3. I mercati
3.1 Il mercato in Europa
3.2 Il mercato delle centrali termoelettriche a biomasse agroforestali
Tra il 2006 e il 2020 la potenza installata degli impianti a biomasse è aumentata secondo
un tasso medio annuo del 9%. Alla crescita continua e sostenuta che ha caratterizzato gli
anni 2009–2014 è seguita una fase di stabilizzazione, sostanzialmente confermata anche
nel 2020 (Grafico 4).
Come riportato anche su TAB 1, a fine del 2020 si concentrano nelle regioni del Nord Italia
sia il maggior numero di impianti alimentati da bioenergie (73,0% del totale nazionale) sia
la percentuale più elevata di potenza installata (62,6%). La Lombardia, in particolare, è la
regione con il dato maggiore (932 MW), seguita dall’Emilia Romagna (646 MW). Nel
Centro il dato di potenza più rilevante si rileva nel Lazio (171 MW), nel Sud in Puglia e
Campania (rispettivamente 332 MW e 237 MW).
TAB 1, Numero e potenza degli impianti alimentati da bioenergie nelle regioni, GSE.
La produzione lorda di energia elettrica degli impianti alimentati con bioenergie fra il 2019
e il 2020 è variata dai 19562,6 GWh sino ai 19633,8 GWh (+0,4%); tale valore
rappresenta il 16,8% della generazione elettrica complessiva da fonti rinnovabili. L'energia
ottenuta dalle biomasse solide è aumentata di circa 191 GWh, passando da 6.609 GWh a
6.800 GWh (+2,9%); dallo sfruttamento dei biogas nel 2020 sono stati generati 8.166 GWh
di energia elettrica, un dato in calo dell’1,3% rispetto all’anno precedente. Nel 2020 il
contributo principale è fornito dagli impianti alimentati con biogas da attività agricole e
forestali, la cui produzione sfiora 5.600 GWh; la produzione da bioliquidi è rimasta
pressoché invariata nel biennio 2019-2020 (vedi TAB 2).
TAB 2, Produzione elettrica degli impianti alimentati da bioenergie, GSE.
I MERCATI
Il mercato in Europa
Per quanto concerne il mercato delle biomasse agroforestali, la TAB 3 illustra i principali
paesi a livello europeo per energia prodotta annualmente da questa fonte rinnovabile
(considerando tanto le centrali termoelettriche, quanto gli impianti di teleriscaldamento per
la produzione di energia termica e le stufe a pellet per uso residenziale). Come si nota,
rivestono un ruolo di assoluto primo piano, dopo la Germania e la Francia, quei paesi del
Nord Europa in cui esiste una grande disponibilità di materia prima sul territorio nazionale,
che rappresenta un fattore di critica importanza per assicurare una significativa crescita
delle installazioni nel tempo. L’Italia, con una potenza installata pari a circa la metà di
quella in Germania, è il quinto paese europeo per energia elettrica prodotta da questa
fonte. Interessante è anche rilevare come in Italia solo il 5% della produzione di energia da
fonti rinnovabili sia realizzata attraverso l’impiego delle biomasse agroforestali,
diversamente da quanto accade in altri paesi come il Belgio (in cui la quota di produzione
elettrica da rinnovabili realizzata attraverso biomasse agroforestali supera il 75%), la
Finlandia e la Germania (in cui si registra un contributo delle biomasse agroforestali alla
produzione da rinnovabili superiore al 30%). Il nostro paese ha fino ad oggi puntato in
modo molto limitato sulle biomasse agroforestali per il raggiungimento degli obiettivi
assunti a livello europeo in merito alla produzione di energia da fonti rinnovabili.
Interessante è infine rilevare come l’Italia sia tuttavia il primo paese per numero di stufe a
pellet installate, che ha superato 1 milione di unità, in particolar modo grazie all’esplosione
che questo mercato ha fatto registrare nel 2006.
TAB 3, Produzione energetica tramite biomasse nei principali Paesi Europei, GSE.
La produzione Energia Potenza Potenza
di energia nei prodotta [ktep] termica elettrica
principali Paesi installata* installata [MWe]
europei Paese [MWt]
Germania 10.311 14.987 1.306
Francia 8.959 13.022 214
Svezia 8.303 12.068 1.112
Finlandia 7.146 10.387 1.280
Italia 5.200 7.558 510
Polonia 4.739 6.888 400
Spagna 4.339 6.307 236
Austria 3.943 5.731 407
Romania 3.400 4.942 4
Portogallo 2.785 4.048 188
Repubblica Ceca 1.961 2.850 146
Regno Unito 998 1.451 346
Olanda 893 1.298 320
Belgio 654 951 311
Il mercato in Italia
È innanzitutto interessante rilevare come le biomasse agroforestali contribuiscano in Italia
in modo molto più significativo rispetto ad altre fonti energetiche rinnovabili quali il
fotovoltaico e l’eolico al fabbisogno energetico complessivo nel nostro paese.
Per quanto riguarda il mercato degli impianti ad uso residenziale, come accennato in
precedenza, nel 2009 il numero di stufe installate ha superato 1 milione di unità. Una
crescita di oltre il 150% su base annua si è registrata nel 2006, a causa dell’elevata
economicità che il pellet assicurava in quei mesi rispetto ai combustibili tradizionali.
Questo ha tuttavia causato un eccesso di domanda di pellet, il cui prezzo è rapidamente
schizzato fino a raggiungere valori nell’ordine di 400 €/tonnellata, con il conseguente
drastico rallentamento delle nuove installazioni a partire dal 2007. Dal 2008 il mercato ha
ripreso a crescere ad un tasso annuo nell’ordine del 10%, con oltre 200.000 nuove unità
entrate in funzione all’anno, ed un giro d’affari di circa 800 mln € (si tenga conto che una
stufa di circa 10 kW, adatta per riscaldare uno spazio di 100-120 metri quadrati, può
richiedere un investimento di poco superiore ai 1.000 €). Non era dunque irragionevole
attendersi che questo mercato potesse crescere negli anni successivi di un tasso annuo
compreso tra l’8% e il 10%, per arrivare nel 2015 a circa 300.00 nuove stufe installate
annualmente.
In Italia esistono oltre 200 centrali di teleriscaldamento alimentate a biomasse
agroforestali, per un totale di 400 MW di potenza nominale installata. La maggior parte di
queste centrali servono poche utenze collegate alla rete di teleriscaldamento, ma esistono
degli impianti collegati anche ad alcune migliaia di abitazioni (come accade ad esempio
nel caso di Brunico). Tre categorie di soggetti investono e promuovono la realizzazione di
questi impianti:
- Amministrazioni locali e, in particolare, Comuni, che hanno promosso la costruzione
di oltre il 60% degli impianti esistenti in Italia
- Imprese private e gruppi industriali i cui processi produttivi generano scarti che
possono alimentare centrali di teleriscaldamento. Frequentemente si tratta di
operatori attivi nel campo della lavorazione del legno, che hanno investito in piccole
reti di teleriscaldamento per soddisfare il fabbisogno di un numero limitato di edifici
limitrofi di proprietà e che realizzano profitti addizionali dalla vendita di calore.
- Imprese private che hanno come core business la gestione del calore e che
promuovono la costruzione di un impianto di teleriscaldamento e si occupano della
sua gestione.
In questo mercato, un asset critico di cui è necessario disporre per intraprendere con
successo un progetto di investimento (e spesso per ottenere il necessario supporto
finanziario da parte di banche ed istituti di credito) è l’accesso, continuo nel tempo e a
costi contenuti, alla materia prima. Basti pensare che, nel solo 2009, le centrali di
teleriscaldamento in funzione in Italia hanno avuto bisogno di oltre 450.00 tonnellate di
cippato e altro materiale legnoso per essere alimentate con continuità. Un altro importante
ostacolo è rappresentato dall’entità dell’investimento necessario, che è particolarmente
importante visto che una centrale “tipo” di 6 MW di potenza termica (oltre a 2 MWe in
cogenerazione) richiede un investimento di oltre 11 mln €. Nel complesso, non ci si
attende che questo mercato possa crescere a ritmi particolarmente elevati in Italia nel
prossimo futuro. Diverse stime portano a ritenere che possano essere installati circa una
decina di nuovi impianti ogni anno, per arrivare sino ai 600 MW di potenza termica
cumulata. Va detto che tali impianti sono estremamente efficienti dal punto di vista
energetico; quindi, sarebbe auspicabile che la loro installazione venisse promossa
attraverso finanziamenti in conto capitale o in conto interessi, così che le Amministrazioni
Pubbliche locali, in particolar modo i Comuni (che sono molto frequentemente coinvolti
direttamente nella promozione e realizzazione di questi impianti) possano far fronte
all’ingente investimento iniziale.
La filiera
L’obiettivo principale è illustrare la configurazione della filiera industriale della produzione
di energia da biomasse in Italia. L’attenzione verrà rivolta principalmente agli impianti a
biomasse agroforestali (centrali termoelettriche e di teleriscaldamento, tralasciando il caso
degli impianti destinati all’uso residenziale, vista la semplicità di questo mercato), agli
impianti a biogas, ai termovalorizzatori di RSU ed infine al caso dei biocarburanti.
La struttura della filiera industriale in Italia
Ad eccezione del caso dei biocarburanti, che presenta caratteristiche specifiche e verrà
trattato a parte, la filiera industriale della produzione di energia da biomasse può essere
scomposta nelle aree di business riportate in TAB 5.
L’area di business “produzione e distribuzione di materia prima”, comprende tutte le attività
svolte a monte della filiera che riguardano nel complesso la gestione della materia prima
con cui gli impianti sono alimentati, a partire dalla sua produzione e/o raccolta, passando
per l’eventuale lavorazione (quale la produzione di cippato) ed arrivando infine alla
distribuzione. Nell’area di business chiamata “tecnologie e componenti” sono ricomprese
le attività di progettazione, produzione e fornitura di tutte le componenti tecniche
necessarie all’installazione delle diverse tipologie di impianti.
L’area di business “progettazione e installazione” accorpa invece le attività di
progettazione, installazione e messa in opera dell’impianto.
Infine, nell’area di business “produzione di energia elettrica e/o termica” rientrano le attività
di gestione dell’impianto, la produzione di energia e la sua cessione e vendita in rete.
Dal punto di vista applicativo, in particolare, il settore dei trasporti è quello di maggiore
sviluppo (GRAFICI 10-11).
GRAFICI 10-11, Incidenza delle bioenergie sul settore dei trasporti, Eurostat.
CONCLUSIONI
Previsioni e investimenti per il futuro
La biomassa è tra le fonti rinnovabili la più versatile e ricopre un ruolo chiave per una
transizione energetica sostenibile, in linea con un modello di “economia circolare” basato
sulla valorizzazione dei prodotti di scarto e rifiuti ed il loro reintegro nel ciclo produttivo. In
aggiunta agli impieghi tradizionali che ne privilegiano l’utilizzo per la produzione di energia
termica ed elettrica, la biomassa può essere impiegata per la produzione di biocarburanti
di diverso tipo per sostituire benzina, gasolio o metano e come fonte di intermedi chimici
green in sostituzione di quelli di origine fossile, ad esempio nel settore della produzione
delle plastiche.
In Italia a partire dal 2005 fino ad oggi, la produzione di energia da fonti rinnovabili è
raddoppiata; il settore che ha fornito il maggior contributo sono state proprio le bioenergie
(10,6 Mtep1), utilizzate soprattutto per produrre energia termica (72,7% del totale), seguite
dall’elettricità e dai biocarburanti per i trasporti (rispettivamente 15,5% e 11,8%). La fonte
principale è stata la biomassa solida, utilizzata soprattutto nel settore domestico sotto
forma di legna da ardere o pellet (TAB 6).
TAB 6, Consumi bioenergia per settore nel 2019, GSE.
Settore di impiego
(ktep)
Biometano 4 -- --
1
tep: sigla di tonnellata equivalente di petrolio, unità di misura energetica usata in tecnica e in economia, pari
all'energia termica ottenibile dalla combustione di una tonnellata di petrolio, mediamente assunta pari a 41,86∙106 kJ.
nei trasporti
Totale 10.604
complessivo
Per quel che riguarda le analisi sul futuro, si prevede che l’utilizzo delle biomasse a scopo
energetico rimarrà sostanzialmente costante fino al 2030 e l’incremento maggiore
riguarderà l’uso nei trasporti, per la produzione di biocarburanti avanzati, prevalentemente
biometano, e con l’obiettivo di accelerare la decarbonizzazione del settore,
congiuntamente ad altre strategie (ibrido, fuel-cell 2, elettrico ecc.). Si prevede che la
domanda di biocarburanti aumenterà notevolmente nei prossimi 5 anni dopo un calo
storico nel 2020 a causa dell'interruzione dei trasporti globali a causa della pandemia di
Covid-19. Essa è destinata a crescere del 28% entro il 2026, raggiungendo i 186 miliardi
di litri. Gli Stati Uniti sono in testa agli aumenti di volume, ma gran parte di questa crescita
è un rimbalzo dal calo causato dalla pandemia. L'Asia rappresenta quasi il 30% della
nuova produzione nel periodo di previsione, superando la produzione europea di
biocarburanti entro il 2026. Questo grazie a forti politiche interne, alla crescente domanda
di combustibili liquidi e alla produzione trainata dalle esportazioni. Le recenti politiche
indiane sull'etanolo e gli obiettivi di miscelazione per il biodiesel in Indonesia e Malesia
sono responsabili della maggior parte della crescita in Asia (GRAFICO 17).
GRAFICO 17, Domanda globale di biocarburanti per continenti 2019-2026, IEA [14].
North America
2
fuel cell: in italiano anche detta pila a combustibile, è un dispositivo elettrochimico che permette di ottenere energia
elettrica direttamente da certe sostanze, tipicamente da idrogeno ed ossigeno, senza che avvenga alcun processo di
combustione termica. L'efficienza o rendimento delle pile a combustibile può essere molto alta; alcuni fenomeni però,
come la catalisi e la resistenza interna, pongono limiti pratici alla loro efficienza.
Latin America
Europe
Asia
Rest of world
La produzione di energia attraverso la biomassa offre però molte nuove opportunità alle
società di tutte le parti del mondo per migliorare la qualità della vita.
Le recenti tecnologie di bioenergia su larga scala possono essere redditizie negli attuali
mercati del calore e dell'elettricità. Sono particolarmente adatti per alcune nicchie, come la
co-combustione con combustibili fossili, nelle segherie, nelle industrie della lavorazione del
legno e in altri settori in cui i combustibili da biomassa sono disponibili a basso costo.
Per il futuro sarà necessario superare diversi ostacoli prima che l'uso della bioenergia
possa diffondersi su larga scala:
• le piccole industrie e imprese emergenti hanno bisogno di sostegno per poter crescere e
competere efficacemente con fornitori affermati di combustibili fossili ed energia nucleare.
BIBLIOGRAFIA
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facciamo/clima/cambiamenti-climatici, (consultato il 27/05/2022);
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testi di Gabriele Meoni e Luca Salvioli (consultato il 27/05/2022);
[3] GSE (2022), Energia da Fonti Rinnovabili in Italia – Anno 2020, Rapporto statistico
https://www.gse.it/servizi-per-te/news/pubblicato-il-rapporto-statistico-gse-2022 ,
(consultato il 27/05/2022);
[4] IEA, Energy mix in industry in selected regions, 2018, IEA, Paris
https://www.iea.org/data-and-statistics/charts/energy-mix-in-industry-in-selected-regions-
2018, (consultato il 02/06/2022);
[5] R. Marchesi, P. Bombarda, F. Bresciani, A. Casalegno, M. Guilizzoni, A. G. Manfredi,
Pr. Escobar, A. Rota, M. Zago. Politecnico di Milano – Dipartimento di Energia, “Costi di
produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili”, luglio 2013, p.76;
[6] IEA, Capital investment by majors and selection other companies in new projects
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https://www.iea.org/data-and-statistics/charts/capital-investment-by-majors-and-selection-
other-companies-in-new-projects-outside-oil-and-gas-supply-2015-2019 , (consultato il
02/06/2022);
[7] Wekiwi, “Energia elettrica prodotta da biomasse”, https://www.wekiwi.it/main/energia-
da-biomasse, (consultato il 02/06/2022);
[8] Tuttogreen, “Vantaggi e svantaggi delle biomasse”, https://www.tuttogreen.it/biomasse-
cosa-sono, (consultato il 02/06/2022);
[9] M. Ballottari, Università degli studi di Verona, “Aumento della produzione di biomassa,
biocarburanti e prodotti ad elevato valore aggiunto tramite il miglioramento e l’efficienza
fotosintetica in colture di microalghe: obiettivi e metodologie del progetto SOLENALGAE”,
gennaio 2016, pp.2-18;
[10] CORDIS EUROPA, “Biomassa algale: sbloccare nuovi usi come alimento, mangime e
carburante”, https://cordis.europa.eu/article/id/423112-algae-biomass-unlocking-new-uses-
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[11] CORDIS EUROPA, “Un impianto biomassa-liquido per produrre carburante sintetico
sostenibile”, https://cordis.europa.eu/article/id/225012-a-biomasstoliquid-plant-to-produce-
sustainable-synthetic-fuel/it, (consultato il 02/06/2022);
[12] GSE, “Fonti rinnovabili in Italia e in Europa nel 2020”, pp.14/32/34/37;
[13] EurObservER, https://www.qualenergia.it/articoli/bioenergie-ue-numeri-esigono-piu-
attenzione-politiche-energetiche/, (consultato il 02/06/2022);
[14] IEA, Global biofuel demand by region, 2019-2026, IEA, Paris
https://www.iea.org/data-and-statistics/charts/global-biofuel-demand-by-region-2019-2026,
(consultato 05/06/2022);
[15] COMMISSIONE EUROPEA, BRUXELLES, “Proposta di direttiva relativa alla
promozione di energia da fonti rinnovabili”, 14 luglio 2021, paragrafo 3, pp.34-35;
[16] BAT REFERENCE DOCUMENT-Emissioni di ossidi di azoto nell’atmosfera,
https://www.researchgate.net/figure/NO2-emission-standards-of-BAT-conclusions , (consultato il
02/06/2022);