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L’altare di Pergamo

Titolo Altare di Pergamo


dell’opera
Autore Firomaco, un famoso scultore, sotto commissione di Eumene II
dell’opera
Datazione Fu costruito tra il 190 e il 160 a.c.
dell’opera
Tecnica e L’opera è stata costruita con marmo asiatico e pietre calcaree.
materiale
utilizzati
Misure Ha un fondamento di misure 36x34 metri e raggiunge i 25 metri di altezza.
Ubicazione Ritrovata nell’acropoli di Pergamo, si trova ora a Berlino, nel Pergamonmuseum

L’altare di Pergamo
Stile L’ellenismo è il periodo compreso tra la morte di Alessandro Magno (323 a.C) e
la conquista romana dell’Egitto (31 a.C).
L’evento cruciale fu la crisi della polis: i cittadini, stanchi delle interminabili
guerre tra le città, erano convinti che la pace si potesse ottenere solo con
l’intervento di un principe straniero. Intervenne Filippo II di Macedonia: a causa
delle imprese del figlio Alessandro Magno, cessarono tutte le libertà delle poleis
greche, ma grazie ai suoi successi la Grecia vinse contro il popolo persiano.

I regni ellenistici favorirono la nascita di una architettura principesca, mentre le


classi privilegiate delle corti ellenistiche e la nuova borghesia mercantile delle
città, che mantennero le vecchie istituzioni, diedero vita ad una nuova
architettura privata.
L'architettura ellenistica si differenzia da quella classica grazie a uno spiccato
carattere versatile e flessibile: gli elementi degli stili architettonici perdono la
loro funzione strutturale e si sviluppano attraverso un senso più pittorico e
decorativo. Nasce l'altare monumentale: l’altare di pergamo ne è un esempio.
Durante gli anni del periodo ellenistico la scultura diventa più naturalistica,
abbandonando gli ideali di bellezza e perfezione fisica caratteristici del periodo
classico. La gente comune, donne, bambini, animali e scene domestiche,
accanto a soggetti esotici (persone di colore, pigmei, esseri fantastici) divennero
soggetti comuni. Nel periodo ellenistico iniziarono a praticare i ritratti che, fino
ad allora, non venivano usati a causa della destinazione pubblica delle immagini
e del divieto di collocare immagini private all'esterno.
Breve storia Quest’opera, un’altare ritrovato nell’acropoli di Pergamo dedicato a Zeus Sotèr
dell’opera (salvatore) e ad Atena Nikèphoros (portatrice di vittoria), fu fatta erigere dal re
di Pergamo, Eumene II, probabilmente tra il 197 e il 150 a.c. in onore della
vittoria sui Galati. Parte di quest’opera è conservata a Berlino, nel
Pergamonmuseum.
Descrizione È una struttura di grandi dimensioni che si appoggia su un basamento formato
dell’opera da cinque gradini sui quali si eleva uno zoccolo in marmo. È circondato su tre
lati da un portico con colonne ioniche che si prolunga in avanti con due ali a
fiancheggiare la scalinata di accesso. l’altare era decorato con due fregi; il primo
correva lungo lo zoccolo e rappresentava lo scontro fra gli dèi e i Giganti
(gigantomachia), il secondo (di dimensioni minori) era stato realizzato sulle
pereti interne del portico e rappresentava le imprese di Telefo (Telefeia), figlio
di Eracle e progenitore della stirpe degli Attalidi, signori di Pergamo.
Struttura L’altare di Pergamo con i suoi 25 metri di altezza, si presenta con una struttura
compositiva molto originale: la pianta
dell’altare ha infatti una forma quadrangolare, con la facciata mossa da una
scalinata centrale, larga quasi venti
metri, e da due avancorpi, creanti una sorta di forma a "U".
Una composizione monumentale completamente innovativa per dimensioni e
programma decorativo, che
prendeva spunto dal modello ionico tradizionale dell’altare su ampia base a
gradini.

L’altare di Pergamo
L’approccio
Gli antichi spettatori si sarebbero prima avvicinati all'Altare dal suo retro,
dove i principali protagonisti del
gigantomachia - il dio Zeus e la dea Atena assistiti da Eracle - sconfiggono i
loro antagonisti giganti. Da questo
punto di vista, le figure nel rilievo appaiono inaccessibili mentre si sovrastano
sopra: i loro corpi spesso si
attorcigliano in posizioni quasi impossibili nel bel mezzo della battaglia. Mentre
la piattaforma a gradini ha
permesso di accedere al fregio da vicino, questo avrebbe messo gli spettatori
solo in scomoda vicinanza alla
schermaglia immortale.
Atena contro Alcioneo

La dea Atena afferra il gigante Alcioneo con i suoi capelli ondulati, mentre il
braccio destro di Alcioneo afferra
invano l’avambraccio di Atena.
Alcioneo si inginocchia sulla gamba destra, mentre la gamba sinistra si estende
verso l’esterno, attraversando la
forma striata di Atena.
È incorniciato dalle braccia interconnesse del gigante e della dea, nonché dalle
ali del gigante, che riempiono la
parte superiore del pannello in basso rilievo.
Ge, la dea della terra è l’unica figura ad essere identificata con un’iscrizione sul
fregio stesso (piuttosto che sopra
o sotto, come con gli altri dei e giganti) sottolineando il suo ruolo di
intermediario.

L’altare di Pergamo
Zeus contro Porfirione

I giganti del pannello Zeus sono resi da tre prospettive distinte.


Uno, direttamente a sinistra di Zeus, si inginocchia sulla gamba sinistra, il suo
corpo non così esteso come l'avversario di Atena.
Un secondo, più lontano da Zeus, si gira verso il dio con la faccia di profilo.
Il terzo, a destra di Zeus, è stato trafitto dall'arma di Zeus, il fulmine, e si trova
in vista di profilo, ferito a terra.
Il ruolo essenziale di Eracle nella gigantomachia è stato opportunamente
enfatizzato attraverso la sua vicinanza a Zeus.

Valore I personaggi rappresentati nel fregio di Pergamo mettono in evidenza il


espressivo ed coraggio: si staccano dallo sfondo e si porgono dinamicamente, sono eroici e
estetico scattanti, i loro vestiti morbidi e mossi, che ricordano l’arte classica. Essendo un
dell’opera secolo di decadenza, il linguaggio è retorico in quanto vuole commuovere e
impressionare, per agire sui sentimenti dello spettatore piuttosto che sulla sua
ragione. Nella rappresentazione si rompe l’equilibrio tra la natura bestiale e la
ragione: i giganti sono rappresentati con caratteristiche animali e partecipano al
fianco dei loro divini padroni, gli dei non sono più divinamente superiori, ma
combattono violentemente e con accanimento: le dee si spingono, si colpiscono,
provocando espressioni di dolore sui volti dei personaggi. Atena strattona
Alcioneo e lo afferra per i capelli, senza alcuna grazia. La lotta diventa una rissa
e il valore è diventato violenza. La scultura evidenzia il valore dei vinti e dei
vincitori.
Lavoro svolto da Gaia Ferraioli, Ginevra Corti e Martin Rizza

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