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ESTRATTO DA

ANNUARIO
DELLA

SCUOLA ARCHEOLOGICA DI ATENE


E DELLE

MISSIONI ITALIANE IN ORIENTE

VOLUME LXXXIII
SERIE III, 5 - TOMO I

2005

SAIA
2006
LE COPPE “DA PARATA” CON DECORAZIONE
FIGURATA SOTTO IL PIEDE: UN NUOVO ESEMPLARE DA HIMERA

L’ESEMPLARE DI HIMERA, DESCRIZIONE, ANALISI E INTERPRETAZIONE*

Durante la campagna di scavo condotta ad Himera nel 1970 è stato rinvenuto, nella cisterna del-
l’ambiente 27 del blocco 5 dell’isolato XVI, un reperto ceramico ricomponibile da sei frammenti
(Fig. 1)1. Il reperto, di forma cilindrica, ha una decorazione a figure nere sia sulla faccia superiore,
danneggiata da un foro (Fig. 2a), sia su quella inferiore (Fig. 2b) ed è di sicura produzione attica,
come mostrano l’argilla arancio (Munsell 5YR7/6) e la vernice nera densa e lucida in buono stato
di conservazione.2
Il frammento è stato inizialmente interpretato come thymiaterion3, ma l’altezza e il diametro
dello stelo, insieme alla caratteristica insolita di una decorazione figurata sulla superficie d’appog-
gio, suggeriscono che si tratti di una grande band-cup della quale si conserva soltanto lo stelo con
una parte del fondo della vasca e della superficie d’appoggio del piede (n° 1).
Le peculiarità dell’esemplare imerese permettono di inserire il frammento nel novero di un par-
ticolare tipo di coppe raccolte da J. Beazley4. Si tratta di band-cups dei Piccoli Maestri di dimen-
sioni superiori rispetto a quelle canoniche, con un diametro dell’orlo compreso tra 30 e 45 cm men-
tre comunemente le coppe dei Piccoli Maestri hanno un’ampiezza compresa tra 15 e 25 cm5. Questi
grandi vasi sono inoltre impreziositi da una ricca decorazione sia all’esterno, nella fascia risparmiata
tra le anse, sia nel tondo interno, spesso circoscritto da un cerchio di linguette rosse e nere alterna-
te. La produzione di tali coppe è limitata ad un breve arco cronologico compreso tra il 530-520 e il
510-500 a.C.6 Un gruppo di grandi band-cups è caratterizzato dalla presenza di una decorazione
figurata anche sulla superficie di appoggio: ai quindici esemplari già studiati da A. Greifenhagen7 si
può aggiungere adesso la coppa da Himera (n° 1). Allo stato attuale della ricerca non è possibile

*
Vorrei ringraziare innanzitutto il Prof. N. Allegro per aver- a sinistra, in maniera simmetrica, e due figure femminili
mi segnalato il reperto e avermene affidato lo studio, il Dott. ammantate, l’una sopra e l’altra sotto rispetto al foro centrale,
S. Vassallo e la Dott.ssa M.R. Panzica per avermi dato il per- con i piedi rivolti verso di questo.
messo di vedere e disegnare il pezzo, M. Barretta, autore dei 3
TULLIO 1976, 413.
disegni, per la disponibilità e l’aiuto fornitomi nella lettura 4
ABV 265.
delle immagini. Ringrazio inoltre il Prof. F. Longo, la Prof.ssa 5
SEKI 1985, 116; Kunst der Schale, 63-73, per un confronto
M. De Cesare e la Prof.ssa M.Ch. Monaco e per gli utili con- tra le dimensioni di queste coppe e quelle delle altre coppe dei
sigli e suggerimenti, fondamentali per la stesura di questo Piccoli Maestri.
lavoro, M. Trabucco per le chiacchierate stimolanti e le criti- 6
Sulle coppe dei Piccoli Maestri v. BEAZLEY 1932; VILLARD
che costruttive, tutti gli amici e colleghi di Atene per il profi- 1946; BEAZLEY 1951, 48-57; BOARDMAN 1974, 58-62; Kunst
cuo scambio di idee. Le foto della coppa sono dell’Istituto di der Schale, 18-181.
Archeologia dell’Università di Palermo, che mi ha gentilmen- 7
GREIFENHAGEN 1971. Per gli esemplari privi di decorazione
te concesso di pubblicarle. sulla faccia inferiore del piede: Monaco 2239, ABV 194; CVA
1
TULLIO 1976, 393-397, fig. 11. La cisterna, di tipo a botti- München 11, tav. 24, 1-7; fig. 5,3; Monaco 2240, BEAZLEY
glia, è profonda 2,60 m ed ha un diametro all’orlo di 0,90 m e 1932; CVA München 11, tavv. 55, 1-2 e 56, 1-4; fig. 13,1;
al fondo di 1,80 m. Kunst der Schale, figg. 2.19; 14.6; 17.3; 19.4; Monaco 9436,
2
TULLIO 1976, 413, tav. LXVIII, 1-2. Le dimensioni del CVA München 11, tavv. 42 1-3; 43, 1-2; 44,1-3; 45, 1-3; fig.
frammento (inv. H 70.129,1) sono: alt. max. 15 cm, largh. 12,5; Kunst der Schale, figg. 2.33; 8.3a; 14.1; Indiana Univ. art
max. 11,40 cm alla base e 6,40 cm alla sommità. A. Tullio Museum 72.97.4, RUDOLPH 1980. Tutti questi esemplari sono
avanza la proposta che nella faccia superiore sia rappresentata datati tra il 550 e il 525 a.C., quindi potrebbero essere legger-
una figura alata. In quella inferiore, invece, propone di distin- mente anteriori rispetto a quelli con decorazione figurata sulla
guere quattro figure: due centauri volti l’uno a destra e l’altro faccia inferiore del piede.

ASAtene LXXXIII, serie III, 5, Tomo I, 2005, 249-264


LAURA DANILE

a b

Fig. 1 - Coppa da Himera: a. foto del piede; b. profilo e sezione del piede

procedere con ulteriori considerazioni relative alla forma di tali coppe, poiché, come spesso accade
per la ceramica figurata, il numero dei profili a disposizione è insufficiente per poter attuare un
accurato confronto8.
Lo stato di conservazione della coppa imerese rende difficile la comprensione delle due scene
che vi dovevano essere rappresentate. Rispetto alla lettura formulata nella prima edizione, però, è
possibile proporne una nuova. Nel tondo interno sembra infatti possibile individuare due scudi posti
di 3/4 che si incrociano nella zona mediana della scena e, a sinistra, un guerriero del quale si pos-
sono osservare il busto di prospetto e la gamba destra piegata dietro allo scudo dell’avversario (Figg.
2a e 3a). È verosimile che sia una scena di duello, alquanto comune nella ceramica attica a figure
nere dell’ultimo quarto del VI secolo a.C.9 e che ricorre anche nei tondi di altre coppe simili a que-
sta: nell’esemplare di Berlino (n° 11)10 sono rappresentati, infatti, due opliti; sulla coppa di Bettolle
(n° 6)11 e su quella di Monaco (n° 2)12 compare una scena di duello tra un greco e un’amazzone; nel
tondo interno della coppa da Egina (n° 16)13 è raffigurato uno scontro tra Eracle e un’amazzone e,
infine, un’altra scena di duello è dipinta sulla superficie di appoggio della coppa da Atene (n° 7)14.
Per la zona inferiore del piede dell’esemplare imerese la lettura che si propone è quella di due
figure che si dispongono in maniera simmetrica ai lati di una terza figura centrale (Figg. 2b e 3b),
secondo uno schema compositivo attestato su altri vasi attici coevi15 e che si riscontra anche nella
coppa di Monaco (n° 2), nella quale due atleti si collocano ai lati di un tripode16 (Fig. 4), e in quel-
la da Thera (n° 8) con un oplita tra due cavalieri17. Le figure laterali sono riconoscibili come due

8
È stato pubblicato soltanto il profilo della coppa n° 2. 14
GREIFENHAGEN 1971, 83 con bibliografia precedente. Il
9
In generale sulle rappresentazioni di guerrieri v. LISSARRA- frammento si trova ad Atene, al Museo Nazionale, Collezione
GUE 1990; SPIESS 1992. Per il tipo di scudo rappresentato, Acropoli 2477.
caratteristico dell’armamento oplitico v. SNODGRASS 1991, 66- 15
Solo a titolo di esempi v. ISLER-KERENY 2001, fig. 46; CVA
69, fig. 18-19. München 8, tav. 372; CVA Louvre 4, IIIe, tav. 40, 10; CVA
10
GREIFENHAGEN 1971, 80, tavv. 1-6 con bibliografia prece- Hamburg 1, tav. 16,2; CVA New York 8, tav. 40,6.
dente. La coppa, che attualmente si trova a Berlino, 16
La tematica rappresentata nella faccia inferiore del piede e
Antikensammlungen, era prima era al Castello di Charlottem- la disposizione delle figure richiamano quelle del frammento
burg. da Samo (n° 4). Le due figure maschili sono state interpretate
11
GREIFENHAGEN 1971, 80, tavv. 12-15 con bibliografia pre- come danzatori da Jahn, Beazley e von Bothmer; come corri-
cedente; Paralipomena 117. La coppa, prima conservata a dori da Greifenhagen.
Monaco e poi smarrita, è adesso a New York in una collezio- 17
GREIFENHAGEN 1971, 83, tav. 16 con bibliografia prece-
ne privata. dente; SCHAUENBURG 1971, 166. Per i cavalli di prospetto e
12
GREIFENHAGEN 1971, 80, tavv. 7-9 con bibliografia prece- l’oplita di profilo con alto cimiero e scudo cf. CVA Berlin 5,
dente; SCHAUEMBURG 1971, 162 e 166, 35; SEKI 1985, 13, tav. tav. 20; Anfora CVA München 8, tavv. 364; 367,1; Anfora CVA
55, 3; CVA München Antikensammlungen 11, tavv. 59, 1-2; 60, München 7, tavv. 361,3 e 362,1-3. Per i due cavalieri cf. CVA
1-4; fig. 13,2; Kunst der Schale, figg. 2,20; 8.2a; 14.5; 15.3; Glasgow, tav. 15, 2; CVA Louvre 3, III He, tav. 15,1; CVA
16.1 a-d; SAKOWSKI 1997, 247, tav.19. Louvre 4, III He, tav. 40,1; CVA Louvre 6, III He, tav. 24,4-5;
13
GREIFENHAGEN 1971, 85, tav. 24 con bibliografia preceden- CVA München 7, tav. 361,3; TRONCHETTI 1983, tavv. XXXI,b
te; OHLY 1971, 525, fig. 14 (parte di A); MOORE 1986, 71-75, e XXXIX,b; MOORE 1971, tavv. 37,2 e 39,1a.
figg. 13-16, n° 47 (I, A, B, e disegni); VIDALI 1997, 45 e 124.

250
LE COPPE “DA PARATA” CON DECORAZIONE FIGURATA SOTTO IL PIEDE: UN NUOVO ESEMPLARE DA HIMERA

sileni i quali, dirigendosi verso i margini del campo figurato, volgono le spalle al personaggio cen-
trale. Del sileno di destra si distinguono chiaramente la coda, il dorso e il braccio destro piegato ad
angolo retto e accostato al fianco; del sileno di sinistra, la cui posizione è speculare rispetto all’al-
tro, si riconosce con certezza solo la coda.
Nell’area centrale, invece, si può individuare un’unica figura, diversamente da quanto già pro-
posto in precedenza18. Il primo editore del frammento aveva ipotizzato che si trattasse di due figure
femminili disposte in maniera simmetrica rispetto al foro centrale, entrambe con i piedi verso il cen-
tro e la testa verso il margine del campo figurato19. Considerando il diametro che può essere rico-
struito in base alla dimensione del piede della coppa, lo spazio a disposizione appare insufficiente
per accogliere due figure in piedi; inoltre, seguendo tale ipotesi, la composizione non sarebbe leg-
gibile da nessuna angolazione in maniera organica. Per di più le linee del panneggio e del corpo,
interrotte dal foro dello stelo, sembrano delineare un’unica figura stante. L’ipotesi è plausibile anche
sulla base dei confronti con le altre coppe simili nelle quali spesso ricorre lo schema di due figure
simmetriche rispetto ad una centrale, come per esempio nei due casi di Monaco e Thera già citati.
Si tratta probabilmente di un personaggio maschile ammantato, con i piedi di profilo verso destra,
il torso di prospetto e il braccio sinistro sollevato, mentre il destro piegato doveva verosimilmente
reggere un oggetto. Lo stato di conservazione del reperto non permette di riconoscere né la testa né
gli attributi della figura. La presenza dei sileni, strettamente collegati a Dioniso20, rende tuttavia
plausibile l’ipotesi che il personaggio rappresentato sia da identificare con il dio del vino che, in
posizione stante, costituirebbe il fulcro della rappresentazione con i due sileni che danzano volgen-
dogli le spalle.
Tale disposizione delle figure non è molto frequente nella pittura vascolare21; uno schema analo-
go a quello rappresentato sulla coppa imerese ricorre tuttavia su alcuni vasi a figure nere databili
nello stesso ambito cronologico come la pelike al Museo di Rennes22, un’anfora da Vulci, oggi a
Londra,23 e un’anfora conservata al Louvre; in quest’ultima lo schema è molto simile a quello della
nostra coppa anche se in una delle due figure che affianca Dioniso sull’anfora probabilmente va
riconosciuta una menade24. Con un diverso schema, invece, le stesse figure ricorrono nel tondo inter-
no della coppa di Toledo (n° 12)25 mentre un thiasos dionisiaco è rappresentato nel fregio tra le anse
della coppa di Bettolle (n° 6).
Il legame tra la sfera dionisiaca e quella militare, che ricorre nel tondo interno della coppa ime-
rese, non è insolito ed era consueto già nelle rappresentazioni delle coppe di Siana26.
La scelta di creare una decorazione anche sulla superficie inferiore del piede è una caratteristica
poco usuale nella ceramografia greca; raggi, linee, linguette o fregi vegetali stilizzati ricorrono tut-
tavia su alcuni vasi di età geometrica e di produzione corinzia 27 e su alcune coppe e calici laconici
del VI sec. a.C.28. Su tre coppe attiche a vernice nera la superficie di appoggio è decorata da un tral-
cio d’edera29o da un fregio di boccioli di loto30 mentre su altri esemplari sono presenti cerchi con-
centrici31.

18
TULLIO 1976, 413. 25
GREIFENHAGEN 1971, 84, tav. 22 con bibliografia prece-
19
TULLIO 1976, 413. dente; Add 69; CVA Toledo 1, tavv. 35.2 e 36.1-2.
20
Per l’iconografia dei sileni nella ceramica attica a figure 26
ISLER-KERENYI 2001, 53-58.
nere v. HEDREEN 1992; SIMON 1997. Sul ruolo e l’importanza 27
SCHAUEMBURG 1971, 163, e n. 9-11.
dei sileni nella sfera dionisiaca v. anche ISLER-KERENYI 2001, 28
SCHAUEMBURG 1971, 163, n. 12; PIPILI 2001, coppa: 39-42,
82-84; 104-105. n° 12, figg. 16-17; calici: 66-71, n° 36, figg. 49-51; 83-85, n°
21
In generale per l’iconografia di Dioniso e il suo seguito: 41, figg. 60-61; 95-96, n° 57-58, figg. 85-86; STIBBE 1997, 73-
CHRISTOPOULOU-MORTOJA 1964; CARPENTER 1986; GASPARRI 74, n° 33, fig. 17, tav. 7,6.
1986, in particolare per gli schemi e le raffigurazioni più dif- 29
Add 53, n° 196; SCHAUEMBURG 1971, 162-163.
fuse, figg. 289-290; SCHÖNE 1987; Kunst der Schale, 148-150; 30
MOORE 1987, 35, tav. 37, n° 209. Il frammento proviene
ISLER-KERENYI 2001. dal Santuario di Demetra e Persefone a Cirene ed è datato al
22
CVA Rennes, tav. 14. 540 a.C. Le dimensioni del frammento (alt. piede 5,4 cm; max.
23
CVA British 4, III He, tav. 59,2b. diam piede 9,1 cm; diam tondo 7,6 cm;) inducono a ritenere
24
CVA Louvre 4, tav. 48,5; HEDREEN 1992, tav. 19 con uno che non si tratti di una grande coppa del tipo in esame, nono-
schema analogo ma una figura femminile al centro. Lo stesso stante la MOORE la abbia assimilata alle “coppe da parata” rac-
schema (due satiri che volgono le spalle ad una figura femmi- colte da GREIFENHAGEN.
nile) si riscontra anche in una coppa conservata a Monaco: 31
BOTHMER VON 1962; GREIFENHAGEN 1971, 95; SCHAUEM-
CVA München 11, tavv. 22,9; 23, 1-3; fig. 5,2; Kunst der BURG 1971, 164.
Schale, fig. 23.1.

251
LAURA DANILE

a b

Fig. 2 - Coppa da Himera: a. particolare della scena raffigurata nel tondo interno;
b. particolare della scena raffigurata sulla superficie inferiore del piede

L’ampio diametro della superficie d’appoggio, in proporzione alle notevoli dimensioni delle
“coppe da parata”, permette di accogliere una scena abbastanza articolata32, sebbene la disposizione
delle figure debba tenere conto del foro centrale in corrispondenza dello stelo. Dall’analisi detta-
gliata condotta da Greifenhagen è evidente come a volte il ceramografo abbia progettato la raffigu-
razione sulla base dello spazio disponibile, sviluppando intorno al foro centrale una teoria di proto-
mi di animali (leoni, cavalli, grifi o delfini) come nella coppa di Berlino (n° 11), in quelle di Toledo
(n° 12) e di Atene (n° 13)33 o ancora nell’esemplare da Naukrati (n° 14)34 e in quello da Egina (n°
16)35, utilizzando in alcuni casi la cavità come parte integrante della rappresentazione, per esempio
nella coppa proveniente da Thera (n° 8)36. In altre occasioni tuttavia il ceramografo sembra ignora-
re la presenza del foro con la conseguenza che le immagini risultano tagliate dalla cavità centrale37;
ciò accade, ad esempio, nel caso della coppa di Monaco (Fig. 4) e di quelle da Bettolle (n° 6) e da
Himera (Figg. 2b e 3b).
Due di questi esemplari inoltre sono decorati all’interno dell’orlo con raffigurazioni di navi (nn°
8 e 11)38 mentre altri due presentano raggi nel punto di giunzione tra lo stelo e la vasca (n° 11 e 12).
La maggior parte di queste coppe è stata attribuita da J. Beazley alla Cerchia del Pittore di
Lysippides39. Uno dei frammenti (n° 9) è stato assegnato da K. Schauemburg alle creazioni del
Pittore di Andokides40, un altro invece (n° 10) assimilato da J. Beazley alla Cerchia del Pittore di
Antimenes41; alcuni rimangono ancora senza attribuzione anche se Greifenhagen ha riconosciuto la
stessa mano nelle due coppe di Thera (n° 8) e di Monaco 2238 (n° 2)42. Lo stato di conservazione
dell’esemplare imerese rende difficile proporre una attribuzione della coppa ad un pittore e ad
un’officina precisa.

32
SCHAUENBURG 1971, 166. n° 133 e Add 72; Louvre F 62, CVA Louvre 2, tavv. 2-4; Per un
33
GREIFENHAGEN 1971, 84, tav. 23 con bibliografia prece- elenco completo delle raffigurazioni di navi v. MORRISON-
dente; Add 69. La coppa è al Museo Nazionale di Atene, ex WILLIAMS 1968, in particolare per la seconda metà del VI
proprietà Benaki. secolo a.C., 91-95; 97-114. Per una lettura di questi motivi nel
34
GREIFENHAGEN 1971, 84 con bibliografia precedente; Add contesto dionisiaco v. ISLER-KERENYI 2001, 186.
69; CVA Boston 2, tav. 109,15, n° 88.846. 39
ABV 265 e Add 69; COHEN 1978, 1-9, con bibliografia pre-
35
Per le rappresentazioni dei delfini v. VIDALI 1997; per il cedente, per la questione dell’identificazione del pittore come
significato dei delfini in ambito dionisiaco v. ISLER-KERENYI una figura distinta rispetto a quella del Pittore di Andokides,
2001, 187. con il quale avrebbe collaborato per la decorazione dei vasi
36
GREIFENHAGEN 1971, 91. bilingui. BOARDMAN 1974, 175-176 e 1975, 15-17, è favore-
37
GREIFENHAGEN 1971, 91. vole invece all’identificazione di un unico ceramografo. Per le
38
GREIFENHAGEN 1971, 100. Le navi si trovano rappresenta- coppe del pittore v. ABV 262.
te anche su alcune coppe dell’officina di Nikostenes: Louvre F 40
GREIFENHAGEN 1971, 102; SCHAUEMBURG 1971, 163.
123, ABV 231, n° 8 e Add 60; Athens Acr. 2414, ABV 233, e 41
GREIFENHAGEN 1971, 102.
Add 60; sull’orlo di grandi crateri e dinoi, per esempio nel 42
GREIFENHAGEN 1971, 102, a queste accosta anche un
grande dinos di Villa Giulia 50599, ABV 146, n° 20 e Add 41; frammento di coppa di Bonn (inv. 62 a) da lui pubblicato in
e sui dinoi del pittore di Antimenes: Madrid 10902, ABV 275, AA 1935, 478, n° 405.

252
LE COPPE “DA PARATA” CON DECORAZIONE FIGURATA SOTTO IL PIEDE: UN NUOVO ESEMPLARE DA HIMERA

a b

Fig. 3 - Coppa da Himera: a. disegno della scena raffigurata nel tondo interno;
b. disegno della scena raffigurata sulla superficie inferiore del piede

CARATTERISTICHE E PECULIARITÀ DELLE “COPPE DA PARATA” CON RAFFIGURAZIONE SOTTO IL PIEDE:


ALCUNE RIFLESSIONI

La produzione delle “coppe da parata”, caratterizzate da una decorazione figurata sotto il piede,
si inquadra nel clima di sperimentazione in cui operano le botteghe ceramiche di Atene nella secon-
da metà del VI secolo a.C.; è il momento in cui vengono create nuove forme, quali le anfore nico-
steniche43 o le coppe ad occhioni44, vengono inventate nuove iconografie e si sperimenta la tecnica
a figure rosse45. Tale caratteristica peculiare resta circoscritta al breve arco cronologico degli ultimi
decenni del VI secolo a.C.46e, probabilmente, adoperata nella cerchia di pochissimi ceramografi. In
seguito, infatti, con l’affermarsi della nuova tecnica a figure rosse, le coppe sovradimensionate non
presenteranno più alcuna decorazione sulla superficie inferiore del piede.
Presumibilmente queste grandi coppe, pesanti e pertanto poco maneggevoli, non avevano un uso
pratico47 ma erano considerate, piuttosto, “sontuosi vasi monumentali”48 con un valore essenzial-
mente simbolico. La ricchezza della decorazione, unita alle grandi dimensioni, conferiva loro il
carattere di oggetti di lusso e di rappresentanza, simboli di un determinato status sociale. Poiché è
inverosimile che queste enormi coppe fossero utilizzate per bere, si deve probabilmente anche
escludere la possibilità che tali immagini fossero visibili quando il vaso era sollevato a tale scopo,
così come è stato ipotizzato per le ‘coppe ad occhioni’ che, durante l’uso, trasfiguravano il volto di
colui che beveva in una sorta di maschera49.
Si può immaginare che queste grandi coppe fossero ammirate quando erano esposte nel kylikeion
o appese alle pareti, analogamente a quanto avveniva per le altre kylikes50. L’ipotesi è confermata
dal fatto che la decorazione figurata presente sulla faccia inferiore del piede, è ruotata di 90° rispet-

43
BOARDMAN 1974, 69. SCHEIBLER 1995, 63; SCHAUENBURG 1971, 166, notando segni
44
BOARDMAN 1974, 112-114 e 1975, 55; BLOESCH 1940 per di usura sul frammento n° 9, esprime invece dei dubbi.
la forma; ARV 39, per la classificazione. 48
SCHEIBLER 1995, 33 e 77, con bibliografia precedente, si
45
BOARDMAN 1975. inserisce nell’ampio dibattito sul reale uso dei vasi dipinti ed
46
GREIFENHAGEN 1971, 96 e n. 30. Basti pensare alle grandi esclude la possibilità di un concreto utilizzo almeno di quelli
coppe rinvenute a Spina. sovradimensionati. Ritiene questi vasi sovradimensionati
47
Kunst der Schale, 66-69, se una coppa con 27 cm di dia- oggetti di grande pregio “la cui grandezza accresceva il valo-
metro e una capacità di 3,5 litri sembra già troppo pesante da re rappresentativo del recipiente”.
tenere in mano per bere questo è ancora più difficile da imma- 49
FERRARI 1986, 11; LISSARRAGUE 1989, 70 e 168.
ginare per una coppa con un diametro quasi doppio. Tale 50
BLOESCH 1940, 4; DUNBABIN 1950, 193; BOTHMER 1962,
osservazione induce a ritenere le grandi coppe oggetti sovra- 258; SCHAUENBURG 1971, 166; COHEN 1978, 33; SEKI 1985; CVA
dimensionati e non ordinari, creati per essere offerti nei san- München 11, 65-66; SCHEIBLER 1995, 33; KREUZER 1998, 32.
tuari o per far parte di corredi funerari; della stessa opinione è

253
LAURA DANILE

Fig. 4 - Coppa da Monaco (no 2) (da Kunst der Schale, 124, fig. 16,1d)

to a quella del tondo interno (Fig. 4)51; le figure dipinte sulla superficie d’appoggio si orientano
infatti sull’asse descritto dalle anse, consentendo la corretta fruizione della scena solo nel momen-
to in cui la coppa, sospesa per una delle anse stesse, era appesa alla parete52.

LE TEMATICHE RICORRENTI, BREVI CENNI

Per quanto riguarda la decorazione figurata, se escludiamo le raffigurazioni di animali (nn° 11-
16) e l’unico gorgoneion (n° 5), prevalgono le scene che hanno come protagonisti guerrieri e cava-
lieri53, rappresentazioni di duello (nn° 1; 6; 7; 11), di amazzonomachia (nn° 2; 6; 16)54 e di giganto-
machia (nn°. 2; 6; 8)55. Ciascuno di questi temi è stato oggetto di innumerevoli studi e molteplici let-
ture. In questa sede, tuttavia, pur senza addentrarsi in una analisi di tipo iconografico56, può essere
funzionale ricordare il fatto che, nell’ambito socio-politico e culturale cui rimanda la ceramica atti-
ca di VI sec. a.C., tali rappresentazioni assumono una connotazione aristocratica e rinviano ad una
sfera elitaria e ad un contesto nel quale l’aristocratico è anche guerriero, fiero del possesso delle sue
armi e dei cavalli57, che diventano simboli di uno status sociale, elementi di distinzione oltre che
strumenti per la difesa della propria patria58. Frequentemente, infatti, accanto alle lotte mitiche, sono
raffigurate non battaglie collettive ma singole scene di duello che rimandano ad un modello epico e
caratterizzano il guerriero come eroe, mettendo in risalto l’aspetto più individuale dello scontro e
l’aretè del protagonista59. Alle scene belliche, poi, si accostano quelle agonistiche con raffigurazio-

51
Gli esemplari per i quali, sulla base della documentazione LISSARRAGUE 1984; LISSARRAGUE 1990, 97-114. Per le scene
disponibile e dello stato di conservazione dei frammenti, è di partenza del guerriero v. SPIESS 1992.
stato possibile accertare questa rotazione di 90° sono: la coppa 54
BOTHMER VON 1957; DEVAMBEZ- KAUFFMANN-SAMARAS
da Himera (n° 1); quella da Thera (n° 8), DAUX 1962, fig. 17; 1981; Kunst der Schale, 117-120.
e quella di Monaco 2238 (n° 2) SEKI 1985, tav. 55,3; CVA 55
VIAN-MORE 1988; VIAN-MORE 1988; Kunst der Schale,
München 11, 65-66; Kunst der Schale, 35, 2.20c. 121-125.
52
SEKI 1985, 13. Al contrario, secondo altri – forse in manie- 56
Si rimanda ad un’altra sede una analisi approfondita di tipo
ra riduttiva la scelta originale di decorare le coppe in moolo iconografico che prenda in considerazione tutte le raffigura-
così singolare era conseguenza dell’ambizione del ceramo- zioni presenti sulle coppe e i legami che intercorrono tra di
grafo di rendere più preziose le proprie creazioni, SCHEIBLER esse.
1995, 64. 57
HÖLSCHER1997, 199.
53
Kunst der Schale, 111-1116; per le rappresentazioni di 58
Sulla stretta interrelazione tra guerra e politica e tra citta-
cavalli nella ceramica attica a figure nere v. MARKMANN 1943, dino e guerriero CARTDLEGE 1996.
48-57; MOORE 1971. Sui cavalieri WEBSTER 1972, 179-195; 59
LISSARRAGUE 2001, 87; MARCONI 2004.
SPIESS 1992, 66-67. Per le rappresentazioni di guerrieri v.

254
LE COPPE “DA PARATA” CON DECORAZIONE FIGURATA SOTTO IL PIEDE: UN NUOVO ESEMPLARE DA HIMERA

ni di atleti e tripodi, premio per la vittoria (nn° 2-5)60. Gli athla, come è noto, rappresentano un
aspetto complementare rispetto alla guerra nella sfera aristocratica ed hanno una spiccata valenza
pubblica e religiosa. Ricorre anche la figura di Eracle61: dio-eroe, fondatore dei giochi olimpici, che
per il suo dodecathlon è l’atleta per eccellenza62. Egli è impegnato nello scontro con l’Idra di Lerna
(n° 9)63, in un duello con una Amazzone (n° 16)64 o è affiancato da Atena (n° 11). In un solo caso
compare Teseo (n° 10)65, raffigurato in lotta con il Minotauro per liberare gli Ateniesi dal cruento
tributo annuale dovuto a Minosse, tappa fondamentale nel processo di legittimazione dell’eroe66.
Può essere utile, in proposito, sottolineare che l’episodio cretese è quello che ricorre con maggiore
frequenza nei vasi attici della seconda metà del VI secolo a.C.67 anche se già a partire dal 530-520
a.C. si riscontra un calo delle attestazioni. Unica eccezione è rappresentata dalla cerchia del Pittore
di Antimenes68, cui per altro è stato proposto di attribuire il frammento da Samo (n° 10)69. Infine
Dioniso, divinità principe del simposio e pertanto connessa strettamente all’ambito aristocratico
maschile70, è l’altra figura mitica rappresentata di frequente su queste grandi coppe (n° 1; 6; 12)71
insieme al satiro, metafora di una esistenza felice e di una vita priva di freni e vincoli72.

I CONTESTI DI RINVENIMENTO

Nei pochi casi in cui è stato possibile recuperare i contesti di rinvenimento delle coppe da para-
ta con decorazione sulla parte inferiore del piede si è potuto verificare come la maggior parte di que-
ste provenga da ambiti funerari o santuariali73.
Senza dubbio il contesto di maggior interesse è quello di Thera che è anche quello di cui si con-
serva la migliore documentazione. L’esemplare (n° 8) è stato rinvenuto nella necropoli di Sellada
all’interno di un piccolo edificio a tholos che si distingue sia dalle sepolture a fossa semplice di età
arcaica, sia da quelle di età classica che prevedevano un’incinerazione entro vasi collocati all’inter-
no di una camera funeraria accessibile mediante un alto basamento. La camera funeraria ha resti-
tuito il più ricco corredo della necropoli, composto da due aryballoi di rame dorato e altri dieci vasi,
molti dei quali sono ancora inediti. Tra questi, oltre alla coppa, si distinguono: un cratere attico a
volute, attribuito alla Cerchia di Nikostenes, con la raffigurazione di scene di guerra sulla faccia
esterna del labbro e di navi su quella interna, e un’anfora a figure nere, attribuita alla Cerchia di
Exekias, decorata su di un lato con la rappresentazione di due cavalieri, molto simili a quelli pre-
senti sulla superficie inferiore del piede della grande coppa, affiancati da un arciere e un guerriero;
sull’altro lato dell’anfora è raffigurata, invece, l’apoteosi di Eracle (Atena ed Eracle su quadriga con
Apollo e Artemide in secondo piano)74. Il ricorrere delle raffigurazioni di cavalieri, sia sull’anfora
sia sulla superficie inferiore del piede della grande coppa, e di scene di battaglia, sia sul cratere sia
sulla parete esterna e nel tondo interno della coppa, potrebbe essere motivato dalla volontà di sot-
tolineare il ruolo del defunto e la sua posizione sociale e di alludere, tramite la scena esplicita del-

60
Per la coppa n° 3 v. GREIFENHAGEN 1971, 83, n° 6, tavv. 11 Teseo nella ceramica attica v. BOARDMAN 1974, 238-239;
e 92 con bibliografia precedente; KREUZER 1998 B, 190-191, SHAPIRO 1991, 123-139; STENGER 1992; WOODFORD 1994;
tav. 48, n° 306, fig. 12. Rappresentazioni di atleti vittoriosi in SARVADEI 2005, in particolare per l’episodio di Teseo e il
WEBSTER 1972, 152-157. Rappresentazioni di tripodi in Minotauro v. 204-207. Per il mito di Teseo ad Atene v.
SHEIBLER 1988; SCHWENDEMANN 1921; SAKOWSKI 1997. CALAME 1990.
61
BOARDMAN 1974, 234-238; BOARDMAN et alii 1988; 66
CALAME 1990, 98-103; 213-219.
BALMASEDA 1990. 67
SARVADEI 2005, 114.
62
LISSARRAGUE 2001, 160. 68
SERVADEI 2005, 206.
63
SCHAUEMBBURG 1971, 171 propone di integrare il fram- 69
Si veda supra, 5 e n. 38.
mento con la figura di Iolao, piuttosto che con quella di Atena 70
ISLER-KERENYI 2001, 221.
e nota come lo schema della rappresentazione sia insolito poi- 71
Sulle rappresentazioni di Dioniso CARPENTER 1986;
chè Eracle è a destra del mostro mentre comunemente si trova GASPARRI 1986; ISLER-KERENYI 2001.
alla sua sinistra; BOARDMAN 1974, 235, fig. 270; BALMASEDA 72
ISLER-KERENYI 2001, 228.
1990, 35-43; KAESAR 2003, 91-96. 73
Le difficoltà nel rinvenire dati sui contesti di rinvenimento
64
Per le rappresentazioni di Eracle e le Amazzoni sui vasi delle coppe sono dovute al fatto che alcuni esemplari proven-
attici v. DEVAMBEZ- KAUFFMANN-SAMARAS 1981. gono dal mercato antiquario e altri appartengono a collezioni
65
GREIFENHAGEN 1971, 84, tavv. 17-18 con bibliografia pre- private. Spesso è resa nota soltanto la provenienza.
cedente; HEILMEYER 1988, 70-71, n° 4; Add 69. Sul il mito di 74
ZAFEIROPOULOS 1962, figg. 329 a-c.

255
LAURA DANILE

l’apoteosi di Eracle, al suo status di defunto eroizzato75. Molti dei vasi, come la coppa, presentano
inciso in alfabeto locale il nome Timostenes al genitivo e su uno dei questi è iscritta la parola nekys,
termine epico che rinvia senza dubbio alla tradizione eroica76. Poiché all’interno dell’ambiente, tro-
vato inviolato, non si sono rinvenute tracce di cenere né di ossa, gli scavatori hanno escluso che que-
sto possa essere stato realmente utilizzato come luogo di sepoltura77. Se i dati di scavo sono atten-
dibili non è da escludere l’ipotesi che si tratti di un cenotafio e, la forma stessa dell’edificio, la ric-
chezza del corredo e la scelta delle immagini dipinte sui vasi mostrerebbero la volontà di sottoli-
neare la natura eroica del defunto.
Gli altri esemplari interi vengono dall’Etruria (nn° 2; 6; 11)78 ed il loro ottimo stato di conserva-
zione induce a ritenere che questi, con ogni probabilità, facessero parte di corredi funerari. Non
conosciamo, tuttavia, i contesti di rinvenimento precisi.
La maggior parte dei frammenti proviene da grandi santuari: due esemplari sono stati rinvenuti
all’Heraion di Samo (nn° 3 e 4)79, uno proviene dal santuario di Atena Aphaia ad Egina (n° 16) ed
in particolare dal riempimento della terrazza nord, creata quando fu costruito il tempio all’inizio del
V secolo a.C.80, un altro dall’Acropoli di Atene (n° 7)81 e un frammento ancora da Naukrati (n° 14)82.
Lo stato della documentazione non consente di essere più precisi riguardo ai contesti di rinveni-
mento dei frammenti né è possibile sapere se queste coppe facessero parte di stipi votive o fossero
esposte all’interno di determinati edifici del santuario.

L’esame dei contesti che è stato possibile prendere in considerazione, in maniera più o meno det-
tagliata, conferma la lettura di queste coppe come oggetti particolari, di pregio non comune, desti-
nati ad essere esposti e ostentati, offerti nei santuari o acquistati per comporre un corredo funera-
rio83. Vasi di rappresentanza che fornivano prestigio e visibilità a chi li possedeva o a chi li dedica-
va e ai quali può essere riconosciuta una funzione simbolica84. Tali coppe, probabilmente, non erano
soltanto oggetti preziosi da ammirare, ma anche veicoli di messaggi espressi sia dalla forma sia dalle
immagini85, oggetti carichi di allusioni che assumevano un preciso significato nell’ambito della sfera
visuale del vino e del bere, cui rimanda in primis la forma stessa del vaso.
Le peculiarità straordinarie delle “coppe da parata” potrebbero dunque essere spiegate in tal
senso, dal momento che, in mancanza di dati, non si possono ricostruire le specifiche occasioni di
un loro eventuale utilizzo concreto.

A differenza di quanto è stato possibile ricostruire per gli altri esemplari, rinvenuti in contesti
funerari o santuariali, la coppa da Himera proviene dall’area dell’abitato; in particolare da una casa
della città alta che occupa una superficie quattro volte più grande rispetto alle dimensioni standard
dell’oikopedon imerese86. Lo stelo della coppa è stato trovato, però, all’interno di una cisterna87,
sigillata al momento della distruzione finale della città avvenuta negli ultimi anni del V secolo a.C.
Il luogo di ritrovamento, quindi, non fornisce informazioni in merito all’impiego di questo oggetto
di pregio né al contesto dal quale esso proveniva. Durante lo scavo della cisterna non sono stati rin-
venuti all’interno di essa gli altri frammenti della grande coppa e non è possibile sapere se l’ogget-
to fosse realmente conservato in una casa, e facesse bella mostra appeso alle pareti dell’andron
mostrando l’immagine di Dioniso tra due sileni, o piuttosto fosse consacrato in un santuario.

75
Per una interessante approccio alle immagini raffigurate SCHEIBLER 1988, 315, n° 36; SAKOWSKI 1997, 247, tav. 20;
sui vasi di un corredo funerario come frutto di un progetto KREUZER 1998, 190-191, tavv. 47-48, n° 305 a-g e 306, tav. 12;
unitario v. MARCONI 2004. SAKOWSKI 1997, 247, tav. 20.
76
ZAFEIROPOULOS 1962, 270. 80
MOORE 1986, 71-75.
77
DAUX 1962; ZAFEIROPOULOS 1962. 81
V. supra, n. 13.
78
REUSSER 2002 per un recente esame della diffusione e delle 82
V. supra, n. 34.
funzioni della ceramica attica in Etruria, basato su contesti non 83
SCHEIBLER 1995, 63-65 sottolinea come i grandi vasi dipin-
solo funerari ma anche abitativi e santuariali. Egli sintetizza il ti possano essere considerati vasi legati al culto, nel duplice
dibattito sorto intorno ad un effettivo utilizzo di questi vasi, da aspetto di culto dei morti e delle divinità.
alcuni considerati solo dei prodotti di lusso, e si schiera in 84
SCHEIBLER 1995, 39 e 49.
favore di un reale uso di essi. 85
SCHEIBLER 1995, 49.
79
GREIFENHAGEN 1971, 83, n° 6 e 92, tavv. 10 e 11 con 86
ALLEGRO 1999, 286-287.
bibliografia precedente; WEBSTER 1972, 153, n° 265,2; 87
V. supra n. 1.

256
LE COPPE “DA PARATA” CON DECORAZIONE FIGURATA SOTTO IL PIEDE: UN NUOVO ESEMPLARE DA HIMERA

La presenza di un oggetto così raro nella colonia calcidese pone diversi interrogativi che, sulla
base dei pochi dati a disposizione, non trovano risposta. Il nuovo esemplare imerese si va ad affian-
care a quelli già noti e, sicuramente, fornisce un nuovo, seppur piccolo, tassello per lo studio di que-
sto particolare tipo di coppe. È auspicabile che il quadro fin qui delineato possa essere presto arric-
chito da nuovi dati che scaturiscano dal ristudio dei contesti già noti, come nel caso di Himera, o
dal prosieguo degli scavi.

Laura Danile

257
LAURA DANILE

n° Coppa H Hp Dp D Decorazione Decorazione Decorazione Attribuzione


sotto il piede banda esterna tondo interno e datazione

1 Himera - 15 11,5 - Dioniso tra - Duello -


H70.129,1 due sileni 530-510 a.C.

2 Monaco 27,2 14,4 18,5 43,8 Tripode tra Gigantomachia Duello greco- -
2238, da due atleti Partenza di amazzone 530-525 a.C.
Vulci guerrieri

3 Samo, - - - - Tripode e Battaglia - Cerchia del


Vathy figura Pittore di
K930; maschile Lysippides,
K6793; (atleta?) Gruppo di
6971. Londra
B339
520 a.C.
(Kreuzer)

4 Samo, - 13,6 - - Figura - - Cerchia del


Vathy maschile Pittore di
K6972 nuda (atleta?) Lysippides,
Gruppo di
Londra
B339
520 a.C.
(Kreuzer)

5 Berlino, - 10,3 14,5 - Figure - Gorgoneion


collez. maschili -
privata nude (atleti?) 520 a.C.

6 Bettole 25,5 - 16 45,5 Duello Thiasos Duello greco- Cerchia del


(Chiusi) Gigantomachia amazzone Pittore di
Lysippides
530-510 a.C

7 Acropoli - - 13 - Duello - - Cerchia del


Atene Pittore di
2477 Lysippides
530-510 a.C.

8 Thera, 26 - - 46,5 Guerriero tra Battaglia Gigantomachia -


Sellada due cavalieri Partenza di (Poseidon e 530 a.C.
guerrieri Polybotes)
*

9 Collez. - 20 - - Eracle e - - Cerchia del


privata l’Idra di Pittore di
tedesca Lerna Lysippides
530-520 a.C.
(Schauem-
burg)

258
LE COPPE “DA PARATA” CON DECORAZIONE FIGURATA SOTTO IL PIEDE: UN NUOVO ESEMPLARE DA HIMERA

n° Coppa H Hp Dp D Decorazione Decorazione Decorazione Attribuzione


sotto il piede banda esterna tondo interno e datazione

10 Berlino - 13 r. 20 - Teseo ed il - - Cerchia del


Sa488x, Minotauro Pittore di
da Samo Antimenes
530-510 a.C.

11 Berlino 28,2 17 19 43 Protomi di Eracle e Atena, Duello Cerchia del


F1800, leoni uomini, carri. * Pittore di
da Vulci cavalli Battaglia. Lysippides
530-510 a.C.

12 Toledo - 12,5 19 - Protomi di Dioniso tra due Cerchia del


(Ohio) leoni e grifi sileni Pittore di
63.25 alternate Lysippides
520 a.C.

13 Atene, - - - - Protomi di - - Cerchia del


Museo leoni e grifi Pittore di
Nazionale alternate Lysippides
530-510 a.C.

14 Boston - - - - Protomi di - - Cerchia del


88.846, leoni e grifi Pittore di
da alternate Lysippides
Naucrati 525 a.C

15 Parigi, - - - - Protomi di - - Cerchia del


Cab. animali: grifi Pittore di
Med. e leoni? Lysippides
530-510 a.C

16 Egina - - - Delfini Battaglia Eracle-


NT47; - Amazzone
K38; -
K35; 530-520 a.C.
K20

Abbreviazioni e simboli utilizzati nella tabella


H = altezza.
Hp = altezza piede.
Dp = diametro piede.
D = diametro vasca.
r = misure ricostruibili.
* = Navi all’interno della vasca, sotto l’orlo.

Note
Le misure sono espresse in cm.
Ove non specificato tra parentesi le attribuzioni sono quelle proposte da J. Beazley.
La tabella è una sintesi dei dati già raccolti da A. Greifenhagen ove possibile integrati con gli aggiornamenti disponibili.

259
LAURA DANILE

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LE COPPE “DA PARATA” CON DECORAZIONE FIGURATA SOTTO IL PIEDE: UN NUOVO ESEMPLARE DA HIMERA

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LAURA DANILE

¶∂ƒπ§∏æ∏ SUMMARY

∆∞π¡πø∆∂™ ∫À§π∫∂™ ª∂ ∂π∫√¡√°ƒ∞ºπ∫∏ ¢π∞∫√- “PARADE” CUPS WITH FIGURED DECORATION UNDER
™ª∏™∏ ∫∞∆ø ∞¶√ ∆√ ¶√¢π: ∂¡∞ ¡∂√ ¢∂π°ª∞ THE FOOT: A NEW SPECIMEN FROM HIMERA
∞¶√ ∆∏¡ πª∂ƒ∞

∆Ô ¿ÚıÚÔ ·ÚÔ˘ÛÈ¿˙ÂÈ ¤Ó· ÙÌ‹Ì· ·ÏÈη˜ The article introduces a cup sherd found at
Ô˘ ‚Ú¤ıËΠÛÙÔ ¯ÒÚÔ Ù˘ π̤ڷ˜. ¶ÚfiÎÂÈ- Himera. It is the stem of a large band-cup by
Ù·È ÁÈ· ÙÔ fi‰È ÌÈ·˜ ÌÂÁ¿Ï˘ band-cup Ù˘ the Little Masters bearing figured decoration on
ÔÌ¿‰·˜ ÙˆÓ ÌÈÎÚÔÁÚ·ÊÈÎÒÓ Î˘Ï›ÎˆÓ Ì the bottom of the foot, an unusual feature for
ÙËÓ ÂÏ¿¯ÈÛÙ· Û˘Ó‹ıË ÛÙÔ ·ÓfiÚ·Ì· Ù˘ Greek pottery. The internal tondo shows a duel
ÂÏÏËÓÈ΋˜ ÎÂÚ·ÌÈ΋˜ ȉȷÈÙÂÚfiÙËÙ· Ó· ¤¯ÂÈ scene, while on the lower surface of the foot
ÌÈ· ÂÈÎÔÓÔÁÚ·ÊÈ΋ ‰È·ÎfiÛÌËÛË Î·È ÛÙËÓ one can recognize Dionysus between two
ÂÈÊ¿ÓÂÈ· ÛÙ‹ÚÈ͢. ™ÙÔÓ ÂÛˆÙÂÚÈÎfi Sileni. The remarkable size and peculiar char-
‰·ÎÙ‡ÏÈÔ ·ÂÈÎÔÓ›˙ÂÙ·È ÛÎËÓ‹ ÌÔÓÔÌ·¯›·˜, acteristics of this cup identify it as one of the
ÂÓÒ ÛÙËÓ Î¿Ùˆ ÂÈÊ¿ÓÂÈ· ÙÔ˘ Ô‰ÈÔ‡ Â›Ó·È few known examples of “parade cups”. The
‰˘Ó·ÙfiÓ Ó· ·Ó·ÁÓˆÚÈÛÙ› Ô ¢ÈfiÓ˘ÛÔ˜ ·Ó¿- author then proceeds to make some considera-
ÌÂÛ· Û ‰‡Ô ™ÈÏËÓÔ‡˜. √È ÛËÌ·ÓÙÈΤ˜ ‰È·- tions about the use and meaning of these
ÛÙ¿ÛÂȘ Î·È Ù· ȉȷ›ÙÂÚ· ¯·Ú·ÎÙËÚÈÛÙÈο oversized and lavishly decorated cups, taking
Ù˘ ·ÏÈη˜ ·˘Ù‹˜ Ì·˜ ÂÈÙÚ¤Ô˘Ó Ó· ÙËÓ account, wherever possible, of their find-con-
ηٷٿÍÔ˘Ì ÛÙȘ «Ù·ÈÓȈ٤˜», ·fi ÙȘ texts (prevalently graves or sanctuaries). A
Ôԛ˜ Â›Ó·È ÁÓˆÛÙ¿ ÏÈÁÔÛÙ¿ ‰Â›ÁÌ·Ù·. √ table at the end of the article synthetically
ÂÓÙÔÈÛÌfi˜ Ù˘ ·ÏÈη˜ ·fi ÙËÓ π̤ڷ recapitulates available information about the
ÚÔÛʤÚÂÈ ÙÔ ¤Ó·˘ÛÌ· ÁÈ· Ó· ÛÎÂÊÙԇ̠specimens of “parade cups” recognized so far.
Û¯ÂÙÈο Ì ÙË ¯Ú‹ÛË Î·È ÙË ÛËÌ·Û›· ÙˆÓ
Û˘ÁÎÂÎÚÈÌ¤ÓˆÓ Î˘Ï›ÎˆÓ ÌÂÁ¿ÏˆÓ ‰È·ÛÙ¿-
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