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Francesco Cilea in breve

(Palmi 23 luglio 1866 – Varazze 20 novembre 1950)

Decide ancora fanciullo di dedicarsi alla musica dopo aver ascoltato il finale della Norma di Bellini eseguito
dalla banda cittadina.

Appassionato e diligente studente di pianoforte nel Real Collegio di Musica San Pietro a Majella di Napoli,
nel 1887 si distingue con una “Suite per orchestra in 4 tempi” guadagnandosi una medaglia d’oro del
Ministero della Pubblica Istruzione e la nomina a Primo Alunno Maestrino.

Nel 1889, al termine degli studi musicali Francesco Cilea presenta come esame finale di composizione il
melodramma “Gina” rappresentato nel teatrino del Collegio, ottenendo il favore di pubblico e della critica.

Quest’opera incoraggia il compositore in erba Francesco Cilea alla creazione de “La Tilda”, melodramma
commissionato dall’editore Sonzogno e rappresentato nel 1892 nel Teatro Pagliano di Firenze prima, e al
Teatro dell’Esposizione di Vienna poi.

Successivamente, nel Teatro Lirico Internazionale di Milano, nel 1897 Cilea presenta il dramma di Marenco
“L’Arlesiana”, fra i protagonisti c’era il grande Enrico Caruso.

Nel 1898 Francesco Cilea accetta la cattedra di Armonia al Regio Istituto Musicale di Firenze abbandonando
momentaneamente la composizione che riprende qualche anno dopo componendo “Adriana Lecouvreur”,
una commedia-dramma di Colautti, rappresentato nel 1902 al Teatro Lirico di Milano, che rimarrà la sia
opera più famosa.

Nel 1905 Cilea si dimette da Professore d’Armonia per dedicarsi completamente a una nuova opera,
“Gloria” che viene rappresentata a Milano, diretta da Arturo Toscanini, nel 1907.

Dopo aver composto nel 1913 “Il canto della vita”, poema sinfonico-corale con “a solo” di tenore su versi di
Sem Benelli, in occasione del centenario della nascita di Giuseppe Verdi eseguito al Teatro Carlo Felice di
Genova, Francesco Cirea partecipa al concorso per direttore al conservatorio di Palermo, risultando primo.

Nel 1916 vie nominato direttore del Conservatorio di Napoli, dove lavora fino al 1935 quando lascia
l’insegnamento per raggiunti limiti d’età.

Come riconoscimento del valore della produzione di Francesco Cilea che non fu unicamente teatrale, ma
anche sinfonica, vocale e da camera, nel 1938 venne nominato Accademico d’Italia.
Il compositore Francesco Cilea morì a Varazze il 20 novembre 1950, la città ligure che gli offrì la cittadinanza
onoraria.

Adriana Lacouvreur

Su libretto di Arturo Colautti.

Il soggetto è tratto dal dramma Adrienne Lecouvreur di Eugène Scribe e Ernest Legouvé.

La prima rappresentazione ebbe luogo il 6 novembre 1902 al Teatro Lirico di Milano diretta da Cleofonte
Campanini con Angelica Pandolfini, Enrico Caruso e Giuseppe De Luca.

Il nome di Francesco Cilea è legato indissolubilmente alla sua opera più famosa e più rappresentata:
Adriana Lecouvreur. Quarta delle cinque opere da lui composte, Adriana Lecouvreur debutta il 6 novembre
1902 al Teatro Lirico di Milano con un cast d’eccezione, dove al fianco della protagonista Angelica
Pandolfini spiccava il nome di Enrico Caruso nel ruolo del conte di Sassonia. Il soggetto è tratto dal dramma
omonimo di Eugène Scribe e Ernest Legouvé e narra le vicende della famosa attrice tragica Adrienne
Lecouvreur, stella indiscussa della Comédie-Française per oltre un decennio, che morì in circostanze
misteriose, probabilmente avvelenata da una rivale in amore. Per Cilea ci sono tutti gli elementi di sicura
efficacia drammatica da poter sviluppare in musica, dalla vicenda passionale che coinvolge Adriana,
Maurizio e la principessa di Bouillon (rivale di Adriana), all’ambientazione nel Settecento galante, dipinto
con grazia e levità secondo il modello francese, fino all’espediente del teatro nel teatro, che consente alla
protagonista di passare dalla commedia recitata alla passione concreta nella continua alternanza di realtà e
finzione.

Adrienne Lecouvreur è una figura storica: l’attrice divenne la concorrente di Mlle Duclos (Marie-Anne de
Châteauneuf) alla Comédie-Française, riuscendo alla fine a superarla grazie ai caratteri più moderni della
sua recitazione.

Poco tempo dopo la sua morte precoce, avvenuta nel marzo del 1730, si diffuse la voce che la principessa di
Bouillon, che come la Lecouvreur aveva una relazione con Maurizio Ermanno, conte di Sassonia, avesse
avvelenato la rivale.

Cilea così spiegava perché aveva deciso di trarre un’opera da Adrienne Lecouvreur di Scribe e Legouvé: «Fra
i tanti lavori che lessi in quel tempo, mi colpì quello di Scribe e Legouvé. La varietà dell’azione che potevano
offrirmi situazioni nuove ed eleganti, la fusione della commedia e del dramma nella cornice dell’ambiente
settecentesco (che conoscevo bene), il passionale amore della protagonista toccarono il mio cuore e
accesero la mia fantasia».

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