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AUTORE: Jonathan Safran Foer

TITOLO: Molto forte, incredibilmente vicino.

GENERE: romanzo.

CASA EDITRICE: Ugo Guanda.

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2005, prima edizione.

NARRATORE: interno, Thomas Schell, Nonna, Nonno, Mamma, Mr. Black,

Stephen Hawking.

STILE: il linguaggio è molto comprensibile e scorrevole.

SPAZIO: le vicende si svolgono a New Jork dal 2001 al 2003 e a Dresda dal 1940 al

1945.

Riassunto
Oskar è un bambino di nove anni, geniale, sensibile e complicato. Nel settembre del

2001 ha dovuto fare i conti con la morte del padre, inghiottito dal crollo del World

Trade Center e ora è alla ricerca di un modo per sopravvivere a questa perdita, al

senso di incompiuto sente dentro di sé e che lo fa fluttuare in maniera pericolosa tra

l’autolesionismo e la capacità certosina di inventare mondi e cose che possano in

qualche modo attenuare il suo stato di tensione. Intersecata alla storia di Oskar c’è

quella di sua madre, che prova a tenere in piedi i cocci della sua famiglia e della sua

vita, ma soprattutto dei due nonni paterni, anche loro vittime di un atto violento, il

bombardamento di Dresda, che li ha sì restituiti vivi, ma ha segnato in maniera

lacerante il loro futuro. Parte centrale del libro è il ritrovamento da parte di Oskar di

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una chiave misteriosa appartenuta a suo padre. E la ricerca ricerca della serratura

corrispondente significherà per lui trovare una sorta di salvezza interiore. 

Il tema principale affrontato da Safran Foer, dunque, sono le conseguenze che le

guerre, tutte le guerre, hanno sugli esseri umani. Conseguenze spesso invisibili ma

che sono in grado di stravolgere tutto, anche e soprattutto l’amore. Oskar non sa fare i

conti con la morte improvvisa del padre, si sente colpevole perché non ha avuto il

coraggio di rispondere all’ultima telefonata che Thomas Schell gli ha fatto,

probabilmente rintanato sotto una scrivania poco prima che la Torre Nord crollasse.

Affida così alla ricerca di una serratura la sua salvezza come bimbo e come figlio,

cercando nel suo cammino per le strade di New York di dare un senso alla morte, a

ciò che non c’è più e a quello che resta, come ad esempio sua madre (a tratti

invisibile eppure così splendidamente presente). Alla fine ce la farà, ma come ci

riesce è qualcosa che dovrete leggere, perché davvero le ultime pagine di questo libro

sono roba che bisognerebbe tatuarsi addosso per quanto belle e geniali.

Altro nucleo fortissimo dell’opera (io divido per comodità, ma in realtà è tutto

perfettamente legato) sono le vicissitudini dei suoi due nonni, entrambi vittime della

seconda guerra mondiale, per la precisione del bombardamento di Dresda che spazzò

via tutta la famiglia di lei, compresa Anna, sua sorella maggiore nonché primo (e per

certi versi unico) amore di lui. La loro relazione è basata su delle forme

comunicative di compromesso, perché entrambi, dopo quei fatti, sono rimasti con la

vita (e la capacità di affrontarla) spezzata a metà. La loro relazione (si incontreranno

per caso tempo dopo a New York) è frutto di questo, lei con “gli occhi guasti” per

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non affrontare la vita, e lui, per lo stesso motivo, ha rinunciato alla parola e usa

taccuini per comunicare. Lui, che si è tatuato un sì e un no sul palmo delle mani

(perché così è più facile esprimere due concetti così imponenti) è fuggito non appena

ha saputo che la moglie era incinta (del papà di Oskar), per poi tornare esattamente

nel periodo degli attacchi alle Torri e riprendere col nipote un filo che (forse) salverà

entrambi. Il racconto di questo rapporto è, a mio parere, il tema più bello, devastante,

coinvolgente del libro. Poche immagini, letterariamente parlando, mi hanno turbato

così tanto come quelle con protagonisti questi due personaggi. Più di tutte però è la

scena in cui lei scrive la sua vita, tutta la sua vita fino a quel giorno, utilizzando una

macchina da scrivere priva di nastro di inchiostro. Una scena meravigliosa nella sua

dolorosità, ma soprattutto letterariamente di valenza infinita, perché in poche pagine

Safran Foer è riuscito a condensare il senso del loro rapporto ma in un certo modo

anche il senso delle relazioni in generale, unendo con un filo rosso le macerie di

Dresda a tutte quelle forze sotterranee che spesso (molto, ma molto spesso)

governano in silenzio il rapporto di coppia.

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CONSIDERAZIONI PERSONALI

È un romanzo intenso e stratificato “Molto forte, incredibilmente vicino”, un

romanzo che divide e che fatica ad arrivare subito a causa di una narrazione molto

confusionaria (soprattutto nella prima parte) che alterna passato e presente senza

presentare i personaggi, se non il piccolo Oskar. Ci sono passaggi davvero duri,

passaggi che invitano a riflettere sul proprio vivere, sul nostro io, sui nostri sensi di

colpa, su quel che ci circonda, sull’umanità e molto altro ancora. Insomma,

veramente: questo è un libro che va letto, anche se Safran Foer è alla moda e dai suoi

libri viene facile sfornare film, superate le difficoltà iniziali (che poi magari erano

solo mie) e tuffatevici. Verrete ripagati più di quanto potete immaginare.

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