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Un Mondo d’Improvvisazione

Il termine “improvvisazione” potrebbe dare adito a diverse interpretazioni. In genere l’accezione


comune del termine ci fa pensare ad una vera e propria creazione senza alcun fondamento e nessuna
regola. Di fatto la vera “Improvvisazione” in campo artistico (non solo in quello musicale) consiste
nel mettere insieme le norme naturali che regolano l’Arte in maniera creativa e in taluni casi
originale. Tutto ciò può avvenire o per mera casualità, o per assoluto talento dell’artista, o grazie
alla profonda conoscenza dell’artista stesso circa la disciplina da lui praticata.
In campo musicale l’Improvvisazione è il vero sinonimo della composizione. Prescindendo dalla
forme compositive di un brano(sonata,fuga, suite,canzone in genere, concerto, ecc.), in termini
assolutamente sostanziali, la composizione di una melodia attiene alla sfera del gusto musicale
proprio dell’artista che a sua volta si affida anche alla scientificità delle regole armoniche e
compositive già, da sempre, presenti in natura.
Questo significa che in Musica non si inventa nulla, bensì si scopre. Ed è proprio in virtù di questo
principio che la Musica nei tempi si è evoluta. Nessuno hai mai inventato, ma tanti hanno scoperto.
Come tutte quelle materie che appartengono alla sfera del razionale, l’armonia e la composizione
possono diventare tuttavia Arte solo se si riesce ad interagire filosoficamente, speculativamente con
loro, laddove ogni spostamento,ogni relazione, nonostante rigorosamente matematica e razionale,
diventa “invenzione” non inventata…. Diventa Arte…

Quest’azione di tipo speculativa ed empirica al tempo stesso ha prodotto un enorme repertorio


musicale ancora oggi suonato che attraverso la sua analisi ha permesso negli ultimi 100 anni di
comprendere le regole principali che governano la musica e pertanto la composizione.
Anche se in passato l’”improvvisazione” è stata materia praticata dai “musicisti geni”
dell’epoca(Mozart, Bach, Chopin, ecc.), in quanto loro, prima di altri, in maniera estemporanea,
avevano ben compreso il rapporto tra melodia ed armonia, la “prassi artistica di tipo compositivo”,
tuttavia ,era quella di scrivere il tutto su pentagramma al fine di tramandare ai posteri la loro
eccellente attività musicale – compositiva. Ma i grandi musicisti del passato conoscevano le regole
della Composizione anche se forse non le avevano mai studiate; ed è proprio in considerazione
dell’analisi musicale delle loro opere che si sono create le “regole”. Regole, semplicemente scoperte
e sperimentate, ma già esistenti in natura.
Sulla base di queste considerazioni, all’inizio del XX° secolo, vista anche la grande possibilità di
comunicazione intellettuale ed artistica tra le popolazioni del mondo(sicuramente maggiore rispetto
a quella del passato), si è ritenuto proporre un nuovo modo di fare e comporre musica. Di fatto di
nuovo non c’era nulla. Ma sicuramente si vuole da adesso in poi dare maggiore importanza alla
figura del compositore in luogo di quella dell’esecutore. L’esecutore(strumentista) doveva solo
eseguire la grande musica, scritta da altrettanti grandi musicisti; questo risultava non essere più
sufficiente per essere “denominato musicista”. Il compositore(il musicista, non solo lo strumentista)
doveva d’ora innanzi scoprire nuove regole, speculando ed approfondendo lo studio delle opere dei
grandi musicisti del passato e pertanto “inventando” nuovi linguaggi ed estetiche che hanno
prodotto la cosiddetta estemporaneità compositiva(Improvvisazione). Questo significava che, vista
la profonda ed acquisita qualità conoscitiva della musica e delle sue regole, non ci sarebbe stato più
bisogno di scrivere in maniera dettagliata su pentagramma, ad esempio, la parte armonica(la mano
sinistra del pianista per intenderci), bastava da adesso in poi scrivere semplici sigle per comunicare
l’armonia di una composizione. La melodia rimaneva identica : elemento discriminante e
determinante di una composizione. In realtà lo era anche prima , ma da adesso in poi il tutto
assumeva una modalità relativa alle conoscenze musicali, più o meno profonde, dell’esecutore -
musicista. Da quel momento in poi una composizione suonata da un strumentista piuttosto che da
un altro sarebbe stata uguale per quanto concerne la melodia, ma profondamente diversa da un
punto di vista armonico. Ecco che da quel momento in poi l’esecutore – strumentista, lascia sempre
più spazio al musicista – compositore.
La grande possibilità di gestione armonica di un brano permise anche il cambiamento della melodia
stessa, sia pure in minima parte. Questo avveniva in considerazione dell’estro e della creatività del
musicista che automaticamente interagiva con il compositore originale, creando nuove melodie e
legami armonici, derivanti dalle diverse soluzioni armoniche adottate. Tutto ciò avveniva sempre
più spesso, quasi come gioco, in via del tutto estemporanea. Il nuovo musicista – esecutore e
compositore, improvvisa soluzioni armoniche differenti, cambiando o mantenendo la melodia
originale, sulla base di regole ferree che i grandi compositori del passato adottavano, ma che gli
stessi per esigenza comunicativa della loro poetica artistica, erano costretti a scegliere una e sola
soluzione di tipo melodica – armonica che andava fissata su di un pentagramma, non in quanto
l’unica possibile, ma in quanto maggiormente esteticamente congeniale, in quel momento, a loro
stessi.
Mozart è stato l’esempio vivente del musicista – esecutore – compositore. Pertanto in tempi non
sospetti, l’improvvisazione intesa come possibilità di cambiamento della melodia e dell’armonia in
maniera estemporanea, intesa quindi come valida alternativa alla composizione tradizionale ma non
diversa da essa , era già praticata. Sulla base di queste considerazioni, il Compositore è un
Improvvisatore a rallentatore. Entrambi utilizzano le regole armoniche che governano la musica,
l’uno “a tavolino”, l’altro direttamente “in concerto”.

Lo studio dell’Improvvisazione è quindi lo studio della composizione intesa non già in relazione
alla semplice o complessa “forma” compositiva, ma come costruzione di melodie sulla base di una
progressione data di accordi. Questa materia pertanto si occuperà di come una o più note possano
essere compatibili con gli accordi, quali note saranno le più efficaci, la loro disposizione ritmica.

Questo meccanismo può essere applicato per tutta la musica, in quanto quest’ultima è una e sola,
governata dalle medesime leggi. E’ evidente che le varie estetiche musicali pretenderanno linguaggi
improvvisativi diversi tra loro, ma sempre fondati su i medesimi principi armonici, applicati e
congeniati in maniera ritmica diversa.

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