…
α * M ps
M ps

M sx
Rt M sx M t
dx
M Rtdx
t

M ip
Equilibrio del nodo

M t
sx
+M t
dx
=M +M
s
p
i
p
α * M ip
Per garantire che la cerniera si formi sulle travi l’equilibrio va fatto
con i momenti resistenti con cui queste sono state progettate
M Rtsx + M Rtdx
M Rtsx + M Rtdx = α * ( M ps + M ip ) α = *

M ps + M ip
αM s
p
α * M ps
M ps

M sx
Rt M sx M t
dx
M Rtdx
t

COEFFICIENTE DI
M ip
SOVRARESISTENZA
α * M ip
1.30 CD" A"
γ Rd = αM ip
1.10 CD" B"

α = γ Rd α = γ Rd
* M Rtsx + M Rtdx
= γ Rd
∑ M Rt
Mp +Mp
s i
∑Mp
95.5
ESEMPIO IN CD «B»
([kN] e [m])

50

100 30 85 100

Calcolo α
65
100 + 100
α =
*
= 1.74
50 + 65
α = γ Rd α * = 1.10 × 1.74 = 1.91 124.15
Calcolo Momenti di progetto pilastri

αM ps = 1.91 × 50 = 95.5kNm αM ip = 1.91 × 65 = 124.15 kNm


GDR TRAVE – COLONNA
Specificazioni

NO

SI SI

M Rp
testa Momento resistente in testa
max base
M Dp Momento di calcolo alla base
GERARCHIA TAGLIO / FLESSIONE
-Travi-
DETERMINAZIONE DEL TAGLIO DI CALCOLO
Senza GDR

Diagramma del taglio proveniente


dall’analisi strutturale considerando CV
e SISMA

Con GDR
NTC §7.4.4.1
Al fine di escludere la formazione di meccanismi inelastici dovuti al taglio, le sollecitazioni di taglio di
calcolo VEd si ottengono sommando il contributo dovuto ai carichi gravitazionali agenti sulla trave,
considerata incernierata agli estremi, alle sollecitazioni di taglio corrispondenti alla formazione delle
cerniere plastiche nella trave e prodotte dai momenti resistenti

CV

M Rtsx M Rtsx
DETERMINAZIONE DEL TAGLIO DI CALCOLO

CV

M Rtsx M Rtsx
lt
Vsisma lt Vsisma
CV=G1+G2+ ψ2Q

VCV VCV M sx M Rtsx


Rt

M Rtsx + M Rtdx 1.20 CD" A"


VEd = VCV + Vsisma = VCV + γ Rd γ Rd =
lt 1.00 CD" B"
DETERMINAZIONE DEL TAGLIO DI CALCOLO

CV=G1+G2+ ψ2Q CV=G1+G2+ ψ2Q

M Rtsx (1) M Rtsx M Rtsx (2) M Rtsx

CV=G1+G2 CV=G1+G2

VCV (4)
VCV
(3)
M Rtsx M Rtsx M Rtsx M Rtsx

DIAGRAMMI DI RICHIESTA -TAGLIO


(1)
(2)
VEd ,sx (3)
(4)

VEd ,dx
ESEMPIO CD «B» 30 kN/m
(per uno degli schemi)
CV=G1+G2+ ψ2Q=30 kN/m 100
A B 100

lt = 4 m
M +M
sx dx
VEd = VCV + Vsisma = VCV + Rt Rt S.d.C
lt

30 kN/m
30 × 4 VCVBA = −60 kN
VCV AB = = 60 kN
A B VCVBC 2
VCVAB
100 + 100
Vs AB = = 50 kN Vs BA = 50 kN
VsBC 4
Vs AB γ Rd = 1.0 ( CDB )

VEd ,AB = 90 kN

VEd ,AB = −10 kN


GERARCHIA TAGLIO / FLESSIONE
-PILASTRI-
DETERMINAZIONE DEL TAGLIO DI CALCOLO

NTC §7.4.4.1
Al fine di escludere la formazione di meccanismi inelastici
dovuti al taglio, le sollecitazioni di taglio da utilizzare per le
verifiche ed il dimensionamento delle armature si
ottengono dalla condizione di equilibrio del pilastro
soggetto all’azione dei momenti resistenti nelle sezioni di
estremità superiore

sup
M Rp

VEd VEd l p = M Rp
sup
+ M Rp
inf

lp
sup
M Rp + M Rp
inf
γ Rd γ 1.30 CD" A"
VEd = Rd =
lp 1.00 CD" B"
inf
M Rp
GDR TRAGLIO –FLESSIONE PILASTRI
Interazione con i tamponamenti Tamponamenti che non si estendono
per tutta la lunghezza del pilastro

l p ,libera
l p ,libera

sup
M Rp + M Rp
inf
γ Rd
VEd =
l p ,libera
GDR TRAGLIO –FLESSIONE PILASTRI
Assenza o riduzione dei tamponamenti in un piano

Piano soffice

Qualora si ravvisino significative riduzioni di rigidezza fra in piani dovute ai tamponamenti, e


questi non sono inclusi nel modello, la norma suggerisce in maniera semplificata l’utilizzo di
un coefficiente di sicurezza amplificativo di tutte le sollecitazioni al piano debole

η = 1 .4 (Valutazioni più precise sono


fornite dall’ EC8)
GERARCHIA NODI C.A.
(cenni)
GERARCHIA NODI C.A.
GERARCHIA NODI C.A.
GERARCHIA NODI C.A.

VC
As 1 f yd V jbd
C2 = As 2 f yd

Pannello di nodo
C1 = As 2 f yd
As 2 f yd

VC

Taglio sul Pannello di nodo

V jbd = As 1 f yd + As 2 f yd − VC

V jbd = γ Rd ( As 1 + As 2 ) f yd − VC
GERARCHIA NODI C.A.
Puntone diagonale
VC
As 1 f yd
C2 = As 2 f yd

C1 = As 2 f yd
As 2 f yd

Verifica del puntone in CLS VC


Solo Per CD «A» (§7.4.4.3.1)

Dipende sostanzialmente dal volume di


intersezione fra trave e pilastro
GERARCHIA NODI C.A.
Staffe per contenere la fessurazione
CD «A»
GERARCHIA NODI C.A.
Armatura trasversale minima per tutti i nodi (§7.4.6.2.3)
INCREMENTO DELLA DUTTILITA’ LOCALE
(effetti dell’applicazione delle limitazioni
geometriche e di armatura)
Attraverso l’applicazione della GDR si riescono a favorire i meccanismi globali duttili
piuttosto che quelli locali meno duttili

Le zone dissipative, destinate a plasticizzarsi devono possedere però adeguata


capacità deformativa in campo inelastico

In particolar modo queste sono le cerniere plastiche alle estremità delle travi e le
cerniere plastiche alle estremità dei pilastri che devono essere dotate di ampia
duttilità in curvatura
RELAZIONE MOMENTO – CURVATURA PER SEZIONI IN C.A.

M
Mu N = cos t .

N
M
ϕy ϕu ϕ
Curvatura allo snervamento Curvatura ultima

ϕu
Duttilità in Curvatura µϕ =
ϕy
PARAMETRI CHE INFLUENZANO LA CURVATURA ULTIMA
f cd ε cu
As ' σ ' s 0.8 xcu xcu

ε cu
h ϕu =
N Mu ϕu xcu

εs Aumento εcu
Asσ s Aumento
b curvatura ultima Diminuzione Xcu

FATTORI CHE INFLUENZANO Xcu

Eq. Traslazione SLU 0.8 xcu bf cd + A' s σ ' s − Asσ s = N

Resistenza CLS fc
Armatura Compressa A’s
Armatura tesa As
Altezza h
Sforzo normale N
RELAZIONE MOMENTO – CURVATURA PER SEZIONI IN C.A.
FATTORI CHE INFLUENZANO Xcu
0.8 xcu bf cd + A' s σ ' s − Asσ s = N
ε cu
xcu
xcu ϕu
Aumento Resistenza CLS fc ϕu ϕu Aumenta
xcu Diminuisce
fc(1) fc(2)>fc(1)
ε cu
xcu
xcu ϕu
Aumento Armatura Compressa A’s ϕu ϕu Aumenta
xcu Diminuisce
A’s(1) A’s(2)>A’s (1)
ε cu ε cu
xcu xcu ϕu
Aumento Armatura Tesa A’s ϕu ϕu Diminuisce
xcu Aumenta
As(1) As(2)>As (1)
RELAZIONE MOMENTO – CURVATURA PER SEZIONI IN C.A.
FATTORI CHE INFLUENZANO Xcu
0.8 xcu bf cd + A' s f yd − As f yd = N
ε cu ε cu
xcu xcu ϕu
Aumento N ϕu ϕu Diminuisce
xcu Aumenta
N(1) N(2)>N(1)

ε cu ε cu
Aumento h
xcu xcu
xcu Aumenta h ϕu ϕu
h ϕu Diminuisce
h(1)

h(2)>h(1)
RELAZIONE MOMENTO – CURVATURA PER SEZIONI IN C.A.

DIGRAMMI M-ϕ A CONFRONTO

Elementi pressoinflessi (pilastri) Elementi inflessi (travi)

M N M A' f / A f

ϕ
ϕ
RELAZIONE MOMENTO – CURVATURA PER SEZIONI IN C.A.
FATTORI CHE INFLUENZANO εcu (DEFORMAZIONE ULTIMA CLS)

CONIFINAMENTO DEL CALCESTRUZZO

Sezione Trasversale
CLS
f cc Confinato
fc
CLS non
Nucleo
Confinato
Confinato Sezione Longitudinale

ε cu ε ccu

La deformazione Ultima del CLS aumenta all’aumentare del volume del nucleo confinato
Riferimento Zone Critiche Pilastri e Travi
DUTTILITA’ IN CURVATURA SEZIONE IN C.A.

Aumenta con la resistenza del calcestruzzo

Aumenta con il quantitativo di armatura compressa

Diminuisce con il quantitativo di armatura tesa

Diminuisce con il livello di compressione


Aumenta con il confinamento del calcestruzzo (staffe,
legature e barre longitudinali)
ZONE CRITICHE TRAVI E LIMITAZIONI GEOMETRICHE
Le zone critiche si estendono, per CD”B” e CD”A”, per una lunghezza pari rispettivamente a 1
e 1,5 volte l’altezza della sezione della trave, misurata a partire dalla faccia del nodo trave-
pilastro o da entrambi i lati a partire dalla sezione di prima plasticizzazione. b

bmin ≥ 20 cm

b 1

h 4
ARMATURA MINIMA TRAVI

As ,tesa As ,comp
ρ= ρ comp =
bh bh
Nelle zone critiche della trave, inoltre, deve essere ρcomp ≥1/2 r e comunque ≥ 0,25 r.
ARMATURA MINIMA TRAVI

As ,tesa As ,comp
ρ= ρ comp =
bh bh

- Almeno due barre di diametro non inferiore a 14 mm devono essere presenti superiormente e
inferiormente per tutta la lunghezza della trave.

- In ogni sezione della trave, salvo giustificazioni che dimostrino che le modalità di collasso della sezione
sono coerenti con la classe di duttilità adottata, il rapporto geometrico ρ relativo all’armatura tesa,
indipendentemente dal fatto che l’armatura tesa sia quella al lembo superiore della sezione As o quella al
lembo inferiore della sezione Ai , deve essere compreso entro i seguenti limiti:

In particolare con il limite inferiore si vuole evitare la rottura fragile che potrebbe
instaurarsi con la fessurazione della sezione a debolissima armatura; con il limite superiore
si vuole prevenire la rottura fragile tipica delle sezioni fortemente armate. In sostanza
l’espressione individua un intervallo nel quale il comportamento della sezione è
accettabile sotto l’aspetto della capacita rotazionale.
ANCORAGGIO NEI NODI
Le armature longitudinali delle travi, sia superiori che inferiori, devono attraversare, di regola, i nodi
senza ancorarsi o giuntarsi per sovrapposizione in essi. Quando ciò non risulti possibile, sono da
rispettare le seguenti prescrizioni:
- le barre vanno ancorate oltre la faccia opposta a quella di intersezione con il nodo, oppure rivoltate
verticalmente in corrispondenza di tale faccia, a contenimento del nodo;

La parte dell’armatura longitudinale della trave che si ancora oltre il nodo non può
terminare all’interno di una zona critica, ma deve ancorarsi oltre di essa.
Armature trasversali TRAVI

Zona centrale
Zona attacco pilastro-trave

Particolare A
a s

d L-2d d

La prima staffa di contenimento deve distare non più di 5 cm dalla sezione a filo pilastro; le successive devono
essere disposte ad un passo non superiore alla minore tra le grandezze seguenti:
- un quarto dell’altezza utile (d) della sezione trasversale;
- 175 mm e 225 mm, rispettivamente per CD”A” e CD “B”;
- 6 volte e 8 volte il diametro minimo delle barre longitudinali considerate ai fini delle verifiche, rispettivamente
per CD”A” e CD “B”
-24 volte il diametro delle armature trasversali.

Per staffa di contenimento si intende una staffa rettangolare, circolare o a spirale, di diametro minimo 6 mm, con
ganci a 135° prolungati per almeno 10 diametri alle due estremità. I ganci devono essere assicurati alle barre
longitudinali
ZONE CRITICHE PILASTRI E LIMITAZIONI GEOMETRICHE E SULLA COMPRESSIONE

b CD «A»

N
≤ 0.55
f cd bh
h
CD «B»
Zona critica
N
bmin ≥ 25cm ≤ 0.65
f cd bh

In assenza di analisi più accurate si può assumere che la lunghezza della zona critica sia la
maggiore tra:
• l’altezza della sezione
• 1/6 dell’altezza libera del pilastro
• 45cm
• l’altezza libera del pilastro se questa è inferiore a 3 volte l’altezza della sezione.
PILASTRI
Armature longitudinali

Per tutta la lunghezza del pilastro l’interasse tra le barre non deve essere
superiore a 25 cm.

Nella sezione corrente del pilastro, la percentuale geometrica ρ di armatura longitudinale, con ρ rapporto tra
l’area dell’armatura longitudinale e l’area della sezione del pilastro, deve essere compresa entro i seguenti
limiti:
As ,tot
ρ=
bh

Armature trasversali
Nelle zone critiche devono essere rispettate le condizioni seguenti:

- le barre disposte sugli angoli della sezione devono essere contenute dalle staffe;

- almeno una barra ogni due, di quelle disposte sui lati, deve essere trattenuta da staffe interne o da
legature;

- le barre non fissate devono trovarsi a meno di 15 cm e 20 cm da una barra fissata, rispettivamente per
CD”A” e CD”B”.
PILASTRI
Il diametro delle staffe di contenimento e legature deve essere non inferiore a 6 mm ed il loro passo deve
essere non superiore alla più piccola delle quantità seguenti:

- 1/3 e 1/2 del lato minore della sezione trasversale, rispettivamente per CD”A” e CD”B”;

- 125 mm e 175 mm, rispettivamente per CD”A” e CD”B”;

- 6 e 8 volte il diametro delle barre longitudinali che collegano, rispettivamente per CD”A” e CD”B”.

Si devono disporre staffe in un quantitativo minimo non inferiore a

in cui:
- Ast è l’area complessiva dei bracci delle staffe
- bst è la distanza tra i bracci più esterni delle staffe
- s è il passo delle staffe.
PILASTRI
Schema disposizione geometrica armatura
GDR e DUTTILITA’ STRUTTURALE
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

1. Il ricorso alla duttilità strutturale è fondamentale quando non si utilizzano


dispositivi antisismici come dissipatori o isolatori

2. La norma consente l’abbattimento delle forze sismiche attraverso il fattore di


struttura non richiedendo però verifiche di duttilità strutturale

3. Questa tuttavia deve essere garantita attraverso il rispetto del criterio di gerarchia
delle resistenze e dei dettagli sismici nelle zone critiche

4. Attraverso la GDR vengono resi sovraresistenti i meccanismi fragili favorendo la


formazione di quelli duttili

5. Il rispetto dei limiti geometrici e di armatura nelle zone critiche consente di


realizzare sezioni sede di plasticizzazione dotate di elevata duttilità

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