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Introduzione

L’osservazione, intesa come una forma deliberata, organizzata e sistematica del


“guardare” (Smart, Peggs e Burridge, 2013) è di fondamentale importanza nell’ambito
dell’educazione al sonoro dei bambini e, più in generale, in quello dell’esperienza
musicale infantile. E lo è da molteplici punti di vista: come forma integrale nella
ricerca che studia e indaga la musicalità infantile; come strumento per gli
insegnanti per conoscere la musicalità dei bambini e mettersi in relazione con
essa; come strumento di formazione e di autoformazione degli insegnanti stessi.
Come si vedrà nei prossimi paragrafi, in questi ambiti l’osservazione non riguarda
solo il “guardare” ma anche l’”ascoltare”, ovvero l’osservazione dei prodotti
musicali. È possibile aggiungere che l’osservazione, sia essa visiva o uditiva, è
il primo strumento che il bambino utilizza per produrre suoni e per mettersi in
relazione (musicale) con il mondo esterno. In generale, infatti, si può affermare
che l’osservazione sia parte integrante dell’esperienza musicale stessa: fin dalla
nascita il bambino osserva ascoltando la propria voce e quella dell’adulto per i
giochi vocali; l’allievo osserva il proprio maestro muovere le mani, le dita,
pizzicare le corde, ecc. per apprendere a suonare; gli insegnanti osservano gli
allievi per creare dei percorsi di apprendimento; si osservano gli altri musicisti
per suonare e cantare insieme; si osservano gli oggetti della natura che producono
suoni e armonie, per ascoltare e interpretare il mondo sonoro dal quale si è
circondati; ecc.
E’ interessante notare come l’osservazione, in quanto procedura basata sul dato
empirico, sensibile e dimostrabile, caratterizzante il pensiero scientifico e il
metodo sperimentale nato in Europa nel grande mutamento epistemico avvenuto tra il
XVI e il XVII secolo (cfr. Foucault, 1966), sia intrinsecamente connaturata alla
storia del pensiero musicale. In questo importante periodo di trasformazione del
pensiero occidentale, infatti, assistiamo al passaggio da una concezione della
musica intesa come teoria basata sui rapporti numerici (la musica compare come una
delle quattro discipline del Quadrivium medievale - attribuito a Marziano Capella,
IV-V secolo d.C. -, insieme con l’aritmetica, la geometria e l’astronomia), a una
concezione della musica come fenomeno fisico, percepibile, dimostrabile e, quindi,
osservabile (cfr. Gozza, 1989; Fubini, 2004; Zanarini, 2005). Anche se i rapporti
numerici resteranno presenti nel discorso sulla musica, da questo momento in poi i
teorici musicali non saranno più coloro che ragionano ed elaborano teorie con e sui
numeri, ma coloro che osservano il fenomeno fisico del suono e che per questo
lavorano insieme con musicisti e liutati. E’ interessante rilevare che Galileo
Galilei, e prima di lui Vincenzo Galilei, i padri della scienza empirica moderna,
basata sull’esperimento e sulle “sensate esperienze”, sono essi stessi dei
musicisti, scrivono per i musicisti e lavorano con musicisti e liutai. Le
osservazioni condotte da Galileo Galilei sull’oscillazione del pendolo per studiare
il fenomeno della frequenza di un evento in un’unità di tempo, rappresentano la
dimostrazione osservabile del fenomeno della risonanza tra due corde che vibrano
l’una per stimolo ricevuta dall’altra: un fenomeno ben noto ai musici, ma che con
Galileo Galiei trova una dimostrazione empirica e osservabile che grande importanza
avrà non solo nella storia della musica ma nella storia del pensiero scientifico
occidentale moderno. Come scrive Zanarini «si tratta di una rivoluzione di grande
importanza: un autorevole storico della scienza, Stillman Drake (1992, p. 15), è
giunto addirittura ad affermare che la scienza moderna è nata dalla musica» (2015,
55-56).
Una rivoluzione dello stesso valore è avvenuta negli ultimi decenni negli studi
musicali. Come scrive Honing (2006), negli ultimi decenni abbiamo assistito a una
modifica importante negli studi musicali, e cioè ad un passaggio dalla musica
studiata come “oggetto artistico” alla musica studiata come “processo”, nel quale
l’esecutore, l’ascoltatore e la musica intesa come evento psicoacustico giocano il
ruolo centrale. In questa profonda trasformazione, che ha coinvolto maggiormente
l’area della musicologia sistematica (cfr. Baroni, 1985; Parncutt, 2007; Leman,
2008), le scienze empiriche, informatiche, cognitive e neuroscientifiche hanno dato
luogo a nuove forme di studi musicologici all’interno dei quali lo strumento
dell’osservazione è divenuto di fondamentale importanza, sia come tecnica di studio
sia per i risultati che è stato possibile ottenere attraverso questo strumento. Si
pensi per esempio agli studi sulla performance musicale e, per ritornare
all’argomento di questo saggio, agli studi sullo sviluppo della musicalità nella
primissima infanzia che, insieme con le neuroscienze musicali, stanno
rivoluzionando la concezione stessa della musica, dando vita ad ipotesi
rivoluzionarie sugli aspetti ontologici del linguaggio musicale e della
comunicazione umana (cfr. Cross, 2000; Brown, 2000; Malloch e Trevarthen, 2009;
Imberty, 2014). D’altro canto, è necessario, a tal proposito, ricordare che
l’osservazione come strumento d’indagine è, ed è stato fin dalla sua nascita alla
fine del XIX secolo, lo strumento di ricerca principale in uno degli altri rami
degli studi musicali, e cioè quello dell’etnomusicologia moderna, basata sui metodi
osservativi dell’etnografia.
All’interno di questo quadro articolato e complesso che vede il metodo
dell’osservazione interconnesso con le scienze e gli studi musicali fin dalla loro
nascita, in questo capitolo verrà presentato una breve rassegna bibliografica
sull’uso dell’osservazione nell’ambito dell’esperienza musicale infantile e
dell’educazione musicale. Alla luce della letteratura scientifica disponibile in
questo ambito di studi, è stato ritenuto interessante mettere in evidenza le
seguenti prospettive: le problematiche metodologiche della ricerca osservativa nel
campo dell’educazione musicale, storia dell’uso dell’osservazione negli studi
sull’esperienza musicale infantile, l’osservazione come strumento educativo-
didattico ed infine la videoanalisi per la formazione degli educatori e
insegnanti.. Addessi, Anna. (2017). L'osservazione come strumento di ricerca,
d'insegnamento e di formazione nell'esperienza e nell'educazione musicale dei
bambini e degli educatori. Introduzione

L’osservazione, intesa come una forma deliberata, organizzata e sistematica del


“guardare” (Smart, Peggs e Burridge, 2013) è di fondamentale importanza nell’ambito
dell’educazione al sonoro dei bambini e, più in generale, in quello dell’esperienza
musicale infantile. E lo è da molteplici punti di vista: come forma integrale nella
ricerca che studia e indaga la musicalità infantile; come strumento per gli
insegnanti per conoscere la musicalità dei bambini e mettersi in relazione con
essa; come strumento di formazione e di autoformazione degli insegnanti stessi.
Come si vedrà nei prossimi paragrafi, in questi ambiti l’osservazione non riguarda
solo il “guardare” ma anche l’”ascoltare”, ovvero l’osservazione dei prodotti
musicali. È possibile aggiungere che l’osservazione, sia essa visiva o uditiva, è
il primo strumento che il bambino utilizza per produrre suoni e per mettersi in
relazione (musicale) con il mondo esterno. In generale, infatti, si può affermare
che l’osservazione sia parte integrante dell’esperienza musicale stessa: fin dalla
nascita il bambino osserva ascoltando la propria voce e quella dell’adulto per i
giochi vocali; l’allievo osserva il proprio maestro muovere le mani, le dita,
pizzicare le corde, ecc. per apprendere a suonare; gli insegnanti osservano gli
allievi per creare dei percorsi di apprendimento; si osservano gli altri musicisti
per suonare e cantare insieme; si osservano gli oggetti della natura che producono
suoni e armonie, per ascoltare e interpretare il mondo sonoro dal quale si è
circondati; ecc.
E’ interessante notare come l’osservazione, in quanto procedura basata sul dato
empirico, sensibile e dimostrabile, caratterizzante il pensiero scientifico e il
metodo sperimentale nato in Europa nel grande mutamento epistemico avvenuto tra il
XVI e il XVII secolo (cfr. Foucault, 1966), sia intrinsecamente connaturata alla
storia del pensiero musicale. In questo importante periodo di trasformazione del
pensiero occidentale, infatti, assistiamo al passaggio da una concezione della
musica intesa come teoria basata sui rapporti numerici (la musica compare come una
delle quattro discipline del Quadrivium medievale - attribuito a Marziano Capella,
IV-V secolo d.C. -, insieme con l’aritmetica, la geometria e l’astronomia), a una
concezione della musica come fenomeno fisico, percepibile, dimostrabile e, quindi,
osservabile (cfr. Gozza, 1989; Fubini, 2004; Zanarini, 2005). Anche se i rapporti
numerici resteranno presenti nel discorso sulla musica, da questo momento in poi i
teorici musicali non saranno più coloro che ragionano ed elaborano teorie con e sui
numeri, ma coloro che osservano il fenomeno fisico del suono e che per questo
lavorano insieme con musicisti e liutati. E’ interessante rilevare che Galileo
Galilei, e prima di lui Vincenzo Galilei, i padri della scienza empirica moderna,
basata sull’esperimento e sulle “sensate esperienze”, sono essi stessi dei
musicisti, scrivono per i musicisti e lavorano con musicisti e liutai. Le
osservazioni condotte da Galileo Galilei sull’oscillazione del pendolo per studiare
il fenomeno della frequenza di un evento in un’unità di tempo, rappresentano la
dimostrazione osservabile del fenomeno della risonanza tra due corde che vibrano
l’una per stimolo ricevuta dall’altra: un fenomeno ben noto ai musici, ma che con
Galileo Galiei trova una dimostrazione empirica e osservabile che grande importanza
avrà non solo nella storia della musica ma nella storia del pensiero scientifico
occidentale moderno. Come scrive Zanarini «si tratta di una rivoluzione di grande
importanza: un autorevole storico della scienza, Stillman Drake (1992, p. 15), è
giunto addirittura ad affermare che la scienza moderna è nata dalla musica» (2015,
55-56).
Una rivoluzione dello stesso valore è avvenuta negli ultimi decenni negli studi
musicali. Come scrive Honing (2006), negli ultimi decenni abbiamo assistito a una
modifica importante negli studi musicali, e cioè ad un passaggio dalla musica
studiata come “oggetto artistico” alla musica studiata come “processo”, nel quale
l’esecutore, l’ascoltatore e la musica intesa come evento psicoacustico giocano il
ruolo centrale. In questa profonda trasformazione, che ha coinvolto maggiormente
l’area della musicologia sistematica (cfr. Baroni, 1985; Parncutt, 2007; Leman,
2008), le scienze empiriche, informatiche, cognitive e neuroscientifiche hanno dato
luogo a nuove forme di studi musicologici all’interno dei quali lo strumento
dell’osservazione è divenuto di fondamentale importanza, sia come tecnica di studio
sia per i risultati che è stato possibile ottenere attraverso questo strumento. Si
pensi per esempio agli studi sulla performance musicale e, per ritornare
all’argomento di questo saggio, agli studi sullo sviluppo della musicalità nella
primissima infanzia che, insieme con le neuroscienze musicali, stanno
rivoluzionando la concezione stessa della musica, dando vita ad ipotesi
rivoluzionarie sugli aspetti ontologici del linguaggio musicale e della
comunicazione umana (cfr. Cross, 2000; Brown, 2000; Malloch e Trevarthen, 2009;
Imberty, 2014). D’altro canto, è necessario, a tal proposito, ricordare che
l’osservazione come strumento d’indagine è, ed è stato fin dalla sua nascita alla
fine del XIX secolo, lo strumento di ricerca principale in uno degli altri rami
degli studi musicali, e cioè quello dell’etnomusicologia moderna, basata sui metodi
osservativi dell’etnografia.
All’interno di questo quadro articolato e complesso che vede il metodo
dell’osservazione interconnesso con le scienze e gli studi musicali fin dalla loro
nascita, in questo capitolo verrà presentato una breve rassegna bibliografica
sull’uso dell’osservazione nell’ambito dell’esperienza musicale infantile e
dell’educazione musicale. Alla luce della letteratura scientifica disponibile in
questo ambito di studi, è stato ritenuto interessante mettere in evidenza le
seguenti prospettive: le problematiche metodologiche della ricerca osservativa nel
campo dell’educazione musicale, storia dell’uso dell’osservazione negli studi
sull’esperienza musicale infantile, l’osservazione come strumento educativo-
didattico ed infine la videoanalisi per la formazione degli educatori e insegnanti.

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