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1/12/21

Oggi in programma abbiamo un'autrice , una delle mie preferite autrici contemporanee: Leslie Marmon
Silko; è vivente ed è native american, una nativa americana, ma in realtà le sue origini sono molto
complesse. E’ una bellissima figura della letteratura americana contemporanea non solo Native american
ma proprio americana contemporanea; Ha una statura veramente di livello nazionale, ha scritto moltissimi
testi e il romanzo che l'ha resa celebre del 1977 è “ Ceremony” (cerimonia) famosissimo , poi ne ha scritti
altri che leggeremo. Questo testo è tratto da questa racconta “Story Teller”. ed è un testo in cui si
mescolano prosa e poesia , ma anche tantissime immagini. Questa è un'immagine dei luoghi originari della
Silko cioè i villaggi del New Mexico, che è un luogo meraviglioso degli Stati Uniti , è uno dei luoghi più belli
e struggenti. Queste costruzioni che avete visto nella foto sono i classici “adobe” , che sono delle
costruzioni di terracotta dove vivevano e vivono ancora gli indiani e anche i bianchi. Sono tipiche del Sud
ovest e sono posti bellissimi; c'è il Gran Kenyon in quelle zone lì e ci sono molte comunità, molte tribù
indiane. Lei è una pueblo; dopodichè ci sono gli Wahoo, gli Apacio, gli Hopi e tante altre… in questa zona
che è chiamata “ sud ovest” ed è famosa per i deserti; ha una notevole altitudine, circa 2000m, c’è un cielo
chiarissimo, non a caso ci andarono i pittori all’inizio del 900 , perché ci sono dei colori incredibili. C’è una
natura fantastica e ci sono queste tribù indiane dalla cultura molto antica, sono più antichi del nord
America, infatti ci sono tribù che risalgono a 10 mila anni fa come gli Anasazi , che vivevano nelle mese (la
mesa verde, ad esempio) ; si tratta di grotte naturali in cui trovavano riparo e sono i luoghi dove gli uomini
hanno abitato in maniera continuativa e più antica degli Stati Uniti, appunto. Prima di entrare nel vivo di
questo racconto, vorrei riannodare un po' le fila rispetto al discorso che avevamo fatto la scorsa settimana e
che c'era servito di introduzione alla letteratura contemporanea. Quindi questo ci servirà a capire dal
punto di vista della storia letteraria, anche in quale ambiente ci troviamo. La scorsa volta abbiamo fatto
un’ introduzione all'età contemporanea e avevamo iniziato ad identificare alcune correnti, alcune linee;
abbiamo detto che la letteratura contemporanea è caratterizzata da una pluralità di correnti al suo interno,
di forme letterarie che in generale spaziano nelle varie forme, per esempio avevamo iniziato
semplicemente citando il minimalismo con Carver. Ma è possibile anche rintracciare tantissime altre forme
di letteratura contemporanea, come abbiamo detto anche altre volte, noi ci soffermeremo soprattutto sul
minimalismo e a partire da oggi vedremo in che modo le forme relative al multiculturalismo si sono
intrecciate alla storia letteraria americana, soprattutto nel secondo 900 quindi cronologicamente con gli
ultimi testi che andremo ad affrontare. Appunto siamo proprio negli ultimi decenni del secolo del 900, in
particolare il testo di oggi anche viene pubblicato negli anni 80 (1981) . Noi ci soffermeremo soltanto su
queste due forme, quindi minimalismo e multiculturalismo nella letteratura contemporanea. Però è bene
sapere che esistono anche tante altre forme che spaziano anche insomma verso le forme del romanzo
storico o anche neo storico come talvolta è stato definito. Possiamo trovare forme sicuramente più vicine
alla cosiddetta science fiction quindi alla fantascienza e anche alla detective fiction quindi questi sono solo
alcuni esempi, giusto per cercare di avere appunto l'idea del fatto che la letteratura contemporanea
appunto ha una serie di sfaccettature che vanno sicuramente anche oltre i testi che però per ovvie ragioni e
questioni di tempo insomma ci troviamo ad affrontare. Quindi tornando a noi, ci soffermeremo su quella
che abbiamo identificato come “tendenza multiculturale” e anche qui dico “multiculturale” perché
all'interno di quello che possiamo davvero considerare il mosaico Etnico americano, anche qui noi vedremo
soltanto alcuni esempi dei contributi e le diverse etnie che appunto compongono Gli Stati Uniti, che hanno
avuto contributi che hanno dato allo sviluppo della letteratura americana intesa in senso molto ampio. Di
fatto vedremo che possiamo fare una vera e propria mappatura delle etnie che appunto contribuiscono a
creare il discorso letterario contemporaneo e anche qui ne vedremo soltanto alcuni esempi . Vedremo poi
con Tony Morrison in che modo queste letterature che possiamo definire appunto multietniche e
multiculturali, vedremo in che modo esse abbiano contributo al discorso e al dibattito relativo ad alcune
grandi questioni della contemporaneità; Vedremo in che modo quindi il discorso dell’etnia e della razza si
intreccia appunto alla letteratura; Vedremo in che modo queste culture sono state considerate tra
virgolette e tradizionalmente culture “ “ , inteso proprio in opposizione alla cultura bianca,
anglosassone. Pensiamo allo scontro con le culture native americane per esempio, ecco tutto questo da
un certo punto di vista non è una novità all’interno della cultura americana, ma proprio negli anni del 900
queste questioni relative appunto all'identità anche culturale, etnica quindi alla messa in discussione e
riformulazione dei grandi eventi storici che hanno costruito l'America gli Stati Uniti, vediamo che insomma
prendono una risonanza particolare. E poi ci soffermeremo sulla tradizione anche americana quindi
continueremo diciamo così idealmente quel percorso culturale che se vogliamo è partito già da lontano per
esempio con Frederick Duglass, ricordate? E in questo senso leggeremo un testo di Tony Morrison tra un
paio di settimane. Toni Morrison è una scrittrice tra le voci più assolutamente canoniche della letteratura
afroamericana contemporanea. Esistono chiaramente tante altre etnie, vediamo per esempio appunto
forme di scrittura cosiddetta “ “ quindi di tutto ciò che ha in sé l'eredità asiatica: quindi con le tradizioni
possono venire dalla Cina piuttosto che dal Giappone quindi tutto un altro filone diciamo riguarda la
letteratura di origine asiatica. E appunto con oggi osserveremo da vicino la tradizione nativa quindi i nativi
americani che avevamo conosciuto a partire dai tempi dei puritani, come i cosiddetti “ indiani “ . In
particolare quindi, come dicevamo prima, la scrittura di quelle opere degli scrittori nativi, volendo proprio
tracciare una linea generica , è caratterizzata da una sperimentazione formale molto evidente. Un esempio
è appunto “Story teller” a cui facevamo riferimento prima. Tornando quindi a Story Teller e quindi
all’intero volume che raccoglie al suo interno l’opera di cui parleremo tra pochissimo, vediamo come
quest’opera possa essere veramente catalogata come, non un semplice romanzo o poesia, ma davvero una
raccolta di tanti generi. C’è sicuramente la componente autobiografica dell'autrice, c'è la poesia, c'è la
fotografia , c'è la fiction, e infine anche un elemento fondamentale nella cultura nativa che è quello relativo
al mito, alla mitologia. Quindi ecco vedremo nel testo che avremo un'ottima idea, un ottimo esempio di
come tutte queste tematiche legate sia al discorso etnico e di razza, quindi andremo a vedere come
proprio questo discorso etnico si vada a collegare al discorso più ampiamente letterario, quindi anche
attraverso le tecniche narrative che appunto Silko utilizza nel racconto che stiamo per leggere. Ho già detto
prima che il suo testo più famoso, che l’ha lanciata sulla ribalta nazionale, è stato appunto questo romanzo
del 1977 ( cerimonia ) e che parla di un reduce native american della seconda guerra mondiale e che torna
in America, tenta di ambientarsi nuovamente nelle sue zone di origine ma non ci riesce; Soffre di post-
traumatic stress disorder e viene emarginato. Poi attraverso una lento processo di guarigione, in una
cerimonia fatta da uno sciamano molto sui generi di un indiano, riesce a ritrovare un suo equilibrio. Questo
testo esce nel 77 e fa di Silko una delle protagoniste di un movimento di un celebre scrittore americano del
periodo ma in realtà ne erano 3 in tutto , tre autori di punta della Native American Renaissance degli anni
70 del 900, (differentemente dalla Harlem Renaissance che è degli anni 20 del 900) quindi molto più
recente rispetto alla Harlem Renaissance . Questo movimento pone alla ribalta della scena letteraria
nazionale americana, autori Native American. Ma questo che vuol dire però? Che la Silko, essendo
originaria di un paese che si chiama “ Laguna “, scrive nella lingua del pueblo ? NO, lei scrive in inglese e ha
studiato inglese; lei in molte interviste reclama nella sua tradizione anche la sua passione nei confronti di
Henry James; però lei continuamente vuole recuperare l’eredità e le specificità della dimensione Native
American. E poi questo servirà da esempio e da lezione per moltissimi altri scrittori native american che
naturalmente scrivono tutti in inglese ma perché sono cresciuti, formati, all'interno della contemporaneità
americana. Ma nel testo che vedremo ci sono notevoli tracce che testimoniano la complessità a complessità
della sua formazione: tracce di lingua spagnola e lingua indiana, nello specifico della lingua pueblo. Ma al
di là delle tracce linguistiche che sopravvivono , si avverte il respiro della cultura native american. Nella
raccolta “story teller” , il titolo significa appunto colui che dice le storie , che racconta, questo perché?
parlavamo all'inizio dell’anno scorso che queste erano culture orali in cui “dire” significava “fare le cose”, vi
ricordate la funzione performativa della lingua. Questo perché una volta che delle parole vengono dette e
pronunciate e oggi vengono anche trascritte, quelle cambiano la realtà . (Come nel matrimonio oggi
quando ti sposi e il prete pronuncia quelle parole “vi dichiaro marito e moglie”, queste parole hanno un
gran peso e non è uno scherzo, perché per cambiare quella frase ci vuole un atto giudiziario e bisogna
spendere un sacco di soldi) ; Queste sono delle tracce nella nostra cultura , quella che viene chiamata”
funzione performativa “ del linguaggio cioè di fare le cose, di cambiare le cose, e per gli indiani questa era
una funzione fortissima, prevalente. Per loro la lingua orale era tutto, perché non c'era la trascrizione
scritta, per cui attraverso le parole dette , loro facevano le cose. Questo significa che erano culture primitive
o arcaiche più semplici? No, semplicemente avevano una organizzazione molto diversa dalla nostra, in cui
l'aspetto formulaico era centrale, questo lo vedremo, vedremo l’importanza dell’elemento formulaico,
rituale, della storia, proprio perché sono culture fondate su questi aspetti; culture in cui la conservazione, la
ripetizione del passato è fondamentale perché se non lo conservi svanisce, scompare. L'unico modo di
preservare il passato è quello di ripeterlo e riraccontarlo alla nuova generazione che viene. Erano culture
che facevano cardine sulla dimensione mitica anche. In questa storia vedremo il CLASH tematizzato,
drammatizzato e narrativizzato , fra questa visione mitica dei discendenti dei Native Americans e la visione
moderna del nostro mondo al di là delle intenzioni dei protagonisti, dei soggetti. Anche se le intenzioni non
sono esplicitamente violente, il risultato finisce con l’essere molto violento. E’ un testo molto drammatico
e vedremo chi viene addormentato alla fine del racconto con la ninna nanna che abbiamo detto ieri si dice
“LULLABY” . E’ un testo emblematico della situazione dei Native American di oggi. Voi sapete tra l'altro che
sono delle culture molto particolari e che hanno spesso degli alti tassi di suicidi, proprio per le difficoltà
strutturali che fanno i conti con le forme della nostra contemporaneità , della nostra modernità. E’ un
racconto simbolico anche del processo di “despoliation” proprio, che hanno subito i Native Americans. E
questo si vede proprio nel corso del racconto ancora come questo processo continui addirittura oggi in
altre forme o modalità. Ok, leggiamo l'incipit di questa storia e fate caso alla differenza che c’è il testo fra il
tempo del racconto e il tempo della storia. E vedete come, appunto, come tutta questa raccolta che vi ho
detto si chiama STORYTELLER, a sua volta sia una storytelling ma anche una forma di cerimonia, come
vedremo alla fine. Il racconto stesso è una cerimonia, cioè non è che il racconto racconta un cerimonia, ma
è proprio il racconto stesso una forma di cerimonia, esattamente come il romanzo CEREMONY; non parla
solo di una cerimonia, ma vuole essere l'atto stesso del raccontare una forma di cerimonia. Cominciamo a
leggere l’inizio: “The Sun……………………………………………………………………………………………………… memories”

qui c'è subito un riferimento alle culture locali. “Spinning the Wool “, filare la lana, queste culture
conoscevano la pastorizia. Non erano culture nomadi come gli indiani delle grandi praterie, ma queste
erano stanziali, dediti all'agricoltura e alla pastorizia e avevano residenze fisse. La protagonista è una donna
anziana che vive di ricordi e questo è tipico anche nella nostra cultura. Tutti voi conoscete il nonno, la
nonna che non fanno altro che parlare del loro tempo.

Quei posti sono battute al vento, quei posti sono molto ventosi e nevica. Sta nevicando e la neve è così fitta
che ricopre le tracce, le impronte che la stessa neve, camminandoci su, lascia. Saltiamo all’inizio del
paragrafo successivo.

La donna anziché coprirsi la testa con uno scialle, si copre con una coperta dell’esercito. Viene introdotto
un altro protagonista, Jimmy . La coperta si stava rovinando sui bordi e era stinta. Lei non voleva pensare a
Jimmy. Continuava a filare la lana tornando indietro con I ricordi: ricorda la nonna, la madre

Le Hogan erano queste capanne di queste popolazioni, fatte su terreno e tradizionali. Continua a descrivere
questo ambiente coperto dalla neve e il ricordo le da calma, la tranquillizza, la rasserena un po’ . Veniamo
inoltre a sapere che Jimmy è il figlio . Erano cominciate le doglie, loro dormiamo tutti insieme in questo
rifugio (hogan) .Questa protagonista aveva avuto vari figli e confonde le nascite dei vari figli fino a
mescolarle tutte insieme in una singola nascita collettiva. E’ come se Jimmy fosse morto, ma semplicemente
non è tornato a casa. Un giorno, una macchina con una scritta bianca sulla portiera “POLICE” si è fermata
alla baracca in cui il proprietario del ranch permetteva agli indiani di stare e di vivere.
Veniamo inoltre a sapere che hanno perso un figlio in guerra, nella seconda guerra mondiale,
probabilmente. Già da queste prime righe che abbiamo letto possiamo rintracciare alcuni aspetti che
sostengono questo racconto ma che sono anche tipici della scrittura di Silko. Prestiamo un attimo
attenzione a quanto abbiamo letto finora: spesso abbiamo incontrato un verbo “ remember” quindi già da
questi primi paragrafi vediamo appunto la protagonista, questa donna ormai anziana e indiana,
ovviamente, che appunto ricorda quindi la sua vita ormai fatta appunto di immagini che lei riesce a
riportare alla mente. Immagini che, appunto, come vediamo, vengono poi svelate gradualmente proprio a
partire dalla descrizione, nel momento in cui appunto vediamo che lei sta ricordando qualcosa. Addirittura
il verbo “remember” lo ritroviamo già nella seconda frase “she remember”quindi, proprio all'inizio della
storia. Però questa dimensione del ricordo, quindi il fatto che la vita di questa donna ormai sia composta
soltanto di immagini passate, in un certo senso ci porta anche a riflettere sulla tecnica narrativa che la
scrittrice qui adopera. In base a quello letto adesso, come possiamo definire il narratore all'interno di
questa storia? Proprio dal punto di vista della tecnica letteraria, noi abbiamo visto tanti tipi di narratore, a
partire da quello nascente, quindi in terza persona, ieri abbiamo visto il narratore in prima persona e
questo narratore, qui, come lo possiamo definire? Allora, prima il prof. citava Henry James che è una
presenza davvero costante nella scrittura di Silko, non ci ricorda il punto di vista limitato di “The beast in
the jungle” per esempio? Di fatto qui la narrazione in terza persona, vedete “she remembered ” quindi “lei,
ricordava” e chiaramente c'è un narratore che esternamente racconta, quindi svolge il suo racconto in terza
persona. Ma quel “remember”, quindi, il fatto che come anche abbiamo visto finora la protagonista, inizi a
ripercorre la sua vita, di fatto ci fa entrare nel punto di vista del personaggio, se non nella mente. Ricordate
che avevamo definito il punto di vista limitato proprio come una narrazione svolta formalmente in terza
persona, ma che assume il punto di vista, la prospettiva di un personaggio interno alla storia. E questo è
assolutamente il caso. Continuiamo a commentare i fatti che abbiamo letto finora: i ricordi, quindi le
informazioni che da lettori riceviamo attraverso questi ricordi, appunto sono informazioni che ci vengono
fornite proprio dal pensiero del protagonista. Quindi si è appena svelato il fatto che questa donna aveva un
figlio, morto durante la guerra e che la notizia era stata riportata di fatto dagli ufficiali di polizia. E altro
elemento sul quale possiamo iniziare a riflettere è in un certo senso l'incontro e lo scontro, come
dicevamo, tra culture diverse; Abbiamo visto comparire un altro personaggio, quello del marito, e almeno
nella sua prima apparizione, viene citato in relazione ad una sua capacità, una capacità che la protagonista
assolutamente non ha. Come abbiamo visto, il marito era il traduttore, mediatore tra gli indiani e gli ufficiali
che vengono comunicare la morte del loro figlio. Il marito è appunto indiano, eppure riesce a capire la
lingua dell'altro, in questo caso l'inglese, molto bene. E’ un confronto e un contrasto linguistico e culturale
che ritorna, come vedremo tra pochissimo all'interno del testo. Quindi attenzione anche a questi dettagli
che vanno di fatto a costruire, come vedremo anche più tardi, una vera e propria posizione tra culture.
Addirittura, poi dal testo leggiamo che la capacità di questo personaggio di riuscire a comprendere quello
che la donna non capiva è una caratteristica fondamentale del personaggio; egli riusciva non solo a capirlo,
ma anche a parlarlo come se fosse lui stesso un bianco perché riusciva a capire e parlare la lingua della
cultura tradizionalmente dominante. Questi sono solo alcuni elementi sviluppati di lì a poco nel corso della
lettura. E altri ricordi come vedremo, si affacceranno nella mente della protagonista. Siamo arrivati al
momento in cui la donna apprende, tramite il suo interprete privilegiato, che suo figlio più grande è
morto. Nel paragrafo immediatamente successivo, andranno a svilupparsi altri dettagli della vita della
donna. Continua inoltre questo tema problematico con la cultura bianca egemone. Qui la polizia comunica
questa notizia e nel prossimo paragrafo arriva un’altra comunicazione pesante : “……………………………

I dottori li vogliono portare via , anche i due figli, perché?


“ Cobbler “fa riferimento ai bambini piccoli che gattonano, che non sanno ancora camminare. Siamo alla
fine del paragrafo, quasi.

Il marito le aveva insegnato a scrivere il suo nome, a firmare e lei era orgogliosa di questa cosa, ma non
sapeva come gestire la firma perché pensate che non era una cosa così scontata.

Inoltre , il fatto che la donna appunto firmi questi documenti può sembrare a noi scontato e anche
secondario, ma in realtà come vedremo, ha delle conseguenze particolari all'interno del racconto.
Innanzitutto riflettiamo su una cosa, come abbiamo detto prima, la donna a differenza del marito, l'inglese
non lo capisce e probabilmente non lo sa scrivere, l’unica cosa che sa scrivere è il suo nome. E questo a noi
può sembrare scontato però in una cultura come quella nativa che essenzialmente è orale, è fondamentale.
Quindi il fatto che lei abbia imparato a scrivere anche solo il suo nome, è un elemento di contrasto, di
differenza rispetto alla sua propria cultura. Torneremo anche su questo aspetto della scrittura, quando
leggeremo l'ultimo racconto e vedremo, come cambia anche questo rapporto attraverso le generazioni.
Quindi cosa succede di fatto? Cosa fanno questi uomini bianchi? Li caricano in questa macchina e li portano
via. Saltiamo un paio di paragrafi.

Se Jimmy fosse stato lì, avrebbe saputo leggere quello che dicevano i documenti e gli avrebbe spiegato
perché non doveva firmarli: perché era di fatto un’autorizzazione per cui questi bianchi avrebbero potuto
portargli via i figli. Qui fa riferimento a qualcosa di storico veramente avvenuto, è uno dei modi attraverso i
quali la cultura egemone bianca ha cercato di assimilare i nativi americani sopravvissuti , rimasti, alla
cultura bianca, nostra. Questo a partire dagli anni 80 o 90 dell'Ottocento, togliendo i figli alle famiglie per
educarli in scuole specifiche per Native Americans (American Indian Boardings schools è il nome generico
delle scuole) Questi bambini indiani venivano di fatto reclusi, come se fossero in collegio, in cui venivano
educati alla civiltà bianca; gli veniva vietato, per esempio, di utilizzare la loro lingua in modo tale da
estirparla; venivano vestiti come noi, non erano accettati i loro costumi tradizionali. Non si aveva alcun
rispetto della loro tradizione e cultura. Tutto questo è stato frutto di un'enorme violenza perché insomma,
questi bambini venivano strappati a questi genitori con tutto quello che ne conseguiva.

E qui appunto li costringe a lasciare i bambini. Ormai non possono farci più nulla perché ha firmato
l’autorizzazione. Sarebbe stato peggio se questi bambini fossero morti. La mortalità era ovviamente
elevata. Un’altra parola tipica della cultura indiana di quei luoghi “BOLDER” che vuol dire “ammasso.
Pietrone molto grosso” ed è tipico di quelle zone . Qui ha seppellito alcuni figli che morti molto piccoli, ma
la morte un bambino piccolo per cause naturali era riuscito a tollerarlo, mentre questo le risulta
intollerabile, il fatto che i figli gli vengano strappati. La storia prosegue nel paragrafo successivo: La cosa
apparentemente le sembrava positiva, il fatto di introdurla nella cultura bianca, impararle a scrivere il
proprio nome.. e invece le si ritorce contro nel più atroce dei modi perché è stato proprio questo il motivo
per cui le hanno tolto i figli, ma in realtà li avrebbero portati via lo stesso, probabilmente.

Imparare la lingua dei bianchi ti mette a rischio, ti mette in pericolo. Dice che non ha più dormito accanto al
marito finchè lui non stette così male, tremava al freddo e soltanto avvicinando proprio al cuor suo lo
poteva scaldare. Qui un altro CLASH tra la cultura indiana e quella bianca: una volta che diventa troppo
vecchio per lavorare , il rancher gli dice “ok basta hai finito, non mi servi più, sei troppo vecchio” e lo butta
via. Non c'è la pensione, se ne devono solo andare e devono liberare il posto perchè altre persone quel
giorno stesso si sarebbero trasferite lì per cui loro dovevano liberare il capanno dove avevano vissuto tutti
questi anni. E la storia prosegue e lui inizia a fare quello che molti indiani, in queste condizioni, facevano:
Inizia a bere, come forma per dimenticare; è una realtà che si stava facendo via via sempre più intollerabile.
Non lasciava più margini, lui era un vecchio che non riusciva più a lavorare. Non lo cercava nessuno e aveva
un assegno mensile di sussistenza che lo faceva stare sul livello di povertà, insomma, lo faceva
sopravvivere, ma nulla di più. Possiamo ulteriormente qui riflettere ancora sullo scontro tra culture e
proprio alla fine del paragrafo che abbiamo appena letto, cioè nel momento in cui lei ricorda di essere stata
mandata via insieme al marito dalla loro abitazione, dalla loro capanna perché ormai troppo anziani per
lavorare., c’è un'altra considerazione sulla quale possiamo riflettere: Vedete ancora come torna anche dal
punto di vista linguistico proprio l’opposizione tra i White man, quindi la cultura dominante, egemone, e
quella minoritaria, subalterna a cui appartiene la donna.

Quindi anche qui, nonostante, come abbiamo visto, il marito era in grado di parlare e di capire l'inglese
come un parlante di quella lingua, in realtà tutto questo nei pensieri della donna non era servito
assolutamente a nulla perché erano stati comunque allontanati. Quindi vediamo un altro segnale proprio di
questo scontro, potremmo dire di questa opposizione tra etnie e dello sfruttamento della società bianca nei
confronti di questo indiano. Questa storia emblematica di una realtà molto più ampia; queste cose
capitavano continuamente effettivamente, storicamente questa storia è rappresentativa di un trattamento
generalizzato che questi indiani ricevevano dalla società bianca del periodo. E quindi, appunto, la storia
prosegue e dice che praticamente lui riceve questo assegno azzurro che ricevevano una volta al mese in
una busta del governo e che lui spende di fatto per bere. Si mette in moto un processo di progressiva
alienazione di questo personaggio, proprio di estraniamento dalla realtà: lui si sente inutile, si sente
appunto buttato via e in questo però vorrei a questo punto richiamare la vostra attenzione su quello che
dicevo all'inizio, cioè la differenza fra la storia e il tempo del racconto. Come vedete, tutto il racconto è
costruito in una serie di ANALESSI , chiamate così dai semiologi e che vuol dire “salto temporale
all’indietro” , stando sempre sul presente. E però subito dopo vediamo come l’accento è posto su
“remember” e quindi sui suoi ricordi del passato: quando era nato Jimmy, quando erano nati gli altri
bambini e poi si ritorna al presente, la storia va avanti, poi si ritorna al passato quando gli dicono che Jimmy
era morto, di nuovo qui un flashback.. Poi di nuovo al presente, poi a quando gli hanno portato via i
bambini ecc…. Quindi vedete questo continuo rapporto fra presente e passato che non ci sembrano due
dimensioni così autonome, come siamo abituati a pensarlo noi con la nostra cultura: il presente è una cosa,
il passato è un altro, il passato è chiuso, concluso, finito e la nostra cultura marca molto questo stacco tra
passato e presente, mentre qui ci è molto chiaro un continuo SHIFTING tra passato e presente come se
fossero uno la continuazione dell'altro e rimandassero continuamente l'uno all'altro, cioè il presente è
strettamente intrecciato al loro passato e viceversa. E questo rende molto bene il racconto anche dal punto
di vista formale e tecnico: con questi, appunto, continui salti fra presente e passato ,queste continue
analessi. E qui troviamo un altro esempio:

Ci descrive il tempo che il vecchio passa nei bar. Il proprietario del bar consentiva al marito di entrare
perché sapeva molto bene la lingua spagnola e urlava come uno spagnolo, come un nativo. Dopodichè ,
entra la donna nel bar a riprendere il marito. I fiocchi di neve dell’inizio continuano a scendere. Tutto il
racconto si svolge durante una nevicata. Il racconto si svolge solo in un pomeriggio intero, mentre la storia
va indietro molti anni, poi ritorna al presente e così via . Però il tempo del racconto in realtà è molto breve.

La donna era sofferente, c’era una grande stufa che scaldava questo bar. Saltiamo al prossimo paragrafo: La
donna era anziana, piena di rughe e capelli bianchi, sembrava quasi un ragno che strisciava attraverso la
stanza e faceva un certo timore. Qui c’è di nuovo un ritorno al passato: si ricorda di quando molto tempo
dopo le hanno riportato i bambini per una visita. Però che succede? Danny si vergogna addirittura, e invece
di nascondersi dietro la gonna della mamma, si nasconde dietro questa donna bianca che li aveva riportati
lì.
si parla della selvaggina tagliata a strisce e messe a seccare sul tetto della capanna. (sono un equivalente
delle nostre coppiette di selvaggina) e così rimasero soltanto per poche ore.

E qui si vede il progressivo processo di estraniamento che questi bambini hanno rispetto alla loro cultura di
origine. E Alla fine di questo paragrafo, di nuovo l’ analessi viene richiusa e si torna al presente.

Qui è ancora passato:” ………………………………………………………………………

Goodbye” e qui invece l'azione torna al presente, quindi l’analessi si richiude e si ritorna all’azione che
stava facendo nel bar. Saltate 10 righe dopo e si apre un'altra analessi, di nuovo: “The always slept comes
later……………

continuiamo domani con la lettura della parte conclusiva.

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