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1
Vd. in particolare KRAELING 1967.
2
Ibidem.
3
Le pitture della domus ecclesiae di Dura Europos furono rinvenute du-
rante la campagna di scavo del 1931-1932 condotta dagli archeologi della Yale
University e della French Academy of Inscriptions and Letters. Il direttore del-
lo scavo, Ph. C. Hopkins, mise in luce una parte dell’ambiente battesimale e al-
cune pitture in esso conservatesi (HOPKINS 1934). Il ritrovamento di questa stan-
cum poiché tale sequenza non verrà più raffigurata nei secoli suc-
cessivi con le medesime caratteristiche che la definiscono a Dura
Europos e, in qualsivoglia modo la si interpreti, assume un signi-
ficato rilevante per la storia dell’arte paleocristiana.
Oggi possiamo ritenere con buona probabilità che la sequenza
in esame raffiguri le Pie donne al sepolcro di Cristo, grazie agli
studi condotti in passato7, ma anche ai nuovi confronti con l’arte
cristiana tardoantica e altomedievale che qui vogliamo proporre.
Che le tre immagini siano da considerarsi in sequenza lo com-
prendiamo dalla struttura delle cornici che delimitano i registri in-
feriore e superiore che convergono nell’elemento centrale, la porta
semiaperta. Essa funge da spartiacque tra la scena del muro est,
con cinque paia di piedi femminili rivolti verso la porta stessa, e
la scena sul muro nord dove, probabilmente, si ripetevano le cin-
que figure femminili (di cui oggi rimangono frammenti di sole tre
donne). Esse si muovevano ancora verso la loro destra per rag-
giungere il monumentale sarcofago bianco sormontato da due stel-
le poste come acroteri. Poiché non compaiono cornici o elementi
divisori, come accade, per esempio, nella scena di Davide e Golia
sul muro opposto8, la porta è l’oggetto verso il quale si dirigono
le cinque donne, di cui si intravedono solamente le estremità in-
feriori, disposte paratatticamente secondo una teoria omogenea9.
7
Cfr. le note 5 e 6. Che non si tratti della Parabola delle vergini stolte e
prudenti, lo deduciamo da una serie di elementi che non troverebbero una spie-
gazione se letti in questo senso. In primo luogo il sarcofago va interpretato co-
me tale e non come edificio (la casa dello sposo) come afferma Millet (cfr.
MILLET 1956) grazie anche ad una serie di confronti noti (cfr., per es. BAGATTI,
MILIK 1958, figg. 28, 32, 33-37, dove la decorazione dei sarcofagi con girali vi-
tinei rispecchia quella della pittura del battistero). In secondo luogo si osserva-
no le ante della porta semiaperte, cosa che, nelle successive raffigurazioni del-
la Parabola delle vergini non appare mai (cfr. infra il codice miniato di Rossa-
no Calabro) e dal fatto che nel vangelo di Matteo (Mt 25, 1-13), come nell’armo-
nia dei quattro vangeli di Taziano, la porta risulta inevitabilmente chiusa (Tat.
Diat. 43, 19 = SCHAFF 1885, p. 125). Da tenere in considerazione sono anche i
contesti in cui vanno ad inserirsi le più tarde immagini della parabola. A par-
te la miniatura del codice di Rossano e un tessuto copto conservato al Royal
Scottish Museum di Edinburgo (vd. GRABAR 1956, fig. 2), vediamo che la scena
compare in contesti funerari quali il cimitero Maggiore (WILPERT 1892, tav. II, 5
e NESTORI 1993, p. 36, n. 19) e la catacomba di Ciriaca a Roma (DE ROSSI 1863;
WILPERT 1903, tav. 241; NESTORI 1993, p. 45, n.4), il mausoleo dell’Esodo di El-
Bagawat (cfr., da ultimo, CIPRIANO 2008, tav. 18), il mausoleo di Catervio a To-
lentino (cfr. NESTORI 1996). Interessanti studi sulla Parabola delle Vergini stolte
e prudenti nell’esegesi di Agostino sono stati condotti da M. Marin: in partico-
lare MARIN 1981; MARIN 1992.
8
KRAELING 1967, tav. XXII.
9
Che si tratti di cinque donne lo si comprende dalla lunga tunica che in-
dossano (di cui si vede l’estremità inferiore) e dalle calzature bianche. L’abbiglia-
LA DISCUSSA SCENA DELLE DONNE AL SEPOLCRO 319
mento femminile siriano dell’epoca prevedeva, infatti, una lunga tunica manica-
ta indossata con soffici calzature bianche. Per i confronti vd. le pitture della Si-
nagoga di Dura Europos in KRAELING 1956, tavv. LXVII, LXIII, XXIX e la stessa
immagine della donna al pozzo nel battistero, in KRAELING 1967, tav. XL. Che le
donne, inoltre, fossero tutte raffigurate delle stesse dimensioni si desume anche
confrontando l’immagine del battistero con le scene della Sinagoga di Dura Eu-
ropos, come quella dell’Esodo o di Samuele e Davide, osservandone la posizione
dei piedi e la distanza tra i personaggi, vd. KRAELING 1956, tavv. LII e LXVI.
10
KRAELING 1956, tav. LIII e CUMONT 1926, tavv. XXXI-LVI.
11
Sono note solamente un paio di convenzioni con cui le ante delle por-
te vengono raffigurate e i paragoni più stretti li possiamo fare con la rappre-
sentazione di porte con ante a pannelli presenti nella Sinagoga di Dura Euro-
pos: qui troviamo porte con le ante completamente chiuse (KRAELING 1956, tavv.
LVII e LX) o spalancate, aperte verso l’esterno, che superano la linea degli sti-
piti con i margini superiore ed inferiore, i quali corrono diagonalmente verso
l’alto (KRAELING 1956, tavv. XXXI, LII, LXVIII). In ogni caso, possiamo osserva-
re che la tipologia delle ante a pannelli si ritrova nelle porte d’ingresso di edi-
fici religiosi e civili siriani dei primi secoli della nostra era, ma non possiamo
escludere dal confronto gli accessi ai monumentali sepolcri ipogei, per i quali
una stretta comparazione si ottiene con quello di Artaban a Palmira (SCHMIDT
COLINET 1987, in particolare vd. fig. 8, p. 220 e SCHMIDT COLINET 1989, in parti-
colare vd. fig. 145, p. 453).
320 AGNESE PERGOLA
non rimane visibile altro che parte del busto e del braccio sinistro.
Queste figure sono rappresentate rigidamente frontali e sembra-
no trasmettere una calma ieratica che le rende distanti dall’even-
to a cui partecipano. Impugnano, nella mano destra, una torcia,
mentre nella sinistra tengono, al livello del bacino, un contenito-
re circolare aperto di cui è visibile il contenuto. Probabilmente i
piedi mancanti dovevano essere disposti come quelli che vediamo
sul muro est, ovvero il sinistro frontale e il destro di profilo, ad
intendere l’incedere verso il monumentale sarcofago con acroteri
stellati. A parte qualche piccola variazione, le figure seguono tut-
te lo stesso modello di base e questa ripetizione sembra enfatiz-
zarne la fisionomia attribuendo loro una solennità che coinvolge
tutta la scena; inoltre esse presentano dimensioni notevoli ed oc-
cupano per intero l’altezza del registro in cui si inseriscono, fat-
to che non accade per i personaggi presenti nelle altre scene del-
l’apparato decorativo. Sono vestite tutte con lo stesso abito, un
chitone, cinto ai fianchi, che va a coprire una tunica intima con
maniche lunghe e strette, e sul capo portano un lungo velo bian-
co. Le vesti sono decorate intorno ai polsi e sono strette in vita
da una cintura o da una fascia, annodata all’altezza del diafram-
ma, di colore rosso per la prima donna, verde per le altre due.
Tale fascia non si ritrova nelle immagini coeve, questione che ve-
de più difficile i confronti e che le rende uniche tra le raffigura-
zioni della regione12.
Oltre le donne, presso l’organismo del fonte battesimale, tro-
viamo raffigurato il grande sarcofago bianco con coperchio a dop-
pio spiovente decorato con girali vitinei, sormontato da due gran-
di stelle in corrispondenza degli acroteri, che doveva accogliere
il corpo di Cristo. Sono state date diverse interpretazioni di que-
sto soggetto13 ma, grazie anche agli stretti confronti con le sepol-
ture della regione e, più in generale, del vicino Oriente paleocri-
stiano14, non restano più dubbi sull’interpretazione del sarcofago
né del significato dei due astri. Questi ultimi furono studiati ac-
curatamente da J. Villette che vide in essi l’assimilazione di figu-
12
Nella Sinagoga di Dura, infatti, le donne rappresentate nei riquadri pit-
torici che più si avvicinano, nell’abbigliamento, a quelle del battistero indossa-
no una lunga tunica discinta con le maniche lunghe fino al gomito, e un velo
che copre loro il capo avvolto intorno ai fianchi (KRAELING 1956, tavv. LXVII,
LXVIII). Tuniche cinte alla stregua di come appare nel battistero le ritroviamo
nella scultura funeraria di Palmira (INGHOLT 1928, tav. XIV,1), ma in pittura non
abbiamo confronti soddisfacenti.
13
Vd. MILLET 1956, che interpretava il sarcofago come un edificio (la casa
dello sposo) verso il quale si dirigeva la teoria delle vergini sagge.
14
Ritroviamo i confronti con sarcofagi di tipo siro-palestinese in WATZINGER
1935, tav. 29, figg. 63-65 e pp. 59 e segg.
LA DISCUSSA SCENA DELLE DONNE AL SEPOLCRO 321
15
Cfr. VILLETTE 1953 e VILLETTE 1957.
16
KRAELING 1967, pp. 114-119.
17
KRAELING 1935.
18
In realtà, come afferma lo stesso Kraeling (KRAELING 1967, pp. 80-81), è
difficile ricreare esattamente ciò che venne scritto nell’originale testo del Diates-
saron di Taziano. Noi sappiamo che nei vangeli canonici vengono nominate cin-
que diverse donne (Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo, la madre dei fi-
gli di Zebedeo, Giovanna e Salome), ma è comunemente ritenuto che il gruppo
sia riconducibile a quattro, perché Salome e la madre dei figli di Zebedeo sono
considerate la stessa persona. Ma, il frammento greco del Diatessaron trovato a
Dura Europos mostra che Taziano include nel novero di coloro che furono te-
stimoni della morte di Cristo sia la madre dei figli di Zebedeo, sia Salome, con-
siderandole due persone distinte (KRAELING 1935, p. 12). È quindi un’ipotesi ve-
rosimile pensare che Taziano abbia provato ad accordare i diversi intrecci del-
la tradizione evangelica nominando cinque donne al sepolcro riportate, poi, dal-
l’artista di Dura Europos in pittura, per quanto, non avendo dati certi, non pos-
siamo considerarla fondante per il nostro esame iconografico, anche se facilite-
rebbe certamente l’interpretazione dell’immagine.
322 AGNESE PERGOLA
vergini stolte dalle prudenti (cfr. MUÑOZ 1907, tav IV. Per gli studi sul documen-
to vd.: SANTORO 1974; DE’ MAFFEI 1980; CAVALLO, GRIBOMONT, LOERKE 1987; SEVRU-
GIAN 1990).
21
Vd. KRAELING 1967, tavv. XIX-XX e XLVI.
22
Cfr. lo studio di Grabar (GRABAR 1956) e per i confronti con le sepolture
di ambito siro-palestinese vd. SARTRE 1989.
23
L’utilizzo delle torce accese risolve le questioni sollevate da chi vedeva in
questi oggetti l’incongruenza per cui, parlando i vangeli sinottici del levar del
sole (Mc 16, 2; Mt 28, 1; Lc 24, 1), le torce accese non avrebbero avuto senso,
portando a spiegazioni poco calzanti (BAUR 1934).
LA DISCUSSA SCENA DELLE DONNE AL SEPOLCRO 323
24
Vd., per es., sull’architettura funeraria della Siria, SCHMIDT COLINET 1987;
SCHMIDT COLINET 1989, fig. 145; SARTRE 1989.
25
KRAELING 1967, pp. 80-88, ci dice che nella versione araba del Diatessaron
non si parla di una pietra “rotolata via” dal sepolcro, caratteristica dei vangeli,
quanto di una pietra “rimossa”, e fa riferimento, alternatamente, alla porta e al
sepolcro di fronte al quale si trovava questa pietra (vd. MARMARDIJ 1935).
26
Sul rito del battesimo cfr.: SAXER 1988; FERGUSON 2009.
27
SESTON 1937.
28
CSEL XXXIX, 38, 1-2.
324 AGNESE PERGOLA
29
CSCO, Scr. Syri, II, 76.
30
“O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati
battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti
insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo
della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova”.
31
BENOIT 1953, in part. vd. pp. 223-228.
32
Sulla presenza degli scritti paolini nella città di Dura Europos vd. BOVINI
1950; KRAELING 1967, pp. 114-119.
33
Tert., resurr., 47 (= CSEL XLVII, pp. 95-98); Or., comm. in Rom., 5, 8 (=
PG 14, coll. 1037-1041); Cyr. H., catech. II, 4 (= SC 126, pp. 111-113); Thdr.
Mops., hom. I-XVI (= TONNEAU, DEVREESSE 1949, p. 155); Nar., hom. (= CONNOL-
LY 1909, p. 51); gli autori anonimi dell’Expositio officiorum ecclesiae (= CSCO,
Scr. Syri, II, 92, p. 87).
34
Atti di Tommaso (A. Thom. A e B = WRIGHT 1871, II, pp. 187-190); Efrem
il Siro, con gli Hymni in festum Epiphaniae (Ephr. hymn. epiph. 10, 3-4 = LAMY
1902, I, col. 97); le Odi di Salomone (Ode 15, 9-10 = CHARLESWORTH 1977); Ign.,
Eph., 7, 2 (= SC 10, p. 160).
LA DISCUSSA SCENA DELLE DONNE AL SEPOLCRO 325
35
KRAELING 1967, pp. 163-176.
36
KRAELING 1935.
37
CANIVET 1989.
38
KRAELING 1956, tavv. LII-LIII, LXIV-LXV, LXVII-LXXIII.
326 AGNESE PERGOLA
39
Sui codici miniati veterotestamentari e il loro rapporto con l’arte paleocristia-
na vd., CAGIANO DE AZEVEDO 1963; CAGIANO DE AZEVEDO 1972; WEITZMANN 1975.
40
Sull’iconografia dei cubicoli dei Sacramenti vd. WILPERT 1897; BISCONTI
1996B; BISCONTI 2000; BISCONTI 2001; BISCONTI 2007; BRACONI 2009.
41
Cfr.: BISCONTI 1996a; BISCONTI 1998.
42
Cfr. UTRO 2008.
43
RECIO VEGANZONES 1990; RECIO VEGANZONES 1992.
44
Vd. CIPRIANO 2008, tavv. 17-18, p. 305.
LA DISCUSSA SCENA DELLE DONNE AL SEPOLCRO 327
per la teoria delle donne, per le torce e i vasetti che esse recano,
questo può essere considerato solamente in relazione allo schema
iconografico che viene utilizzato per raffigurare le donne di Dura.
Anche in questo caso si tratta di una teoria di figure femminili
che portano delle lampade, ma la meta della loro processione rap-
presenta e racchiude un significato diverso, poiché – come è sta-
to precedentemente detto – viene oramai identificata con la teo-
ria delle Vergini sagge45. Inoltre il mausoleo è, di epoca più tarda
e ci permette di pensare che derivi dalla stessa tradizione figura-
tiva orientale che voleva porre in risalto la ieraticità e la solenni-
tà della fila di donne, con particolare accento sul luogo verso cui
esse si muovono. L’affinità che i monumenti presentano è, unica-
mente, il richiamo alle liturgie battesimali del cristianesimo orien-
45
WULFF 1914, p. 97; GRABAR 1956; CIPRIANO 2008, pp. 154-155.
328 AGNESE PERGOLA
tale della prima ora, che prevedeva lunghe processioni nella notte
pasquale durante la quale i protagonisti erano i battezzandi46.
Non esistono, quindi, diretti confronti con la nostra pittura ma,
di certo, possiamo osservare un’evoluzione del tema che, forse, af-
fonda le sue radici in questa precoce elaborazione di una scena
tanto difficile da inquadrare in un determinato schema iconogra-
fico. Inoltre, tutte le successive rappresentazioni trarranno spun-
to dai singoli vangeli47 ormai entrati nel canone e ben conosciuti
dalle comunità cristiane e dalle riflessioni dei padri della Chiesa
particolarmente incentrate sul numero e sul ruolo delle pie don-
ne48. Tutto questo ci allontana ancora di più dall’iniziale raffigu-
razione delle Donne al sepolcro realizzata dall’artista di Dura Eu-
ropos, ma non vuol dire che nei secoli successivi l’arte non abbia
ripreso elementi dello schema o dettagli prettamente iconografici
mutuati dall’originale opera siriana o, ancora, da codici miniati e
cartoni che le maestranze dovevano far circolare nel bacino medi-
terraneo. La pittura di Dura presenta, oltretutto, diverse peculia-
rità tra le quali spiccano, oltre al numero delle donne, di cui si è
detto, anche la raffigurazione della scena in due momenti succes-
sivi e la distinzione tra la tomba ipogea e il sarcofago, nel quale
46
Sul rito del battesimo in Siria vd. WIDENGREN 1978. Cfr. anche, sul cate-
cumenato e la prima arte cristiana DULAEY 2001.
47
Mt 28, 1-10; Mc 16, 1-9; Lc 24, 1-10; Gv 20, 1-17
48
Eusebius Caes., Quaest. Evang. Lib. = PG 22, 937-948; Ambr., Exp. Ev. sec.
Lucam 10, 147-157 = SC 52, 205-208.
LA DISCUSSA SCENA DELLE DONNE AL SEPOLCRO 329
49
Sull’evoluzione dell’iconografia delle Donne al sepolcro vd. PERRYAMOND
2000 e PERRAYMOND 2006.
50
BISCONTI 2006.
51
Nel sarcofago di Servanne è mostrato sullo sfondo il Santo Sepolcro cu-
stodito da due militi, di fronte al quale stanno tre donne (come ricorda Mc 16,
1-7), inginocchiate, in tunica e palla che copre loro il capo, in adorazione del-
la figura di Cristo stante di fronte a loro (WILPERT 1925; WS, II, 1, p. 330 e tav.
XV, 2 = CHRISTERN, BRIESENICK, 2003, 42; RECIO VEGANZONES 1990, fig. 5); nel sar-
cofago di S. Celso a Milano le due donne sono raffigurate in piedi, in tunica e
palla, di fronte al S. Sepolcro alla destra del quale si intravede, tra le nubi, un
busto di angelo – secondo le più recenti interpretazioni – che si rivolge alle due
donne, una delle quali ha il capo levato ad osservarlo (WS, II, tav. 143, 4 e 6 =
DRESKEN WEILAND 1998, 249 e 250, 2; MIRABELLA ROBERTI 1984, p. 200, fig. 199;
BRANDENBURG 1987; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1990, pp. 333-334, n.5a.2g; RECIO VEGAN-
ZONES 1990, fig. 10; PROVERBIO 2007, pp. 56-58, fig. 14).
52
Vd., per esempio WS, II, tav. 146, 3 = Repertorium, tav. 16, 49.
53
Vd., per esempio, il perduto sarcofago del Vaticano dove, ai piedi della
croce, da un lato, compaiono due donne in tunica e palla, di fronte al sepolcro,
330 AGNESE PERGOLA
una inginocchiata, l’altra inchinata verso la figura del Cristo che si trova a de-
stra della croce (WS, II, fig. 209 = Repertorium, tav. 933).
54
CORBO 1982.
55
RECIO VEGANZONES 1990.
56
JEREMIAS 1980, tavv. 2, 10.
LA DISCUSSA SCENA DELLE DONNE AL SEPOLCRO 331
ti particolari che rimandano, per certi versi, alla pittura del pri-
mo battistero cristiano. Gli avori di cui disponiamo sono, per lo
più, di piccole dimensioni, appartenenti a reliquiari, dittici e pissi-
di che recano la scena delle Donne al sepolcro generalmente sud-
divisa in più momenti. Il più antico manufatto in avorio è rap-
presentato dal dittico di Trivulzio57 (fig. 4), databile agli inizi del
V secolo, del quale è rimasto un solo pannello. Questo è suddi-
viso in due riquadri raffiguranti, rispettivamente, le guardie ad-
dormentate di fronte al sepolcro di Cristo, al di sotto dei simboli
degli evangelisti Matteo e Luca (l’uomo e il toro) e le due Marie
davanti alla porta del sepolcro di fronte alle quali si trova l’an-
gelo. Tale riquadro è quello che più ci interessa per alcuni det-
tagli che potrebbero rimandare ad uno schema già noto. In pri-
mo luogo osserviamo che dell’edificio, in cui era deposto il corpo
di Cristo, è visibile solamente una porta che si apre in un muro
ben definito dal paramento laterizio, ad indicare l’ingresso della
camera sepolcrale entro la quale doveva trovarsi anche il sarco-
fago contenente il corpo di Gesù. Già questo particolare ci ricon-
duce all’interpretazione della pittura delle Pie donne di Dura, poi-
ché ci aiuta a comprendere meglio come dovesse essere immagi-
nata da fuori la camera sepolcrale nella quale si muovono le Ma-
rie. Ad indicare l’ingresso del sepolcro, nel dittico, è una porta a
pannelli decorati con scene neotestamentarie (la resurrezione di
Lazzaro, Cristo con Zaccheo e la guarigione dell’Emorroissa), se-
miaperta, che rimanda, anche qui, alle ante dell’ingresso raffigu-
rato sul muro nord del battistero siriano anch’esse semiaperte, a
pannelli, e indicanti l’accesso alla camera funeraria. Nell’avorio,
però, le figure femminili sono solamente due, in conformità con
il testo di Matteo (28, 9-10), di cui una è prostrata di fronte al-
l’angelo, seduto su una roccia antistante il sepolcro, mentre l’al-
tra è leggermente chinata verso il messaggero. Entrambe hanno il
capo velato e non recano né unguenti né lampade. Ma l’interesse,
per noi, è la tipologia della raffigurazione dell’ingresso semichiu-
so del sepolcro, che richiama proprio le pitture di Dura. Il moti-
vo della porta socchiusa, che si ritrova anche in altri avori, divie-
ne, in questo periodo, elemento essenziale nella scena della Re-
surrezione di Cristo, ma già nell’affresco di Dura Europos dove-
va aver assunto il ruolo di chiave di lettura, che non emerge dai
vangeli ma che, per l’artefice, doveva apparire come chiara cifra
simbolica per tale raffigurazione58. E così la ritroviamo, in modo
57
DELBRÜCK 1929, p. 274, n. 68; WEITZMANN 1979, n. 453; LAVIZZARI PEDRAZZINI
1990, n. 5b.1f; DONATI 1996, n. 255.
58
BISCONTI, MAZZEI 2003.
332 AGNESE PERGOLA
Fig. 5 – Londra, British Museum. Pannello di pisside in avorio con Donne al se-
polcro (BUCKTON 1994, n. 58).
59
WEITZMANN 1979, n. 452; BUCKTON 1994, p. 58, n. 45; DONATI 1996, n. 108.
334 AGNESE PERGOLA
60
Avorio del 900 ca. Per la bibliografia completa vd. VOLBACH 1976, n. 232.
61
Nr. Cat. 1993.19, cfr. Three Holy Women 2008.
LA DISCUSSA SCENA DELLE DONNE AL SEPOLCRO 335
62
WEITZMANN 1979, n. 520. Vd. anche la pisside del Museo di Sitten (VOL-
BACH 1976, n. 176).
63
GRABAR 1958 e CONTI 1988, pp. 28-33, con bibliografia di riferimento.
336 AGNESE PERGOLA
64
GRABAR 1958, tavv. 5, 9, 11, 12, 13, 14, 16, 18, 22, 24, 26, 28, 34, 35, 36,
37, 40, 45, 46, 47. Cfr anche CONTI 1988, figg. 16, 19, 22, 23.
LA DISCUSSA SCENA DELLE DONNE AL SEPOLCRO 337
65
Su un incensiere bronzeo di VII secolo (WEITZMANN 1979, n. 564) dove, pe-
rò è raffigurata una sola Maria.
66
WEITZMANN 1979, n. 446; ENGEMANN 1973, figg. 4-6.
67
ENGEMANN 1973, fig. 3.
68
BERNABÒ 2008, tav. XXV. Per la bibliografia completa sul cd. Codice di
Rabbula vd., da ultimo, MATTA 2008.
69
Secondo Morey (MOREY 1953, pp. 118-120) si tratta dell’edicola distrutta
da Cosroe nel 614, corrispondente alle descrizioni dei pellegrini del VI secolo e
a quelle di Egeria del IV secolo.
338 AGNESE PERGOLA
71
In realtà le scene andrebbero lette partendo dal basso, dove si trovano la
Natività e Battesimo di Cristo, verso l’alto, dove si colloca la Crocifissione e, al
di sopra, la Visitatio Sepulcri accanto all’Ascensione.
72
MORELLO 1991 e UTRO 1996.
340 AGNESE PERGOLA
73
Cfr. sul monumento, in generale, BOVINI 1959; PARISET 1970; KALBY 1971;
sulle decorazioni musive vd. da ultimo HERNÁNDEZ 2004.
74
Cfr. sul monumento PENNI IACCO 2004, in part. fig. 54 pag. 61 e tav. 17, p.
189; per l’iconografia vd. anche BOVINI 1958; DEICHMANN 1962; GERKE 1972; AN-
GIOLINI MARTINELLI 1976; PENNI IACCO 2007.
75
WM, III, tav. 32, n. 2.
LA DISCUSSA SCENA DELLE DONNE AL SEPOLCRO 341
76
WM, I, p. 230; DE BRUYNE 1957, vd. in particolare p. 344.
77
Vd., per esempio, il Mausoleo di Galla Placidia (DEICHMANN 1958, tav. 19);
l’abside di S. Apollinare in Classe (Ibid., tav. 387); la cupola di Casaranello (WM,
III, tav. 108).
78
Nel battistero damasiano del Vaticano (Prud., perist. 12, 43 = CSEL 61,
422); nel battistero lateranense (PANVINIO 1570); nel battistero di Mayence (Ven.
Fort., carm., 2, 15 = QUASTEN 1939., in part. p. 223) e in quello neoniano di Ra-
venna (RICCI 1931, p. 33).
79
Cfr. sulla figura di Cristo-Pastore, DULAEY 1993.
LA DISCUSSA SCENA DELLE DONNE AL SEPOLCRO 343
del cielo stellato vanno ad innestarsi quelle scene bibliche che ri-
conducono all’acqua e alla resurrezione, alla nascita a nuova vita
ottenuta con il battesimo80, in risposta ad un simbolismo teologi-
co che doveva essere alla base delle scelte iconografiche di questi
due ambienti. Tra queste il tema della resurrezione di Cristo, a
Dura così megalografico e centrale nell’insieme decorativo, dove-
va rimandare alla resurrezione spirituale del battezzato, all’acqua
viva che permetteva la rinascita a vita eterna del neofita.
Tutte queste similitudini e i nessi che si individuano tra i due
monumenti devono, però, inevitabilmente, essere letti in un’ottica
che li vede il punto di partenza e di arrivo di un percorso, lun-
go oltre due secoli, entro il quale gli apparati decorativi si svilup-
pano, si modificano e si rielaborano, sempre in relazione a quel-
la tematica battesimale salvifica che fa da connettivo tra le di-
verse raffigurazioni. Esse, insieme all’esegesi patristica, diventa-
no la naturale espressione della fede cristiana in rapporto al ri-
to del battesimo. In questo senso anche la rappresentazione del-
le Pie donne al sepolcro di Cristo subisce un’evoluzione che, pe-
rò, la vede protagonista di un ciclo prima pittorico e poi musivo
in cui l’esperienza della resurrezione di Gesù ha un ruolo centra-
le nell’economia della liturgia battesimale che si sviluppa a parti-
re dal III secolo.
80
Più in generale sulle decorazioni degli edifici battesimali vd. BISCONTI
2001.
81
UTRO 2008.
344 AGNESE PERGOLA
82
BISCONTI, MAZZEI 2003.
83
FELLE 2000.
346 AGNESE PERGOLA
Abstract
The interpretation of the so-called resurrection sequence in the baptis-
tery of the domus ecclesiae of Dura Europos is being undertaken through
analyses of the written and iconographical sources. Comparisons have
established that the scene in question depicts the women at Christ’s sep-
ulchre and not, as held by some in the past, the parable of the foolish
and prudent virgins. Starting from this identification, a study of the evo-
lution of the image is proposed from its origins until the central me-
dieval period, observing the characteristics which remain invariable or
change in relation to the diverse artefacts (in particular sarcophaguses,
ivory diptychs and miniature manuscripts) on which they are depicted.
Therefore, attention is placed on elements of continuity characterising
the scene during its evolution through the centuries and on the figura-
tive contexts in which it is placed.
Résumé
Grâce à l’analyse des sources littéraires et iconographiques, est af-
frontée ici l’interprétation de la séquence dite de la Résurrection dans
le baptistère de la domus ecclesiae de Dura Europos. Les comparaisons
amènent à établir que la scène en question représente les Femmes au
sépulchre du Christ, et non pas, comme cela a été soutenu par le pas-
sé, la parabole des Vierges prudentes. En partant de cette identification
est proposée une étude de l’évolution de l’image depuis ses origines jus-
qu’au cœur du moyen âge, en observant les éléments qui demeurent in-
variables ou qui se transforment en fonction des supports (en particulier
les sarcophages, les dyptiques d’ivoire et les codices illustrés) sur lesquels
elle est représentée. L’attention est enfin portée sur les éléments de con-
tinuité qui caractérisent la scène durant son évolution au cours des siè-
cles et dans les contextes figurés où elle a été choisie.
84
Vd. MAZZEI 2007.
LA DISCUSSA SCENA DELLE DONNE AL SEPOLCRO 347
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