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Anche se i temi, gli eventi e i personaggi della leggenda arturiana variano considerevolmente da testo a testo e non esiste una
versione canonica, quella proposta da Goffredo viene spesso considerata come punto di partenza per i successivi racconti.
Goffredo descrisse Artù come un re di Gran Bretagna che sconfisse i Sassoni e fondò un impero in Gran Bretagna, Irlanda,
Islanda, Norvegia e Gallia. Molti elementi e personaggi che ora sono parte integrante della storia di Artù figurano già nella storia
di Goffredo, tra cui il padre Uther Pendragon, il mago Merlino, la moglie di Artù Ginevra, la spada Excalibur, il concepimento di
Artù presso il castello di Tintagel, la sua ultima battaglia contro Mordred a Camlann e il riposo finale ad Avalon. Lo scrittore
francese Chrétien de Troyes del XII secolo, che aggiunse alla storia il personaggio di Lancillotto e il Santo Graal, fu colui che
dette inizio al genere del romanzo arturiano che divenne un importante filone della letteratura medievale. Nei racconti francesi,
l'attenzione narrativa si sposta frequentemente da re Artù verso altri personaggi, come gli altri cavalieri della Tavola Rotonda. La
letteratura arturiana prosperò nel corso del medioevo ma poi andò decadendo nei secoli successi, fino a quando non conobbe una
forte rinascita a partire dal XIX secolo. Nel XXI secolo, la leggenda continua a vivere, non solo nella letteratura ma anche in
adattamenti per teatro, film, televisione, fumetti e altro.
Indice
Discussione sulla storicità
Origini del nome
Tradizioni letterarie medievali
Tradizioni pre-Galfridiane
Goffredo di Monmouth
Tradizione romantica
Declinazione, rinascita e leggenda moderna
Letteratura post medievale
Tennyson e la rinascita
La leggenda nell'epoca contemporanea
Artù figura storica
Artù figura "leggendaria"
Antiche tradizioni
La spada di Artù
Artù nei media
Letteratura
Teatro
Musica
Cinema e televisione
Videogiochi
Artù nell'arte
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
L'altro testo che sembra sostenere la teoria favorevole all'esistenza storica di Artù è l'Annales Cambriae del X secolo, il quale
anch'esso correla Artù alla battaglia del Monte Badon. Gli Annales datano questa battaglia tra il 516 e il 518 e menzionano anche
la battaglia di Camlann, in cui Artù e Mordred vennero entrambi uccisi, collocandola tra il 537 e il 539. Questi dettagli sono stati
spesso utilizzati per rafforzare la fiducia riguardo l'Historia e per confermare che Artù avesse combattuto realmente a Badon.
Tuttavia sono emersi dei problemi nell'utilizzare questa fonte a sostegno della storicità dell'Historia Brittonum. L'ultima ricerca
dimostra che gli Annales Cambriae si basavano su una cronaca incominciata alla fine dell'VIII secolo in Galles. Inoltre, la
complessa storia testuale degli Annales Cambriae esclude con ogni certezza che gli annali arturiani siano stati aggiunti a essa
prima. Vennero probabilmente aggiunti durante il X secolo e potrebbero non essere esistiti in una precedente raccolta di annali.
La parte sulla battaglia di Badon probabilmente deriva dalla Historia
Brittonum.[7]
Questa mancanza di
convincenti testimonianze
precoci è il motivo per cui molti
storici escludono Artù dai loro
resoconti della Britannia
postromana. Secondo lo storico
Thomas Charles-Edwards, "a
questo punto dell'inchiesta si
può solo dire che ci sia stato un
Artù storico [ma ...] gli storici
non possono dire ancora nulla
di valevole su di lui".[8] Queste
moderne ammissioni Statua di re Artù a Hofkirche presso
dell'ignoranza sono una Innsbruck, disegnata da Albrecht
tendenza relativamente recente; Dürer e fusa da Peter Vischer il
Vecchio (1520 circa).[5]
Gli Annales Cambriae del X secolo, le generazioni precedenti di
in una copia del 1100 circa. storici furono meno scettiche.
Ad esempio, lo storico John Morris ha fatto del presunto regno di Artù la base
organizzativa della sua storia The Age of Arthur (1973) che racconta la Gran
Bretagna e l'Irlanda postromana. Tuttavia, anche così, egli ebbe poco da dire sull'Artù storico.[9]
Parzialmente in reazione a tali teorie, emerse un'altra scuola di pensiero che sosteneva che non vi fosse alcuna esistenza storica di
Artù. L'Age of Arthur di Morris spinse l'archeologo Nowell Myres a osservare che "nessuna figura posta sul confine tra la storia e
la mitologia ha fatto sprecare più tempo agli storici".[10] Il sermone De Excidio Britanniae ("Sulla rovina della Britannia") del VI
secolo di Gildas di Rhuys, scritta nel vivo ricordo degli eventi della Montagna di Badon, parla della battaglia ma non menziona
Artù. Non appare, inoltre, alcuna menzione di re Artù nemmeno nella cronaca anglosassone o in qualsiasi manoscritto
sopravvissuto scritto tra il 400 e l'820.[11] Egli è assente anche dalla Historia ecclesiastica gentis Anglorum di Beda il Venerabile,
risalente ai primi anni del VIII secolo, un'altra importante antica fonte per la storia postromana che ricorda la battaglia della
Montagna di Badon. Lo storico David Dumville ha scritto: "Penso che possiamo disporre di lui [Artù] abbastanza brevemente:
deve il suo posto nei nostri libri di storia grazie alla scuola di pensiero 'non fumo senza fuoco'... Il fatto della questione è che non
vi sono testimonianze storiche su Artù e pertanto dobbiamo rifiutarlo dalle nostre storie e, soprattutto, dai titoli dei nostri
libri".[12]
Alcuni studiosi sostengono che Artù fosse originariamente un eroe fittizio del folklore, o addirittura una divinità celtica
parzialmente dimenticata, a cui successivamente vennero associati fatti reali nel lontano passato. Questi citano a titolo di esempio
paralleli con altri personaggi mitologici che poi vennero storicizzati come Hengest del Kent, un leggendario sovrano. Beda il
Venerabile attribuì a queste leggendarie figure un ruolo storico nella conquista anglosassone del VI secolo della Gran Bretagna
orientale.[13] Non è nemmeno certo che Artù fosse considerato un re nei primi testi. Né la Historia né gli Annales lo chiamano
con l'appellativo "rex": il primo lo chiama invece "dux bellorum" (condottiero delle battaglie) e "miles" (soldato).[14]
I documenti storici relativi al periodo postromano sono scarsi, per cui una risposta definitiva alla questione dell'esistenza storica
di Artù è improbabile. A partire dal XII secolo sono stati identificati siti e luoghi come "Arturiani",,[15] ma sono carenti di prove
archeologiche certe. La cosiddetta "pietra di Artù", scoperta nel 1998 tra le rovine del castello di Tintagel in Cornovaglia in un
sicuro contesto archeologico del VI secolo, ha creato un breve fervore ma in seguito ad approfondimenti essa si è dimostrata
irrilevante.[16] Altre testimonianze inscritte riguardanti Artù, tra cui la presunta tomba presso l'Abbazia di Glastonbury, sono
contaminate da possibili falsificazioni.[17] Sebbene siano state proposte diverse figure storiche riconducibili ad Artù, non sono
mai emerse prove convincenti a favore di queste identificazioni.[18]
Tradizioni pre-Galfridiane
I primi riferimenti letterari ad Artù provengono da fonti gallesi e dei bretoni. Vi sono stati pochi tentativi di definire la natura e il
carattere di Artù nella tradizione pre-Galfridiana nel suo complesso, piuttosto che inquadrarlo in un solo testo o in una sola storia.
Un studio accademico del 2007 ha tentato di identificare tre filoni chiave per la rappresentazione di Artù in queste antiche
fonti.[19] Il primo lo vede come un guerriero senza pari che servì come protettore della Gran Bretagna da tutte le minacce interne
ed esterne. Alcune di queste minacce sono di natura umana, come i sassoni che avrebbe combattuto secondo la Historia
Brittonum, ma la maggior parte di esse è soprannaturale, inclusi giganteschi gatti, cinghiali diabolici, draghi, cinocefali, giganti e
streghe.[20] Nel secondo filone l'Artù pre-Galfridiano è una figura del folklore (in particolare il folklore topografico o
onomastico) e dei racconti locali magici, un condottiero di un gruppo di eroi sovrumani che vivono in un paesaggio selvaggio.[21]
Il terzo e ultimo filone prevede una stretta connessione tra il primo Artù e l'Annwn, ovvero l'oltretomba nella mitologia gallese.
Da un lato, egli lancia assalti alle fortezze dell'altro mondo alla ricerca del tesoro e libera i prigionieri, dall'altro, nelle prime fonti,
il suo gruppo include antiche divinità pagane e sua moglie e i suoi beni hanno chiaramente origine dall'oltretomba.[22]
Uno dei più famosi riferimenti poetici gallesi ad Artù è la collezione di elegie nota come Y
Gododdin, attribuita al bardo del VI secolo Aneirin. Uno dei componimenti loda il
coraggio di un guerriero che uccise 300 nemici, ma dice che nonostante questo "non era
Artù", cioè che la sua impresa non poteva essere confrontata con il valore di Artù.[23] Y
Gododdin è conosciuto solo grazie a un manoscritto del XIII secolo, quindi è impossibile
determinare se questo passaggio sia originale o un'interpolazione successiva. Le teorie che
fanno risalire questo passaggio a una versione del VII o precedente sono ritenute non
dimostrabili e spesso vien proposto il periodo tra il IX e il X secolo come datazione più
plausibile.[24] Numerose poesie attribuite a Taliesin, un poeta che sarebbe vissuto nel VI
secolo, si riferiscono anch'esse ad Artù, anche se queste probabilmente in realtà risalgono
all'arco temporale che va dall'VIII al XII secolo.[25] Esse comprendono "Kadeir Teyrnon"
("La Presidenza del Principe"), che fa riferimento ad "Artù il Benedetto";[26] "Preiddeu
Riproduzione di una pagina
Annwn", che racconta un viaggio di Artù nell'oltretomba;[27] all'altro mondo; e "Marwnat
di Y Gododdin, uno dei più
vthyr pen[dragon]", in cui viene descritto il valore di Artù e suggerisce un rapporto padre- famosi testi antichi in cui
figlio tra Artù e Uther Pendragon precedendo Goffredo di Monmouth.[28] viene menzionato Artù.
Oltre a queste poesie e racconti gallesi pre-Galfridiani, Artù compare in altri testi latini antecedenti, oltre che nella Historia
Brittonum e negli Annales Cambriae. In particolare, Artù è caratterizzato in una serie di note vitae (agiografie) di santi
postromani, nessuna delle quali, tuttavia, oggi viene generalmente considerata una fonte storica affidabile (la più antica risale
probabilmente all'XI secolo).[34] Secondo la Vita di San Gildas, scritta nei primi anni del XII secolo da Cardoc di Llancarfan,
sembra che Artù abbia ucciso Hueil, fratello di Gildas, e abbia salvato la moglie Ginevra da Glastonbury.[35] Nella vita di San
Cadoc, scritta intorno al 1100 (o poco prima) da Lifris di Llancarfan, il santo fornisce protezione a un uomo che ha ucciso tre dei
soldati di Artù e quest'ultimo richiede una meria di bestiame come wergeld (guidrigildo, un'indennità) per i suoi uomini. Cadoc li
consegna come richiesto, ma quando Artù ne prende possesso essi si trasformano in fasci di felci.[36] Eventi simili sono descritti
nelle biografie medievali di Carantoco e Paterno, scritte probabilmente intorno al XII secolo. Una leggenda riguardante Artù
appare nella Legenda Sancti Goeznovii che venne spesso raccontata fin dall'inizio dell'XI secolo, anche se il primo manoscritto
relativo a questo testo risale solo al XV secolo.[37] Importanti sono anche i riferimenti ad Artù presenti nel De Gestis Regum
Anglorum di Guglielmo di Malmesbury e nel De Miraculis Sanctae Mariae Laudensis, che insieme forniscono le prime prove
certe della credenza che Artù non fosse effettivamente morto e che un giorno avrebbe fatto il suo ritorno, un tema spesso rivisitato
nel folklore post-Galfridiano.[38]
Goffredo di Monmouth
Il primo racconto narrativo della vita di Artù si trova nell'opera in lingua latina
Historia Regum Britanniae (Storia dei re di Britannia) scritta da Goffredo di
Monmouth intorno al 1138.[39] Quest'opera è un racconto fantastico dei re
britanni, a partire dal leggendario Bruto, un eroe di Troia in esilio, al re gallese
Cadwaladr Fendigaid del VII secolo. Goffredo colloca Artù nella stessa epoca,
ovvero quella postromana, in cui lo pongono la Historia Brittonum e gli Annales
Cambriae. Nel racconto sono presenti anche il padre di Artù, Uther Pendragon,
il suo consigliere Merlino e la storia del concepimento di Artù in cui Uther
giacque con Igraine, la moglie del suo nemico Gorlois dopo averne preso le sue
sembianze grazie alla magia di Merlino. Dopo la morte di Uther, il quindicenne
Artù gli succedette come re di Gran Bretagna e combatté una serie di battaglie,
simili a quelle descritte nella Historia Brittonum, che culminarono nella battaglia
di Bath. In seguito sconfisse i Pitti e gli Scoti per fondare un impero attraverso le
sue conquiste dell'Irlanda, dell'Islanda e delle Isole Orcadi. Dopo dodici anni di
pace, Artù volle espandere ancora una volta il suo impero, assumendo il
controllo della Norvegia, della Danimarca e della Gallia. Quest'ultima era ancora
parte dell'impero romano quando venne conquistata e quindi la vittoria di Artù Mordred, l'ultimo nemico di Artù
porta a un ulteriore confronto tra il suo impero e quello romano. Artù e i suoi secondo Goffredo di Monmouth,
guerrieri, tra cui Sir Kay, Beduerus (Bedivere) e Gualguanus (Gawain), illustrato da Henry Justice Ford
sconfiggono l'imperatore romano Lucius Tiberius in Gallia, ma, preparandosi a (1902).
marciare su Roma, Artù apprende che il nipote Modredus (Mordred) aveva
usurpato il suo trono di Gran Bretagna e spinto la regina Guenhuuara (Ginevra)
all'adulterio. Artù fece pertanto ritorno in Gran Bretagna dove sconfisse e uccise Modredus nella battaglia di Camlann in
Cornovaglia, rimanendo ferito mortalmente. Nominato il parente Costantino come suo successore, Artù venne portato sull'isola di
Avalon per essere guarito e da cui non farà più ritorno.[40]
Quanta parte di questa narrazione sia frutto dell'inventiva di Goffredo, è tutt'oggi oggetto di dibattito. Certamente Goffredo
utilizzò l'elenco delle dodici battaglie di Artù combattute contro i sassoni che ritrovò nella Historia Brittonum del IX secolo,
insieme con la battaglia di Camlann descritta negli Annales Cambriae.[42] La carica di Artù come re di tutta la Gran Bretagna
sembra essere stato preso in prestito dalla tradizione pre-Galfridiana, trovandosi anche in Culhwch e Olwen, nelle Triadi gallesi e
nelle Vite dei Santi. [61] Infine, Goffredo prese in prestito molti dei nomi dei personaggi vicini ad Artù dalla tradizione gallese
pre-Galfridiana, compresi Kaius (Cei), Beduerus (Bedwyr), Guenhuuara (Gwenhwyfar), Uther (Uthyr) e forse anche Caliburnus
(Caledfwlch), quest'ultimo divenuto Excalibur nei successivi racconti.[43] Tuttavia, mentre i nomi, gli eventi chiave e i titoli,
possono essere stati presi in prestito, lo storico Brynley Roberts ha sostenuto che "la sezione Arturiana sia una creazione letteraria
di Goffredo e non deve nulla al precedente narrativo".[44] Così, per esempio, il gallese Medraut è fonte di ispirazione per il
cattivo Modredus di Goffredo, ma non vi è alcuna traccia di tale carattere negativo di questo personaggio nelle fonti gallesi fino al
XVI secolo.[45] Vi sono stati relativamente pochi tentativi moderni per confutare la teoria che la Historia Regum Britanniae sia
innanzitutto un lavoro originale di Goffredo, con l'opinione dottrinale che spesso cita Guglielmo di Newburgh che nel tardo XII
secolo affermava che l'autore avesse "ha composto" la sua narrazione, forse attraverso un "inordinato amore per il mentire".[46]
Lo scrittore e storico Geoffrey Ashe ha dissentito da questo punto di vista, ritenendo che la narrazione di Goffredo sia
parzialmente derivata da una fonte perduta che racconta le gesta di un re britannico del quinto secolo chiamato Riotamo, l'Artù
originale; gli storici e i
celticisti, tuttavia, si sono
sempre dimostrati riluttanti nel
seguire Ashe nelle sue
conclusioni.[47]
Tradizione romantica
La popolarità della Historia di Goffredo e le sue altre opere derivate (come Roman de Brut
di Robert Wace) sono generalmente accettate per essere state un fattore determinante per
l'apparizione di un numero significativo di nuove opere arturiane nell'Europa continentale
del XII e del XIII secolo, in particolare in Francia.[51] Tuttavia, non furono gli unici lavori
che influenzarono gli scrittori successivi, anzi vi è una chiara evidenza che i racconti
arturiani erano familiari in Europa continentale prima che Goffredo venisse conosciuto
(vedi ad esempio la Porta della pescheria del Duomo di Modena).[52] Gran parte della
letteratura arturiana del XII secolo e successiva, si concentra meno sulla figura dello
stesso Artù rispetto ad altri personaggi come Lancillotto e Ginevra, Percival, Galahad,
Gawain, Sir Ywain e Tristano e Isotta. Mentre Artù è la figura centrale degli scritti pre-
Galfridiani e nella stessa Historia, nei romanzi successivi viene precocemente messo da
parte.[53] Anche il suo carattere va incontro a cambiamenti radicali. Nelle prime opere e in
Durante il XII secolo, il
Goffredo egli viene descritto come un grande e feroce guerriero, che ride mentre sconfigge
personaggio di Artù
personalmente streghe e giganti e assume un ruolo di comandante in tutte le campagne incominciò a essere messo
militari, mentre nei romanzi scritti successivamente nell'Europa continentale diventa il roi in secondo piano rispetto ad
fainéant, il re che non fa nulla, la cui "inattività e acquiescenza costituivano un difetto altre storie "arturiane" come
centrale nella sua società altrimenti ideale".[54] Il ruolo di Artù diviene così paragonabile a quella di Tristano e Isotta. Di
John William Waterhouse
quello di un monarca saggio, dignitoso, temperato, un po' blando e, talvolta, debole. Così,
(1916).
semplicemente, diventa scialbo e silenzioso quando viene a conoscenza della relazione tra
Lancillotto e Ginevra nel Mort Artu, mentre nel Yvain il cavaliere del leone di Chrétien de
Troyes, non riesce a rimanere sveglio dopo una festa e deve ritirarsi per riposare.[55] Tuttavia, come ha osservato l'accademico
Norris Lacy, qualunque siano i suoi difetti e le sue debolezze esplicitati in questi romanzi arturiani, "il suo prestigio non viene mai
o quasi mai compromesso dalle sue debolezze personali ... la sua autorità e la sua gloria rimangono intatte".[56]
Artù e il suo seguito appaiono in alcuni lai di Maria di Francia[58] ma è stata l'opera di un
altro poeta francese, Chrétien de Troyes, che ha avuto la più grande influenza per lo
sviluppo del personaggio e della leggenda di Artù.[59] Chrétien scrisse cinque romanze
arturiane tra il 1170 e 1190. Erec e Enide e Cligès sono romanzi cortesi che hanno per
sfondo la corte di Artù, rappresentando uno scostamento dal mondo eroico gallese
dell'Artù Galfridiano, mentre Yvain il cavaliere del leone racconta un'avventura
soprannaturale con protagonisti Yvain e Gawain e con il personaggio di Artù margine e
indebolito. Tuttavia, il racconto più importante nello sviluppo della leggenda arturiana è
stato Lancillotto o il cavaliere della carretta, che introduce Lancillotto e la sua relazione
adultera con la moglie di Artù, la regina Ginevra, ampliando e diffondendo il tema
La storia di Artù che estrae ricorrente di Artù come affetto da triolagnia e Perceval o il racconto del Graal che
la spada nella roccia è inserisce temi come il Santo Graal e il Re Pescatore e che ancora una volta relega Artù a
apparsa nel Merlino di un ruolo molto limitato.[60] Chrétien fu dunque "strumentale sia nell'elaborazione della
Robert de Boron del XIII leggenda arturiana sia nell'instaurazione della forma ideale per la sua diffusione"[61] e
secolo.[57]
gran parte di ciò che è venuto dopo di lui in termini del ritratto di Artù e del suo mondo
costruito sulle fondamenta che aveva posto. Perceval, anche se incompiuta, fu
particolarmente popolare: quattro successive sequenze della poesia apparvero nel corso delle prima metà del secolo successivo,
con la citazione del Graal e della sua ricerca, sviluppata da altri scrittori come Robert de Boron, un fatto che ha contribuito ad
accelerare il declino Artù nel romanticismo continentale.[62] Allo stesso modo Lancillotto e il suo rapporto tra Artù e Ginevra
sono diventati uno dei motivi classici della leggenda arturiana, anche se il Lancillotto della prosa Lancelot (1225 circa) e i testi
successivi furono una combinazione tra il personaggio di Chrétien e quello di Lanzelet di Ulrich von Zatzikhoven.[63] Anche il
lavoro di Chrétien sembra rientrare nella letteratura gallese gallese, con il risultato che l'Artù romantico ha incominciato a
sostituire l'Artù eroico.[64] Particolarmente significativi in questo sviluppo furono i Tre romanzi gallesi, molto simili al lavoro di
Chrétien, anche se con alcune differenze significative: Owain, o la dama della fontana è legata a Yvain di Chrétien; Peredur,
figlio di Efrawg, a Erec e Enide; e Gereint ed Enid, a Perceval.[65]
Tuttavia, re Artù e i racconti associati non furono mai completamente abbandonati, ma fino all'inizio del XIX secolo le storie
vennero prese meno seriamente e spesso vennero usate semplicemente come satira politica del XVII e del XVIII secolo.[74]
Quindi gli epici di Richard Blackmore, Principe Artù (1695) e Re Artù (1697), rappresentano il leggendario re come caricatura
per le lotte di Guglielmo III contro Giacomo II.[74] Allo stesso modo, il racconto arturiano più famoso di questo periodo sembra
essere quello di Tom Thumb, che è stato pubblicato prima come chapbooks e poi negli articoli di Henry Fielding; sebbene
l'azione sia ben definita nella Britannia arturiana, la narrazione è umoristica e Artù appare come un personaggio comico di
carattere romanzesco.[75]
Tennyson e la rinascita
All'inizio del XIX secolo, il medievalismo, il romanticismo e il neogotico risvegliarono l'interesse su di Artù e sui romanzi
medievali. In questo periodo venne a formarsi un nuovo codice etico per i gentiluomini incentrato intorno agli ideali cavallereschi
incarnati nel romanticismo arturiano. Questa rinnovata attenzione ha incominciato a manifestarsi nel 1816, quando La morte
d'Artù di Malory venne ristampata per la prima volta dal 1634.[77] Inizialmente, le leggende arturiane medievali furono di
ispirazione in particolare per i poeti, come ad esempio William Wordsworth che scrisse "La domestica egiziana" (1835),
un'allegoria incentrata sul Santo Graal.[78] Tra questi fu particolarmente importante anche Alfred Tennyson, la cui prima poesia
arturiana "The Lady of Shalott" venne pubblicata nel 1832.[79] Riprendendo la tradizione medievale e romantica, Artù continuò
ad occupare un ruolo marginale in queste opere. Il lavoro artistico di Tennyson raggiunse il suo picco di popolarità con gli "Idilli
del re" in cui venne ripresa l'intera narrazione della vita di Artù, adattandola ai gusti dei lettori dell'epoca vittoriana. Quest'opera
venne pubblicata per la prima volta nel 1859 e già entro la prima settimana ne erano state vendute 10.000.[80] Negli Idilli Artù è
diventato un simbolo della virilità ideale che alla fine fallisce, per colpa della debolezza umana, nell'intento di creare un regno
perfetto sulla terra.[81] Il successo delle opere di Tennyson ispirarono un gran
numero di imitatori generando nel pubblico un notevole interesse nelle leggende
arturiane portando le storie di Malory all'attenzione di una platea più ampia.[82]
Ricordi e rielaborazioni della tradizione romanzesca non sono l'unico aspetto importante della leggenda moderna di re Artù. Sono
stati effettuati anche tentativi di rappresentarlo come una vera figura storica appartenente al VI secolo, togliendoli gli aspetti
"romantici". Come Taylor e Brewer hanno notato, questo ritorno alla tradizione medievale di Goffredo di Monmouth e alla
Historia Brittonum è una tendenza recente che è diventata dominante nella
letteratura arturiana negli anni successivi alla fine della seconda guerra
mondiale, grazie alla figura leggendaria del re britannico che si oppone agli
invasori germanici.[96] La serie radiofonica di Clemence Dane, The Saviors
(1942), fa uso dell'Artù storico per incarnare lo spirito della resistenza eroica,
similmente a come farà successivamente Robert Cedric Sherriff nel suo The
Long Sunset (1955).[97] Questa tendenza a mettere Artù in un contesto storico è
evidente anche nei romanzi storici e fantastici pubblicati in questo periodo [120].
Negli ultimi anni, il personaggio di Artù rappresentato come un vero e proprio La morte di Artù, di John Garrick
eroe del V secolo ha fatto il suo ingresso nelle versioni cinematografiche legate (1862).
alla leggenda, in particolare le serie televisive Artù re dei Britanni (1972-73),
Merlin (2008-12), Camelot (2011) e nei film King Arthur (2004), L'ultima
legione (2007) e King Arthur - Il potere della spada (2017).
Germano di Auxerre potrebbe essere uno dei candidati papabili, in quanto guidò le truppe romane rimaste
nell'isola dopo il ritiro ufficiale delle legioni (pare accertato che non tutti i legionari romani siano stati rimpatriati
nel 408 d.C., essendo assai probabile la permanenza in loco di quelli sposati a donne britanniche) nella
cosiddetta "battaglia dell'Alleluia", la domenica di Pasqua del 429 d.C. Altrettanto titolato a ricoprire la carica di
prototipo dell'Artù storico è il collega di Germano, Lupo di Autun che guidò, nel summenzionato scontro, i
contingenti britannici alleati dei romani in una gola tra le montagne site presso la cittadina gallese di Mold. Quello
che non torna è che gli avversari battuti da Germano e Lupo, non erano Sassoni, bensì Scoti e Pitti. I due
generali, però, pare che abbiano guidato un secondo contingente romano-celtico, nel 447 d.C., questa volta
contro Sassoni, Angli, Danesi e Iuti. Non è noto se le spedizioni di Germano siano state in qualche modo
autorizzate dal morente potere imperiale romano, oppure se siano state del tutto indipendenti da esso ed
autogestite[99].
Sono stati tracciati anche paragoni tra le figure di Artù e di Ambrosio Aureliano[99], un condottiero romano
rimasto in Britannia dopo l'evacuazione delle legioni nel 408 d.C. in quanto sposato a una donna britanna. Egli si
pose a capo dei pochi contingenti romani rimasti e dei reparti britanni per contrastare l'avanzata dei Sassoni.
Assai probabilmente fu proprio lui a comandare i reparti vittoriosi al "Mons Badonicus", il Monte Badon. Secondo
Gildas, ripreso da Nennio e Beda, Ambrosio era l'eroe cantato dal bardo Taliesin, cristiano cattolico, che
combatté accanitamente contro Vortigern e i mercenari Sassoni da lui ingaggiati nel 449 d.C. con il duplice scopo
di ricacciare oltre il Vallo di Adriano i Pitti e gli Scoti e di riunificare la Britannia eliminando tutti i capi clan emersi
dalla caotica situazione che si venne a determinare a causa della partenza delle legioni romane.
C'è chi sostiene che la figura di Artù possa coincidere perfettamente con quella di un certo Riotamo, "re dei
Britanni", molto attivo durante il regno dell'imperatore romano Antemio. Ne parla lo storico goto Giordane, al
servizio di Bisanzio, intorno al 580 d.C., un quarantennio dopo lo svolgersi dell'epopea di Artù. Come riporta lo
storico goto, Riotamo era re dei "Brittoni" ("Britanni", l'assonanza è quasi perfetta) e invase per ben due volte la
Gallia, esattamente come tramandatoci per Artù. Inoltre, egli fu tradito da uno dei suoi più cari amici, esattamente
come si può leggere nella saga di Artù, Lancillotto e Ginevra. Infine, Riotamo morì presso la città di "Avallon".
Sfortunatamente, Riotamo è una figura minore di cui sappiamo ancora poco e nemmeno gli studiosi sono in
grado di capire se i "bretoni" che comandava erano i britannici o gli abitanti dell'Armorica.
Altri suggeriscono di identificarlo con Lucio Artorio Casto, un dux romano del II secolo, i cui successi militari in
Britannia sarebbero stati tramandati nei secoli successivi. Ufficiale (con il rango di praefectus) della VI legione in
Britannia, che potrebbe aver guidato un'unità di cavalieri sarmati (provenienti dall'Ucraina meridionale), stanziati
a Ribchester, che conducevano campagne militari a nord del Vallo di Adriano. Le imprese militari di Casto in
Britannia e Armorica (odierna Bretagna) potrebbero essere state ricordate per i secoli successivi e aver
contribuito a formare il nucleo della tradizione arturiana, così come le tradizioni portate dagli alano-sarmati. C'è
anche chi parla dell'usurpatore romano Magno Massimo. Questo militare di carriera, vissuto a cavallo tra il II e il
III secolo d.C., aveva adottato per insegna un grande drago rosso, da cui il cognome di Artù, detto "Pendragon",
ovvero "il figlio del drago". Le continue vittorie di Casto, in breve liberarono il Galles e l'intera Britannia
centrosettentrionale dai Caledoni, finendo così mitizzato dagli indigeni. I Sarmati, poi avevano una religione di
tipo animista. Essi adoravano spade dopo averle conficcate nel terreno, il che potrebbe rappresentare la fonte
della leggenda de La spada nella roccia. Il problema fondamentale è che non esiste testimonianza storica scritta
delle imprese di questo condottiero[99].
Alternativamente, "Artù" sarebbe il soprannome attribuito a un anonimo e ignoto capo clan e sarebbe derivato
dalla fusione di due vocaboli aventi il medesimo significato in due lingue diverse, il celtico "Art", che significa
"Orso", e il latino "Ursus", di medesimo senso semantico. Si noti - altresì - il vocabolo greco "Arktos", che vuol
dire anch'esso "Orso", in quanto i generali romani, al pari dei governatori e dei letterati, conoscevano e parlavano
il greco antico. Si noti, altresì, che presso i Celti era diffusa una religione animista, dove s'adoravano spiriti
animali, ragion per cui non è azzardato ritenere che Artù possa essere anche la personificazione di un "dio-orso"
del pantheon celtico.[99].
Un'altra teoria è quella secondo cui il nome di Artù sarebbe in realtà un titolo portato da Owain Ddantgwyn, che
sembrerebbe essere stato un re di Rhos. C'è poi l'ipotesi che egli sarebbe in realtà un re dell'età del bronzo, circa
2300 a.C.: estrarre una spada da una roccia sarebbe infatti una metafora della costruzione di una spada e della
sua estrazione dalla forma dopo la fusione.
Altre supposizioni si basano sul fatto che Artù fosse Artuir mac Áedán, figlio di re Áedán mac Gabráin della
Dalriada, un signore della guerra scozzese che guidò gli Scoti di Dalriada contro i Pitti. Secondo questa teoria,
Artù avrebbe quindi svolto le sue azioni di guerra soprattutto nella regione tra il Vallo di Adriano e quello di
Antonino (area del Gododdin). Per alcuni Artù potrebbe addirittura essere stato lo stesso Áedán mac Gabráin. E
c'è chi pensa[104] che Artù avrebbe comandato una coalizione di celti cristiani contro gli invasori pagani,
riuscendo a tenerli lontani per un centinaio d'anni circa.
In un articolo apparso su Focus Storia si cita la possibilità che la figura di re Artù possa essere stata ispirata
dall'ultimo comandante militare di un territorio romano che sopravvisse allo smembramento dell'Impero Romano
d'Occidente in regni romano-barbarici.[105]
A ogni modo, si hanno svariati omonimi, o persone con nomi simili, nella sua generazione e si può pensare che siano poi stati
riuniti dalle credenze popolari e tramandati come se fossero un'unica entità. Ed ecco così spuntare Arthnou, un principe di
Tintagel (in Cornovaglia), che visse nel VI secolo, oppure Athrwys ap Meurig, re del Morgannwg (odierno Glamorgan) e del
Gwent (due aree del Galles). Artù potrebbe quindi essere un semplice collage di tutte queste figure mitologiche o storiche.
Secondo gli Annales Cambriae, Artù sarebbe stato ucciso durante la battaglia di Camlann nel 537.
Appare inoltre in numerose vitae di santi del VI secolo, ad esempio la vita di san Iltud, che alla lettura sembra essere scritta verso
il 1140, dove si dice che Artù fosse un cugino di quell'uomo di chiesa. Molte di queste opere dipingono Artù come un fiero
guerriero, e non necessariamente moralmente impeccabile come nei successivi romanzi. Secondo la Vita di san Gildas (morto
intorno all'anno 570), opera scritta nell'XI secolo da Caradoc di Llancarfan, Artù uccise Hueil, fratello di Gildas, un pirata
dell'isola di Man.
Attorno al 1100 Lifris di Llancarfan asserisce nella sua Vita di san Cadoc che Artù è stato migliorato da Cadoc. Cadoc diede
protezione a un uomo che aveva ucciso tre dei soldati di Artù, che ricevé del bestiame da Cadoc come contropartita per i suoi
uomini. Cadoc glielo portò come richiesto, ma quando Artù prese possesso degli animali, questi furono trasformati in felci. Il
probabile scopo originale di questa storia sarebbe quello di promuovere l'accettazione popolare della nuova fede cristiana
"dimostrando" che Cadoc aveva poteri magici attribuiti tradizionalmente ai druidi e così intensi da "battere" Artù. Avvenimenti
simili sono descritti nelle tarde biografie medioevali di Carannog, di Padern e Goeznovius.
Artù compare anche nel racconto in lingua gallese Culhwch e Olwen, solitamente associata con il Mabinogion: Culhwch visita la
corte di Artù per cercare il suo aiuto per conquistare la mano di Olwen. Artù, che è definito suo parente, acconsente alla richiesta
e compie le richieste del padre di Olwen, il gigante Ysbaddaden (tra cui la caccia al grande cinghiale Twrch Trwyth). Questo può
essere riportato alla leggenda dove Artù è dipinto come il capo della caccia selvaggia, un tema popolare che è ricordato anche in
Bretagna, Francia e Germania.
Roger Sherman Loomis ha elencato questi esempi (Loomis 1972). Gervasio di Tilbury nel XIII secolo e due scrittori XV secolo
assegnano questo ruolo ad Artù. Gervasio afferma che Artù e i suoi cavalieri cacciavano regolarmente lungo un antico tratto tra
Cadbury e Glastonbury (che è ancora conosciuta come King Arthur's Causeway[109]), e si pensa che lui e la sua compagnia di
cavalieri possa essere vista a mezzanotte nella foresta di Brittany o Savoy in Gran Bretagna. Loomis allude a un cenno scozzese
nel XVI secolo, e afferma che molte di queste credenze fossero ancora ricorrenti nel XIX secolo al Castello di Cadbury e in
diverse parti della Francia. Più tardi parti del Trioedd Ynys Prydein, o Welsh Triads, menzionano Artù e collocano la sua corte a
Celliwig in Cornovaglia. Celliwig è stata identificata con la città di Callington dagli anziani antiquari Celtici, ma Rachel
Bromwich, l'ultimo editore delle Welsh Triads, afferma che sia in realtà Kelly Rounds, una fortezza nei pressi della parrocchia
celtica di Egloshayle.
La spada di Artù
Nel Merlin di Robert de Boron, successivamente ripreso e continuato da Thomas
Malory, re Artù ottiene il trono estraendo una spada da una roccia. Nel racconto
estrarre la spada è possibile solo a colui che è "il vero re", inteso come l'erede di
Uther Pendragon. In quello che viene chiamato Post-Vulgate Merlin, Excalibur,
una spada magica, viene donata a re Artù dalla Dama del Lago dopo che Artù è
Tomba di Artú e Ginevra nell'Abbazia
già re (Artù ottiene la spada prendendola dalla mano della Dama che esce fuori
di Glastonbury.
da un lago e gli porge l'Excalibur). Secondo diverse fonti Artù distrugge la spada
estratta dalla roccia mentre sta combattendo contro re Pellinore, per questo
Merlino permetterà ad Artù di ottenere la Excalibur dal lago (così come citato in diversi romanzi tra cui King Arthur and His
Knights e King Arthur and the legend of Camelot di Howard Pyle e naturalmente molti romanzi moderni basati sulla saga
arturiana).
In questa versione la lama della spada è in grado di tagliare qualunque materiale e il suo fodero è in grado di rendere invincibile
chiunque lo indossi. Alcune storie narrano che Artù sia riuscito a estrarre la spada dalla roccia, ottenendo così il diritto a diventare
re (e quella spada era Excalibur), ma che l'abbia gettata via dopo che, tramite essa, uccise accidentalmente un suo cavaliere.
Merlino allora gli consigliò di trovare una nuova lama, cosa che succede quando Artù riceve la spada dalla Dama del Lago.
Anche questa nuova spada verrà chiamata da Artù "Excalibur" così da avere lo stesso nome della originale e precedente spada.
La spada appare la prima volta con il nome di Caliburn nel racconto di Goffredo di Monmouth.
Letteratura
Teatro
Tra le rappresentazioni teatrali con soggetto re Artù si possono ricordare quella
del 1923 di Laurence Binyon, con la musica di Edward Elgar, quella del 1937 di
D. G. Bridson, con la musica di Benjamin Britten e quella di J. C. Carr, con la
musica di Arthur Sullivan.
Musica
Dalla leggenda arturiana sono state tratte anche delle opere musicali, tra cui King
Arthur (1691) di Henry Purcell sul libretto di John Dryden. Il famoso
compositore Richard Wagner pubblicò, nel 1865, Tristano e Isotta" di cui scrisse
il libretto e la musica. Altre composizioni relative ad Artù sono The Birth of
Arthur (1909) di Rutland Boughton su libretto di Reginald Buckley, Le Roi Copertina di Un americano alla corte
Arthus (1903) di Ernest Chausson e Guinevere (1886) di Hubert Parry. The di re Artù di Mark Twain, 1889.
Myths and Legends of King Arthur and the Knights of the Round Table è un
album del 1975 di Rick Wakeman liberamente ispirato alle leggende arturiane.
Cinema e televisione
Anno Film Attore Note
1909 Launcelot and Elaine Charles Kent Cortometraggio
Charles
Knights of the Square Table
1917 Mussett
Over the Hill Billy Sullivan
Charles
1921 A Connecticut Yankee in King Arthur's Court Film commedia
Clary
Un americano alla corte di Re Artù (A William
1931 Film commedia
Connecticut Yankee) Farnum
1942 King Arthur Was a Gentleman Arthur Askey Film commedia
1948 Squareheads of the Round Table Vernon Dent Cortometraggio
La corte di re Artù (A Connecticut Yankee in Cedric
Film commedia
1949 King Arthur's Court) Hardwicke
The Adventures of Sir Galahad Nelson Leigh
"A Connecticut Yankee in King Arthur's Court",
1952 Boris Karloff
episodio della serie Studio One
I cavalieri della tavola rotonda (Knights of the
1953 Mel Ferrer
Round Table)
Il principe coraggioso (Prince Valiant) Brian Aherne
"Ponds Theater", episodio della serie A
Jack Livesey
Connecticut Yankee in King Arthur's Court
1954
Anthony
Il cavaliere del mistero (The Black Knight)
Bushell
Knutzy Knights Vernon Dent Cortometraggio
1955 A Connecticut Yankee Boris Karloff Film TV
Ronald
Leigh-Hunt
1956–1957 Lancillotto (The Adventures of Sir Lancelot) (22 ep.) Serie TV
Bruce Seton
(3 ep.)
1995 Sean
Il primo cavaliere (First Knight)
Connery
Un ragazzo alla corte di re Artù (A Kid in King
Joss Ackland
Arthur's Court)
"Ritorno ad Avalon (terza parte)", episodio della John Saint Serie TV
serie Gargoyles, il risveglio degli eroi Ryan (voce) d'animazione
Crystal Cave Film TV
Martin Sheen
Alchemy Film TV
1996 "Re Artù", episodio della serie Gargoyles, il John Saint Serie TV
risveglio degli eroi Ryan (voce) d'animazione
A Young Connecticut Yankee in King Arthur's Nick
Court Mancuso
1997 Il mistero del principe Valiant (Prince Valiant) Edward Fox
Merlino (Merlin) Paul Curran Serie TV
Pierce
Brosnan
La spada magica - Alla ricerca di Camelot (voce) Film
(Quest for Camelot) Steve Perry d'animazione
(voce
1998 canzoni)
"Boy Was My Face Red", episodio della serie
Robert
Sabrina, the Teenage Witch (Sabrina, the
Chapin
Teenage Witch)
Un'americana alla corte di re Artù (A Knight in
Michael York Film TV
Camelot)
Eric Christian
Olsen
La sfida di Artù (Arthur's Quest) Robby Film TV
Seager
1999 (bambino)
"Hercules, re Artù e Merlino", episodio della
serie Hercules (Hercules: The Legendary Neill Rea
Journeys)
Patrick
2000 Merlin: The Return
Bergin
Edward
Atterton
Le nebbie di Avalon (The Mists of Avalon) Freddie Film TV
2001 Highmore
(giovane)
"Sir Caradoc at the Round Table", episodio Scott
della serie MythQuest Hylands
Dark Ages Dirk Galuba Cortometraggio
"Love Hurts", episodio della serie Guinevere
2002 Jones Chris
"Hard Rain", episodio della serie Guinevere Hemsworth
Jones
2002-2003 Sir Gadabout, the Worst Knight in the Land Kim Wall Serie TV
Clive Owen
Shane
2004 King Arthur (King Arthur) Murray-
Corcoran
(da giovane)
Alexandre
2004-2009 Kaamelott Serie TV
Astier
2005-2006 King Arthur's Disasters Rik Mayall Serie TV
2006 Merlin's Apprentice Woody Miniserie TV
Jeffreys
Connor
Stanhope
(giovane)
L'ultima legione (The Last Legion) Rory James
2007 Ricardo
Morgana Film TV
Trêpa
Bradley
2008-2012 Merlin (Merlin) Serie TV
James
James Tobin
Arthur Cortometraggio
2010 Aaron Hart
"King Arthur", episodio della serie Mystery Files Tim Seyfert
Jamie
Campbell
Bower
2011 Camelot (Camelot) Serie TV
Shay
Macleod
(giovane)
Merlin - Incantatore disincantato (Merlin -
Film TV
L'enchanteur désenchanté) Arthur
2012
Merlin - Incantesimo d'amore (Merlin - Le Molinier
Film TV
secret de Brocéliande)
C'era una volta (Once Upon a Time) - Quinta Liam
2011-2018 Serie TV
Stagione Garrigan
2013 Arthur & Lancelot Kit Harington
Arthur & Merlin - Le origini della leggenda uscito in
2015 Kirk Barker
(Arthur & Merlin - The legend begins) homevideo
King Arthur - Il potere della spada (King Arthur: Charlie
2017
Legend of the Sword) Hunnam
Videogiochi
Re Artù e le leggende a esso correlate, sono protagonisti di molti videogiochi. Ad esempio in Stronghold Legends, una delle
campagne di gioco è dedicata ad Artù e ai cavalieri della tavola rotonda, mentre nel multigiocatore in rete Dark Age of Camelot ci
sono molti riferimenti alla leggenda Arturiana. In Tzar: Excalibur e il Re Artù, la campagna principale del gioco ripercorre tutte
le vicende, a partire da quando il giovane Artù estrae la spada dalla roccia, sino alle più importanti battaglie del suo esercito con i
personaggi che orbitano attorno alla sua leggenda, Merlino compreso.
Artù nell'arte
Vi sono varie rappresentazioni di re Artù nell'arte. Si ricordano la statua nella Hofkirche di Innsbruck, il bassorilievo
sull'archivolto della Porta della Pescheria della cattedrale di Modena e la raffigurazione sul mosaico di Otranto.
Note
1. ^ Higham, 2002, pp. 11–37, has a summary of the debate on this point.
2. ^ Charles-Edwards, 1991, p. 15; Sims-Williams, 1991. Y Gododdin cannot be dated precisely: it describes 6th-
century events e contains 9th- or 10th-century spelling, but the surviving copy is 13th-century.
3. ^ Thorpe, 1966, ma vedi anche Loomis, 1956.
4. ^ Vedi Padel, 1994; Sims-Williams, 1991; Green, 2007b; e Roberts, 1991a.
5. ^ Barber, 1986, p. 141.
6. ^ Dumville, 1986; Higham, 2002, pp. 116–69; Green, 2007b, pp. 15–26, 30–38.
7. ^ Green, 2007b, pp. 26–30; Koch, 1996, pp. 251–53.
8. ^ Charles-Edwards, 1991, p. 29.
9. ^ Morris, 1973.
10. ^ Myres, 1986, p. 16.
11. ^ Pryor, 2004, pp. 22–27.
12. ^ Dumville, 1977, pp. 187–88.
13. ^ Green, 1998; Padel, 1994; Green, 2007b, capitoli cinque e sette.
14. ^ Historia Brittonum 56, 73; Annales Cambriae 516, 537.
15. ^ Per esempio, Ashley, 2005.
16. ^ Heroic Age, 1999.
17. ^ Modern scholarship views the Glastonbury cross as the result of a probably late-12th-century fraud. See Rahtz,
1993 e Carey, 1999.
18. ^ These range from Lucius Artorius Castus, a Roman officer who served in Britain in the 2nd or 3rd century
(Littleton, Malcor, 1994), to Roman usurper emperors such as Magnus Maximus or sub-Roman British rulers such
as Riotamus (Ashe, 1985), Ambrosius Aurelianus (Reno, 1996), Owain Ddantgwyn (Phillips, Keatman, 1992), e
Athrwys ap Meurig (Gilbert, Wilson)
19. ^ Green, 2007b, pp. 45–176.
20. ^ Green, 2007b, pp. 93–130.
21. ^ Padel, 1994 has a thorough discussion of this aspect of Arthur's character.
22. ^ Green, 2007b, pp. 135–76. Circa i suoi possedimenti e sua moglie, vedi anche Ford, 1983.
23. ^ Williams, 1937, p. 64, line 1242
24. ^ Charles-Edwards, 1991, p. 15; Koch, 1996, pp. 242–45; Green, 2007b, pp. 13–15, 50–52.
25. ^ Vedi, per esempio, Haycock, 1983–84 e Koch, 1996, pp. 264–65.
26. ^ Online translations of this poem are out-dated e inaccurate. Vedi Haycock, 2007, pp. 293–311 per una
traduzione completa e Green, 2007b, p. 197 per una discussione riguardo a questi aspetti di Artù.
27. ^ Vedi, per esempio, Green, 2007b, pp. 54–67 e Budgey, 1992, who includes a translation.
28. ^ Koch, Carey, 1994.
29. ^ Lanier
30. ^ Sims-Williams, 1991, pp. 38–46 possiede una traduzione completa e un'analisi del poema.
31. ^ Per una discussione sul racconto vedi Bromwich, Evans, 1992; vedi anche Padel, 1994, pp. 2–4; Roberts,
1991a; e Green, 2007b, pp. 67–72.
32. ^ Barber, 1986, pp. 17–18, 49; Bromwich, 1978.
33. ^ Roberts, 1991a, pp. 78, 81.
34. ^ Roberts, 1991a.
35. ^ Translated in Coe, Young, 1995. On the Glastonbury tale e its Otherworldly antecedents, see Sims-Williams,
1991, pp. 58–61.
36. ^ Coe, Young, 1995.
37. ^ Vedi Ashe, 1985 per un tentativo di utilizzare questa vita come fonte storica.
38. ^ Padel, 1994; Green, 2007b; Bullock-Davies, 1982.
39. ^ Wright, 1985; Thorpe, 1966.
40. ^ Geoffrey of Monmouth, Historia Regum Britanniae Book 8.19–24, Book 9, Book 10, Book 11.1–2
41. ^ Thorpe, 1966.
42. ^ Roberts, 1991b, p. 106; Padel, 1994.
43. ^ Green, 2007b, pp. 217–19.
44. ^ Roberts, 1991b, pp. 109–10, 112; Bromwich, Evans, 1992.
45. ^ Bromwich, 1978, pp. 454–55.
46. ^ Vedi, per esempio, Brooke, 1986, p. 95.
47. ^ Ashe, 1985, p. 6; Padel, 1995, p. 110; Higham, 2002, p. 76.
48. ^ Crick, 1989.
49. ^ Sweet, 2004, p. 140. Vedi anche, Roberts, 1991b e Roberts, 1980.
50. ^ Come annotato da, per esempio, Ashe, 1996.
51. ^ Per esempio Thorpe, 1966, p. 29.
52. ^ Stokstad, 1996.
53. ^ Lacy, 1996a, p. 16; Morris, 1982, p. 2.
54. ^ Padel, 2000, p. 81.
55. ^ Morris, 1982, pp. 99–102; Lacy, 1996a, p. 17.
56. ^ Lacy, 1996a, p. 17.
57. ^ Pyle, 1903.
58. ^ Burgess & Busby, 1999.
59. ^ Lacy, 1996b.
60. ^ Kibler & Carroll, 1991, p. 1.
61. ^ Lacy, 1996b, p. 88.
62. ^ Roach, 1949–83.
63. ^ Ulrich von Zatzikhoven, 2005.
64. ^ Padel, 2000, pp. 77–82.
65. ^ Vedi Jones, Jones, 1949 per un'accurata traduzione di tutti e tre i testi. Non è totalmente certa la relazione tra
questi romanzi gallesi e il lavoro di Chrétien, tuttavia: vedi Koch, 1996, pp. 280–88 per il confronto delle opinioni.
66. ^ BNF, 1475, fol. 610v.
67. Lacy, 1992–96.
68. ^ Per uno studio di questo ciclo si veda Burns, 1985.
69. ^ Lacy, 1996c, p. 344.
70. ^ Su Malory e il suo lavoro si veda Field, 1993 e Field, 1998.
71. ^ Vinaver, 1990.
72. ^ Carley, 1984.
73. ^ Parins, 1995, p. 5.
74. Ashe, 1968, pp. 20–21; Merriman, 1973.
75. ^ Green, 2007a.
76. ^ Tennyson, 1868.
77. ^ Parins, 1995, pp. 8–10.
78. ^ Wordsworth, 1835.
79. ^ See Potwin, 1902 for the sources that Tennyson used when writing this poem
80. ^ Taylor, Brewer, 1983.
81. ^ Vedi Rosenberg, 1973 e Taylor, Brewer, 1983 per l'analisi di "Idilli del re".
82. ^ Staines, 1996, p. 449.
83. ^ Taylor, Brewer, 1983; Mancoff, 1990.
84. ^ Green, 2007a, p. 127; Gamerschlag, 1983.
85. ^ Twain, 1889; Smith, Thompson, 1996.
86. ^ Watson, 2002.
87. ^ Mancoff, 1990.
88. ^ Workman, 1994.
89. ^ Hardy, 1923; Binyon, 1923; e Masefield, 1927.
90. ^ Eliot, 1949; Barber, 2004, pp. 327–28.
91. ^ Lanier, 1922.
92. ^ White, 1958; Bradley, 1982; Tondro, 2002, p. 170.
93. ^ Lagorio, 1996.
94. Lupack, Lupack, 1991.
95. ^ Harty, 1996; Harty, 1997.
96. ^ Taylor, Brewer, 1983, capitolo nove; vedi anche Higham, 2002, pp. 21–22, 30.
97. ^ Thompson, 1996, p. 141.
98. ^ "Conoscere la Storia" N°.12, Maggio 2015, pp. 44 - 51
99. Ibidem
100. ^ The American People Encyclopedia; New York, 1964; Grolier Incorporated; Vol. IV; Pag. 153
101. ^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/09/27/re-artu-un-grande-generale.html
102. ^ The American People Encyclopedia; New York, 1964; Grolier Incorporated; Vol. II; Pag. 354
103. ^ "Conoscere la Storia" N°.12, Maggio 2015, pp. 44 - 51.
104. ^ legendofkingarthur.com (http://legendofkingarthur.com/)
105. ^ Focus Storia N°. 119; Settembre 2016; pp. 46 - 49
106. ^ Artù era un uomo ritenuto forte, posato, e, in quanto re, garante della sicurezza dei suoi sudditi.
107. ^ BBC Wales - History - Themes - Origins of the legend (https://www.bbc.co.uk/wales/history/sites/themes/societ
y/arthur_origins.shtml)
108. ^ Thomas Green (http://www.arthuriana.co.uk/historicity/arthur.htm).
109. ^ Copia archiviata, su prairienet.org. URL consultato il 30 dicembre 2005 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2006).
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Voci correlate
Personaggi arturiani
Sovrani leggendari della Britannia
Cavalieri della Tavola rotonda
Uther Pendragon
Storicità di re Artù
Tavola sinottica dei personaggi arturiani
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Artù (https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:King_Arthur?uselang=it)
Collegamenti esterni
A Collection on Britannia.com of brief sketches of personages and writers associated with the legend of King
Arthur, su britannia.com. URL consultato il 30 dicembre 2005 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2006).
A Guide to King Arthur's Forgotten Realm
https://web.archive.org/web/20030426134158/http://panther.bsc.edu/~arthur/ A detailed but digestible site
containing the research materials and experiences of two college students' experiences while travelling Britain's
sites associated with the Aurthurian legend.
Merrie Haskell's King Arthur Website (http://www-personal.umich.edu/~merrie/Arthur/index.html) Has a number of
interesting scanned images.
The h2g2 encyclopedia article on The Medieval Development of Arthurian Literature (https://www.bbc.co.uk/dna/
h2g2/A533350)
VIAF (EN) 142149444 (https://viaf.org/viaf/142149444) · LCCN (EN) n79055479 (htt
p://id.loc.gov/authorities/names/n79055479) · GND (DE) 118504517 (https://d-nb.info/
Controllo di
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autorità
CERL cnp00542863 (https://thesaurus.cerl.org/record/cnp00542863) · WorldCat
Identities (EN) n79-055479 (https://www.worldcat.org/identities/lccn-n79-055479)
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