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POLITICA ENERGETICA
Energia: capacità di compiere un lavoro. Il lavoro è l’utilizzo effettivo dell’energia, l’energia è
la capacità di svolgere delle azioni. L’energia ci interessa nella misura in cui ci consente,
attraverso processi di trasformazione fisica, chimica… di ottenere un risultato che per noi è
utile. Ogni trasformazione di energia implica una perdita: se abbiamo 100 di energia,
trasformandola nei vari processi, un po’ di quella energia viene persa.

Quando parliamo di energia non lo facciamo dal punto di vista fisico, ma guardiamo le
implicazioni sociali ed economiche dell’energia. Per capire come si passa dalla natura grezza
dell’energia alla sua funzione sociale, economica bisogna introdurre due concetti.
Come abbiamo detto le forme di energia si trasformano, e noi la trasformiamo per tante
ragioni, parte delle quali sono legate all’utilizzo che vogliamo fare delle varie fonti di energia
(produrre movimento, carica per telefono, produrre riscaldamento). Una distinzione
importante è:
- Fonti primarie: sono le fonti che esistono in natura e possono essere rinnovabili o
non rinnovabili (sole, energia eolica, nucleare, carbone, petrolio, gas, idroelettrico,
maree, biomassa).
a. Fonte rinnovabile: il fatto che si utilizzi una fonte oggi non riduce la
disponibilità di quella stessa fonte in futuro (esempio vento)
b. Fonte non rinnovabile: viceversa, se bruciamo del petrolio oggi, questo fa si
che quel litro di petrolio domani non sia più disponibili.
- Fonti secondarie: sono fonti che non esistono in natura ma che derivano da processi
di trasformazione messi in atto dall’uomo (benzina, energia elettrica)

È importante fare questa distinzione perché la disponibilità di fonti secondarie, che sono
quelle che noi normalmente utilizziamo nella nostra vita, dipende dalla disponibilità delle
fonti primarie. Sono rari gli esempi di fonti primarie che noi possiamo utilizzare più o meno
direttamente: il gas naturale è forse l’unica, anche se in realtà bisogna purificarle.

Perché usiamo l’energia, perché siamo così interessati ad avere energia disponibile? La
prima ragione per cui ne abbiamo bisogno è per vivere. Quando mangiamo introduciamo
energia (la prima fonte di energia utilizzata dai nostri lontani antenati sono state bacche,
radici). Poi abbiamo iniziato a scoprire che noi assumiamo più energia rispetto a quella
strettamente necessaria a vivere perché spendiamo energia non solo mantenere in funzione
il nostro organismo ma anche per svolgere una serie di altre attività che non servono
strettamente per vivere. Abbiamo bisogno di più energia anche perché una parte di quella
incamerata la spendiamo per svolgere altri lavori: quando il primo uomo ha cominciato a
coltivare ha scoperto che doveva spendere energia per svolgere quel lavoro e ha scoperto
che ci sono dei mezzi per mettere a nostra disposizione energie da consumare non
direttamente attraverso la nostra fatica fisica, ma anche attraverso strumenti esterni
(pensiamo alla zappa che ci consente di produrre lo stesso risultato spendendo meno
energia).

Se guardiamo l’andamento nella storia dell’utilizzo di energia scopriamo che in realtà la


quantità di energia utilizzata da ciascun essere umano e dall’umanità nel suo complesso è
andata crescendo nel tempo (dal neolitico ad oggi è aumentata la popolazione, le attività
che svolgiamo, abbiamo iniziato a costruire) però non è cresciuta molto rapidamente.
Slide 6: il grafico ci fa vedere quanta energia consuma l’umanità dal 1800 in poi.
- Dal 1800 al 1850 non c’è un grande aumento nel consumo di energia e se potessimo
portare questa linea indietro anche di 2000 anni vedremmo una crescita molto lenta.
Questo perché l’energia che utilizzavamo storicamente, quando eravamo tecnologicamente
più arretrati, seppur in maniera sempre più sofisticata dipendeva essenzialmente da forme
di energia che non eravamo in grado di controllare (pioggia, sole, vento).
La storia del nostro rapporto con l’energia cambia radicalmente attorno alla metà dell’800 e
l’evento storico che produce questo cambiamento è la rivoluzione industriale per la
combinazione di due fattori:
1. Abbiamo scoperto degli strumenti che ci consentivano di trasformare in modo molto
efficace fonti di energia in un’altra forma di energia (motore a vapore che alimenta
un treno)
2. scoperta che avevamo nel sottosuolo prodotti che potevamo controllare (carbone,
petrolio).
Il motivo per cui è una rivoluzione è perché ci siamo trovati ad avere energia disponibile
nella quantità che volevamo esattamente quando e dove volevamo noi.
Pensiamo per esempio ai meccanismi utilizzati per l’attività della molitura del grano: i mulini
erano a vento o ad acqua o quello azionato dai muli. Se un anno per qualche ragione era
poco piovoso o poco ventoso, allora quelle macchine avevano difficoltà a funzionare. A
partire dalla rivoluzione industriale e poi sempre più abbiamo iniziato ad essere noi che
avevamo nella nostra disponibilità delle fonti di energia che decivamo quando, dove e
quanto utilizzarne.

Dal momento di questa intuizione, l’utilizzo di energia esplode.


- Da millenni fino al 1850 la domanda di energia cresce molto lentamente
- Dal 1850 al 2020 la domanda totale di energia cresce di 20 volte.
Cosa ce ne facciamo di tutta questa energia oggi rispetto ai nostri antenati di 200 anni fa?
A livello globale utilizziamo molta energia in più perchè siamo cresciuti di numero (e la
quantità di disponibilità di energia che prima non sapevamo di avere ci ha consentito di
crescere), la vita media si è allungata e facciamo molte più cose nell’arco della nostra vita
rispetto ai nostri antenati. Questa grande disponibilità di energia ci consente di fare una
serie di cose che migliorano la nostra esperienza di vita e che prima non erano possibili.
L’altro elemento che balza all’occhio guardando il grafico è la presenza di nuovi tipi di
energia: l’aumento dei consumi di energia è in grandissima parte soddisfatto dal fatto che
delle fonti di energia che utilizzavamo già ne utilizziamo di più, ma anche soprattutto che
man mano che si sviluppa il progresso tecnologico, aumenta la nostra capacità di
innovazione aggiungiamo fonti di energia con cui soddisfiamo un consumo maggiore.
Quindi, fino a un secolo e mezzo fa rispondevamo a tutti i nostri bisogni di energia
attraverso le biomasse tradizionali, con gli anni abbiamo cominciato a scoprire nuove fonti
di energia (carbone, petrolio gas) e a capire che queste sostanze potevano essere utilizzate
per produrre energia in forme a noi utili. Questo non significa che improvvisamente nell’800
abbiamo scoperto carbone, gas, petrolio, li abbiamo conosciuti da millenni ma non
sapevamo cosa farcene e anzi lo percepivamo come un problema, poi con la rivoluzione
industriale si è scoperta la loro funzione.
Principali utilizzi dell’energia in tutte le varie forme:
1. climatizzazione degli ambienti: viviamo in un’epoca in cui possiamo decidere quale
temperatura avere in un determinato ambiente
2. trasporti: ci spostiamo molto di più rispetto ai nostri antenati e andiamo anche più
lontano.
3. Industria: tutto ha un suo contenuto energetico, per produrre questi beni abbiamo
dovuto spendere energia
4. Agricoltura e produzione del cibo

Interrogarsi sulla disponibilità vuol dire anche interrogarsi sugli utilizzi dell’energia. Noi
abbiamo bisogno di energia in una certa quantità perché vogliamo soddisfare una serie di
esigenze e la quantità di bisogni ed esigenze che possiamo soddisfare è vincolata
dall’effettiva disponibilità di energia necessaria per produrre quei beni e prodotti di cui
vorremmo fruire.
Per dare qualche proporzione, prendendo in considerazione un’abitazione, in media quasi il
70% dei consumi energetici complessivi servono a riscaldarla. Poi abbiamo un 18% per
alimentare elettrodomestici (modo per far lavorare prodotti tecnologici e utilizzare energia
che ci arriva da fuori e non lavorare noi). Circa l’11% serve a scaldare l’acqua, il 3% a
illuminare e se abbiamo un impianto di consizionamento consumiamo circa il 25% in più
rispetto a una casa di una volta.
Slide 8: dentro questo 100+25, abbiamo mischiato tante fonti di energia diverse. Per
esempio, possiamo avere una caldaia a gas, gli elettrodomestici sono alimentati con energia
elettrica.
Questo ci aiuta a capire che la forma in cui l’energia ci serve ed è effettivamente fruibile
dipende dall’utilizzo che ne vogliamo fare. Ci sono alcuni utilizzi per cui si può utilizzare un
certo tipo di energia e non altre, altri utilizzi per cui si possono utilizzare diversi tipi di
energia più o meno indifferentemente (mobilità: automobile a combustione interna,
elettrica o treno elettrico; computer: per forza energia elettrica).
Quando ragioniamo sull’energia dobbiamo tenere conto sia della disponibilità delle diverse
forme di energia, sia delle indigenze specifiche dei vari usi che ne vogliamo fare.

Per capire come effettivamente viene utilizzata l’energia all’interno di un’area geografica si
utilizzano i diagrammi di flusso, che ci aiutano a capire dove l’energia entra e dove esce.
Slide 9:
1. Produzione, importazione dell’energia primaria: se la produciamo è possibile che la
esportiamo anche. L’energia che utilizziamo è la somma dell’energia prodotta
(tranne quella esportata) e quella che importiamo, così abbiamo l’offerta totale di
energia primaria (TPES)
L’energia primaria ci serve fino a un certo punto perché vogliamo l’energia nelle forme che
ci sono effettivamente utile. Non vogliamo petrolio, carbone o luce solare ma vogliamo
benzina, gasolio, energia elettrica.
2. Tutta questa energia primaria bisogna trasformarla nelle forme, quantità e modi più
adeguate per noi, però qualunque processo di trasformazione implica che una parte
dell’energia va persa.
3. Il consumo finale di energia, cioè l’energia disponibile per il consumo finale, è una
frazione della quantità di energia primaria di cui noi abbiamo bisogno.
Tutte le volte che si parla di efficienza energetica si parla di interventi, innovazioni e
investimenti che ci aiutano a ridurre le perdite. Più siamo efficienti nell’utilizzare l’energia,
più facciamo in modo che per soddisfare questa quantità di consumi finali non serva
un’offerta primaria di energia molto grande, visto che qualunque trasformazione indica
necessariamente la perdita di una quantità di energia, l’energia disponibile sarà sempre
minore dell’energia primaria ma possiamo cercare di ridurre la differenza.

- L’energia in parte la produciamo e in parte la importiamo (quella che importiamo è


molto maggiore rispetto a quella che produciamo, è circa il doppio), in parte la
abbiamo accumulata.
- Una parte dell’energia primaria la utilizziamo direttamente senza trasformarla, in
parte la trasformiamo.
- Ogni trasformazione implica una perdita. quindi abbiamo la quantità di energia
disponibile post trasformazione che è meno di quella pre-trasformazione.
- Una volta trasformata un po’ viene esportata (importiamo petrolio ma esportiamo
benzina), altra viene accumulata, un po’ viene utilizzata per i bunkeraggi marittimi,
per l’aviazione internazionale, un po’ la perdiamo durante il trasporto e ne perdiamo
tanta di più quanto il percorso dell’energia è lungo. Un altro po’ la consumiamo per
far funzionare il sistema energetico (per trasportare una quantità di gasolio
dobbiamo anche consumare una certa quantità di gasolio).
- Guardiamo il rapporto tra l’energia effettivamente disponibile al consumo finale e
l’energia primaria che mettiamo a disposizione, pur tenendo in conto il fatto che c’è
una quota di export. Questo è una possibile misura del modo in cui siamo efficienti
nell’utilizzare l’energia.

Dentro questa quantità di energia che consumiamo quanta parte sono fonti fossili e quante
rinnovabili? Gran parte proviene da fonti fossili (carbone, gas petrolio). Questo è vero
soprattutto in alcuni utilizzi perché ci sono alcuni casi in cui si può abbastanza facilmente
sostituire la fonte. Ci sono invece altri casi in cui è più difficile. Se si vuole alimentare
un’acciaieria non ci sono alternative all’utilizzo di energia fossile. Vogliamo sostituire
l’energia fossile perché la combustione di fonti di energia fossile produce vari tipi di
inquinamento. Un ambito in cui è più facile sostituire questo tipo di energia è per esempio la
generazione di energia elettrica, in cui oggi abbiamo tante alternative ai fossili sempre più
efficaci e produttive (elettrificazione dei consumi permette di cambiare fonte di energia
perché è più pulita, è un pilastro della politica ambientale europea).
In Europa si cerca di ridurre le quantità di inquinamento sostituendo direttamente fossi
fossili con fonti rinnovabili, ma anche indirettamente attraverso la sostituzione delle fonti
fossili con energia elettrica (riscaldamento, mobilità). Guardare a questo tema vuol dire
anche guardare al ruolo delle fonti rinnovabili e quali sono gli ambiti in cui riescono ad avere
maggiore penetrazione.

Vediamo l’andamento della quantità di energia rinnovabile che viene utilizzata in una serie
di utilizzi finali rispetto al totale.
- Linea verde: rappresenta in Europa la quota delle fonti rinnovabili sul totale di tutti i
nostri consumi energetici (riscaldamento, mobilità, energia elettrica). In circa 15 anni
il ruolo del rinnovabile è circa raddoppiato, passando da un 10 al 20% del totale dei
consumi.
Questo ci dice che le rinnovabili sono cresciute tantissimo, ma che la strada da fare è ancora
lunga. Cioè la parte dei consumi che non sono in grado di soddisfare con fonti prive di
inquinamento è ancora molto elevata.
Questo 20% però è il frutto di una media tra realtà molto diverse.
- Linea arancione: trasporti. Qui le utilizziamo molto poco, essenzialmente o
attraverso l’elettrificazione oppure attraverso combustibili alternativi. Nei trasporti le
fonti rinnovabili sono molto cresciute ma hanno un peso molto marginale, valgono
meno del 10%.
- Nel riscaldamento le rinnovabili iniziano a pesare ma sono ancora lontane
dall’esprimere tutto il potenziale che vorremmo. Utilizziamo il rinnovabile
direttamente o indirettamente circa per poco più nel 20% dei nostri consumi
finalizzati alla climatizzazione e al riscaldamento.
- Dove le rinnovabili hanno avuto il massimo utilizzo e la massima espansione è nella
produzione di energia elettrica dove siamo passati da circa il 15% a circa il 40%. Quel
15 % è abbastanza costante nel passato, perché viene dalle grandi dighe
idroelettriche, ma non c’è grande spazio di crescita (oggi siamo più attenti agli
ecosistemi e per costriurli ci vogliono certe caratteristiche). Quindi il grande
idroelettrico che storicamente rappresenta la principale tecnologia rinnovabile non
ha più grande spazio di crescita
- La grande crescita delle fonti rinnovabili dal 15% al 35/40% è dovuta essenzialmente
alle “nuove rinnovabili” (eolico, fotovoltaico…), quindi all’applicazione alla
generazione di energia elettrica di queste tecnologie.

Che tecnologie utilizziamo per generare energia elettrica?

Qui abbiamo tutta l’energia elettrica generata in Europa anno per anno.
Fino all’inizio degli anni 90 una quota importante del nostro fabbisogno di energia elettrica
era soddisfatta dai prodotti petrolofici (arancione). Cioè, bruciavamo gasolio per produrre
energia, oggi questo è sparito (inquinamento, costi) e sostituito inizialmente dall’utilizzo
sempre più importante del gas (linea azzurro chiaro). Questo per un certo periodo cresce
molto rapidamente poi inzia a scendere e poi oscilla un po’. Anche il gas che in un certo
momento è stato la principal tecnologia utilizzata per la generazione elettrica poi ha ceduto
il terreno alle fonti rinnovabili. Le altre grandi fonti sono il carbone (linea amaranto), oggi
sempre meno utilizzato per ragioni di natura ambientale. Infine, l’altra fonte importante è
l’energia nucleare (linea viola), che ha avuto un periodo di espansione ma da alcuni anni si
sta gradualmente riducendo perché le centrali nucleari sono impianti estremamente costosi
e difficili da operare, la maggior parte delle centrali europee sono state costruite tra gli anni
70/80 e man mano che invecchiano smettono di operare (oltre alle scelte politiche) che non
vengono sostituiti da nuovi impianti, portando a un calo graduale ma significativo del
contenuto complessivo del nucleare in Europa.

Se guardiamo le fonti rinnovabili in Europa vediamo un contributo storico molto importante


del grande idroelettrico (azzurro), vediamo anche 2/3 grandi nuovi protagonisti nel
panorama della generazione elettrica in Europa
1. Eolico: soprattutto nel Mare de Nord. Per produrre tanta energia elettrica ha bisogno
di un regime di ventosità sostenuto e costante.
2. Fotovoltaico: avrà probabilmente uno sviluppo ancora più importante nei prossimi
anni per motivi legati alla riduzione dei costi dei pannelli
3. Biomasse
I primi due sono uno strumento importantissimo che ci consente di soddisfare il fabbisogno
e di non produre emissioni inquinanti, ma hanno anche un problema. Cioè, mentre la
grande novità nel nostro rapporto con l’energia oggi sta nel fatto che l’energia è disponibile
quanta, quando e dove la vogliamo, nel caso di fonti come il fotovoltaico e l’eolico sono
disponibili in base all’ambiente. Più cresce questo contributo più bisogna trovare dei modi
per spostare la quantità di energia dal momento in cui viene prodotta a quando ne abbiamo
bisogno.
L’Italia, quanto e come è diversa dal resto d’Europa? Guardiamo quale e quanta energia
consuma l’Italia se guardiamo come è cambiato il nostro utilizzo dell’energia negli ultimi
venti anni:
Innanzittutto si è circa dimezzato il contributo del carbone, questo perché è stato sostituito
un po’ dal gas e molto dalle rinnovabili. Utilizziamo molto meno prodotti petroliferi (anche
qua quasi dimezzati) da un lato perché non utilizziamo più i derivati del petrolio per
generare energia elettrica, dall’altro perche lo utilizziamo sostanzialmente per un utilizzo
principale cioè per la mobilità (che con il tempo diventano sempre più efficienti
consumando meno o smettono di consumare perché diventano parzialmente o totalmente
elettrificati). Consumiamo un’importante quantità di gas naturale in modo costante anche
se guardando l’andamento dal 2000 al 2020 vediamo che il livello è simila ma ci è arrivato
attraverso un andamento a V rovesciata. Infine sempre più fonti rinnovabili, anche in Italia
c’è una crescita enorme che all’incirca in 20 anni si è grossomodo triplicato.

Perché utilizziamo energia in Italia, quali sono i principali utilizzi dell’energia? La divisione è
grosso modo quella che vedevamo prima.
- La singola voce più importante sono i trasporti. Il consumo di energia per i trasporti
negli utilimi 20 anni è leggerissimamente diminuito ma rimane di gran lunga quello
più importante.
- La seconda voce riguarda i consumi residenziali (riscaldamento e climatizzazione in
maggioranza poi elettrodomestici ecc…). il consumo residenziale è andato
moderatamente aumentando e la spiegazione è semplice: 20 anni fa quasi nessuno
aveva il condizionatore, oggi quasi tutti. contemporaneamente, in questi ultimi 20
anni non solo abbiamo aggiunto dei consumi, ma abbiamo anche sostituito per
esempio la vecchia caldaia a gas con una pompa di calore o con una più efficiente.
Quindi, abbiamo ridotto i consumi perché siamo diventati più efficienti. La
combinazione tra questi due fattori ha però portato a un aumento complessivo dei
consumi nelle abitazioni. Nei prossimi anni è possibile che vadano a scendere perché
oggi siamo più bravi con le tecnologie per l’efficienza energetica.
- Terza voce sono i consumi industriali, ridotti da circa 38 milioni di tonnellate di
petrolio a circa 25. Abbiamo un’industria che da un lato è molto più efficiente
nell’utilizzo dell’energia ma per l’altro lato si è semplicemente ridotta la base
industriale italiana.
- Poi abbiamo i servizi, dove abbiamo osservato il fenomeno opposto. La domanda di
energia nei servizi è andata crescendo perché il settore dei servizi è andato
crescendo. Oggi i servizi rappresentano la gran parte del PIL dell’occupazione nel
nostro paese mentre 30/50 anni fa il primo posto spettava all’industria e 100 anni fa
all’agricoltura
- Poi abbiamo il piccolo contributo da parte delle attività di agricoltura e pesca e di
altre attività.

Tutto ciò produce emissioni e inquinamento, chi è responsabile delle emissioni in particolare
dei gas serra nell’UE? Rispetto al passato ne produciamo di più o di meno? Il calo
significativo complessivo delle emissioni di CO2 in Europa dal 1990 ad oggi è dovuto quasi
unicamente a due componenti:
1. Emissioni prodotte direttamente dalle industrie energetiche (linea rossa). Abbiamo
detto che per produrre energia elettrica in particolare bruciamo meno carbone, gas,
non più petrolio e utilizziamo più rinnovabili. Questo fa si che le emissioni
nell’attività di produzione e trasformazione dell’energia siano andate calando
pesantemente.
2. Emissione connesse all’attività industriale (linea arancione). Questo dipende dalla
riduzione della base industriale in Europa e dal fatto che l’industria è
complessivamente più efficiente nell’utilizzo dell’energia e più attenta agli impatti
ambientali.

Praticamente tutti gli altri usi finali (trasporti, consumi residenziali, servizi…) non hanno
ridotto in maniera significativa le loro emissioni nell’arco degli ultimi 20 anni. Guardando
avanti, questo vuol dire certamente che bisogna proseguire sulla strada della riduzione delle
emissioni nei settori come quello industriale (che già li hanno ridotti perché sono tra i
maggiori responsabili) ma vuol dire anche cercare di interrogarci su come fare a tirare a
bordo nello sforzo di riduzione delle emissioni tutti quei settori che invece in questi anni
hanno dato poco contributo a questo obiettivo.

Seconda parte

Abbiamo visto che una delle caratteristiche del sistema energetico europeo è che utilizziamo
tanto gas sia per impieghi diretti (riscaldamento, processi industriali, mobilità) e anche per la
produzione di energia elettrica. Questo fa si che il gas metano sia uno dei pilastri del nostro
approvvigionamento di energia. Inoltre, gran parte del gas che consumiamo in Europa è
importato dall’estero e in particolare dalla Russia (il 30% dei nostri consumi complessivi e il
40% delle nostre importazioni dall’estero).

In cosa consiste la crisi in cui ci troviamo?


La crisi nasce nell’arco del 2021 quando i prezzi del gas raggiungono livelli mai raggiunti.
TTF: indice che rappresenta il prezzo del gas all’interno dell’UE. Nasce da una borsa ed è
importante perché: abbiamo tante borse in Europa dove gli operatori comprano e vendono
gas. Il TTF basata ad Amsterdam è quella più importante sia per i volumi di gas scambiati sia
perché è una piattaforma “liquida”, cioè ci sono tanti operatori che vendono e che
comprano, quindi è più difficile da manipolare i cui prezzi sono particolarmente affidabili.

Tuttavia, i costi di importazione del gas da cui dipendono i prezzi finali della vendita non
dipendono soltanto dagli scambi quotidiani sulle tante borse del gas, dipendono anche da
contratti di importazione che normalmente sono contratti di lungo termine (tra importatori
europei ed esportatori stranieri) della durata tra i 10 e i 30 anni, i quali hanno due grandi
caratteristiche.
1. Mettersi d’accordo sui volumi: uno si impegna a ritiare ogni anno un certo volume di
gas e l’altro si impegna a venderlo. Se uno dei due viene meno al suo obbligo si paga
una penale.
2. Prezzo: come si fa a sapere quale sarà il prezzo a cui si venderà il gas tra 20 anni?
Allora questi contratti normalmente sono fatti con un meccanismo di indicizzazione,
cioè il prezzo che si pagherà nel futuro è ancorato a dei parametri su cui ci si mette
d’accordo e che non dipendono dai due contraenti. Per esempio, nel passato il
prezzo dipendeva da ciò che sarebbe stato il prezzo di un barile di petrolio. La
maggior parte dei contratti di importazione di gas nella UE oggi in vigore hanno
questo meccanismo e prendono come riferimento il TTF. Quindi, il gas che noi
consumiamo ogni giorno dipende dal TTF sia direttamente sia indirettamente.
a. Direttamente: una piccola parte di quel gas (in media il 20%) viene acquistato dai
nostri fornitori sul momento a prezzi TTF.
b. Indirettamente: l’altra parte (circa 80%) viene acquistato dai nostri fornitori
attraverso contratti di lungo termine di importazione che però sono per lo più
indicizzati al TTF

Fino alla metà del 2021, non avevamo mai avuto grandissime sorprese. Il grafico parte
all’inizio del 2019 ma andando indietro avremmo visto una linea molto simile a quella del
2019. I prezzi del TTF fino al 2021 oscillavano ma in una banda abbastanza stretta (minimo
10 euro megawatt/h a un massimo di circa 30/35 euro).
Improvvisamente, alla fine del 2021, i prezzi del TTF quindi indirettamente anche i prezzi dei
contratti di importazione a lungo termine raggiungono dei livelli senza precedenti: ad agosto
2022 abbiamo toccato un prezzo di 350 euro che è 10 volte maggiore rispetto ai massimi
osservati in precedenza. Non solo, ma come vediamo c’è una variabilità enorme (volatilità)
nei pressi: ad agosto eravamo a 350, a inizio ottobre a 200 e oggi a 100, in due mesi siamo
passati dal massimo storico a un livello che è altissimo rispetto alla prospettiva passata ma
che rispetto a quella di due mesi fa sembra poco. Siamo davanti a qualcosa di
completamente nuovo per il livello dei prezzi e per la rapidità con cui cambia.
Prima abbiamo detto che il gas è una delle più importanti fonti primarie utilizzate per la
generazione di energia elettrica, visto che i prezzi del gas si moltiplicano in quel modo,
conseguentemente anche i prezzi dell’energia elettrica si moltiplicano e arrivano a livelli
senza precedenti. Non siamo a un 10x come nel gas, ma di fronte a un incremento senza
precedenti sia per il livello dei prezzi sia per la volatilità.

Visto che l’energia è così importante nelle nostre società, utilizziamo energia per soddisfare
tutte le nostre esigenze e poiché la disponibilità di energia e in particolare il gas e l’energia
elettrica sono così fondamentali, questo diventa un disastro (pensiamo al riscaldamento
delle case o ai consumi che deve affrontare un’impresa).
Tutto questo, accade in un momento del tutto particolare. Non solo nel 2021 e 2022
abbiamo visto questi record incredibili verso l’alto, ma venivamo dal periodo del 2020 dove
avevamo osservato il fenomeno opposto: basso livello dei consumi e prezzi dell’energia
molto bassi. Perché? Con il lockdown non si consumava, molte attività produttive erano
chiuse, non ci muovevamo. Una volta usciti dal covid, con una ripresa più rapida di quella
che ci aspettavamo (consumi riprendono e si trascinano un po’ dietro i prezzi) e
improvvisamente il prezzo del gas esplode e di conseguenza esplode il prezzo dell’energia
elettrica.

La prima domanda che dobbiamo farci per capire come uscirne è: come ci siamo arrivati?
Quali sono le cause che hanno determinato questo incremento così significativo e quindi
hanno prodotto a cascata tutte le conseguenze negative e che dipendono dall’importanza
del gas nella nostra società.
Cause congiunturali:
Il 2020 è stato un anno di consumi e di attività economica molto bassa, di recessione,
mentre il 2021 è stato un anno in cui l’economia è cresciuta quindi la domanda di energia
(quindi di gas) è cresciuta anch’essa rapidamente.
Contemporaneamente, soddisfiamo la nostra domanda di energia (in particolare elettrica)
con tante fonti. Una serie di fonti di energia per ragioni assolutamente casuali si sono rese
indisponibili o poco disponibili proprio tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 e visto che una
parte del nostro consumo di energia è insensibile ai prezzi (non stacchiamo il frigo se i prezzi
salgono), abbiamo dovuto sostituire queste fonti con quello che c’era, cioè il gas. Dunque,
abbiamo domandato molto più gas rispetto al normale.
Fonti che si sono rese indisponibili nel 2021 e 2022:
- EOLICO
La crescita dell’eolico in Europa è in gran parte un successo dell’eolico del mare del nord.
Nell’ultimo trimestre 2021 e anche un po’ nel corso del 2022 il mare del nord è stato poco
ventoso, quindi quelle pale che normalmente ci danno tantissima energia, nel 2021 e 2022
ce ne hanno data un po’ meno.
- PIOGGIA
Nel 2022 è piovuto poco, dal punto di vista dell’energia ciò vuol dire che l’idroelettrico,
grande fonte di energia, ci da meno energia. In Italia, l’idroelettrico nel 2022 ha perso tra il
40 e il 50% rispetto a un anno normale.
Tutti gli impianti per la produzione di energia elettrica hanno bisogno di essere raffreddati
(Impianti termoelettrici, nucleari) e normalmente si raffreddano con l’acqua. Se non piove e
se il livello dei fiumi è troppo basso non si riescono a raffreddare, quindi bisogna farli
funzionare meno.
- NUCLEARE FRANCESE:
abbiamo visto prima che la linea del nucleare stava abbastanza alta ma scendeva
gradualmente e abbiamo anche detto che stiamo perdendo capacità di produzione del
nucleare principalmente perché gli impianti sono vecchi e dopo un certo periodo devono
smettere di funzionare o hanno bisogno di manutenzione. Circa la metà degli impianti
nucleari francesi oggi, e da alcuni mesi, sono fermi per manutenzioni straordinarie. La
Francia ha un enorme capacità di produzione elettrica nucleare ed è storicamente un grande
esportatore di energia e un impianto nucleare produce ininterrottamente una certa quantità
di gas (la produzione non può essere accelerata come in altri impianti) e ovviamente i
consumi sono più bassi di notte. Quindi, la Francia in un anno normale soprattutto di notte
produce molta energia di cui non sa cosa farsene, quindi la esporta nei paesi confinanti.
L’Italia in un anno normale di notte alimenta il (5/6/7% su base complessiva, di notte circa il
doppio) dei propri consumi attraverso energia importata dalla Francia. Se metà delle centrali
nucleari francesi sono spente non abbiamo più questa energia. Quindi, la Francia che in un
anno normale è un grande esportatore di energia e che soprattutto di notte contribuisce a
soddisfare il fabbisogno dei paesi confinanti, nel 2022 diventa un paese che importa energia.
Il problema dell’importazione francese è di giorno (gli manca l’energia di giorno), il
problema dei paesi confinanti è di notte (l’energia in eccesso della notte ce la vendevano).
Di giorno, un po’ riusciamo a cavarcela con le fonti rinnovabili, soprattutto d’estate e
soprattutto con il fotovoltaico, ma di notte il sole non c’è, il vento è stato poco, quindi come
riempiamo questo buco lasciato dalla Francia? Bruciando carbone o bruciando gas.

Tutto questo per dire che nel 2021/2022 nonostante la situazione di prezzi che era molto
complicata ci siamo trovati di fronte all’esigenza, almeno in alcuni ambiti (generazione
elettrica) di utilizzare più gas di quello che avremmo utilizzato in un anno normale perché le
fonti diverse dal gas per varie ragioni non erano del tutto disponibili.

Queste sono le cause congiunturali, accanto a queste ci sono delle cause strutturali.
Questo gas da qualche parte bisogna prenderlo: una parte lo produciamo, in gran parte lo
importiamo. Per prenderlo bisogna produrlo e per produrlo bisogna cercarlo, e nell’arco
degli ultimi anni gli investimenti nella ricerca di nuovi giacimenti di gas si sono dimezzati. In
Europa la produzione di gas si è ridotta a circa 1/3 rispetto a quella di vent’anni fa e in Italia
a metà degli anni ’90 producevamo circa 20 miliardi di m 3 di gas su un consumo di 70 m3.
Oggi, abbiamo ne prodotto circa 3 miliardi, quindi minore produzione domestica, minori
investimenti per cercare nuove risorse di gas in giro per il mondo, il 2021 è stato l’anno con
le più basse scoperte di giacimenti di gas degli ultimi 75 anni, in tutto questo (che già
basterebbe a creare un problema, infatti il problema inizia a esplodere nel 2021) si aggiunge
la guerra Russia-Ucraina, con una graduale riduzione delle esportazioni di gas verso l’Europa
reso possibile dalla stretta dipendenza dalla Russia.
ITALIA: in un anno normale consuma dai 70 ai 75 miliardi di m3, di questi 3 li produciamo
noi, il resto lo importiamo. Dalla Russia ne importiamo 30.
Il fatto di essere abituati a importare così tanto gas e che in un certo momento ce ne arrivi
meno, tutto questo in un momento in cui c’era una situazione assolutamente drammatica,
fa esplodere una grande crisi con prezzi ai record storici.

Conseguenze della guerra sui mercati del gas:


- Enorme incertezza: non si sa quanto durerà, se continueremo a ricevere un po’ di
gas… il fatto che gli operatori del mercato non sappiano come andranno le cose
produce incertezza e l’incertezza è una delle ragioni che spiegano l’otto volante del
primo grafico.
- Visto che non si sa se continueremo a ricevere gas russo, si cerca di comprare tutto il
gas possibile per riempire gli stoccaggi. Però, se si accelera per riempire gli stoccaggi
si aggiunge domanda e quindi si amplifica quel problema per cui già prima non c’era
abbastanza gas quindi costava tantissimo, adesso se si compra ancora di più si
esacerba il problema.
- Mentre tutto questo accade, le importazioni dalla Russia cominciano davvero a
calare essenzialmente per scelta del governo russo.
Linea gialla: esportazioni di gas russo verso l’Europa nel 2019
Linea rossa: 2021
Linea blu: 2020, vediamo che con il lockdown abbiamo importato molto meno
Linea verde: 2022, livello che è soltanto una piccola frazione di quello che eravamo a
conoscere.

La nostra reazione è che visto che i russi non ci mandano più il loro gas, cerchiamo di
prendere gas da chiunque altro sia in grado di darcelo, e in Europa abbiamo tre principali
fornitori:
1. Algeria: importiamo tanto gas via tubo, ma la capacità di trasporto non è molta e per
aumentarla bisogna aumentare il diametro o la pressione del tubo ma tutto questo
richiede tempo. Quindi, cerchiamo di aumentare un po’ l’importazione di gas
dall’Algeria e probabilmente ci aiuterà nei prossimi anni, ma nell’immediato non
riusciamo. Nell’arco del 2022 le importazioni di gas dall’Algeria sono in linea con
quelle degli anni “normali”
2. Norvegia: ci sono più interconnessioni, c’è qualche possibilità in più di aumentare già
nel breve termine le importazioni di gas ma vale ciò che abbiamo detto per l’Algeria.
3. Il principale strumento attraverso il quale cerchiamo in parte di compensare le
minori importazioni dalla Russia e le importazioni sostanzialmente invariate dai primi
due paesi sono le importazioni di GNL (gas naturale liquefatto).

GNL: il gas a temperatura e pressione ambiente è in forma gassosa, lo trasportiamo


attraverso dei tubi in pressione e il tubo ha la caratteristica che va da un punto a un altro,
non si può invertire il senso. L’alternativa a trasportare il gas via tubo è prendere il gas,
raffreddarlo a una temperatura molto bassa per farlo diventare liquido. Il vantaggio è che
anche il volume occupato dalla stessa quantità si riduce tantissimo, quindi anziché
trasportare il gas in forma gassosa via tubo lo si può trasportare in forma liquida a
temperatura molto bassa nelle navi metaniere. Il grande svantaggio della nave metaniera
rispetto al tubo è che è tecnologicamente più complicata. Ma il grande vantaggio è che
mentre il tubo ha una sola direzione, la nave metaniera può viaggiare. I due vincoli per poter
mettere gas su una nave metaniere sono: nel paese esportatore devo avere un impianto di
liquefazione del gas, nel paese importatore devo avere un terminale di rigassificazione dove
si fa arrivare la nave metaniera, si scalda il gas liquido per cui ritorna in forma gassosa e
immetterlo nella rete di trasporto nazionale.

Poiché i tubi hanno una flessibilità limitata, l’unica cosa che potevamo fare nel corso
dell’ultimo anno visto che avevamo in Europa delle strutture di rigassificazione parzialmente
inutilizzate, abbiamo cercato di attirare tutto il gas liquido per soddisfare il nostro
fabbisogno.
Abbiamo detto che l’esportazioni sono tutte basate su contratti di lungo termine, e qui non
parliamo di gas che hanno alle spalle contratti di lungo termine, ma in questo momento
stiamo cercando fornitori perché non c’è più la Russia.

La reazione a un aumento di prezzi di questo genere non è soltanto sostituire nel breve
termine il gas russo, ma anche consumare meno gas. La domanda di gas è fatta di domanda
residenziale, industriale, per i trasporti ecc.. e una parte di questa domanda è molto poco
sensibile ai prezzi (il riscaldamento serve, la domanda è rigida), c’è però una parte dei
consumatori che invece sono molto più sensibili, cioè la domanda industriale. Molte
industrie, soprattutto quelle che hanno processi produttivi che dipendono molto dall’utilizzo
del gas sono invece più sensibili. Da qui la scelta di rallentare o addirittura sospendere
temporaneamente le produzioni. L’effetto di queste cose è che nell’arco del 2022 la
domanda di gas per utilizzi industriali in Europa è calata all’incirca del 20%.

La combinazione tra sostituzione del gas russo con gas proveniente da altre parti e consumo
minore ci porta superare in qualche modo l’inverno. Questo però non è sostenibile nel lungo
termine e dire cosa succederà nei prossimi mesi è difficile perché dipende da molte cose che
non siamo in grado di controllare.
- Prima tra tutti non sappiamo cosa succederà nella guerra in Ucraina, non sappiamo
quanto dureranno i problemi di approvvigionamento di gas da parte della Russia.
- Secondariamente, tutto questo gas che stiamo attirando in giro per il mondo per
sostituire il gas russo, in parte lo sottraiamo ad altri che rimangono senza, ma in
parte è disponibile perché c’è un grandissimo paese consumatore, cioè la Cina che in
questo momento sta domandando poco gas. Questo perché hanno una politica di
covid-0, mezza Cina è ferma in lockdown quindi sono nella stessa situazione in cui
noi eravamo nel 2020, ma anche questo non si sa quanto durerà e nel momento in
cui la Cina tornerà a consumare le quantità di gas che consumava normalmente
allora la situazione rischia di peggiorare.
- Terzo elemento di incertezza è l’effetto macroeconomico dell’aumento dei prezzi del
gas: abbiamo detto che la riduzione della domanda in Europa è legata soprattutto al
fatto che le industrie hanno rallentato la produzione, ma a lungo andare questo non
è sostenibile e quindi o riprende a produrre e quindi trova il modo di ribaltare
l’aumento dei costi del gas sui clienti o l’alternativa è la chiusura. Guardandolo dal
punto di vista del gas, se un’azienda chiude è un vantaggio perché si riduce la
domanda, ma dal punto di vista dell’economia nel suo complesso è un problema.
- Quarto elemento di incertezza è: tutti i paesi europei stanno mettendo in atto delle
politiche di risparmio energetico. In Italia abbiamo deciso di ritardare l’accensione
dei caloriferi e di abbassare la temperatura, ma l’efficacia effettiva di queste politiche
è dubbia
- In tutta Europa si stanno facendo delle politiche per aiutare i consumatori
nell’aumento dei prezzi. Si sta utilizzando denaro dei governi per mitigare gli aumenti
delle misure. Questo dovrebbe aiutarci a limitare gli effetti macroeconomici, ma fino
a che punto si riuscirà ad andare avanti?
- Quanto tempo ci vorrà a risolvere il problema, quindi a non aver più bisogno del gas
russo?
- Come andrà il meteo? Inverno che parte tardi ma finisce tardi, quindi visto che la
maggior parte dei consumi di gas sono legati al riscaldamento siamo sicuri che
davvero la sfangheremo visto che l’inverno è partito tardi?

Tutto il problema nasce dal fatto che oggi ci troviamo nella situazione in cui l’offerta di
gas non è tale da soddisfare interamente la domanda e se questa è la situazione come se
ne esce? Dobbiamo ritrovare un equilibrio e lo si può fare togliendo peso sul lato della
domanda (consumare meno) e soprattutto per togliere peso dalla domanda in modo
virtuoso (non facendo fallire le imprese) è fondamentale l’efficienza energetica. Dal lato
della domanda si esce cercando di fare tutti quegli investimenti che ci aiutano a
consumare meno energia senza peggiorare la nostra condizione. Dall’altra parte,
dobbiamo aggiungere peso all’offerta, cioè se è vero che noi produciamo poco gas e
produciamo poca energia diversa dal gas con cui poterlo sostituire, da qui se ne esce un
po’ cercando di tirare fuori il gas dove c’è (importazioni ma anche riprendendo a
produrlo dove si può), ma soprattutto cercando di rifar funzionare per esempio gli
impianti nucleari francesi e costruendo nuovi impianti per la produzione di energia
elettrica che oggi vuol dire soprattutto impianti per la produzione di energia rinnovabile.

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