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CODICE ROSSO.

La legge Codice rosso mira a garantire maggiore tutela alle vittime di violenza domestica e di genere.
La legge n. 69/2019, nota come "Codice Rosso" è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 173/2019 ed è
entrata in vigore il 9 agosto 2019. Si tratta di un provvedimento volto a rafforzare la tutela delle vittime dei
reati di violenza domestica e di genere, inasprendone la repressione tramite interventi sul codice penale e
sul codice di procedura penale.
Il testo si compone di 21 articoli, che individuano un catalogo di reati attraverso i quali si esercita la violenza
domestica e di genere. In relazione a tali fattispecie emergono modifiche al codice di rito atte a velocizzare
l'instaurazione del procedimento penale e, conseguentemente, all'accelerazione dell'eventuale adozione di
provvedimenti di protezione delle vittime
Il provvedimento, inoltre, incide sul codice penale per inasprire le pene per alcuni dei citati delitti, per
rimodulare alcune aggravanti e per introdurre nuove fattispecie di reato
Con ulteriori interventi sul codice penale, la legge n. 69/2919 interviene sul delitto di maltrattamenti contro
familiari e conviventi (art. 572 c.p.) inasprendo la pena che diventa quella della reclusione da 3 a 7 anni
(non più da 2 a 6 anni). Inoltre, si prevede una fattispecie aggravata speciale (pena aumentata fino alla
metà) quando il delitto è commesso in presenza o in danno di minore, di donna in stato di gravidanza o di
persona con disabilità, ovvero se il fatto è commesso con armi.

Il minore che assiste ai maltrattamenti viene, inoltre, sempre considerato persona offesa dal reato. Inoltre,
il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi è inserito nell'elenco dei delitti che consentono nei
confronti degli indiziati l'applicazione di misure di prevenzione, tra le quali quella del divieto di
avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona da proteggere.

Pene inasprite anche per il reato di atti persecutori (stalking) di cui all'art. 612-bis del codice penale: la pena
è stata sostituita con quella della reclusione da un anno a 6 anni e 6 mesi.

Art 612 bis c.p.


Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da un anno a sei anni e sei mesi
chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave
stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo
congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare
le proprie abitudini di vita.
La pena è aumentata se il fatto è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o
è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se il fatto è commesso attraverso strumenti
informatici o telematici.

La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso a danno di un minore, di una donna in stato di
gravidanza o di una persona con disabilità di cui all'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero con
armi o da persona travisata.

Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi.
La remissione della querela può essere soltanto processuale. La querela è comunque irrevocabile se il fatto
è stato commesso mediante minacce reiterate nei modi di cui all'articolo 612, secondo comma. Si procede
tuttavia d'ufficio se il fatto è commesso nei confronti di un minore o di una persona con disabilità di cui
all'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nonché quando il fatto è connesso con altro delitto per il
quale si deve procedere d'ufficio.

Si tratta di un reato abituale, per la cui configurazione è infatti necessaria una reiterazione delle condotte
di minaccia o violenza per almeno una volta, purché gli episodi siano legati da un contesto unitario
Le condotte suindicate devono necessariamente causare almeno uno dei seguenti eventi alternativi:
-  il perdurante e grave stato di ansia o paure della vittima;

- il fondato timore per la propria incolumità o per quella di persona legata affettivamente;
-  la costrizione ad alterare le proprie abitudini di vita.

Per rispettare il principio di necessaria offensività del fatto concreto, è stato chiarito che è indispensabile la
ripetizione di minacce e molestie, in modo da causare un disagio, senza che sia però necessario l'instaurarsi
di un processo patologico. Trattasi ad ogni modo di reato di danno e di evento essendo richiesto l'insorgere
di un'alterazione nell'equilibrio mentale della vittima.
Non rappresentando un duplicato del delitto di lesioni personali (art. 582), si rifiuta un'accezione
strettamente medico-legale del grave stato d'ansia e del timore, ma è sufficiente che detti eventi siano
accertati attraverso un'accurata osservazione di segni ed indizi comportamentali, desumibili dal raffronto
tra la situazione pregressa e quella successiva alla condotta offensiva.

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