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Capitolo 18

Energia dalle biomasse


Mattia Arrabito, Raimondo Antoci, Nizar Belkhodra, Marco Venditti.
INDICE
1. Introduzione
1.1 Il problema delle emissioni
1.2 La storia delle biomasse
2. Funzionamento della centrale a biomasse
2.1 Gli impianti alimentati da bioenergie in Italia

3. I mercati
3.1 Il mercato in Europa
3.2 Il mercato delle centrali termoelettriche a biomasse agroforestali

3.3 Il mercato in Italia


4. La filiera
4.1 La struttura della filiera industriale in Italia
5. Analisi attuale sulle biomasse
5.1 Vantaggi e svantaggi
5.2 Progresso scientifico
5.3 Settori applicativi e benefici
6. Conclusioni
6.1 Previsioni e investimenti per il futuro
6.2 Resoconto sull’utilizzo delle biomasse
7. Bibliografia
INTRODUZIONE
Il problema delle emissioni
Fino a pochi anni fa erano i modelli matematici a prevedere che il clima del Pianeta stava
cambiando e alcuni governi e anche qualche esponente del mondo scientifico mostravano
scetticismo. Le evidenze che però ci si pongono di fronte sono ormai impossibili da
negare, partendo da fenomeni climatici inusuali e sempre più estremi sino al
ridimensionamento di numerose specie animali che ne risentono fortemente.
Le nostre responsabilità su questo fenomeno, ormai avviato ed assolutamente difficile da
arrestare, non sono poche. Il principale obiettivo che la comunità scientifica ha posto per
cercare di arginare il problema è il non superamento del 1.5% dell’innalzamento della
temperatura entro il 2030, non banale viste le evidenze che i dati riportano.
Per esempio, la presenza nell’atmosfera dell’anidride carbonica è aumentata del 147%,
quella del metano del 259% e quella del protossido di azoto del 123% rispetto ai livelli
preindustriali [1].
GRAFICO 1, Scioglimento della massa antartica in gigatonnellate, NASA [2].
1. L’aumento delle temperature e lo scioglimento dei ghiacci hanno influenzato
l’innalzamento delle acque negli ultimi cento anni. Il grafico mostra lo scioglimento
della massa antartica in gigatonnellate rispetto al 2002 ed è strettamente correlato
all’aumento della temperatura, così come l’innalzamento del livello dei mari. Lo
misura la Nasa da inizio anni Novanta. La crescita media è di 3,4 millimetri all’anno.
GRAFICO 2, Variazioni di temperatura tra il XX e il XXI secolo, NOAA.
2. Il grafico illustra le variazioni di temperatura rispetto alla media del ventesimo
secolo.

GRAFICO 3, Emissioni globali gas serra dovuti al settore energetico, OWID.


Delle emissioni globali di gas serra, il settore dell’energia ne rappresenta circa il 73,2%
come mostrato dal grafico seguente.
Di fatti, dirigendoci nella direzione a noi consona, questi dati mostrano i tratti di
un’industria della produzione dell’energia fortemente legata e dipendente dall’utilizzo di
processi e materiali che sicuramente semplificano gli sforzi e garantiscono una produzione
efficiente della stessa ma che allo stesso tempo acuiscono tutti gli effetti sopra citati; da
considerare inoltre quanto incidono in questo settore le emissioni causate dai trasporti.
Con le seguenti considerazioni non si vuole affermare che esse siano l’unico problema al
momento presente ma che, essendone una delle principali cause, sarebbe corretto, dati
alla mano, prendere dei provvedimenti che varino il flusso di ciò che sta accadendo intorno
a noi.
Il problema che ci troviamo ad affrontare non è dei più semplici da risolvere ed il
passaggio ad una situazione conforme alle nostre aspettative ed obiettivi è complesso.
Quello che viene proposto in questa relazione è un mezzo non definitivo ma essenziale
per una transizione agevole ed un passaggio ad un’industria della produzione dell’energia
ecosostenibile. Si parlerà infatti degli stabilimenti che fanno utilizzo, per la produzione
della stessa, delle biomasse, un mondo largamente conosciuto ma poco sfruttato.
L’analisi verrà condotta attraverso una serie di riflessioni che seguono lo sviluppo e
l’utilizzo di questa fonte d’energia nel corso degli anni, il perché questa sarebbe un’ottima
alternativa per l’obiettivo da raggiungere ed un una conclusione che concerne alcune
previsioni che riguardano lo sviluppo ed il progredire nell’uso più comune dell’energia
proveniente dalle biomasse.
La storia delle biomasse
Il concetto di biomassa, dal punto di vista storico, è stato introdotto durante i primi anni del
XX secolo. All'epoca, lo scienziato Vladimir Ivanovič Vernadskij (1863–1945) cercò di
valutare quale fosse la massa di tutti gli esseri viventi. Egli presentò le sue stime per la
prima volta nel 1922 o 1923, quando tenne le sue conferenze di geochimica a Parigi. Un
saggio per la conferenza è stato pubblicato nel 1924 in francese.
Nelle sue riflessioni, Vernadskij non usò ancora il concetto di "biomassa"; esso fu
introdotto un ventennio più tardi dallo zoologo tedesco  Reinhard Demoll (1882–1960).
Con il termine biomassa si indica generalmente un insieme organismi animali o vegetali
presenti in una certa quantità in un dato ambiente come quello acquatico o terrestre. In
letteratura il concetto di biomassa viene spesso sviluppato e trattato in modo differente a
seconda del contesto in cui è inserito. Le biomasse sono particolarmente importanti in due
diversi campi: quello ecologico e quello delle energie rinnovabili, dove rappresentano
una fonte di energia di origine biotica.
Da un punto di vista storico, prima dell'uso delle energie fossili in quantità significative, è
stata la biomassa, in forma di legna da ardere, che ha fornito all'umanità buona parte
dell'energia necessaria al proprio sostentamento.
Solo quando l'umanità  ha scoperto la comodità d'uso del carbone e di altre fonti fossili,
queste hanno potuto dare un contributo fondamentale all'evoluzione e allo  sviluppo
umano, relegando l'energia da biomasse a un ruolo più marginale.
Questa situazione ha fatto sì che, nel primo decennio del  XXI secolo, i combustibili fossili
hanno il compito di assicurare una quota pari circa l'85% di  tutta l'energia utilizzata sul
pianeta Terra.
L'interesse per l'energia da biomasse è stato risvegliato dai problemi di sostenibilità
ambientale ed economica legati alla quantità dei giacimenti di combustibili fossili disponibili
(come giacimenti di petrolio, di altri idrocarburi, di carbone) e dai problemi di
instabilità geopolitica derivanti dalla loro disomogenea distribuzione sul pianeta.

FUNZIONAMENTO DI UNA CENTRALE A BIOMASSE


Le biomasse che possono alimentare una centrale elettrica possono essere di diversi tipi:
legno, materiale di scarto delle lavorazioni dell’agricoltura, del giardinaggio, della
manutenzione dei boschi, scarti alimentari organici e persino letame di erbivori.
Per essere bruciato, questo materiale deve essere trattato per arrivare ad una forma
utilizzabile. Quindi viene prima stoccato e poi, in base al tipo di materia organica, trattato e
lavorato, in modo da ottenere un combustibile in forma di cippato.
Il cippato viene immesso nel forno per la combustione. Il calore sprigionato permette
l’evaporazione dell’acqua del circuito termodinamico, dove diventa vapore e attraversa le
tubazioni della caldaia.
L’acqua che circola all’interno della caldaia arriva dal serbatoio di deposito. Quest’acqua,
prima di entrare nel circuito termico, passa generalmente attraverso un economizzatore,
dove si preriscalda con il calore residuo dei gas di combustione uscenti dalla caldaia.
Questi fumi di scarico vengono sottoposti ad un processo di riciclo attraverso il forno, al
fine di ridurre la concentrazione di gas incombusti e, così, sfruttare al massimo il potere
calorifico e ridurre le emissioni in atmosfera. I gas di combustione sono quindi depurati
dalle particelle in sospensione che trasportano passando attraverso un filtro apposito
prima di essere immessi in atmosfera attraverso il camino. Le particelle trattenute, unite
alle ceneri della combustione, sono destinate alla discarica. Come avviene anche nelle
centrali tradizionali, il vapore generato nella caldaia si espande in una turbina a vapore,
che può essere a bassa, media o alta pressione, che muove un generatore elettrico: da
qui si genera energia elettrica, a cui viene alzato il valore di tensione prima di venire
immessa nella rete di distribuzione.
Il vapore acqueo proveniente dalla turbina viene trasformato in liquido da un condensatore
e inviato nuovamente al serbatoio di deposito.
Gli impianti alimentati da bioenergie in Italia

Tra il 2006 e il 2020 la potenza installata degli impianti a biomasse è aumentata secondo
un tasso medio annuo del 9%. Alla crescita continua e sostenuta che ha caratterizzato gli
anni 2009–2014 è seguita una fase di stabilizzazione, sostanzialmente confermata anche
nel 2020 (Grafico 4).

GRAFICO 4, Potenza effettiva lorda e numero di impianti a biomasse, GSE [3].

GRAFICO 5, Taglia media cumulata e taglia media annua in MW, GSE.

Come riportato anche su TAB 1, a fine del 2020 si concentrano nelle regioni del Nord Italia
sia il maggior numero di impianti alimentati da bioenergie (73,0% del totale nazionale) sia
la percentuale più elevata di potenza installata (62,6%). La Lombardia, in particolare, è la
regione con il dato maggiore (932 MW), seguita dall’Emilia Romagna (646 MW). Nel
Centro il dato di potenza più rilevante si rileva nel Lazio (171 MW), nel Sud in Puglia e
Campania (rispettivamente 332 MW e 237 MW).
TAB 1, Numero e potenza degli impianti alimentati da bioenergie nelle regioni, GSE.

La produzione lorda di energia elettrica degli impianti alimentati con bioenergie fra il 2019
e il 2020 è variata dai 19562,6 GWh sino ai 19633,8 GWh (+0,4%); tale valore
rappresenta il 16,8% della generazione elettrica complessiva da fonti rinnovabili. L'energia
ottenuta dalle biomasse solide è aumentata di circa 191 GWh, passando da 6.609 GWh a
6.800 GWh (+2,9%); dallo sfruttamento dei biogas nel 2020 sono stati generati 8.166 GWh
di energia elettrica, un dato in calo dell’1,3% rispetto all’anno precedente. Nel 2020 il
contributo principale è fornito dagli impianti alimentati con biogas da attività agricole e
forestali, la cui produzione sfiora 5.600 GWh; la produzione da bioliquidi è rimasta
pressoché invariata nel biennio 2019-2020 (vedi TAB 2).
TAB 2, Produzione elettrica degli impianti alimentati da bioenergie, GSE.

I MERCATI
Il mercato in Europa
Per quanto concerne il mercato delle biomasse agroforestali, la TAB 3 illustra i principali
paesi a livello europeo per energia prodotta annualmente da questa fonte rinnovabile
(considerando tanto le centrali termoelettriche, quanto gli impianti di teleriscaldamento per
la produzione di energia termica e le stufe a pellet per uso residenziale). Come si nota,
rivestono un ruolo di assoluto primo piano, dopo la Germania e la Francia, quei paesi del
Nord Europa in cui esiste una grande disponibilità di materia prima sul territorio nazionale,
che rappresenta un fattore di critica importanza per assicurare una significativa crescita
delle installazioni nel tempo. L’Italia, con una potenza installata pari a circa la metà di
quella in Germania, è il quinto paese europeo per energia elettrica prodotta da questa
fonte. Interessante è anche rilevare come in Italia solo il 5% della produzione di energia da
fonti rinnovabili sia realizzata attraverso l’impiego delle biomasse agroforestali,
diversamente da quanto accade in altri paesi come il Belgio (in cui la quota di produzione
elettrica da rinnovabili realizzata attraverso biomasse agroforestali supera il 75%), la
Finlandia e la Germania (in cui si registra un contributo delle biomasse agroforestali alla
produzione da rinnovabili superiore al 30%). Il nostro paese ha fino ad oggi puntato in
modo molto limitato sulle biomasse agroforestali per il raggiungimento degli obiettivi
assunti a livello europeo in merito alla produzione di energia da fonti rinnovabili.
Interessante è infine rilevare come l’Italia sia tuttavia il primo paese per numero di stufe a
pellet installate, che ha superato 1 milione di unità, in particolar modo grazie all’esplosione
che questo mercato ha fatto registrare nel 2006.
TAB 3, Produzione energetica tramite biomasse nei principali Paesi Europei, GSE.
La produzione Energia Potenza Potenza
di energia nei prodotta [ktep] termica elettrica
principali Paesi installata* installata [MWe]
europei Paese [MWt]
Germania 10.311 14.987 1.306
Francia 8.959 13.022 214
Svezia 8.303 12.068 1.112
Finlandia 7.146 10.387 1.280
Italia 5.200 7.558 510
Polonia 4.739 6.888 400
Spagna 4.339 6.307 236
Austria 3.943 5.731 407
Romania 3.400 4.942 4
Portogallo 2.785 4.048 188
Repubblica Ceca 1.961 2.850 146
Regno Unito 998 1.451 346
Olanda 893 1.298 320
Belgio 654 951 311

Il mercato delle centrali termoelettriche a biomasse agroforestali


Scendendo più nel dettaglio degli impianti alimentati a biomasse agroforestali e destinati
alla produzione di energia elettrica, si registra in modo molto marcato un fenomeno che
da qualche tempo ha preso piede in Italia. Si tratta della decisione, da parte di gruppi
industriali o imprese private coinvolti in attività che generano biomasse agroforestali
come sottoprodotti (i residui della lavorazione del legno, le sanse dell’industria dell’olio, le
vinacce dell’industria vinicola, la lolla del riso e il pulper delle cartiere), di realizzare
centrali in prossimità dei loro stabilimenti per valorizzare energeticamente questi by-
product e ricavare dei profitti grazie ai sistemi di incentivazione attualmente in essere.
Per quanto concerne il biogas, in Europa sono installati e in funzione impianti alimentati a
biogas per circa 3,5 GW di potenza nominale, con una produzione di energia annua
superiore a 20 TWh. Il principale paese europeo in termini di energia prodotta dalla
combustione di biogas è la Germania (con 10 TWh di produzione annua), seguita dal
Regno Unito (con 7,5 TWh). Mentre in Germania oltre il 70% degli impianti in questione
sono di tipo agricolo, nel Regno Unito la parte del leone è rappresentata dagli impianti a
biogas da discarica (che pesano per oltre l’80% del mercato). L’Italia occupa la terza
posizione in Europa in questa particolare classifica, con circa il 65% degli impianti a
biogas da discarica, e il restante 35% rappresentato da impianti agricoli, di dimensioni
tipicamente inferiori ad 1 MW di potenza nominale. La crescita delle installazioni di
impianti di questo tipo è stata particolarmente rapida a partire dal 2009, quando è stata
innalzata la tariffa omnicomprensiva (a 28 c€/KWh) con cui si incentiva la produzione di
energia attraverso questa fonte.
Nel campo della termovalorizzazione di rifiuti solidi urbani, in Europa sono in funzione
oltre 450 impianti, di cui i primi sono stati realizzati negli anni ’60, anche se un vero e
proprio boom di installazioni si è registrato a partire dai primi anni 2000, quando vennero
recepite a livello europeo una serie di direttive riguardanti la gestione dei rifiuti, che
hanno penalizzato il ricorso alla discarica a vantaggio appunto del recupero energetico.
In TAB 4 viene mostrato il numero di impianti e la capacità di trattamento complessiva nei
principali paesi europei.
In Italia si registra un numero di impianti particolarmente elevato (preceduto solamente
da Francia e Germania). Tuttavia, la capacità media di trattamento del singolo impianto è
particolarmente limitata e, soprattutto, viene destinato al recupero energetico solamente il
14% dei rifiuti prodotti annualmente, un livello particolarmente basso se confrontato con
le medie europee (ed in particolare con paesi quali la Germania, l’Olanda, l’Austria e la
Svezia).

TAB 4, Numero di impianti e capacità complessiva-media nei principali Paesi


Europei, GSE.
Il numero di Numero impianti Capacità Capacità media
impianti di complessiva (t/g) del singolo
termovalorizzazi impianto (t/g)
one di RSU e la
capacità di
trattamento
complessiva nei
principali paesi
europei
Paese
Germania 68 58.680 863
Francia 127 45.816 361
Italia 53 20.581 388
Olanda 13 16.080 1.237
Danimarca 34 13.848 407
Svezia 30 12.312 410

Il mercato in Italia
È innanzitutto interessante rilevare come le biomasse agroforestali contribuiscano in Italia
in modo molto più significativo rispetto ad altre fonti energetiche rinnovabili quali il
fotovoltaico e l’eolico al fabbisogno energetico complessivo nel nostro paese.
Per quanto riguarda il mercato degli impianti ad uso residenziale, come accennato in
precedenza, nel 2009 il numero di stufe installate ha superato 1 milione di unità. Una
crescita di oltre il 150% su base annua si è registrata nel 2006, a causa dell’elevata
economicità che il pellet assicurava in quei mesi rispetto ai combustibili tradizionali.
Questo ha tuttavia causato un eccesso di domanda di pellet, il cui prezzo è rapidamente
schizzato fino a raggiungere valori nell’ordine di 400 €/tonnellata, con il conseguente
drastico rallentamento delle nuove installazioni a partire dal 2007. Dal 2008 il mercato ha
ripreso a crescere ad un tasso annuo nell’ordine del 10%, con oltre 200.000 nuove unità
entrate in funzione all’anno, ed un giro d’affari di circa 800 mln € (si tenga conto che una
stufa di circa 10 kW, adatta per riscaldare uno spazio di 100-120 metri quadrati, può
richiedere un investimento di poco superiore ai 1.000 €). Non era dunque irragionevole
attendersi che questo mercato potesse crescere negli anni successivi di un tasso annuo
compreso tra l’8% e il 10%, per arrivare nel 2015 a circa 300.00 nuove stufe installate
annualmente.
In Italia esistono oltre 200 centrali di teleriscaldamento alimentate a biomasse
agroforestali, per un totale di 400 MW di potenza nominale installata. La maggior parte di
queste centrali servono poche utenze collegate alla rete di teleriscaldamento, ma esistono
degli impianti collegati anche ad alcune migliaia di abitazioni (come accade ad esempio
nel caso di Brunico). Tre categorie di soggetti investono e promuovono la realizzazione di
questi impianti:
- Amministrazioni locali e, in particolare, Comuni, che hanno promosso la costruzione
di oltre il 60% degli impianti esistenti in Italia
- Imprese private e gruppi industriali i cui processi produttivi generano scarti che
possono alimentare centrali di teleriscaldamento. Frequentemente si tratta di
operatori attivi nel campo della lavorazione del legno, che hanno investito in piccole
reti di teleriscaldamento per soddisfare il fabbisogno di un numero limitato di edifici
limitrofi di proprietà e che realizzano profitti addizionali dalla vendita di calore.
- Imprese private che hanno come core business la gestione del calore e che
promuovono la costruzione di un impianto di teleriscaldamento e si occupano della
sua gestione.
In questo mercato, un asset critico di cui è necessario disporre per intraprendere con
successo un progetto di investimento (e spesso per ottenere il necessario supporto
finanziario da parte di banche ed istituti di credito) è l’accesso, continuo nel tempo e a
costi contenuti, alla materia prima. Basti pensare che, nel solo 2009, le centrali di
teleriscaldamento in funzione in Italia hanno avuto bisogno di oltre 450.00 tonnellate di
cippato e altro materiale legnoso per essere alimentate con continuità. Un altro importante
ostacolo è rappresentato dall’entità dell’investimento necessario, che è particolarmente
importante visto che una centrale “tipo” di 6 MW di potenza termica (oltre a 2 MWe in
cogenerazione) richiede un investimento di oltre 11 mln €. Nel complesso, non ci si
attende che questo mercato possa crescere a ritmi particolarmente elevati in Italia nel
prossimo futuro. Diverse stime portano a ritenere che possano essere installati circa una
decina di nuovi impianti ogni anno, per arrivare sino ai 600 MW di potenza termica
cumulata. Va detto che tali impianti sono estremamente efficienti dal punto di vista
energetico; quindi, sarebbe auspicabile che la loro installazione venisse promossa
attraverso finanziamenti in conto capitale o in conto interessi, così che le Amministrazioni
Pubbliche locali, in particolar modo i Comuni (che sono molto frequentemente coinvolti
direttamente nella promozione e realizzazione di questi impianti) possano far fronte
all’ingente investimento iniziale.

La filiera
L’obiettivo principale è illustrare la configurazione della filiera industriale della produzione
di energia da biomasse in Italia. L’attenzione verrà rivolta principalmente agli impianti a
biomasse agroforestali (centrali termoelettriche e di teleriscaldamento, tralasciando il caso
degli impianti destinati all’uso residenziale, vista la semplicità di questo mercato), agli
impianti a biogas, ai termovalorizzatori di RSU ed infine al caso dei biocarburanti.
La struttura della filiera industriale in Italia
Ad eccezione del caso dei biocarburanti, che presenta caratteristiche specifiche e verrà
trattato a parte, la filiera industriale della produzione di energia da biomasse può essere
scomposta nelle aree di business riportate in TAB 5.
L’area di business “produzione e distribuzione di materia prima”, comprende tutte le attività
svolte a monte della filiera che riguardano nel complesso la gestione della materia prima
con cui gli impianti sono alimentati, a partire dalla sua produzione e/o raccolta, passando
per l’eventuale lavorazione (quale la produzione di cippato) ed arrivando infine alla
distribuzione. Nell’area di business chiamata “tecnologie e componenti” sono ricomprese
le attività di progettazione, produzione e fornitura di tutte le componenti tecniche
necessarie all’installazione delle diverse tipologie di impianti.
L’area di business “progettazione e installazione” accorpa invece le attività di
progettazione, installazione e messa in opera dell’impianto.
Infine, nell’area di business “produzione di energia elettrica e/o termica” rientrano le attività
di gestione dell’impianto, la produzione di energia e la sua cessione e vendita in rete.

TAB 5, Settori di business della produzione di energia a biomasse, GSE.


Mercato degli impianti a biogas
Dal 2010 il volume d’affari complessivo generato dalla filiera sopra descritta in Italia è pari
a 3,3 miliardi di euro, in crescita rispetto al valore del 2009 del 18%. Di questo, il 42% è
relativo alle biomasse agroforestali, mentre la restante parte deriva in ugual misura dal
contributo del settore del biogas e da quello del recupero energetico da RSU. Se a questo
si aggiunge il volume d’affari relativo al mercato delle stufe a pellet per uso residenziale, si
raggiunge il ragguardevole livello di quasi 4 mld di euro. Considerate le prospettive di
crescita di questi mercati, si ipotizzava un giro d’affari complessivo al 2022 di oltre 11mld
di euro.
È inoltre importante considerare il peso relativo delle imprese italiane nelle diverse fasi
della filiera industriale sopra descritta. Come illustrato nel GRAFICO 6, diversamente da
quanto accade nel caso di altre fonti rinnovabili (quali ad esempio il fotovoltaico), le
imprese italiane rivestono un ruolo importante (con una presenza sul mercato locale che
pesa mediamente per oltre il 70% del totale delle imprese presenti) anche nelle fasi di
sviluppo e produzione di tecnologie. Anche a causa della significativa maturità delle
tecnologie in gioco, gli operatori del nostro paese sono stati in grado di difendersi dalla
competizione internazionale (con la sola eccezione forse del mercato degli impianti a
biogas agricolo, dove il peso degli operatori stranieri è particolarmente alto), facendo leva
sulle loro competenze tecniche, maturate in decenni di attività in settori della meccanica e
dell’ingegneria più tradizionali.
GRAFICO 6, Diagrammi a torta sull’impiego delle biomasse, GSE.

ANALISI ATTUALE SULLE BIOMASSE


Vantaggi e svantaggi
Nel GRAFICO 7, risalente a uno studio del 2018 [4], si può notare come l’energia delle
biomasse non sia tra le principali fonti di energia, sebbene le biomasse siano presenti con
grande abbondanza in ogni parte del mondo.
GRAFICO 7, Principali fonti di energia con relativo impiego nel mondo, IEA [4].
Ciò è dovuto principalmente a due aspetti:
 Un elevato costo di produzione: uno studio del Dipartimento di Energia del
Politecnico di Milano del 2013 [5] ha evidenziato effettivamente quanto siano poco
competitivi in termini di costi gli impianti a biomasse (esclusi i rifiuti e residui).
A monte del processo, è infatti necessario un oneroso trattamento di filtraggio del
materiale di scarto che andrà immesso nella camera di combustione (volto
soprattutto a scartare i materiali con un’elevata umidità). Molto spesso questo
lavoro di filtraggio non risulta efficiente al massimo, e porta alla combustione, ad
esempio, di materiali plastici (non è quindi una fonte completamente pulita).
A valle, invece, è problematica la gestione dei reflui (in particolare le ceneri), che
vanno smaltiti.
Sono inoltre rilevanti i costi di trasporto e approvvigionamento di questo processo,
oltre a quelli di conversione energetica e di costruzione degli impianti. Per questi
motivi si tende a costruire impianti di piccole dimensioni, con una conseguente
bassa produzione di energia (relativamente alle fonti fossili);

 Un rendimento basso: gli impianti attualmente esistenti richiedono grandissime


quantità di materiale di scarto per produrre energia. Tra questi il più utilizzato è il
legno, che può portare in certi casi alla deforestazione, inficiando la biodiversità.
Inoltre, a tal fine, sono necessari grandi campi in cui coltivare biomasse, sottraendo
spazi alla coltivazione per uso alimentare e altre attività agricole;
Attualmente, per via di queste problematiche, si sta infatti investendo prevalentemente in
altre fonti di energia rinnovabile (GRAFICO 8) [6].
GRAFICO 8, Investimenti globali su fonti di energia rinnovabili, IEA.
Tuttavia, sono molteplici i vantaggi dell’investimento su questo tipo di fonte energetica[7]:
 Derivano dai prodotti della terra, quindi sono risorse rinnovabili. Inoltre, il loro
sfruttamento riduce il problema dello smaltimento di quelli che altrimenti sarebbero
considerati rifiuti.
 Anche non essendo a “zero emissioni”, è una fonte di energia pulita: l’anidride
carbonica liberata nell’aria durante la combustione in una centrale a biomasse è già
parte dell’ecosistema, sotto forma di vegetale, per cui non va ad incrementare i
livelli naturali di gas serra);
 Sono una risorsa abbondante e sono disponibili ovunque; sono facilmente reperibili
e si possono utilizzare diverse fonti per ottenere il materiale necessario per la
produzione di energia;
 Permettono l’utilizzo di grandi quantità di materiale di scarto, evitando che questi
vengano smaltiti negli inceneritori, con grandi costi sull’ambiente e sulla società;
 Le centrali garantiscono una continuità nell’erogazione di energia: è possibile infatti
stoccare i materiali, regolando e programmando la produzione in base alle
necessità;
 Il loro utilizzo aumenta l’indipendenza dalle fonti fossili: lo sfruttamento delle
biomasse riduce la domanda delle materie prime energetiche tradizionali (carbone,
gas e petrolio) che spesso devono essere importate. Le biomasse possono invece
essere prodotte dal settore agricolo nazionale;
 Possono favorire paradossalmente la riforestazione: la domanda di biomasse può
essere soddisfatta ricorrendo anche al recupero di terreni incolti e alla riforestazione
delle aree semidesertiche e di scarso valore produttivo.
Le biomasse sono infatti sempre state impiegate dall’uomo e con diverse finalità. L’utilizzo
delle biomasse a scopo energetico produce consistenti benefici a livello ambientale,
occupazionale e di politica energetica. [8]
Progresso scientifico
La ricerca scientifica sta progredendo sensibilmente per migliorare il settore delle
biomasse combustibili. L’obiettivo dei ricercatori è quello di sostituire completamente
l’utilizzo di combustibili fossili con materiali organici di origine biologica ed idrocarburi
sintetici.
I principali studi in corso riguardano:
 La produzione di biomasse a fini energetici a partire dalle alghe.
 La produzione sostenibile di idrocarburi sintetici.
Per il primo punto, risulta molto interessante in particolare il progetto SOLENALGAE,
finanziato dal Consiglio europeo della ricerca (CER) [9], che ha studiato come migliorare la
produzione di biomassa nelle microalghe rendendo più efficiente il processo di
conversione di energia luminosa in biomassa. Come spiegato da Matteo Ballottari,
professore associato di Fisiologia vegetale presso l’Università di Verona e ricercatore
principale di SOLENALGAE, le microalghe detengono un grande potenziale per la
produzione di biomassa sostenibile: a differenza di altre fonti di biomassa, non competono
con le colture alimentari per i terreni arabili. Inoltre, esse assorbono sia la CO2, riducendo
le emissioni di carbonio, che le sostanze nutritive delle acque reflue. Dunque, le
microalghe potrebbero diventare una preziosa fonte di biomassa grazie a nuovi processi
che migliorano la fotosintesi, favorendo la produzione di nuovi alimenti, mangimi e prodotti
per la salute e allo stesso tempo guidando il progresso verso biocarburanti sostenibili [10].
Per quanto concerne il secondo punto, un altro progetto seguito dalla comunità scientifica
è il BIOGO-FOR-PRODUCTION. Esso, finanziato dall’UE, si occupa di progettare un
impianto biomassa-liquido per produrre carburante sintetico sostenibile, partendo quindi
da fonti energetiche rinnovabili. Gunther Kolb, coordinatore del progetto, spiegando che il
processo si basa sulla conversione di bio-oli e biogas rinnovabili in gas di sintesi, che
vengono poi trasformati cataliticamente in biocarburanti e sostanze chimiche, afferma che
l’impianto può raggiungere maggiore efficienza del carbonio, efficienza energetica,
sicurezza [11].
Settori applicativi e benefici
La bioenergia risulta essere una delle fonti rinnovabili più utilizzate in Europa, come
testimoniato nel GRAFICO 9.
GRAFICO 9, Percentuale fonti rinnovabili in Europa, Eurostat [12].

Dal punto di vista applicativo, in particolare, il settore dei trasporti è quello di maggiore
sviluppo (GRAFICI 10-11).
GRAFICI 10-11, Incidenza delle bioenergie sul settore dei trasporti, Eurostat.

Un contributo non indifferente è rappresentato dal settore termico (GRAFICI 12-13).


GRAFICI 12-13, Incidenza delle biomasse nella produzione di energia termica, Eurostat.
Risulta invece poco sviluppata nel settore elettrico (GRAFICI 14-15).
GRAFICI 14-15, Incidenza delle biomasse nella produzione di energia elettrica, Eurostat.

Inoltre, secondo il rapporto statistico di Bioenergy Europe, la bioenergia, utilizzando


soprattutto risorse locali e minimizzando quindi le importazioni, riesce in Europa a
sviluppare una catena di approvvigionamento con basi molto solide, così da consentire la
creazione di molti posti di lavoro: è infatti la fonte rinnovabile che coinvolge più occupati
diretti e indiretti, circa 708.600 nei comparti delle biomasse solide, dei biocarburanti, del
biogas e dei rifiuti urbani rinnovabili (GRAFICO 16).
GRAFICO 16, Occupazione lavorativa nel settore delle energie rinnovabili, EurObservER.
L’industria europea delle bioenergie è molto competitiva a livello globale e ha una
leadership in termini di tecnologia e di processi di sviluppo; esporta attrezzature e
componentistica avanzata e si è dimostrata particolarmente resiliente alle diverse
interruzioni delle catene di valore internazionali.
Secondo il report, nel 2019 la bioenergia ha permesso di risparmiare all’Ue circa 285
MtCO2eq pari all’8,5% delle emissioni dell’anno (un quantitativo che corrisponde alle
emissioni annuali della Spagna) [13].

CONCLUSIONI
Previsioni e investimenti per il futuro
La biomassa è tra le fonti rinnovabili la più versatile e ricopre un ruolo chiave per una
transizione energetica sostenibile, in linea con un modello di “economia circolare” basato
sulla valorizzazione dei prodotti di scarto e rifiuti ed il loro reintegro nel ciclo produttivo. In
aggiunta agli impieghi tradizionali che ne privilegiano l’utilizzo per la produzione di energia
termica ed elettrica, la biomassa può essere impiegata per la produzione di biocarburanti
di diverso tipo per sostituire benzina, gasolio o metano e come fonte di intermedi chimici
green in sostituzione di quelli di origine fossile, ad esempio nel settore della produzione
delle plastiche.
In Italia a partire dal 2005 fino ad oggi, la produzione di energia da fonti rinnovabili è
raddoppiata; il settore che ha fornito il maggior contributo sono state proprio le bioenergie
(10,6 Mtep1), utilizzate soprattutto per produrre energia termica (72,7% del totale), seguite
dall’elettricità e dai biocarburanti per i trasporti (rispettivamente 15,5% e 11,8%). La fonte
principale è stata la biomassa solida, utilizzata soprattutto nel settore domestico sotto
forma di legna da ardere o pellet (TAB 6).
TAB 6, Consumi bioenergia per settore nel 2019, GSE.

Settore di impiego
(ktep)

Fonte bioenergia Elettrico Termico Trasporti

Biomasse solide e 564 7.391 --


frazione
biodegradabile dei
rifiuti solidi urbani

Biogas 714 256 --

Biometano 4 -- --

Biocarburanti 363 52 1.250


incluso biometano

1
tep: sigla di tonnellata equivalente di petrolio, unità di misura energetica usata in tecnica e in economia, pari
all'energia termica ottenibile dalla combustione di una tonnellata di petrolio, mediamente assunta pari a 41,86∙106 kJ.
nei trasporti

Totale 1.645 7.709 1.250

Totale 10.604
complessivo

Per quel che riguarda le analisi sul futuro, si prevede che l’utilizzo delle biomasse a scopo
energetico rimarrà sostanzialmente costante fino al 2030 e l’incremento maggiore
riguarderà l’uso nei trasporti, per la produzione di biocarburanti avanzati, prevalentemente
biometano, e con l’obiettivo di accelerare la decarbonizzazione del settore,
congiuntamente ad altre strategie (ibrido, fuel-cell 2, elettrico ecc.). Si prevede che la
domanda di biocarburanti aumenterà notevolmente nei prossimi 5 anni dopo un calo
storico nel 2020 a causa dell'interruzione dei trasporti globali a causa della pandemia di
Covid-19. Essa è destinata a crescere del 28% entro il 2026, raggiungendo i 186 miliardi
di litri. Gli Stati Uniti sono in testa agli aumenti di volume, ma gran parte di questa crescita
è un rimbalzo dal calo causato dalla pandemia. L'Asia rappresenta quasi il 30% della
nuova produzione nel periodo di previsione, superando la produzione europea di
biocarburanti entro il 2026. Questo grazie a forti politiche interne, alla crescente domanda
di combustibili liquidi e alla produzione trainata dalle esportazioni. Le recenti politiche
indiane sull'etanolo e gli obiettivi di miscelazione per il biodiesel in Indonesia e Malesia
sono responsabili della maggior parte della crescita in Asia (GRAFICO 17).

GRAFICO 17, Domanda globale di biocarburanti per continenti 2019-2026, IEA [14].

 North America

2
fuel cell: in italiano anche detta pila a combustibile, è un dispositivo elettrochimico che permette di ottenere energia
elettrica direttamente da certe sostanze, tipicamente da idrogeno ed ossigeno, senza che avvenga alcun processo di
combustione termica. L'efficienza o rendimento delle pile a combustibile può essere molto alta; alcuni fenomeni però,
come la catalisi e la resistenza interna, pongono limiti pratici alla loro efficienza.
 Latin America
 Europe
 Asia
 Rest of world

Sebbene l'attuale massimale del 7% sui biocarburanti di prima generazione 3 sia


mantenuto nel settore del trasporto su strada e su rotaia, è stato introdotto un obbligo a
livello dell'UE per i fornitori di combustibili di distribuire una certa quota (6,8%) di
combustibili a basse emissioni e rinnovabili, nonché un'estensione del campo di
applicazione dei criteri di sostenibilità dell'UE per la bioenergia (includendo la biomassa
e il biogas utilizzati per il riscaldamento e il raffreddamento e per la produzione di
energia elettrica).
Nel luglio 2021 la Commissione Europea ha pubblicato una proposta di direttiva sulle
energie rinnovabili con un obiettivo dell’incremento del 2,2 % di biocarburanti avanzati e
biogas entro il 2030 e un obiettivo intermedio dello 0,5 % entro il 2025 [15].

Resoconto sull’utilizzo delle biomasse


La produzione di bioenergia rilascia, come quella di tutte le fonti di energia rinnovabili,
emissioni relativamente basse. Tuttavia, durante il processo di combustione della
biomassa si disperdono nell’atmosfera varie sostanze, fra le quali ossidi di azoto (poiché
l'azoto costituisce una parte essenziale dell'aria comburente, vedi TAB 7) e idrocarburi
aromatici che producono il caratteristico odore del fuoco di legna. A seconda del
carburante, potrebbero essere rilasciate quantità considerevoli di questi inquinanti; in
realtà però è il vapore acqueo a costituire la quota più importante delle emissioni a causa
dell'alto contenuto di acqua nei combustibili da biomassa [16].

Tab. 7 Emissioni di ossidi di azoto nell’atmosfera, BAT REFERENCE DOCUMENT.

Finché si utilizzano combustibili non contaminati, le emissioni possono essere controllate


con tecnologie già disponibili. I preservanti del legno e altre potenziali contaminazioni dei
combustibili, rendono però estremamente necessari i controlli delle emissioni a valle.
I combustibili trattati richiedono generalmente impianti di combustione speciali, quindi non
dovrebbero essere utilizzati in impianti di cottura su piccola scala.
3
biocarburanti di prima generazione: carburanti che sono stati ottenuti da fonti come amido, zucchero, grassi animali
e olio vegetale cioè da combustibili prodotti direttamente da colture alimentari.
L'aumento dell'uso delle energie rinnovabili offre all'Europa notevoli opportunità per ridurre
le emissioni di gas serra e garantire l'approvvigionamento energetico. Il sostanziale
aumento dell'uso della biomassa da agricoltura, silvicoltura e rifiuti per la produzione di
energia potrebbe però aggiungere ulteriore pressione sui terreni agricoli e sulla
biodiversità forestale, nonché sul suolo e sulle risorse idriche. Potrebbe anche contrastare
altre politiche e obiettivi ambientali attuali e potenziali futuri, come la riduzione al minimo
dei rifiuti o l'agricoltura biologica. L'applicazione di una serie di regole e standard orientati
all'ecologia sembra quindi essere necessaria per un buon aumento della produzione di
bioenergia.
L'impatto ambientale della coltivazione delle materie prime è un significativo effetto
negativo sull'equilibrio ecologico dei biocarburanti. Nei paesi tropicali, ad esempio, il taglio
e l'incendio della foresta pluviale rilascia enormi quantità di CO2, inquina l'aria con
fuliggine e altre emissioni nocive di scarico, come ossidi di azoto, diossine o aerosol, e
riduce la biodiversità.

La produzione di energia attraverso la biomassa offre però molte nuove opportunità alle
società di tutte le parti del mondo per migliorare la qualità della vita.

Date le condizioni vantaggiose, i progetti di bioenergia su piccola e larga scala sono in


grado di competere con altri combustibili. Per promuovere la tecnologia e contribuire alla
sua diffusione, è necessaria dunque una maggiore attenzione ai numerosi benefici legati
alla bioenergia.

Le recenti tecnologie di bioenergia su larga scala possono essere redditizie negli attuali
mercati del calore e dell'elettricità. Sono particolarmente adatti per alcune nicchie, come la
co-combustione con combustibili fossili, nelle segherie, nelle industrie della lavorazione del
legno e in altri settori in cui i combustibili da biomassa sono disponibili a basso costo.

Per il futuro sarà necessario superare diversi ostacoli prima che l'uso della bioenergia
possa diffondersi su larga scala:

• le informazioni mirate devono raggiungere il maggior numero di persone per migliorare la


loro comprensione e ridurre l'incertezza;

• i fornitori di fonti energetiche convenzionali, come carbone, petrolio, gas naturale ed


energia nucleare dovrebbero diminuire tali forniture e analizzare a fondo gli effetti negativi
sull'ambiente, sulla salute e sulla società di cui sono responsabili;

• le tecnologie bioenergetiche alternative all'avanguardia dovrebbero ricevere un credito


per i loro effetti positivi netti sull'ambiente e per poter fornire un approvvigionamento
energetico locale e nazionale sicuro;

• le piccole industrie e imprese emergenti hanno bisogno di sostegno per poter crescere e
competere efficacemente con fornitori affermati di combustibili fossili ed energia nucleare.

BIBLIOGRAFIA
[1] Cambiamenti climatici e riscaldamento globale | WWF Italia, https://www.wwf.it/cosa-
facciamo/clima/cambiamenti-climatici, (consultato il 27/05/2022);
[2] Lab24 - I grafici dell'emergenza climatica, https://lab24.ilsole24ore.com/cop26-grafici,
testi di Gabriele Meoni e Luca Salvioli (consultato il 27/05/2022);
[3] GSE (2022), Energia da Fonti Rinnovabili in Italia – Anno 2020, Rapporto statistico
https://www.gse.it/servizi-per-te/news/pubblicato-il-rapporto-statistico-gse-2022 ,
(consultato il 27/05/2022);
[4] IEA, Energy mix in industry in selected regions, 2018, IEA, Paris
https://www.iea.org/data-and-statistics/charts/energy-mix-in-industry-in-selected-regions-
2018, (consultato il 02/06/2022);
[5] R. Marchesi, P. Bombarda, F. Bresciani, A. Casalegno, M. Guilizzoni, A. G. Manfredi,
Pr. Escobar, A. Rota, M. Zago. Politecnico di Milano – Dipartimento di Energia, “Costi di
produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili”, luglio 2013, p.76;
[6] IEA, Capital investment by majors and selection other companies in new projects
outside oil and gas supply, 2015-2019, IEA, Paris
https://www.iea.org/data-and-statistics/charts/capital-investment-by-majors-and-selection-
other-companies-in-new-projects-outside-oil-and-gas-supply-2015-2019 , (consultato il
02/06/2022);
[7] Wekiwi, “Energia elettrica prodotta da biomasse”, https://www.wekiwi.it/main/energia-
da-biomasse, (consultato il 02/06/2022);
[8] Tuttogreen, “Vantaggi e svantaggi delle biomasse”, https://www.tuttogreen.it/biomasse-
cosa-sono, (consultato il 02/06/2022);
[9] M. Ballottari, Università degli studi di Verona, “Aumento della produzione di biomassa,
biocarburanti e prodotti ad elevato valore aggiunto tramite il miglioramento e l’efficienza
fotosintetica in colture di microalghe: obiettivi e metodologie del progetto SOLENALGAE”,
gennaio 2016, pp.2-18;
[10] CORDIS EUROPA, “Biomassa algale: sbloccare nuovi usi come alimento, mangime e
carburante”, https://cordis.europa.eu/article/id/423112-algae-biomass-unlocking-new-uses-
as-food-feed-and-fuel/it, (consultato il 02/06/2022);
[11] CORDIS EUROPA, “Un impianto biomassa-liquido per produrre carburante sintetico
sostenibile”, https://cordis.europa.eu/article/id/225012-a-biomasstoliquid-plant-to-produce-
sustainable-synthetic-fuel/it, (consultato il 02/06/2022);
[12] GSE, “Fonti rinnovabili in Italia e in Europa nel 2020”, pp.14/32/34/37;
[13] EurObservER, https://www.qualenergia.it/articoli/bioenergie-ue-numeri-esigono-piu-
attenzione-politiche-energetiche/, (consultato il 02/06/2022);
[14] IEA, Global biofuel demand by region, 2019-2026, IEA, Paris
https://www.iea.org/data-and-statistics/charts/global-biofuel-demand-by-region-2019-2026,
(consultato 05/06/2022);
[15] COMMISSIONE EUROPEA, BRUXELLES, “Proposta di direttiva relativa alla
promozione di energia da fonti rinnovabili”, 14 luglio 2021, paragrafo 3, pp.34-35;
[16] BAT REFERENCE DOCUMENT-Emissioni di ossidi di azoto nell’atmosfera,
https://www.researchgate.net/figure/NO2-emission-standards-of-BAT-conclusions , (consultato il
02/06/2022);

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