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“Le ultime lettere di Jacopo Ortis” di Ugo Foscolo, costituiscono lo scambio epistolare tra Ortis e il

suo amico veneziano Lorenzo. Scritte nel ventennio di fine Settecento, qui Jacopo si mette a nudo,
aprendosi al confidente e rendendolo partecipe dei suoi spostamenti, dei suoi incontri e dei
pensieri più intimi che possiede. L’oggetto principale delle lettere è Teresa, donna di cui Ortis è
profondamente innamorato, nonostante la ragazza ricambi il sentimento, il rapporto è ostacolato
dal padre e da interessi economici, egli racconta l’infelicità che tutto ciò gli provoca. L’amore
struggente per la ragazza non è l’unico tema che troviamo, in quanto il protagonista ha molto a
cuore la patria e la situazione politica italiana nel periodo delle guerre Napoleoniche. In nome di
questi, Ortis morirà suicida, alla ricerca di pace e libertà. 

Questa lettura si è rivelata una vera e propria sfida! Infatti il romanzo presenta molte complessità,
sia per quanto riguarda lo stile, ma anche la psicologia del protagonista. Indubbiamente il fatto che
la lingua sia l’italiano del tardo settecento, costituisce un ostacolo, un filtro tra il testo ed il lettore,
molte parole non sono di facile comprensione e questo fa sì che le pagine non scorrano
velocemente. Ortis presenta una personalità con tantissime sfaccettature e fin da subito si
percepisce la sua natura sensibile. Un aspetto che mi ha colpito molto di questo personaggio è il
fatto di riuscire a capire i problemi delle persone che lo circondano intorno a sé ed intuire le loro
fragilità. Mi è sembrato fin da subito molto distante dalla figura dell’eroe che si deve mostrare forte
e non curante delle emozioni: sicuramente un personaggio molto empatico. D’altro canto però
questa sensibilità lo porta ad essere molto fragile e soffrire molto per la donna amata: Teresa. La
ragazza rappresenta il fil rouge del romanzo, infatti è sempre presente nei pensieri di Jacopo, fino
al momento in cui morirà per lei. Le parti in cui Ortis si rivolge a Teresa e si strugge per amore le
ho trovate molto ripetitive e un po’ pesanti, tanto che nel momento in cui finalmente si baciano, ho
tirato un sospiro di sollievo per il protagonista! Questo è stato uno dei pochi momenti in cui sono
riuscita ad immedesimarmi nel personaggio, infatti la maggior parte delle volte mi sentivo distante
e non riuscivo a creare un feeling, se non appunto quello di dispiacermi per lui e provare tenerezza
nei suoi confronti. Ecco, forse non sono proprio riuscita a comprendere pienamente il suo
personaggio e il suo profondo dolore interiore. Infatti se da un lato seguivo con attesa il proseguire
della (non)relazione con Teresa, dall’altro nei punti in cui Ortis confidava a Lorenzo le
preoccupazioni politiche, legate anche all’esilio, i miei pensieri vagavano altrove. È molto difficile
capire le dinamiche, specie se non si vive in quel specifico contesto socio-culturale! Inoltre
essendo una raccolta di lettere, la narrazione comincia “in media res”, per cui si è subito catapultati
nel mondo di Ortis, dei Colli Eugenei, delle guerre politiche, senza ben sapere prettamente qual è il
ruolo di ogni personaggio. Non mancano però note a favore, ad esempio ho trovato molto
stimolante e interessante il continuo inserimento di citazioni di poeti antichi, ma anche di alcuni
contemporanei a Foscolo. Infatti avendoli già studiati, sono riuscita a creare dei collegamenti e
anche capirli meglio. Il dialogo con Parini ci fa capire molto di più la personalità dell’illuminista
milanese rispetto ad aver letto e studiato i suoi testi in classe. Inoltre troviamo concezioni tipiche
dell’epoca, già espresse da altri autori studiati, ad esempio la visione negativa ed egoistica degli
uomini del filosofo inglese Hobbes. È possibile trovare anche il filone del romanticismo, in cui
l’uomo ha un rapporto profondo con la natura, che è lo specchio dei suoi sentimenti. Jacopo Ortis
è una persona solitaria, chiusa in sé stessa, che non salverebbe nessuno, tranne la sua amata
Teresa, lodata come la donna-angelo dello Stilnovo. Anche la stessa amicizia con Lorenzo,
sembra un rapporto sbilanciato, in un’unica direzione, dove l’unico a trarne beneficio è Ortis. Forse
è anche per questo che è difficile entrare in empatia con un personaggio di questo tipo, sempre
tormentato dai suoi pensieri e mai sereno, che cerca, quasi in modo parassitario, di liberarsene
con Lorenzo. Alla fine però seppure la fine sia tragica e molto cruda, possiamo affermare che ci sia
una chiusura coerente con le idee che Jacopo ha sempre coltivato, il pensiero della morte non lo
ha mai abbandonato: ora Ortis ha trovato la pace e si è suicidato in nome dei suoi ideali, per non
essere più schiavo della sua indole tormentata.

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