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Rosso Malpelo tutti lo chiamano per via dei suoi capelli rossi che gli han dato una

pessima nomina (credenze


popolari: capelli rossi indice di cattiveria). Trascurato e maltrattato da tutti, madre e sorella comprese,
Malpelo è rassicurato solo dal padre con cui lavora presso una cava di rena. Le cose precipitano quando
Mastro Misciu detto Bestia, accetta di abbattere un pilastro considerato ormai inutile e ciò gli costa la vita
malgrado gli sforzi compiuti dal figlio per liberarlo dalle macerie. Il lutto segna profondamente Malpelo, che
inizia a comportarsi in modo cattivo con tutti e ad avere comportamenti violenti di vario tipo arrivando anche
a picchiare il vecchio asino. La sua solitudine non è destinata a durare, perché alla cava arriva Ranocchio:
un ragazzo con un femore lussato molto gracile e inesperto. Tra i due nasce uno strano legame: Malpelo
maltratta il nuovo arrivato e si rivolge a lui in modo violento ma fa di tutto per proteggerlo dandogli il proprio
cibo e svolgendo al suo posto le mansioni più pesanti. Ranocchio, malato di tisi, dopo essere finito a terra
per via di una spinta del suo compagno di lavoro muore. Ora Malpelo è definitivamente solo. La madre e la
sorella sono andate a vivere altrove. Senza nessuno che si prende cura di lui, il ragazzo accetta di svolgere
le mansioni più rischiose al punto che un giorno, portando con sé gli attrezzi del padre, scompare durante
un’esplorazione del sottosuolo alla ricerca di un pozzo: scompare lasciando ai ragazzi una pesante eredità:
la paura che il suo fantasma si aggiri per la cava “coi capelli rossi e gli occhiacci grigi".
Rosso Malpelo è una novella verista che, tramite la storia del suo protagonista, racconta molto della durezza
del lavoro minorile nelle cave di sabbia in Sicilia. La superstizione rovina la vita a Malpelo, costringendolo
ad essere più cattivo di quanto la sua indole non preveda, ma è riuscito a mantenere una scintilla di umanità
in sé, come dimostra il rapporto con Ranocchio. VERISTA I fatti non sono raccontati in ordine cronologico,
ma per aggregazione, come se a raccontarli fossero gli stessi protagonisti. Il linguaggio è sobrio e spesso fa
riferimento a costrutti o espressioni della prosa parlata. La poetica dell’impersonalità viene applicata alla
perfezione: i commenti del narratore sono del tutto assenti. Viene impiegata la tecnica del discorso indiretto
libero, che prevede l’utilizzo dell’imperfetto indicativo per cui i dialoghi e i pensieri dei personaggi si
mescolano alla prosa senza l’utilizzo delle virgolette, tipiche del discorso diretto.

La lupa è ambientata in un piccolo paese in Sicilia. La protagonista è Gnà Pina, che viene soprannominata
dalla comunità “la Lupa” suo comportamento e del suo fisico molto sensuale. Le altre donne del paese
osservano la lupa con un misto di invidia e paura tanto che, quando la vedono camminare da sola, arrivano
a farsi il segno della croce. La figlia della Lupa, Maricchia, ha invece un carattere dolce e sensibile e soffre
di solitudine poiché, a causa del comportamento della madre, è anche lei un'esclusa. Un giorno La Lupa si
imbatte in un giovane appena tornato dal servizio militare, Nanni che è innamorato della figlia della Lupa,
Maricchia. Gnà Pina, follemente innamorata del giovane, decide di dargli in sposa la figlia a una condizione:
i ragazzi, dopo il matrimonio, si sarebbero dovuti trasferire a vivere a casa della Lupa. Il piano diabolico della
Lupa si compie e, una volta trasferitisi ella proverà in tutti i modi a sedurlo. Maricchia denuncia la madre
alle forze dell'ordine che chiamano Nanni per interrogarlo: il ragazzo confessa l'adulterio e si giustifica
dicendo che la donna era per lui come una tentazione dell'inferno. Le forze dell'ordine chiedono alla Lupa di
lasciare la casa che condivide con la figlia Maricchia e Nanni ma questa non vuol sentire ragioni. Durante il
lavoro Nanni viene ferito da un mulo e rischia la morte. Il prete, chiamato a dare l'estrema unzione al ragazzo,
si rifiuta di farlo poiché Gnà Pina è ancora all'interno dell'abitazione. La Lupa decide così di allontanarsi per
un periodo ma, al suo ritorno a casa, continua a provare a sedurre Nanni che, disperato, la uccide.

Capitolo I: Ad Aci Trezza, un piccolo paesino presso Catania, vive alla casa del nespolo una famiglia di
pescatori, i Malavoglia. Capo famiglia è padron ‘Ntoni, ci sono poi il figlio Bastianazzo con la moglie Maruzza,
soprannominata Longa, e i figli: ‘Ntoni, il maggiore, di vent’anni, Luca, Mena, soprannominata Sant’Agata
perché passa tutto il suo tempo al telaio, Alessi e la piccola Lia. Il quadro familiare è quindi variegato. ‘Ntoni
è da subito un giovane buono ma sfaticato. I Malavoglia, dal punto di vista sociale, sono dei “possidenti”
poiché, oltre alla casa del nespolo, sono i proprietari della “Provvidenza”, una barca da pesca. L’ordine della
famiglia viene turbato quando ‘Ntoni riceve la chiamata di leva: quest’evento priva la famiglia di una vitale
forza-lavoro. Essendo in un periodo di ristrettezze e pensando di fare un affare, padron ‘Ntoni, con la
mediazione di Piedipapera, acquista a credito dal ricco zio Crocifisso, l’usuraio del paese, un carico di lupini
e manda Bastianazzo con la Provvidenza, a venderli a Riposto. Con lui parte pure Menico.

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