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L’ occhio secondo Hamer

NB: per comprendere questi articoli è necessaria una conoscenza di base delle leggi
biologiche e degli studi di Hamer. Per approfondire vedi la pagina sopra.

Le conoscenze della Nuova Medicina Germanica si stanno diffondendo sempre più,


soprattutto in rete. In particolare alcuni volenterosi (come me ^^) hanno via via realizzato
pagine di approfondimento e divulgazione su specifiche parti del corpo umano. Vi segnalo
per esempio le seguenti pagine, realizzate rispettivamente da Giorgio Beltrammi, Marco
Meini e Mauro Sartorio:

http://www.cinqueleggibiologiche.it/

http://lanaturanoncreasfigati.altervista.org/

http://magazine.5lb.eu/

Ultimamente mi sto occupando degli occhi e della vista, considerando sia le scoperte di
Hamer sia gli studi del meraviglioso dottor Bates, a cui dedicherò uno dei prossimi articoli.
Ho notato che riguardo a questo argomento manca, tra gli approfondimenti Hameriani,
una bella pagina riassuntiva ed esaustiva. Proverò a colmare questa lacuna in questo
articolo, anche se come sempre rimarrà molto altro da dire. Per questo ogni commento o
domanda sarà bene accetta, sempre utile per approfondire e capire meglio.

Analizziamo i vari componenti dell’occhio, utilizzando la classificazione Hamerìana basata


sulla derivazione embrionale. Nell’occhio (o, più nel complesso, nell’apparato
visivo) sono presenti tessuti endodermici, mesodermici recenti ed
ectodermici.
ENDODERMA

I componenti dell’occhio che fanno parte dell’endoderma sono: l’iride, le ghiandole


lacrimali e la coroide. Tali tessuti fanno parte della cosiddetta “vista arcaica”, ovvero
quell’apparato visivo primordiale che avevamo anche quando, evolutivamente, eravamo
solo un verme d’acqua. Tale vista arcaica non ha mai permesso la definizione visiva che
abbiamo oggi. Compito principale di tale apparato era infatti quello di rilevare se ci fosse o
meno luce, oltre probabilmente a permettere una qualche visione, assai poco definita, degli
oggetti fermi ed in movimento.

L’iride, coerentemente con la sua derivazione filogenetica, è proprio la struttura che regola
il passaggio della luce. In condizioni normali, essa si apre quando c’è poca luce, e si chiude
quando ce n’è molta. Abbiamo potuto osservare tutti questo fenomeno, in noi stessi e negli
animali. Il conflitto che può colpire questa struttura è di “non poter veder chiaro perchè c’è
poca luce” (iride destra) o di “non poter veder chiaro perchè c’è troppa luce” (iride
sinistra), Ricordiamo che questi tessuti, come tutti i tessuti endodermici, rispondono a
conflitti del “boccone”, che non può essere assimilato (principalmente parte destra del
corpo) o non può essere espulso (principalmente parte sinistra). Per i tessuti dell’occhio si
parla quindi di “boccone visivo”, che come ogni altro boccone va colto, assimilato ed
espulso.

In fase attiva si sviluppa un adenocarcinoma dell’iride, utile per inglobare od espellere il


boccone di luce. In fase di soluzione abbiamo demolizione tramite micobatteri TBC, e in
questa fase viene di solito diagnosticato il cosiddetto coloboma.
Simile è il conflitto che riguarda la coroide. La coroide (chiamata anche enteroidea) è lo
strato medio che ricopre il bulbo oculare, situato quindi tra la sclera e la retina. Esso
rappresenta il calice dell’occhio arcaico. Anche qui avremo quindi conflitto che riguardano
il boccone visivo, ed in realtà i programmi di iride e coroide spesso si attivano insieme.

In fase attiva si ha un ispessimento della coroide, utile per regolare l’assorbimento del
boccone visivo. In fase di soluzione avremo, come sempre, caseificazione.

Anche le ghiandole lacrimali fanno parte della vista arcaica. Esse sono essenziali per
mantenere la giusta lubrificazione dell’apparato visivo, permettendo così una vista
corretta. Il conflitto qui è di “non aver raggiunto il boccone perchè non lo si è visto in
tempo, perchè non si è tenuti gli occhi aperti”, o per cogliere qualcosa di essenziale per noi
(ghiandole lacrimali destre) o per andarcene da qualcosa di negativo per noi (ghiandole
lacrimali sinistre).

In fase attiva abbiamo adenocarcinoma della ghiandola lacrimale, che garantisce una
maggior secrezione. In soluzione si ha necrosi caseosa, con lacrime purulente, ovvero
emananti cattivo odore.

MESODERMA RECENTE

I tessuti del mesoderma recente (sostanza bianca) sono quelli che danno struttura al nostro
corpo: ossa, muscoli striati, vasi sanguigni, tendini, cartilagini. Anche nell’occhio abbiamo,
ovviamente, muscoli striati (volontari) e vasi sanguigni. I tessuti mesodermici recenti
dell’occhio sono: la sclera, il muscolo ciliare e tutta la muscolatura estrinseca (muscolo
retto mediale, laterale, superiore e inferiore, muscolo obliquo superiore e inferiore) che
permette la grande mobilità e versatilità del nostro apparato oculare.

Dobbiamo dire anzitutto che, trovandoci già nel neoencefalo, la lateralità diventa
importante. Ricordiamo quindi che, per un destrimane, la parte destra del corpo
corrisponde a padre, partner, e tutti i rapporti alla pari, mentre la parte sinistra del corpo
corrisponde a madre, figli e tutti i rapporti di ascendenza/discendenza. Per un mancino,
l’esatto opposto. I tessuti degli occhi, ovviamente, non fanno eccezione.

La sclera, chiamata anche “bianco dell’occhio”, è una tunica resistente formata da tessuto
connettivo che dà struttura all’occhio, a alla quale tra l’altro si ancorano i muscoli
estrinseci. Nella parte frontale, in corrispondenza dell’iride, la sclera si interrompe
trasformandosi in cornea, tessuto ectodermico di cui parleremo più avanti.
Essendo tessuto connettivo, alla sclera dovrebbe corrispondere un conflitto di auto-
svalutazione “strutturale”, con significato specifico in relazione alla particolare
localizzazione (mi svaluto perchè non ho visto una certa cosa, oppure svalutazione locale
del tipo “il mio occhio non va bene”). In fase attiva avremo quindi avere necrosi, e in
soluzione riparazione con infiammazione (occhi rossi), con rafforzamento finale del tessuto
connettivo.

Il muscolo ciliare è un muscolo molto importante per la visione corretta. Esso è infatti
collegato, tramite le cosiddette fibre zonulari, al cristallino, e ne modifica la curvatura
(accomodazione) affinchè risulti nitida, sulla retina, la visione sia da vicino che da lontano.
Il conflitto qui è di auto-svalutazione per non essere riusciti a vedere qualcosa a causa della
sua distanza (troppo lontano o troppo vicino).

In fase attiva abbiamo progressiva perdita di funzione del muscolo, che tende a rimanere
nella stessa posizione (contratto oppure rilassato), non modificando più la curatura del
cristallino. In soluzione, dopo un ulteriore calo funzionale, si ha una normalizzazione, con
alla fine un muscolo ciliare più forte di prima. Riguardo a questo conflitto va però
sottolineato il grosso pericolo di recidive: nel momento in cui non vediamo bene una certa
cosa, da vicino o da lontano, facilmente ci svalutiamo ulteriormente, impedendo al
programma SBS di andare a compimento. Per questo molto spesso ci si “rassegna” ad
avere un muscolo ciliare contratto, rigido e non più mobile, adatto solo per la visione in
vicinanza (pseudo-miopia, incapacità di vedere bene da lontano) oppure in lontananza
(presbiopia, incapacità di vedere bene da vicino).

La muscolatura striata estrinseca degli occhi è composta da varie fibre muscolari che
permettono tutti i movimenti dei nostri occhi. Il conflitto qui è di auto-svalutazione per
non essere riusciti a seguire qualcuno o qualcosa con lo sguardo, e coinvolgerà i muscoli
responsabili di tale movimento.

Anche qui, in fase attiva avremo progressivo calo funzionale del muscolo, mentre in
soluzione, dopo un iniziale cedimento, una normalizzazione con rafforzamento finale.
Spesso, durante la crisi epilettoide, abbiamo i famosi tic.

La muscolatura striata estrinseca degli occhi, oltre ai movimenti oculari, contribuisce


anche al processo di accomodazione, apportando piccole modifiche al globo oculare al fine
di far giungere sulla retina i raggi luminosi percepiti alle varie distanze. E’ probabile quindi
che venga coinvolta anche in seguito a conflitti simili a quello descritto per il muscolo
ciliare, e tendendo quindi anche lei a “irrigidirsi” in determinate posizioni.
Da riferire, infine, il particolare caso del muscolo retto laterale, responsabile del
movimento dell’occhio verso l’esterno. Esso si attiva anche in caso di pesante conflitto del
profugo, tendendo verso uno strabismo divergente tipico di chi si trova in profonda
costernazione (autismo). Anche questo ha senso biologico: l’animale disorientato non
avanza più, si ferma, quindi è importante solo la visione laterale, non quella frontale.

ECTODERMA

Nell’ectoderma troviamo tutti quei tessuti che costituiscono la cosiddetta “vista moderna”,
ovvero la meravigliosa versatilità e definizione visiva che possiede il nostro occhio.

Qui troviamo anzitutto i 3 strati protettivi posti in posizione frontale. Davanti all’iride
abbiamo la congiuntiva e la cornea, dietro l’iride abbiamo il cristallino. Il conflitto che
riguarda questi tessuti è di separazione visiva, con intensità via via più grave (congiuntiva
= lieve conflitto,  cornea = conflitto di media entità, cristallino = conflitto grave).

In fase attiva abbiamo una lieve ulcera di questi tessuti, che così sono più adatti a far
passare la luce, col fine di riprendere il contatto visivo perduto (senso biologico). In fase di
soluzione abbiamo la riparazione dei tessuti con infiammazione, che per la congiuntiva
viene chiamata congiuntivite, per la cornea cheratite mentre per il cristallino cataratta. Per
la cornea e soprattutto per il cristallino si avrà, in fase di soluzione, un più o meno grave
offuscamento della vista.

Da citare poi sono anche i dotti lacrimali, che come tutti i dotti hanno derivazione
ectodermica. Il conflitto è di “voler essere visti” o “non voler essere visti”, per certi versi
simile al conflitto delle ghiandole lacrimali, anche se qui la componente principale è
territoriale e non riguarda invece il boccone vitale.

In fase attiva abbiamo ulcera dei dotti, per permettere un miglior passaggio della
lacrimazione. In riparazione abbiamo riparazione con probabile stasi e quindi
rigonfiamento.

La vista moderna comprende poi, ovviamente, la retina stessa, responsabile della


captazione della luce e dell’invio del messaggio al cervello (per molti versi la retina può
essere considerata come un’estroflessione del cervello stesso). Qui il conflitto è di “paura
alla nuca”, ovvero paura per un pericolo che viene da dietro, e che non si può evitare.

In fase attiva abbiamo una diminuzione progressiva della capacità visiva in una
determinata zona della retina, in modo da vedere sempre meno chi arriva da dietro e ci fa
paura. In soluzione abbiamo un distacco parziale della retina, con ulteriore calo della
visione, che viene ripristinata alla fine del processo. Se però si fanno molte recidive dello
stesso tipo, le eccessive riparazioni possono portare ad un allungamento stabile del bulbo
oculare (miopia)  o un suo accorciamento stabile (ipermetropia).

Un conflitto simile colpisce il corpo vitreo, anche se qui di solito la paura alla nuca è più
generica, non riferita a qualcosa di specifico come nel caso della retina.

In fase attiva, anche qui abbiamo un progressivo e parziale offuscamento della vista, utile
per vedere meglio davanti, la direzione in cui scappiamo dal pericolo, e non vedere chi ci
rincorre da dietro (fenomeno dei paraocchi). In soluzione abbiamo un edema di
riparazione che riduce progressivamente l’offuscamento, ma anche un aumento della
pressione endo-oculare che viene chiamato glaucoma, fino alla completa normalizzazione.

Da sottolineare infine il fatto che, come per tutti i muscoli striati, mentre il trofismo è
diretto dalla sostanza bianca (mesoderma recente), l’innervazione è ectodermica. I muscoli
oculari potranno quindi rispondere, oltre a conflitti di svalutazione, anche a conflitti
territoriali del tipo “movimento impedito”, che per gli occhi diventa qualcosa del tipo “non
posso guardare in quella direzione perchè mi è impedito”.

In fase attiva avremo qui progressiva paralisi del muscolo, che riesce sempre meno a far
ruotare l’occhio in una determinata direzione. In soluzione avremo inizialmente un
ulteriore calo funzionale (paralisi), e in seguito una progressiva ripresa della funzione
originaria.

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3 risposte a L’Occhio secondo Hamer

1. usciredallorrore ha detto:

8 novembre 2016 alle 17:38

Ciao Massimo per quanto ne so io gli studi attuali dicono che il muscolo ciliare agisce sul
cristallino, partecipando al processo di accomodazione (oltre ovviamente ai muscoli
estrinseci). Ciò comunque non toglie niente, a mio avviso, alla validità complessiva delle
teorie di Bates.

2. Massimo ha detto:

2 novembre 2016 alle 19:30

Interessante questo articolo. Approvo l’idea di mettere insieme le teorie di Hamer con
quelle di Bates. Avendole studiate entrambe, mi permetto una precisazione.
Tu dici giustamente che “La muscolatura striata estrinseca degli occhi, oltre ai movimenti
oculari, contribuisce anche al processo di accomodazione, apportando piccole modifiche al
globo oculare al fine di far giungere sulla retina i raggi luminosi percepiti alle varie
distanze.”
Ma Bates dice che TUTTO quello che riguarda la modifica meccanica dell’occhio avviene ad
opera dei muscoli striati e che la muscolatura ciliare agisce solo sull’apertura dell’iride,
mentre il cristallino è una lente fissa, sulla quale non agisce niente. Questa sua opinione è
importante perché sposta sui muscoli striati tutta la responsabilità dei problemi di messa a
fuoco, ma francamente non so dire se è corretta.
Bisognerebbe vedere se studi più recenti confermano o smentiscono questa teoria. In base
alla sua validità andrebbero probabilmente riviste le conseguenze hameriane delle
patologie.
3. Pingback: L'occhio secondo la Nuova Medicina Germanica - Crescita Spirituale

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