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Francesco Clemente

Biografia
Nasce a Napoli nel 1952, in un quartiere coloniale definito da lui un “piccolo triangolo”.
Francesco Clemente, assieme a Sandro Chia, Enzo Cucchi, Nicola De Maria e Mimmo
Paladino, è uno dei protagonisti della Transavanguardia italiana, movimento artistico.

L’evoluzione artistica di Clemente sfrutta simboli della tradizione occidentale e orientale,


immagini video e cultura popolare. Il mondo interiore dell’artista rifugge da concetti e idee
che non siano il mero atto del disegno facendo dialogare il passato con il futuro, idiomi e stili
distanti geograficamente ma accomunati artisticamente. Membro dell'Accademia Americana
delle Arti e delle Lettere, vive e lavora a New York e a Varanasi in India.

Clemente ha compiuto i suoi primi studi liceali a Napoli; nel 1970 si trasferisce a Roma per
frequentare la facoltà di Architettura che non porterà mai a termine. Con il trasferimento
nella capitale entra in contatto con vari artisti tra cui Cy Twombly e Alighiero Boetti, che
influenzano i suoi esordi artistici. Nel 1971 tiene alla Galleria di Valle Giulia di Roma la sua
prima mostra personale.

Affascinato dalla poesia e dalle culture diverse e lontane, ha intrapreso numerosi viaggi,
spesso in Asia, entrando in contatto non solo con la cultura afghana e con quella indiana
(dopo un primo viaggio a Madras, tornerà in India diverse volte negli anni settanta), ma
anche con quella sudamericana e giamaicana. Continua ad esporre le sue opere nel 1975
alla galleria Massimo Minini di Brescia, Franco Toselli a Milano, Gian Enzo Sperone a Torino
e a Roma.

A partire dagli anni ottanta espone alla Biennale di Venezia e a New York, dove si era
trasferito con la famiglia, e questo gli vale la collaborazione con Andy Warhol, Kenny Scharf
e Keith Haring. Nel 1989, oltre alla mostra alla Lisson Gallery di Londra, espone i suoi lavori
a Napoli alla galleria di Lucio Amelio e prende parte a numerose mostre in gallerie e musei. I
suoi lavori vengono esposti dall’Università di Berkeley, in California, al Metropolitan Museum
di New York, all’Art Institute di Chicago e al Museum of Modern Art di New York. Negli anni a
seguire la sua produzione artistica, che appare con regolarità anche in tutti i paesi europei,
può contare sulla collaborazione con le gallerie di Daniel Templon e Yvon Lambert di Parigi,
Paul Maenz di Cologne, Mary Boone Gallery, Sperone Westwater Gallery, Gagosian Gallery
e Leo Castelli Gallery di New York, Akira Ikeda Gallery di Tokyo, Galerie Michael Haas di
Berlino, Galerie Thaddaeus Ropac di Parigi e Salisburgo, Galeria Javier Lopez di Madrid,
James Cohan Gallery di Shanghai.
Opere

Map of What is Effortless

Realizzata nel 1978, è molto diversa rispetto d altri lavori di Clemenye. Certo, è sempre
realizzato con olio su tela, ma appare questa una similitudine è difficile da paragonare. Non
mostra alcun elemento di sessualità, e non c'è alcun messaggio di questo tipo.

Attorno agli anni 70, Clemente sperimentò molto stili differenti. Nel mezzo di questa ricerca
si interessò particolarmente alla terra e alla spiritualità, soggetti molto spesso della sua
produzione artistica.

Non diede mai una spiegazione del perché questo tipo di lavoro, l'unica cosa che sappiamo
è che era "come so sentiva in quel momento". Era molto interessato alla natura, a come
animale e umani interagiscono tra di loro.

It has meaning to all of its veiwers, and for that, it stands as a masterpiece.

Gli animali sembrano quasi fondersi con le mani stando a significare il profondo legante tra
natura e uomo.

Cerchio di Milarepa
Olio su tela realizzato nel 1982.

Mila, uno dei principali maestri della scuola Kagyu del Buddhismo tibetano, in questo dipinto,
è intento a guardare il cerchio che ha ottenuto esplorando varie figure geometriche. Questo
quadro si rifà al mito di Milarepa (mito della cultura indiana), che dopo aver distrutto il suo
villaggio con la magia nera, si ritrova a dover espiare il “karma negativo” accumulato
costruendo e distruggendo più volte una torre a 9 piani. Il viso è sempre lo stesso viso e
simboleggia l’intercambiabilità dei sessi, dei ruoli sociali e dell’individualità, temi centrali nelle
sue opere.

L’intera opera è stata fatta usando il metodo dell’encausto, ovvero mescolando della care
bollente con il pigmento. L’uso di questa tecnica deriva da una frase a cui lui era molto
legato a quel tempo, presa da Henri Michaux, ovvero “A me interessano solo le cose
estremamente nuove o estremamente antiche”.

Esposta al Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, in comodato presso


Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino.
Hermaphrodite
Sperone Westwater Gallery, New York, acquistata.

Realizzata nel 1985, questa opera è un'amalgamazione di simboli diversi che circondano
due figure, una con tratti maschili, l'altra con tratti femminili.
Una porzione è designata per la femminilità, ci sono infatti disegnati frutti, gioielli, un occhio
aperto, animali da fattoria e uno sfondo turchese. In netto contrasto c'è la parte della
mascolinità, rappresentata con armi da fuoco, un orologio, oggetti da lavoro e del fuoco,
tutto quanto su uno sfondo beige.
Il corpo della figura femminile viene distinto con colori diversi, stando ad iindicara una
disgiuntura, una divisione, che c'è nella parte dell'animo femminile.
Interpretata come una "esplorazioni" sulle dualità di ogni essere umano, Hermaphrodite
rimane un enigmatico studio sul ruolo del genere e sull'identità collettiva nella società
contemporanea.

Le figure che Clemente rappresenta, con il palmo della mano fuori e il volto che punta
avanti, ricordano molto l'uomo vitruviano di Leonardo da Vinci.

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