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Colosseo

Il Colosseo, originariamente conosciuto come Anfiteatro


Flavio (in latino: Amphitheatrum Flavium) o semplicemente Amphitheatrum (in italiano: Anfiteatro)[1],
situato nel centro della città di Roma, è il più grande anfiteatro romano del mondo (in grado di
contenere un numero di spettatori stimato tra 50 000 e 87 000). È il più importante anfiteatro romano,
nonché il più imponente monumento dell'antica Roma che sia giunto fino a noi.[2]
Inserito nel 1980 nella lista dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO - assieme all'intero Centro storico
di Roma, alle Zone extraterritoriali della Santa Sede in Italia e alla Basilica di San Paolo fuori le
mura - nel 2007, unico monumento europeo, è stato anche inserito fra le Nuove sette meraviglie del
mondo a seguito di un concorso organizzato da New Open World Corporation (NOWC).
L'anfiteatro fu edificato in epoca Flavia su un'area al limite orientale del Foro Romano. La sua
costruzione, iniziata da Vespasiano nel 70 d.C., fu conclusa da Tito, che lo inaugurò il 21 Aprile
nell'80 d.C. Ulteriori modifiche vennero apportate durante l'impero di Domiziano, nel 90. L'edificio
forma un'ellisse di 527 m di perimetro, con assi che misurano 187,5 e 156,5 m. L'arena all'interno
misura 86 × 54 m, con una superficie di 3 357 m². L'altezza attuale raggiunge 48,5 m, ma
originariamente arrivava a 52 m. La struttura esprime con chiarezza le concezioni architettoniche e
costruttive romane della prima Età imperiale, basate rispettivamente sulla linea curva e avvolgente
offerta dalla pianta ellittica e sulla complessità dei sistemi costruttivi. Archi e volte sono concatenati
tra loro in un serrato rapporto strutturale.
Il nome "Colosseo" si diffuse solo nel Medioevo, e deriva dalla deformazione popolare dell'aggettivo
latino "colosseum" (traducibile in "colossale", come appariva nell'Alto Medioevo tra le casette a uno o
due piani)[3] o, più probabilmente, dalla vicinanza della colossale statua acrolitica di Nerone che
sorgeva nei pressi.[4] Presto l'edificio divenne simbolo della città imperiale, espressione di un'ideologia
in cui la volontà celebrativa giunge a definire modelli per lo svago e il divertimento del popolo.
Anticamente era usato per gli spettacoli gladiatori e altre manifestazioni pubbliche (spettacoli di
caccia, battaglie navali, rievocazioni di battaglie famose e drammi basati sulla mitologia classica). La
tradizione che lo vuole luogo di martirio di cristiani è infondata[5]. Non più in uso dopo il VI secolo,
[6]
 l'enorme struttura venne riutilizzata nei secoli, anche come cava di materiale. Oggi è un simbolo
della città di Roma e una delle maggiori attrazioni turistiche sotto forma di monumento
archeologico regolarmente visitabile.
Nel 2012 le condizioni della struttura del Colosseo destarono preoccupazione, in seguito a studi che
avevano individuato oltre 3.000 lesioni e un esteso stato fessurativo[7]. Inoltre venne rilevata
un'inclinazione di 40 cm della struttura, probabilmente a causa di un cedimento della platea di
fondazione su cui poggiava[8].
Nel 2018 il circuito archeologico Colosseo, Foro Romano e Palatino ha ottenuto 7 650 519 visitatori,
risultando il secondo sito museale statale italiano più visitato (il primo tra quelli a pagamento), alle
spalle del Pantheon[9
Cinque Terre
Le Cinque Terre (Çinque Tære in ligure) sono un frastagliato
tratto di costa della Riviera ligure di levante (Riviera spezzina)
situato nel territorio della provincia della Spezia, tra Punta
Mesco e Punta di Montenero, nel quale si trovano cinque
borghi (tre comuni e due frazioni) o, come si diceva
anticamente, "terre", che elencati
da ovest verso est sono: Monterosso al
Mare, Vernazza, Corniglia, Manarola, Riomaggiore.

Descrizione
Dal 1997 fanno parte della lista dei Patrimoni
[1]
dell'umanità dell'UNESCO,  con la seguente motivazione:
(EN) (IT)
«The Committee decided to inscribe this site on the basis «La Commissione ha deciso di iscrivere questo sito sulla
of criteria (ii), (iv) and (v), considering that the eastern base dei criteri (ii), (iv) e (v), considerando che la riviera
Ligurian Riviera between Cinque Terre and Portovenere is ligure orientale tra le Cinque Terre e Portovenere è un sito
a cultural site of outstanding value, representing the culturale di valore eccezionale, rappresentante l'armoniosa
harmonious interaction between people and nature to interazione tra le persone e la natura che realizza un
produce a landscape of exceptional scenic quality that paesaggio di qualità scenica eccezionale, che illustra un
illustrates a traditional way of life that has existed for a modo di vita tradizionale esistito per migliaia di anni e che
thousand years and continues to play an important socio- continua a giocare un importante ruolo socio-economico
economic role in the life of the community.» nella vita della comunità.»
(UNESCO, Decision CONF 208 VIII.C[2])

Grazie alle caratteristiche geografiche ed antropiche del territorio dove sorgono, le Cinque Terre sono
considerate una delle più suggestive attrattive costiere italiane,[3] per il loro contesto orografico
collinare naturalmente aspro e accidentato, addolcito dalla costruzione di terrazzamenti
(comunemente detti fasce) per la coltura, che cala verso il mare con forti pendenze; nei punti in cui il
mare si insinua serpentinamente nella terra sorgono i borghi, snodati a seguire la naturale forma delle
colline.
L'opera dell'uomo, nei secoli, ha modellato il territorio costruendo i famosi terrazzamenti sui declivi a
mare, dovuta alla particolare tecnica agricola tesa a sfruttare per quanto possibile i terreni posti in
forte pendenza che digrada verso il mare, ne ha fatto così uno dei più caratteristici e affascinanti
paesaggi della Liguria.
Nel 1997, su istanza della provincia della Spezia, le Cinque Terre, insieme a Porto Venere e alle
isole Palmaria, Tino e Tinetto, sono state inserite tra i Patrimoni dell'umanità dall'UNESCO.
Nel 1998 il Ministero dell'Ambiente ha istituito l'Area marina protetta Cinque Terre[4] per la protezione
ambientale, la tutela e la valorizzazione delle risorse biologiche, per la divulgazione e promozione di
uno sviluppo socio-economico compatibile con la rilevanza naturalistico-paesaggistica dell'area.
Nel 1999 è stato poi istituito il Parco nazionale delle Cinque Terre[5] per la conservazione degli
equilibri ecologici, la tutela del paesaggio, la salvaguardia dei valori antropologici del luogo.
Le Cinque Terre facevano parte della Comunità montana della Riviera Spezzina, tipologia di ente
soppresso dal 2011 in tutta la regione.[6][7] Il 25 ottobre 2011 una violenta alluvione e le successive
frane portano alla morte di quattro persone nell'area delle Cinque Terre (13 in totale). I comuni più
colpiti sono Monterosso al Mare e Vernazza. Il 24 settembre 2012 una frana causata dallo
staccamento di un costone di roccia travolge e ferisce quattro turisti australiani sulla Via dell'Amore.
Pompei
Pompei (Pumpeje in napoletano) è un comune italiano di
23 889 abitanti[1] della città metropolitana di
Napoli in Campania, sede dei celebri scavi archeologici
dell'antica città romana.

Storia
Periodo prima dell'eruzione
Una migrazione di abitanti dalle terre dell'Egeo discendenti
dei Pelasgi, formò un primitivo insediamento ai piedi
del Vesuvio, nell'area di Pompei: forse non un villaggio vero e proprio, più probabilmente un piccolo
agglomerato di case posto all'incrocio di tre importanti strade, ricalcate in epoca storica dalla via
proveniente da Cuma, Nola, Stabia e da Nocera.
Fu conquistata una prima volta dalla colonia di Bea tra il 525 e il 474 a.C.: le prime tracce di un centro
importante risalgono al VI secolo a.C., anche se in questo periodo la città, sembra ancora
un'aggregazione di edifici piuttosto disordinata e spontanea.
La battaglia persa dagli Etruschi nelle acque di fronte a Cuma contro Cumani e Siracusani (metà del
V secolo a.C.) portò Pompei sotto l'egemonia dei sanniti. La città aderì alla Lega nucerina:
probabilmente risale a questo periodo la fortificazione dell'intero altopiano con una cerchia di mura di
tufo che racchiudeva oltre sessanta ettari, anche se la città vera e propria non raggiungeva i dieci
ettari d'estensione.
Fu ostile ai Romani durante le guerre sannitiche. Una volta sconfitta, divenne alleata di Roma come
socia dell'Urbe, conservando un'autonomia linguistica e istituzionale. È del IV secolo a.C. il primo
regolare impianto urbanistico della città che, intorno al 300 a.C., fu munita di una nuova fortificazione
in calcare del Sarno.
Durante la seconda guerra punica Pompei, ancora sotto il controllo di Nuceria Alfaterna, rimase
fedele a Roma e poté così conservare una parziale indipendenza. Nel II secolo a.C. la coltivazione
intensiva della terra e la conseguente massiccia esportazione di olio e vino portarono ricchezza e un
alto tenore di vita.
Allo scoppio della guerra sociale Pompei fu ostile a Roma: nell'89 a.C. Silla, dopo aver fatto
capitolare Stabia, partì alla volta di Pompei, che tentò una strenua difesa rinforzando le mura
cittadine e avvalendosi dell'aiuto di un gruppo di celti capitanati da Lucio Cluenzio. Ogni tentativo di
resistenza risultò vano e la città cadde ma, grazie all'appartenenza alla lega nucerina, ottenne la
cittadinanza romana e fu inserita nella Gens Menenia.
Nell'80 a.C. entrò definitivamente nell'orbita di Roma e Silla vi trasferì un gruppo di veterani
nella Colonia Venerea Pompeianorum Sillana. Tacito ricorda la rissa tra Nucerini e Pompeiani del 59
d.C. nell'Anfiteatro romano di Pompei, che spinse i consoli a proibire per dieci anni ogni forma di
spettacolo gladiatorio[4].
Nel 79 d.C. Pompei fu interessata dall'eruzione del Vesuvio, che la seppellì sotto una coltre di
materiali piroclastici di altezza variabile dai cinque ai sette metri, determinandone la fine. Al momento
dell'eruzione molti edifici erano in fase di ricostruzione a causa del sisma del 62 d.C.
Torre di Pisa
La torre di Pisa (popolarmente conosciuta come torre pendente e, a
Pisa, il Campanile o la Torre) è il campanile della cattedrale di Santa
Maria Assunta, nella celeberrima piazza del Duomo di cui è il monumento
più famoso per via della caratteristica pendenza, simbolo di Pisa e fra i
simboli iconici d'Italia. Si tratta di un campanile a sé stante alto 57 metri
(58,36 metri considerando il piano di fondazione)[1] costruito nell'arco di
due secoli, tra il dodicesimo e il quattordicesimo secolo. Con una massa
di 14 453 tonnellate,[1][2] vi predomina la linea curva, con giri di arcate
cieche e sei piani di loggette. La pendenza è dovuta a un cedimento del
terreno sottostante verificatosi già nelle prime fasi della costruzione.
L'inclinazione dell'edificio misura 3,97° rispetto all'asse verticale.[3][4] La
torre è gestita dall'Opera della Primaziale Pisana,[5] ente che gestisce tutti
i monumenti della Piazza del Duomo di Pisa. È stata proposta come una
delle sette meraviglie del mondo moderno.

Storia
La costruzione
I lavori iniziarono il 9 agosto 1173. Le fondamenta vennero lasciate a riposare per un anno intero.
Alcuni studi attribuiscono la paternità del progetto all'architetto pisano Diotisalvi, che nello stesso
periodo stava costruendo il battistero. La costruzione fu fermata durante l'inizio del terzo anello.
Le analogie tra i due edifici sono infatti molte, a partire dal tipo di fondazioni. Altri suggeriscono
invece Gherardi, mentre secondo il Vasari i lavori furono iniziati da Bonanno Pisano. La tesi del
Vasari fu ritenuta valida soprattutto dopo il ritrovamento nelle vicinanze del campanile di una pietra
tombale col nome del Bonanno, murata nell'atrio dell'edificio; inoltre nell'Ottocento fu rinvenuto
sempre nei dintorni un frammento epigrafico di materiale rosa, probabilmente un calco su cui venne
fusa una lastra metallica, che trova collocazione sullo stipite della porta di ingresso dell'edificio. Su
tale frammento si legge, rovesciato: "cittadino pisano di nome Bonanno". Tale calco con tutta
probabilità era relativo alla porta regia del Duomo, distrutta durante l'incendio del 1595.
La prima fase dei lavori fu interrotta a metà del terzo piano, a causa del cedimento del terreno su cui
sorge la base del campanile. La cedevolezza del terreno, costituito
da argilla molle normalconsolidata, è la causa della pendenza della torre e, sebbene in misura
minore, di tutti gli edifici nella piazza.
I lavori ripresero nel 1275 sotto la guida di Giovanni di Simone e Giovanni Pisano, aggiungendo alla
costruzione precedente altri tre piani. Nel tentativo di raddrizzare la torre, i tre piani aggiunti tendono
a incurvarsi in senso opposto alla pendenza. Il campanile fu completato alla metà del secolo
successivo, aggiungendo la cella campanaria.
I restauri[modifica | modifica wikitesto]
Dalla sua costruzione lo strapiombo è sostanzialmente aumentato, ma nel corso dei secoli ci sono
stati anche lunghi periodi di stabilità o addirittura di riduzione della pendenza. Nel corso dell'Ottocento
il campanile fu interessato da importanti restauri, che portarono, ad esempio, all'isolamento del
basamento della torre. I lavori, effettuati sotto la direzione di Alessandro Gherardesca, contribuirono a
sfatare definitivamente la teoria, sostenuta da alcuni studiosi dell'epoca, secondo la quale il
campanile sarebbe stato pensato pendente sin dalla sua origine.[6]

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