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La parola forense deriva dal latino forensis che significa “dal foro, forense” e si riferisce a qualcosa
di “appartenente a, o utilizzato in un tribunale di diritto”
La Criminologia si differenzia dalle altre scienze criminali poiché si occupa del delitto secondo una
prospettiva multidisciplinare con competenze sociologiche, psicologiche, psichiatriche, mediche,
pedagogiche, statistiche..
La Criminalistica include le tecniche utili al procedimento penale e si avvale delle Scienze Forensi
= la Biologia Forense include discipline, tecniche e metodologie biologiche a supporto delle
investigazioni scientifiche, afferenti alla sfera della medicina legale a scopo discriminativo ed
identificativo
Biologia Forense = test presuntivi con diagnosi generiche e di specie
Genetica Forense = studio dei polimorfismi del DNA umano a scopo discriminativo
La Palinologia Forense è la scienza che studia i pollini permettendo di ricostruire la storia della
vegetazione e lo scenario climatico anche di ere geologiche passate
-il polline è provvisto di uno spesso involucro che presenta caratteristiche morfologiche e strutturali
molto peculiari, che consentono l’attribuzione del polline alla specie vegetale che lo ha prodotto
L’Antropologia Forense studia le ossa umane per determinare il sesso, la razza, l’eta, la statura ed il
peso del soggetto (formazione biologica e medica con conoscenze paleopatologiche)
L’Isopatologia Forense si occupa dello studio dei tessuti e dell’applicazione di colorazioni
istologiche al fine di identificare tipi cellulari o infarcimenti emorragici, stabilendo la vitalità o
meno di una ferita rinvenuta sul cadavere
La Microbiologia Forense si occupa dello studio dei microrganismi implicati nel terrorismo (armi
biologiche e missive anonime) o nell’ambito civilistico (immobili)
La Dattiloscopia è la scienza che studia le impronte digitali, attraverso le creste papillari i residui
possono essere rilasciati su superfici e successivamente venire asportati e confrontati con dei
termini di paragone in grado di creare un’identità
-l’unico strumento che permette di identificare un soggetto al 100%
Il BPA (Bloodstain Pattern Analysis) studia la forma, la dimensione, la distribuzione delle tracce
ematiche permettendo di ricostruire in maniera ipotetica la dinamica dell’evento delittuoso
IL SOPRALLUOGO GIUDIZIARIO: NORMATIVA
Il sopralluogo si intende come quel complesso di attività eseguite sul luogo ove è stato consumato
un reato finalizzato ad osservare, individuare, raccogliere e fissare tutti gli elementi utili alla
ricostruzione dell’evento e all’individuazione del responsabile
= definizione non normativa che si desume da un insieme di norme raccolte nel codice di procedura
penale, in particolare nel Libro V titolo IV dedicato all’attività della polizia giudiziaria e titolo V
dedicato all’attività del pubblico ministero
Il sopralluogo giudiziario è un’attività che si colloca nell’ambito delle indagini preliminari che
danno avvio alla prima fase del procedimento penale
Le indagini preliminari hanno inizio nel momento in cui la notizia di reato (= informazione scritta o
orale di un fatto specifico in cui sono ravvisabili elementi costitutivi di un reato) perviene alla
Polizia Giudiziaria o al Pubblico Ministero e terminano quando quest’ultimo si determina ad
esercitare l’azione penale o ottiene dal Giudice per le Indagini Preliminari l’archiviazione
Conseguentemente i principali protagonisti della fase delle indagini preliminari sono il Pubblico
Ministero e la Polizia Giudiziaria
[art. 326 c.p.p. : «Il Pubblico Ministero e Polizia Giudiziaria svolgono, nell’ambito delle rispettive
attribuzioni, le indagini necessarie per le determinazioni inerenti all’esercizio dell’azione penale»]
Fase preliminare, ricevuta la notifica del reato la Polizia
Giudiziaria ed il Pubblico Ministero iniziano le indagini
L’avvocato difensore (quindi l’indagato) può a sua volta nominare un consulente che prende il
nome di “consulente tecnico di parte”
Il Pubblico Ministero svolge le indagini ed una volta terminate passa il tutto al GIP (giudice per le
indagini preliminari) o GUP (giudice per le udienze preliminari):
1) se non soddisfatto dal lavoro svolto dal Pubblico Ministero il giudice restituisce il fascicolo per
approfondire l’indagine
2) il giudice stesso può voler approfondire determinati aspetti disponendo un’ulteriore accertamento
tecnico, in questo caso si avvale di un proprio consulente tecnico che prende il nome di “perito”
3) il giudice ritiene di avere tutti gli elementi necessari e può archiviare il caso concludendolo in
fase preliminare, o rinviare a giudizio l’indagato che diventa imputato e dovrà subire un processo
Nella fase di rinvio a giudizio tutte le analisi svolte assumono il valore di prove, durante il
dibattimento con un contraddittorio tra le parti l’elemento tecnico diventa prova a tutti gli effetti
La polizia giudiziaria deve anche di propria iniziativa prendere notizia dei reati, impedire che
vengano portati a conseguenze ulteriori, cercare gli autori, compiere gli atti necessari per
assicurarne le fonti di prova e raccogliere quant’altro possa servire per l’applicazione della legge
penale
Una volta ricostruito, sia pure nelle linee essenziali, il fatto penalmente rilevante deve
immediatamente informare l’Ufficio del Pubblico Ministero
Tale articolo si lega all’art. 348 c.p.p. («assicurazione delle fonti di prova»):
1) «anche successivamente alla comunicazione della notizia di reato la PG continua a svolgere le
attività elencate all’art. 55 c.p.p. raccogliendo in specie ogni elemento utile alla ricostruzione del
fatto e alla individuazione del colpevole
2) Al fine indicato al comma 1 procede tra l’altro alla ricerca delle cose pertinenti al reato nonché
alla conservazione di esse e dello stato dei luoghi, alla ricerca delle persone in grado di riferire su
circostanze rilevanti per la ricostruzione dei fatti e al compimento degli atti indicati agli articoli
seguenti»
3) la PG può di propria iniziativa o a seguito di delega del PM avvalersi di persone idonee al
compimento di atti od operazioni che richiedano specifiche competenze tecniche
La Polizia Giudiziaria nello svolgimento dell’attività d’indagine compie attività tipiche ed attività
atipiche
Attività tipiche = identificazione della persona nei cui confronti vengono svolte le indagini,
assunzione di informazioni dell’indagato e di persone informate sui fatti, accertamenti e rilievi
tecnici, perquisizioni e sequestri
Attività atipiche = sono tutte quelle attività che non rientranti in uno schema tipico sono anch’esse
preordinate all’individuazione del reo, alla ricerca della prova e delle cose pertinenti al reato
(ad esempio appostamenti, segnalazioni, notizie e confidenze assunte con criteri e modalità non
riconducibili a schemi descritti normativamente)
Art. 354 c.p.p. = Accertamenti urgenti sul luogo del reato, sulle cose e sulle persone
Trattasi di un complesso di atti tipici e atipici con finalità investigativa e assicurativa compiuti dalla
PG quando il PM non può intervenire tempestivamente e ricorre il pericolo che prima
dell’intervento dello stesso lo stato delle persone, dei luoghi e delle cose pertinenti al reato e le
tracce dello stesso siano soggetti a modificazione
2) Intervento finalizzato ai rilievi sulle cose, sulle tracce e sui luoghi del delitto
«Se vi è pericolo che le cose, le tracce e i luoghi indicati nel comma 1 si alterino o si disperdano o
comunque si modifichino e il PM non può intervenire tempestivamente ovvero non ha ancora
assunto la direzione delle indagini, gli ufficiali di PG compiono i necessari accertamenti e rilievi
sullo stato dei luoghi e delle cose, se del caso sequestrano il corpo del reato o le cose ad esso
pertinente»
Il difensore ha la facoltà di assistere al compimento degli atti di cui all’art. 354 c.p.p. senza il diritto
di essere preventivamente avvisato
La persona sottoposta alle indagini deve essere avvisata di questa facoltà (art. 114 disp. att. c.p.p.)
ma non è prevista la nomina del difensore d’ufficio, in difetto di avvertimento circa tale facoltà si è
in presenza di una nullità sanabile (nullità intermedia ex art. 182 c. 2 c.p.p.)
• La tutela del diritto di difesa è affievolita
In questa fase del procedimento il legislatore ha ritenuto di ampliare i poteri della PG ai fini del
reperimento di quanti più elementi possibili per l’individuazione del responsabile del reato, a
discapito del diritto di difesa [compressione del diritto di difesa che non ha eguali nelle successive
fasi del procedimento, ove l’assistenza del difensore risulta fondamentale]
Nel caso in cui abbia proceduto al sequestro del corpo del reato o di cose ad esso pertinenti la PG
redige regolare verbale che deve essere trasmesso senza ritardo (e comunque non oltre le 48 ore) al
PM del luogo in cui il sequestro è stato eseguito, il PM può convalidare o meno il sequestro con
decreto motivato
In caso di convalida il difensore (o la persona sottoposta ad indagini) può proporre riesame avverso
il provvedimento di convalida
[riesame = mezzo con il quale il difensore (o la persona sottoposta ad indagini) può sottoporre il
provvedimento del PM, parte del procedimento penale, ad un soggetto terzo ed imparziale per
valutarne la correttezza e la fondatezza]
Art. 358 c.p.p. = Attività del PM
«Il PM compie ogni attività necessaria per le determinazioni inerenti all’esercizio dell’azione penale
e svolge altresì accertamenti su fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini»
-nel compimento di tali attività il PM può nominare e avvalersi di consulenti
Irripetibilità giuridica = accertamenti che riguardano persone, cose o luoghi il cui stato è soggetto a
modificazione tali da far perdere loro in tempi brevi ogni valenza probatoria in relazione ai fatti
oggetto d’indagine (esempio autopsia)
Irripetibilità tecnica = accertamenti che determinano modificazione delle cose, dei luoghi o delle
persone tali da rendere l’atto non ripetibile (art. 117 disp. att. c.p.p.)
(esempio accertamento balistico per risalire alla matricola abrasa su arma da fuoco)
Quando gli accertamenti riguardano persone, cose o luoghi il cui stato è soggetto a modificazione il
PM avvisa, senza ritardo, la persona sottoposta alle indagini, la persona offesa dal reato e i difensori
del giorno, dell’ora e del luogo fissati per il conferimento dell’incarico al consulente e della facoltà
di nominare consulenti tecnici
Perché in caso di compimento di accertamenti tecnici non ripetibili sono previste ex lege (all’art.
360 c.p.p.) garanzie difensive non riconosciute in caso di compimento di accertamenti tecnici
ripetibili?
Perché gli esiti degli accertamenti tecnici non ripetibili confluiranno nel fascicolo del dibattimento e
pertanto potranno essere utilizzati dal giudice per decidere se condannare o assolvere l’imputato,
stante la loro irripetibilità il difensore della persona imputata non potrà chiedere che essi siano
espunti dal fascicolo dibattimentale
Viceversa gli esiti degli accertamenti tecnici ripetibili resteranno relegati nel fascicolo del PM e
transiteranno nel fascicolo del dibattimento soltanto se ripetuti mediante perizia
Tutti gli altri accertamenti ad esempio la comparazione tra impronta digitale trovata sul luogo del
delitto e quella dell’indagato
Art. 391 bis ess. c.p.p. = Attività del difensore, investigazioni difensive
Il difensore ha la facoltà di accedere ai luoghi, in particolare ha la facoltà di visionare lo stato dei
luoghi e le cose pertinenti al reato, procedere alla loro descrizione, eseguire rilievi
Di tutto ciò può redigere verbale
Ai sensi dell’art. 391 decies c.p.p. il difensore può compiere atti irripetibili
-obbligo di dare avviso, senza ritardo, al PM al fine di esercitare le facoltà previste dall’art. 360
c.p.p. (a pena di inutilizzabilità)
-la documentazione relativa a tali atti entrerà nel fascicolo del dibattimento
Nell’ipotesi in cui il difensore compia atti ripetibili
-no obbligo di dare avviso al PM e alla PG che tuttavia hanno la facoltà di assistervi
-la documentazione relativa a tali atti entrerà nel fascicolo del dibattimento se PM e PG vi hanno
assistito ma il Difensore può decidere di non depositare la documentazione se PM o PG non vi
hanno assistito
Legge 397/2000 = Poteri di difesa
La Legge 397/2000 ha introdotto il Titolo VI bis del Libro V dedicato alle investigazioni difensive
Art. 327 bis c.p.p. = il difensore può svolgere indagini al fine di individuare elementi di prova a
favore del proprio assistito
• per la prima volta è attribuito alla difesa uno spazio autonomo di indagine uscendo dalla
presunzione di completezza delle indagini preliminari che caratterizzava il Codice di Procedura
Penale prima dell’introduzione dell’art. 111 Costituzione il quale sancisce il principio del giusto
processo e disciplina la formazione della prova nel contraddittorio tra le parti
Il Fascicolo del difensore (nell’ipotesi in cui decida di farlo confluire nel processo) è conservato nel
fascicolo del GIP (nella fase delle indagini preliminari) ed è inserito nel fascicolo del PM (dopo la
chiusura delle indagini preliminari)
Ottolenghi, definizione storica del sopralluogo giudiziario
Quel ritratto parlato che rappresenta il documento più importante di tutto l’incartamento
processuale, la base di qualsiasi altra indagine di polizia giudiziaria per l’accertamento dei reati e la
ricerca dei rei
Il sopralluogo giudiziario può essere definito come quel complesso di attività a carattere scientifico
che ha come fine la conservazione dello stato dei luoghi, ricerca e assicurazione delle cose e delle
tracce pertinenti al reato, utili per l’identificazione del reo e/o della vittima nonché per la compiuta
ricostruzione della dinamica dell’evento e per l’accertamento delle circostanze in cui esso si è
realizzato, anche in relazione alla verifica del “modus operandi” dell’autore del reato
Si tratta principalmente di rilievi descrittivi del luogo di reato, di riprese fotografiche e/o con
telecamere e di misurazioni planimetriche
= il sopralluogo permette di “congelare” lo stato dei luoghi e delle cose in modo che in ogni
momento successivo sia possibile comprendere, anche da parte di coloro che non erano presenti sul
luogo, la scena del delitto
Durante il sopralluogo gli investigatori individuano quelle che possono essere le fonti dirette di
prova determinandone innanzitutto la sede, la posizione e l’aspetto, assegnano poi ad ogni elemento
un codice identificativo e li fissano per mezzo di rilievi tecnici
• molto spesso è proprio l’esatta esecuzione del sopralluogo che determina il successo o
l’insuccesso di un’indagine
La legislazione di diverse nazioni individua una particolare figura di Ufficiale di Polizia Giudiziaria
che viene definita “Responsabile per la preservazione della Scena del Crimine” e che ha il compito
di far isolare la suddetta scena assicurandone l’accesso al solo personale autorizzato
-tale figura in Italia non è ancora presente istituzionalmente e la sua funzione viene di volta in volta
portata avanti dalle Forze di Polizia che intervengono sul posto
Quando ci si approccia alla scena del crimine bisogna ricercare, raccogliere e fissare tutti gli
elementi che possono avere valenza probatoria
1) si effettuano rilievi tecnici di natura descrittiva, videofotografica o planimetrica
2) si effettuano repertamenti per permettere la documentazione delle prove
3) si scoprono le potenzialità analitiche attraverso un esame di laboratorio
Vanno distinti due momenti: l’intervento del personale di soccorso e l’intervento del medico legale
• delimitazione e messa in sicurezza della Scena del Crimine in toto, la scena viene osservata dalla
Polizia Giudiziaria per stabilire il piano d’azione
• creazione della zona franca munita di materiale ed utilizzo dei dispositivi di protezione individuale
(tute, mascherine, guanti, cappucci o retine, copricalzari)
• accesso alla scaena criminis e processamento delle differenti aree da destra verso sinistra, dal
basso verso l’alto, dal generale al particolare
= limitarsi solo ed esclusivamente ad osservare la scena: non toccare o spostare nulla, non aprire
porte o finestre, non accendere luci o elettrodomestici vari, non inquinare la scena
• testo scritto di descrizione della scena del crimine dove devono essere annotati data e ora
dell’intervento, personale presente, azioni compiute, condizioni e posizioni fisiche dei reperti
• la scena del crimine deve essere fotografata prima possibile evidenziando i reperti tramite etichette
e soprattutto prima che qualsiasi personale anche autorizzato vi acceda per studi o rilievi
-le fotografie della scena del crimine devono includere ambienti interni ed esterni al fine di
consentire, assieme alle misure effettuate, una valida ricostruzione visiva e geometrica
= la foto deve sempre essere fatta perpendicolarmente al piano del reperto che vogliamo acquisire
• in base al particolare caso o reato è necessario stabilire quale può essere l’obiettivo della ricerca e
soprattutto quali sono i reperti presenti facilmente deteriorabili o inquinabili quindi iniziare a
numerarli, catalogarli, fotografarli, descriverli, repertarli e conservarli nella maniera più consona
alla tipologia di traccia rinvenuta
Per “corpo di reato” si intendono secondo il codice all’art. 253 comma 2:
-le cose sulle quali o mediante le quali il reato è stato commesso (ad esempio la cassaforte
scassinata e l’arma del delitto)
-le cose che costituiscono il prodotto, il profitto o il prezzo del reato (ad esempio la refurtiva)
Il codice non indica invece espressamente cosa siano “le cose pertinenti al reato” e con questo
termine si intendono tutte le tracce lasciate dal reato, i mezzi usati per compierlo, ogni altra cosa
che abbia subito le conseguenze immediate del reato
Particolare attenzione verrà dunque riservata alla classificazione (la più chiara e precisa possibile),
alla documentazione (indispensabile) ed alla repertazione (in modo rigorosamente separato per
evitare possibili contaminazioni)
• sopralluogo del medico legale ed ispezione del cadavere, con il compito di ricercare all’interno
dell’abitazione eventuali farmaci o segni utili alle investigazioni
Tipologie delle tracce sulla scena del crimine: oggettistica, arma del delitto, tracce organiche
animali, reperti balistici, impronte digitali, impronte di scarpe, impronte di pneumatici, toolmarks,
insetti, materiale vegetale, fango e terriccio
Tutti questi “test presuntivi” rappresentano soltanto degli accertamenti orientativi che non
consentono di confermare con assoluta certezza la natura di una traccia a causa dell’enorme numero
di falsi-positivi, quindi permettono unicamente di escludere la presenza di una determinata sostanza
= tutti i saggi con test presuntivi dovranno poi essere confermati da altri metodi (test di conferma)
5) conservazione
Solitamente la conservazione di tracce e reperti rinvenuti sulla scena del crimine deve essere fatta
utilizzando idonee buste/scatole di carta/cartone, sterili, in modo tale che la composizione del
materiale permetta il passaggio di aria, la non formazione di umidità e quindi la crescita batterica e/
o fungina che andrebbe a deteriorare il materiale organico da cui poter estrapolare il DNA
Prima di repertare qualsiasi oggetto/traccia bisogna fotografarla in generale e poi nel dettaglio con
riferimento metrico ed alfa-numerico, in seguito all’asportazione è di fondamentale importanza che
la traccia venga conservata singolarmente in contenitori da carta o cartoni sterili
= qualora le tracce siano rinvenute già promiscue sulla scena allora è possibile conservarle anche in
un unico contenitore (es. frammenti di vetro oppure formazioni pilifere già a stretto contatto)
Il gruppo dei Genetisti Forensi Italiani è l’unica associazione riconosciuta a livello nazionale ed
internazionale per la Genetica Forense, ha redatto delle linee guida contenenti le varie tipologie di
tamponi da utilizzare ed i vari siti anatomici di prelievo in caso di violenza sessuale
• tessuti, ossa, unghie, denti devo essere prelevati con pinzette sterili e conservati in contenitori di
carta o cartone, devono essere congelati immediatamente per impedire processi degenerativi
• le formazioni pilifere sono prelevate mediante delle pinzette sterili ed ogni capello deve essere
repertato separatamente in tubi sterili senza danneggiare il bulbo se presente, la forfora può essere
asportata mediante un pennellino sterile
• tutti gli oggetti che solitamente vengono a contatto con la bocca sono substrati potenzialmente utili
al rilevamento di tracce di saliva da cui estrarre il DNA contenuto nelle cellule derivanti dalla
mucosa buccale, sono ottenute mediante tamponi o ritagli della zona di interesse
FTA CARD = cartine preassorbite con dei buffer di lisi e dei reagenti che bloccano le DNAasi,
attuano immediatamente una prima estrazione dell’acido nucleico permettendone l’amplificazione
-la loro conservazione può avvenire a temperatura ambiente e per un periodo di circa 20 anni
Materiali particolari: mozziconi di sigarette ottenuti mediante delle pinzette, busta da lettera e
francobolli conservabili in buste di carta, residui di feci repertabili in contenitori di vetro sterili,
proiettili repertabili in contenitori di carta o provette sterili, uova di insetti, residui botanico-vegetali
Verbale di operazioni peritali: data, ora, luogo, soggetti presenti, descrizione di tutta l’attività svolta,
eventuali osservazioni delle parti, conclusione con il consenso di tutti, firme di tutti i presenti
Tutti questi “test presuntivi” rappresentano soltanto degli accertamenti orientativi che non
consentono di confermare con assoluta certezza la natura di una traccia a causa dell’enorme numero
di falsi-positivi, quindi permettono unicamente di escludere la presenza di una determinata sostanza
= tutti i saggi con test presuntivi dovranno poi essere confermati da altri metodi (test di conferma)
I test di conferma consentono di appurare a tutti gli effetti la natura certa della traccia e
l’appartenenza della stessa alla specie umana
La diagnosi generica permette di determinare la natura della traccia in esame, ad esempio se una
traccia visibilmente di colore rosso sia effettivamente di natura ematica oppure vegetale o chimica
Le luci forensi sono sistemi di emissione di luce in grado di filtrare la luce stessa in singole bande di
lunghezza d’onda, questo processo di filtrazione consente di esaltare tracce latenti se presenti
attraverso fenomeni di interazione luminosa quali la fluorescenza, l’assorbimento o la luce obliqua
-la maggior parte dei fluidi biologici se eccitati da una sorgente luminosa a determinate lunghezze
d’onda, emette una caratteristica fluorescenza consentendo così la sua visualizzazione
Le luci forensi più utilizzate in ambito investigativo sono la luce bianca radente che permette
l’individuazione di impronte digitali e palmari, orme ed impronte di scarpe, formazioni pilifere e
fibre tessili, e la luce ultravioletta a differenti lunghezze d’onda la quale esalta liquidi biologici
(sangue, saliva, liquido seminale, urina), tracce di sostanze stupefacenti, documenti e denaro
contraffatto ed anche contusioni, ematomi e varie lesioni cutanee
• se irradiato con luce bianca il sangue non emette fluorescenza a causa del forte assorbimento
dell’emoglobina a circa 420 nm, ma l’assorbimento a 420 nm consente comunque di incrementare il
suo contrasto cromatico con il substrato favorendone l’individuazione
Per la determinazione di sostanza ematica esistono numerosi test presuntivi con attività catalitica il
cui scopo è quello di saggiare l’attività perossidasica del gruppo eme presente all’interno
dell’emoglobina contenuta nei globuli rossi
1) il combur test si avvale della tetrametilbenzidina, l’analisi utilizza delle strisce contenenti tre
spugnette dove la prima segnala la presenza dell’emoglobina passando dal colore giallo al verde-blu
Questi test ci danno solo una presunzione su quella che può essere la natura della traccia, abbiamo
pertanto i problemi dei falsi positivi (perossidasi vegetali, ruggine, ossidanti vari..)
3) la leucomalachite verde ed il perossido di idrogeno vengono utilizzati nei test in forma liquida, in
corrispondenza della natura ematica si ottiene un viraggio della traccia dal colore rosso al blu
4) la fenolftaleina in presenza di una traccia ematica segnala un viraggio di colore dal rosso al rosa
= test maggiormente utilizzato dalle forze dell’ordine in America
6) per ovviare alle problematiche del luminol sono state create delle molecole simili, il bluestar può
essere utilizzato nella penombra e possiede un tempo di luminescenza di 1 min (meno irritante)
7) la fluoresceina agisce con lo stesso principio del luminol emettendo una fluorescenza gialla
Il liquido seminale viene identificato con l’utilizzo delle luci forensi, se attraverso la luce UV
troviamo delle tracce queste emettono una fluorescenza gialla dovuta alla presenza della riboflavina
-abbiamo i problemi dei falsi positivi (saliva, sudore, umidità, urina, succo di frutta)
1) il test PSA (Antigene Specifico Prostatico) si presenta sotto forma di una cartina
immunocromatografica, il campione dopo il trattamento con una soluzione estrattiva viene
posizionato nella porzione S dove in presenza del PSA migra per capillarità nella zona T emettendo
una banda di positività, la regione C segnala il buon funzionamento del test
2) Il test PAP (Fosfatasi Acida Prostatica) utilizza delle gocce che vengono posizionate sulla traccia
da testare, il liquido seminale viene segnalato da un viraggio di colore dal bianco-giallo al viola
La restante parte degli anticorpi raggiunge la regione C dove è situato un anticorpo immobilizzato
contro il frammento cristallizzabile, il legame causa un cambiamento conformazione con
conseguente attivazione del cromogeno che permette la colorazione della regione C
Marcatori = emoglobina e glicoforina A per il sangue, alfa-amilasi isoenzima S umano per la saliva,
semenogelina I e II o PSA e PAP per il liquido seminale, proteina di Tamm-Horsfall per l’urina
Esistono dei test immunocromatografici per l’analisi del gruppo sanguigno AB0 mentre non
esistono dei test rapidi che ci permettono di determinare la natura del liquido vaginale e del sudore
Degli studi permettono invece la determinazione della natura della traccia attraverso l’mRNA
I materiali biologici (tessuti o liquidi) che possono essere utilizzati per estrarre il DNA e ricavare un
profilo genetico sono vari ed infiniti sono gli oggetti sui quali possiamo trovarli
-nDNA nucleare con 3.3x10^9 bp e mtDNA mitocondriale con 16569 bp
Cromosoma come corpuscolo che appare nel nucleo della cellula eucariote
durante la mitosi in cui è organizzato il materiale genetico della cellula, gene
come una porzione di cromosoma che determina od influenza un singolo carattere
Locus come il particolare sito o localizzazione dove si trova un gene lungo
l’estensione di un cromosoma, allele come ogni forma alternativa di un gene dove
due alleli di uno stesso gene occupano la stessa posizione relativa sui cromosomi
omologhi, genotipo che si riferisce alla composizione in alleli dell’individuo che
può essere omoziogote od eterozigote
Si utilizza il termine polimorfismo quando all’interno di una popolazione per uno specifico locus
genico si riscontrano delle variazioni nella sequenza del DNA determinando così la presenza di più
varianti alleliche a quel locus e la variante più rara deve essere presente nella popolazione con una
frequenza pari o superiore all’1%
1) polimorfismi cromosomici
Il cariotipo umano presenta un grado di variabilità molto elevato, vi sono regioni
cromosomiche in cui si evidenziano dei polimorfismi mediante bandeggio
= braccio q del cromosoma Y, centromeri, costrizioni secondarie dei cromosomi
1-9-16, bracco p dei cromosomi acrocentrici
2) polimorfismi proteici
Il gruppo ABO presenta gli alleli localizzati sul cromosoma 9
= gruppo 0 che esprime l’L-fucosio, gruppo A che esprime l’L-fucosio e l’N-
acetil-D-galattosammina, gruppo B che esprime L-fucosio e D-galattosio
Dopo i gruppi sanguigni furono utilizzati i marcatori HLA ovvero gli antigeni leucocitari
3) polimorfismi genetici
Presenza di regioni con DNA mediamente ripetitivo ed intersperso nel
genoma umano dovuto ad elementi trasponibili
• LINE (Long Interspersed Nuclear Element) pari al 21% del DNA umano con 850 mila copie
• SINE (Short Interspersed Nuclear Element) pari al 13% del DNA umano con 1.600.00 copie
• LTR (retrotrasposoni) pari all’8% del DNA umano con 450 mila copie
• Alu con 300bp e 1.100.000 copie stabili non soggette a riarrangiamenti, sottofamiglia tipica umana
Polimorfismi genetici di lunghezza che rappresentano delle sequenze di
lunghezza variabile in grado di differire da soggetto a soggetto
• RFLP (Restriction Fragments Lenght Polymorphism) come polimorfismi
derivanti dal taglio dei frammenti di restrizione, si utilizzava un’enzima di
restrizione in grado di riconoscere delle sequenze palindrome sul genoma per
generare un taglio e quindi dei frammenti genetici
Utilizzando lo stesso enzima di restrizione sul DNA di due soggetti diversi i frammenti prodotti
avevano delle lunghezze differenti, questo conferiva agli RFLP delle caratteristiche discriminative
-i frammenti prodotti avevano una lunghezza troppo grande sia da studiare che da ricercare
-le combinazioni alleliche potevano produrre solamente 2 alleli e 3 genotipi
• VNTR (Variable Number of Tandem Repeats) come sequenze leggermente
corte tra 9-100bp che vengono ripetute in tandem, come combinazioni potevano
produrre pochi omozigoti e molti eterozigoti per alleli diversi
= sui due cromosomi omologhi questa sequenza poteva presentare delle
differenze in termini di ripetizioni
Queste forme alternative di uno stesso gene creavano gli alleli e prendevano come nome il numero
delle ripetizioni della sequenza su quel marcatore allelico
-richiedevano un analisi di DNA di almeno 500 nanogrammi
• STR (Short Tandem Repeats) come sequenze ripetute una dietro
all’altra tra 2-7bp che sono in grado di produrre delle forme
alleliche differenti sui due cromosomi omologhi, le combinazioni
sono quasi infinite e con un’alta percentuale di eterozigoti
Il numero delle ripetizioni presenti su quel marcatore o regione genica identifica il nome dell’allele
Polimorfismo vWA sul cromosoma 12 dove quando inizia il polimorfismo la
sequenza GATA viene ripetuta per tredici volte, questo va ad identificare
l’allele 13 sul cromosoma 12 nel locus vWA
Gli STR si localizzano sul DNA ogni 300-500Kb, sono presenti in tutto il genoma e su tutti i
cromosomi, presentano corte sequenze di 3-7 nucleotidi ripetuti in tandem, hanno un elevato grado
di polimorfismo nelle popolazioni, il tasso di mutazione è contenuto, consentono un’analisi
mediante sistemi multiplex, sono analizzati anche sul DNA degradato
Gli STR sono sistemi indipendenti in quanto la loro frazione di ricombinazione è 0.5 = 50%
frazione di ricombinazione = numero di gameti ricombinanti/numero totale di meiosi
Linkage equilibrium = due loci si definiscono in linkage equilibrium quando la frazione di
ricombinazione è 0.5, quindi i due loci si dicono indipendenti tra loro risultando fisicamente distanti
e ricombineranno molto più frequentemente
Linkage disequilibrium = milioni e milioni di meiosi e di ricombinazioni disgregano il cromosoma
in linkage e lasciano soltanto una piccolissima regione cromosomica altamente conservata che viene
trasmessa in blocco (aplotipo) come fosse “effetto fondatore”, quindi due loci sono dipendenti tra
loro e fisicamente vicini sul cromosoma tant’è che non ricombineranno frequentemente
Gli effetti stocastici sono fenomeni strumentali non prevedibili introdotti durante la fase di PCR a
causa della scarsa qualità e quantità del DNA estratto
I principali fenomeni stocastici in Genetica Forense sono l’allele drop-out dato dalla
perdita di un allele che faceva parte di un profilo genetico, l’allele drop-in dato
dall’acquisto di un allele che non faceva parte di un profilo genetico e l’allele
imbalance dato dall’amplificazione preferenziale di un allele rispetto ad un’altro
7) depositi primari e depositi secondari = negli esseri umani la pelle è l’organo più esteso
dell’organismo con una superficie pari a circa 2m^2, giornalmente si perde per desquamazione e
rinnovamento un numero esorbitante di cellule dell’epidermide da cui si può estrarre il DNA
• è stato dimostrato che la quantità di cellule epiteliali depositate su un oggetto non è affatto casuale
ma donatore-indipendente infatti le tracce lasciate da un individuo che ha toccato un oggetto dette
depositi primari sono strettamente connesse al tipo di donatore, in base a questo principio gli
individui possono essere divisi in buoni donatori e donatori insufficienti
Quantificare significa determinare la quantità di
DNA presente nel campione estratto al fine di
stabilire la corretta quantità di DNA da amplificare
1 singola cellula = 6pg di DNA
Optimal DNA PCR input = 0.5-2ng
(1ng = 303 copie di ogni locus)
Quindi quantificare significa stabilire la giusta quantità di DNA estratto da amplificare, verificare la
presenza di DNA specifico umano, verificare la presenza di materiale genetico/DNA maschile,
verificare la presenza inibitori di PCR, verificare la presenza di DNA degradato
In presenza di poco DNA si possono verificare l’allele drop-out dato dalla
perdita di un allele che faceva parte di un profilo genetico, l’allele drop-in
dato dall’acquisto di un allele che non faceva parte di un profilo genetico,
l’allele imbalance dato dall’amplificazione preferenziale di un allele
rispetto ad un’altro, il locus drop-out dato dalla non amplificazione
dell’intero locus con conseguente perdita dell’informazione genotipica
In presenza di troppo DNA si possono verificare il pull-up peaks dato dalle fluorescenze di alleli
troppo concentrati ed il loci imbalance dato dallo squilibrio tra i locus genici
La spettrofotometria sfrutta la massima assorbanza di luce degli acidi
nucleici a 260nm ma non consiste in un metodo estremamente sensibile
e pertanto non risulta specifico per il DNA umano, nello
spettrofotometro nanodrop basta inserire 1ul del DNA estratto
La fluorimetria viene utilizzata per eseguire una sommaria e veloce quantificazione del DNA
estratto, anche questa metodica non risulta specifica per il DNA umano
Il gel di agarosio sfrutta la reazione di fluorescenza emessa dall’etidio bromuro
(intercalante tra le basi del DNA a doppio filamento) quando irradiato da UV a 312nm,
anche questa metodica risulta estremamente sensibile e pertanto non specifica per il
DNA umano, utile sia per confermare se il campione del DNA estratto presenta un
andamento degradativo che per rilevare il cromosoma Y nei casi di violenza sessuale
SLOT-BLOT come una quantificazione enzimatica utilizzata in passato che
sfrutta una sonda di 40 basi complementare alla regione satellite D17Z1, si basa
sul trasferimento del DNA genomico su una membrana di nylon mediante
l’utilizzo di sonde marcate con cromogeni che in seguito ad una reazione di
ossidazione e precipitazione emettono un risultato colorimetrico o
chemiluminescente, in base all’intensità del segnale e confrontando lo stesso con
segnali standard si determina la quantità approssimativa del DNA genomico
AluQUANT human DNA come una quantificazione enzimatica che
sfrutta la presenza delle sequenze Alu grandemente intersperse nel DNA
umano, la sonda-target si lega al DNA dando inizio ad una serie di
reazioni enzimatiche che terminano con l’ossidazione della luciferina in
grado di causare l’emissione di una luce catturata da un lumenometro,
l’intensità della luce è direttamente proporzionale alla quantità di DNA
che viene ottenuta confrontandola con una curva standard
La real-time PCR risulta la metodica maggiormente utilizzata in ambito forense
in quanto maggiormente sensibile nel determinare sia la quantità che la qualità
del DNA templato presente in un estratto, PCR quantitativa che analizza di
ciclo in ciclo la variazione di un segnale fluorescente
-si utilizzano delle sonde ed un controllo interno di PCR (IPC)
1) le sonde SYBR Green non sono specifiche per il DNA umano e vanno ad intercalarsi tra le basi
di un qualsiasi DNA a doppio filamento, durante l’elongazione si verifica un aumento della
fluorescenza che corrisponde all’aumento del numero di copie dell’amplicone
2) le sonde TaqMan sono degli oligonucleotidi che come i primer della PCR vengono disegnati per
essere complementari alla sequenza bersaglio che in ambito forense risulta situata all’interno della
zona da amplificare, la sonda presenta al 5’ una molecola reporter caratterizzata da un fluorocromo
ad altra energia ed al 3’ una molecola quencher caratterizzata da un fluorocromo a bassa energia
• quando il reporter si trova vicino al quencher viene spento l’effetto della fluorescenza del reporter
• durante la quantificazione la sonda si appaia alla sequenza bersaglio, la fase di allungamento vede
l’amplificazione della sequenza bersaglio da parte della Taq polimerasi con la disgregazione
dell’oligonucleotide della sonda, il reporter ed il quencer si allontanano causando la fluorescenza
3) le sonde FRET (Fluorescence Resonance Energy Transfer) presentano due frammenti
oligonucleotidici uno contenente un fluorocromo accettore e l’altro un fluorocromo donatore
• quando le sonde non sono legate alle sequenze target il segnale fluorescente non viene prelevato
• durante la fase di annealing in PCR entrambe le sonde si ibridano alle sequenze target del DNA
avvicinando il fluoroforo donatore all’accettore e permettendo quindi il trasferimento di un’energia
che porta alla produzione del segnale fluorescente da parte del fluoroforo accettore
4) le sonde Molecular Beacon presentano all’estremità 5’ un fluorocromo reporter ed all’estremità 3’
un fluorocromo quencher, l’oligonucleotide viene disegnato in modo da essere complementare a se
stesso portando alla formazione di una struttura definita stem-loop
• la vicinanza del fluorocromo reporter al fluorocromo quencher impedisce la fluorescenza
• durante la fase di annealing in PCR la sonda ibridizza la sequenza target separando il fluorocromo
reporter dal fluorocromo quencher e favorendo la produzione di un segnale fluorescente
5) le sonde scorpions presentano all’estremità 5’ un fluorocromo reporter ed all’estremità 3’ un
fluorocromo quencher associato ad una sequenza “PCR primer” specifica per l’estensione del target,
questa sequenza viene legata al quencher attraverso una molecola detta “blocker”
• durante la fase di denaturazione in PCR avviene sia la denaturazione del DNA bersaglio che la
denaturazione della sonda in corrispondenza del suo frammento complementare
• durante la fase di annealing in PCR il frammento complementare alla sonda lega la sonda stessa
mentre il “PCR primer” associato al fluorocromo quencher lega la regione target sul DNA
• durante la seconda fase di denaturazione il “PCR primer” risulta parte integrante del frammento di
neosintesi, durante la seconda fase di annealing il frammento complementare della sonda lega la
regione target sul DNA portando all’allontanamento del florocromo reporter dal quencher
L’unica fase in cui è
possibile misurare la
fluorescenza emessa in
relazione al numero di
cicli di amplificazione
sembra quindi la fase
esponenziale, dove la
quantità di prodotto ed
il DNA estratto risulta
più considerevole ed
attendibile
Ct = valore soglia
Numero del ciclo di
amplificazione in cui è
possibile iniziare a
rilevare la fluorescenza,
minore sarà il valore di
Ct maggiore sarà la
quantità di DNA
iniziale estratto
Questo aumento di
fluorescenza può essere
correlato alla quantità
iniziale di DNA
templato se viene
correlata a campioni
con una concentrazione
di DNA nota (curva di
calibrazione)
IPC (Internal PCR control) come controllo positivo che permette di confermare la buona riuscita
della polimerasi, la buona riuscita dello strumento e l’assenza di inibitori in PCR
Kit Plexor Hy DNA della ditta Promega in grado di quantificare il DNA attraverso la tecnica Real
Time-PCR inversa che risulta caratterizzata da un’iniziale fluorescenza del campione che va
diminuendo durante le fasi di amplificazione in PCR, vengono utilizzati dei primer che al 5’
presentano un fluorocromo associato ad un’isocitosina (fluocromo attivo prima della PCR)
• durante le fasi di amplificazione quando la taq polimerasi incontra l’isocitosina legata al primer
iniziale incorpora per complementarietà l’isoguanina associata al quencher
Cause dell’effetto plateau: competizione tra il prodotto dei cicli precedenti e i primers per
l’ibridazione, inattivazione termica dell’enzima, riduzione del rapporto molare tra le concentrazioni
DNA-polimerasi/DNA, riduzione progressiva dell’efficienza di denaturazione e ibridazione,
distruzione degli amplificati per l’attività esonucleasica 5’—>3’ della taq polimerasi, accumulo di
pirofosfati (inibitori), progressiva diminuzione della concentrazione dei componenti di reazione
La monoplex PCR consente l’amplificazione di un solo locus polimorfico mentre la multiplex PCR
permette di copiare ed amplificare simultaneamente più di una regione polimorfica aggiungendo al
buffer di reazione più di un set di primers, ovviamente le coppie devono essere compatibili
-le temperature di annealing devono essere simili e devono essere evitate le regioni complementari
tra i vari primers per prevenire fenomeni di formazione di dimeri di primers
Metodiche di direct PCR che bypassano la fase di estrazione vengono utilizzate in relazione ai
campioni organici che contengono una buona quantità di DNA + metodiche di rapid PCR
Utilizzando i kit multiplex PCR l’amplificato consta di numerosi frammenti STR, per poterli
osservare singolarmente risulta necessario dividerli e discriminarli attraverso elettroforesi
• la discriminazione invece avviene in base alle dimensioni dei frammenti STR (e quindi in base al
numero di ripetizioni della regione polimorfica amplificata) ed alla fluorescenza dei primers
utilizzati per l’amplificazione
Sfruttando la carica negativa dei gruppi fosfato del DNA in
presenza di un campo elettrico (con una d.d.p.) esso migra
dal polo negativo detto catodo al polo positivo detto anodo
all’interno di una matrice porosa, la quale permette la
separazione dei frammenti in base alle loro dimensioni
= l’alimentatore permette di creare una differenza di potenziale,
il buffer e la matrice polimerica permettono di separare i
frammenti genetici che scorrono al loro interno, il termostato
permette di mantenere costante la temperatura intorno a circa
60gradi durante tutto il tempo di corsa elettroforetica
1) nell’elettroforesi su gel la mobilità elettroforetica risulta essere
-direttamente proporzionale alla carica dello ione ed al campo elettrico
-inversamente proporzionale alle sue dimensioni ed alla viscosità della matrice
• l’elettroforesi su gel di agarosio risulta caratterizzata da maglie molto larghe che in ambito forense
sono utilizzate per separare frammenti grandi quali l’amelogenina (fluorescenza da etidio bromuro)
• l’elettroforesi su gel di poliacrilamide risulta caratterizzata da maglie molto strette che in ambito
forense vengono utilizzate per separare frammenti a basso PM quali gli STR tra 100-500bp
I frammenti di DNA amplificati tramite PCR vengono fatti correre su un gel sotto
l’azione di un campo elettrico a voltaggio costante (700V) e verranno separati in base
alle loro dimensioni ovvero in base al loro peso molecolare, i frammenti più piccoli
migreranno più velocemente mentre i frammenti più grandi migreranno più lentamente
2) l’elettroforesi capillare introdotta nei primi anni del 1980 come tecnica
completamente automatizzata consiste nella separazione del DNA all’interno di un
capillare contenente la matrice polimerica, applicando una una differenza di potenziale
(300V/cm) 100 volte superiore rispetto a quella impiegata per l’elettroforesi su gel al
fine di ridurre i tempi di corsa elettroforetica (fluorescenza dei primers)
Capillare in silice rivestito esternamente, lunghezza di 25-80cm (36cm come ottimale) e diametro di
500-100um, presenta nella sua struttura una finestrella non rivestita esternamente che viene
bombardata da un raggio laser permettendo l’eccitazione e la captazione della fluorescenza dei
primers, il capillare viene adagiato su una piastra termostatica a temperatura costante di 60gradi
-i fattori che influenzano sono voltaggio, concentrazione del polimero e lunghezza del capillare
Il buffer di corsa risulta indispensabile per la creazione della corrente elettroforetica, per dissolvere
il polimero all’interno del capillare, per stabilizzare e solubilizzare il DNA durante la corsa
Il polimero POP (Performance Optimized Polymer) di dimetil poliacrilamide ha una concentrazione
4% nella separazione degli STR ed una concentrazione 6% nella separazione degli snip
Fase di iniezione elettrocinetica = i frammenti di DNA carichi negativamente
vengono iniettati nel capillare attraverso l’esposizione ad alto voltaggio
(creazione della d.d.p.) o aspirati grazie all’applicazione di un’elevata pressione
Fase di separazione del DNA = i capillari in silice hanno gruppi idrossilici acidi
(silanolo, SiOH) lungo le pareti interne, gli ioni positivi del buffer vengono attirati
dagli ioni siloxido negativi lungo le pareti interne migrando verso il catodo assieme
alle molecole di acqua e creando un flusso elettrosmotico contrario al flusso elettroforetico
Il flusso elettrosmotico aumenta all’aumentare del pH, del campo elettrico e della temperatura
mentre diminuisce all’aumentare della concentrazione del buffer
• questo intenso flusso osmotico contrario al flusso elettroforetico influenza la corsa del DNA dal
catodo all’anodo creando problemi nella riproducibilità della separazione tra una corsa e l’altra, per
ovviare al problema si utilizzano capillari rivestiti internamente per mascherare i gruppi silanolici
carichi oppure polimeri che bloccano le cariche negative sulla superficie interna del capillare stesso
Fase di rilevazione delle fluorescenze = i frammenti di DNA vengono quindi separati
dal polimero in base alle loro dimensioni e rilevati in base alla fluorescenza emessa dal
fluoroforo (kit a 5 colori con blu, verde, giallo, rosso, arancione + kit a 6 colori con il
viola in aggiunta) legato al primer utilizzato per amplificare la regione di interesse
I frammenti vengono caricati all’interno del capillare per permetterne
la separazione attraverso le maglie del polimero, in corrispondenza della finestrella
il frammento viene adagiato all’interno della camera CCD dove un laser causa
l’eccitamento dei fluorofori legati ai primer, l’eccitazione produce un segnale
elettrico che viene captato dallo strumento e decodificato come elettro-foretico
Il fotone emesso dal fluorocromo eccitato viene rilevato da una fotocamera CCD composta da un
sensore in silicio che rileva la lunghezza d’onda emessa dal fluorocromo eccitato, il fotone che si
diparte dal fluorocromo rimbalza contro le pareti di silicio generando degli elettroni che si
accumulano nella camera CCD, maggiore è il numero di fotoni maggiore è l’accumulo di elettroni e
di conseguenza l’altezza del segnale digitale (segnale elettrico proporzionale all’intensità della luce)
• l’intensità della luce viene riportata come RFU = unità di fluorescenza relativa
Prima di caricare il prodotto di PCR nel sequenziatore bisogna creare una miscela con 1ul di
amplificato, 13ul di formammide e lo standard interno caratterizzato da dei frammenti di DNA a PM
noto che permette di creare una curva di calibrazione per identificare le dimensioni dei frammenti
= il ladder allelico corrisponde alla miscela di tutti gli alleli trovati nella popolazione per ciascun
locus STR, indispensabile per identificare in modo univoco gli alleli del campione da tipizzare
La strumentazione include il sequenziatore automatico mono/multi capillare, i next-gen sequencing
permettono invece di sequenziare interamente il DNA umano
Genotipo o profilo genetico = due alleli sovrapposti in omozigosi e due alleli differenti in
eterozigosi presenti in un campione ad ogni locus, vengono espresse sotto forma di curve gaussiane
dove una serie di numeri indicano il numero delle ripetizioni in tandem presenti in ogni allele
Il LADDER allelico è un campione standard che viene fatto correre a parte che risulta caratterizzato
da una miscela di tutti gli alleli noti all’interno della popolazione per ciascun marcatore genetico
-indispensabile al software per poter dare una corretta assegnazione del nome all’allele di quel locus
-il picco allelico del campione investigato non deve differire in lunghezza per più di 0.5bp dal picco
LADDER altrimenti all’allele non viene assegnato un nome e viene definito come off-ladder
Spikes come stanghe verticali dovute a bolle d’aria, residui di polimero secco o
cristalli di urea che creano uno squilibrio nell’alternanza elettrica dell’amperaggio
Pull-up peaks che avviene in presenza di molto DNA, la fluorescenza di un
marcatore risulta talmente elevata da sovrapporsi ad un marcatore differente
Split peaks dove alla fine di ogni frammento amplificato la taq polimerasi
inserisce un’adenina come chiusura dell’amplicone al 3’, in presenza di troppo
DNA la taq polimerasi non riesce ad aggiungerla in corrispondenza di tutti i
frammenti pertanto genera un picco +A ed un picco -A
Stutter come artefatti di PCR generati dalla taq polimerasi a causa del
fenomeno dello slippage e caratterizzati da un repeat in meno o in più rispetto
all’allele correlato, come condizione l’altezza dello stutter non deve superare il
15% dell’altezza dell’allele correlato mentre in caso opposto lo stutter può
corrispondere sia ad un allele che ad uno stutter aumentato
4) alleli nulli come fenomeno ricorrente dovuto alla presenza di una regione
di una sequenza polimorfica all’interno del sito di annealing del primer che porta alle
3 situazioni differenti di locus in eterozigosi, sblanciamento alellico e drop-out
7) low-template DNA come DNA presente in quantità inferiori a 100pg che risulta qualitativamente
e quantitativamente scarso, il campione può sempre essere degradato e danneggiato, i picchi
elettroforetici si trovano al di sotto sia della soglia stocastica che della soglia analitica
• allele drop-out dato dalla perdita di un allele che faceva parte di un profilo genetico, l’allele drop-
in dato dall’acquisto di un allele che non faceva parte di un profilo genetico, l’allele imbalance dato
dall’amplificazione preferenziale di un allele rispetto ad un’altro, l’high stutter come il superamento
in altezza del 15% dell’altezza dell’allele correlato dato dalla somma di stutter diversi
In piena compatibilità genetica tra il profilo di una traccia ed il profilo di un indagato bisogna
eseguire dei calcoli biostatistici, al fine di poter dare ad un dato genetico una valenza scientifica
Random match probability (RMP) = per ciascun locus utilizzando le frequenze alleliche pubblicate,
si calcola la frequenza di ciascun genotipo applicando la formula di Hardy-Weinberg
• loci omozigoti p^2, D19S433 con genotipo 14-14 dove (freq. allele 14)^2 = (0,3598)^2 = 0,7196
• loci eterozigoti 2pq, D3S1358 con genotipo 16-17 dove (2 x freq. allele 16 x freq. allele 17)
• per calcolare la frequenza del profilo genetico all’interno della popolazione si applica la regola del
prodotto e si moltiplicano tra loro le singole frequenze genotipiche ottenute per ogni locus
Indice di verosimiglianza (LR) = risulta possibile calcolare l’indice di verosimiglianza su un profilo
singolo applicando la formula LR = 1/RMP, tale formula permette di stimare la probabilità che altri
soggetti all’interno della popolazione di riferimento possano condividere lo stesso profilo genetico
In piena incompatibilità genetica tra il profilo di una traccia ed il profilo di un indagato risulta
possibile dichiarare l’esclusione al 100%, senza il bisogno di eseguire dei calcoli biostatistici
In piena compatibilità genetica tra il cromosoma Y del profilo di una traccia ed il cromosoma Y
del profilo di un indagato bisogna eseguire dei calcoli biostatistici, consentono la ricerca della
frequenza del profilo aplotipico in un database di riferimento (YHRD)
In piena incompatibilità genetica tra il cromosoma Y del profilo di una traccia ed il cromosoma Y
del profilo di un indagato risulta possibile dichiarare l’esclusione al 100%, senza il bisogno di
eseguire dei calcoli biostatistici = risulta possibile calcolare le frequenza del profilo aplotipico
Il DNA identico in tutti gli individui per il 99% differisce dell’1% da soggetto a soggetto,
determinare il genotipo di questo 1% ci permette di discriminare gli individui in modo assoluto
Hardy-Weinberg fornisce una stima ideale della frequenza dei genotipi all’interno della popolazione
• la frequenza allelica in una popolazione in equilibrio con incroci casuali non cambia nelle
generazioni, l’assortimento allelico che avviene durante la meiosi risulta sempre casuale
Gli STR utilizzati nella pratica forense sono tutti sistemi non in linkage disequilibrium, quindi
sono tutti indipendenti e vengono trasmessi ricombinanti l’uno in maniera indipendente dall’altro
= pur avendo alleli multipli (per ciascun locus) la frequenza dell’omozigote risulta sempre data da
p^2 e quella dell’eterozigote da 2pq, ergo applicare l’equilibrio di Hardy-Weinberg
Random match probability (RMP) = rappresenta la frequenza con la quale il profilo di interesse
ricorre nella popolazione di riferimento ed esprime la probabilità che due individui non imparentati
tra loro abbiano profili genetici compatibili, aspetto importante quando confrontando il profilo
genetico di una traccia con il profilo di un sospettato venga osservata compatibilità ad ogni locus
• viene calcolata sulla base della legge di Hardy-Weinberg, si procede al calcolo per ogni locus della
frequenza genotipica a partire dalle frequenze alleliche quindi si moltiplicano tra loro tutte le
frequenze genotipiche dei loci esaminati secondo il teorema della probabilità composta (o del
prodotto), in quanto i loci vengono trasmessi in modo indipendente attraverso le generazioni
Diritto di famiglia = “mater semper certa est, pater autem incertus oppure pater numquam” come
uno dei principi classici del diritto basato su una massima di esperienza in base alla quale se è facile
individuare la madre di un soggetto la ricerca della paternità è spesso difficile e in qualche caso
impossibile, ecco perché la legge ricorre alla presunzione di paternità in base alla quale colui che è
stato concepito durante il matrimonio si presume figlio del marito della madre
Il profilo genetico del figlio si origina sempre dalla partecipazione dei profili genetici della madre e
del padre biologico, ovvero il figlio eredita sempre un allele dalla madre e l’altro allele dal padre e
questa corrispondenza biunivoca deve essere riscontrata per ogni marker genetico polimorfico STR
L’indagine di paternità viene solitamente effettuata sul presunto padre e sul figlio/i attraverso un
banalissimo tampone salivare per verificare la compatibilità tra i sistemi del figlio/i e del presunto
padre, acquisendo come certa la maternità e con essa la metà del patrimonio genetico del figlio/i
• i risultati di tale indagine possono portare all’attribuzione nel caso di corrispondenza genetica/
compatibilità tra presunto padre e figlio/i ed all’esclusione nel caso di incompatibilità genetica
Le regole che determinano un’esclusione di paternità sono la presenza nel figlio di un allele assente
nel presunto padre e nella madre, l’assenza nel figlio di uno o dell’altro allele presente nel presunto
padre eterozigote, l’assenza nel figlio dell’unico allele presente nel presunto padre omozigote
La regola empirica comunemente adottata prevede comunque che l’esclusione possa essere
dichiarata solo in presenza di almeno 3 incompatibilità genetiche
In caso di compatibilità genetica tra il presunto padre ed il figlio bisogna eseguire dei calcoli
biostatistici, il calcolo maggiormente utilizzato detto paternity index (PI) viene ottenuto con X/Y
-X come fattore di segregazione dell’allele trasmesso dal presunto padre al figlio (0.5 in eterozigosi
e 1 in omozigosi) mentre Y come la frequenza dello stesso allele all’interno della popolazione
Prima di arrivare a calcolare la probabilità di paternità risulta necessario calcolare le probabilità dei
profili genotipici osservati nelle seguenti due ipotesi alternative
• ipotesi H0 dove il presunto padre in esame è il padre biologico del figlio
• ipotesi H1 dove il padre biologico è una persona differente dal presunto padre in questione e
quindi tali compatibilità alleliche sono totalmente casuali
Effettuando il rapporto tra queste due ipotesi si ottiene il rapporto di verosomiglianza o Likelihood
Ratio (LR) o Indice di Paternità (PI) il cui valore sarà tanto elevato quanto più probabile è l’ipotesi
H0, cioè che il soggetto “presunto padre” sia realmente il padre biologico del figlio/i
Infatti la grandezza del valore di LR esprime il favore di cui l’ipotesi di paternità gode rispetto a
quella di non paternità e cioè la probabilità di individuare soggetti “per caso” compatibili con
l’assetto genetico di provenienza paterna, tale indice probabilistico permette quindi di accertare
l’esclusione o l’attribuzione dell’accertamento eseguito
Il test di paternità legale viene disposto dal tribunale (mediante CTU) oppure viene accertato anche
privatamente, condizioni necessarie ed indispensabili risultano essere:
1) il riconoscimento di tutti i soggetti che si sottopongono al test mediante carta di identità e C.F.
2) consenso informato da parte dei soggetti maggiorenni, dove in caso di minore il consenso deve
essere firmato da entrambi i genitori o tutori legali
CTU = accertamento di paternità su presunto padre deceduto con esumazione, quando si effettuano
queste analisi deve essere presente il medico legale in quanto il biologo non effettua dei tagli senza
la sua presenza causa “vilipendio di cadavere” ma se il Pubblico Ministero o il Giudice danno
l’autorizzazione il biologo effettua i prelievi del caso da solo
Test di paternità perinatale = i campioni si possono prelevare attraverso villocentesi tra la decima e
dodicesima (+ 6 giorni) settimana od amniocentesi dal quinto mese di gravidanza
Quando non si ha a disposizione un campione organico del presunto padre (perché defunto, non
rintracciabile o fuggito) risulta possibile eseguire un test di parentela tra fratelli/sorelle, zii o nonni
Tali accertamenti di parentela dovrebbero essere eseguiti sottoponendo ad analisi anche le rispettive
madri in modo tale da avere più componenti delle famiglie utili geneticamente a discriminare con
maggior certezza il DNA del presunto padre (non reperibile) trasmesso alla progenie
• come raccomandato dalle Linee Guida della SIGU – Società Italiana di Genetica Umana del 2013,
Linee Guida GEFI – Gruppo Genetisti Italiani, Raccomandazioni internazionali dell’ISFG –
International Society for Forensic Genetics del 2007)
Questo approccio deve essere adottato in quanto geneticamente ed a livello popolazionistico risulta
noto che il patrimonio genetico si dimezza di generazione in generazione, un padre biologico
trasmette metà del suo corredo genetico al figlio pertanto due fratelli biologici dovrebbero
condividere almeno il 25-30% degli alleli presenti nel loro profilo genetico
-questa suddivisione quindi va dimezzandosi nel corso delle generazioni successive facendo si che
dal punto di vista della genetica di popolazione soggetti se pur probabilmente imparentati tra loro
possano condividere comunque un gran numero di alleli anche con persone non correlate con
l’effettiva famiglia = tale condivisione potrebbe essere totalmente casuale
Infine per confermare o meno l’effettivo rapporto di parentela risulta necessario suffragare i
confronti genetici con appositi calcoli biostatistici basati sulle frequenze alleliche popolazionistiche
La paternità informativa viene eseguita solo ed esclusivamente in ambito privato:
• non necessità del riconoscimento dei soggetti, necessita del consenso informato almeno del
richiedente dell’analisi, ha valore meramente informativo e nessun valore legale pertanto non può
essere utilizzato come fonte probatoria in tribunale
Il DNA ai fini forensi viene ricavato non solo da un normale tampone salivare ma anche da sangue
fresco, sangue coagulato, ossa, denti, capelli e forfora, unghie, liquido seminale, profilattici, feci,
spazzolino da denti, filo interdentale, stuzzicadenti, mozziconi di sigaretta, gomme da masticare,
rasoi, residui di rasatura, indumenti ed indumenti intimi, tappi per le orecchie, bicchieri e tazze,
fazzoletti usati, pannolini, ciucci, tettarelle, biberon, buste e francobolli inumiditi con la saliva,
sezioni istologiche in paraffina, tessuti post-mortem