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apprendimento di aspettative
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da
copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e
per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633).
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Pietro Spataro - Condizionamento operante: Discriminazione, generalizzazione e
apprendimento di aspettative
Indice
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da
copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e
per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633).
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Pietro Spataro - Condizionamento operante: Discriminazione, generalizzazione e
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risposta più semplice è che un ratto condizionato in una gabbia di Skinner apprende a premere
una leva in risposta ad una particolare ‘situazione’, che include il trovarsi all’interno della gabbia.
La pressione della leva viene rinforzata solo quando è presente l’insieme di stimoli abitualmente
esperiti dentro la gabbia: quindi, la risposta operante diventa quindi più probabile in presenza degli
stessi stimoli. La specificità dell’associazione tra gli stimoli presenti all’interno della gabbia e la
risposta condizionata è evidenziata dal fatto che il ratto non preme la leva quando si trova in una
gabbia diversa da quella utilizzata per il condizionamento o in un altro luogo in cui la risposta non è
produrre una specifica azione in risposta a stimoli molto più specifici rispetto all’ambiente interno
della gabbia. Essenzialmente, questo metodo consiste nel rinforzare le risposte dell’animale in
presenza di qualsiasi altro stimolo). Quindi, per esempio, per addestrare un ratto a premere la leva
ogni volta che sente uno specifico suono, occorre alternare periodi in cui il suono è presente e la
risposta viene rinforzata a periodi in cui il suono è assente e la risposta non è rinforzata. Dopo
numerose prove, il ratto imparerà a rispondere premendo la leva non appena sente il suono e
disponibilità del rinforzo: infatti, il suono è presente quando la risposta viene rinforzata, mentre è
assente quando la risposta non viene rinforzata. Uno stimolo discriminativo nel condizionamento
operante è per certi versi analogo allo stimolo condizionato nel condizionamento classico, in
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operante non è di natura riflessa: piuttosto, lo stimolo crea una situazione ottimale perché la
condizionamento classico, è uno strumento utile per studiare le capacità sensoriali di animali e
bambini molto piccoli che non possono esprimere le proprie sensazioni a parole. Ad esempio, in un
esperimento i ricercatori utilizzarono come rinforzo un sorso di acqua zuccherata per condizionare
neonati di appena un giorno a girare il capo da un lato quando sentivano un certo suono, e a
girarlo dall’altra parte quando sentivano il ronzio di un cicalino. Questi neonati appresero dunque
a produrre due azioni diverse in risposta a due stimoli discriminativi diversi: ciò dimostra, tra le altre
cose, che essi erano in grado di percepire la differenza tra i due suoni.
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Nelle lezioni precedenti, abbiamo visto che, in una procedura di condizionamento classico,
risponderanno anche a stimoli molto simili ad esso: questo fenomeno è noto come
percepiscono come simili allo stimolo discriminativo. Questa procedura è stata proficuamente
In una serie di esperimenti classici, Herrnstein (1979) condizionò dei piccioni a beccare un
tasto per ottenere dei semi utilizzando come stimoli discriminativi diapositive con immagini
naturalistiche. Lo studioso selezionò due diverse categorie di immagini: le diapositive di una serie
dell’altra serie non comparivano alberi. I piccioni ricevevano i semi come ricompensa solo se
beccavano il tasto quando la diapositiva conteneva un albero, mentre non ottenevano nulla se
beccavano il tasto quando l’immagine non conteneva alberi. I risultati dimostrarono che, dopo 5
giorni di addestramento, tutti i piccioni erano in grado di discriminare perfettamente tra le due
categorie di immagini.
Ora, la domanda che si pose Herrnstein (1979) era la seguente: i piccioni imparavano a
riconoscere ogni immagine come uno stimo a sé stante, oppure apprendevano una regola in
base alla quale distinguevano le immagini in due categorie? Per rispondere a questa domanda,
Herrnstein presentò ai piccioni delle diapositive completamente nuove, che non avevamo mai
visto prima, senza mai fornire loro alcun rinforzo (ovvero, senza mai fornire i semi come
ricompensa). I risultati dimostrarono che i piccioni beccavano con frequenza maggiore quando la
termine ‘concetto’ si intende una regola per raggruppare gli stimoli in categorie diverse).
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automobili, sedie, volti umani femminili e maschili, e perfino su simboli astratti. Wasserman (1995),
ad esempio, addestrò dei piccioni a beccare uno di quattro tasti, a seconda che la diapositiva
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Come per il condizionamento classico, i primi comportamentisti era favorevoli alla teoria
stimolo-risposta, secondo la quale nel condizionamento operante si stabilisce un forte legame tra
la risposta condizionata e gli stimoli presenti subito prima di emettere la risposta. Nel caso specifico
degli studi condotti con la gabbia di Skinner, quindi, il ratto apprenderebbe una connessione tra gli
stimoli presenti all’interno della gabbia (o, in alternativa, tra uno specifico stimolo discriminativo) e
la pressione della leva. Tuttavia, altri studiosi hanno sostenuto che durante il condizionamento
operante l’animale apprende molto più che la semplice associazione stimolo-risposta. Secondo
questa ipotesi alternativa, il ratto apprenderebbe anche la relazione S-S tra stimolo discriminativo e
stimolo rinforzante (ovvero, apprendono il fatto che il suono segnala la disponibilità di cibo) e la
relazione R-S tra risposta e stimolo rinforzante (ovvero, apprendono il fatto che la pressione della
condizionamento operante apprende una aspettativa mezzo-fine: in altre parole, il ratto apprende
che una particolare risposta, prodotta al momento appropriato (in presenza degli stimoli esperiti
all’interno della gabbia, oppure in presenza dello stimolo discriminativo) porterà ad una certa
conseguenza. Secondo questa teoria, il suono non attiva direttamente la risposta: piuttosto, il
suono genera nell’animale l’aspettativa che premendo la leva otterrà un certo cibo – cioè la leva
è vista come il mezzo per ottenere un certo fine. L’animale può poi decidere se premere o meno la
leva, a seconda di quanto sia affamato e di quanto desidera quel particolare cibo.
Prove a favore dell’ipotesi di Tolman derivano da studi che hanno esaminato gli effetti del
divario nella ricompensa. In questi esperimenti, i ratti di un primo gruppo apprendono a premere la
leva per ricevere una ricompensa di grande valore (ad esempio, un cibo molto saporito), mentre i
ratti di un secondo gruppo apprendono a premerla per ricevere una ricompensa di minor valore
(ad esempio, un cibo poco saporito). Come prevedibile, i ratti del primo gruppo tendono a
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rispondere con frequenza maggiore rispetto ai ratti del secondo gruppo. Ma cosa succede se,
dopo un po’ di prove, le condizioni sperimentali vengono invertite e i ratti del primo gruppo
Per la teoria S-R, i ratti del primo gruppo dovrebbero continuare a rispondere con maggiore
frequenza, almeno per qualche tempo, in virtù della forte connessione che si è stabilita nella prima
fase dell’addestramento tra la pressione della leva e il rilascio di cibo. In realtà, i risultati che si
osservano sono molto diversi. Nei ratti che passano dalla ricompensa maggiore a quella minore, il
tasso di risposta mostra un drastico declino, fino a diventare inferiore rispetto al livello medio
mostrato dal secondo gruppo: si parla in questo caso di effetto di divario negativo. Al contrario, nei
ratti che passano dalla ricompensa minore a quella maggiore, il tasso di risposta aumenta
velocemente, fino a superare il livello medio del primo gruppo: si parla di effetto di divario positivo.
Da un punto di vista cognitivo, tali effetti si spiegano solo se l’animale: a) ha appreso ad aspettarsi
una certa ricompensa; e b) è in grado di confrontare la ricompensa che riceve con quella che si
Negli esseri umani, le ricompense possono avere effetti diversi, a seconda del significato
che assumono per chi le riceve. In un celebre esperimento di Lepper & Greene (1978), i bambini
del gruppo sperimentale ricevevano degli attestati di ‘bravo in disegno’ come ricompensa per i
loro lavori con i pennarelli. L’effetto immediato fu di aumentare il tempo dedicato al disegno,
rispetto ad un gruppo di controllo che non era mai stato ricompensato per l’attività di disegno.
Tuttavia, in una fase successiva, quando gli attestati non furono più consegnati, la frequenza
dell’attività di disegno diminuì bruscamente nel gruppo sperimentale, fino a diventare molto meno
Il rapido declino di una attività dopo un periodo di ricompensa viene indicato col termine
dedica inizialmente per puro divertimento. L’interpretazione più accreditata assume che la
ricompensa aggiunga una giustificazione non necessaria per mettere in atto quel
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(ovvero un’attività che intraprende per ottenere una ricompensa esterna), anziché come un gioco
(ovvero un’attività intrapresa per puro piacere). Quando i soggetti arrivano a considerare una
certa attività come un lavoro, smettono di impegnarsi nel compito quando esso non viene più
ricompensato; invece, se non avessero mai ricevuto ricompense, avrebbero continuato a svolgerlo
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Bibliografia
Bologna: Zanichelli.
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