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Ugo Bianchi

Introduzione

alle religioni dei primitivi

Edizioni dell"Ateneo Roma


Indice

Introduzione 7

Cultura, vita spirituale e religione 19

La «mentalita primitiva » 20

La «partecipazione »; il principio simpatetico; totemismo;

appartenenza familiare e claniea; manismo . 22

Partecipazione, totalita e religione . 25

Religione e magia 27

Forme e svolgimento storieo della religione presso i primi­

tivi. Un conflitto di metodi . 29

La teoria dell'animismo. Gli spiriti e l'anima presso i primi­

tivi. Feticismo. Sciamanismo . 31

La crisi dei sistemi evoluzionisti. Diversi concetti di anima

presso i primitivi 36

La teoria del preanimismo e del dinamismo. La «forza» 39

Gli Esseri supremi e l'idea di Dio presso i primitivi . 40

I miti di origine nelle culture piii arcaiche . 46

La questione del monoteismo . 48

L'Essere supremo e il suo 'Sitz im Leben' . 51

Le divinita 'dema' e la loro mitologia . 54

Politeismo e speculazioni cosmologiehe nelle culture superiori 58

« Simbolismo» e rito 64

La parola 65

54. Riti di confessione. La formula. II nome 66

Nuovi Saggi II gesto. Mimiea, mascheratura e danza 68

II sacrificio. I riti di passaggio 69

Le iniziazioni 72

1967,
Le persone sacralmente qualifieate. La divinazione. I «pro­

Copyright © by Edizioni dell'Ateneo


feti » 75

Roma, via Antonio Musa, 15

Printed in Italy.
Bibliografia 77

a Elisabetta Bianchi INTRODUZIONE

L'oggetto, e gia il titolo, di questa volumetto hanno biso­


gno di qualcbe cbiarijicazione: sia per quanta concerne il senso
dello studio comparato delle religioni dei primitivi - giaccbe a
questa studio, e alle relative teorie, intendiamo riferirci, e non
alla semplice descrizione filologica e analisi sociologica delle ri­
spettiue religioni 0 parti di queste; - e sia per quanta riguarda
il contenuto e la legittimita del termine « primitivi », tanto con­
testato oggi nella letteratura etnologica.
Per quanta concerne il prime punto. La storia delle reli­
gioni, come noi l'intendiamo, e una scienza storico-comparatiua.
Essa non si esaurisce in una filologia religiose, incapace per na­
tura sua di individuare i grandi dati della tematica religiosa, che
sono accessibili soprattutto a chi abbia larga esperienza delle
forme religiose attraverso il mondo e la storia (il che natural­
mente, bisogna affermarlo con tutta cbiarezza, non si potra otte­
nere senza una sufficiente esperienza filologica in questa 0 quel
campo specialistico, che metta in grado di rendersi conto della
situazione documentaria anche di campi di cui lo storico delle
religioni non abbia diretta competenza [ilologica), Ne la storia
delle religioni si esaurisce in una sociologia, che ignori, con
quella tematica di cui si diceua, anche i problemi relativi all'indi­
oiduazione dei processi storici, individuali e non prioi, tra di
loro, di rapporti concreti. Ne, per lo stesso motioo, si esaurisce
in una fenomenologia religiosa che si arresti all'identificazione
- astratta e priua di prospettive concrete e cronologicbe, cioe
storiche - di tematiche quanta si voglia specijicbe e diffuse.
Piuttosto, di tutto questo, nei limiti delle possibilita umane, la
storia delle religioni ba bisogno, per porre finalmente la sua te­

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e
matica, che insieme [ilologica, sociological [enomenologica, ma della storia e della fenomenologia religiose. E qui bisogna con­
soprattutto storica, - cioe tesa all'indiuiduazione, nel seno della cedere che troppo spesso quella problematica positioistica, socio­
grande e varia storia delle culture e dei popoli, di « mondi» e logistical psicologistica, che nel secolo passato volle individuare
« complessi » religiosi, studiati in quanto processi storici, e com­gli «Inizi » della religiose, identi/icati spesso con un preteso
parati tra di loro, negli accostamenti e) non dimenticbiamolo, semplicistico « minimo comun denominatore », quasi « nucleo »
nelle differenziazioni, e con plena attenzione, quando e possibile, concettuale 0 emozionale di tutto il successivo sviluppo religiose,
all'opera degli individui (i projeti, i [ondatori, gli interpreti re­non era fatta per soddisjare quanti si sono accorti che la religione
ligiosi), Tutta una ricerca, questa, che evidentemente, in quanta non e [acilmente riducibile e disintegrabile in elementi allotrii
storica, e induttiva, e non presume di presentarsi come la dimo­ (il complesso di Edipo, l'« ignoranza primordiale », l'origine del
strazione di tesi prestabilite, ne presuppone teorie relative alla padronato, l'induzione sbagliata, le associazioni mentali a-scien­
risoluzione a priori dei [atti religiosi in [atti e processi di natura tifiche etc. - si noti che usiamo qui I'aggettivo « allotrio » non
~ ..
psicologica 0 sociologica; COSt come non giustifica quell'aiierma­nella presupposizione necessaria della religione come forma a
zione che sovente si ode) esser possibile un retto apprezzamento, priori dello spirito ma solo in relazione alla concreta specijicita
in sede storica, dei fatti religiosi, solo a chi possieda questa 0 - in quanta constatabile - delle forme religiose reali), Al
quella conoinzione, sia essa favorevole alla religione (l'esempio contrario, una mentalita storica non pub che insistere sulla ne­
consueto dei colori che mai il cieco nato percepira), sia essa sja­cessita di considerare le religioni come insiemi storici ben com­
vorevole (il placito secondo cui chi e « impegnato » nel pen­plessi e articolati, non analizzabili atomisticamente, ne concre­
siero religioso non potrebbe « disimpegnarsi », neppure meto­ sciuti simpliciter et necessario su un corpuscolo iniziale, specie
dologicamente, quanta basta per studiare oggettiuamente la sto­se allotrio. Ne si pub dimenticare - senza con questa voler ri­
ria delle religioni). Certo, se una esigenza noi troviamo neces­solvere a priori il problema se la religione sia una forma neces­
1
saria, essa e quella, ragionevole in se, che chi studia un fenome­ 'I saria dello spirito, e ancor meno il problema di [atto se la reli­
I
no storicamente (cbe di questa qui si tratta) doura avere sen­ j gione sia de iure coestensiva al genere umano -.- che il mondo
.'

sibiliti: atta a fargli intendere la portata dei problemi, a fargli della religione, pur legato al quadro completo delle [acolta uma­
seguire l'intenzione che soggiace ai testi, che sono da auoicinare
ne, manifesta una sua specijicita e autonomia (qualunque essa
e
con quella buona oolonta di intendere che l'unica forma di
sia), e di [atto una sua uniuersalita. It che non significa d)altra
« simpatia » che qui si pub richiedere.
parte (ed e troppo spesso trascurato) che sia facile definire la
Studiare la storia delle religion i, e i fatti e processi storici religione, quasi che essa sia, per 10 storico, un concetto a priori)
che la costituiscono, signijicbera evidentemente occuparsi di pro­che si tratta solo di scoprire, un concetto uniooco, e non piut­
blemi di genesi e di svolgimento. Se per questi secondi l'accordo tosto, per ricorrere a una utile categoria aristotelica, un concetto
e piit generale, almena in teoria (percbe certa sociologia e certo analogo; il che eoita, se debitamente tenuto in conto, tanta parte
[unzionalismo negano talora anche questo, contenti deWhic et di problemi comparativi mal posti, problemi su cui incautamente
nunc, 0 dei brevi limiti di una « etnostoria » che non sempre pub JI si precipitano fenomenologi e [ilosoii, non abbastanza cauti e in­
dar malta), per quanta concerne le «origini» si nega da piit [ormati della problematica storica, e che mettono in ombra la
parti che la storia delle religioni possa essere in grado di co­vera comparazione, che - come si diceva - e attenta non men a
glierle: sia per quanta riguarda la religione in generale, come alle diuergenze che alle affinita, e questa non solo nel contenuto
fatto storico, sia per quanta riguarda singoli aspetti 0 segmenti ma anche nella forma dei fatti che si conviene di chiamare reli­

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giosi, percbe hanno una affinita piu 0 meno eoidente, e che doora fondo alta mente, p. es., di un fondatore di religione, 0 sempli­
volta a volta indagarsi, con cia che gia per convenzione universale cemente di un vir religiosus cbe, anche nelle societa primitive,
si chiama religioso. porti 0 escogiti qualcosa di nuovo in fatto di religione: ma que­
Ma per tornare al problema della, e delle, genesi, che e sto vale, in un modo 0 nell'altro, per qualunque altro personag­
quello che spesso sollecita la curiosita per gli studi di storia delle gio e [enomeno delta storia, per quanta gli storici si industrino,
religioni: e chiaro che una volta eliminate le riduzioni al « min i ­ sulla base dell'indagine obiettiua, a determinarlo. Napoleone
mo comune denominatore », di cui sopra si parlaua, noncbe le avrebbe potuto rimanere un brillante ufficiale, anche se, una
riduzioni a priori a fatti allotrii, 0 comunque estranei alla sjera volta messosi nella strada che fu la sua, una concatenazione di
della coscienza religiosa - e senza con questa ipostatizzare a fatti, di esperienze e di reazioni sue e altrui, individuali e socio­
priori un « senso religioso » che door« se mai risultare dalla ri­ logicbe, poteua con una certa naturalezza portarlo alle opzioni
cerca - , il problema della genesi e delle genesi della religione e che alla fine 10 condussero a S. Elena. It tutto naturalmente sia
dei [atti religiosi risultera « ridimensionato »: il che non signi­ detto a prescindere dalle ragioni interne (0 anche esterne ) ulti­
fica realmente abolito. InfaNi, non e raro che la storia delle re­ me di queste opzioni, che il mondo della religione cerca natural­
ligioni possa studiare pertinentemente il sorgere di nuove reli­ mente altrooe, appunto in quell'invisibile da cui la religione
gioni (si pensi al sorgere dell'islamismo, nel contesto di una ben stessa giustifica se stessa, e sui quale la storia delle religioni, co­
nota Arabia pagana del VII secolo), ovvero di nuove forme ed me ancbe la fenomenologia delle religioni, non hanno opzioni da
espressioni religiose (si pensi ai movimenti nativistici del secolo presupporre, ne in senso positivo ne in senso negativo, anche se
presente ); 0 che essa possa condurre questa studio su basi ipo­ l'accertamento obiettioo, condotto con it metodo induttivo, di
tetiche ma storicamente concrete, come p. es. nel caso del sor­ singoli fatti e relazioni puo essere rilevante ai fini della rifles­
gere di determinate religioni politeistiche del mondo antico, 0 sione filosofica 0 comunque connessa alla problematica religiose,
di determinati [enomeni, di importanza vastissima, quali le « mi­ e anche se i generali convincimenti dei singoli autori influiranno
steriosofie » nascenti sui terreno dei culti misterici piu antichi e piu 0 meno coscientemente sulla seelta delle ipotesi di lavoro.
della rivoluzione « spiritualistica» dei tempi intorno al VI se­ Ma la dimostrazione storica, nei limiti a cui essa si estende (e i
colo a.c. (it tempo di Pitagora, di Zaratbustra, di Buddha e dei metodologi della storia ci chiariranno questi limiti, molto meglio
saggi d'India e di Cina). Ne si vede percbe la storia delle reli­ dei [ilosoii « storicisti »), sara pertinente nella misura in cui
gioni debba rinunziare a istituire delle serie di complessi e feno­ sara concludente sui piano dell'acquisizione induttiva e sulla
meni religiosi ancbe nel mondo arcaico e dei primitivi, 0 anche base del metodo che e suo, e che tutti gli storici, e anzitutto i
a dire qualcosa sulle forme piu arcaicbe in cui si mostrano a noi filologi, riconosceranno come tale. Percbe non bisogna dimenti­
( nella misura in cui si mostrano ) le esperienze religiose dell' uma­ care che una gran quantita di cose, e tutte interessanti, e molte,
nita piu antica a noi accessibile; - anche se questa naturalmen­ ancbe, rileuanti per ogni altra indagine, la ricerca storico-religiosa
te non signijicbera sorprendere la religione in statu nascendi: potra appurare, sui piano della morfologia come su quello dei
tanto piu cbe, come si e detto, la religiose non corrisponde ne­ [atti, prima di arrluare, ed eoentualmente [ermarsi (come ricerca
cessariamente a un concetto univoco. storico-religiosa), su questioni piu lontane dal suo ambito 0 dai
C'e un punta, inuece, in cui la ricerca delle origini, 0 della suoi mezzi. Ne si dica che il [atto bruto non fa storia senza l'in­
genesi, doora ben cbiarire a se i propri limiti, 0 meglio il proprio terpretazione, e che questa presuppone l'opzione: percbe questa
significato: nessuna ricerca storico-religiosa potra entrare fino in sarebbe molto teorico e spesso molto sbagliato, per chi pensi

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· ...... ,.j. •

allo studio metodico e attento e non solo aile grandi battaglie un Hartland che volevano spiegare con injluenze missionarie
ideologiche; tanto piu che molto spesso approcci diversi agli quelle concezioni dei popoli etnologici che sembravano loro trap­
stessi [atti sono utili per arricchire le uisuali, e non solo per po superiori ai moduli arcaici supposti da un evoluzionismo uni­
porre aut aut speculativi 1. laterale).
Ma una questione importante, che abbiamo lasciato per ul­
* * * tima} e la seguente: abbiamo noi il diritto di qualificare di
« primitive» le popolazioni studiate di prejerenza dall'etnologia?
Dobbiamo ora giustificare la seconda parte del nostro titolo,
che parla di religioni dei primitivi. E chiaro che l'etnologia reli­ quelle popolazioni che gli anglo-sassoni chiamano spesso «illi­
giosa, se da una parte e un settore dell'etnologia generale, con la terate », cioe price di scrittura? - un concetto, questo, cbe,
quale non doura mai perdere i contatti, che solo la rendono una preso in se} sarebbe puramente negatiuo, e che assume il suo
scienza realmente storica, dall'altra non s'intende appieno se non significato solo nel contesto della comparazione tra queste cul­
nel contesto della storia delle religioni, giacche innumerevoli [ili, ture etnologiche e quelle che si chiamano Hochkulturen, «alte
sia sul piano morfologico che su quello dei processi storici, le­ culture », caratterizzate da una serie di fenomeni culturali, dal­
gano le religioni dei popoli studiati dall'etnologia a quelle delle l'organizzazione cittadina alle categorie sociali, dalla regalita sa­
« alte culture »: e cio ben al di la della vecchia teoria euoluzio­ cra all'organizzazione politeistica? 1.
nistica dei survivals (residui e quasi fossili che la religiosita, co­ In realta, a molti etnologi displace l'uso del termine « pri­
me la societal arcaica avrebbe lasciato nelle religioni e nelle usan­ mitivi» per popoli che vivono ancora oggi} e che coltiuano, 0
ze di oggi)} e anche al di la della pretesa individuazione di « nu­ fino a qualche decennio fa coltiuauano, usi e costumi cbe, per
clei» 0 « minimi comuni denominatori », 0 « idee elementari », quanta lontani dai nostril nulla in se obbliga a considerare ana­
che si prolungherebbero dalle religioni, anzi dalla religione, dei loghi a quelli della vera e umanita primitiva », l'umanita del
primitivi fino nel mondo religioso odierno. Giaccbe non di rado Paleolitico. Giaccbe, fanno osservare questi etnologi, tali popoli
alcuni aspetti delle religioni dei primitivi si spiegheranno meglio hanno dietro di loro una serie innumerabile di secoli 0 millenni,
una volta tenuto conto del complesso della fenomenologia reli­ non minore di quella che e dietro di noi. Si puo naturalmente
giosa anche posteriore, e anche sul piano della storia e della obiettare che il tempo} il tempo della storia, non e solo il tempo
« etnostoria » (cioe delle vicende documentariamente accertabi­ quantitativa, ma e anche e soprattutto il tempo qualitatiuo, cioe
li delle popolazioni etnologiche negli ultimi decenni 0 secoli) le quello ritmato concretamente dall'eooluzione 0 dalla riuoluzione
religioni moderne, 0 comunque non primitive} saranno non di culturale; bastera osservare quanta avviene ancora nelle aree pe­
rado da addurre per spiegare certi aspetti delle religioni etnolo­ riferiche delle attuali culture: il [rancese del Canada 0 anche del
giche (senza con questa arrivare al paradosso di un Tylor 0 di Belgio non e in assoluto il francese di Francia} ma mantiene
forme quivi sparite; e cio che si dice della lingua si puo dire
anche per diverse altre forme della cultural fino alla orga­
1 Risulta da queste argomentazioni cio che noi accettiamo e cio che noi
rifiutiamo del recente libro di B.E. Evans-Pritchard, Theories of Primitive
nizzazione politica. Non per nulla uno studioso recente ba qua­
Religion, Oxford 1965, un libro scritto dal punto di vista di una «Social lificato i popoli etnologici come «i nostri primitivi contempo­
Anthropology» che e lungi dal coprire tutta la tematica della storia delle reli­
gioni, 0 anche dell'etnologia religiosa, e che risente delle sue proprie intrinseche
limitazioni sociologiche. Alcuni aspetti delle nostre argomentazioni sono svolti 1 Per questa tematica, si veda, dell'A., Storia dell'etnologia, Roma, Abete,
in Problemi di storia delle religioni, Roma 1958. 1965, partie. pp. 190-203 e pp. 232 ss.

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ranei », cbe esprime bene il concetto sopra illustrato, - ancbe adatamenti a nuoue condizioni, 0 ancbe di scelte culturali ope­
se non senza un sottinteso paradosso. rate sulla base di nuove situazioni etnicbe 0 ambientali (per
Certo, la questione non e risoluibile con considerazioni va­ esempio ci si cbiedera se uarie culture « siluestri » di grande sug­
lide in genere, ma da illustrarsi e verificarsi nel particolare. Ora, gesttone etnologica si siano specializzate - il che non vuol dire
tale verifica - cbe autorizza secondo noi ad usare il termine radicalmente modificate - a partire da situazioni precedenti am­
« primitivi », con tutte le cautele del caso - si ha se si consi-' bientalmente diverse). Di pia, sussiste la questione, acutizzata
dera il concetto sopra menzionato di « alte culture »: il rapporto p. es. da certi lavori dell'ajricanista H. Baumann, se le radici
tra queste e Ie culture etnologicbe e un rapporto cbe sussiste storiche delle alte culture agricole in Mesopotamia non siano
ancbe sul piano della relazione storica, net senso cbe le alte cul­ molto piu anticbe e relativamente « originarie » di certe culture
ture rappresentano (siano esser da intendere come nate da un tenologicbe dedite all'attiuita « piantatrice », In questa caso, noi
fatto 0 da piu fatti concomitanti e susseguenti di diffusione, op­ auremmo addirittura una linea di sviluppo culturale che colle­
pure solo sul piano dello sviluppo parallelo e della conuergenza) gberebbe direttamente - in Mesopotamia - Ie societe prei­
un [ilone storico cbe indubbiamente tende ad allontanarsi uiep­ storiche a quelle gia bagnate da acquisizioni di «alta cultura »,
piu da quelle cbe sono (0 meglio: cbe erano) Ie culture « illet­ senza passare attrauerso alcuna cultura campestre « etnologica »,
terate » (a parte, si capisce, i fatti acculturativi cui queste sono cioe affine ai primitivi odierni: il cbe sia detto, naturalmente,
poi soggette )" e se tende ad allontanarsi, vuol dire cbe si puo senza risolleuare la questione obsoleta dei primitivi attuali come
chiamarlo, rispetto a queste, come .« posteriore », 0 meglio « non gente imbarbarita e decaduta da forme culturali superiori - un
primitivo »; il cbe giustifica [ormalmente la qualifica di «ante­ quadro cbe, per quanta reale in certi casi, nessuno si sentirebbe
riori » 0 « primitive », almena sotto questa rispetto, per le cul­ di risuscitare come spiegazione generale dell'esistenza delle po­
ture illetterate prese come blocco. polazioni « seluagge »,
Vero e ancbe cbe la questione non e COSt semplice. Anzitut­ Ma la questione decisiua, in questa argomento, concerne
to, si potra dubitare cbe le culture illetterate possano essere pre­ piuttosto il problema di una comparazione tra culture etnologi­
se in assoluto come un blocco, essendo esse disperse nello spazio che e culture preistoricbe, una comparazione da fare eoidente­
e, uerisimilmente, seriate nel tempo in maniera oastissima; per mente senza il presupposto della sostanziale analogia 0 identita
cui ci si potra cbiedere che cosa Ie unisca al di fuori del fatto, o connessione storico-culturale tra Ie due - presupposto cbe,
peraltro in se storicamente significantissimo, che esse sono, piu qui, sarebbe un caso di petitio principii. Ora, non mancano gli
o meno, fuori della linea di sviluppo delle «alte culture »: al­ studiosi cbe tendono ad accentuare la differenza tra questi due
meno per quanta concerne quella linea che porta a sviluppi sem­ ambiti culturali. Se cio viene fatto in base a considerazioni spe­
pre ulteriori nel senso della preparazione di queste nostre socie­ cifiche ed obiettive, tanto meglio. Ma se cio viene fatto solo in
ta moderne - e lasciando impregiudicata la questione dell'in­ base alla costatazione formale ed ovvia che millenni e vicende
fluenza possibile, anche se attenuata e adattata, delle «alte cul­ differenziano e distanziano Ie culture preistoriche e quelle etno­
ture » sulle culture illetterate. In secondo luogo rimane la que­ logiche (0 illetterate attuali), allora anche l'argomento di questi
stione, storicamente di estrema rilevanza, che Ie culture illette­ etnologi soffrirebbe della stessa debolezza metodologica, perche
rate vanno in ultima analisi considerate come provviste ognuna ignorerebbe il fatto sopra accennato della differenza tra tempo
di una loro individualita storica, nel senso che alcune di esse quantitativo e tempo qualitativo. La cosa piu sicura ci appare
possono in fondo essere anche molto recenti, in quanto frutto di dunque in questa caso sia il ricorso a considerazioni comparative

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puntuali tra le culture preistoricbe e quelle etnologicbe, sial
(almeno in senso comparativo-fenomenologico, ma spesso ancbe
quando possibile, 10 stabilire linee storico-culturali che permet­ piu di questo ) etnologia.
tano di giudicare in base a criteri di comparazione storica, sulla
base di punti di vista concreti ancbe se relativi (nel senso coper­ Ma, con le riserue suaccennate su possibilita di injluenze
e di parziali [atti acculturatiui, quello che ci interessa, e che stori­
nicano del termine ), quale sarebbe quello sopra accennato della
linea di suiluppo sboccante nelle « alte culture »: giudicando in
e
camente vale di piu, qualijicare la « primitioita » etnologica,
come quella preistorica, in senso storico-culturalmente relatiuo
rapporto a queste, nessuno potra negare darsi la base a fruttuose
alle « alte culture» - salua naturalmente la primitiuita in senso
comparazioni, e positive, tra societa e culture preistoriche e so­
assoluto delle culture paleoliticbe (e) subordinatamente, di al­
cieta e culture etnologicbe, una volta che l'aoere la scrittura e le
cune etnologicbe, che paiono sotto certi aspetti affini a queste
altre parallele (piu 0 meno ) acquisizioni della alta cultura sia
ultime, anche se in ogni caso assolutamente ben piu giovani e
visto nella sua concretezza storico-culturale, che qualifica, indi­ modificate). Probabilmente, la vecchia tripartizione ottocente­
rettamente, ma non solo per difetto, un'altra concretezza, quella sea tra stadii « selvaggio », « barbara » e « civile» non era poi
delle culture « illetterate ».
pessima, e la recente uoga (ancbe se volutamente disinvolta) del
COSt, se da una parte non doura venire in mente di inter­ termine «seloaggio » sembra conjermarlo. Ma tutto sommato
pretare necessariamente e a priori il cannibalismo e il culto dei quest'ultimo appellativo ci sembra (per non parlare dei «Na­
cranii dei cacciatori di teste 0 dei Congolesi 0 Caraibi 0 Poline­ turoolker » della etnologia tedesca) molto meno felice di quel­
siani degli anni addietro con riti preistorici non bene interpre­ 10, per quanta problematico, di « primitivo »; il cui raggio di
tabili, 0 oiceuersa, rimarra pero sempre il problema di una am­ ualidita, se si intende nel senso sopra discusso, si allarga quanta
bientazione storico-culturale degli uni e degli altri, che potrebbe quello - in se parziale e formalmente negativo - di «illet­
individuare certe linee di sviluppo sulle quali giudicheranno na­ terato ».
turalmente caso per caso i competenti. Ma, d'altra parte) a nes­
suno uerra in mente di dichiarare illegittime tutte Ie ipotesi che
si sono potute fare sull'interpretazione, p. es., di determinati va­
lori religiosi 0 magici di oggetti 0 usanze preistoricbe sulla base)
conscia 0 inconscia, conjessata 0 non confessata, dell'esperienza
etnologica 0 [olkloristica degli studiosi di preistoria 0 di storia
delle religioni; nessuno si sarebbe sognato di dare importanza,
quell'importanza (non dico quell'interpretazione definitiva) a un
rombo preistorico se non avesse avuto in mente il rombo clas­
sico e quello etnologico, noncbe quello dei bambini siciliani, 0
di altri luogbi, che ancora ne fanno oggetto di svago; e nessuno
potrebbe contestare seriamente che le danze mimiche e terio­
morfiche siano una caratteristica di culture e societe sia etnolo­
giche che preistoricbe, cost come nessuno sognerebbe di troncare
i ponti in senso assoluto tra folklore da una parte e preistoria e

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2 17
Cultura, vita spirituale e religione

In etnologia, l'espressione « vita spirituale », presa in senso


lato, equivarrebbe addirittura a « cultura », e comprenderebbe
tutte le manifestazioni della vita dei primitivi, come diogni altra
popolazione, esc1uso, seppure in parte, il mero aspetto tecnico
delle loro istituzioni e usanze, nei limiti in cui esso sia deter­
minato dalle circostanze materiali. In senso pili stretto, la vita
spirituale comprende quegli aspetti della cultura che esprimono
pili immediatamente ed esplicitamente (il che non significa
« in maniera pili facile ad intendersi ») le idee e i sentimenti
che costituiscono il patrimonio di un popolo e il modo in cui
essi si manifestano. In senso ancora pili specifieo, le vita spiri­
tuale comprende le eoneezioni religiose e gli atti che le espri­
mono, le eredenze e Ie pratiehe magiche, la maniera di vedere
il mondo, di esprimerlo, di farlo eorrispondere a una esigenza
ideale, e anehe la maniera di soddisfare i propri bisogni spiri­
tuali in armonia con questa esigenza.
Naturalmente, parlare di vita spirituale dei primitivi im­
plica ehe si tenga presente una eoneezione precisa, la pili precisa
possibile, di cio ehe si vuole intendere per primitivi, e anzitutto
si dovra ehiarire se con questa parola si intenda fare riferi­
mento alle popolazioni studiate di preferenza dall'etnologia e
dall'etnografia, 0 anehe alle popolazioni preistoriehe studiate
dalla paletnologia, alle quali anzi, come si osserva da parte di
molti studiosi, andrebbe riservato in via privilegiata e storica­
mente pili esatta il termine di primitive.
Senza entrare pili addentro in questa questione, per la

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quale si veda l'!ntroduzione, diciamo che per primrnve in­ storica di quella mentalita pnmrtrva, indifferente alle nostre
tendiamo quelle popolazioni e quelle culture che non rientrano categorie logiehe, che egli pensava di riscontrare nel mondo inte­
nel processo storieo a nei processi storici delle cosiddette « alte riore delle popolazioni etnologiehe. Ora, numerose critiehe, in­
culture », caratterizzate tra l'altro, come e nato, dalla scrittura, sorte fin dai prirni anni di vita della sua teoria, avevano messo
la quale permette l'accumulazione di un patrimonio culturale in rilievo l'esistenza, presso i primitivi, del pensiero logieo
destinato a moltiplicarsi e ad approfondirsi in breve tempo, in e causalistieo (0 anche del pensiero logieo e causalistieo), quale
maniera inconsueta rispetto aIle culture «illetterate»; delle si manifesta a prima veduta, p. es., nelle tecniehe materiali
quali invece spicca, per contrasto, una pili 0 meno apparente adibite quotidianamente e con sperimentabile successo dalle
staticita culturale, che si manifesta anzitutto negli aspetti della popolazioni etnologiehe, e certo anche da quelle preistoriehe.
vita spirituale. Anche osservazioni del tipo di quelle sopra rieordate di G. Van
der Leeuw, darsi d'altronde nell'uomo contemporaneo e « civi­
le » la presenza di manifestazioni mentali affini a quelle che il
La « mentalita primitiua » Levy-Bruhl qualifieava di primitive, dovevano incoraggiare il
Levy-Bruhl alIa revisione; la quale peraltro, anche in questa
Un'altra questione pregiudiziale, per quanto concerne la forma attenuata, continua ad essere oggetto di critica da parte
vita spirituale dei primitivi, e costituita da quella della cosid­ del maggior numero degli studiosi di etnologia. Pili di tutto,
detta « mentalita primitiva », E infatti di pieno rilievo tener per restare ancora sulle generali, quello che fa difficolta e I'am­
canto, in via problematiea, della possibilita che il mondo inte­ missione stessa che presso le stesse culture e gli stessi individui
riore dei primitivi e del primitivo sia costruito e funzioni sulla possano convivere due mentalita essenzialmente diverse, la « pri­
base di processi mentali e di « rappresentazioni » che siano mitiva » e la « razionale », quando in queste culture e in questi
specifieamente differenti dai processi mentali e dalle rappre­ individui, nel mondo etnologieo non rneno che in quello delle
sentazioni che reggono la vita spirituale dei popoli e degli indi­ « alte culture », i rispettivi processi mentali e Ie rispettive acqui­
vidui « culti ». sizioni culturali coesistono, anzi collaborano, in maniera total­
Ci riferiamo, come e evidente, ai problemi agitati tra il mente armoniea. Ad esempio, perfettamente armonieo e unitario
secondo e il quarto decennio di questo secolo da Luciano Levy­ puo essere l'intero processo (che spazia dalle tecniche materiali
Bruhl, e alla sua teoria del « prelogismo » dei primitivi, proble­ fino a riti e comportamenti religiosi e magici) orientato alla
matiea ripresa, tra gli altri, da Gerardo Van der Leeuw, con costruzione di una piroga, all'edificazione di una casa, alla fonda­
riferimento, pero, anche ad esperienze proprie non solo delle zione di una famiglia 0 all'instaurazione di una usanza autore­
popolazioni etnologiehe, ma presenti anche nell'uomo « mo­ volmente sanzionata. Di pili, non mancano chiare motivazioni
derno »; problematiea sulla quale il Levy-Bruhl ritorno nell'ul­ e connessioni razionali tra Ie diverse esperienze « mistiche » del
tima parte della sua vita con impostazioni alquanto divergenti, primitivo, che si riehiamano l'una l'altra e sana mutuamente
che culminarono nell'esplicito rifiuto da parte sua del termine deducibili con piena logica.
stesso di « pre-Iogico », che aveva fatto la fortuna della sua La cosa pili giusta, ai fini della nostra esposizione, e dun­
teoria degli anni precedenti. que quella di rinunciare a una divisione cosl drastiea tra menta­
II Levy-Bruhl si era reso conto, infatti, come il prefisso lita « primitiva », pre-logica 0 comunque alogiea, e mentalita
« pre» implicasse l'affermazione di una priorita cronologica e « moderna » 0 razionale - divisione che del resto dipende in

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larga misura dai presupposti positivistici del Levy-Bruhl ' ; essere assoggettati, ad un insieme di comportamenti che non
senza peraltro rinunciare a tutte quelle osservazioni che formano disturbino, anzi magicamente favoriscano l'impresa, in cui dun­
pur sempre il nueleo essenziale della problematica, se non della que aspetti tecnici e partecipativi indissolubilmente si intrec­
teoria, del Levy-Bruhl e del Van der Leeuw. In maniera parti­ ciano. II maneggiare impunemente oggetti atti a ferire, 0 il
colare, terremo in considerazione le osservazioni del Levy-Bruhl disperdere inopportunamente l'energia vitale, 0 l'evocazione
riguardo a quella che egli chiamo la «partecipazione », che inopportuna di persone, animali 0 circostanze improprie, puo
sarebbe uno degli aspetti principali della mentalita primitiva, e non solo danneggiare l'impresa rna anche farla coneludere in
tanto pili terremo presente questo aspetto, quanto rneno 10 maniera tragica. Al contrario, manipolazioni 0 atti appropriati,
inaridiremo in un presunto pre-logismo 0 a-logismo opposto tra i quali privilegiati quelli di natura mimica raffiguranti e
toto caelo a ogni forma di pensiero razionale. quindi magicamente evocanti la presenza degli animali da cac­
ciare ovvero i momenti critici e decisivi della caccia, sono accu­
ratamente e minuziosamente preseritti. Aceanto a questa magia
La « partecipazione »; il principia simpatetico; totemismo; « imitativa », che meglio forse si chiamerebbe « evocativa », e
appartenenza familiare e clanica; manismo da ricordare anche l'altro aspetto della magia simpatetica.xioe la
magia « di contagio », che esprime aneora meglio il senso della
In realta, il concetto di partecipazione sembra molto adatto « partecipazione », Si tratta di una magia la cui formula potrebbe
a penetrare nel mondo spirituale delle popolazioni etnologiche: essere definita con l'espressione «la parte equivale al tutto ».
un mondo integrato e organizzato in una sua «mistica» Agire sulle orme, sull'ombra, sui capelli etc. di una persona,
0, appunto, « partecipata » coerenza. I primi esempi - anche significa agire sulla persona medesima; e 10 stesso senso ha agire
se non i pili significativi - che si presentano alIa mente in sulle sue cose pili proprie, a cominciare dalla sua immagine,
questo argomento sono quelli tratti dalla cosiddetta magia sim­ esterno prolungamento della sua « anima », Ecco una maniera
patetica, sulla quale con tanta abbondanza di esemplificazioni in cui si esprime la partecipazione, ehe e viva appercezione, e,
e minuzia (troppo superficiale) di analisi si trattenne il Frazer almeno nel suo principio, tutt'altro che illogica, della totalita
nel suo « Ramo d'oro ». Nel mondo magico dei primitivi, in di un essere e delle sue pertinenze psichiche, corporee, familiari,
certo modo, tout se tient, e una « simpatia » (nel senso etimo­ patrimoniali, ambientali, un complesso di esperienze che si fanno
logico del termine) invisibile rna ferrea, fatta di prescrizioni e ' luce, spesso del tutto incomprese dai « civili », nel diritto tradi­
di interdizioni (tabu), lega persone e cose. II cacciatore primitivo zionale di molte popolazioni primitive, presso le quali, spesso,
in cerca di preda si prepara con apposite astensioni e adempi­ accuse per reati di furto, aggressione, ingiuria, suppongono moti­
menti per entrare in sintonia con quel mondo nel quale egli vazioni di carattere partecipativo del tutto incomprensibili alIa
entra in campagna: armi, strade, animali, circostanze atmosferi­ mentalita giuridica oggettivistica delle autorita coloniali 0 dei
che, tutto deve essere armonizzato con l'attivita che egli intra­ quadri indigeni da queste costituiti.
prende; non solo, rna anche i suoi familiari, i compagni di tribii, Ma la partecipazione come inserimento in una totalita ha
gli stessi stranieri e anche i nemici devono assoggettarsi, 0 una manifestazione ancora pili notevole quando si tratta del
rapporto dell'individuo con il mondo umana e con l'ambiente
che e suo e al quale egli appartiene. Rientrano qui un complesso
! Ovvero, all'altro estremo, dai presupposti irrazionalistici del Van der
Leeuw, che - a differenza del Levy-Bruhl - simpatizza con il pensiero
di fenomeni, sempre interessanti la vita spirituale, quali il tote­
« primitivo », mismo, la solidarieta di gruppo, le concezioni manistiche. Una

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forma intensa di partecipazione e quella dell'individuo e del zione e culto degli antenati (manismo). E frequentissima presso
gruppo, soprattutto del gruppo clanico, con esseri che sono le popolazioni etnologiche la concezione che l'appartenenza del
strettamente connessi alla storia delle origini del clan. E questo singolo alla sua famiglia, al suo clan, alla sua tribii, si amplia,
un aspetto del fenomeno del totemismo, cioe della credenza anzi trova il suo fondamento nel prolungarsi di questi varii rag­
in una connessione originaria, varia e spesso indefinibile, che va gruppamenti fino nel regno dei morti. La morte del singolo
da una comune ascendenza ad una primordiale alleanza di san­ implica l'ingresso di lui, 0, meglio, di una delle sue anime, nella
gue, tra il clan, 0 il sesso, 0 l'individuo umana e entita 0 specie collettivita dei morti, collettivita non indiscriminata, rna appunto
animali, vegetali 0 cosmiche. II « totemismo » e stato recente­ qualificata in senso familiare, clanico, tribale. In altre parole,
mente l'oggetto di attente riconsiderazioni che ne hanno messo a la famiglia, il clan, la tribu coprono due provincie, una di qua,
dura prova la reale consistenza scientifica. Si dubita cioe, e una di 130 dal netto rna attraversabile e variamente attraversato
recenti lavori di Claudio Levi-Strauss ne fanno fede, che esso e « partecipato » discrimine che separa i vivi dai morti. II morto
corrisponda in realta ad un fenomeno religioso unico. Ma anche non fa che ricongiungersi, di la, al suo gruppo e ai suoi ante­
con queste riserve rimane inalterata l'importanza di molti di nati; e una particolare figura spetta all'antenato, nel quale si
quei fenomeni che si riferiscono appunto ad una familiarita 0 fondono spesso le due figure di fondatore del genos e di fonda­
ad una simpatia degli individui 0 dei gruppi con esseri 0 classi tore dell'umanita; personaggio che talora si identifica anche con
di esseri con cui viene sentita una partecipazione, la quale serve l'eroe culturale che, all'inizio dei tempi, fonda le usanze tribali
insieme a solidarizzare individui e gruppi urnani con individui e e collaboro con l'Essere supremo all'instaurazione dell'ambiente
gruppi appartenenti a diversi livelli di esistenza, ed a distin­ cosmico e della vita umana. E di questa comunione con i morti
guerli e classificarli nell' ambito di un grande mondo in cui si giovano i vivi, che da quelli attendono protezione e fecondita,
distinzione e classificazione sono essenziali per una ordinata sia pure nel rispetto del chiaro confine tra i due regni, che puo
convivenza. P. es., molte tra le istituzioni totemiche esercitano essere abolito, provvisoriamente e ritualmente, nelle feste appro­
una funzione exogamica 0 talora semplicemente classificatoria, priate, 0, nel mito, dall'avventura di un vivo che abbia raggiunto,
nell' ambito di una unita tribale superiore; d'altronde - in que­ in via privilegiata, quel mondo lontano.
sto campo matrimoniale - l'appartenenza totemica e fonte di
sentitissime esperienze da parte del primitivo e costituisce una
delle principali remore ad una completa acculturazione. Partecipazione, totalita e religione,
Altri fenomeni che hanno qua1cosa in comune con il tote­
mismo, 0 che comunque implicano un forte senso della parteci­ Ancora, la partecipazione del primitivo si realizza in una
pazione tra un individuo umano e un animale, sono i fenomeni totalita che 10 trascende e 10 avvolge, e che non e indeterminata
del nagualismo, indagati tra l'altro da uno studioso, Mauri­ o panteisticamente cosmica, rna fatta di persone e di cose, che,
zio Leenhardt, bene attento all'aspetto mistico e religioso di tale anche se vicine e familiari, hanno tutte un lora aspetto miste­
fenomeno - per quanto egli esageri spesso in senso irraziona­ rioso, una lora « altra faccia » che guarda di 130. Soggetto privi­
listico le sue interpretazioni della psicologia religiosa dei primi­ legiato di partecipazioni e, laddove esista (cioe nelle culture
tivi, escludendo in maniera drastica e ingiustificata la funzione meno arcaiche), il re sacro, che e in simpatia con il paese e cia
del pensiero causale nell'esperienza e nell'ideologia religiosa che su di esso vive, popolo, greggi, piante, nonche con il mondo
religiosa delle popolazioni etnologiche. sovrumano, dagli antenati regali alla Luna; simpatia che copre
Infine, di estremo interesse e la connessione tra partecipa­ (rna anche trascende da tutte le parti) l'ampia casistica studiata

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dal Frazer; ne caratteristiehe simili mancano ai capi e ai perso­ concezione animistica dello « spirituale » 0 dell'« ideale » come
naggi « sacerdotali » delle popolazioni ad organizzazione claniea controparte immaginosa e « doppio » del corporeo, lungi dal
e tribale. fondare «simpliciter» la religione, abbia invece, nella realta
Di piu, espressione chiara di sentimenti partecipativi e la del processo storieo, potuto costituire uno dei presupposti della
tendenza innata all'organizzazione sociale, senza che con questo concezione positivistica e marx-engelsiana della religione, di ogni
si debba rieonoscere per vero il postulato di Emilio Durkheim religione, come proiezione fantastiea, evasione e soprastruttura;
e della scuola sociologica da lui iniziata, essere la societa unica il che spianava all'analisi materialistica del «reale» una via
sorgente di cia che tra i primitivi e sacro, maestoso e signifi­ troppo piu facile di quella che esso avrebbe dovuto super are
cativo. II sentimento partecipativo, che e sentimento della tota­ se avesse tenuto conto della complessita, varieta e profondita del
lita, non indifferenziata ma al contrario valida e significativa pensiero e dell'esperienza religiosa.
appunto in quanto trama che lega innumerevoli diritti-doveri
individuali (siano gli individui propriamente detti, siano le fami­
glie, le ascendenze, i gruppi locali, le societa iniziatiehe 0 altro) , Religione e magia
non deprime, ma esalta il sentimento individuale: 0, almeno,
non 10 deprime necessariamente, ne necessariamente 10 mate­ Come si e detto, la religione e la « magia » esprimono in
rializza in una pura solidarieta produttivistica. maniera primaria la vita spirituale di una popolazione primitiva.
Infine, campo privilegiato di esperienze partecipative e Solitamente gli etnologi e gli storici delle religioni distinguono
presso i primitivi la religione. Questo termine esprime conce­ accuratamente e a buon diritto questi due fenomeni, implicando
zioni, credenze e pratiche che hanno in un modo 0 nell'altro la religione un atteggiamento di sottomissione piu 0 meno de­
qualche aspetto comune, che alludono a una « rottura di livello » vota, da parte del singolo e del gruppo, verso le forze e gli
verso un « sopra» e verso un « prima» di natura variamente esseri sovrumani, mentre la magia corrisponde piuttosto all'at­
« trascendente », e che implicano un forte sentimento della « to­ teggiamento indipendente, se non aggressivo, dell'uomo che
talita », e che sarebbe errato voler riassumere, secondo vecchi pensa di padroneggiare forze e nessi invisibili ma sovranamente
metodi evoluzionistici implicanti l'equazione « antico-ernbrio­ effieaci. Ora, questa distinzione e utile e giustifieata, non meno
nale-rozzo », in un preteso, iniziale « minimo comun denomina­ dal punto di vista della psieologia religiosa che da quello obiet­
tivo delle rispettive credenze e pratiche. Tuttavia, aspetti par­
tore» da cui tutte si sarebbero «evolute », Una illusione,
zialmente comuni dell'uno e dell'altro fenomeno sussistono pur
questa, che si prolunga dal postulato di Edoardo Tylor, essere
sempre, soprattutto se si tiene conto che la magia, la magia
nux della religione il cosiddetto « animismo », cioe, come egli
« simpatetiea », non e soltanto quella «falsa scienza» di cui
10 definisce, la «credenza in esseri spirituali» (intesi pero
parla l'interpretazione razionalistiea e positivistiea del Frazer.
come ombra, immagine, « doppio », fantasma 0 eidolon impal­
In altre parole, il mago non si limita, 0 non si limita sempre, a
pabile), fino al placito engelsiano (e gia di Feuerbach) essere
mettere in mota i falsi principi della magia imitativa e di con­
a medesimo titolo «idealismo », e protezione fantastiea della tagio, principi di cui la sua inesperienza 0 Ie sue malintese espe­
mente umana, tutto cia che non si riduca a pura visione materia­ rienze gli nasconderebbero la fallacia; spesso il mago, mettendo
listiea delle cose. E osserveremo di passaggio come 1'« animi­ in opera forze sovrumane, sia pure sulla base dei principi della
smo » di Tylor e 1'« idealismo» marx-engelsiano suppongano magia simpatetiea, non fa che cercare di inserirsi, per rivolgerla
ambedue un fondo ideologieo positivistieo, e come proprio la a suo vantaggio, nell'armonia e nell'energia di un grande tutto,

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in cui non entrano solo gli uomini e le cose, le leggi simpa­ quadro rimarrebbe alla magia la funzione di scappatoia per le
tetiche 0 le Eorze naturali, rna anche forze ed entita sovrumane, iniziative insignificanti 0 criminose dell'individuo in quanto
ivi compresi gli spiriti, gli antenati, le divinita, che non appar­ scisso dal corpo sociale. Ora, cio non corrisponde in nessun
tengono in proprio al mondo magico nel senso stretto del ter­ modo ai fatti, essendo la maesta del « religioso» ben distinta
mine, rna al mondo della religione. In tal modo, spesso, Ie ere­ dalla maesta del «sociale », anche se tra i due ordini vi sia
denze e Ie pratiche magiche, lungi dall'esaurirsi in quelle espe­ contatto e reciproca influenza; d'altronde, non mancano inizia­
rienze a tipo ingenuamente razionalistico a cui faceva riferimento tive magiche a tipo collettivo, e, ancor pili, esistono esperienze
il Frazer e prima di lui il Tylor, si inseriscono in una visione religiose individuali ad altissimo livello. In realta la teoria del
totale del mondo in cui viene sentita fortemente la presenza Durkheim non fa poi una eOS1 puntuale distinzione fra magico
di forze ed esseri sovrannaturali. Cio fu ben percepito, gia nel e religioso, quando, sempre nel contesto delle sue interpreta­
campo dell'evoluzionismo, da diversi studiosi, insoddisfatti delle zioni sociologistiche, si riduce a parlare di una categoria del
interpretazioni razionalistiche degli etnologi sopra nominati. Con soprannaturale che in pratica puo essere magica 0 religiosa e che
il Marett, il King, il Soderblom, e poi fino a Rodol£o Otto con in definitiva e quanto mai indistinta e poco utile alla chiarezza
le sue speculazioni sul senso del « sacro », e al Van der Leeuw della ricerca scientifica sulla spiritualita dei primitivi. E analoga
con Ie sue osservazioni di fenomenologia religiosa tutta attenta osservazione vale per quanto concerne una particolare versione
all'aspetto religioso e mistico del pensiero primitivo, il mondo di teoria sociologica, quella marxista, che - come si e detto ­
della magia, perdendo la ristretta e arida determinatezza che gli riduce qualsiasi esperienza religiosa, 0 comunque spiritualistica,
era stata attribuita dagli studiosi del positivismo, si qualifica a un indi£ferenziato « idealismo », a mera sovrastruttura di strut­
sempre di pili come il mondo del mistero e delle forze sovru­ ture ed esperienze sociali, anzi classiste, senza distinguere ulte­
mane. riormente sull'origine, la consistenza e le caratteristiche dei rela­
Vedremo subito quali siano i limiti di queste speculazioni tivi concetti e pratiche.
sopra la « forza », 0, come si dice comunemente, prendendo a
prestito una parola di origine melanesiana, il mana (efficacia
sovrumana inerente in persone 0 cose). Per ora ci limitiamo a Forme e svolgimento storieo della religione presso i primitivi.
completare le nostre osservazioni precedenti sulla magia, osser­ Un conjlitto di metodi
vando che, in linea generale, una distinzione di questa rispetto
alla religione si impone, e che essa pub, nonostante tutto, rical­ Altrettanto necessaria appare una accurata distinzione delle
care pur sempre, con le riserve suddette, i motivi della distin­ credenze e pratiche dei primitivi relative al sovrumano quando
zione frazeriana. Nella magia, anche nella sua interpretazione si passa all'indagine non piu soltanto fenomenologica delle sue
pili « mistica » e meno razionalistica, emerge pur sempre un che strutture, rna a quella piu propriamente storica: cioe quando ci
di meccanico, che non appartiene invece in proprio alla credenza si chiede la genesi e 10 svolgimento delle varie maniere in cui
e alla prassi religiosa, tutta condizionata dalla intenzionalita degli l'umanita ha identificato il sovrumano e ha inteso il rapporto
esseri sovrumani. Questa reale differenziazione della magia dalla con esso. Come e noto, nel secolo passato, sempre sotto I'in­
religione non e da motivarsi peraltro con ragioni analoghe a flusso del positivismo, la genesi e 10 svolgimento dei fatti reli­
quelle accolte da Emilio Durkheim e dalla sua scuola socio­ giosi erano intesi in base al modulo delle teorie evoluzioni­
logica. Per il Durkheim, come si e detto, e religioso tutto cio stiche, che erano allora in yoga non solo sul piano della storia
che si giova della maesta e autorevolezza del « sociale »; in tal naturale (come 10 sono ancora oggi), rna anche suI piano della

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storia dello spmto, Si riteneva in altre parole, con un confu­ non accadesse alle scuole evoluzionistiche Ie diverse concezioni
sionismo analogo a quello sopra menzionato, identificante sacro, religiose, Ie diverse religioni, Ie diverse visioni del mondo, in
religioso, magico, sovrannaturale, spirituale etc. in una univoca breve i diversi mondi religiosi, studiati in base alla storia delle
ed indeterminata categoria « mistica» (per usare il termine nel varie civilta umane, e non pili in base a pretese fasi universali,
senso datogli dal Levy-Bruhl e da altri £ilosofi di medesima estra­ di una unilineare, naturalistica evoluzione umana. Nello stesso
zione), che una analoga univocita andasse attribuita a tutte Ie tempo - come diremo meglio in seguito - la ricerca storica
manifestazioni religiose che l'osservazione scientifica andava permetteva di trarre qualche conc1usione sulla antichita almeno
riscontrando in tutti gli stadi, «selvaggio, barbaro e civile », relativa di questa 0 quella concezione religiosa, 0 meglio di
di quella che allora si riteneva la scala univoca di evoluzione questo 0 quel complesso religioso.
dell'umanita, Cosl., con Augusto Comte, un feticismo primordiale
sarebbe evoluto verso un politeismo, e questo verso un mono­
teismo; secondo Tyler, la fase iniziale sarebbe stata l'animismo La teoria dell'animismo. Gli spiriti e l'anima presso i primitivi.
(tornererno pili oltre su questi termini), mentre le fasi ulte­ Feticismo. Sciamanismo
riori rimanevano le stesse che in Comte. Ne ci si curava di
accertare l'effettiva antichita etnologica e l'effettiva ripartizione Grande importanza si e riconosciuta, dall'anno della pub­
geografica di queste concezioni religiose. blicazione della Primitive culture del Tylor, aI fenomeno reli­
Contro questo stato di cose reagiva all'inizio di questo gioso che questo studioso denomino animismo,e che egli ritenne
secolo un nuovo orientamento dell'etnologia, orientamento che di definire come «credenza in esseri spirituali ». Alla base di
doveva poi culminare nella scuola « storico-culturale »; questa questo fenomeno, che il Tylor descrisse analiticamente, con
si poneva anzitutto in polemica contro le scuole evoluzioniste grande copia di particoIari, presi peraltro, secondo il costume
gia affermate e contro quelle che continuavano ad affacciarsi di allora, dai pili diversi popoli e dalle pili diverse culture, e
nel panorama degli studi etnologici e storico-religiosi. La scuola I'idea di anima, anzi una particoIare idea di anima, quella che
storico-culturale reagiva contemporaneamente contro i due postu­ iI Tyler chiamo anima-ombra 0 anima-immagine. II primitivo
lati dei sistemi evoluzionistici, postulati che in realta erano stret­ sarebbe arrivato a concepire I'idea di anima (0, diciamo, questa
tamente interdipendenti: quello in una sostanziale omogeneita idea di anima) attraverso esperienze come iI sogno, Ia trance,
e fondamentale univocita delle credenze e prassi religiose, e I'estasi artificialmente 0 naturaImente provocata. L'immagine
quello di una deducibilita dell'una dall'altra per via di un pro­ vista in sogno, soprattutto se di persona Iontana fisicamente
cesso evolutivo partente da cio che appariva pili « semplice », ovvero morta, sarebbe stata identificata daI primitivo come un
« omogeneo » e rude. A questo processo Ie scuole etnologiche doppio della persona fisica, un doppio atto a trasferirsi lontano
storiche opponevano, come oppongono tuttora, la concezione e anche a varcare iI profondo confine che separa i vivi dai morti.
della storia come individuazione di processi singoli e specifici, Un'anima siffatta e anche un'anima-immagine, perche essa ra££i­
per quanto connessi tra loro, in misura e in maniera varia, per gura esattamente Ie sembianze della persona; solo, di questa
via di divergenza, di convergenza, di innovazione e rivoluzione non ha Ia corporeita ma appunto I'agilita eterea, il che, collegato
rispetto al passato. In tal modo l'etnologia storica veniva ad anche con 10 scenario crepuscolare delle sue epifanie, la qualifica
apportare pili concreta e significante contribuzione agli studi di anche come anima-ombra e anima-spettro. A tale immagine del­
fenomenologia religiosa, poiche distingueva meglio di quanto l'anima si rifarebbero una quantita di concezioni sopravviventi

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anche presso i popoli culti: basti ricordare le caratteristiche pIli che animistiche, dinamistiche, In quanto oltre e piu che
della psyche nei poemi omerici, che appare appunto come I'anima-ombra e qui in questione la forza vitale, 0 anche il prin­
eidolon (immagine), come furno, come silhouette impalpabile, cipio malefico insito nella forza vitale dei bulogi. E qui un altro
agile e svolazzante, subito pronta a reintegrarsi nel suo mondo limite delle speculazioni animistiche del Taylor, che ben fu
sotterraneo vacuo e umbratile; quella stessa psyche che, cosl sentito da alcuni studiosi parimenti evoluzionisti suoi contem­
come in molte concezioni primitive, esce col fiato dalla bocca di poranei, i quali insistettero appunto, oltre e piii che sul con­
una persona che svenga, e vi si reintegra al rinvenire (per quanto cetto di anima-ombra, su quello di forza vitale, di mana etc.,
non si debba dimenticare che della psyche Omero sembra accor­ come gia abbiamo accennato quando abbiamo menzionato il pre­
gersi quando essa non e piu nel corpo.) A questa anima esta­ animismo del Marett. Ma su questo torneremo pili oltre.
tica, talora soggetta a metempsicosi, che ha esperienze e vicende La teoria animistica del Tylor, d'altronde, non concerne
di uscita e di reintegrazione, non sono neppure estranee certe solamente l'anima-ombra in quanto elemento costitutivo della
concezioni di popoli barbari dell'antichita c1assica, come i Traci, persona umana, ne solamente I'anima-ombra del morti. Le « ani­
esperienze che riecheggiano Forse ancora in a1cuni « uomini di­ me» dell'animismo popolano di se la natura, specialmente la
vini » della grecita, come Ermotimo, integrati piu tardi in un natura selvaggia, la terra degli spiriti, la brousse e la foresta,
mondo ideologico culto, rna non privo di lontane connessioni il fiume 0 la laguna, 0 in genere Ie zone che circondano 0 inter­
etnologiche, come quello pitagorico. Presso alcune popolazioni rompono i « luoghi culti ». Qui e il vero regno degli spiriti, pili
primitive, quest'anima « estatica » si qualifica anche nel senso ancora che nel sogno 0 negli stati « estatici »; qui il primitivo
della cosiddetta « anima esterna »: si tratta di un tema ben noto si aggira soltanto con timore, 0 neppure entra, perche e il
anche al folklore attuale: un personaggio, per 10 piii un perso­ luogo posseduto dagli spiriti, ai quali appartengono l'acqua, Ie
naggio ostile, ovvero privilegiato, ha il suo principio vitale, la fronde, i frutti che Ii si trovano; se vi entra, 10 fa pagando un
sua « anima », nascosta in una parte periferica del corpo 0 anche pedaggio che possa riscattare dal legittimo dominio degli spiriti
°
in un luogo oggetto esterno, 0 in un organismo animale: l?i quanto egli, sia pur di poco valore, si azzardi a portal' via. E la
solito, la sorte di questo punto vitale esterno del personaggto 10 minaccia degli spiriti, di questi spiriti della natura che poi
questione e di essere raggiunto dall'azione offensiva di qualcuno spesso si confondono con gli spiriti dei morti, eben seria. Essi
che per una ragione 0 un'altra abbia carpito il segreto: scovata producono Ie conseguenze piu terribili in colui che cade sotto
e raggiunta la sua parte vitale, la sede della sua anima, il per­ illoro dominio, e, di solito, dopo averlo atterrito, 10 uccidono.
sonaggio in questione muore. Un altro aspetto sotto cui pub Essi agiscono invisibilmente, misteriosamente, anche se talora
presentarsi I'anima esterna e quello contemplato dal cosiddetto si attribuiscano 101'0 forme animali 0 fantasmagoriche che la
subacbismo, una concezione africana che peraltro pub trovarsi sacerta del luogo non fa che rendere piu credibili e cariche di
anche altrove in base alla quale alcuni personaggi malefici (nel orrore.
Congo i bandoki, corrispondenti a quelli che in altre zone afri­ Collegato con I'animismo e un fenomeno religiose e anche
cane sono i malefici bulogi) possono introdurre illoro principio magico al quale venne prestata estrema e Forse eccessiva atten­
vitale, con la sua concentrazione di forza malefica, in un animale, zione fin dagli inizi della ricerca storico-comparativa sulla reli­
a mezzo del quale essi aggrediscono e annientano magicamente gione dei primitivi: il feticismo. Gia i portoghesi chiamarono
i 101'0 nemici. Veramente, nel caso dell'anima esterna, e soprat­ [eiticos, cioe fatture, incantamenti, quegli oggetti ai quali videro
tutto del subachismo, siamo in presenza di concezioni, oltre 0 prestare culto dai neri del Golfo di Guinea: e gia nel 1760

32 3 33
\""~"""l!r"'~

Carlo de Brosses evocava n termine feticismo e le pratiche ad ficato e quasi gerarchizzato in livelli (celeste, terrestre, ctonio,
esso connesse per quali£icare le forme pili arcaiche della reli­ ognuno di questi sempre pili stratificato e gerarchizzato a sua
gione, finche Augusto Comte, nel1830, comp~va l'ope.r~ ponendo volta), di un cosmo peraltro perlustrabile, in questi diversi
il feticismo come primo gradino dell' evoluzione religiosa della piani, dallo sciamano, cioe dall'anima di lui. Questi viaggi del­
umanita secondo il suo ben nota schema evoluzionistico. La l'anima - introdotti e accompagnati da appropriate musiche,
concezione ancor oggi diffusa, e non solo presso il pubblico, danze e varie mimiche - sono in realta delle missioni, che 10
secondo cui il feticismo implicherebbe l'adorazione di oggetti sciamano adempie in vista di scopi tutt'altro che speculativi 0
materiali e naturalmente inadeguata e falsa; cio non significa esplorativi: si tratta di recuperare « anime » smarrite, di procu­
che ques~o termine debba essere eliminato dalla fen~menologi~ rare e recuperare la sanita, di rimuovere gli intoppi, la cattiva
religiosa, poiche esso in realta e adatto a esprimere del fenOme?l volonta, le insidie degli esseri mortiferi del sottoterra, di pro­
religiosi alquanto omogenei, riscontrabili per la verita so~o m curarsi conoscenze, magie, benevolenza degli esseri ce1esti, a
alcune provincie etnologiche, e per giunta le .meno arc.alc~e: cominciare dall'Essere supremo, etc.
l' Africa occidentale, alcune zone del Nord America, la Polinesia, Per questi motivi, e per altri ancora, 10 sciamanismo non
Del resto, gia il Tylor qualifico il fet~cismo ~ome ~na fo~m.a ,dege­ si esaurisce affatto in un quadro « animistico », ma presuppone
nerata ed estrema di animismo, togliendogli la primordialita pre­ concezioni cosmologiche e religiose diverse e complesse, pur
supposta dal Comte e qualificandolo in tal modo come una fondando il suo interesse precipuo sull'anima e i suoi pericoli.
forma secondaria; i fetieci sarebbero stati venerabili per la pre­ Mircea Eliade vede una particolare connessione dello sciama­
senza in 101'0 di un'anima. Una definizione del feticismo pili nismo, attraverso gli exploits dello sciamano e Ie sue discese e
moderna e accettabile potrebbe essere la seguente: una credenza ascensioni (spesso mimate da ascensioni corporee su pali « co­
e un culto implicanti una manipolazione accen~u.a~a di ogget~i smici » etc.), con il concetto della «rottura di livello », doe
(i pili varii) abitati 0 resi efficaci, in via non defmlt1v~, cia sp.e~l~ della instaurazione di rapporti con quei livelli (qui intesi anzitut­
fiche « presenze » sovrumane: 0 che que~te pre~enze sl~no spmti to nel senso di una cosmografia sacrale) che trascendono questa
« naturali » (vedi sopra ), ovvero anime di morn 0 forze terra e ne costituiscono I'ultima fondazione. Altre concezioni di
magiche. aspetto sciamanistico, rna in sostanza diverse, sono quelle, dif­
Una particolare versione della mobilita e della estat~cita fuse nell' America settentrionale, che si riferiscono all'iniziazio­
(nel senso etimologico del termine: ekstasis, 1'« esser fuori ~> ) ne « spirituale » che i1 giovane riceve durante un suo soggiorno
dell' anima, 0 meglio di certe anime privilegiate, che ~anno at~l~­ in luoghi isolati, dove gli vengono rivelate da esseri superiori,
to con iniziazioni e « vocazioni » particolari le relative capacita, talora da spiriti, la « vocazione » e le capacita della sua anima.
e costituita invece dallo sciamanismo. Si tratta di un fenomeno Finalmente, connessioni con l'anima hanno quei monu­
particolarmente diffuso nell' A~ia centrale. e ~ettentrionale.' .e in menti « megalitici » che - inseriti volentieri dall'etnologia mo­
altre zone artiche (ma anche, in forme di cui occorre verificare derna in un complesso culturale cui si accennera in seguito ­
caso per caso l'effettiva analogia, in altri parti dei continenti compaiono spesso come « seggi delle anime » e come centri, 0
etnologici): 10 sciamano (da un termine tunguso, .0 f?rse sol~ « monumenti » nel senso forte del termine, del culto delle
tanto da un termine sanscrito indicante una categona di addetti medesime. Una concezione in parte analoga puo essere quella
al culto) e un personaggio singolare, che costituisce una fun~ion~ australiana relativa ad anime sparse dagli antichi spiriti totemici
essenziale di certe visioni del mondo implicanti un cosmo strati­ in luoghi prestabiliti, anime che si incarnano nelle future madri

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non appartengono aIle piu arcaiche, anime che in qualche modo
al [oro passare per quei luoghi, e che mantengono u loro intrin­ partecipano dell'una e dell'altra specie, senza che peraltro ne
seco riferimento ad essi (il che da un limite e un senso agli spo­ venga abolita la validita storica e fenomenologica della distin­
stamenti territoriali e alleanze locali di quelle tribii ). zione operata dall'Ankermann. Comunque, la realta ci presenta
un quadro quanto mai vasto, per cio che concerne Ie concezioni
dell'anima presso i popoli primitivi. E frequente fra i cacciatori
La crisi dei sistemi evoluzionisti. Diversi concetti di anima africani delle foreste tropicali, che corrispondono ad una alta
presso i primitiui. antichita etnologica, la presenza di piu anime, 0 di piii aspetti,
o meglio ipostasi, dell'anima, Ie quali sperimentano ognuna, con
Gia aleuni anni dopo la pubblicazione del libro di Tylor
la m~rte,. sorti differenti: cioe il soggiorno presso l'Essere supre­
apparvero evidenti, anche in un contesto evoluzionistico, i limiti
mo, 10 cielo (ovvero, alternativamente, in caso di grave deme­
della teoria dell'animismo, e cio per un duplice ordine di motivi.
rito, in situazioni sgradevoli su questa terra), il ritorno al serba­
Da una parte si riscontro che l'animismo non era in grado di
toio totemico delle anime, e, ancora, una reincarnazione in un
coprire la gamma quanto mai varia, complessa e anche contrad­
nuovo essere, attraverso il soffio, trasmesso di bocca in bocca
dittoria delle concezioni relative all'anima 0 a cio che piii 0 me­
no Ie corrisponde nelle concezioni dei primitivi. D'altro canto, dal padre morente al figlio chino su di lui. Ancora piii complesso,
l'animismo non era neppure in grado di spiegare quelle conce­ e soggetto a c1assificazioni di meticolosa aceuratezza termino­
zioni primitive Ie quali, appellando ad una esperienza della logica, e, p. es., il quadro dell'anima nelle culture negre del­
« forza » come animante la natura (0 meglio: delle forze ani­
l' Africa occidentale, ricche (a differenza di quanto accade per
manti oggetti e fenomeni singoli, anche se maestosi, della na­ i cacciatori arcaici) di una ampia fioritura animistica e ma­
tura) , apparivano estranee alla concezione tyloriana di anima­ nistica.
doppio. Seguiremo brevemente queste due direzioni nelle quali Per esempio, quanto mai complessa e 1a tavo1a sinottica .delle varie
si mosse, ancora nell'ambito evoluzionistico 0 gia fuori di esso, ~nime ~e:l'in~ivi~uo nelle popo1azioni del basso Congo: qui si alternano,
la critica delle teorie del Tylor. m vaneta di CU1 non sempre appare chiara 1a coerenza le different!
ipost~si,. aSp<:tti, sed~ corporee, capacita, funzioni, destinl di questa 0
Per quanto concerne l'anima, uno dei fondatori della seuola quell amrna, 11 che dimostra tra l'altro come sia i1 « soffio» 0 alito sia
storico-culturale, 10 Ankermann, mise in rilievo la varieta delle l'immagine (ombra 0 profilo), can cui sono connesse 0 magari denominate
concezioni primitive, concezioni che egli tipizza in due possi­ le anime, non esauriscano in alcun modo 1a loro natura e 1a loro fun­
bilita ben distinte: l'anima-immagine, piu 0 meno quella cui si zione, pur. corrispon~endo a qualche aspetto di queste, 0 meglio, « indi­
cando~~ » in ,se~so p1~. 0 me~o tras1at? Presso i Bakongo, moyo e la vita,
riferiva l'animismo del Tyler, e l'anima-vita (0 anima-soffio,
10 spmto, 1 aruma, 1intendimento, 11 cuore, mentre muanda e soffio,
anima-forza), collegata con l'alito e piii ancora con la forza alito; d'altronde, i1 moyo (vita, principio di vita) non e propriamente
vitale, il calore e il euore. Questo secondo tipo di anima - se­ un elemento del composto costituito dall'anima, rna i1 principio animante
condo alcuni piu tipico delle civilta di maggiore arcaicita - e !'resupposto all'a~ima stessa. Di muanda invece si dice che puo lasciare
difficilmente integrabile negli schemi dell'animismo, e anzitutto 1~ C?rpo. dura~te 11 sonno. Solitamente, presso i primitivi, e soprattutto
1 amma-immagme quella che puo lasciare i1 corpo durante i1 sonno. Ma
e difficilmente integrabile in quella che secondo Tylor sarebbe di cio diremo piu oltre.
la genesi psicologica dell'idea di anima come immagine vista
Un'altra suddivisione, valida per 1a tribii congolese degli Mpangu
nell'esperienza del sonno 0 dell'« estasi ». Se invece si evade (la quale pero non appartiene alla nazione dei Congo), e la seguente: 1)
dalla schematicita tyloriana, non manca la possibilita di trovare moyo, 0 anima spiritua1e, che risiede ne1 sangue e specia1mente nel cuore,
presso i primitivi, e piii precisamente presso alcune culture che
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e che e il vero principio della vita, 2) mfumu kutu, che risiede nello per quanto essa, per la sua facolta di lasciare il corpo, abbia assunto
orecchio ed e l'essenza dei sensi, 3) zina, 0 nome, senza il quale l'essere qualita dell'anima-ombra. Mvumbi, poi, e il corpo non sepolto, 0 meglio
umana e una semplice crisalide, non un essere sviluppato e completo. il principio personale che sopravvive al corpo dopo la morte: quindi
In aggiunta c'e 4) kini 0 kiwisi, l'ombra, che e un'anima collegata anch'esso deve essere preso in considerazione parlando dell'anima.
all'anima mfumu kutu, la quale e infatti l'origine dell'ombra. Come si
vede, in questa concezione si hanno addirittura due anime-ombra.
Una terza concezione e di carattere pili generate, e comprende tutto La teoria del preanimismo e del dinamismo. La « [orza »,
l'essere umano, non solo l'anima. La parte esterna dell'uomo, cioe il corpo
(nitu) consiste di vuvudi, cioe della « conchiglia esterna », che e quella
che viene sepolta e si putrefr, e di mvumbi, la parte interna e sostanziale,
Come si e detto, ben presto Ie teorie animistiche di Tylor
che e quella la quale, tra I'altro, viene « mangiata » in maniera miste­ dovevano risultare insufficienti non solo per quanto concerneva
riosa dai bandoki. La parte interiore dell'uomo (ngundi amuntu) consiste la loro inabilita a coprire la vasta gamma delle concezioni sul­
poi in parte di nsala, che e l'attuale essenza vitale, con kini (ombra) in l'anima, ma anche perche esse non davano adeguata attenzione
qualita di sua visibile immagine, e in parte di muela 0 vumunu, il e credenze concernenti entita e forze sovrumane non riducibili
processo vitale, la vita, che tra l'altro si manifesta nel fiato. Qui abbiamo
pili chiaramente la ripartizione di cui sopra si parlava tra anima-vita e
al concetto di anima naturale 0 di anima manisticamente intesa.
anima-immagine. Secondo alcuni, come si e detto, l'anima muanda lascia COS!, il Marett osservo come si dessero credenze religiose rela­
il corpo durante il sonno, e l'uomo continua allora a vivere grazie al tive a manifestazioni divine nella natura, 0 pili precisamente
suo moyo. Dopo la morte, muanda diviene uno spirito di morte, che e in singoli eventi naturali, specie tra quelli pili imponenti, che
chiamato anch'esso muanda. Tra gli Mpangu e invece l'anima mfumu kutu non avevano alcun bisogno di essere ricondotte a presupposti
che durante il sonno lascia il corpo 2, anche per compiere cattive opere
di stregoneria, e infine moyo sopravvive dopo la morte assumendo un
animistici. Ad esempio, la presenza divina animante un impe­
corpo bianco. Altrove e invece nsala che puo vagare fuori del corpo (cio tuoso turbine non suppone necessariamente l'idea che in questo
e coerente con la qualita di nsala come anima collegata con l'idea di si annidi invisibile e minacciosa un'anima, nel senso animistico
anima-immagine, in quanto e piuttosto l'anima-immagine, e non l'anima­ del termine; dal punto di vista della psicologia religiosa, sembra­
vita, quella che esce dal corpo per vagare fuori) 3. Essa, alla morte, ritorna va al Marett possibile, e spesso pili convincente, vedere ricon­
nel regno dei morti. Quanto a muela, essa, alla morte della persona,
va nei boschi e diviene una specie di spettro (nkuyu).
nessa la qualita divina del turbine piuttosto ad una forza divina
Si deve anche osservare che l'importanza delle differenze tra Ie inerente al medesimo, che 10 animi. II Marett elaborava COS!,
diverse anime non deve essere esagerata. Cio risulta manifesto dal fatto in concorrenza con la teoria dell'animismo primitivo, la teoria
che diverse anime sono dagli indigeni stessi messe in rapporto reciproco, dell'animatismo, che vede forze la dove il Tylor vedeva spiriti.
con il dire p. es. che una e « serva » dell'altra. Cost, l'anima kini e serva Propriamente parlando, l'animatismo, quale il Marett 10 attri­
di nsala, che ne e l'immagine visibile (vedi sopra): d'altronde, nsala e
quasi identica a mfumu kutu, che la sostituisce, 0 e quasi sua serva: e
buisce aIle credenze dei primitivi (senza escludere anche la pre­
questa quasi identita tra nsala e mfumu kutu si basa suI fatto che ambe­ senza di concezioni animistiche), non implica il concetto di una
due si rifanno al concetto basilare di anima-immagine e anima-ombra. forza generale ° universale animante unitariamente tutta la
Nella stessa categoria sono anche lunzi e ndunzi (intendimento, intelli­ natura: una concezione di questo tipo e rara a riscontrarsi presso
genza, anima). Muanda e invece, come si diceva, piuttosto I'anima-vita, i primitivi, e la si ritroverebbe, ad esempio, in alcune concezioni
degli Indiani del Nord-America, espressa talora con il nome di
2 Anche moyo, peraltro, tra gli Mpangu, puo lasciare il corpo durante il orenda, wakanda, 0 manitu 4; di solito, si tratta semplicemente
sonno. Ma e solo moyo che, secondo questa tribu, va nel regno dei morti,
dopo la morte. Mfumu kutu, invece, va via e svanisce.
3 E quindi eccezionale che un'anima come muanda sia ritenuta in potere 4 Quest'ultimo termine indica pero anche l'Essere supremo, 0 in genere
di vagare fuori del corpo. gli esseri sovrumani.

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,. 'P'\

della credenza in fenomeni sovrumani animati da forze che si libro The making of religion, metteva in particolare rilievo alcune
manifestano singolarmente, misteriosamente e inopinatamente, concezioni primitive molto trascurate dagli studiosi precedenti,
in fenomeni di particolare irruenza 0 efficacia, che colpiscono concezioni che si rivelavano, ad una attenta analisi, irriducibili
l'esperienza del primitivo. In questa teoria dell'animatismo con­ rispetto sia aIle credenze preanimistiche che a quelle animi­
£1uiva un'altra serie di osservazioni, aIle quali aveva dato l'avvio stiche. Si trattava cioe di quelli che il Lang chiamava Esseri
una celebre osservazione del Codrington, suI concetto di forza supremi, cioe di figure divine che, in molte religioni primitive,
sovrumana (il mana) presso gli abitanti della Melanesia. Qui, anzi nella maggior parte di esse, costituivano la figura di una
come abbiamo detto piu su, persone, animali 0 cose, siano esse divinita che appariva non molto dissimile, nelle sue caratteri­
entita superiori 0 anche attrezzi e manufatti, quando appaiono stiche piu essenziali, dalle concezioni di tipo monoteistico. Questi
dotati di una efficacia superiore vengono ritenuti ricettacolo di Esseri supremi, concepiti come creatori del mondo, talora appel­
una forza che inerisce ad essi. lati con il nome di «padre », e solitamente connessi con Ie
istituzioni morali e tribali (per esempio, con Ie cerimonie di
iniziazione ), si ritrovavano sia presso popolazioni etnologiche
Gli Esseri supremi e l'idea di Dio presso i primitivi. alquanto evolute (quelle che l'etnologia evoluzionistica siste­
maya nella categoria della «barbarie » ), sia nelle popolazioni
La teoria deIl'animatismo, 0, come anche venne chiamata, piii primitive (i «selvaggi»), tra Ie quali Ie primitivissime
del dinamismo, facendo appello ad una visione del sovrumano, tribu di cacciatori dell 'Australia, dell'Africa meridionale, della
appunto la forza, anzi le forze animanti e potenzianti i feno­ Siberia estremo-orientale, di alcune isole del sud-est asiatico,
meni di particolare imponenza, apparve alIa mentalita evolu­ etc. Memorabile fu la disputa che il Lang dovette sostenere per
zionistica dello scorcio dell'Ottocento e degli inizi di questo affermare la irriducibilita e la maggiore anrichita etnologica di
secolo come qualcosa di piu « semplice » e rudimentale, e quindi questi concetti, relativi all'Essere supremo, di contro alle obie­
anche (in base al sopra accennato placito evoluzionistico) di zioni dei sostenitori dell'animismo, dal Tylor allo Hartland.
etnologicamente piu antico che non la gia piu « complessa » e 11 Lang metteva in rilievo come la spiritualita, 0 meglio la
quindi «posteriore» credenza nelle anime individuali di tipo etereita, non fosse affatto una delle caratteristiche degli Esseri
tyloriano. Fu cosl che la scala evolutiva del Tyler, che si figu­ supremi, i quali si distinguevano dalle anime in senso tyloriano,
rava l'evoluzione della religione partendo da concezioni animi­ oltreche per la loro qualita di creatori, anche per una loro con­
stiche che poi sarebbero sboccate nel politeismo e nel mono­ cretezza (che non significa materialita ), che li rendeva ben
teismo, veniva complicata con l'aggiunta di una fase ancora pre­ diversi dagli eidola tipici del mondo animistico; d'altronde, gli
cedente l'animismo, la fase dinamistica, detta anche del « pre­ Esseri supremi, dalla personalita ben netta, si distinguevano
animismo ». altrettanto dalla impersonalita 0 comunque dalla vaghezza di
Ma nei primi anni di questo secolo anche il preanimismo, contorni delle « forze » del preanimismo. Ne suI piano morale
Ie differenze erano minori, una volta che alIa vigile e coerente
.. pur destinato a foment are ulteriori speculazioni, aIle quali abbia­
mo gia accennato, relative alIa percezione del sacro e del divino eticita delle motivazioni di comportamento degli Esseri supremi
anche nelle religioni culte, doveva entrare in crisi gia all'interno si contrapponeva in stridente contrasto I'irresponsabilita impre­
dell'ambiente scientifico di formazione evoluzionistica, e poi vedibile delle «forze », ovvero la multiforme, contrastante e
soprattutto tra i seguaci dell'etnologia storica che allora sorgeva. capricciosa molteplicita degli spiriti e delle « anime » - con il
Tra gli studiosi di formazione evoluzionistica, Andrea Lang, nel che riceveva un mortale colpo la teoria evoluzionistica della

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~..

separata origine dei concetti religiosi e di quelli morali. E il Lang tasse con caratteri di maggiore nettezza e di aspetto chiaramente
dedieava importanti osservazioni alla funzione che nell'evolu­ monoteistico. Le conc1usioni dello Schmidt, sviluppate e raccolte
zione del pensiero religioso avrebbero avuto, ognuno a suo modo, nella sua vastissima opera sulla «Origine dell'idea di Dio »,
sia quello che egli chiamava il monoteismo degli Esseri supremi venivano via via confortate dai risultati di indagini etnologiehe
sia l'animismo. Al primo, al quale 10 studioso scozzese ricono­ promosse sotto i suoi auspici dal Gusinde e dal Koppers presso
sceva maggiore antichita (per quanto ancora suI piano di moti­ Ie primitivissime tribu della Terra del Fuoco, dallo Schebesta sui
vazioni evoluzionistiche), sarebbe da rieondursi l'origine stessa Pigmei dell' Africa equatoriale e delle zone insulari 0 peninsu­
dell'idea di Dio, fondamentale per tutto il successivo corso lari dell'estrema Asia sud-orientale, dal Lebzelter nell'Africa del
della storia religiosa; al secondo, il Lang attribuiva il merito di sud-ovest, mentre tutta la letteratura etnologica relativa aIle
aver dato inizio alle speculazioni e aIle concezioni relative all'ani­ popolazioni scomparse 0 in via di estinzione dell'Austrialia, Ta­
rna, alla sua natura e ai suoi destini, cioe ad un altro fonda­ smania, Africa meridionale, California, delle terre eskimesi ed
mentale cardine dell'esperienza religiosa dell'umanita. Una volta algonchine, delle zone periferiche asiatiehe, delle grandi culture
fusi questi due centri di interesse, Dio e l'anima, il pensiero nomadiehe d'Asia etc. veniva sottoposta ad un attento riesame.
religioso sarebbe stato in grado di approfondire, nella sua com­ I problemi sollevati dalle ricerche dello Schmidt e dagli
plessa storia, i massimi problemi dello spirito. altri studiosi della scuola storico-culturale vennero trattati, da
Ma 10 studio degli Esseri supremi e delloro rapporto crono­ punti di vista pili 0 meno divergenti, e talora nel corso di vivaci
logieo e, pili in generale, storieo con gli altri tipi di credenza polemiche, anche da altri studiosi di storia religiosa. Tra questi
religiosa doveva essere appannaggio principale (per quanto non si distingueva Raffaele Pettazzoni, che, allo scadere del primo
esc1usivo) dello studioso pili agguerrito della scuola storieo­ quarto di questo secolo, dedicava un volume alla questione del­
culturale viennese, Guglielmo Schmidt, che introdusse, gia nel l'Essere supremo, nel quadro di una rieerca storico-religiosa la
1912, l'indagine sugli Esseri supremi nel quadro del nuovo orien­ quale, partendo dalle religioni dei primitivi, intendeva esten­
tamento metodologieo dell'etnologia, in vigorosa contrapposi­ dersi alle religioni politeistiche del mondo antieo e alle grandi
zione aIle vecchie impostazioni evoluzionistiehe. Rifiutando la religioni monoteistiche. II Pettazzoni si prop oneva di seguire
schematicita aprioristiea delle scale evolutive presupponenti una Ie varie vieende dell'idea di Dio, per individuare la dinamiea
unilineare ed omogenea evoluzione dal rude e dal « semplice » storica di questo concetto attraverso Ie differenti culture e situa­
al complesso e all'« elevato », la scuola storieo-culturale cerca zioni storiehe. In realta la sua rieerca si arrestava al primo dei
di ricostruire gli effettivi e molteplici processi storici che avreb­ tre volumi previsti, cioe a quello concernente l'Essere supremo
bero dato origine, in epoche e in luoghi diversi, aIle singole cul­ nelle culture primitive. Questa prima fase della ricerca del Pet­
ture. Ora, la credenza in un Essere supremo, caratterizzato dagli tazzoni insisteva sul carattere uranico dell'Essere supremo delle
attributi di eticita e di creativita sopra menzionati, veniva riscon­ popolazioni etnologiehe; si tratterebbe di un Essere supremo
trata dallo Schmidt e dai suoi collaboratori gia nelle culture celeste, fondato non su una speculazione causalistiea sopra l'ori­
pili arcaiehe, quelle dei cacciatori e raccoglitori, in tutti e quattro gine delle cose, rna su una appercezione mitiea del cielo, della
i continenti etnologici. L'Essere supremo si trovava anche nelle sua vastita e immensita, e partieolarmente della sua onniveg­
altre civilta, e copriva quasi universalmente il panorama etno­ genza collegata con la luminosita diurna e notturna del cielo
logieo (rimanevano fuori poche culture, per esempio quelle della medesimo. Anche Ie connessioni etiehe dell'Essere supremo
Melanesia); tuttavia, proprio nelle culture pili primitive sem­ celeste come osservatore, giudiee e punitore delle trasgressioni
brava allo Schmidt che la figura dell'Essere supremo si presen­ morali e sociali venivano spiegate dal Pettazzoni in dipendenza

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'f' "-',

della natura uranica luminosa e visiva dell'essere celeste. Nei


decenni seguenti i1 Pettazzoni continuava Ie sue ricerche intorno diverse, possa essere qualificato come « sommo » 0 pili impor­
agli Esseri supremi dei primitivi e ai 101'0 rapporti con l'idea di tante in questa 0 quella religione 0 mitologia primitiva. Si
divinita nelle religioni politeistiche e monoteistiche, nonche in­ danno una quantita di esseri 0 anche di entita divine, talora
torno ad un particolare attributo dell'Essere supremo e di altre anche astratte 0 potenzialmente impersonali, che sono a 101'0
figure divine di carattere « luminoso »: l'onniscienza. maniera somme, rna che non integrano la figura caratteristica
Per quanto concerne l'Essere supremo presso i primitivi, che, con caratteristiche sostanzialmente analoghe, si ritrova pres­
i1 Pettazzoni tendeva a distinguere diversi tipi, condizionati da so molte popolazioni primitive, a partire dalle pili arcaiche,
diverse situazioni culturali. Presso i cacciatori pili primitivi, e che si e convenuto di chiamare con il termine di «Essere
l'Essere supremo si sarebbe qualificato essenzialmente come supremo ». Questa dizione e certo convenzionale, e ciascuno puo
signore della caccia e degli animali, talora integrando quella usarla 0 non usarla a suo piacimento, 0 usarla con significati
figura del tutto tipica di molte mitologie primitive che e i1 nuovi: rna cio non toglie che gli Esseri supremi nel senso usato
demiurgo-trickster, un personaggio moralmente ambivalente, con­ dal Lang e dagli studiosi successivi, soprattutto quelli della
nesso con i1 mondo degli animali. Pili tardi, si sarebbero fatte scuola storico-culturale, rna anche la maggior parte degli altri,
strada figure di Esseri supremi pili vicini alla descrizione che di p. es. nell'etnologia nord-americana, integrino una fisionomia
queste figure dava l'etnologia storico-culturale di Schmidt: rna che non e da confondere con figure quali i1 «demiurgo-ma­
anche questi esseri sarebbero essenzialmente qualificati dal tipo riuolo », 0 trickster (sulla quale verremo pili ampiamente tra
di cultura cui appartengono, e in essi si farebbe vieppiu strada poco) 0 la Madre Terra; figure, queste ultime, che hanno un
l'elemento uranico, che condizionerebbe mitologicamente a1cuni ethos, un tipo e una storia completamente eterogenei, anche
dei 101'0 principali attributi, come appunto quello dell'onni­ se resta sempre la possibilita di in£1uenze reciproche. Per quanto
scienza e della connessione con le norme etiche; e si darebbero concernepoi il « signore degli animali », e da dubitare che esso
anche esseri supremi qualificati in senso femminile e materno, costituisca a sua volta un personaggio sufficientemente unitario
come l'eschimese Sedna, dominatrice degli animali marini e da poter caratterizzare l'esperienza religiosa dei primitivi caccia­
signora di quella natura acquatica che e l'ambiente determinante tori: e da distinguere infatti un « signore degli animali» che
di quelle culture di pescatori, mentre in ambienti culturalmente integra caratteristiche di autonoma personalita e di piena distin­
qualificati da attivita agricole e da interessi ctonii si farebbe zione e « elevatezza » nei confronti del mondo naturale ed ani­
strada, come figura suprema, la Terra Madre. male cui presiede (rna allora esso solitamente presiede in, un
A proposito di questo ampliamento, e insieme di questa modo 0 nell'altro anche al mondo umano) - e in questo caso
relativizzazione storico-culturale della figura e del concetto di abbiamo una figura che si puo ricondurre all'« Essere supremo»
Essere supremo, bisogna pero osservare che essa si presta ad nel senso specifico sopra delineato - ; mentre altra cosa e un
obiezioni e difficolta, in quanto viene a rendere pili indetermi­
« signore degli animali » che sia soltanto una ipostasi « divina »
nata e generica quella categoria fenomenologica e storico-religiosa
della specie animale in questione, 0 di pili specie collegate dal
che in etnologia si e convenuto fin qui, con fondamento reale,
comune riferimento culturale all'interesse della caccia (quale,
di chiamare « Essere supremo ». In altre parole, l'Essere supre­
a suo modo, l'eschimese Sedna). Ancora pili disparata e poi la
mo, quale e stato messo in rilievo nelle credenze dei primitivi
a partire dal Lang, non e qualunque essere divino 0 sovrumano figura (teriornorfica 0 meno) del trickster. In altre parole, il
riferimento «animale» (non necessariamente in senso terio­
che a un titolo 0 a un altro, con caratteristiche volta a volta
morfico) non e sufficiente per c1assificare sotto 10 stesso tipo
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o per riunire nella stessa linea storica 0 evolutiva figure divine gere il reale, e pili che tutto quel sommo reale che e il tempo
altrimenti disparate. delle origini, un tempo caratterizzato da pienezza e sacralita,
nel quale si fondarono le cose che oggi si impongono a noi e
condizionano la vita, dandole significato. In questa seconda linea
I miti di origini nelle culture piu arcaiche. si situano gli studi di Adolfo Jensen, nella scia delle tendenze
interpretative di Leo Frobenius (per il quale, peraltro, la mito­
Un altro punto di estremo interesse per quanto concerne logia dei primitivi era da vedere piii in funzione cosmologica,
la discussione relativa agli Esseri supremi e quella delloro rap­ cioe come interpretazione e visione mitica del mondo attuale,
porto con i miti, e in particolare con i miti relativi aIle origini che non cosmogonica, cioe come interpretazione dei suoi inizi:
del cosmo, dell'uomo, della societa, La scuola storico-culturale posizione quest'ultima che, per i1 Frobenius, risentirebbe gia del­
- rna anche altri studiosi, p. es. il Radin - insiste volentieri, l'applicazione di un pensiero con finalita « esplicative » che sa­
in questo argomento, sopra le motivazioni causalistiche che pos­ rebbe estraneo al pensare mitico ) ; vero e che 10 Jensen accetta
sono avere ispirato COS1 la concezione dell'Essere supremo come esplicitamente, per quanto riguarda il concetto primitivo di
creatore (in senso assoluto - talora perfino ex nihilo, come in Essere supremo creatore, la visuale di Lang e Schmidt, che esso
certe concezioni nord-americane - 0 in senso relativo) 5, come comporti la risposta a un « perche » posto dai primitivi sulle
anche l'elaborazione da parte dei primitivi di .una mitologia prime origini delle cose, e che anzi si tratti in definitiva di un
cosmogonica. Il primitivo, trovandosi al mondo, si chiederebbe concetto amitico, nel senso che i1 processo per cui l'Essere su­
i1 perche e il come delle cose, e darebbe risposte sostanzial­ premo realizza la creazione viene caratterizzato per 10 piu da
mente analoghe, in senso creazionistico (almeno in quelle cul­ semplicita, immediatezza e distacco ben diversi dal procedere
ture, e sono la maggior parte, che conoscono il concetto di un complicato e talora avventuroso, impegnato e, almeno per i
Essere supremo creatore 0 demiurgo). Altri studiosi si pongono nostri occhi, grottesco di altri esseri primordiali connessi con
da un punto di vista diverso, insistendo sopra il momenta emo­ le origini delle cose (p. es. il demiurgo-imbroglione, 0 le divinita
« dema'» di cui sara piu oltre questione).
zionale, 0 addirittura irrazionale, « mitologico » 0 esistenziale
della esperienza religiosa dei primitivi. Per alcuni di questi Quanto poi a Mircea Eliade, di cui sono note le teorie
intorno al mondo delle origini come mondo della pienezza e
studiosi, soprattutto quelli che piu risentono di una mentalita
della sacralita, come quell'illud tempus in cui si situano Ie per­
positivistica ed evoluzionistica, la mitologia primitiva e in fondo
sone e le azioni degli esseri primordiali, a cominciare dall'Essere
illogicita, errore, fantasia, arbitrio, « stupidita primitiva » (come
supremo, non si puo dire che esse presuppongano una eritica
ebbe una volta ad esprimersi i1 Preuss, che pure molto fece
all'attribuzione ai primitivi e aIle loro cosmogonie di un pen­
per la chiarificazione della psicologia e della mitologia primi­
siero anche causale, tanto piu che anche questo puo essere inte­
tive). Per altri, la mitologia primitiva, pur nella sua « irrazio­
ressato a quella « totalita » (l'Eliade arriva a dire « coincidenza
nalita », e espressione viva e « sentita », e quindi autentica e degli opposti») che, per 10 studioso romeno, e Ia caratteri­
« vera », di una maniera di percepire, anzi di intendere e attin­ stica di tutto cia che appartiene ai primordii e aIle Ioro ineffa­
bili sacralita e ricchezza, che i1 rito periodicamente riattualizza
5 Come, p. es., nel diffuso tema del pescaggio della terra in fondo al per « ricaricare » i1 mondo e ricondurlo alla pienezza e alla vita
mare primordiale (0 a quello del diluvio). II pescaggio e eseguito da un colla­ che minacciano altrimenti di svanire impoverendolo e annien­
boratore (talora anche rivale) dell'Essere supremo, che con i pochi granelli di
fango crea la grande terra. tandolo.

46 47
II Pettazzoni partecipa in qualche modo di ambedue queste al culmine dell'evoluzione religiosa dell'umanira, il monoteismo,
tendenze: quella a risolvere il pensiero primitivo in « apperce­ In altre parole, gli spiriti, le anime, 0 gli antenati (in cui si
zione mitica » condizionata da circostanze storiche e psicologiche sarebbero come coagulate Ie « forze ») si sarebbero trasformati,
dell'umanita primitiva (per quanto esprimente una categoria uni­ arricchendo la loro personalita, negli dei del politeismo clas­
versale e essenziale della umanita, la categoria del « religioso » ), sico, e da questi, per selezione, si sarebbe trascelto ed esaltato
e quella a conferire una « verita » esiste~ziale~ ass~lu.t~men~e l'unico Dio del monoteismo.
divers a dalla verita di « ragione », alla mitologia pnmrtrva, m Questa impostazione ricevette un duplice colpo dagli studi
quanto questa - secondo un'osservazione gia f~tta da ~ro: del Lang e della scuola storica. L'Essere supremo riscontrato
nislao Malinowski - e funzione e fondamento di determinati presso molte popolazioni primitive era irriducibile alle anime,
comportamenti e maniere di vivere e affrontare il mondo da o agli antenati, 0 alle forze, e quindi introduceva un elemento
parte degli individui e delle societa che la .r~tengo~o ~ome .vera. inaspettato, non considerato dalla problematica evoluzionistica.
11 Pettazzoni polemizza contro una mentalita « antimitologica >~,
Di piu, il pensiero storico differenziava tempi, culture, forme
propria di tutti quelli che in un modo 0 nell'altro deprezzano 11
religiose nel pensiero dei « selvaggi », e imponeva una ricostru­
mito vedendo in esso soltanto fantasia e puerilita: d'altra parte,
zione della genesi e dello svolgimento dei fatti religiosi storica­
e innegabile che egli stesso erediti in parte questa maniera di mente differenziata eben diversa da quella data dall'evoluzio­
vedere, nella misura in cui separa in senso assoluto le due
nismo: i vari tipi di religione non erano frutto di una evolu­
« verita », quell a esistenziale e quella « di ragione », Sembra in
zione deterministica partente da forme « semplici » e rozze, ma
conclusione che la posizione piii equilibriata consista nel vedere
andavano inquadrati in eventi di natura piu prettamente sto­
le mitologie primitive, e in particolare le cosmogonie, come frut­
rica. D'altronde, la scuola storico-culturale riscontrava nelle cul­
to di una attivita umana totale comprendente insieme atteggia­
ture piu arcaiche un particolare rilievo dato alla figura del­
menti emozionali, motivi razionali e riferimenti esistenziali fon­
dati sulla comune natura umana nonche sulla specifiche circo­ l'Essere supremo, nel quale si riteneva riassumersi 0 subordi­
stanze storiche, culturali e sociali. narsi in maniera essenziale tutto il restante panorama degli esseri
e delle forze sovrumani. Fu COS! che non si esito a qualificare
di monoteismo, gia con il Lang e poi con 10 Schmidt, il pensiero
La questione del monoteismo. religioso delle civilta piu arcaiche. L'insorgere dell'animismo e
del manismo sarebbe stato posteriore, come quello del poli­
Un altro argomento di cui gli studi sugli Esseri supremi teismo. A questa interpretazione si oppose il Pettazzoni, il quale,
hanno reso ulteriormente attuale la discussione, e quello rela­ pur riconoscendo una parziale continuita tipologica e storica fra
tivo alla questione del « monoteismo » e dei suoi rapporti con gli Esseri supremi dei primitivi, i sommi iddii del politeismo e
le credenze primitive relative agli Esseri supremi, nonche con il Dio unico del monoteismo, affermava tuttavia doversi que­
il politeismo. Come si e detto, la posizione delle s~~ol~ ev?l~. sr'ultimo riconoscersi solo nelle grandi religioni monoteistiche
zioniste a questo proposito era chiara: men~re le r~l~glOn! ~nml­ dell'Antico Testamento, del mazdeismo, del cristianesimo e del­
tive venivano volta a volta sussunte net termmi arurmsmo, l'islamismo, mentre l'attribuzione della qualifica di monoteisti­
manismo feticismo, preanimismo, variamente combinati e se­ che a religioni primitive implicherebbe un errore di prospettiva
riati, si poneva come ulteriore « fase » il p~litei5mo, t~pico delle storica. II monoteismo, per il Pettazzoni, presupporrebbe un
grandi civilta del mondo antico, dal quale 51 faceva pOl evolvere, preesistente politeismo, non perche esso ne nasca per evolu-

48 II 4 49

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zione, ma al contrario per rivoluzione, allorche un profeta e bordinare a se, spesso, l'intero quadro delle altre credenze e
fondatore religioso neghi tutti gli altri dei per affermarne uno concezioni: ivi compreso, nelle culture meno primitive, quel
solo. vivace e caotico mondo di spiriti e Ieticci che, come p. es. nelle
Sembra che la discussione intorno al «monoteismo» dei religioni del mondo guineano e congolese, affollano la vita
primitivi, soprattutto per quanto concerne Ie popolazioni pili quotidiana dell'individuo e dei gruppi. Altra volta invece, 0
arcaiche, abbia sofferto pili del dovuto di equivoci e oscurita anche, sotto un diverso rispetto, negli stessi casi, le credenze ani­
terminologiche, insite gia nell'aspetto troppo sistematico e « cul­ mistiche e simili, e soprattutto la magia aggressiva (0 « nera » )
to » del termine stesso, che quindi presta il fiance a obiezioni pongono effettivi limiti all'importanza 0 al culto dell'Essere
suI piano della concretezza storica. Cia non vuol dire che si debba supremo, esc1udendo quindi a fortiori la possibilita di un mono­
dare per valida l'affermazione del Pettazzoni, che il monoteismo teismo anche laddove nulla si sappia di credenze specificamente
presupponga sempre una rivoluzione antipoliteistica: giacche politeistiche.
una simile posizione identifica due cose per se distinte, quella
di un carattere rivoluzionario del monoteismo e quella, pili corri­
spondente a una interpretazione prudente dei fatti, della pre­ L'Essere supremo e il suo «Sitz im Leben ».
senza, latente e esplicita, nel monoteismo (dall'Antico Testa­
mento e dal mazdeismo in giu ), di un contenuto di critica verso Queste considerazioni portano a chiederci quale sia, nella
effettualita della vita di ogni giorno (che pero non si intende
altre visioni religiose del mondo, le quali d'altronde non sono
solo e sempre quella del politeismo, ma anche queUe di qualsiasi separata dai moduli di cia che e il tempo delle origini, in cui
culto religioso 0 pratica magica che si riveli incongruente 0 venne fondata la realta attuale), la portata del culto dell'Essere
concorrente rispetto al culto - e al retto culto - di Dio. supremo: quale sia in altre parole il suo Sitz im Leben. Giacche
Insomma, non e soltanto la polemica contro i « molti dei » quella spesso spicca, nell'Essere supremo, un certo carattere « ozioso »,
che caratterizza la predicazione dei grandi rappresentanti della o almeno un certo carattere di estraneita alle attuali vicende di
religione monoteistica. Per tutte queste ragioni, se da una parte questo mondo, che sembra riflettersi anche nella infrequenza di
e inopportuno rinchiudere il monoteismo in una dialettica manifestazioni cultuali aventi per oggetto questafigura. 11
monoteismo-politeismo quale quella instaurata dalla interpre­ Soderblom e il Van der Leeuw hanno molto insistito su questo
tazione « rivoluzionaria » del monoteismo proposta dal Pettaz­ aspetto dell'Essere supremo dei primitivi, e quest'ultimo vi ha
zoni (0, peggio ancora, quella supposta da coloro che ritengono trovato un motivo per differenziarlo toto caelo da una figura
che l'antitesi monoteismo-politeismo esaurisca senza altre even­ come quella dello Iahve dell'Antico Testamento, caratterizzato
tuali complicazioni ogni possibile alternativa religiosa), dal­ invece da somma dinamicita e iniziativa nel decorso della vicen­
l'altra sembra opportuno rinunziare a un termine di aspetto COS1 da storica. Questa contrapposizione e senz'altro troppo drastica,
sistematico: il che non significa rinunziare a identificare nelle per quanto non priva di valore, soprattutto se si tenga presente
culture primitive, a cominciare da quelle pili arcaiche, l'impor­ l'effettiva discrepanza tra una esperienza religiosa fortemente
tanza, certo essenziale, della credenza nell'Essere supremo, cre­ tinta di storicita e di escatologia (sia pure di una escatologia
denza che in molti casi sopravanza in antichita le credenze di « terrena ») come quella antico-testamentaria, e la qualche stati­
tipo animistico e analoghe, e che d'altronde ha, nell'orizzonte cita (0 inesistenza) di una visione della storia e del suo decorso
religioso delle rispettive popolazioni, una posizione tale da su­ da parte dei primitivi, la cui attenzione religiosa - pur senza

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ignorare del tutto I'escatologia - va di preferenza, oltreche del cosmo, cost come e pericoloso l'intervento perturbatore di
all'attualita, a quelle « origini » nelle quali, come si e detto, risie­ un mago nella vita di tutti i giorni. Mettendo da parte I'aspetto
dono la motivazione e la forza propulsiva del mondo attuale. magistico di tale interpretazione (giacche il potere creativo del­
I'Essere supremo non e paragonabile al potere di un mage del­
Detto questo, si deve convenire che tra l'Essere supremo
dei primitivi e il Dio del monoteismo non manca qua1che intima l'atrualita, il quale non erea ne evoca dal nulla, rna piuttosto
magicamente manipola 0 trasferisce Ie cose esistenti), e da dire
connessione storica e fenomenologica.}<Resta allora da intendere 'I
questo aspetto remoto, e talora « ozioso », di molti Esseri supre­ che proprio il carattere « fondante» e primordiale dell'Essere
mi dei primitivi. Non si tratta di tutti, anzi forse neppure della supremo, che costituisce il fondamento del reale, puo essere in
maggior parte, essendo ben noti, sia nelle popolazioni etnolo­ parte responsabile della attuale lontananza di lui, e anche di
gicamente pili arcaiche che in quelle pili recenti, interventi una sua qualche oziosita, Si deve aggiungere che nel tema, fre­
anche drastici dell'Essere supremo, sia per motivo di infrazioni quente nelle narrazioni primitive, deIl'allontanamento dell'Essere
aIle norme tribali, sia per motivi che al primitivo restano miste­ supremo dopo gli avvenimenti dei primordi, confluiscono sia
riosi e inesplicabili e che non sono del resto privi di connes­ l'aspetto appunto « fondante » e trascendente di questo essere,
sione con quella che e appunto l'elevatezza, la trascendenza, il sia motivazioni di natura etica concernenti una primitiva colpa
potere sovrano e la misteriosita stessa dell'Essere supremo. dell'umanita, che ha dato motivo a questo allontanamento.
Laddove invece un aspetto remoto e eventualmente ozioso del­ Diversa e comunque la « lontananza » dell'Essere supremo, che
l'Essere supremo sia riscontrabile, questo puo essere spiegato non implica un totale distacco di lui dall'attualita, e quella di
con diverse motivazioni. Anzitutto, la cosa puo dipendere dal­ altre figure di esseri primordiali, quali per es.l'« eroe culturale »,
l'importanza assunta eventualmente da credenze e pratiche di fondatore della civilta, talora identico all'antenato, ovvero il
altro tipo, Ie quali facciano passare in seconda linea l'Essere demiurgo-imbroglione (trickster), spesso di natura animalesca
supremo stesso (altra volta, puo avvenire che questo subisca (il Coyote dei racconti nord-americani 0 il Corvo della mitologia
identificazioni 0 sincretismi con figure allotrie, quale per esem­ dei popoli dell' Alto Pacifico), i quali intervengono alle origini,
pia I'Antenato ). Oppure, l'elevatezza stessa dell'Essere supremo talora come.collaboratori dell'Essere supremo, talora come suoi
10 puo tenere fuori causa per gli incidenti e le esigenze della rivali, per organizzare 0 pili spesso trasformare e « completare »
vita comune. Altra volta, sara la sua stessa bonta che render a (e spesso guastare) il mondo, e la cui attivita si esaurisce com­
sicuri di lui, e in qua1che modo rendera superfluo il suo culto pletamente con il tempo delle origini. Per tali motivi, un culto
(che apparira necessario invece per i capricciosi spiriti, 0 anche, del Coyote sarebbe privo di senso, come anche, perfino, quello
nelle religioni primitive di aspetto dualistico, per gli esseri duri di un antenato quale il cafro Unkulunkulu - nonostante che
e maligni che hanno influenza sulla vita e sulla morte). Infine, nel manismo, il culto dei morti sia per altri motivi valido - :
un altro motivo, suI quale ha insistito opportunamente il Pet­ mentre il culto dell'Essere supremo, sia pure celebrato in ma­
tazzoni, anche se nel quadro di una discutibile interpretazione niera spontanea e informale, che non significa arbitraria e priva
« magistica» dei poteri creativi dell'Essere supremo: questi di tradizioni e regole, e ben vivo nelle culture primitive, anche
avrebbe esercitato il suo potere costitutivo agli inizi dei tempi: sotto forma di quella « offerta primiziale » che costituisce rico­
ogni suo intervento ulteriore, nell'attualita di un mondo ordi­ noscimento dell'attuale signoria dell'Essere supremo sulle cose
nato secondo certi prindpi ormai validi e riconosciuti, non e sulla vita e i mezzi di vita. Ben diversamente circostanziati
sarebbe che perturbante, anzi pericoloso per la stabilita stessa e complicati sono invece, nelle culture animistiche, i riti per gli

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spiriti, in armonia con il carattere specialistico e, appunto, circo­ usare un termine chiave della sua interpretazione, si « esprime »
stanziato della natura e della capacita d'intervento che a tali in un complesso, in un cicIo culturale (espressione che 10 Jen­
esseri vengono riconosciute. Su altri aspetti del culto dell'Essere sen mantiene). Gli elementi che esprimono una cultura e Ie sue
supremo, connessi con la preghiera, il sacrifizio e i riti di inizia­ intuizioni fondamentali sono per Jensen soprattutto gli elementi
zione, si verra pili oltre. della cultura spirituale, dando essi maggiore garanzia di corri­
spondere a cia che di pili interiore vi e in una cultura, e insieme
godendo di una maggiore stabilita e minore comunicabilita
Le diuinita « dema » e la lora mitologia. (un'osservazione, questa, comune agli etnologi contemporanei);
mentre gli oggetti e gli usi re1ativi alIa vita materiale (come
Particolare propensione per 10 studio del mondo interiore anche, aggiungono altri studiosi, Ie istituzioni e strutture so­
delle culture primitive dimostra, come e noto, quell'orientamento ciali) possono pili facilmente parteciparsi e scadere al livello
dell'etnologia contemporanea che corrisponde al nome di « mor­ della pura « utilizzazione », fuori di ogni significato veramente
fologia culturale », il cui maggiore rappresentante e Adolfo Jen­ espressivo dei valori pili proprii ed ispiratori di una cultura. Vero
sen, e che, attraverso la « filosofia » del «paideuma », si rifa e che anche nel campo della vita spirituale non mancano, per
allo stile interpretativo di Leo Frobenius. II quale, come e noto, Jensen, i pericoli di uno scadimento del valore espressivo degli
fin dai primissimi anni di questo secolo, dopo una serie di studi e1ementi culturali a mero valore utilitaristico e profano: dal che
condotti sulla linea del metodo storico-culturale allora nascente, 10 Jensen e condotto a ricercare, attraverso Ie costanti di un
insoddisfatto di quello che a lui sembrava un procedere troppo paideuma, di una tradizione culturale, l'idea 0 il mito ispiratore
statistico nella delimitazione delle aree e dei cieli di cultura, di questa.
si orienta verso una interpretazione dinamica, organicistica, psi­ L'analisi di Jensen si e rivolta con particolare attenzione,
cologica delle civilta e della loro maniera di vedere il mondo, e in armonia con questi principi, a una cultura, a un «cielo
sulla base di una « educazione », appunto di un paideuma, di una culturale », che in qualche modo corrisponde a quella che agli
impostazione ideologica propria di ciascuna. La vita spirituale, inizi dell'etnologia storica il Frobenius chiamo la cultura maleo­
quale si manifesta nel rito, nell'arte, nell'ideologia, e in parti­ nigritica, e che 10 Jensen propone di chiamare « lunare ». Propria
colare nel mito, e dunque sorgente e espressione privilegiata di del paideuma di questa cultura sarebbe una visione del mondo
una cultura; famosa e rimasta l'analisi del mondo interiore di in cui ha parte essenziale una particolare categoria di esseri
quelle che il Frobenius riteneva Ie due culture di base africane, sovrumani, esistente ai primordi del mondo e dell'umanita,
la cultura che egli chiamo « etiopica» (corrispondente in parte Si tratta delle divinita dema (che 10 Jensen cosl qualifica sulla
a quella che altra volta fu chiamata « africano-occidentale ») e base di un termine tratto dall'ambito culturale indonesiano),
quella «camitica »: due tipi che egli contrappose in maniera divinita, 0 meglio figure primordiali di parziale aspetto umano,
quasi simmetrica, sotto i diversi aspetti (dalla forma della casa che hanno sublto in epoche lontane, agli inizi della storia attuale
al tipo di economia, dalla maniera di percepire 10 spazio e l'inse­ umana, una particolare sorte: proditoriamente uccise 0 sacrifi­
diamento fino all'ethos e all'arte ): una caratterizzazione che pero cate, queste divinita - tale la fanciulla Hainuwe1e di un noto
nasce dall'interno, appunto dalla vita spirituale, dal paideuma mito dell'isola di Ceram - hanno dato origine, con l'inuma­
rispettivo. zione delloro corpo stesso, alle piante alimentari, e precisamente
Anche Jensen insiste sulla cultura come « maniera di vedere a quelle piante tuberose che, secondo Jensen, caratterizzano la
il mondo », cioe come fatto spirituale, che si manifesta, 0, per economia delle culture dei primitivi piantatori, delle quali sareb­

54 55
be tipico il mito in questione. Una «maniera di vedere i1 in forma ipotetica) presso Ie culture agricole vere e proprie, a
mondo », dunque, quella di questi piantatori primitivi delle base di aratro e cereali.
zone tropicali, fondata sull'ammissione di una profonda connes­ Naturalmente - in base a quanto si e gia osservato - que­

'I
.~'.:
sione tra la morte e la vita: da una morte primordiale emergono ste interpretazioni di Jensen sono ben lungi da presupposti di
Ie piante alimentari, in certo modo la « vita» stessa del pian­ determinismo ambientale 0 economico; come si e detto, per 10
tatore: rna 1'uomo, in conseguenza, mentre accede alla « vita », Jensen, e proprio la cultura spirituale che meglio esprime, nella
cioe alla pianta alimentare che ne condiziona la sussistenza, sua costanza e interiorita, l'anima di una cultura, portando in
diviene nello stesso tempo atto a generare e insieme destinato essere anche quelle attivita economiche che, in origine, non
a morire, con la prospettiva peraltro dell'accesso a un sotter­ avrebbero una funzione utilitaristica 0 produttivistica, rna piut­
raneo regno dei morti in cui continua a regnare quella divinita, tosto rituale, come, probabilmente, la stessa agricoltura (e, per
o una di quelle divinita, che fu protagonista della primitiva Hahn, anche l'allevamento). Vero e che tale posizione, colo­
vicenda di uccisione. ,;/ randosi talora di un certo irrazionalismo (10 Jensen accetta solo
Di questo mito, che dunque esprimerebbe la concezione con riserva questo termine) e rendendo in qualche modo inco­
della vita, e insieme il rito fondamentale della cultura di pianta­ municabile e monadica una cultura e il suo mito costitutivo,
tori primitivi, che 10 Jensen propone di chiamare cultura « lu­ sembra passare talora il segno, incorrendo nella eritica da parte
nare » (date Ie connessioni della divinita dema con questo astro) di altri studiosi anch'essi tutt'altro che proclivi al determinismo
e che 10 stesso Jensen crede di ritrovare, in tracce, nei conti­ economico, rna attenti, forse piu dello Jensen, ai rapporti e alle
nenti americano e anche asiatico e africano, 10 Jung ha cercato mescolanze interculturali e alla varieta dei fattori, anche econo­
di dare una spiegazione in chiave psicanalitica. II «mito di mici e sociologici, che intervengono nella storia delle culture,
Hainuwele » esprimerebbe una delle forme archetipali presenti Ie quali non cessano per questo di essere fenomeni umani, colle­
nella psiche, quella della « fanciulla divina », forma archetipale gati con I'inventivita e la varlets delle possibili opzioni umane.
di cui la psicologia del profondo jungiana non precisa peraltro Altre critiche, parziali, all'interpretazione di Jensen sono venute
una qualche origine storica, e che, per quanto a un certo punto da altri studiosi (Schmitz), che hanno messo in rilievo come il
misteriosamente introdottasi nel patrimonio psichico ereditario terna di un atto violento per procurare la sussistenza appaia
dell'umanita, oggi ne costituirebbe uno degli elementi ricorrenti, anche in culture diverse da quella dei piantatori tropicali di
sia nelle credenze mitiche, quali appunto questa posta in rilievo bulbi, e come d'altronde presso popolazioni praticanti questa
da Jensen, sia nelle fantasie 0 nei deliri dell'umanita anche mo­ forma di attivita economica compaiano anche miti diversi (p. es.
derna. Lo Jensen si tiene lontano da tali spiegazioni psicolo­ quello a· tipo «prometeico»), mentre i tipi di agricoltura a
gistiche, e, come abbiamo detto, qualifica in senso storico-cultu­ cereali e di piantagione di tuberi coesistono presso varie popola­
rale l'ideologia fondata sulle divinita dema e il loro selvaggio zioni, rendendo problematica la loro semplificazione economico­
mito, collegandola alla cultura « lunare» dei piantatori primi­ culturale. Anche queste obiezioni, d'altronde, non sfuggono alla
tivi di bulbi: cioe a una attivita economica, e insieme, e piu possibilita di una critica di eccessiva genericita, p. es. quando
ancora, a una concezione della vita ben diversa da quella espressa pretendano di identificare i due mitologemi, « prometeico » e di
in culture posteriori caratterizzate da diverse visioni del mondo, Hainuwele, essendo il tema dell'atto violento (0 anche astuto)
che si esprimerebbero tra l' altro nel mito « prometeico » di un per l'ottenimento di beni economici (rna anche cosmici, quali la
furto dei semi compiuto in cielo da un primitivo demiurgo: con­ pioggia, 0 l'illuminazione solare, 0 la moderazione della mede­
cezione quest'ultima, che 10 Jensen tende a ritrovare (sia pure sima) 0 dell'immortalita, 0 del fuoco etc. un tema arcaico (si

56 57
pensi ai miti del demiurgo-mariuolo 0 dell'eroe culturale sopra l'Indo e della Cina, e gia dell'Egitto), costituiscono un momenta
ricordati), e che nulla autorizza a confondere con il terna della essenziale dello sviluppo della nostra storia culturale. Gli am­
divinita dema, dalle cui spoglie emergono le piante alimentari. bienti etnologici interessati a questo tipo di cultura concernono
Resta merito dello Jensen aver messo in rilievo questo tema, I'Africa (Ie culture « nee-sudanese » e « rodesiana » ), la Poli­
anche se egli stesso 10 abbia probabilmente esagerato, non solo nesia, e soprattutto I' America centrale (dove si pub parlare per­
nel senso di farne il tema esc1usivo di una cultura che, meno fino di civilta « letterarie ») e il Peru: civilta queste ultime che,
arcaica delle civilta primitive di cacciatori, cui il mito di Hainu­ assieme a quelle dei regni sudanesi, anche se per ragioni diverse,
wele e estraneo, si estenderebbe d'altronde fino aIle soglie della sono ormai ai margini della sfera etnologica propriamente detta.
« alte culture» del mondo antico (Hainuwele e paragonata a Per quanto concerne la vita spirituale di queste popolazioni
Persefone dei misteri eleusini, in un noto libra di Jensen, scritto e culture, sono da tenere in particolare conto il politeismo, con
in collaborazione con K. Kerenyi }, rna anche per averlo essen­ la sua tendenza all'organizzazione templare e sacerdotale, alla
zialmente connesso con fenomeni quali la caccia aIle teste e impostazione dottrinale e al pensiero cosmologico, con la sua
il cannibalismo rituale, che hanno forse motivazioni e agganci sistematica che si estende dal gran mondo e dagli dei « diparti­
culturali molteplici. D'altronde, 10 Jensen rifiuta di connettere mentali » e gerarchicamente organizzati che 10 reggono, fino al
l'attivita piantatrice primitiva e l'ideologia della civilta lunare, territorio, rappresentato e ripartito dal monarca, e alIa citra (lad­
nonche il mito della divinita dema, con il « matriarcato », lad­
dove essa sussista), con la sua sistemazione sacrale, sociologica
dove 10 Schmidt connette, anche nella sua ultima opera su que­
e urbanistica.
st'argomento, matriarcato, culti a tipo femminile e ctonio e
invenzione femminile dell'attivita agricola (dell'agricoltura II politeismo non e dunque un fatto molto arcaico nella
storia dell'umanita; esso ha un duplice riferimento storico: al
inferiore ).
moltiplicarsi delle citra e dei rispettivi dei poliadi e allo svilup­
parsi del pensiero cosmico, che sistema i varii dipartimenti del
Politeismo e speculazioni cosmologiche nelle culture superiori. mondo; altri riferimenti del politeismo, sempre sulla stessa linea
politico-cosmica, sono quelli all'organizzazione specializzata della
Rientrano ancora nel campo dell'etnologia aIcune culture societa (dei patroni di attivita e capacita speciali etc.). Comun­
che, per diversi caratteri, accennano gia in qualche modo a quelle que, il riferimento centrale e queIIo a una sistematica divina e
che si e convenuto di chiamare le « alte culture ». Queste sono cosmica, che conferisce al politeismo, anche al piu anarchico e
contrassegnate per 10 piu da concezioni religiose (il politeismo ), a quello piu condizionato nelle sue origini da vicende complesse,
da speculazioni a tipo sistematico (cosmogonie di aspetto pre­ il carattere di pantheon, in cui una divinita somma, prima tra
filosofico, propensione alla cronologia, alIa genealogia, alIa pari, soprintende, con appoggio collegiale delle altre, al retto
« dinastia » e alIa « storia » ), da istituzioni sociali (monarchia funzionamento dipartimentale del mondo; e insieme un riferi­
a tipo territoriale, sacerdozii specializzati, funzionarii, cIassi e mento cosmologico e cosmogonico, per cui Ie divinita, senza
corporazioni, talora feudalesimo, schiavitii ), e talora da attivita essere naturalmente quello che l'antico naturismo della mitologia
economiche (agricoltura di tipo superiore), le quali appaiono della natura presupponeva, cioe la « personificazione » di eventi
cospirare alla creazione di un tipo di civilta che non e privo di naturali, sono connesse (non in maniera rigida, rna coerente con
somiglianze con quelle culture preistoriche eneolitiche che, agli la loro individuale spiccata personalita antropomorfica) con le
albori delle grandi civilta dell' Asia anteriore (e poi anche del- varie province della realta,

58 59
II riferimento cosmico delle divinita del politeismo, e del Hermes - che e pero un dio politeistico del mondo attuale, e
politeismo stesso come sistema, spiega perche, nelle culture in non un essere attivo solo ai primordii - ; si pensi alla qualita
questione, Ia cosmogonia sia insieme una teogonia e anche una animistica di figure, peraltro minori, quali Ie Ninfe ecc.; quanto
reomachia (si pensi appunto alIa versione teomachica del vecchio alla sopravvivenza dei dema, 10 Jensen sembra averla troppo
tema della separazione violenta del cielo e della terra intesi come facilmente ammessa in figure divine di culture politeistiche piu
coppia primordiale: al mito insomma di Rangi e Papa della recenti - quali Perse£one - sottoposte a una vicenda notevol­
cosmogonia polinesiana 6, 0 di Odudua e Obatala della mitologia mente diversa da quella delle divinita inumate e della stessa
yoruba): con i1 che ci si allontana sia dalle cosmogonie primi­ fanciulla Hainuwele del mito ceramese [cfr. sopra]). Tutto
tive, nelle quali sono personaggi centrali, volta a volta, un Essere sommato, dunque, Ie divinita del politeismo sono ben Iungi
supremo creatore distinto dal mondo e piu 0 meno trascendente dall'essere Ia continuazione 0 1'« evoluzione » dei vecchi spiriti
rispetto al medesimo, ovvero figure avventurose di demiurgi quali della natura 0 dei morti, elevati di grado e di rilievo.
i1 trickster e l'eroe culturale; sia da quella ideologia dei « dema », Invece, una funzione importante nella formazione del pano­
i quali sono connessi con Ie origini, ma non precisamente con Ie rama ideologico-spirituale delle culture piu progredite e dello
origini del grande mondo, bensi con quelle delle piante alimen­ stesso politeismo, nonche della speculazione cosmogonica, po­
tari e dell'ambiente geografico, 0 meglio topografico, in cui trebbe essere riconosciuta, almeno in maniera ipotetica, al cosid­
avvengono Ie vicende primordiali dei primi uomini (che son detto complesso culturale « megalitico », che sembra corrispon­
dati in qualche modo come gia esistenti) e dei Ioro dei, dere a una ondata culturale estendentesi dall'Europa setten­
In questa vicenda storica, che vede svilupparsi in forme trionale e occidentale fino all'Africa settentrionale, all'Asia ante­
diverse e complesse il pensiero religioso e quello cosmologico, riore e meridionale, ai mari del Sud e all'Estremo Oriente. Le
e I'impostazione stessa del pantheon e della mitologia, un'inter­ connessioni funerarie, ctonie e « feconde » dei megaliti (mega­
pretazione di carattere evoluzionistico sarebbe certo fuori Iuogo. liti come « seggi delle anime »; 0 come « appoggi » destinati ad
Mentre e da ammettere che l'Essere supremo dei primitivi abbia assicurare l'immortalita ai morti e anche Ia perennita di frutti
una continuita storica e fenomenologica parziale con l'essere a sacrifici animali e ecatombi compiute sul Iuogo; loro rapporto
sommo dei pantheon politeistici - nel che si riconosce un con il culto dei rnorti e con l'ottenimento della fecondita agraria)
particolare privilegio di questa figura della credenza religiosa, si compongono sovente, in maniera difficile a determinarsi ma
che ha accompagnato l'umanita attraverso Ie piu diverse fasi del­ non forse a intuirsi, con una particolare propensione al cosmico,
la sua storia culturale, e che quindi ha una universalita crono­ al mitico-genealogico, cosicche non mancano monumenti mega­
Iogica accanto a quella geografica (pur con Ie note eccezioni) - , litici in cui sia visibile un accenno alla fecondita del cielo e della
bisogna d'altro canto dire che scarse sono Ie tracce di una soprav­ terra, di questi parenti cosmici gia presenti nelle cosmogonie
vivenza, in eta politeistica, delle figure caratteristiche dell'ani­ piu arcaiche, ma destinati a fornire il cardine delle teogonie e
mismo, del manismo, dei « dema » etc., anche se elementi di cosmogonie delle « alte culture ». Insieme, i megaliti, di cui e
queste figure restino forse, integrati aIle figure del politeismo talora riscontrabile una connessione astrale (Ie stele calendariali
(si pensi alla qualita « tricksterica » di un Prometeo e di un e commemorative), sono spesso dei « monumenti » nel senso
etimologico e forte del termine, dei « ricordi », e accennano a
6 Questo mito, come e noto, prefigura, con la lotta degli dei giovani con­
una nuova percezione del tempo, della cronologia, della storia e
tro il Dio-cielo, il mito esiodeo di Urano. anche della genealogia (nel che confluisce illoro carattere fune­

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rario e « fecondo », per la nota connessione tra antenati e fecon­ steriore), dalla Grecia alla Mesopotamia, all'India, alla Cina
did. umana e vegetale ): una tendenza che annunzia il pensiero (rispettivamente: Vrana e Gaia, l'uovo cosmico « orfico », An-ki
dinastico e l'ideologia regale, e la propensione di questa al [cielo-terra, dei Sumeri e dei Babilonesi], i1 Purusha [I'uomo
« monumentale » (nel duplice sensa del « ricordo imperituro e primordiale dell'antica speculazione indiana], ancora l'uovo
immortalizzante» e del grandioso): e questa ideologia regale cosmico, Yin-Yang [i due principi metafisici e cosmologici nel
e una delle rnatrici delle percezione della storia, intesa come pensiero cinese ], Izanagi e Izanami, P'anku [nelle mitologie
periodizzazione dinastica. D'altronde, questa periodizzazione di­ giapponese e cinese ] etc., fino al germanico Ymir) 7; temi che
nastica e riconnessa, attraverso il pensiero genealogico, alle quella speculazione interpreters talora in funzione panteistica
vicende cosmogoniche, nelle quali si radica appunto - come e cosmosofica. Tra queste entita, e privilegiata la Terra, can le
mostrano noti esempi polinesiani - I'antichita delle dinastie, sue diverse ipostasi, per 10 piu femminili, nelle culture etnolo­
discendenti dalle entita cosmiche e divine dei primordii. giche che si usava chiamare a tipo agricolo-matriarcale, e che
Ma torniamo alle « alte culture » e ai lora rapporti - per diventeranno - attraverso le dee di Iecondita del mondo neoli­
quanto concerne la vita spirituale - can le culture etnologica­ tico - la Terra Madre (0 meglio Ie varie dee esprimenti piu a
mente piu arcaiche. La tematica cosmogonica, can le suaccen­ mena questa concetto, dalla Inanna-Ishtar mesopotamica alle
nate connessioni politeistiche, viene ampiamente trattata nelle dee anatoliche e a quelle di Creta minoica), in attesa di trasfi­
culture superiori, e si serve volentieri di una quantita di temi gurarsi nella gran Madre Natura.
piu antichi che sviluppa a suo modo. Abbiamo accennato al mito Ora, si deve osservare che questo passaggio da una tematica
del cielo e della terra come genitori degli dei e del mondo, un arcaica a una speculazione a tipo cosmogonico, anzi talora fran­
mito gia presente, anche in forme altamente mitologizzate e camente cosmosofico e «filosofico », si osserva gia, in forme
antropomorfiche, presso a1cune culture etnologiche (anche se piu 0 meno embrionali, in quelle culture etnogiche che abbiamo
non le piii antiche), e di cui si e voluto vedere il centro di diffu­ indicato come gia avviate (per capacita endogene 0 per impulsi
sione nell'Asia tropicale. Si noti comunque che si tratta di un esterni) allo stadia di « alte culture ». I miti francamente poli­
concetto meno arcaico e diverso rispetto a quello del cielo che, teistici di varie popolazioni sudanesi contengono anche specula­
concepito come persona a come elemento cosmico, viene allon­ zioni cosmogoniche elaborate (si pensi a un mito come quello
tanato, innalzato, perche visia sulla terra spazio per la vita delle yoruba di Olokun e Olurun, rispettivamente dei del mare e del
piante e degli uomini. Vn altro tema tipico delle cosmogonie delle cielo, e di Odudua e Obatala, coppia primordiale, a della citta
« alte culture» e quello dell'« uovo cosmico », che da luogo, santa He, centro cosmogonico - come centro cosmogonico erano
can il suo aprirsi, al cielo e alla terra, al sale, in breve: al mondo Ie citta sante d'Egitto e di Mesopotamia): e ancora piu ne con­
(rna il tema, anche can riferimento a oggetti analoghi: una con­ tiene, secondo le interpretazioni della scuola di Marcello Griaule,
chiglia, una zucca, si ritrova, rispettivamente, in Polinesia e nel la complessa simbologia di altre popolazioni piu all'interno
Sudan); analogo e il tema del gigante cosmico primordiale. Sana, (Bambara etc.). In Polinesia, le case sono ancora piu chiare,
questi, « temi » a « motivi » mitici (non sono necessariamente can la locale speculazione, accentrata in santuari locali 0 pro­
veri e completi « miti » ), i quali nelle « alte culture» saranno mossa da un sacerdozio altamente specializzato, sopra i sommi
ripresi e « interpretati » dalla speculazione rnitico-filosofica (una
speculazione che copre interessi religiosi e umani piu vasti di 7 Su questi personaggi e miti cosmogonici efr. U. BIANCHI, Teogonie e
quelli che coprira la cosmologia « scientific a » del pensiero po­ cosmogonie, Roma 1960 (Serie Universale Studium).

62 63
dei Tangaroa, Tane e Vatea, sopra Ie entia. abissali delle origini inesauribili sorgenti di simbolismo che sono Ia parola, il gesto
(il Po come caos primordiale, e Ie altre entita « astratte» rna I'atto,
concretissime di senso cosmico quali il Vuoto, I'Odore, Ia Notte
etc.), sopra Ia coppia primordiale cosmogonica, Rangi-Papa, gH.
ricordata, e soprattutto sopra quella misteriosa figura di I (h )0, La parola.
che assurge, nella speculazione di qualche centro sacerdotale
tahitiano, alIa dignita di primo e misterioso principio cosmico Abbiamo gia accennato alIa portata religiosa e simbolica del
secondo una linea di pensiero che l'India con il suo brahman­ mito, 0 comunque della narrazione sacra: Ia recitazione della
atman e Ia Cina con il suo Tao renderanno celebri. (E di queste quale, nei tempi e nei Iuoghi prescritti (p. es. durante Ia notte,
entita primordiali e compito dell'etnologia, non meno che della o in certi riti, 0 durante Ie feste che rievocano e riattualizzano
storia delle religioni, studiare i rapporti con Ie figure piu antiche, Ia sacralita e Ia pienezza delle origini, come Ie feste di Capo­
e in buona parte diverse, degli Esseri supremi). Ne, infine, vi e danno 0 degli altri periodi critici) assurge a vero e proprio rito,
bisogno di soffermarsi, in un mondo ormai gia di « alta cultura », con conseguenze pratiche di intensificazione e rinnovamento del­
sui complesso sistema politeistico-cosmogonico illustrato (sep­ la partecipazione all'essere e all'efficacia degli esseri e delle cose
pure con in£1uenze europee) nel Popol V uh dei Maya, e in altre primordiali e divine. Nel che i miti e le narrazioni sacre si
testimonianze del medesimo ambiente. differenziano dalle narrazioni puramente profane, quali Ie favole
(le quali hanno anch'esse, sovente, un riferimento mitico 0
rituale, specie in relazione al mondo dell'iniziazione, anche se
« Simbolismo » e rito. con prevalente interesse didattico e monitorio 0 anche lusorio).
Importanza grandissima ha anche Ia pregbiera, da quelle brevi
Nei paragrafi precedenti si sono esposte in particolare le e spontanee - e spesso di contenuto e stile elevati, anche se
concezioni e le credenze, come quelle che meglio fanno risaltare connesse con Ie necessita quotidiane - che si rivolgono all'Es­
Ia vita spirituale dei primitivi e le sue motivazioni interiori. sere supremo, fino a quelle che, nel culto animistico, declinano
Daremo ora qualche notizia degli atti esterni, anzitutto rituali, verso 10 scongiuro e l'imprecazione. La quale si riconnette a sua
in cui essa si manifesta, prescindendo da quelli che risultano in volta al concetto di magia simpatetica, in quella che e la magia
maniera sufficiente da quanto gia detto. verbale, dipendente sia dal principio imitativo (la parola che
La mentalita del primitivo, di cui abbiamo messo in rilievo prefigura e rappresenta, quindi evoca, crea e definisce una situa­
le tendenze « partecipative », e fortemente simbolica, nel sensa zione reale), sia dal principio « di contagio », essendo la parola,
forte di questo termine. Ogni atto significativo, e gia ogni movi­ « dal sen fuggita », parte ancora integrante della persona che
mento interno, si trova in stretta connessione di contiguita, dun­ Ia emise, della sua intenzionalita, che intendeva esprimere allor­
que di « simbolismo », con un'altra realta, anche se invisibile che la emise, nonche del suo potere vitale (p. es. imprecatorio
(syn-ballein, giustapporre, far combaciare due parti di un tutto, o maledicente). Valore magico viene talora conferito anche alIa
delle quali percio I'una indica e « simboleggia » I'altra e rinvia recitazione dei miti, secondo quanto detto piii suo Tuttavia, la
ad essa): e forma privilegiata di simbolismo (in questo senso parola e definitoria anche al di fuori di un vero e proprio con­
pieno, e non nel senso svigorito del termine attuale) e dunque testa magico - cioe di quella che si chiama la « magia della
il rito. II quale a sua volta si manifesta in relazione a quelle parola » - , e cia soprattutto laddove si tratti di parole dette in

64 5
65
''1'!'1.,.­
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contesto di solennita, sopratutto di una solennita definitoria viene riconosciuta, individuata e denunziata nella sua esistenza
quale e quella dei primi decreti emessi dagli esseri primordiali, da chi solo puo conoscerla, 0 sospettarne l'esistenza (quando si
quando crearono il mondo e definirono Ie condizioni d' esistenza tratti di colpe non intenzionalmente commesse).
dell'umanita. In questi casi, non e la « magia della parola » che Questo stanare il male dall'occulto e condizione perche ne
vale, rna la solenne irreversibilita del cominciamento, di cio che vengano rimossi gli effetti, e Ie cose possano riprendereil loro
fu detto-fatto ai primordii 8. Molti miti sull'origine della morte corso normale (tipica occasione di confessione sono Ie diffi­
come causata dall'errata - anzi, inversa - trasmissione di un i
:( colta del parto, 0 la sterilita, la malattia, Ie intemperie atmosfe­
messaggio dell'Essere supremo annunziante agli uomini l'immor­ riche 0 la caccia, 0 una cerimonia). Anche il fatto che l'og­
talita (come in qualche mito sud-africano) rientrano sotto que­ getto della confessione presso i primitivi concerna piii che tutto
sto aspetto, pur riconnettendosi al tema generale, di ben piii Ie trasgressioni sessuali, che sono segrete (e che in tanto sono
vasta e varia portata, del destino mortale umana come causato riconosciute dal colpevole in quanto erano dissimulate), mostra
da colpa ed errore. Del resto, anche nei racconti relativi alIa che 10 scopo della confessione e in questi casi anzitutto decla­
trasmissione errata del messaggio di immortalita, e essenziale, ratorio, appunto quello - in un senso vicino al giuridico - di
per intenderne il senso, identificare il motivo di questo errore, « confessare », cioe riconoscere una colpa. Altro aspetto sotto­
che spesso consiste in una colpa del messaggero; altri interventi lineato dalla prevalenza delle colpe sessuali nella confessione
verbali preannunzianti e quasi sanzionanti il destino mortale de­ delle popolazioni etnologiche, e che queste colpe, a differenza di
gli uomini in contrasto con le intenzioni dell'Essere supremo, so­ altre, non si risolvono tanto in conseguenze esterne (come Ie
no quelli che conseguono, in alcuni miti nord-americani di aspetto trasgressioni patrimoniali etc.), quanto concernono la persona
dualistico, all'intervento perturbatore del Coyote, agli inizi della come tale, e quindi danno luogo, prima che a compromessi da
vita umana. convenirsi in sede di riparazione, a un atto di ambito del tutto
personale quale appunto la confessione. E quindi lecito dire che
questa, presso i primitivi, per la sua funzione declaratoria, tocchi
Riti di confessione. La formula. It nome. d'appresso, in un modo 0 nell'altro, il momenta intenzionale, e
quindi abbia, 0 possa avere, un riferimento etico, nonostante
AlIa parola fa anche riferimento la tecnica di molti riti di
l'aspetto eliminatorio, di apparenza (0 anche di sostanza) piir
confessione delle trasgressioni delle norme etiche e cerimoniali
materiale che spesso la pratica riveste, e del quale sara subito
presso Ie popolazioni etnologiche. L'espressione verbale della
parola. Tanto piii che la confessione avviene talora nel contesto
colpa e innanzitutto una manifestazione di questa, che rende
della credenza e del culto dell'Essere supremo, garante e vindice
possibile il superamento dell' impasse 0 della crisi che solita­
dell'ordine etico e delle norme tribali. Come si e accennato, la
mente da occasione alIa confessione. Con questa «manifesta­
zione », il colpevole rende palese, «dichiara» e riconosce cio finalita declaratoria della tecnica della confessione presso i primi­
che egli, a danno suo e, in qualche modo, anche altrui, teneva tivi puo materializzarsi in una funzione espulsiva, 0, come la
occulto 0 lasciava che fosse occulto. Con la declaratoria, la colpa chiama il Pettazzoni (che studio la confessione dei primitivi
sotto un profilo troppo esclusivamente «magico»), « espres­
siva» nel senso etimologico del termine. Si tratterebbe allora
8 Tanto e vero che 10 stesso principio si applica, in alcuni miti di crea­
zione, al «fare» del creatore (0 del demiurgo suo rivale), dalle cui mani di un atto della « magia della parola », per cui la colpa viene
I,
escono, ormai irreformabili, anche zoppi, ciechi, etc. I
, ,
verbalmente evocata, attualizzata e quindi eliminata in quanto

66 67
espressa. Ma anche nei casi in cui il rituale ponga in particolare varlets di rapporti con il reale. Anzi, nella spontaneita del gesto,
evidenza un aspetto di questo genere, resta a dimostrare che il che manifesta e, a suo modo, anticipandolo, realizza e « simbo­
procedimento corrisponda soltanto a un semplice automatismo di leggia » il desiderio e l'intenzione, si deve riscontrare, piii che
causa-effetto (evocazione-eliminazione), su null'altro fondato che nelle spiegazioni a tipo razionalistico di Frazer (vd. sopra), la
sull'automatismo magico, e che invece non « rinforzi » 0 « sim­ sorgente anche dell'atteggiamento magico.
boleggi » (sia pure nel senso forte di questo termine, sopra chia­ (.
II gesto, evolvendo verso la mimica, crea una delle fonti
rito) l'atto della confessione nella sua primaria essenza decla­ principali del ritualismo, che, come si e detto, e espressione
ratoria; e cio anche nel caso in cui chi confessa non si limiti privilegiata del comportamento simbolico. La mimica si mani­
a pronunziare parole, rna compia atti concomitanti, quali gettare festa in atteggiamenti quali la mascheratura, Ie danze mimicbe, il
via oggetti che quasi materializzano la colpa eliminata (un pro­ dramma, che tutte accennano una partecipazione simbolica, volu­
cedimento, quest'ultimo, che richiama una quantita di altre pra­ mente (anche se talora inconsciamente, gia all'inizio del rito 0
tiche apotropaiche 0 di altro genere (giuramenti etc.) il cui signi­ durante il suo culmine) « mistificata », ad esseri ed avvenimenti
ficato espressivo « simbolico» (nel senso forte del termine) e del sovrumano; una partecipazione peraltro che mette l'uomo
psicologico-emozionale non si risolve affatto in una pura pratica in contatto « simbolico », cioe altamente reale, con quanto e
di magia simpatetica). sopra 0 fuori di lui (il mondo degli esseri primordiali - come
Varia e divergente, e inserita in una quantita di occasioni nei riti delle societa segrete africano-occidentali - , quello degli
diverse, e anche la tipologia della formula, che ha anch'essa un animali - come nei riti dei cacciatori primitivi, etc.), facen­
valore « simbolico » essenziale, nel che (e non in banali moti­ dogli superare, a scopo rituale e in via transitoria, quella bar­
vazioni magistiche) risiede la ragione della sua sacrale inviola­ riera di « livello » che da tali esseri 10 separa: dandogli cioe una
bilita; parimenti « protetto » e garantito e il nome, che rappre­ esperienza mistica, nella quale egli, in qualche modo, impersona
senta e identifica la persona, e la cui pronunzia e quindi oggetto gli esseri di la, 0 se ne lascia impersonare.
di interdizioni, talora di segreto, 0 comunque di norme di
rispetto e di buona creanza. Su un piano magico, la formula,
se male adibita, puo sortire anche effetti opposti a quelli desi­ Il sacrijicio. I riti di passaggio.
derati; e il nome puo essere oggetto, non meno che Ie altre per­
tinenze della persona, di pratiche magiche aggressive da parte Ma accanto al gesto che « rappresenta », il gesto che « fa »:
di gente ostile. 1'« azione sacra» per eccellenza, quella che i Greci e i Romani
indicavano con il semplice termine di « fare» i rbezein, telein,
facere) , vogliamo dire il sacrijizio. Di questo fenomeno cosl
It gesto. Mimica, mascheratura e danza. centrale nella storia religiosa e difficile dare una definizione 0
anche una descrizione esaurienti, tante essendo Ie sue forme, anzi
Sorgente e insieme effetto di pensiero simbolistico - e, (per essere ancora piu prudenti), tanti essendo i fatti e Ie pra­
prima ancora, di spontanee manifestazioni simbolistiche - e tiche che vengono denominate con questo termine. In senso
il gesto, senza che, anche qui, si debba ricorrere necessariamente generico, si puo intendere come sacrifizio l'alienazione (anche se
a interpretazioni crassamente magistiche. II gesto e infatti soli­ parziale 0 simbolica) di un bene (animale, umano, vegetale),
dale di atteggiamenti interni che possono implicare la maggiore che viene attribuito al mondo trascendente, e quindi « sacraliz­

68 69

I
, I
zato » (il che poi permette, attraverso la partecipazione degli menti che sottolineano l'accesso alle successive qualificazioni.
aventi diritto, la sacralizzazione dei medesimi). Naturalmente, Particolare interesse - come profonda testimonianza di vita
tutto questo va inteso in maniera differente nelle differenti forme spirituale - hanno i riti funebri, varii nella loro forma esterna,
di vita religiosa e nei rispettivi quadri concettuali e habitus pra­ e varii anche per quanto concerne il loro contenuto interiore,
tici, Presso i primitivi, si va dalle offerte primiziali (vegetali; anche in rapporto alle diverse concezioni sulla sorte dell' anima
pill tardi, presso i pastori, del latte primaverile) all'Essere su­ - 0 delle anime - nell'aldila, In linea generale, si osservera
premo e al signore della selva 0 degli animali (altra volta si come i funerali, tra i loro scopi, abbiano quello essenziale (co­
tratta del cranio e delle ossa lunghe degli animali uccisi e cosl mune con le pratiche relative allutto) di distaccare ritualmente,
« ricostruiti), fino alle ripetute offerte vegetali e animali (dagli di « congedare » il morto, associandolo parimenti alla sua nuova
animali da cortile alle capre, nelle culture africane a tipo agri­ comunita, che peraltro, come si e osservato a suo luogo, man­
colo, fino al bestiame bovino ed equino, nei pill solenni sacri­ tiene spesso forti legami can il mondo di qua, soprattutto attra­
fizi pastorali, fino al tipico animale dei mari del Sud, il maiale), verso i vincoli della comunanza di sangue. Forte e il sentimento
che costellano I'attualita religiosa delle popolazioni etnologiche della lontananza, dell'appartenneza dei morti a un altro mondo,
di cultura alquanto pill evoluta e che hanno come frequente di la da un confine che non si puo superare, e che I'uomo stesso
oggetto - oltre all'Essere supremo, specie presso i pastori ­ non desidera di veder superato, anche se talora tenti di farlo, del
il petulante mondo degli spiriti, 0 i morti e gli antenati, mentre resto invano. Si puo ricordare l'umanissimo mito nordameri­
altra volta si inseriscono in quelle cerimonie rievocative delle cano di Manabozho, cui i maligni manitu terrestri uccidono il fra­
antiche divinita dema che originarono le piante e gli animali tello: quando questi si ripresenta, come ombra, all'afflitto Ma­
nutritivi, nelle culture di bassi piantatori, secondo l'analisi di nabozho, questi 10 respinge con gesto accorato rna deciso: egli
Jensen sopra riferita. appartiene ormai, qualunque cosa e comunque sia avvenuta, al
Se gli adempimenti rituali hanno talora degli effetti transi­
mondo di la. Si ricorderanno anche i miti che esprimono, presso
tori, 0 meglio periodici (per la tendenza alla replicazione, nei
i primitivi, soprattutto pressa gli Indiani del Nord-America, il
tempi opportuni), essi hanno talaltra degli effetti definitivi.
« tema » di Orfeo ed Euridice; come anche i viaggi compiuti
I riti con efficacia definitiva sono essenzialmente i cosid­
nell'aldila da personaggi a tipo demiurgico (come sono a1cuni
detti « riti di passaggio »; i quali, secondo una estensione non
eroi culturali), per procurare, con tentativo frustrato da un ba­
ingiustificata del termine, possono ricoprire sia quei riti che
nale incidente, l'immortalita: tale illeggendario Maui della mito­
accompagnano Ie varie fasi della vita umana, dai riti della nascita
a quelli dell'iniziazione, delle nozze, della morte, sia quelli che logia polinesiana. Altra volta, come si e detto a suo luogo, l'im­
accompagnano le varie scadenze del tempo sacro (calendario mortalita e stata invece perduta agli inizi, per colpa 0 malaugu­
rituale ), sia altri fenomeni ancora di carattere «iniziatico» rato incidente. Ciononostante, Ie prospettive per l'aldila sono
(accesso in societa segrete), 0 di altro genere, come quelli che per le civilta etnologiche senz'altro migliori che per l'uomo co­
si riferiscono al « passaggio » in senso materiale (rna sempre ~
mune della pill parte delle « alte culture» del mondo antico.
sacrale), cioe l' accessione al santuario 0 a localita comunque ¥' Cio dipende dalla qua1che familiarita che, a titoli diversi, lega
.,. I
nelle culture etnologiche I'uomo agli esseri che hanno potere
consacrate.
Lasciando a pill tardi tutto cio che si riferisce alle inizia­ nell' aldila, siano essi l'Essere supremo, 0 gli antenati, 0 le di­
zioni vere e proprie, diciamo anzitutto che il « cicIo della vita vinita ctonie; e non si ignora neppure, come si diceva, una
umana » e accompagnato presso le civilta primitive da adempi­ sorte celeste dell'anima, gia neUe culture pill arcaiche.

70 71

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Le iniziazioni. di momenti, distacco dallo status precedente (doe profano),
temporanea messa in margine, finale aggregazione a un nuovo
Le cerimonie, Ie classi e Ie societe iniziatiche sono di estre­ status, che e essenziale nell'iniziazione e in ogni rito di passag­
rna importanza per Ie societa primitive, soprattutto per le piu
gio. Con il distacco dal gruppo dei non iniziati, infatti, non puo
arcaiche. Si puo dire che in queste l'uomo, il singolo, di sesso
non realizzarsi una «sfasatura» dell'iniziato rispetto ad essi,
maschile, venga addirittura rifatto, 0 simpliciter « fatto », dal­
,; una diversita che solo l'empieta potrebbe colmare: una diversita
l'iniziazione, che 10 rende persona e membro del gruppo so­
che si riflette precisamente nell'esperienza iniziatica sublta, la
dale, e insieme atto alIa fondazione di una famiglia.
quale non puo non essere segreta, doe non partecipabile, nem­
Nelle civilta piu arcaiche del mondo etnologico, che sono
Ie civilta dei cacciatori e raccoglitori primitivi (Pigmei afri­ meno suI piano della conoscenza, come non 10 e sul piano della
cani, Australia etc.), esiste l'iniziazione come aggregazione del attuazione reale. Senza segreto iniziatico non c'e mistero, e non
giovane alIa societa degli uomini, dei cacdatori, che sono qua­ c'e qualificazione misterica, non c'e iniziazione. Tradire il se­
lificati ad affrontare la vita con tutte Ie sue incombenze. L'ini­ greto iniziatico, profanarlo, e distruggerlo, non solo perche il
ziazione, che talora avviene per gradi, e al centro delle istitu­ segreto da una qualita e una qualificazione, con Ie relative ca­
zioni religiose e sociali di questi popoli, fortemente collegata pacita che vengono comunicate all'iniziando: rna perche il segreto
con la religione dell'Essere supremo, che la fondo (la « societa e il mistero, e l'iniziazione, e la qualita di iniziato. 11 rito ini­
di Tore », presso i Pigmei africani), ed e l'esperienza centrale ziatico, del resto, con i suoi dr6mena, legomena, deiknymena
dell'esistenza di un individuo: essa ha al medesimo tempo una (Ie « cose fatte, dette, mostrate » doe i riti, le formule, le rap­
rilevanza sociale, perche ad essa - almeno in certe culture non presentazioni rituali - come ad Eleusi) provvede a telein l'ini­
arcaicissime - e interessato tutto il gruppo tribale, il quale ziando, a « farlo », a far S1 che egli « diventi cio che e », 0 me­
determina le norme dell'iniziazione, e le esegue direttamente glio, do per cui e nato.
attraverso iniziatori e « padrini »; COS1 come funzione inter-tri­ Questi concetti emergono chiararnente, p. es., da un mito di una
bale hanno in tali culture (Australia centrale) quegli anziani, tribii tra Ie pili arcaiche d'Australia, Ia tribir dei Kumai (Australia sud­
quegli esperti, che conservano e aggiornano le istituzioni ini­ orientale). L'Essere supremo - essi narrano - viveva un tempo presso
ziatiche e matrimoniali. Nella cerimonia di iniziazione si con­ i Kumai, cui aveva insegnato a vivere e a costruire gli attrezzi necessari,
e cui aveva dato i nomi personali ereditarii (il nome e Ia persona e
centra comunque quanto di piii sacro e di proprio ha la societa
costituisce Ia sua individualita). Aveva un figlio chiamato Tundun, che
primitiva; quanto di piii esoterico essa possiede non solo nei e l'antenato dei Kumai. L'Essere supremo istitui il [eraeil, cioe il rito
confronti degli estranei, rna anche dei propri membri meno di iniziazione, che era diretto da Tundun: questi fece gli strumenti che
qualificati, quali sono, in una societa di cacciatori, le donne e sono designati dal nome suo e di sua moglie; essenzialmente, questo
i bambini, doe gli esseri cui l'iniziazione non si rivolge, 0 che strumento e il rombo, appunto detto tundun, tavoletta Iegata a una
- nel caso dei bambini - non la hanno ancora sublta. II segre­ cordicella che produce roteando un suono misterioso per i non iniziati.
Una volta uno tradl. i segreti del [eraeil, rivelandoli aile donne, e cio
to iniziatico e la prima caratteristica che si impone, quando si provoco l'ira dell'Essere supremo, che mando un fuoco che riempi tutto
tratta di considerare da vicino questi riti. Esso infatti permette 10 spazio tra la terra e il cielo; gli uomini impazzirono dalla paura e si
di graduare con il mezzo piu efficace l'accessione ad essi. Es­ trafissero tra di loro, i padri uccidendo i figli, i mariti le mogli. Dopo
sendo la iniziazione un rito di passaggio, e necessario che chi un'inondazione, che colmo la misura, solo alcuni sopravvissero e diven­
l'ha sublta sia su un gradino, in uno status diverse da chi non tarono antenati dei Kumai e origine dei totem che attualmente classi­
ficano questa popolo, Da quel tempo Ia conoscenza del jeraeil e dei suoi
l'ha affrontata. II segreto e qui un aspetto di quel triplice seguito
misteri e trasmessa di padre in figlio, come pure il castigo per chi inde­

72 73
bitamente Ii riveIi: eastigo ehe eonsiste nell'essere distrutti dal fuoeo tecnica iniziatiche sono adibite dagli spiriti ancestrali proprio
o uccisi da eoloro ehe sono depositari delle leggi. allorche essi creano l'umanita, iniziando, cioe « operando », in
Come si vede, la rottura del segreto ha una sanzione divina e una qualche modo dando forma, can il rituale coltello di selce, ad
umana (per quanto riguarda l'esecuzione, perche il fo~d~ento della pre­ esseri umani alIa stato larvale da essi incontrati 9.
serizione e divino e saerale in ogni easo). E la pnmitrva rottura del
segreto cause una eatastrofe cosmica e sociale, una. fine del mondo, A differenza di quanta avviene nelle culture di cacciatori,
per quanto non definitiva ne completa. E la ste~sa .f1?e del. mondo sui ave il riferimento culturale-sociale dell'iniziazione e in prima li­
piano dell'attualita, doe la fine della societa e dell'individuo, s~ h~ quand~ nea e concerne gli uomini, nelle societa «matriarcali» esiste
anehe oggi il segreto venga indebitamente rivelato. Una secreta Kurnai un'iniziazione femminile, collegata peraltro primariamente con
senza iniziazione - e quindi senza segreto iniziatico - sarebbe una
l'accessione della giovane alIa capacita generativa; talora si
societa disintegrata, senza senso ne fondamento ne rife~imento: una
societa profanizzata, privata di quella struttura ehe garant1~e~ non solo danno, parallelamente, nelle stesse culture, iniziazioni maschili
la sopravvivenza fisica, ma la sopravvivenza euIturale e spirituale: ehe che sottolineano questa medesimo punta. In tali civilta, a forte
permette all'uomo di essere do ehe egli profanamente non e. tinta animistica, e peraltro frequente anche l'iniziazione alle
societa segrete maschili, collegata con credenze e riti mimici a
Come risulta da questo mito, l'Essere supremo ha una tipo animistico (maschere).
parte essenziale nei riti iniziatici delle societa pili arcaiche, 0
direttamente, 0 attraverso un suo rappresentante, che ha volta
a volta caratteristiche di demiurgo sovraumano, come il Dara­ Le persone sacralmente qualificate. La divinazione. I « profeti ».
mulan di un altro nota mito del sud-est australiano, 0 di an­
tenato come il Tundun sopra citato, ovvero il Kuksu che da Cosl come vi sono riti che costituiscono chi ne beneficia
nome 'a una societa iniziatica affine presso alcuni popoli di in uno stato definitivo, altrettanto vi sono persone addette in
cultura arcaica della California. E frequente, nella mitologia cosl maniera definitiva a certe forme del culto. Cio non avviene
come nell'attualita iniziatica, il tema della morte simulata e nelle culture pili primitive (ove peraltro sussiste la possibilita
della nuova esistenza conferita all'iniziando, che quindi viene di specializzazioni rituali ); vera e che la figura della sciamano
restituito, iniziato, a nuova vita (e talora l'iniziazione e in (della quale e gia stata parola) puo rivestire una notevole an­
realta pericolosa, tanto che nuove tecniche, narrano i miti, e tichita etnologica, COS1 come il medicine-man delle culture nord­
nuovi iniziatori hanno dovuto in certi casi esser sostituiti agli americane, cannesso can credenze e riti a sfondo teistico 0 dina­
antichi) . mistico. Condizionato al mondo animistico-manistico-feticistico
Tra l'altro, oltre a prove varie di sopportazione, l'inizia­ (rna tutt'altro che tagliato fuori dal rispetto dei poteri dell'Es­
zione implica spesso una operazione cruenta a ad~i.rit~u.r~ una sere supremo) e 10 nganga (il [eticbeur) delle culture nere del
mutilazione rituale, dalla ablazione a frattura degli lDC1SIV1, co­ Golfo di Guinea, che si occupa di feticci, di contro-magie (cioe
me in Africa (fin da eta preistoriche) e in Australia, alle diverse
di pratiche atte a neutralizzare la magia aggressiva dei malvagi)
forme della circoncisione (in questi medesimi continenti). Ma,
e anche di divinazione (anch'essa - in questa ambiente ­
in linea generale, anche questa mutilazione e a puo essere in
con prevalente riferimento animistico). Altre incombenze di
rapporto, oltreche can la prova di sopportazione, con il con­
cetto di «segno », e forse anche con l'idea che l'iniziazio­ 9 Concezioni e finalita pili 0 meno comparabili forse anche nel tatuaggio
ne a suo modo crea, da nuova forma, all'iniziando; al pun­ (che spesso e - pero - solo provvisorio e quindi legato all'occasione festival
to che in certi miti (Arunta, Australia centrale) l' atto e la e nelle dejormazioni corporee (cranio).

74 75
personaggi qualificati in questo medesimo ambiente sono quelle Bibliografia
connesse con i culti di possessione, i cui aderenti costituiscono
vere categorie e societa, individuate dallo spirito che possiede
i rispettivi aderenti; tali culti di possessione hanno allora un
fondo animistico; aItrove, invece, pili qualificata in senso in­
dividualistico, la possessione e il cuIto della medesima rien­
trano nel fenomeno dello sciamanismo, senza che neppur que­
sto esaurisca Ie possibili forme della possessione, fenomeno
certo arcaico e di vari riferimenti storico-religiosi, Riferimenti
magistici qualificano categorie tipiche di specialisti del cuIto in
Australia, ed entrano, almeno come una componente, nella ti­
pica figura africana del « facitore di pioggia ». Della funzione "~I

sacrale del re sacra, in parte collegato con la figura del facitore


di pioggia, si e gia parlato. Collegati con il mondo degli spiriti,
rna anche con quello dell'Essere supremo, sono infine i « pro­
feti » di a1cune culture africane (come del resto i medicine-men
sopra ricordati), i quali si prolungano talora (pur in mutate e
complicate circostanze acculturative) nella figura di questo 0
quel fondatore di cuIti « nativistici » (0 profetico-salvifici),
movimenti, pili 0 meno recenti, a tipo sincretistico (talora sem­
plicemente xenofobi e rest auratori ), annunzianti mutamenti e
ritorni palingenetici 0 esiti millenaristici a beneficio delle rispet­
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finito di stampare gennaio 1967


da visigalli-pasetti arti grafiche - roma

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