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Balzac.

I capolavoro sconosciuto

«Qual è la differenza tra le forme che vediamo nella realtà e ciò che invece appare
solo nella nostra mente? H: Focillon (storico dell'arte 1881-1943) sosteneva che tra le
forme nello spazio, le forme nella materia e le forme nello spirito (che potremmo
chiamare le visioni mentali di un artista) non vi è antagonismo, ma solo “una
differenza di prospettiva”. Seguendo il flusso di questi pensieri si potrebbe
affermare che la storia dell’immagine non è fatta solo di quello che i nostri occhi
vedono ma anche di quello che noi ed altri abbiamo immaginato. Penso spesso ad essa
come alla storia di una visione mentale.

Un bel racconto che indaga la zona limite della rappresentazione e si interroga


sull’inafferrabilità dell’immaginazione visiva è Il capolavoro sconosciuto di Honoré
de Balzac. Apparso inizialmente su due numeri della rivista «L’Artiste» (31 luglio e 7
agosto) con il titolo Le chef-d’oeuvre inconnu. Conte fantastique, il racconto di
Balzac, ambientato verso la fine del 1612, ci riporta all’epoca del classicismo
francese. Una mattina d’inverno il giovane pittore Nicolas Poussin si reca in visita
allo studio del pittore François Porbus, con la speranza di dare al maestro una
dimostrazione del proprio talento. Mentre sosta davanti alla porta indeciso se entrare,
Poussin si imbatte in uno strano personaggio che, come apprende solo in seguito, è
Frenhofer, il pittore protagonista della storia. Porbus accoglie l’anziano personaggio
con un inchino e invita anche Poussin ad entrare, pensandolo in sua compagnia.

Il capolavoro sconosciuto che dà il titolo alla storia, è il quadro a cui l’anziano pittore
Frenhofer lavora da ormai dieci anni, nella più assoluta segretezza. Il soggetto è una
donna di nome Catherine Lescault. Frenhofer si rivolge ad essa come alla sua amante
e al contempo alla donna che lui stesso ha creato. Ma il grande capolavoro è ancora
incompiuto e il pittore è alla disperata ricerca di un modello: una donna la cui bellezza
perfetta possa fare da confronto a quella della sua creazione. Poussin, bramoso di
vedere l’opera di quest’uomo di genio, gli offre la sua splendida amante, Gillette,
nella speranza che Frenhofer accetti lo scambio e gli conceda di guardare il proprio
dipinto. Dopo aver confrontato Gillette con Catherine e apposto le ultime correzioni,
l’anziano pittore può finalmente dichiarare la propria opera compiuta; invita dunque
Poussin e Porbus ad entrare nella stanza segreta, certo della supremazia della sua
creazione su qualunque bellezza naturale. All’interno del luogo, là dove dovrebbe
esserci l’immagine della pittura personificata, i due pittori scorgono solo un ammasso
informe di linee e colori sovrapposti fino a formare “una muraglia di pittura”
(Balzac).

Poi, d’improvviso, in un angolo della tela Porbus vede emergere un piede di donna; si
tratta di “un piede delizioso, un piede vivo!” che lascia i due osservatori “pietrificati
d’ammirazione”. Il piede – unico frammento sfuggito alla graduale cancellazione del

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dipinto – è il solo indizio rimasto della certa presenza di una donna sotto gli strati di
pittura.

Il frammento di un intero non più ricomponibile, perché perso per sempre, diventa
metafora di una perfezione artistica non più possibile. L’arte antica – intesa come il
punto più alto di questa perfezione – perviene a noi solo in forma di eco e
frammento. Hans Belting ha osservato che, mentre gli altri testi del periodo
descrivono la perfezione artistica, il testo di Balzac parla piuttosto di una perfezione
artistica impossibile. Come nota Belting, si tratta solo di un piccolo spostamento che
però altera completamente il senso del discorso. Il fallimento di Frenhofer è
inevitabile perché ciò che lo ossessiona è un’impossibile idea di perfezione, che non
risiede nel mondo reale. L’artista arriva a distruggere progressivamente tutti gli
elementi del quadro – ad eccezione di uno dei piedi della donna – nel tentativo di
dipingere l’idea di arte assoluta. Ed è proprio quest’ultima a renderlo cieco davanti a
qualsiasi soggetto del mondo reale.» (Le bois del artes)

Magritte, Tentative de l'impossibile (tentativo impossibile)

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