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Si è incominciato a studiare il diritto alimentare circa 25 anni fa.

Questo è una materia emerse


all'interno dell'unione europea che emanato significative regole comuni necessaria per
fronteggiare le emergenze alimentari. L'alimentazione è una giovane materia di studio dove ci
sono pochissimi elementi sistemici poiché si tratta di tanti pezzi giuridici a carattere eterogeneo
che vengono presi da ambiti diversi.

Se cercato sempre di evitare le carenze di cibo, questo fenomeno chiamato food select cercava di
assicurare il minimo alimentare allevare popolazioni. Per esempio, se andiamo in Congo questa
esigenza non è così proprio scontata e quando si parla di alimentazione si fa spesso riferimento
anche ad una questione sanitaria anche se molte volte bisogna fare riferimento al problema legato
alla produzione. A metà del 1800 gran parte della popolazione irlandese fu costretta a migrare
negli Stati Uniti a causa di una malattia delle patate, infatti bastarono 2,3 cattivi raccolti per dare
vita a una delle più grandi tragedie umanitarie.

L'alimento è un qualcosa di strettamente legato alla geologia, infatti, bastano situazioni


imprevedibili legate alla coltivazione per provocare crisi alimentari. Una forma di gestione è stato il
protezionismo attraverso il quale gli Stati decidevano di chiudere per quanto riguardava il
commercio degli alimenti e di concentrarsi sulla produzione locale estraniandosi dal commercio
internazionale. In alcune occasioni è stata una politica giusta in altri invece comportò che la
responsabilità sia ricaduta sul consumatore poiché i costi sono più alti e soprattutto perché si sono
create delle vere e proprie barriere tra gli stati.

L'altro problema degli alimenti è il fatto che l'alimentazione sia legata a delle rigidità soprattutto al
fatto che la domanda e l'offerta degli alimenti non sono legate al reddito ma neanche al prezzo.
Questo è un settore specifico caratterizzato da una specificità non solo economica ma anche
giuridica, che è a causa delle enormi problematiche, è stata spostata nelle mani dell'unione
europea la quale ha contribuito così tanto da arrivare a produrre un surplus ovvero un'eccedenza
del prodotto. Anche lo strumento legislativo qualcosa di delicato poiché dietro l'angolo c'è sempre
la cosiddetta eterogenesi dei fini cioè il fatto che la norma va a conseguire il risultato opposto
rispetto a quello previsto e anche perché le tante variabili rendono lo strumento legislativo come
un qualcosa di difficile da gestire. Non aiutano soprattutto i produttori di regole alternative come
comitati scientifici o multinazionali.

LE MULTINAZIONALI

Le stesse multinazionali producono regole anzi molte non hanno luoghi di produzione propria ma
creano soltanto forme di acquisto attraverso contratti che impongono le regole, nello specifico
regole consensuali che devono trovare il consenso dell'altra o delle altre parti. La filiera è
particolarmente sviluppata nel settore degli alimenti ed è un luogo dove chi ha il potere di dettare
le regole ha molto più potere contrattuale. Uno dei motivi è che nel settore alimentare c'è bisogno
di standardizzare, trovare cioè degli standard poiché è un settore che vive di produzioni di massa.
Ovviamente la standardizzazione impone delle regole in merito, per esempio, le sostanze da
utilizzare o no; quindi, i prodotti di certe ditte saranno sempre uguali eliminando quindi il legame
con la biologia che dovrebbe far presentare una molteplicità di sapori. Le regole private sono
prodotte dalle grandi multinazionali o da entità come le grandi associazioni. La stessa agricoltura
biologica nasce con regole private che sono poi diventate di diritto pubblico. Infatti, all'inizio erano
associazioni che imponevano la qualità dei prodotti successivamente è arrivata una mega
Federazione internazionale (ICUAM) che produceva regole del biologico. Chi comprava si affidava
alle regole di diritto privato e il produttore che si comportava diversamente veniva espulso
dall'associazione. Un importante problema era quello delle multinazionali che operavano nel
trading ma che non erano quotate in borsa, così facendo non si sottoponevano ai controlli. Basta
fare qualche ricerca su Internet per accorgersi che l'ambiente privatistico non ha voglia di rilasciare
dati infatti c'è chi chiede e richiede tante informazioni e chi invece rimane in un silenzio tombale.
L'esempio per eccellenza sono state le sigarette dove inizialmente non c'era una base giuridica o
scientifica per definire la nocività, tuttavia, però solo dopo è emerso che erano stati fatti degli
studi sul fatto che le sigarette facessero male ma che non erano mai stati esposti poiché nessuno li
aveva richiesti. L'unione europea ha dovuto creare l’ESA (agenzia europea per la sicurezza
alimentare) che risponde soltanto agli scienziati. Quindi la regola pubblica tocca solo una parte
della materia che sarà comunque a volta in un grande spazio di inconoscibilità poiché la prima
regola che viene tutelata e quella del segreto come, per esempio, la ricetta della Coca Cola.

IL DIRITTO PUBLICO SUGLI ALIMENTI

L'evoluzione della norma di diritto pubblico è stata determinata dalla comunità economica
europea, infatti, questa aveva la questione della food safety, la cui base è la food security ma
quando quest'ultima nacque non aveva la food safety ossia la sicurezza del consumatore. l'unione
europea è un'area gigantesca di libero mercato, è vero che con l'euro si è introdotto un potente
strumento economico ma la vera creazione è stata quella di un libero mercato. Anche nel settore
alimentare c'è bisogno di tutelare libertà di circolazione virgola di persone, merci, capitali, servizi e
beni E per questo la CEE e ha prodotto regole di diritto pubblico per la tutela della concorrenza. È
stato più regolamentare una questione di concorrenza tra ordinamenti giuridici piuttosto che tra
società private cioè queste grandi società dovendo investire in Europa non dovevano trovare delle
situazioni giuridiche particolarmente privilegiate in un paese rispetto agli altri. Oltre alle regole di
concorrenza si è legato al diritto alimentare il diritto dei consumatori andando quindi a identificare
due punti focali: uno al consumatore, cioè il diritto al consumo e l'altro alla salute, principio
costituzionalmente garantito

Negli Stati Uniti c'è stata la standardizzazione cioè il processo di creazione di un blocco di imprese
alimentari molto forte e molto legato ai grandi mercati. Anche lì hanno dovuto affrontare la
questione delle regole giuridiche sugli alimenti che vennero resi uniformi dal governo federale, per
esempio il problema della OGM nato non come una questione legislativa ma come una questione
giurisprudenziale che atteneva il problema di brevetti. Da noi poi le tradizioni culturali hanno
avuto una loro importanza, Gli Stati del Nord Europa avevano una maggiore sensibilità la
questione della qualità alimentare intesa come qualità legata alla salute mentre i paesi del Sud
Europa hanno avuto una tradizione legata alla qualità alimentare ma anche per esempio alle
qualità organolettiche. Si vuole arrivare al punto che gli alimenti non sono solo legate alla
questione della concorrenza ma devono essere anche legate a questioni antropologicamente
ancora più profonde e a elementi di storia culturale. In questo senso però sta intervenendo la
struttura privata, cioè ciò che il diritto pubblico non riesce a fare virgola che avrà pure i suoi
problemi e le sue debolezze ma cerca di creare un complesso in cui il diritto alimentare vuole
passare da essere diritto dell'economia a diventare il diritto della salute senza che uno esclude
l'altro.

L'Italia ha avuto un'idea di qualità alimentare più legata Lady organolettica del buono mentre il
Nord Europa ha avuto un'idea più legata alla tutela della salute. Questo è dovuto anche al fatto
che i cibi del Nord Europa hanno avuto uno sviluppo storico diverso perché l'industrializzazione è
arrivata prima infatti le DOP italiane sono maggiore delle DOP svedesi. Nel Nord Europa c'è
sempre stata l'applicazione delle norme sanitarie però il paradosso è che negli ultimi anni gravi
problemi sanitari sono nati proprio lì. L'unione europea ha gestito la situazione alimentare
guardando indietro e guardando avanti, nel primo caso perché l'unione ha dovuto affrontare una
omogeneizzazione delle normative sanitarie classiche in cui gli Stati nordici dell'unione europea
avevano molto da insegnare, un esempio è la HACCP che è un modello classico di intervento
sanitario per i problemi di igiene degli alimenti ed è il punto più alto di applicazione delle regole
classiche di igiene perché si basa su una autoregolamentazione.

DIRITTO ALIMENTARE TRA ECONOMIA E CULTURA

Il diritto alimentare è diventata importante nell'ordinamento comunitario perché è stato lo stesso


ordinamento giuridico comunitario a creare la situazione per cui le prime reazioni non sono state
nei confronti di elementi esterni all'ordinamento ma bensì interni a questo. l'unione europea ha
voluto creare un enorme mercato libero ma il problema è che la creazione di un libero mercato
per gli alimenti è in rotta di collisione con le tradizioni storiche e quindi il problema fu come far
coincidere l'idea che questi beni potessero circolare liberamente mantenendo vive queste
tradizioni. Infatti, gli alimenti possono essere standardizzati ma restano comunque legati alla
tradizione del posto da cui provengono. Questo scontro tra un dato economico un fatto culturale
prima o poi doveva provocare un problema all'interno dell'unione e in fondo il primo grande
problema di diritto sono state proprio le denominazioni. un esempio è stata la situazione in cui
c'era un prodotto francese che non poteva essere importato in Germania perché contrastava con
le regole tedesche interne sulla denominazione, il problema è che creare delle denominazioni
proprie fatte fotografando i prodotti significava creare una barriera. Tuttavia, i francesi ritenevano
di non dover attenersi alle direttive tedesche su come fare il liquore in questione. Alla fine degli
anni 70 il caso andò alla Corte di giustizia che fa nascere un principio detto di mutuo
riconoscimento cioè che il paese esportatore se rispetta le regole dello Stato da cui viene il
prodotto può far circolare tranquillamente il bene e il paese importatore non può porre ostacoli
contro la libera circolazione del bene.

RAFFORZAMENTO LIBERTA’ CONSUMATORE – LE ETICHETTE

In Italia abbiamo avuto una sentenza della Corte costituzionale che ha affermato l'equiparazione
anche dei nostri prodotti poiché si basava sul fatto che se una legislazione nazionale avesse
preveduto una determinata situazione si sarebbe dovuto importare quel prodotto perché seguiva
il metodo dello Stato di produzione. La Corte ha risolto questa discriminazione al contrario, invece
di essere discriminato chi veniva dall'estero era discriminato il locale e allora la Corte ha deciso che
se il locale decide di seguire anche altre tecniche questo non significa che a minore difficoltà nella
produzione. Una questione all'unione europea non ha mai affrontato è quella, per esempio,
affrontata con un riconoscimento normativo delle varie regole di produzione ma che avrebbero
imposto un qualcosa al consumatore. se deciso di lasciare libero il consumatore e anche di
rafforzarlo a cominciare dall'etichetta che deve essere lo strumento che permette al consumatore
di avere quante più informazioni possibili. Tuttavia, non tutti i paesi sono favorevole a queste
etichette come gli Stati Uniti per quanto riguarda lo OGM perché secondo questi se non viene
dimostrato che gli organismi geneticamente modificati fanno male non deve esserci l'obbligo di
informare il consumatore che questi sono presenti. Ciò non avviene nei paesi europei dove per le
OGM abbiamo messo l'obbligo nelle etichette di informare se i prodotti li contengono.
LE DENOMINAZIONI

Si pensò di arrivare alle denominazioni europee basate però sulla situazione storica legata al
prodotto, lasciando al territorio e quindi al mercato la possibilità di scegliere. Il legame con la
territorialità deve essere inteso anche storicamente; infatti, si è preso spunto dall’esperienza
italiana dei vini e di altri prodotti che in Italia sono denominati DOC (Denominazione d’Origine
Controllata). L’UE ha esteso questo modello alle altre nazioni e cioè qualunque prodotto
alimentare può avere una denominazione legata al territorio purché si dimostri che il prodotto
abbia una relazione storica con quel territorio.

DOP (denominazione di origine protetta) e IGP (indicazione geografica protetta) sono


denominazioni e non marchi, cioè non diventano parte del patrimonio di beni dell’impresa ma
rimangono beni comuni regolati dall’unione. La DOP è data quando si dimostra che le varie fasi di
lavorazione e i prodotti necessari per arrivare al prodotto finale provengono tutti dallo stesso
territorio. L’IGP si da quando un prodotto lega la propria reputazione ad un territorio anche se non
tutte le fasi di lavorazione e non tutti i prodotti provengono dallo stesso territorio. È qualcosa che
nasce dai produttori locali che devono farsi dichiarare che il prodotto sia considerato tipico ai fini
delle regole sanitarie che spesso non combaciano tra Unione e Stato. Infatti, l’Unione ha
rimandato a controlli esterni, molto onerosi, dove l’arbitro è il consumatore che se acquista un
prodotto DOP sa che va incontro ad un buon acquisto mentre se ne acquista uno sconosciuto ciò
non è garantito. Il problema è che viene lasciata la decisone al consumatore che molte volte fa una
scelta prettamente economica. Ora c’è un fortissimo ritorno all’uso degli alimenti come tutela
della salute, infatti, si sta sviluppando la nutraceutica cioè la combinazione tra nutrizione e
farmacia.

LE CRISI SANITARIE

Dopo l’affermarsi della libera circolazione dei beni dell’UE si cominciarono a creare una
molteplicità di norme. Ad un certo punto si ebbero le grandi crisi sanitarie che derivavano dal
contesto e non dall’effettiva mancanza di medicine e di cure. Con il miglioramento del contesto in
generale è migliorato anche il contesto relativo alla conservazione degli alimenti che non vengono
più lasciati in ambienti poco igienici. Le regole di igiene sono state create in concomitanza della
nascita di città industriali (luoghi affollati) a cui si imponevano certe regole di conservazione degli
alimenti. Inizialmente queste regole erano lasciate all’autonomia degli stati ciò che non venne
considerato fu il fatto che alcune problematiche sarebbero derivate non dalla conservazione ma
dalla produzione degli alimenti, come il caso della mucca pazza. La causa di questa epidemia
proveniva dalla modalità di allevamento delle mucche e non perché gli animali erano in condizioni
poco igieniche. Il caso portò ad uno scontro culturale tra libera circolazione dei prodotti e
rivendicazione degli stati per i limiti di circolazione. L’Unione europea attraverso la corte di
giustizia intervenne affermando la necessità di un organo terzo diverso dallo stato, perché gli
organi sanitari dello stato stesso potrebbero non agire in base a cognizioni scientifiche ma
attraverso politiche di altro tipo. Quest’organo avrebbe dovuto essere come l’unione o l’OMS. L’UE
capisce che bisogna creare delle regole igienico-sanitarie comuni ed escogita un meccanismo di
stampo americano per controllare l’igienicità, ovvero HCCP, una forma di analisi del rischio. È
l’operatore stesso che sapendo quali problemi già ci sono determina i possibili rischi. Ciò ha
permesso di adattare le norme anche ai vari tipi di locali arrivando per esempio a definire l’acciaio
INOX come materiale igienico perché non permette il passaggio dei batteri.
ART 178/2002 – GENERAL FOOD LAW

Dopo la crisi della mucca pazza arrivano altri problemi come quello della tracciabilità o
rintracciabilità, questo non solo per il consumatore ma anche per regole generali di correttezza di
mercato come è successo ad esempio con la crisi della SARS dove per mesi non si è mangiato
pollame per poi scoprire che nessun pollame europeo era stato contaminato. Quindi l'UE per
risolvere il problema si pone come ente erogatore nello stesso tempo individua i nuovi punti del
diritto alimentare: creare un'autorità terza, individuare le forme corrette di risposta alle crisi
sanitarie, a trovare le tecniche di analisi del rischio.

Si arriva così al regolamento 178 del 2002 che è una specie di assemblaggio delle varie norme che
si erano create fino a quel momento. L’UE crea un nuovo sistema incentrato su un punto
fondamentale ovvero le problematiche degli alimenti come questioni scientifiche che devono
essere sempre finalizzate alla tutela della salute. Questo quadro generale del regolamento viene
così a coincidere con la crisi della comitologia infatti, per lungo tempo, l’UE aveva poggiato le
proprie politiche alimentari sulle decisioni dei comitati, poiché non avendo un proprio apparato
scientifico non poteva far altro che basarsi sui risultati delle singole organizzazioni nazionali
preposte a rischio. Questo però aveva determinato un problema di disparità tra gli Stati perché
quelli più organizzati o più importanti facevano passare le proprie visioni. Tuttavia, la comitologia
incomincia a bloccarsi nel caso di crisi come, ad esempio, quello della mucca pazza dove non si
prendono decisioni poiché ciascuno difende la propria posizione. Si viene così a creare
giuridicamente un quadro generale di diritto alimentare che viene chiamato General food Law
ovvero il regolamento 178 del 2002. Questo quadro non contiene proprio tutto ma fornirà il
quadro dei principi generali come la definizione unica di alimento che non apparterrà lo stato ma
all'unione europea. Nell'articolo 2 vedremo delle norme specifiche come eccezioni di natura
derogatoria cioè non applicabili in determinate situazioni come, per esempio, la qualifica per
definire un alimento e la sua ingeribilità.

L'altra questione che bisognava risolvere era la contraddizione tra le regole di tutela da parte degli
Stati per i propri consumatori e la libera circolazione dei prodotti e per farlo si individua il principio
di precauzione. Questo è un principio che interviene quando non c'è un problema una vera
emergenza poiché vengono prese delle misure di precauzione, ciò serve ad impedire la libera
circolazione di un alimento anche prima che ci sia la prova scientifica di un danno per la salute.
Questo principio è stato applicato a lungo per gli OGM dopodiché è venuto meno perché la
questione riguardo questi alimenti aveva grossissime venature politiche più che scientifiche;
quindi, si è deciso di trovare soluzioni intermedie tipo quella dell'informazione che prevede che in
Europa sia il prodotto contiene OGM deve subito informare il consumatore. Il regolamento 178
afferma anche la creazione di un'agenzia europea per la sicurezza alimentare quindi questo
nell'idea del legislatore comunitario avrebbe dovuto risolvere la questione della terza età
dell'intervento scientifico nei confronti degli alimenti ed è composta da una rappresentanza
scientifica in quanto tale senza la presenza degli Stati.

il regolamento 178 metti insieme tutto ciò che rafforza la tutela del consumatore ponendo la
salute come bene centrale ciò che però non rientra e la qualità dei prodotti che rimane una
politica completamente differente poiché la qualità in senso organolettico rimane un qualcosa
della quale si devono occupare i produttori stessi.
ALIMENTI: TRA BREVETTI E SEGRETI

Gli oggi m rappresentano una questione politica ma anche giuridica. Politica perché non tutti i
paesi li accettano per esempio Cina e Stati Uniti ci stanno puntando molto mentre per l'Europa
rimane una questione delicata. Giuridica perché gli OGM sono un'invenzione e già da qui sorgono i
primi problemi vuoi che è tutto ciò che non è creazione dell'uomo e viene scoperta è considerato
bene comune e quindi fa parte del patrimonio di tutti, riferendosi quindi al patrimonio genetico di
piante e animali questo è un patrimonio comune cioè impossibile da rendere privato. Nel settore
alimentare la forma che viene utilizzata per evitare l'invenzione è il segreto. Cioè è stato reso
possibile puoi che soprattutto in Italia molte aziende alimentari erano aziende di famiglia quindi in
realtà si trattava di segreti di famiglia tant'è vero che ci sono casi in cui il segreto si è perso nel
passaggio di proprietà. Il reale problema del segreto è il fatto che esso è tutelato di fatto ma non di
diritto. Gli OGM invece sono brevettabili rendendola questione molto delicata. per quanto
riguarda le varietà vegetali c'era una possibilità para brevettuale di tutelarsi questo perché chi fa il
miglioramento spende dei soldi del tempo ed è logico che si cerchi qualche forma di tutela. Queste
forme nascono Negli USA negli anni 20 per le talee poiché queste hanno un patrimonio genetico i
denti qua la pianta madre e quindi chi ci arriva aveva per legge americana un diritto economico
per un certo numero di anni. Il brevetto però rimane un'arma a doppio taglio nel senso che da un
lato ti garantisce il diritto di utilizzo economico che ovviamente un'esclusività ma dall'altro devi
depositare quei dati cioè li devi rendere pubblici. Questi possono essere utilizzati soltanto se c'è
una sostanziale innovazione rispetto a quello che è stato presentato. Sin dal primo OGM inventato
si punta ad ottenere il brevetto poiché si parlava di qualcosa di veramente nuovo. Il primo fu
unicellulare e serviva ripulire le cisterne delle petroliere, tuttavia, venne considerato come un
organismo vivente e quindi non legato alla fisica ma alla biologia e quindi non brevettabile. Dopo i
numerosi ricorsi si espresse La Corte Suprema creando delle divisioni. anche per le gemme si crea
una lotta di potere poiché da un lato alcuni giudici sostenevano che erano una creazione umana e
quindi brevettabili, mentre altri sostenevano una posizione sempre di libero mercato ma con una
diversa accezione. All'interno della Corte Suprema da una parte c'erano coloro che sostenevano la
necessità di difendere il principio Jeffersoniano secondo cui tutto ciò che ha creazione dell'uomo
può essere brevettato, l'altra parte sostenuta da Walter Brennan riteneva chiocciola andò a
secondo la normativa antitrust che imponeva alle grandi corporazioni di non avere posizioni
dominanti in un particolare settore economico e quindi se si fosse data la legittimazione a
brevettare si dava una posizione dominante per molti anni. Passò il principio che qualunque
organismo vivente fosse da considerare come invenzione e potesse quindi essere brevettato.

L'unione europea era sensibile alla questione poiché una volta ha cominciato a brevettare questi
organismi si doveva decidere quali potessero circolare o meno all'interno dell'unione e per fare ciò
venne creata la ESA cioè un valutatore scientifico, non coinvolto, che avrebbe preso delle decisioni
a riguardo. Questa ha stabilito il principio del caso per caso cioè non c'è un principio generale sulla
circolazione ma si deve valutare la singola situazione. Poi l’UE ha imposto un'informazione
obbligatoria al consumatore in etichetta. Dove invece si è lasciata decisione agli Stati e la
coltivazione dove si è affermato il principio generale della coesistenza cioè il fatto che gli OGM
devono coesistere con l'agricoltura tradizionale, il problema è che in Europa c'è vicinanza tra le
coltivazioni e quindi si sarebbero potuti incrociare anche con altri organismi, tuttavia, finora solo la
Spagna effettivamente ha dato il via libera alla coltivazione dell'OGM Europa.
NUOVE TECNOLOGIE

La questione degli OGM apre spazio al problema della valutazione delle nuove tecnologie questo
perché i cibi industriali hanno cambiato la mappa dei problemi sanitari. Ci si è cercato di tutelare
con la World Organization che è un'organizzazione di tipo economico e l'organizzazione mondiale
della sanità che ha più un interesse immediato nelle questioni dove il rapporto causa effetto è
facile, tuttavia, però il problema dei cibi industriali è che essi hanno patologie da accumulo quindi
da uso prolungato e continuato nel tempo. Proprio per questo rimangono delle scelte volontarie
nel senso che è il consumatore a dover decidere attraverso la possibilità in etichetta di conoscere
questo accenno dell'alimento come quanto alimentarsi. Questa è una situazione diversa rispetto a
quelle delle sigarette poiché ai tempi erano già stati fatti degli studi sulla pericolosità di questi
ultimi cosa che invece non si è avuta per l'alimento industriali.

DALL’HACCP ALL’ISO

Negli ultimi anni si stanno sempre più applicando le norme ISO cioè norme nate nel mondo della
volontà delle imprese che prevedono una sanzione contrattuale contro la società che assicura il
rispetto di tali norme e poi non le rispetta. Sono norme di carattere privatistico cioè norme di
esperti che lavorano sulla base di nuove regole deontologiche, è in un certo senso ciò che all'inizio
era avvenuto con la HCCP.

IGIENE VS TRADIZONE. I CONTROLLI

Il regolamento 178 del 2002 rappresenta un punto essenziale perché è una delle questioni
sollevate dai prodotti di qualità e il fatto che per essere DOP e IGP bisogna essere riconosciuti
come prodotti tradizionali. Il problema è che le norme igieniche riscontrano qualche difficoltà
perché alcune tecniche tradizionali non sono compatibili con gli standard della sicurezza e della
salute della comunità europea. Vi è uno scontro tra le nazioni più portate a prodotti tradizionali e
quelle più per il fronte igienistico. L'Italia ha creato un elenco di prodotti tradizionali riconosciuti
dal ministero dell'agricoltura che però deve essere riconosciuto anche dal ministero della salute
che è sempre stato più prudente pe le organizzazioni dei produttori sono anche delle forme di
controllo igienico e qualitativo a livello alimentare esse sono strumenti del diritto privator questo
l'Italia lascio spesso la via dei controlli e le filiere interne delle grandi società ma si sta creando
anche una via intermedia chiamate neo-istituzionali. Nel mondo dell'agricoltura queste forme
intermedie erano molto presenti, ad esempio, nel settore dei vini come i famosi consorzi di tutela.
Queste forme intermedie sono utili a creare livello medio di controlli di quei prodotti che non
hanno il marchio DOP e IGP perché questi marchi non sono facili da ottenere.

LE OP (ORGANIZZAZIONI DEI PRODUTTORI)

le organizzazioni dei produttori sono anche delle forme di controllo igienico e qualitativo a livello
alimentare, esse sono strumenti del diritto privato e non hanno niente a che fare con la pubblica
amministrazione. Avendo la doppia funzione di far ottenere un prezzo maggiore ma allo stesso
tempo di far rispettare le regole le OP nascono come sistemi di concentrazione dell'offerta ma
successivamente diventano strumenti di politica agroalimentare. S fungono da elementi di
controllo dell'applicazione delle norme di diritto pubblico in più hanno anche la possibilità di
imporre regole più stringenti che vengono accettate qualora un agricoltore decidesse di far parte
di una OP.

I DISTRETTI AGRO-ALIMENTARI

I distretti agroalimentari sono degli strumenti previsti nel decreto legislativo 228 e possono essere
distretti rurali e distretti agroalimentari. il problema è sorto in quanto l'applicazione di queste
regole è stata lasciata alle regioni. Gli accordi agroalimentari hanno una dimensione di
cooperazione tra le imprese dello stesso territorio e lo strumento ha come finalità quella di
rafforzare un territorio e i prodotti di quel territorio. Il problema che lasciato normative regionali,
le regioni si basano sulle proprie leggi regionali e si arriva a forme di distretti non basati sulla
classificazione tra distretto rurale e agroalimentare ma abbiamo un unico tipo di distretto poi è
che ogni regione ha deciso come voleva.

Le norme di rete sono una normativa che consente accordi di rete tra le imprese cioè le imprese si
raccordano e ci sono delle forme di incentivo e questo può essere possibile sia per le imprese
agricole e sia per quelli agroalimentari. La finalità principale è quella di individuare un prodotto
alimentare di particolare pregio che poi diventa indirettamente uno strumento di potenziamento
dell'intero territorio.

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