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La genetica forense è una moderna branca della genetica che si occupa di dare una "identità" a un

campione biologico, indispensabile per risolvere casi giudiziari o contenziosi sia in ambito civile e
che penale. Lo scopo di un’analisi di genetica forense può essere l’identificazione personale,
l’investigazione, le indagini di parentela o l’identificazione di persone scomparse da resti
cadaverici.
Il materiale biologico può essere collezionato da una serie di materiali, sia provenienti da
sopralluogo giudiziario che da prelievo da specifici soggetti di cui all’art.9 Legge n.85/2009, come
capelli, sangue, urine, liquido seminale e materiale autoptico. Da questo materiale si può estrarre il
DNA e ottenere così il delineamento del profilo genetico di uno o più individui.
Solo una piccola frazione del nostro genoma (0,3%, circa 10 milioni di nucleotidi) è variabile e
questa frazione rende ogni individuo unico (a eccezione dei gemelli monozigotici), permettendo
l’identificazione umana con una certa significatività statistica.
Il sopralluogo giudiziario consiste nell’ispezione e nella descrizione di un luogo dove è stato
commesso un delitto o un crimine, ha lo scopo di stabilire l’esistenza e il tipo di reato, i mezzi e le
modalità di esecuzione dello stesso, quando, come e da chi il fatto è stato commesso (artt 348 e
359cpp). Il fine dell’investigazione scientifica è quello di rispondere a tre priorità essenziali:
“fissare” la scena del crimine, ricostruire le circostanze del delitto, raccogliere elementi utili a
identificare i responsabili.
Per interpretare i risultati ottenuti con una tipizzazione individuale si è avuta l’esigenza di creare dei
database del DNA. Esistono molteplici tipi di database, che si differenziano sia nell’informazione in
essi contenuta che nelle loro finalità e obiettivi. L’interesse della genetica forense è focalizzato sui
loci autosomici, su quelli del CODIS (Combined DNA Index System) e gli altri impiegati per
l’identificazione, oltre ai loci del cromosoma Y e del mtDNA. I tre tipi principali di database utili in
genetica forense sono: i database di sequenze nucleotidiche, i database di frequenze aplotipiche e i
database criminali di frequenze aplotipiche e genotipiche.
La criminalistica, ovvero l’insieme delle scienze forensi, si avvale di tecnologie scientifiche e informatiche
per perseguire fini investigativi. Il padre della criminalistica è considerato Edmond Locard, il creatore del
primo laboratorio di polizia scientifica. Grazie al progresso scientifico e all’introduzione del nuovo cpp nel
1989, in Italia la criminalistica ha avuto un’importante accelerazione negli ultimi decenni.

Il criminalista svolge il cosiddetto sopralluogo giudiziario, che consiste nell’ispezione e nella descrizione di
un luogo dove è stato commesso un delitto o un crimine, ha lo scopo di stabilire l’esistenza e il tipo di reato,
i mezzi e le modalità di esecuzione dello stesso, quando, come e da chi il fatto è stato commesso e trova i
suoi riferimenti normativi negli artt 347 e 357 del cpp. Il criminalista, quindi, cerca, raccoglie e analizza le
tracce e i reperti seguendo quella che viene chiamata “Catena di custodia”, ovvero l’insieme di procedure
rigide e della documentazione cronologica che dimostrano la qualità del dato finale dell’analisi.

La figura del biologo o genetista forense è quella che si occupa di determinare la natura e la provenienza di
una traccia. In particolare, si occupa di dare una "identità" a un campione biologico. Lo scopo di un’analisi
di genetica forense può essere l’identificazione personale, l’investigazione, le indagini di parentela o
l’identificazione di persone scomparse da resti cadaverici.

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