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Gli studi di genetica, e quindi tutta la storia alla base della biologia molecolare partono da Mendel.
Incrociando le piante cominciò a capire, con le sue varie leggi, che esistevano dei fattori ereditari e che
questi fattori ereditari, di cui lui allora niente sapeva, venivano trasmessi dal genitore alla progenie.
Concludendo che:
“le varie caratteristiche sono controllate da coppie di fattori (che oggi chiamiamo geni), uno di origine
paterna, l’altro di origine materna”.
Ma quando Mendel fece le sue scoperte era un’epoca in cui la comunità scientifica non era assolutamente
pronta ad accettarle, per cui fu molto osteggiato da tantissimi ricercatori dell’epoca.
Per quanto riguarda il batterio che provoca la polmonite, lo si ritrovava sotto due aspetti diversi:
Il batterio non infettivo aveva una capsula polisaccaridica che gli conferiva un aspetto rugoso.
Il batterio infettivo invece non presentava tale capsula e quindi aveva un aspetto liscio.
Griffith prese i batteri virulenti, li uccise al calore e li mise in presenza di quelli virulenti.
Dopodiché iniettò tali batteri, che riteneva non virulenti nei topi, ma noto che questi contraevano la
polmonite e morirono.
Esaminando il sangue di questi animali, Griffith lo trovò pieno di batteri vivi, molti dei quali dotati delle
caratteristiche del ceppo virulento S; egli concluse che in presenza degli pneumococchi S uccisi, alcuni degli
pneumococchi R vivi si erano trasformati in organismi del ceppo virulento S.
Intuì che era passato qualcosa da un ceppo batterico all’ altro, dal ceppo morto virulento all’ altro.
La trasformazione non dipendeva da qualcosa che avveniva nel corpo del topo, perché fu dimostrato che la
semplice incubazione in una provetta di batteri R vivi insieme a batteri S uccisi dal calore produceva la
stessa trasformazione.
All’epoca, nel 1938, lui non poteva sapere che cos’ era e i suoi esperimenti furono anche un po’ messi da
parte, non si capì l’importanza di questo esperimento che è alla base oggi anche di tutte le tecnologie di
manipolazione batterica e di altre cellule.
1944 Avery ebbe un’intuizione: si incominciava a capire che nelle cellule esistevano non solo le
proteine ma anche il DNA e l’RNA, oltre che i polisaccaridi, i lipidi e così via… doveva quindi capire quale di
queste componenti era passata da un ceppo all’altro e l’aveva reso virulento.
Cominciò a fare degli estratti dai batteri virulenti eliminando a man a mano ciascuna delle componenti,
perché fortunatamente aveva a disposizione le proteasi che già si conoscevano (tipo la tripsina) e quindi
incominciò ad eliminarle man mano, fino a che erano rimasti solo gli acidi nucleici che però sono due, DNA
ed RNA.
Il suo esperimento è stato la prima trasformazione batterica della storia della genetica.
Dal 1953 le scoperte sul DNA sono andate sempre più veloci, perché una volta scoperto come era fatto il
DNA si poterono fare una serie di esperimenti.
Tutti questi passaggi sono finemente regolati a tutti i livelli perché le proteine devono essere espresse
quando servono e nella quantità giusta. Se è vero che tutte le cellule del nostro corpo hanno lo stesso
patrimonio genetico è più vero che tutte le cellule del nostro corpo fanno cose diverse perché l’espressione
genica è quella che determina tutto.
Tutte le macromolecole biologiche
sono dei polimeri sostanzialmente,
quindi delle unità che si ripetono. I
mattoncini delle proteine sono gli
amminoacidi, così come i mattoncini
degli acidi nucleici sono i nucleotidi.
L’alfa elica e il beta foglietto sono le due principali strutture secondarie che sono state identificate nelle
proteine e sono date da legami idrogeno che non coinvolgono le catene laterali ma coinvolgono soltanto lo
scheletro, il backbone e cioè i gruppi carbonilici e i gruppi amminici del legame peptidico, sebbene ogni
amminoacido avrà una propensione per l’alfa elica e una propensione per il beta foglietto perché sarà
l’ingombro sterico della catena laterale a determinare se può stare bene in un alfa elica o in un beta
foglietto.
Un catalizzatore è una molecola che aumenta la velocità della reazione, che non vi partecipa e che non
interferisce con la termodinamica della reazione, e cioè se la reazione termodinamicamente non è possibile
il catalizzatore non la rende possibile, per essere possibile il ∆ G della reazione deve essere ¿0 e il
catalizzatore non è in grado di modificare il ∆ G della reazione. Quindi vuol dire che tutte le reazioni che
avvengono all’ interno del nostro corpo sono termodinamicamente possibili ma cineticamente inaccessibili
alla nostra temperatura.
I catalizzatori biologici non sono solo proteine, l’RNA è uno dei nostri catalizzatori biologici, ha una funzione
enzimatica nelle reazioni più importanti che abbiamo nelle nostre cellule.