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LA CONSAPEVOLEZZA
Consapevolezza:
Ci sono due evidenze principali a favore del fatto che l’informazione consapevole si crea solo
quando c’è un ritorno indietro dell’elaborazione visiva (dalle aree anteriori del cervello all’area
visiva primaria):
Mascheramento visivo:
Esistono altre vie, oltre alla genicolo- striata, per l’analisi dell’informazione visiva,
scoperte grazie a pazienti con sindromi neuropsicologiche.
Una di queste è Il BLINDSGIHT (visione cieca), causata da una lesione in una 1 zona
dell’area V1 (malfunzionamento delle informazioni visive) che rende le persone cieche
in zone particolari del campo visivo. Tuttavia, se queste persone vengono stimolate a
dire se stanno vedendo o meno uno stimolo (con caratteristiche di base, es. se si muove
su o giù), esse riescono a percepire lo stimolo, pur essendo nella zona cieca.
Questo dimostra l’esistenza di altre vie visive in grado di connettersi con le aree visive
di ordine superiore, dando luogo a una forma rudimentale di visione, ossia non nel
dettaglio e senza consapevolezza della stimolazione.
Studi con fMRI hanno registrato l’attività del cervello durante le allucinazioni e durante
la presentazione di stimoli visivi.
Nel primo caso si nota un’attivazione del lobo occipitale coerente col tipo di oggetto
dell’allucinazione (es. giro fusiforme per le facce), ed è un esempio di come una
rappresentazione si può creare esclusivamente da un’attività endogena (proveniente dal
cervello stesso).
Nel secondo caso si nota una minore attivazione delle aree extra-striate durante la
stimolazione visiva a seguito di un’iperattivazione precedente la stimolazione. La
situazione con stimolo è più o meno identica alla situazione di riposo, nella quale, in
questi pazienti, si sovrattivano costantemente le aree visive che possono provocare
apputo allucinazioni.