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INDICE

NOTA DEL CURATORE 15

INTRODUZIONE
ABITARE UNA TERRA DI NESSUNO: DURKHEIM E LA MODERNITÀ
di Massimo Rosati 17

INTRODUZIONE
L’OGGETTO DELLA RICERCA
SOCIOLOGIA DELLA RELIGIONE E TEORIA DELLA CONOSCENZA 53
I. Oggetto principale dell’opera: l’analisi della religione più sem-
plice a noi nota, allo scopo di determinare le forme elementari della
vita religiosa – Perché esse possono essere più facilmente attinte e
spiegate attraverso le religioni primitive
II. Oggetto secondario della ricerca: la genesi delle nozioni fon-
damentali del pensiero, cioè delle categorie – Ragioni che fanno
ritenere che esse abbiano un’origine religiosa e, perciò, sociale –
Come si può intravedere, da questo punto di vista, un mezzo per
rinnovare la teoria della conoscenza

LIBRO PRIMO – QUESTIONI PRELIMINARI

CAPITOLO PRIMO
DEFINIZIONE DEL FENOMENO RELIGIOSO E DELLA RELIGIONE 75
Utilità di una definizione preliminare della religione; il metodo da
seguire per procedere a questa definizione – Perché è opportuno
iniziare dall’esame delle definizioni consuete
I. La religione definita in base al soprannaturale e al misterioso –
Critica: la nozione di mistero non è una nozione primitiva
II. La religione definita in funzione dell’idea di Dio o di essere
spirituale – Le religioni senza dèi – Nelle religioni deiste vi sono
riti che non implicano alcuna nozione di divinità
III. Ricerca di una definizione positiva – Distinzione tra credenze
e riti – Definizione delle credenze – Prima caratteristica: divisione
bipartita delle cose in sacre e profane – Caratteri distintivi di questa
divisione – Definizione dei riti in funzione delle credenze – Defi-
nizione della religione
IV. Necessità di un’altra caratteristica per distinguere la magia dal-
la religione – L’idea di Chiesa – Le religioni individuali escludono
l’idea di Chiesa?

CAPITOLO SECONDO
LE PRINCIPALI CONCEZIONI DELLA RELIGIONE ELEMENTARE 101
I. L’animismo
La distinzione tra animismo e naturismo
I. Le tre tesi dell’animismo: 1) genesi dell’idea di anima; 2)
formazione dell’idea di spirito; 3) trasformazione del culto
degli spiriti in culto della natura
II. Critica della prima tesi – Distinzione tra l’idea di anima e l’idea
di duplicato – Il sogno non rende conto dell’idea di anima
III. Critica della seconda tesi – La morte non spiega la trasforma-
zione dell’anima in spirito – Il culto delle anime dei morti non è
primitivo
IV. Critica della terza tesi – L’istinto antropomorfico. La critica di
Spencer; riserve in proposito. Esame dei fatti con cui si ritiene di
provare l’esistenza di questo istinto – La differenza tra l’anima e gli
spiriti della natura. L’antropomorfismo religioso non è primitivo
V. Conclusione: l’animismo riduce la religione a un sistema di
allucinazioni

CAPITOLO TERZO
LE PRINCIPALI CONCEZIONI DELLA RELIGIONE ELEMENTARE
(CONTINUAZIONE) 125
II. Il naturismo
Esposizione storica della teoria
I. Esposizione del naturismo secondo Max Müller
II. Se la religione avesse lo scopo di esprimere le forze naturali, dal
momento che essa le esprime in modo erroneo, non si comprende-
rebbe come abbia potuto mantenersi in vita – La pretesa distinzione
tra religione e mitologia
III. Il naturismo non spiega la distinzione delle cose in sacre e
profane
CAPITOLO QUARTO
IL TOTEMISMO COME RELIGIONE ELEMENTARE.
STORIA DEL PROBLEMA, METODO DI TRATTAZIONE 141
I. Esposizione sommaria del problema del totemismo
II. Ragioni metodologiche per le quali lo studio riguarderà in ma-
niera speciale il totemismo australiano – Lo spazio che verrà riser-
vato al materiale americano

LIBRO SECONDO – LE CREDENZE ELEMENTARI

CAPITOLO PRIMO
LE CREDENZE PROPRIAMENTE TOTEMICHE 155
I. Il totem come nome e come emblema
I. Definizione del clan – Il totem come nome del clan – Natura del-
le cose che servono da totem – Maniere di acquisizione del totem
– I totem delle fratrie e delle classi matrimoniali
II. Il totem come emblema – Disegni totemici incisi o scolpiti sugli
oggetti; tatuati o disegnati sui corpi
III. Il carattere sacro dell’emblema totemico – I churinga – Il
nurtunja – Il waninga – Il carattere convenzionale degli emblemi
totemici

CAPITOLO SECONDO
LE CREDENZE PROPRIAMENTE TOTEMICHE (CONTINUAZIONE) 183
II. L’animale totemico e l’uomo
I. Il carattere sacro degli animali totemici – Interdizione di man-
giarli, di ucciderli, di cogliere le piante totemiche – Le varie forme
di moderazione apportate a queste interdizioni – Le proibizioni di
contatto – Il carattere sacro dell’animale è meno marcato di quello
dell’emblema
II. L’uomo – La sua parentela con l’animale o con la pianta totemi-
ca – I diversi miti che spiegano questa parentela – Il carattere sacro
dell’uomo è più evidente in certi punti dell’organismo: il sangue, i
capelli ecc. – Come questo carattere muta con il sesso e con l’età –
Il totemismo non è né una zoolatria né una fitolatria
CAPITOLO TERZO
LE CREDENZE PROPRIAMENTE TOTEMICHE (CONTINUAZIONE) 197
III. Il sistema cosmologico del totemismo e la nozione di genere
I. Le classificazioni delle cose in base a clan, fratrie e classi
matrimoniali
II. Genesi dell’idea di genere: le prime classificazioni delle cose
traggono i propri schemi dalla società – Differenze tra il senso del-
la somiglianza e l’idea di genere – Perché questa idea ha un’origine
sociale
III. Il significato religioso di queste classificazioni: tutte le cose
classificate in un clan partecipano della natura del totem e del suo
carattere sacro – Il sistema cosmologico del totemismo – Il totemi-
smo come religione tribale

CAPITOLO QUARTO
LE CREDENZE PROPRIAMENTE TOTEMICHE (CONCLUSIONE) 215
IV. Il totem individuale e il totem sessuale
I. Il totem individuale come nome proprio; suo carattere sacro – Il
totem individuale come emblema personale – Legami tra l’uomo e
il suo totem individuale – Rapporti con il totem collettivo
II. I totem dei gruppi sessuali – Somiglianze e differenze con i
totem collettivi e individuali – Il loro carattere tribale

CAPITOLO QUINTO
L’ORIGINE DELLE CREDENZE TOTEMICHE 225
I. Esame critico delle teorie
I. Teorie che fanno derivare il totemismo da una religione prece-
dente: dal culto degli antenati (Wilken e Tylor); dal culto della na-
tura (Jevons) – Critica di queste teorie
II. Teorie che fanno derivare il totemismo collettivo dal totemismo
individuale – Le origini che esse attribuiscono al totem individuale
(Frazer, Boas, Hill-Tout) – Inverosimiglianza di queste ipotesi –
Ragioni che dimostrano l’anteriorità del totem collettivo
III. La recente teoria di Frazer: il totemismo concezionale e locale
– Petizione di principio su cui essa riposa – Negazione del carattere
religioso del totem – Il totemismo locale non è primitivo
IV. La teoria di Lang: il totem non sarebbe che un nome – Diffi-
coltà di spiegare da questo punto di vista il carattere religioso delle
pratiche totemiche
V. Tutte le teorie precedenti spiegano il totemismo postulando no-
zioni religiose che sarebbero ad esso anteriori
CAPITOLO SESTO
L’ORIGINE DELLE CREDENZE TOTEMICHE (CONTINUAZIONE) 247
II. La nozione di principio o mana totemico e l’idea di forza
I. La nozione di forza o principio totemico – La sua ubiquità – Il
suo carattere insieme fisico e morale
II. Concezioni analoghe in altre società inferiori – Le divinità a
Samoa – Il wakan dei sioux, l’orenda degli irochesi, il mana in Me-
lanesia – Rapporti di queste nozioni con il totemismo – L’arunkulta
degli arunta
III. Anteriorità logica della nozione di forza impersonale rispetto
alle diverse personalità mitiche – Teorie recenti che tendono ad
ammettere questa anteriorità
IV. La nozione di forza religiosa è il prototipo della nozione di
forza in generale

CAPITOLO SETTIMO
L’ORIGINE DELLE CREDENZE TOTEMICHE (CONCLUSIONE) 265
III. Genesi della nozione di principio o mana totemico
I. Il principio totemico è il clan, ma concepito in forme sensibili
II. Ragioni generali per cui la società è in grado di suscitare la
sensazione del sacro e del divino – La società come potenza morale
imperativa; la nozione di autorità morale – La società come forza
che eleva l’individuo al di sopra di sé – Fatti che provano la capa-
cità della società di creare il sacro
III. Ragioni particolari delle società australiane – Le due fasi al-
ternative della vita di queste società: dispersione e concentrazione
– La grande effervescenza collettiva nei periodi di concentrazione.
Esempi – In quale modo l’idea religiosa è sorta da questa efferve-
scenza. Perché la forza collettiva è stata concepita sotto la forma
del totem: il totem costituisce l’emblema del clan – Spiegazione
delle principali credenze totemiche
IV. La religione non è un prodotto del timore – Essa esprime qual-
cosa di reale – Il suo idealismo essenziale – Questo idealismo è un
carattere generale della mentalità collettiva – Spiegazione dell’e-
steriorità delle forze religiose in rapporto ai loro substrati – Il prin-
cipio dell’equivalenza tra la parte e il tutto
V. L’origine della nozione di emblema: il carattere emblematico come
condizione necessaria delle rappresentazioni collettive – Perché il
clan ha tratto i suoi emblemi dal regno animale e dal regno vegetale
VI. L’attitudine del primitivo a confondere i domini e le classi che
noi distinguiamo – Origini di queste confusioni – Come esse hanno
aperto la strada alle spiegazioni scientifiche – Esse non escludono
la tendenza alla distinzione e all’opposizione
CAPITOLO OTTAVO
LA NOZIONE DI ANIMA 301
I. Analisi dell’idea di anima nelle società australiane
II. Genesi di questa nozione – La dottrina della reincarnazione se-
condo Spencer e Gillen: essa implica che l’anima sia una particella
del principio totemico – Esame dei fatti riferiti da Strehlow; essi
confermano la natura totemica dell’anima
III. Carattere generale della dottrina della reincarnazione – Fatti
che sostengono la genesi proposta
IV. L’antitesi tra anima e corpo: il suo carattere oggettivo – Rappor-
ti tra anima individuale e anima collettiva – L’idea di anima non è
cronologicamente posteriore all’idea di mana
V. Ipotesi di spiegazione della credenza nella sopravvivenza
VI. L’idea di anima e l’idea di persona; elementi impersonali della
personalità

CAPITOLO NONO
LA NOZIONE DI SPIRITI E DI DÈI 335
I. Differenza tra l’anima e lo spirito – Le anime degli antenati mi-
tici sono spiriti che adempiono determinate funzioni – Rapporti tra
lo spirito ancestrale, l’anima individuale e il suo totem individuale
– Spiegazione di quest’ultimo – Il suo significato sociologico
II. Gli spiriti della magia
III. Gli eroi civilizzatori
IV. I grandi dèi – La loro origine – Il loro rapporto con l’insieme
del sistema totemico – Il loro carattere tribale e internazionale
V. L’unità del sistema totemico

LIBRO TERZO – I PRINCIPALI ATTEGGIAMENTI RITUALI

CAPITOLO PRIMO
IL CULTO NEGATIVO E LE SUE FUNZIONI. I RITI ASCETICI 361
I. Il sistema delle interdizioni – Interdizioni magiche e religiose.
Interdizioni tra cose sacre di diversa specie. Interdizioni tra sacro e
profano – Queste ultime stanno alla base del culto negativo – Tipi
principali di queste interdizioni; loro riduzione a due tipi essenziali
II. L’osservanza delle interdizioni modifica lo stato religioso degli
individui – Casi in cui questa efficacia è particolarmente evidente:
le pratiche ascetiche – Efficacia religiosa del dolore – La funzione
sociale dell’ascetismo
III. Spiegazione del sistema delle interdizioni: antagonismo tra sa-
cro e profano, contagiosità del sacro
IV. Cause di questa contagiosità – Essa non può essere spiegata
mediante le leggi dell’associazione delle idee – Essa risulta dall’e-
steriorità delle forze religiose in rapporto ai loro substrati – Interes-
se logico di queste proprietà delle forze religiose

CAPITOLO SECONDO
IL CULTO POSITIVO 389
I. Gli elementi del sacrificio
La cerimonia dell’Intichiuma nelle tribù dell’Australia centrale
– Le varie forme in cui essa si presenta
I. La sua configurazione presso gli arunta – Le sue due fasi – Ana-
lisi della prima fase: visita ai luoghi santi, dispersione della polvere
sacra, effusioni di sangue ecc., allo scopo di assicurare la riprodu-
zione della specie totemica
II. La seconda fase: consumazione rituale della pianta o dell’ani-
male totemico
III. Interpretazione della cerimonia completa – Il secondo rito con-
siste in una comunione alimentare – Ragioni di questa comunione
IV. I riti della prima fase sono costituiti da oblazioni – Analogie con le
oblazioni sacrificali – L’Intichiuma contiene pertanto i due elementi
del sacrificio – Interesse di questi fatti per la teoria del sacrificio
V. La pretesa assurdità delle oblazioni sacrificali – Come esse pos-
sono venir spiegate: dipendenza degli esseri sacri dai loro fedeli
– Spiegazione del circolo in cui sembra muoversi il sacrificio –
Origine della periodicità dei riti positivi

CAPITOLO TERZO
IL CULTO POSITIVO (CONTINUAZIONE) 415
II. I riti mimetici e il principio di causalità
I. Natura dei riti mimetici – Esempi di cerimonie in cui essi sono
impiegati per assicurare la fecondità della specie
II. Essi si fondano sul principio: il simile produce il simile – Esame
della spiegazione che ne dà la scuola antropologica – Ragioni che
inducono a imitare l’animale o la pianta – Ragioni che inducono
ad attribuire a questi gesti un’efficacia fisica – La fede – In qual
senso essa è fondata sull’esperienza – I principi della magia sono
sorti dalla religione
III. Il principio precedente può esser considerato come una delle
prime enunciazioni del principio di causalità – Condizioni sociali
da cui dipende quest’ultimo principio – L’idea di forza imperso-
nale, o di potere, ha un’origine sociale – La necessità del giudizio
causale si spiega con l’autorità inerente agli imperativi sociali
CAPITOLO QUARTO
IL CULTO POSITIVO (CONCLUSIONE) 435
III. I riti rappresentativi o commemorativi
I. Riti rappresentativi dotati di efficacia fisica – I loro rapporti con
le cerimonie prima descritte – L’azione da essi prodotta è esclusi-
vamente morale
II. Riti rappresentativi privi di efficacia fisica – Essi confermano i
risultati precedenti – L’elemento ricreativo della religione; la sua
importanza; le sue ragioni d’essere – La nozione di festa
III. Ambiguità funzionale delle diverse cerimonie studiate; esse
sono reciprocamente sostitutive – Come questa ambiguità confer-
ma la teoria proposta

CAPITOLO QUINTO
I RITI PIACULARI E L’AMBIGUITÀ DELLA NOZIONE DI SACRO 455
Definizione del rito piaculare
I. I riti positivi del lutto – Descrizione di questi riti
II. Come essi possono venire spiegati – Essi non sono una manife-
stazione di sentimenti privati – Neppure può rendere conto di essi
la malvagità attribuita all’anima del morto – Essi sono connessi
alla situazione spirituale in cui si trova il gruppo – Analisi di questo
stato – Come esso termina in virtù del lutto – Mutamenti paralleli
nel modo in cui è concepita l’anima del morto
III. Altri riti piaculari: in seguito a un lutto pubblico, a un raccolto
insufficiente, a una siccità, a un’aurora astrale – Rarità di questi riti
in Australia – Come essi possono venir spiegati
IV. Le due forme del sacro: il puro e l’impuro – Il loro antagoni-
smo – La loro parentela – Ambiguità della nozione di sacro – Spie-
gazione di questa ambiguità – Tutti i riti presentano il medesimo
carattere

CONCLUSIONE
IN QUALE MISURA I RISULTATI OTTENUTI POSSONO VENIRE
GENERALIZZATI 481
I. La religione si appoggia su un’esperienza ben fondata, ma non
privilegiata – Necessità di una scienza per cogliere la realtà che è
alla base di questa esperienza – Quale è questa realtà: i gruppi uma-
ni – Il senso umano della religione – L’obiezione che contrappone
società ideale e società reale. Come si spiegano, in base a questa
teoria, l’individualismo e il cosmopolitismo religioso
II. L’aspetto eterno della religione – Il conflitto tra religione e
scienza; esso riguarda unicamente la funzione speculativa della
religione – Ciò che questa funzione sembra destinata a diventare
III. In qual modo la società può costituire una fonte di pensiero
logico, cioè concettuale? Definizione del concetto: esso non si con-
fonde con l’idea generale; è caratterizzato dalla sua impersonalità
e comunicabilità – Esso ha un’origine collettiva – L’analisi del suo
contenuto testimonia nello stesso senso – Le rappresentazioni col-
lettive come nozioni-tipo a cui gli individui partecipano – L’obie-
zione secondo cui esse sarebbero impersonali soltanto a condizione
di essere vere – Il pensiero concettuale è coevo all’umanità
IV. Come le categorie esprimono cose sociali – La categoria per
eccellenza è il concetto di totalità che non può che essere suggeri-
to dalla società – Perché le relazioni espresse dalle categorie non
potevano diventare coscienti che nella società – La società non è
un essere alogico – In qual modo le categorie tendono a svincolarsi
dai gruppi geograficamente determinati. Unità della scienza, da un
lato, e della morale e della religione dall’altro – In quale maniera
la società rende conto di questa unità – Spiegazione della funzione
attribuita alla società: la sua potenza creativa – Ripercussioni della
sociologia sulla scienza dell’uomo

BIBLIOGRAFIA 513

INDICE ANALITICO 523

INDICE DEI NOMI 529

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