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Come accennato nell'introduzione, in questa tesi ho analizzato e approfondito la

conoscenza di alcuni metodi per chitarra, significativi a prescindere dalla loro


importanza e diffusione,    per realizzare un lavoro di comparazione e valutazione
metodologica generale e per tracciare un ideale, ancorchè inevitabilmente parziale,
percorso attraverso la didattica strumentale dall'800 fino ai giorni nostri.
Ho preso in considerazione innanzitutto il periodo che va dalla fine del '700
all'inizio dell' 800, perché in questo lasso di tempo si sono sviluppate molte delle
importanti innovazioni organologico-esecutive che hanno determinato la nascita del
repertorio della chitarra che ancora oggi definiamo “classica”: uno strumento a sei
corde semplici, dalla cassa a forma di otto più ampia (ma non necessariamente
spessa) rispetto alla precedente chitarra barocca a cinque cori. Nella storia della
chitarra, dall'epoca classica a quella contemporanea, assistiamo all'arricchimento
della tecnica esecutiva, all'ampliamento delle risorse espressive e del repertorio
solistico e non.
Si passa da una chitarra che veniva utilizzata maggiormente per
l'accompagnamento della voce umana ad una chitarra vista come elemento solistico e
virtuosistico. Questo passaggio lo si deve al contributo di validi chitarristi come ad
esempio, Carulli, Giuliani e Sor.
Molti musicisti, spinti dalla grande crescita e dallo sviluppo della tecnica
chitarristica, si sono convinti ad approfondire la didattica, scrivendo Metodi.
Il primo Autore ad intuire la necessità di un lavoro didattico innovativo e adeguato
ai nuovi sviluppi tecnico musicali fu Carulli con l'Op. 27 nel 1810.
Nel corso dell'800, dopo quest'opera, la metodologia chitarristica consolidò i
concetti base della tecnica: la m.d. impiegava il pollice, l'indice e il medio con
l'ausilio dell'anulare negli arpeggi e negli accordi di quattro corde, la m.s. reggeva
leggermente il manico dello strumento e premeva con le dita sulle corde.Anche
abbellimenti, legature, suoni armonici, scale, arpeggi, accordi e ogni altro particolare
tecnico-meccanico, erano stati argomenti a lungo studiati, vi erano dei fondamenti
che costituivano sostanza comune di tutti i metodi, dal più semplice al più elaborato.
Da quanto appena esposto si può affermare che la didattica chitarristica moderna
ha tratto le sue origini dai Metodi dei migliori chitarristi del primo '800 come Carulli,
Carcassi, Molino, Giuliani e Sor.
Inoltre, il repertorio musicale chitarristico nel tempo è variato, la musica scritta
nell'età classica da Carulli e Molino era quasi sempre a tre voci (la m.s. compie un
lavoro più di agilità che di forza) ma già a partire dalla musica di Sor, era in stile
polifonico (la m.s. era chiamata a maggiori impegni). Successivamente nel periodo
Romantico, con Coste, la scrittura è diventata armonicamente più densa capace di
richiamare sonorità orchestrali, i brani risultano ricchi di continue modulazioni (la
m.s. deve implicare uno sforzo maggiore e indipendenza tra le dita).
Dall'analisi dei Metodi chitarristici emerge che nel corso degli anni c'è sempre
stato uno sviluppo nella tecnica chitarristica (impostazione dello strumento,
meccanismo delle due mani,...) ed è verosimile che tale sviluppo continuerà ad
esserci e progredire.
Tra i metodi analizzati, a mio modesto parere, quello che trovo veramente
funzionale e che mi piacerebbe proporre in un mio eventuale futuro ruolo da
insegnante è quello che prevede di:
•  presentare all'allievo le parti che compongono lo strumento (paletta,
cassa armonica, chiavette, fasce, ponticello...) e impostare la corretta postura
del chitarrista;
•  avvicinare l'allievo allo strumento attraverso la teoria musicale di base
(pentagramma,    durata delle note, il tempo, le alterazioni, ...), concordando
sotto questo aspetto con il metodo diCarulli, Molino, Sor, Pujol, Chiesa,
Nuttall e Whitworth;
•  presentare il "tocco appoggiato" e, dopo aver acquisito una buona
sicurezza, aggiungere il "tocco volante" (Sagreras, Pujol, Chiesa, Nuttall e
Whitworth);
•  utilizzare in un primo momento solo la m.d. negli esercizi proposti e
associare successivamente la m.s. (Pujol, Chiesa , Nuttall e Whitworth);
•  introdurre la lettura dei brani direttamente dall'alternanza delle dita della
m.d. che è la base per suonare bene (Molino, Sor, Coste, Sagreras, Pujol,
Nuttall e Whitworth). Infatti, credo che senza una buona alternanza tra le dita
non si riesca ad acquisire velocità. Invece, suppongo non sia produttivo partire
da una tecnica in cui si suona solo con il pollice, solo con l'indice, solo con il
medio e solo con l'anulare per poi arrivare all'alternanza (Chiesa) oppure come
suggerisceCarulli, cioè dando ad ogni dito la corda da premere (quindi se
abbiamo una stessa corda si ribatte con lo stesso dito), arrivando
successivamente all'alternanza, perché questo comporta lo studio di due
tecniche diverse. Infatti Carulli, dopo anni di esperienza di insegnamento,
nell'Op.241 decide di cambiare procedimento partendo subito dall'alternanza;
•  procedere gradualmente nell'estensione delle note (Sagreras, Chiesa,
Nuttall e Whitworth);
•  utilizzare brani di diversi compositori per abituare l'allievo a suonare e
interpretare repertori di epoche differenti;
•  condurre l'allievo a brani di insieme mediante l'esecuzione in duetto con
il maestro o con un altro allievo (Carulli, Molino, Sagreras, Pujol, Chiesa,
Nuttall e Whitworth).

A conclusione della mia tesi, rispondendo alle domande che mi sono posta
nell'introduzione di questa trattazione, posso dire che in base ai miei
approfondimenti, il Metodo chitarristico che ritengo più efficace è composto da
diversi aspetti delle teorie di più autori.
L'approfondimento, la ricerca e la conoscenza di insegnamenti e visioni di grandi
musicisti sicuramente hanno contribuito ad arricchire il mio bagaglio culturale e
professionale nonché umano. Inoltre ho sicuramente acquisito ulteriori strumenti che
in futuro mi aiuteranno a dare risposte più adeguate sia come allieva, sia come
insegnante.

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