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NANTOSUELTA

risulta erano riempiti a sacco). Una particolare


te di questo tipo di costruzione, che ha anche moti-
vazioni economiche e statiche, é data dagli stüpa al cui
interno é un elemento in muratura a forma di svastika.
Si tratta probabilmente di un simbolo assiale, e si puó
ricordare che stüpa antichi come quelli di Bharhut t di
Pauni (v.) formano in pianta, insieme con i portali ai punti
cardinali, per l'appunto degli svastika. Altri stüpa ancora
avevano nuclei compatti. Tipica della maggior parte di
questi monumenti é la presenza degli áyaka, su cui pog-
giavano cinque colonne simboleggianti episodi emblema-
tici della vita del Buddha. Si tratta di una caratteristica
nota anche da altri siti del paese andhra, da Amaravatl
in particolare, ma non sconosciuta nel Nord del subconti-
nente (a Vaisall). Delle aree monastiche ricordiamo quella
con lo stüpa piú antico. E il mahácahya (sito i) fatto co-
struire dalla sorella di Vásisthiputra, Carhtasrl, il piú grande
di N., del tipo «Ruota della Legge» e con áyaka, destina-
to a conteneré reliquie. Accanto a esso sorgevano un caitya-
grha e un monastero degli Apara-mahávinaseliya (una sud-
divisione dei MahSsarhghika), predominanti a N. su tutte
le altre scuole.
II capitolo piú importante: úcüa N. buddhista é la
copiosa, celebre produzione scultorea, che si richiama
a quella di Amaravatl. E stata suddivisa in due grandi
gruppi. II primo e piú antico comprende la produzione
attribuibile all'epoca di Matharlputra Vlrapurusadatta,
fórmala da lastre scolpite in rilievo basso con i simboli
aniconici del Buddha (stüpa, ruóte della legge, orme
del Buddha, colonne fiammeggianti, ecc.). II secondo
gruppo comprende immagini stanti deirilluminato (una
delle quali alta 3 m) awolto nelle vestí monastiche che
lasciano scoperta la spalla destra, e numeróse scene trat- 1074. — NANTOSUELTA. Panicolare dell'ahare di Sarrebourg con
raffigurazione di Nanwsue/ta. Meiz, .Museo (fol. musco)
te dalla vita del Buddha e dai játaka (sue vite preceden-
ti). Sonó frequenti le rappresentazioni di mühuna o cop-
pie amorose, che talora appaiono inframmezzate - co- N Á N Á G H Á T : v. JUNNÁR.
me in un lungo fregio datato al ventiquattresimo anno
di Ehuvala — alie stesse scene con episodi della vita
del Buddha. Spesso colte in atteggiamenti intimi, sonó N A N T O S U E L T A . - Divinitá femminile gal-
connesse a una simbologia, di cui non conosciamo l'ap- lica venerata principalmente nel territorio dei Medioma-
plicazione in ámbito buddhista, che affonda le proprie trici e degli Edui. L'etimologia del nome non é chiara.
radici nell'India vedica. Si segnalano anche figure in Per lo piü esso é stato messo in relazione con la parola
abito centroasiatico, che di certo rimandano ai legami gallica Nanto(u) che significa valle, ruscello e con il nome
esistenti tra gli Iksváku e gli Saka o Ksatrapa dell'India della tribu dei Nantuates.
occidentale. La scultura di N., vivace e nervosa, che N. é la dea paredra del dio gallico Sucellus (v. vol. VII,
raggiunge a volte esiti moho alti, aspetta ancora uno p. 539, s.v.), insieme al quale é nominata nell'iscrizione
studio completo e convincente. che accompagna l'immagine delle due divinitá su un alta-
BlBL.: A. H. Longhurst, The Buddhist AntiqmiifS st Nagarjunakonda, Madras re rinvenuto nel 1895 a Sarrebourg. Si tratta di un ritro-
Presidencv (MASI, 54), Calcutta 1938; T. N. Ramachandran, Sagarjunakondj vamento molto importante poiché é Túnico che menziona
1938 (MASI. 71), Delhi 1953; ludían Archaeology • A Reriev:, dal 1954-55 al
1959-60; K, V. Soundara Rajan, Studies in ihe Sionc Age of Nagarjunakonda N. e perché ha consentito di stabilire una relazione tra
and lis Neighbourhood, in Anden! India, XIV, 1958, pp. 49-113; H. Sarkar. il nome e l'iconografia della coppia divina. Su questo al-
Same Aspeen of ihe Buddhisi Monumen/s ai Nagarjunakonda, ¡bid., XVI. 1960, tare la dea é raffigurata all'interno di una nicchia, stante
pp. 65-84; A. W. Khan. An Early Sadpturc of Narasimha (Andhra Pradesh
Government Archaeological Series, 16), Hyderabad 1964; H. Sarkar, B. N. e vestita con chitone e himáiion. Dietro le spalle si notano
Misra, Kagarjunakonda (ASI). Nuova Delhi 1966; O. C. Gangoly, Andhra Sculp- tracce di ali. I capelli sonó pettmati all'indietro e sulla
tures (Andhra Pradesh Government Archaeological Series, 36). Hvderabad s.d.
( ! 973l> PP- 67-77; R- Subrahmanyam e altri. Nagarjunakonda (795^-60) (MASI.
testa é pósala una corona a tre punte. Nella mano destra
75), Nuova Delhi 1975; K-. Krishna Murthy. Nagarjunakonda: a CulturalSiudy. regge una patera che poggia su un altare collocato al suo
Delhi 1977; P. R. Srinivasan, S. Sankanarayan. Inscriptions of ihc Ikshvaku flanco. Con la mano sinistra sorregge un lungo bastone
Feriad (Epigraphical Senes no. 14 of ihe Andhra Pradesh Department of Ar-
chaeology and Museums). Hyderabad 1979; H. Sarkar, in A. Ghosh (ed.), An alia cui sommitá é applicata una casetta con tetto a spio-
Encyclopaedia of Indiún Arehaeoiogy, II, Delhi 1989, pp. 299-303. s.t. vente e con due fori che occupano tutta la facciata. Sotto
(G V E R A R D I ) la nicchia é rappresentato un grande corvo, che deve esse-

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re in relazione con N. poiché compare accanto alia dea
anche su un altro altare ugualmente rinvenuto a Sarre-
bourg, su un rilievo proveniente da Teting e su una stele
di Spir^. Questi quattro monumenti sonó gli unici per
puó affermare con sicurezza che la divinitá rap-
é Nantosuelta. In essi infatti la dea é raffigura-
una o addirittura due casette, di pianta variabile,
"sía tonda che quadrangolare, con un corvo, in due casi
con una patera, in uno con un'olla e due volte é alata.
L'iconografia dunque corrisponde a quella del succitato
altare di Sarrebourg. Tutte le altre raffigurazioni in cui
la si vuole riconoscere mostrano un'iconografia diversa.
La dea infatti vi é ritratta sia stante che seduta su una
panca, sempre al flanco di Sucellus. L'abbigliamento non
presenta notevoli differenze, mentre sonó diversi gli attri-
buti. Le sonó associate una cornucopia e una patera, tal-
volta sostituita da un'olla. In questi casi l'identificazione
della figura femminile con N. é stata proposta per la pre-
senza di Sucellus. Per completare la documentazione va
citata anche una statuetta in bronzo raffigurante una dea
con due corvi che il Linckenheld ritiene rappresenti Nan-
tosuelta.
Per quanto concerne le funzioni della divinitá, é gene-
ralmente riconosciuto il suo carattere domestico awalora-
to dagli attributi quali la casetta, cui pero talvolta é stata
assegnata una valenza ctonia o infernale, in quanto inter-
prétala anche come urna funeraria o tempietto. Solo H.
Hubert riteneva la casetta un'arnia e identificava N. con
la dea dell'idromele. II Linckenheld, inoltre, ha accenna-
to al problema dei possibili rapporti di N. con il culto
mitriaco sottolineando, a questo proposito, alcuni parti-
colari. I due altari di Sarrebourg sonó stati rinvenuti en-
trambi a 20 m da un mitreo; il corvo che accompagna
N. e il solé con sette raggi, raffigurato sulla stele di Spira,
compaiono spesso anche sui monumenti di culto mitriaco.
BIBL.: H. Huben, Nantosuelta deésse a la rouche, in RA, 1913, I, pp. 264-
265; E. Linckenheld, Un monument nouveau de Nantosuelta, ibid., 1926, 2,
pp. 212-223; id.. Sucellus el Nanwsuelta, in Revue de l'Hiswire des Religions,
XCIX-C, 1929, pp. 40-92; G. Drioux, Nantosuelta (?) chez les Lingons, in RA,
1929, 2, pp. 14-18; F. Heichelheim, in RE, XVI, 1933, c. 1683 s., s.v.; F.
M. Heichelheim, J. E. Housman, Sucellus and Nantosueha in Medieval Ce/tic
Mythohgy, in AniCl, XVII, 1948, pp. 305-316; M. Green, The Gods of the
Celts, Totowa 1986, pp. 97, 140, 188. - Iconografía: Espérandieu, VI, 4566,
4568; VIII, 6000; S. Reinach, Catalogue ¡Ilustré du Musée des Antiquités Natio-
nales du Chateau de S. Germain en Laye, II, Parigi 1921, p. 338, n. 1920.
(G. BARATTA)

N A O F O R O . — Termine técnico («portatore di tem-


pio») utilizzato dagli egittologi per indicare un tipo di
scultura, peculiare dell'arte egiziana, rappresentante un
personaggio che tiene davanti a sé un tabernáculo conte-
nente una figura o degli emblemi divini. Compare nel
Nuovo Regno (1552-1069 a.C.) e ha precedenti tipologici
nella statua di offereme sia regale che privata; gli ultimi
esemplari sonó databili tra il II e il I sec. a.C. II n. non
raffigura quasi mai un sovrano e, con una sola eccezione,
non rappresenta personaggi femminili.
Dal punto di vista tipológico, la statua n. puó essere
a cubo, inginocchiata o in piedi. La statua a cubo che
presenta anteriormente un naos con figura divina fa la
sua apparizione in época ramesside, durante la quale é
abbastanza frequente, ed é poco attestata dopo il Nuovo Re- 1075. - NAOFORO. N. Vaticano. Cittá del Vaticano, Musei (fot. museo)

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